Pompei di Maria

Posté par atempodiblog le 7 octobre 2023

Pompei di Maria
di Padre Guglielmo Alimonti Ofm Cap, Collana “Vento impetuoso”, Volume VI, pp 305-306-307

Pompei di Maria dans Apparizioni mariane e santuari Beata-Vergine-Maria-Pompei

Il culto della Madonna di Pompei fu introdotto dal Beato Bartolo Longo, autore anche della supplica recitata in ogni chiesa due volte l’anno: l’8 maggio e la prima domenica di ottobre. L’immagine tanto venerata presenta la Madonna in trono col Bambino in braccio in atto di consegnare il rosario a Santa Caterina e a San Domenico di Guzman, inginocchiati ai lati del trono.

Nel rosario, preghiera semplice per la sua struttura, ma efficace e potente, è racchiusa “la contemplazione dei misteri in cui si snoda la storia della nostra salvezza” (Giovanni Paolo II, 25 ottobre 1987).

Padre Pio chiamava il rosario “l’arma che apre il cuore di Dio”. Egli si rivolgeva spesso alla “Vergine di Pompei” con incessanti preghiere e novene. Il 19 settembre 1968 un gesto delicatissimo: da un mazzo di rose “estrasse con la mano piagata una rosa che affidò ad un figlio spirituale diretto a Napoli, perché la deponesse davanti all’immagine dell’amata Mammina a Pompei” (Padre Gerardo di Flumeri).

Maria-Regina-del-santo-rosario dans Beato Bartolo Longo

Pompei di Maria,
profumi di rose.
Accogli festosa
i figli di Dio.

Un tempo tu fosti
altare per gli idoli.
Un mondo di lusso
e facili vizi.

Adesso la Chiesa
qui viene commossa
e implora dal Cielo
aiuto e speranza.

T’onora, Maria,
il fulgido tempio.
È pieno ogni giorno
di anime pie.

Divin sacrificio:
offerta incessante.
La gente riceve
il Pane di Cristo.

Pompei, sei rifugio
del popolo santo.
Riconciliazione c’è qui
e dolce perdono.

Pompei, t’ha scelto
qual trono di grazie
la Madre di Dio.
È festa di gioia.

È grido d’amore.
È canto e preghiera
che sgorga dal cuore.
S’invoca Maria.

O Madre divina,
qui cantano gli angeli
intorno all’altare
dov’è la tua immagine.

Qui sono venuti
i santi a pregare.
Tu serbi la rosa
del buon Padre Pio.

Sostieni, Maria,
chi zela l’onore
del tuo santuario
e i cari tuoi orfani.

Ascolta, Maria,
la supplica ardente,
che il mondo cristiano
fidente ti eleva.

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La corona del Rosario, “arma” dei Santi

Posté par atempodiblog le 18 février 2023

La corona del Rosario, arma dei Santi
Da Padre Pio a Carlo Acutis, da S. Alfonso a S. Giovanni Bosco la recita del Rosario è stata sempre parte integrante della vita spirituale dei Santi
di Gianluca Giorgio – ACI Stampa
Carlo Acutis: “Il Rosario è la scala più corta per salire in Cielo” dans Carlo Acutis Il-Rosario-la-scala-pi-corta-per-salire-in-Cielo-Beato-Carlo-Acutis

Il Rosario è una forma di preghiera che nasce all’interno dell’Ordine domenicano. Incoraggiata nelle Regole della fraternità di San Domenico, questa rappresenta uno dei modi più autentici di pregare la Madre di Dio. San Domenico, il beato Alano della Rupe e molti altri santi ne hanno custodito il segreto e la devozione.

Tra questi brilla anche San Pio da Pietrelcina. Sacerdote cappuccino, scomparso nel 1968, ne diffuse il culto e la spiritualità. Devotissimo alla Madonna, incoraggiava i propri devoti alla recita, fedele e costante, della preghiera mariana. Per loro disegnò i Gruppi di preghiera che si riuniscono, ogni mese, per la celebrazione della Messa, preceduta dalla recita del Rosario. Amava ripetere che la Madonna non gli aveva mai negato una grazia. La chiamava l’arma, non separandosene mai. Alla morte la lasciò in eredità ai suoi figli spirituali sparsi nel mondo, in continuità con il proprio apostolato sacerdotale.

Questa insegna a vivere con Cristo e Maria per le strade della vita. I venti misteri, gioiosi, gloriosi, dolorosi e luminosi, rivivono la vita del Redentore, permettendo di meditare sul mistero assunto. Questo è tanto altro è contenuto nel mistero di questa orazione, che è stata definita il breviario del Popolo di Dio.

Sant’Alfonso Maria de Liguori, il beato Carlo Acutis, San Serafino da Montegranaro, e molti santi hanno intessuto la propria giornata di rosari.

Don Dolindo Ruotolo e il venerabile Marcellino da Capradosso la recitavano, per la strada, in cammino. San Giovanni Bosco la diffuse nei propri oratori e per i suoi ragazzi.

Un tempo, nelle famiglie, si recitava la corona tutte le sere. Chiunque può, in pochi minuti, recitarlo in strada, in macchina o in casa. Un solo mistero o i cinque misteri di dieci poste, aiutano il contatto con Maria. Oggi come ieri e domani il santo Rosario resta una delle preghiere più belle che le persone possono rivolgere alla propria Madre, per onorala ma di più amarla.

Divisore dans San Francesco di Sales

Freccia dans Viaggi & Vacanze Il santo Rosario, la vera arma

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San Pio da Pietrelcina e la coroncina al Sacro Cuore di Gesù

Posté par atempodiblog le 17 décembre 2022

San Pio da Pietrelcina e la coroncina al Sacro Cuore di Gesù
La preghiera era recitata quotidianamente dal cappuccino per le necessità dei fedeli e della Chiesa
di Gianluca Giorgio – ACI Stampa

Padre Pio e la Spagnola, un santo di fronte alla pandemia dans Articoli di Giornali e News San-Padre-Pio-da-Pietrelcina

Il servo di Dio padre Felice Cappello è stato un grande devoto del Sacro Cuore di Gesù. Moltissimi ne ricordano lo zelo ed il grande amore verso questa spiritualità.

San Claudio de La Colombiere e Santa Margherita Maria Alacocque hanno testimoniato l’amore che Gesù porta alle anime, diffondendone il culto in Francia e nel mondo.

Tra i tantissimi santi che hanno testimoniato questo amore vi è stato anche San Pio da Pietrelcina il quale, ogni giorno, recitava una piccola preghiera chiamata Coroncina del Sacro Cuore per le necessità dei fedeli e delle Chiesa.

La preghiera trae origine dalle stesse parole di Cristo ed illumina in quanto è una vera e propria catechesi.

Questa era offerta dal padre cappuccino ai propri devoti per crescere nell’amore e nell’affidamento al Sacro cuore.

Anche oggi, nei momenti tristi, difficoltà o altro, è bello confidare con queste parole, in quel “cuore che ha tanto amato il mondo”.

Ecco la preghiera:

O mio Gesù, che hai detto in verità vi dico, chiedete ed otterrete, cercate e troverete, picchiate e vi sarà aperto!, ecco che io picchio, io cerco, io chiedo la grazia… 

Pater, Ave, Gloria.  Sacro Cuore di Gesù, confido e spero in Te.

O mio Gesù, che hai detto in verità vi dico, qualunque cosa chiederete al Padre mio nel mio nome, Egli ve la concederà!. ecco che al Padre Tuo, nel Tuo nome, io chiedo la grazia… 

Pater, Ave, Gloria.  Sacro Cuore di Gesù, confido e spero in Te.

O mio Gesù, che hai detto in verità vi dico, passeranno il cielo e la terra, ma le mie parole mai! » ecco che appoggiato all’infallibilità delle Tue sante parole io chiedo la grazia… 

Pater, Ave, Gloria.  Sacro Cuore di Gesù, confido e spero in Te. 

O Sacro Cuore di Gesù, cui è impossibile non avere compassione degli infelici, abbi pietà di noi miseri peccatori, ed accordaci le grazie che ti domandiamo per mezzo dell’ Immacolato Cuore di Maria, tua e nostra tenera Madre, S. Giuseppe, Padre Putativo del Sacro Cuore di Gesù, prega per noi. 

Salve Regina.

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Santa Filomena da Mugnano del Cardinale

Posté par atempodiblog le 13 août 2022

Santa Filomena da Mugnano del Cardinale
di Vatican News

Santa Filomena da Mugnano del Cardinale dans Beata Pauline Marie Jaricot Santa-Filomena

Filomena martire cristiana?
Il culto di Santa Filomena e anche tutti gli interrogativi sulla sua identità hanno origine a Roma il 25 maggio del 1802 durante gli scavi nella Catacomba di Priscilla sulla via Salaria, quando vengono scoperte le ossa di una giovane di tredici o quattordici anni e un vasetto contenente un liquido ritenuto sangue della Santa. Il loculo era chiuso da tre tegole di terracotta su cui era inciso: “LUMENA PAX TE CUM FI”. Si credette che, per inavvertenza, fosse stato invertito l’ordine dei tre frammenti risalenti tra il III e il IV sec d.C. e che si dovesse leggere: « PAX TE / CUM FI / LUMENA” cioé: « La pace sia con te, Filomena ». I diversi segni decorativi intorno al nome inoltre – soprattutto la palma e le lance – portarono ad attribuire queste ossa ad una martire cristiana dei primi secoli. All’epoca, infatti, si riteneva che la maggior parte dei corpi presenti nelle Catacombe risalissero alle persecuzioni dell’epoca apostolica.

Santa-Filomena-da-Avellino dans Fede, morale e teologia

Le reliquie e i prodigi a Mugnano del Cardinale
Furono queste reliquie ad essere in seguito portate, per richiesta del sacerdote nolano Francesco De Lucia, a Mugnano del Cardinale, in provincia di Avellino, nella chiesa dedicata alla Madonna delle Grazie, dove sono tuttora. Qui i primi miracoli raccontati proprio da mons. De Lucia. Attirato da quanto succedeva Papa Leone XII concesse al Santuario la lapide originaria che Pio VII aveva fatto trasferire nel lapidario Vaticano. Nel 1833, in questo contesto, si inserì la « Rivelazione » di suor Maria Luisa di Gesù che contribuì a diffondere il culto di Santa Filomena in Europa e in America. Personaggi noti come Paolina Jaricot, fondatrice dell’Opera della Propagazione della Fede e del Rosario vivente, e il santo Curato d’Ars ricevettero la guarigione completa dei loro mali per intercessione della santa e ne divennero ferventi devoti.

La biografia secondo Suor M. Luisa di Gesù
E’ proprio il racconto di suor Maria Luisa a svelare la storia della Santa. La suora affermò che la vita di Filomena le era stata narrata per “rivelazione” dalla santa stessa. Filomena sarebbe stata figlia di un re della Grecia convertitosi al cristianesimo e per questo divenuto padre. A 13 anni consacrò a Dio con voto la sua castità verginale. Fu allora che l’imperatore Diocleziano dichiarò guerra a suo padre: la famiglia si vide costretta allora a trasferirsi a Roma per trattare la pace. L’imperatore si innamorò della fanciulla, ma al suo rifiuto la sottopose ad una serie di tormenti da cui sempre fu salvata fino alla definitiva decapitazione. Due ancore, tre frecce, una palma e un fiore sono i simboli, raffigurati sulle tegole del cimitero di Priscilla, che furono interpretati come simboli del martirio. Ma uno studio più approfondito dei reperti archeologici attestò l’assenza della scritta martyr e fece decadere la possibilità della morte per martirio; inoltre nell’ampolla trovata accanto ai resti si provò che non vi fosse sangue ma profumi tipici delle sepolture dei primi cristiani. In definitiva il corpo era di una fanciulla morta nel IV secolo sul cui sepolcro erano state utilizzate tegole con iscrizioni di un precedente sepolcro. La Sacra Congregazione dei Riti nella Riforma Liturgica degli anni ’60 tolse allora dal calendario il nome di Filomena. Ma il culto rimase.

La Devozione resta
La “Santina” del Curato D’Ars, come molti chiamano Santa Filomena, fu venerata in particolare da San Pio da Pietrelcina sin da bambino. La chiamava “la principessina del Paradiso” e a chi osava mettere in discussione la sua esistenza, rispondeva che i dubbi erano frutto del demonio e ripeteva: “Può pure darsi che non si chiami Filomena! Ma questa Santa ha fatto dei miracoli e non è stato il nome che li ha fatti!”. Tutt’oggi Filomena intercede per molte anime e numerosi fedeli si recano a pregare davanti alle sue spoglie. E’ considerata la protettrice degli afflitti e dei giovani sposi e molte volte ha donato la gioia della maternità a madri sterili.

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Oltre l’amarcord, per diventare «santi della porta accanto»

Posté par atempodiblog le 13 juin 2022

Oltre l’amarcord, per diventare «santi della porta accanto»
di fr. Francesco Dileo, OFM Cap. – Voce di Padre Pio

Oltre l’amarcord, per diventare «santi della porta accanto» dans Articoli di Giornali e News San-Padre-Pio-da-Pietrelcina-Francesco-Forgione

Amarcord. Ricordo bene ogni dettaglio dell’indimenticabile giornata del 16 giugno di 20 anni fa. Anch’io, sacerdote da appena due anni, ero tra i tantissimi concelebranti che facevano corona all’ormai anziano e affaticato Giovanni Paolo II mentre, dinanzi a una incalcolabile assemblea di fedeli riunita in Piazza San Pietro e in via Della Conciliazione, dichiarava al mondo intero di iscrivere Padre Pio «nell’Albo dei Santi».

Non potevo neppure immaginare, all’epoca, che il Signore mi avrebbe riservato l’onore e l’onere di servire quel Santo appena proclamato come rettore del Santuario nel quale egli ha svolto quasi tutto il suo ministero sacerdotale e in cui, ancor oggi, continua ad attrarre milioni di pellegrini, con la prospettiva di richiedere la sua intercessione per ricevere grazie materiali e spirituali.

Così, per me e per tutti coloro che compongono la Fraternità di San Giovanni Rotondo, quel ricordo rappresenta uno stimolo, più che alla commemorazione, all’impegno.

L’impegno è a custodire l’eredità che ci ha lasciato Padre Pio. E questa eredità – ci disse Benedetto XVI durante la sua visita pastorale del 21 giugno 2009 – «è la santità». Ciò significa che dobbiamo sentire come trasmessa a noi la «missione grandissima» che Dio ha affidato al nostro santo Confratello quando gli ha chiesto: «Santificati e santifica» (cfr. Epist. III, pp. 1009-1010). Siamo chiamati, dunque, non solo noi frati, ma tutti coloro che si definiscono e vogliono essere davvero devoti di san Pio da Pietrelcina, a seguire le sue orme sulla strada della vita virtuosa, ben sapendo che il nostro esempio di coerenza evangelica è il metodo più efficace – molto più delle parole, anche di quelle di uomini dotti o dal linguaggio accattivante – per ottenere che anche altri ci seguano nel cammino che conduce all’eterna beatitudine.

Lo espresse molto bene Paolo VI, anch’egli santo, nell’esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi: «L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni» (41). E ce lo fa capire anche lo stesso Padre Pio, quando citando san Paolo scrive: «Mi sforzerò, colla divina grazia, di esser un buon sacerdote religioso, da arrivare un giorno a poter dire coll’apostolo, senza tema di mentire: Imitatores mei estote sicut et ego Christi» (Epist. I, p. 556).

Sentiamo come diretta a ciascuno di noi questa esortazione e sforziamoci di ripeterla, con lo stile di vita, a quanti si aspettano di vedere in noi la gioia di essere «nel mondo», ma non «del mondo» (cfr. Gv 17,13-14), ricordando che «nessuno si salva da solo, come individuo isolato, ma Dio ci attrae tenendo conto della complessa trama di relazioni interpersonali che si stabiliscono nella comunità umana» (Francesco, Gaudete et exultate, 6).

Non spaventiamoci per questo compito a cui tutti siamo chiamati. Non temiamo di essere provocati e di lasciarci coinvolgere dalla parola “santità”. Giovanni Paolo II, canonizzato dalla Chiesa che ha servito come pastore universale, ci incoraggia e ci rincuora: «Questo ideale di perfezione non va equivocato come se implicasse una sorta di vita straordinaria, praticabile solo da alcuni “geni” della santità. Le vie della santità sono molteplici, e adatte alla vocazione di ciascuno» (Novo millennio ineunte, 31).

Ecco perché Papa Francesco ci invita a guardare agli esempi, molto più imitabili, che provengono dalla cosiddetta «santità “della porta accanto”», che lui vede «nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere» (Gaudete et exultate, 7).

Diventare anche noi «santi della porta accanto» è il modo migliore per onorare Padre Pio, per essere suoi fedeli confratelli o suoi autentici devoti.

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Il cristiano nel Battesimo risorge in Gesù

Posté par atempodiblog le 9 janvier 2022

Padre Pio e la Spagnola, un santo di fronte alla pandemia dans Articoli di Giornali e News San-Padre-Pio-da-Pietrelcina

Sì, il cristiano nel Battesimo risorge in Gesù, viene sollevato ad una vita sopranaturale, acquista la bella speranza di sedere glorioso sopra il Trono Celeste. Quale dignità! La sua vocazione richiede di aspirare di continuo alla patria dei Beati, di considerarsi qual pellegrino nella terra di esilio; la vocazione di cristiano, dico, richiede di non apporre il cuore nelle cose di questo basso mondo; tutta la cura, tutto lo studio del buon cristiano che vive secondo la sua vocazione è rivolto nel procacciarsi i beni eterni; egli si deve formare tale giudizio delle cose di qua giù, da stimare ed apprezzare solo quelle che servono al conseguimento degli eterni beni l’aiutino.

San Padre Pio da Pietrelcina

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Anime del Purgatorio…

Posté par atempodiblog le 24 octobre 2021

Anime del Purgatorio... dans Citazioni, frasi e pensieri san-padre-pio

Anime sante, anime del Purgatorio, pregate Iddio per me, ch’io Lo pregherò per voi, affinché vi doni presto la gloria del Paradiso”.

di San Pio da Pietrelcina

Divisore dans San Francesco di Sales

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Padre Pio e la Spagnola, un santo di fronte alla pandemia

Posté par atempodiblog le 12 février 2021

Padre Pio e la Spagnola, un santo di fronte alla pandemia
La Spagnola, l’influenza che tra il 1918 e il 1920 causò la morte di 50 milioni di persone, colpì anche Padre Pio e la sua famiglia. A causa del virus morirono la sorella Felicita e il nipote Pellegrino. Il santo da Pietrelcina visse quell’ulteriore sofferenza rimettendosi in tutto alla volontà di Dio. Fece un voto, impegnandosi a pregare solo per gli altri, e grazie alla sua intercessione molti guarirono. La Bussola intervista Stefano Campanella, autore del libro “La pandemia di Padre Pio”.
di Wlodzimierz Redzioch – La nuova Bussola Quotidiana

Padre Pio e la Spagnola, un santo di fronte alla pandemia dans Articoli di Giornali e News San-Padre-Pio-da-Pietrelcina

Oggi c’è il Covid-19. Un secolo fa c’era un’altra pandemia, la Spagnola, l’influenza che fra il 1918 e il 1920 uccise decine di milioni di persone nel mondo. Il nome, “Spagnola”, venne dato alla malattia perché all’inizio fu riportata principalmente dai giornali spagnoli. Siccome la Spagna non era coinvolta nella Prima Guerra Mondiale, la sua stampa non era soggetta alla censura di guerra che in altri Paesi nascondeva le notizie dell’epidemia. Fu una vera pandemia che coinvolse circa un quarto della popolazione mondiale, cioè 500 milioni di persone, causandone la morte di 50 milioni. Il tasso di mortalità fu così elevato che la Spagnola è passata alla storia come la più grave pandemia di sempre.

Non tutti sanno che la prima pandemia del XX secolo colpì anche un giovane cappuccino nel convento di San Giovanni Rotondo, Padre Pio, e la sua famiglia. In questi giorni è apparso un libro - La pandemia di Padre Pio. Discepolo dell’Addolorata - che racconta la storia del santo da Pietrelcina nel periodo della Spagnola e che è stato scritto da Stefano Campanella, direttore di Tele Radio Padre Pio e Padre Pio TV. La Nuova Bussola lo ha intervistato.

Stefano Campanella, com’è nata l’idea del libro?
L’idea è nata quando il convento dei cappuccini di San Giovanni Rotondo è stato colpito dal Covid-19. Nel periodo tra il 5 novembre e fine anno c’erano contagiati 12 frati su 20. Due frati anziani, già ammalati, sono deceduti per le complicanze causate dal virus. Io, avendoli frequentati, in attesa del tampone, sono rimasto in quarantena. E in quel periodo mi sono messo a cercare dei documenti su come Padre Pio abbia vissuto la pandemia della Spagnola. Ho trovato tanto materiale e ne è venuto fuori un instant book.

Allora la famiglia di Padre Pio fu colpita dalla Spagnola?
Sì, la Spagnola colpì anche la sua famiglia: a causa del virus morirono la sorella Felicita di 29 anni (25 settembre 1918) e il nipotino Pellegrino di 4 anni (tre giorni prima della madre). Felicita viveva con marito e tre figli a Pietrelcina, paese natale di Padre Pio. Quando si ammalò, sua madre andò a casa sua per accudire sia la figlia sia il genero e i nipoti. E si ammalò gravemente anche lei.

Padre Pio pregava tanto per i suoi familiari?
Vorrei ricordare un fatto importante: Padre Pio fece un voto al Signore nel quale si impegnò a pregare solo per gli altri, ossia non per ciò che riguardava sé stesso o gli affetti più cari, comprese la salute e la vita dei suoi familiari. Lui riuscì ad ottenere la guarigione dalla Spagnola di tante persone a San Giovanni Rotondo. Invece alle sue figlie spirituali chiedeva preghiere per i suoi, ovviamente anche per la madre. E, in questo caso, le preghiere furono accolte e sua madre guarì.

E Padre Pio fu contagiato?
Anche Padre Pio si ammalò. Avvertì i primi sintomi della Spagnola all’inizio di settembre 1918, poi si riprese e stette meglio intorno al 20 del mese. E proprio la mattina del 20 settembre celebrò la Messa che precedette la sua stimmatizzazione permanente. Ma dopo alcuni giorni ebbe una ricaduta, che lo portò ad essere indisposto fino alla metà di dicembre. Durante la malattia ebbe febbri molto alte e soffrì di broncopolmonite, causate dal virus. Ma la morte dei suoi familiari fu per lui motivo di ancora più grande sofferenza.

Dove si trovava nel periodo della malattia?
Si trovava nel convento di San Giovanni Rotondo, ma per non infettare gli altri frati e i seminaristi (allora quel convento era anche la sede del seminario dei cappuccini) fu costretto ad andare a dormire in una delle due stanze della foresteria. Una delle sue figlie spirituali gli portava da mangiare, restando nell’altra stanza e passandogli le vivande da una piccola finestrella.

Cosa sappiamo della vita di Padre Pio nel periodo della malattia?
Padre Pio visse il periodo della pandemia con grande altruismo, pregando per gli altri e non per sé stesso. E, in quella occasione, diede prova della grande forza della sua intercessione. Vorrei citare un episodio: una sua figlia spirituale aveva una sorella gravida in fin di vita a causa della Spagnola. C’era il rischio che morissero sia la mamma sia la nascitura e sembrava che non ci fosse più niente da fare. La donna corse da Padre Pio chiedendo le sue preghiere per la sorella moribonda. E lui rispose: «Quand’anche la vedessi spirare, devi credere che guarirà». In effetti quella donna guarì e diede al mondo una bella bambina.

Come mai hai dato al libro il sottotitolo “Discepolo dell’Addolorata”?
Volevo evitare che il libro restasse solo il racconto di una serie di fatti, sebbene già di per sé eloquenti, e stavo pensando al modo migliore per rendere più chiaro il messaggio spirituale che emerge dal modo con cui Padre Pio ha affrontato le ulteriori sofferenze inflittegli dalla pandemia di Spagnola: accettando la volontà di Dio e con l’altruismo che è la tipica espressione del vero amore. E questo è esattamente l’atteggiamento che ha caratterizzato l’esistenza della Vergine Maria, soprattutto quando dovette assistere alla passione e alla morte di suo Figlio. Non a caso, Padre Pio affermava: «Sotto la croce si impara ad amare». Egli ha, dunque, imparato dall’Addolorata e, dopo essere stato discepolo, con il suo esempio, è diventato a sua volta maestro di tutti coloro che vogliono essere suoi autentici devoti, divenendo suoi discepoli.

Ci sono persone che si definiscono figli spirituali di Padre Pio, che parlano delle previsioni apocalittiche riguardanti il mondo attribuite al Frate. Può confermare tali previsioni?
Assolutamente no. Bisogna stare molto attenti. Non basta dirsi “figlio spirituale” per essere credibile, se questa presunta figliolanza non è confermata dalle frequentazioni dimostrabili.

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“Maria e la Chiesa a 25 anni dalle lacrime della Madonna di Civitavecchia”

Posté par atempodiblog le 2 février 2021

Una riflessione del teologo Stephen Walford sulla Vergine e il mondo sconvolto dalla pandemia
“Maria e la Chiesa a 25 anni dalle lacrime della Madonna di Civitavecchia”
di Stephen Walford* – Vatican Insder

“Maria e la Chiesa a 25 anni dalle lacrime della Madonna di Civitavecchia” dans Apparizioni mariane e santuari La-Madonna-di-Civitavecchia

Il 2 febbraio 1995 nella città portuale di Civitavecchia, nel Lazio, a pochi chilometri da Roma, un nuovo capitolo della profetica “era mariana” fu scritto dalla Beata Vergine Maria. Una vicenda famosa in tutto il mondo che pose la famiglia Gregori al centro di un intervento divino con conseguenze diffuse per la Chiesa e per il mondo.

La storia iniziò alcuni mesi prima, nel settembre 1994, quando il parroco di Sant’Agostino a Pantano, don Pablo Martin, partì in pellegrinaggio per Medjugorje con l’intenzione di portare una statua della Beata Vergine in regalo alla famiglia di Fabio Gregori. Il sacerdote disse che, mentre si trovava nella cittadina bosniaca, fu guidato da San Pio da Pietrelcina (morto nel 1968) ad acquistare una statua particolare e che il famoso frate cappuccino gli suggerì che «l’evento più bello della sua vita» sarebbe stato proprio il risultato di questa decisione.

Nello stesso periodo una figlia spirituale del famoso esorcista padre Gabriele Amorth lo informò che una «Madoninna avrebbe pianto a Civitavecchia» e che «non sarebbe stato di buon auspicio per l’Italia». Il vescovo di Civitavecchia dell’epoca, monsignor Girolamo Grillo, raccontò nel suo diario che padre Amorth gli telefonò il 13 marzo 1995 per fornirgli queste informazioni. Ma il vescovo non gli credette.

Le lacrime
Il 2 febbraio 1995, alle 16.20, mentre i Gregori si preparavano per andare a messa, la piccola Jessica, cinque anni, vide per la prima volta lacrime di sangue fluire dall’occhio sinistro fino al cuore della statua della Madonna, posta nella grotta del giardino. Suo padre Fabio assistette anche lui alla scena. Lo stesso fenomeno si verificò nei giorni seguenti con altri testimoni, ma il vescovo Grillo rimase a lungo scettico. La statua pianse altre tredici volte prima che una grazia straordinaria cambiasse l’opinione del vescovo. Il 15 marzo, alle 8.15, dopo la messa in episcopio, la sorella del presule, Grazia, espresse il desiderio di pregare davanti alla statua dopo aver ricordato le parole di padre Amorth. Monsignor Grillo accolse la richiesta e, insieme a molti altri presenti, iniziarono a recitare il “Salve Regina”. Quando raggiunsero le parole «Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi», la statua cominciò a piangere lacrime di sangue per la quattordicesima volta, e questa volta nelle mani del vescovo stesso.

Padre Amorth in seguito confessò che la sua figlia spirituale che l’aveva informato nell’estate del ’94 del futuro evento miracoloso, lo aveva anche avvertito che se non fosse stata fatta molta preghiera e penitenza, l’Italia avrebbe dovuto affrontare una guerra civile e un terribile spargimento di sangue. A causa di questo pericolo, la donna si offrì come vittima in riparazione per i peccati dell’Italia e presto si ammalò gravemente. Il vescovo Grillo nel frattempo si era anche impegnato a chiedere a tutti i conventi e monasteri di clausura di pregare ardentemente per il Paese.

Il presule, ormai fermamente convinto della vera natura degli eventi che si svolgevano nella sua diocesi, portò la statua a Roma per fare in modo che due diverse équipe mediche analizzassero le lacrime. Entrambi tornarono con lo stesso risultato: il sangue proveniva da un maschio di circa trent’anni, ma rivelava anche forti caratteristiche femminili.

Sorprendentemente, il professor Giancarlo Umani Ronchi, il principale medico di Medicina legale dell’Università La Sapienza, dichiarò apertamente che durante le prove era emerso un aspetto soprannaturale dalla statua. Le scansioni eseguite da diverse agenzie insieme alla Chiesa cattolica dimostrarono che non erano presenti dispositivi o meccanismi nascosti all’interno della statua che avrebbero potuto permettere l’uscita di sangue. Per coloro che guardavano con gli occhi della fede a tale evento miracoloso – incluso il vescovo inizialmente scettico – il sangue era quello di Cristo, e le forti caratteristiche femminili potevano essere spiegate dal fatto che Gesù non aveva un padre terreno, quindi tutto derivava dalla madre Maria.

Non mancarono le controversie, tali da portare l’Ufficio della Procura della Repubblica di Civitavecchia a confiscare la statua per ulteriori indagini. Cosa che causò un tumulto tra i fedeli. A questo punto fu coinvolto il Vaticano, il quale mostrò un sostegno tangibile per la famiglia Gregori. Papa Giovanni Paolo II inviò, il 10 aprile 1995, il suo grande amico cardinale Andrej Maria Deskur (il porporato che offrì le sofferenze causate da un ictus per il Papa all’alba del suo pontificato) per regalare ai Gregori una replica della statua fatta dallo stesso uomo che realizzò l’originale.

Fu un dono personale del Papa polacco e presto, inspiegabilmente, iniziò ad emettere un olio profumato nei giorni di festa liturgica, nell’anniversario delle lacrime, e anche in molte occasioni di fronte a semplici pellegrini che invocavano l’aiuto della Madonnina. La statua pianse anche lacrime umane il 2 aprile 2005, il giorno della morte di San Giovanni Paolo II, e il 31 marzo 2006, quando il vescovo Grillo vide personalmente il pianto e lo rese noto.

Le apparizioni
Per quanto incredibili fossero questi eventi nella primavera del 1995, furono solo l’inizio della chiamata divina, poiché in pochi mesi Fabio, sua moglie Annamaria, Jessica e il loro figlio più giovane Davide iniziarono ad avere apparizioni della Vergine e di Gesù. A partire dal 2 luglio e terminando il 17 maggio 1996, durante queste apparizioni furono lasciati 93 messaggi pubblici su una serie di temi; ancora prima, la madre Annamaria disse di aver ricevuto delle rivelazioni sotto forma di sogni. Chiaramente l’intenzione della Madonna era di attirare l’attenzione sull’importanza vitale della famiglia cristiana.

Quando arrivarono al vescovo Grillo le notizie di queste apparizioni, il vecchio scetticismo tornò. Interrogò Jessica nel settembre 1995 accusandola di aver mentito, ma la ragazza rimase ferma, rivelando anche in un secondo incontro che la Beata Vergine le aveva detto che il vescovo «ha un cuore di pietra». A questo punto, il presule mise alla prova Jessica: le chiese di riferire un fatto su sé stesso che solo lui sapeva. In seguito Jessica tornò non con uno, ma con diversi fatti riguardanti la sua persona. Chiaramente colpito dai dettagli sorprendenti e veritieri, il vescovo si ammalò, ma da quel momento tutti i dubbi svanirono e divenne di grande supporto ai piani della Beata Vergine per Civitavecchia e la famiglia Gregori. Al vescovo fu consegnato anche un segreto della Vergine con dettagli su eventi futuri della sua vita; poco prima della sua morte nel 2016, monsignor Grillo ha rivelato pubblicamente che i contenuti del segreto si erano avverati.

Uno degli aspetti più belli delle apparizioni era la tenerezza e l’umiltà mostrata dalla Vergine Maria. Ad esempio raccontarono che, quando apparve, la Madonna si sarebbe scusata per aver tolto il tempo alla famiglia. In un’occasione Davide fu abbracciato dalla Madonna mentre le tirava la corda intorno alla cintola. Fabio riferì di essere stato inizialmente incredulo all’idea che la Beata Vergine apparisse ai figli Jessica e Davide, ma poi quando vide la Madonna «Ella mi ha dato un bacio sulla fronte. Ho sentito il calore e la carne». Jessica e sua madre Annamaria parlarono entrambe con Gesù in Chiesa. Il Signore uscì fuori dall’immagine della Divina Misericordia e si avvicinò ad Annamaria e le tenne la mano. Sebbene i messaggi pubblici fossero terminati nel maggio 1996, le apparizioni proseguirono in modo privato. Manuel, nato nel 2002, disse di aver visto la Madonna all’età di sette anni, in un momento di particolare sofferenza per la famiglia, e più di recente, nel dicembre 2018, la Madonna è apparsa a Fabio e Annamaria durante la messa. Jessica ha continuato ad avere apparizioni anche negli anni successivi.

I messaggi
Se consideriamo i messaggi, ci permettono di capire il motivo delle lacrime di sangue. Descrivono alla Chiesa in modo profetico e apocalittico i pericoli che incombono sull’umanità: apostasia dalla vera fede, un attacco satanico alla famiglia, una terza guerra mondiale, l’importanza della devozione al Cuore Immacolato di Maria e un avvertimento che la visione del terzo segreto di Fatima si sarebbe iniziata a compiere alla fine del secondo millennio. La Madonna parlò anche dell’imminente vittoria finale sul male con il ritorno nella gloria del Signore.

In termini di «grande apostasia» della vera Fede, come la descrisse la Madonna, l’avvertimento fu severo: «Figli, la Chiesa è entrata nel periodo di grande prova e in molti di voi la fede diventerà instabile». In un’altra occasione disse: «Satana si sta impadronendo di tutta l’umanità, e ora sta cercando di distruggere la Chiesa di Dio tramite molti sacerdoti. Non permettetelo! Aiutate il Santo Padre!». Ancora: «A Roma le tenebre stanno scendendo sempre di più sulla roccia che mio figlio Gesù vi ha lasciato per edificare, educare e far crescere spiritualmente i suoi figli».

Gli avvertimenti di apostasia si trovano anche nel magistero dei Papi recenti. Giovanni Paolo II si riferiva specificatamente ad una «apostasia silenziosa» nella sua Esortazione apostolica Ecclesia in Europa, mentre Benedetto XVI riprese la profezia di San Paolo a Timoteo riguardante il giorno «in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, pur di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo i propri capricci, rifiutando di dare ascolto alla verità per perdersi dietro alle favole» (2 Tm 4,3). Papa Francesco in innumerevoli occasioni ha messo in guardia dal pericolo rappresentato dalla mondanità spirituale che è «la tentazione più perfida che minaccia la Chiesa».

La Beata Vergine implorava l’unità nella Chiesa attraverso l’obbedienza di tutti i vescovi al Papa. «La sua forza conferma che la vera Verità Evangelica è soltanto nella Chiesa di Gesù affidata al Papa e a tutti i vescovi uniti a lui nell’obbedienza». I vescovi sono anche invitati a «tornare ad essere un solo cuore pieno di vera fede e di umiltà».

Un messaggio centrale trasmesso alla famiglia Gregori attraverso i vari segni soprannaturali riguardava la distruzione del matrimonio e della famiglia. Ad esempio, la Madonna si presentò come «Regina della Chiesa e Regina della famiglia»; i messaggi parlavano di «atti d’amore» all’interno della famiglia che «salvano le anime da Satana». Il 16 luglio 1996, la Beata Vergine dichiarò anche che «Satana vuole distruggere la famiglia» e veniva proposto il Rosario come mezzo per sconfiggere il diavolo. Jessica sentì la chiamata al matrimonio piuttosto che alla vita consacrata proprio perché capì che la volontà di Dio per lei era quella di essere testimone della bellezza del matrimonio, in un’epoca in cui le forze del male desideravano distruggerla.

Il legame tra Fatima e Civitavecchia
Uno degli aspetti più profetici dei messaggi riguardava inoltre il vincolo di Civitavecchia con Fatima. Ci sono diverse ragioni per questo. Anzitutto il fatto che la Madonna menzionò specificamente Fatima: «Figli miei, le tenebre di Satana stanno ormai oscurando tutto il mondo e stanno oscurando anche la Chiesa di Dio. Preparatevi a vivere quanto io avevo svelato alle mie piccole figlie di Fatima». Poi che la Madonna rivelò il terzo segreto di Fatima a Jessica il 27 agosto 1995. La ragazza visitò anche suor Lucia nel 1996 e insieme discussero del segreto.

Sembrano esserci diversi elementi dal significato profondo che legano Fatima e Civitavecchia dal punto di vista storico, geografico ed escatologico, ma convergono tutti su una questione: le sofferenze del Papa e della Chiesa. Fatima ha annunciato che le sofferenze sarebbero arrivate all’inizio del secolo, mentre a Civitavecchia alla fine del secolo. Sappiamo che ora siamo entrati in quei tempi predetti e che «sono imminenti gli anni del trionfo del mio Cuore Immacolato».

In termini geografici, dobbiamo vedere che Civitavecchia si trova vicino a Roma e questo suggerisce che lo sguardo della Madonna è incentrato sulla vita e sul ministero del Papa e sui pericoli che minacciano lui e il suo ministero di proteggere il gregge dai lupi dentro e fuori.

Da un punto di vista escatologico, è significativo l’aver affidato il terzo segreto a Jessica, cinque anni prima della sua pubblicazione nel 2000. Non sappiamo se alla ragazza fosse stata data una interpretazione precisa della visione, ma c’è chiaramente un motivo per cui le è stato detto. In ogni caso, Civitavecchia sembrerebbe indicare due realtà mostrate nella visione originale: in primo luogo, la distruzione di una città in cui il Papa prega per i morti. Ciò rappresenterebbe una punizione per l’umanità in generale. In secondo luogo, il martirio del Papa e di quei vescovi, sacerdoti, religiosi e laici davanti alla Croce in cima alla montagna. Questo senza dubbio rappresenta una persecuzione universale della Chiesa che sembrerebbe indicare la prova finale prima della seconda venuta del Signore (CCC 675). Anche le lacrime di sangue della statua originale appartenente alla famiglia Gregori potrebbero essere interpretate in questa luce: rappresentano profeticamente la sofferenza che deriverà dalla mancata conversione dell’umanità. Maria piange per tutti i suoi figli, ma rappresenta la Chiesa nella sua sofferenza.

Fatima non si è conclusa con la promessa di fallimento, ma piuttosto con la promessa di un trionfo definitivo contro Satana. Ecco perché a Civitavecchia come a San Nicolas, in Argentina, e Kibeho, in Ruanda, la Madre e il Figlio annunciano un messaggio di grande gioia. A Fabio Gregori, il Signore disse: «Ti manderò un angelo per mostrarti ciò che deve accadere tra breve. Beato chi avrà custodito e predicato le parole profetiche della Chiesa di Dio, nostro Padre, che tramite la nostra mamma celeste, la Madonna, ci prepara la strada per intercedere presso nostro Padre, Dio. Non abbandonare mai i sacramenti, la Confessione, la preghiera, il digiuno e il corpo di Cristo Gesù nella Santa Messa, perché la mia venuta sarà molto presto».

In un’altra occasione la Madonna avrebbe detto: «Aprite il cuore e le braccia con lo stesso modo e amore con cui si abbraccia il proprio figlio, per essere pronti ad abbracciare il Cristo nello splendore della sua gloria, perché il suo grande avvento sta per arrivare. Pregate e non stancatevi mai di pregare. Dolci figli miei, amatevi, perché l’amore in Cristo mio figlio è la vostra chiave per entrare in quella porta piccola che conduce al Regno di Dio».

Naturalmente messaggi di questo tipo sono aperti ad essere sensazionalizzati e persino fraintesi. Il punto è certamente che sono una chiamata a rispondere al Vangelo nel modo più autentico e radicale possibile. Ci invitano a vivere ogni giorno nello spirito dell’Avvento, non rinunciando alla vita ma abbracciandola, e di vivere ogni giorno al servizio degli altri.

L’altro collegamento principale tra Fatima e Civitavecchia è il desiderio della Madonna che la devozione al suo Cuore Immacolato fosse diffusa. Chiede la consacrazione del mondo al suo Cuore Immacolato e che gli individui facciano lo stesso. Questo perché, con una consacrazione, si pone sotto la diretta protezione della Madre spirituale di tutti i popoli: è trovare rifugio dalla tempesta spirituale nel rifugio più sicuro.

La posizione della Chiesa su Civitavecchia
A questo punto, è importante osservare quale fu l’atteggiamento della Chiesa nei confronti dei vari fenomeni qui descritti. Possiamo dire che c’è stata un’approvazione? Poco dopo che gli eventi iniziarono a svolgersi nella sua diocesi, il vescovo Grillo creò una commissione teologica diocesana per studiare i fatti. Furono scelti undici membri di cui due rappresentanti del Vaticano. Tra il 1995 e il 1996 si incontrarono in varie occasioni e, alla fine, la maggioranza votò a favore della soprannaturalità dell’evento (7/11). Alcuni di quelli che sospesero il giudizio fino a quando non fossero state condotte ulteriori indagini, hanno poi successivamente confermato l’autenticità degli eventi. Secondo don Flavio Ubodi, vicepresidente della commissione, il vescovo Grillo approvò le apparizioni e i risultati della commissione. Tuttavia, il vescovo desiderava che il Vaticano prima rispondesse (anche se il documento del 1978 della Congregazione per la Dottrina della Fede afferma che è l’ordinario locale in primo grado ad aver competenza su casi come Civitavecchia). Fu istituita una Commissione sotto la guida del cardinale Camillo Ruini, in seguito sciolta senza mai rilasciare alcuna dichiarazione. Nel 2005, il vescovo Grillo pubblicò il dossier diocesano che affermava chiaramente la sua posizione secondo cui gli eventi avevano un carattere soprannaturale. Più tardi, pubblicando il proprio diario, ribadì la stessa conclusione. Il presule si espresse a favore anche in omelie pubbliche, come quella durante la consacrazione della sua diocesi e della città di Civitavecchia al Cuore Immacolato, l’8 dicembre 1996, o quando innalzò la parrocchia allo status di Santuario per la venerazione della statua.

Già nel 2005 il vescovo riconobbe i numerosi frutti di Civitavecchia nel primo decennio. Cosa che ha comportato la presenza continua di confessori al Santuario per ascoltare migliaia di pellegrini. Ci furono molte gravidanze in coppie dichiarate non fertili dopo aver pregato davanti alla Statua, come anche oltre mille matrimoni che dicono di essere stati salvati per intercessione di «Nostra Signora Regina della Famiglia».

Il riconoscimento degli eventi soprannaturali non si fermò solo a livello locale, ma arrivò fino a San Pietro. Al tempo degli eventi, come abbiamo visto dal dono della seconda statua, Giovanni Paolo II mostrò sollecitudine paterna alla famiglia Gregori. Invitò il vescovo Grillo a mettere da parte il suo scetticismo, mentre scherzava sulla testa dura dei vescovi italiani. Disse al pastore che desiderava venerare la statua nel 1995 e incoronarla, e così Grillo portò in obbedienza la Madonnina al Palazzo Apostolico in segreto, poiché il Papa non voleva essere visto e così influenzare la commissione diocesana. Questo episodio è stato rivelato in una lettera scritta l’8 ottobre 2000 e raccontato personalmente dal Papa il 20 ottobre dello stesso anno.

Proprio l’8 ottobre 2000 fu un giorno molto importante nell’anno del Grande Giubileo. Era il Giubileo dei Vescovi e Papa Wojtyla decise di compiere un “Atto di affidamento” a Maria con tutti i presuli presenti. Quello che non si sapeva a quel tempo è che tale gesto fu fatto in risposta ad una richiesta della Madonna. Il santo Pontefice polacco visitò pure Civitavecchia due volte.

Il 30 maggio 2005, solo poche settimane dopo essere stato eletto Papa, Benedetto XVI incontrò la Conferenza episcopale italiana e raccontò della devozione di Giovanni Paolo II a Nostra Signora di Civitavecchia, dicendo al vescovo Grillo: «La Vergine di Civitavecchia farà grandi cose!».

Un appello personale a Papa Francesco
A conclusione di questo excursus degli eventi che circondano la Madonna di Civitavecchia, e considerando i gravi pericoli che minacciano l’umanità in questo momento di tribolazione, desidererei fare umilmente una petizione al nostro caro Papa Francesco per considerare di proclamare un nuovo Anno Mariano che potrebbe essere celebrato in tutta la Chiesa e nel mondo. E, come possibile momento culminante di quell’anno, rinnovare la consacrazione del 1984 fatta da Giovanni Paolo II del mondo al Cuore Immacolato di Maria, invitando nuovamente ogni vescovo ad unirsi nell’atto di preghiera.

Sono passati 33 anni dall’ultimo Anno mariano, il 1987, e forse potremmo ricordare la grande gioia che quell’anno ha regalato alla Chiesa in preparazione al Grande Giubileo del 2000. Ora siamo alla stessa distanza dalla commemorazione della Redenzione nel 2033, e sembra che la Chiesa abbia grande bisogno di un momento di speranza che possa preparare i cuori per il futuro. Il Papa ha recentemente e benevolmente aggiunto tre nuovi titoli alla Litania di Loreto, e uno in particolare, mi sembra essenziale e profetico: «Madre della speranza».

Non possiamo non capire perché il mondo ha talmente bisogno della speranza: una terza guerra mondiale combattuta «a pezzi» come Papa Francesco ci ha ricordato in varie occasioni, la costante crisi dei rifugiati, la pandemia di coronavirus, il selvaggio crollo del famiglia, l’aborto, la disoccupazione, la fame e la persecuzione sempre crescente di cristianesimo e gruppi minoritari in tutto il mondo. Nella Chiesa vediamo disunità, scandali, abusi sessuali, ipocrisia di massa e il desiderio di coloro che vorrebbero ridurre il potere del Vangelo annacquando le dottrine del Magistero. Molti stanno anche combattendo un’eroica battaglia quotidiana contro le forze del male nella propria vita spirituale.

Non possiamo negare che stiamo vivendo momenti intensi apparentemente apocalittici. I Papi ne hanno spesso parlato, ma possiamo e dobbiamo respingere la narrativa diffusa da alcuni cattolici che sembra nutrirsi di paura e divisione e sostituisce la verità teologica con l’ideologia politica. In questa narrazione c’è anche poco spazio per la speranza. La Vergine Maria per questo ci insegna sempre il rimedio al pessimismo senza fine: è pentirsi, vivere il Vangelo alla lettera e raggiungere coloro che sono nel bisogno.

Un Anno Mariano guidato dallo Spirito Santo potrebbe servire a ricordare alla Chiesa che, come Maria pregava nel Cenacolo con gli Apostoli in attesa dell’unità che sarebbe venuta dallo Spirito Santo, ora può fare lo stesso per aiutare a guarire la disunità all’interno del Chiesa. Ricordo la predicazione di Benedetto XVI sui due principi, Mariano e Petrino. Il Papa affermava che il principio mariano è persino più fondamentale di quello petrino: «Tutto nella Chiesa, ogni istituzione e ministero, anche quello di Pietro e dei suoi successori, è “compreso” sotto il manto della Vergine, nello spazio pieno di grazia del suo “sì” alla volontà di Dio».

In un’altra occasione Ratzinger disse: «Maria è così intrecciata nel grande mistero della Chiesa che lei e la Chiesa sono inseparabili come sono inseparabili lei e Cristo. Maria rispecchia la Chiesa, la anticipa nella sua persona e, in tutte le turbolenze che affliggono la Chiesa sofferente e faticante, ne rimane sempre la stella della salvezza. È lei il suo vero centro di cui ci fidiamo, anche se tanto spesso la sua periferia ci pesa sull’anima».

Non vanno dimenticate poi le parole della Madonna pronunciate a Civitavecchia durante il pontificato di Wojtyla: «A Roma le tenebre stanno scendendo sempre di più sulla Roccia che mio Figlio Gesù vi ha lasciato per edificare, educare e far crescere spiritualmente i suoi figli». Oggi vediamo quanto fossero profetiche quelle parole. L’oscurità è causata da coloro che minacciano lo scisma, che vorrebbero ridurre l’autorità del Papa e che si sono stabiliti come giudici del suo magistero.

Un Anno Mariano potrebbe aiutare a ricordare alla Chiesa che Maria insegna sempre l’obbedienza al Papa, e quindi incoraggiare una nuova umiltà ad accettare i suoi insegnamenti alla luce della Tradizione che rimane viva e feconda oggi.

Con la massima fiducia e speranza nel Signore, un Anno Mariano porterebbe certamente grazie alla Chiesa e un aumento della santità. Servirebbe ad invitare molti ad accrescere il loro amore e la loro devozione per la Madre che insegnerà loro la speranza escatologica, che li istruirà su come evitare le insidie del diavolo e li condurrà a trascorrere le loro vite al servizio degli altri. A livello universale, aiuterà a preparare la Chiesa a vivere più coraggiosamente gli anni di difficoltà che ci attendono. Quelli da cui Benedetto XVI mise in guardia nel suo viaggio a Fatima nel 2010: un Kairos di grazia nel pellegrinaggio verso il trionfo del Cuore Immacolato.

*Stephen Walford è un teologo e vive a Southampton, in Inghilterra, con sua moglie Paula e cinque bambini. Ha studiato alla Bristol University e ha scritto due libri: “Heralds of the Second Coming: Our Lady, the Divine Mercy, and the Popes of the Marian Era from Bl Pius IX to Benedict XVI” (Angelico Press), e “Communion of Saints: The Unity of Divine Love in the Mystical Body of Christ” (Angelico Press). È autore di diversi articoli e pubblicazioni su temi escatologici e mariologici. È anche un insegnante e un pianista

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Don Fabio Rosini: la speranza è vivere con lo Spirito Santo, non salute e lavoro

Posté par atempodiblog le 13 décembre 2020

Don Fabio Rosini: la speranza è vivere con lo Spirito Santo, non salute e lavoro
Il sabato sera Don Fabio Rosini ci spiega su YouTube (e a modo suo) ciò che conta realmente nella nostra vita
di Gelsomino Del Guercio – Aleteia

Don Fabio Rosini: la speranza è vivere con lo Spirito Santo, non salute e lavoro dans Coronavirus Don-Fabio-Rosini

Metti un sabato sera a parlare di speranza e Spirito Santo con i frati francescani del Palatino di Roma e Don Fabio Rosini. In tempo di covid ci sono loro a riempire il weekend su YouTube, dove, da tre settimane, trasmettono “Visto che stai a casa”.

Un nuovo “programma” che rende attuali vita e messaggi di San Francesco d’Assisi, attraverso le riflessioni sempre concrete e puntuali di Don Fabio Rosini. L’appuntamento prosegue per altri due sabati (13 e 20 dicembre), alle ore 21,30 sul canale youtube “frati Palatino”. Se non avete visto le puntate precedenti, potete recuperarle sempre sullo stesso canale YouTube.

Che cos’è una speranza
Nella terza puntata, quella che si è tenuta sabato 6 dicembre, Don Fabio Rosini ha affrontato il tema della speranza. Ma attenzione. «Una speranza – ha detto il sacerdote romano – ha motivo di esistere ed è un dono di Dio, se è basata su una promessa, su qualcosa che Dio ti ha promesso. Proviamo a pensare ciò che Dio ha promesso a tutti, cosa che già da sola ci allontanerebbe un sacco di problemi».

«Già al battesimo c’è stata una promessa: che avremmo avuto una vita da figli di Dio. Ma allora, dirà qualcuno, ad esempio, perché ho perso il lavoro? Un figlio di Dio non perde il lavoro! Se sono figlio di Dio mi va tutto bene! No, se sei figlio di Dio ami. A Gesù mica è andato tutto bene».

Ciò che ha promesso Dio
E allora quale è la promessa? «Dio non ha promesso che ti risolve i tuoi problemi. La promessa è che Dio ti dona lo Spirito Santo».

Nell’Antico Testamento la promessa è scritta così nel libro di Ezechiele:

26: vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne.

27 Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi.

La malattia di Don Fabio
Dio promette, prosegue Rosini, «un cuore nuovo, non una situazione nuova». «Per esempio – evidenzia Don Fabio – io sono malato, ho una malattia di lungo corso. Dio mi ha promesso la salute? No, ma di vivere la malattia con lo Spirito Santo. Lo so che se chiedo quello, lui me lo dà. Perché in questo posso confidare. Questa è una speranza in cui posso attendere. La speranza di vivere con lo spirito di Cristo nel cuore. A prescindere se trovo un lavoro o no;o se sto in salute o no; o ancora, se chi mi sta accanto viva o no».

“I doni che mi ha dato il Signore”
Il sacerdote torna su se stesso: «Io sono una creatura, sono fragile, quindi spero, di stare meglio, di non soffrire. Statisticamente ho due tumori maligni primari. In genere se ne becca uno, ma dopo otto anni ne ho avuto un altro. Eppure io penso che il Signore sia molto fedele: perché mi ha dato il dono di vivere serenamente e allegramente; mi ha dato di combattere anche quando entravo nel buio e non capivo cosa stesse succedendo. Non mi ha mai mollato. Io non spero che vada tutto bene, ma di stare nella posizione giusta davanti a tutto».

L’equipaggiamento degli scout
Dicono gli scout che «non esiste l’equipaggiamento buono o cattivo, ma quello adeguato o non adeguato. Il problema non è se mi sposo o non mi sposo, non avere o non avere la salute, ma un cuore nuovo, cioè sentire accanto la presenza dello Spirito Santo in ogni momento della vita».

Attenti! E’ questa la vera lezione della pandemia
«Per amore dei Fratelli – continua Rosini – speriamo che si abbreviano le sofferenze di tutti in questa pandemia. Ma il Papa ha detto che c’è una cosa più grave del coronavirus: non crescere all’interno di questa pandemia, non imparare niente. Noi speriamo che passi presto». Invece dovremmo sperare prima di ogni cosa, sostiene Don Fabio, «di essere diventati più seri, più profondi, più asciutti, più fraterni, più attaccati a quello che conta, più capaci di amare, più capaci di comunione».

“E’ un principio operativo”
Chi opera in Dio, conclude Don Fabio Rosini, «si vede da quello che fa. La speranza è un principio operativo: se spero in Dio non porto avanti strategie per difendere la mia immagine, non rispondo al male con il male, non passo la vita angosciandomi su quello che sarà domani».

Come diceva Padre Pio: «il passato è la Misericordia, il presente è la Grazia, il futuro è la Provvidenza. La speranza – chiosa il sacerdote romano – è un tipo di relazione con il futuro, che è conoscenza della fedeltà di Dio. Spero in Dio perciò mi comporto così. Faccio certe scelte perché so che Dio non mi abbandonerà».

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Il “Santo apostolo di Napoli” e le profezie sulla Chiesa

Posté par atempodiblog le 9 novembre 2020

Servo di Dio don Dolindo Ruotolo
Il “Santo apostolo di Napoli” e le profezie sulla Chiesa
Il mistico don Dolindo Ruotolo ci ha lasciato profezie e molteplici opere teologiche, tra cui un ispiratissimo Commento alla Sacra Scrittura in 33 libri. Padre Pio lo riteneva un gran santo e disse che «niente di quanto è scaturito dalla penna di Don Dolindo deve andar perduto». In vista del 50° anniversario della morte, la Ares ha dato voce a una familiare e testimone diretta del Servo di Dio, Grazia Ruotolo, pubblicando il libro “Gesù, pensaci Tu”.
di Ermes Dovico – La nuova Bussola Quotidiana

Il “Santo apostolo di Napoli” e le profezie sulla Chiesa dans Anticristo Don-Dolindo-Ruotolo-Ges-pensaci-Tu

Il prossimo 19 novembre cade il 50° anniversario della morte di don Dolindo Ruotolo (1882-1970), contemporaneo e amico di Padre Pio, che lo chiamò il «Santo apostolo di Napoli». In vista della ricorrenza, la casa editrice Ares ha pubblicato il libro “Gesù, pensaci Tu”, che richiama l’invocazione centrale dell’Atto di abbandono ispirato dal Signore al mistico napoletano. Il suddetto libro è un prezioso strumento per conoscere la figura di don Dolindo, perché insieme ad ampi estratti delle opere del Servo di Dio registra la dettagliata testimonianza in prima persona di una sua familiare – la novantaduenne, lucidissima, Grazia Ruotolo (una cugina di secondo grado, che per affetto lo chiama “zio”) – che ha affidato il suo racconto al giornalista Luciano Regolo.

Impossibile elencare tutti i miracoli, le opere di carità e i doni soprannaturali di don Dolindo, i cui carismi si erano manifestati già nell’infanzia, specie la sua conformazione a Gesù Crocifisso. Il nome, che sta per “Dolore”, era stato scelto dal padre per devozione alla Madonna Addolorata. Dolindo venne maltrattato dal genitore – senza che questi sapesse perché, come lui stesso gli confidò poi – fin da piccolo. Ma non portò mai rancore al padre, e anzi accettava quella croce dando lode a Dio. La madre andava a Messa ogni mattina alle 5. Lui, quintogenito di 11 figli, si alzava seguendola fino alla porta di casa e, al suo rientro, veniva preso in braccio dalla madre che gli alitava in bocca per trasmettergli l’amore dell’Eucaristia appena ricevuta. A tre-quattro anni le diceva: «Io sarò sacerdote».

LA GRAZIA DI MARIA
Da seminarista, prendendo atto delle sue difficoltà a capire e studiare, s’inginocchiò davanti a un’immagine della Madonna delle Grazie e le disse: «O mia dolce Mamma, se mi vuoi Sacerdote, dammi l’intelligenza, perché lo vedi che sono un cretino». Si assopì all’improvviso e, al risveglio, si ritrovò esaudito: gli si aprì la mente, «ma solo per ciò che glorificava Dio». Il dono dell’intelletto, che si univa a un’ironia tutta napoletana, diventò ancora più grande dopo due Confessioni generali.

Da questa umiltà e dalla fiducia nella Provvidenza, quindi, nasce l’ispiratissimo predicatore (che riempiva le chiese) e scrittore di opere ascetiche, devozionali, dottrinali, mistiche. Qui basti ricordare il monumentale Commento alla Sacra Scrittura, in 33 libri, a cui oggi diversi sacerdoti attingono per le loro omelie e che Grazia Ruotolo definisce «il più grande miracolo» di don Dolindo, per le innumerevoli conversioni che ha già suscitato e, si può credere, susciterà. I testi li scriveva in piena notte, in ginocchio e di getto, dopo aver pregato e offerto penitenze. Contro quest’opera, prima condannata dal Sant’Uffizio e poi riabilitata, si scatenarono i suoi denigratori – modernisti – al tempo della sua seconda sospensione a divinis. Un calvario lunghissimo, che iniziò a seguito delle calunnie di una sua figlia spirituale, mossa da invidia verso le altre pie assistenti di don Dolindo.

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OBBEDIENZA E AMORE ALLA CHIESA
A raccogliere le accuse della donna era stato padre Domenico Fenocchio, che nel 1918 ottenne un’udienza con Benedetto XV. Il Papa, ascoltando la versione di Fenocchio, ordinò un’inchiesta e, nell’attesa, dispose di sospendere da subito la predicazione di don Dolindo. Erano circa le undici e mezza di domenica 15 settembre, giorno dell’Addolorata. In quel preciso momento, a Napoli, don Dolindo stava tenendo l’omelia. Ad un tratto – in obbedienza mistica, si potrebbe dire – smise di predicare, senza minimamente sapere quello che era stato appena deciso su di lui in Vaticano (lo avrebbe saputo solo giorni dopo). «Non potetti raccapezzare una sola idea, Gesù mi aveva chiusa la fonte della sua parola perché, a Roma, il Papa l’aveva chiusa per me! Dovetti interrompere, dissi al popolo: “Non posso proseguire oltre, sono sopraffatto da tenebre, non ho più parole. Preghiamo soltanto che Dio si glorifichi”».

Il 18 ottobre 1921, a conclusione dell’inchiesta, fu sancita la sua sospensione a divinis, durata ben 16 anni e mezzo. Malgrado tutto, in questo tempo, provò un crescente amore per coloro che lo calunniavano, e andava perfino a visitarli (padre Fenocchio, ammalato, gli chiese perdono). Capitò che qualcuno dei suoi figli spirituali non capisse così tanta pietà: «Sono miei benefattori», diceva don Dolindo, pensando alle sofferenze che poteva unire a quelle di Gesù, per santificarsi e liberare anime dal giogo del demonio.

L’ORDINE DI PADRE PIO
L’amore incondizionato per la Chiesa, al cui interno sperimentò sì persecuzioni ma anche la stima di diversi ecclesiastici, lo accomuna strettamente a Padre Pio. Molto ricca e affascinante la documentazione riportata nel libro della Ares sul rapporto tra i due grandi mistici, che va ben oltre il loro unico incontro (di persona) noto, avvenuto nel 1953 a San Giovanni Rotondo. Poi, nel 1967, il frate con le stimmate incaricò padre Pellegrino Funicelli di scrivere una lettera a una figlia spirituale di don Dolindo (Elena Montella, dell’Apostolato Stampa). Questo l’inizio della missiva: «Gentilissima Signorina, Padre Pio ha detto che niente di quanto è scaturito dalla penna di Don Dolindo deve andar perduto».

DOLINDO GESÙ E LE PROFEZIE
Le bilocazioni erano una delle grazie di don Dolindo. Scrutava i cuori e in confessionale trasmetteva mirabilmente la misericordia di Gesù, che pure più volte – su richiesta del proprio fedele ministro – confessò al posto suo, assumendone le sembianze. Del resto, già nel 1910 il Servo di Dio si era sentito dire in una locuzione interiore: «Sono io Gesù, Dolore, e tu sei Dolindo Gesù. […] Perché io sono in te e tu in me. Perché tu vivi, ma non vivi e sono io che vivo in te. Perché tu non scrivi e sono io che scrivo per te». La sua volontà riposava nella Volontà di Dio.

Tra le molte profezie nei suoi scritti c’è quella dettatagli da Maria – con 13 anni di anticipo – sull’elezione a pontefice di Karol Wojtyla, il «nuovo Giovanni» che sarebbe sorto dalla Polonia e avrebbe liberato il mondo dalla «tirannia comunista», come già i 20 mila guidati da (Giovanni) Sobieski «salvarono l’Europa e il mondo dalla tirannia turca» al tempo dell’Assedio di Vienna, nel 1683.

E ancora, in Così ho visto l’Immacolata, si legge un brano in cui la Vergine fa una fotografia dei nostri tempi, in cui il modernismo tanto combattuto da don Dolindo sembra aver preso il sopravvento.

«Solo una grande misericordia può fare superare al mondo il baratro nel quale è caduto […]. Che cosa credete voi che sia la misericordia? Non è solo l’indulgenza, ma è anche il rimedio, la medicina, l’operazione chirurgica. La prima misericordia che deve avere questa povera terra, e la Chiesa per prima, dev’essere purificazione.

Non vi spaventate, non temete, ma è necessario che un uragano terribile passi prima sulla Chiesa e poi sul mondo! La Chiesa sembrerà quasi abbandonata e da ogni parte la diserteranno i suoi ministri… dovranno chiudersi persino le chiese! Il Signore troncherà con la sua potenza tutti i legami che ora l’avvincono alla terra e la paralizzano! Hanno trascurato la gloria di Dio per la gloria umana, per il prestigio terreno, per il fasto esteriore e tutto questo fasto sarà ingoiato da una persecuzione terribile, nuova! Allora si vedrà che cosa giovano gli appannaggi umani e come valeva meglio appoggiarsi a Gesù che è la vita vera della Chiesa. […]».

Ma le tenebre non prevarranno, come si ricorda pure nel 6° giorno della Novena dell’abbandono (che si può iniziare martedì 10 novembre, in vista del 50°): «Gesù all’anima: “Quando crederai il mondo abbandonato ai prepotenti e ai tiranni, e tutto schierato contro la Chiesa, allora sappi che il trono del mostro è minato e che si dissolve in un baleno per una pietruzza dal monte che lo percuote. Lasciami fare perché io armonizzo la libertà e le esigenze della divina gloria, e lascio il corso agli uomini cattivi per poi trarne la divina gloria. Anche nel piccolo lo vedrai, perché certi violenti spariranno dalla sera al mattino e le famiglie riacquisteranno la pace e la prosperità”».

Per saperne di più:
“Gesù, pensaci Tu”, Grazia Ruotolo con Luciano Regolo, Ares, 2020

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I doni soprannaturali del “Padre Pio” di Napoli

Posté par atempodiblog le 25 septembre 2020

I doni soprannaturali del “Padre Pio” di Napoli
Il 19 novembre cadono i 50 anni dalla morte di don Dolindo Ruotolo, sacerdote napoletano di cui è aperta la causa di beatificazione
di Gelsomino Del Guercio – Aleteia

I doni soprannaturali del “Padre Pio” di Napoli dans Articoli di Giornali e News don-dolindo-ruotolo

Il 19 novembre cadono i 50 anni dalla morte di don Dolindo Ruotolo, sacerdote napoletano di cui è aperta la causa di beatificazione. Padre Pio lo chiamava «il santo apostolo di Napoli» e ai pellegrini della sua città che gli si presentavano a Pietrelcina era solito dire: «Che ci venite a fare qui da me, voi che tenete don Dolindo a casa vostra?».

Anche don Dolindo, del resto, era dotato di carismi fuori dal comune: dialogava con il Cielo, leggeva nei cuori della gente, per la sua intercessione gli ammalati guarivano, era soggetto a fenomeni di bilocazione… Studioso colto e sapiente scrisse un Commento ispirato dei testi biblici.

Di quest’uomo di Dio straordinario esce ora per le Edizioni Ares di Milano e, in lingua polacca, per le Edizioni Esprit di Cracovia la prima biografia completa. È scritta dalla nipote Grazia Ruotolo insieme con il giornalista Luciano Regolo e si intitola «Gesù, pensaci tu» (pp. 288). Contiene un prezioso inserto fotografico e la testimonianza eccezionale di mons. Vittorio Formenti della Basilica papale di Santa Maria Maggiore, il quale in Prefazione racconta un miracolo appena capitato nella sua famiglia grazie a don Ruotolo.

Il contatto con Padre Pio
Sacerdote, esorcista, ora servo di Dio, don Dolindo fin da giovane ha intessuto dialoghi con il Cielo, in particolare con il Signore Gesù, la Madonna ma anche l’angelo custode e santa Gemma Galgani. La sua figura è legata a quella di Padre Pio, con cui era in contatto spirituale e con il quale condivise la salute sempre provata, fenomeni mistici come le bilocazioni, gli scontri notturni con il demonio e l’obbedienza serena all’autorità della Chiesa nei tempi del più freddo discernimento.

La profezia
Nel 1965 predisse, con 13 anni di anticipo, l’elezione di Giovanni Paolo II. Questi doni soprannaturali erano il frutto dell’adorazione, della preghiera contemplativa, delle mortificazioni mediante le quali il mistico si preparava all’incontro con i fedeli che lo assediavano per ascoltare le sue prediche, confessarsi, chiedere intercessioni e consigli.

Il Commento alla Sacra Scrittura
Teologo e apologeta, scrisse molte opere fra cui spiccano un Commento alla Sacra Scrittura in 33 volumi, ma anche le migliaia di semplici messaggi, aforismi e le devozioni cristiane che gli venivano dettate nelle locuzioni interiori e che trascriveva sulle immaginette che donava a tutti come sostegno nella fede. Il suo primo insegnamento è stato di vivere guardando sempre a Gesù, nella certezza che in ogni circostanza, anche la più difficile e dolorosa, se ci affidiamo a Lui, la nostra vita volgerà al bene.

Le somiglianze con Natuzza
Luciano Moia, nella prefazione al libro «Gesù, pensaci tu» riscontra «costanti, incredibili analogie anche tra Natuzza e don Ruotolo. Non solo nell’amore-immedesimazione con il Cristo che segnò l’esperienza mistica di entrambi, anime vittime disposte a offrire la propria sofferenza per la salvezza del prossimo o per lo slancio che nutrirono tutte e due per la Vergine Maria: mi ha profondamente emozionato che don Dolindo si definisse “un verme” come Natuzza, e mentre lei parlava dei “merletti” di Gesù, lui descriveva ogni evento della vita come parte del “ricamo” di Dio».

«Per non parlare – prosegue il giornalista – delle straordinarie coincidenze nei loro colloqui mistici col Cristo: a tutti e due Egli riferisce del «sacerdozio d’amore» o della tendenza dell’uomo a sentirsi «medico di se stesso» e quindi a pensare di conoscere da sé la cura necessaria per la propria esistenza, dimenticando che solo il Signore, al quale dovremmo affidarci, conosce il nostro vero bene. Così pure è analogo, in modo sorprendente, il rapporto da loro intessuto con gli angeli, i quali mostrarono a entrambi di cedere il passo davanti ai sacerdoti, in quanto essi sono i ministri di Dio che rinnovano la presenza di Gesù tra noi mediante la Celebrazione eucaristica».

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Santa Filomena

Posté par atempodiblog le 11 août 2020

Santa Filomena dans Beata Pauline Marie Jaricot santa-filomena-e-il-santo-curato-d-ars

Filomena martire cristiana?
Il culto di Santa Filomena e anche tutti gli interrogativi sulla sua identità hanno origine a Roma il 25 maggio del 1802 durante gli scavi nella Catacomba di Priscilla sulla via Salaria, quando vengono scoperte le ossa di una giovane di tredici o quattordici anni e un vasetto contenente un liquido ritenuto sangue della Santa. Il loculo era chiuso da tre tegole di terracotta su cui era inciso: “LUMENA PAX TE CUM FI”. Si credette che, per inavvertenza, fosse stato invertito l’ordine dei tre frammenti risalenti tra il III e il IV sec d.C. e che si dovesse leggere: « PAX TE / CUM FI / LUMENA” cioé: « La pace sia con te, Filomena ». I diversi segni decorativi intorno al nome inoltre – soprattutto la palma e le lance – portarono ad attribuire queste ossa ad una martire cristiana dei primi secoli. All’epoca, infatti, si riteneva che la maggior parte dei corpi presenti nelle Catacombe risalissero alle persecuzioni dell’epoca apostolica.

Le reliquie e i prodigi a Mugnano del Cardinale
Furono queste reliquie ad essere in seguito portate, per richiesta del sacerdote nolano Francesco De Lucia, a Mugnano del Cardinale, in provincia di Avellino, nella chiesa dedicata alla Madonna delle Grazie, dove sono tuttora. Qui i primi miracoli raccontati proprio da mons. De Lucia. Attirato da quanto succedeva Papa Leone XII concesse al Santuario la lapide originaria che Pio VII aveva fatto trasferire nel lapidario Vaticano. Nel 1833, in questo contesto, si inserì la “Rivelazione” di suor Maria Luisa di Gesù che contribuì a diffondere il culto di Santa Filomena in Europa e in America. Personaggi noti come Paolina Jaricot, fondatrice dell’Opera della Propagazione della Fede e del Rosario vivente, e il santo Curato d’Ars ricevettero la guarigione completa dei loro mali per intercessione della santa e ne divennero ferventi devoti.

La biografia secondo Suor M. Luisa di Gesù
E’ proprio il racconto di suor Maria Luisa a svelare la storia della Santa. La suora affermò che la vita di Filomena le era stata narrata per “rivelazione” dalla santa stessa. Filomena sarebbe stata figlia di un re della Grecia convertitosi al cristianesimo e per questo divenuto padre. A 13 anni consacrò a Dio con voto la sua castità verginale. Fu allora che l’imperatore Diocleziano dichiarò guerra a suo padre: la famiglia si vide costretta allora a trasferirsi a Roma per trattare la pace. L’imperatore si innamorò della fanciulla, ma al suo rifiuto la sottopose ad una serie di tormenti da cui sempre fu salvata fino alla definitiva decapitazione. Due ancore, tre frecce, una palma e un fiore sono i simboli, raffigurati sulle tegole del cimitero di Priscilla, che furono interpretati come simboli del martirio. Ma uno studio più approfondito dei reperti archeologici attestò l’assenza della scritta martyr e fece decadere la possibilità della morte per martirio; inoltre nell’ampolla trovata accanto ai resti si provò che non vi fosse sangue ma profumi tipici delle sepolture dei primi cristiani. In definitiva il corpo era di una fanciulla morta nel IV secolo sul cui sepolcro erano state utilizzate tegole con iscrizioni di un precedente sepolcro. La Sacra Congregazione dei Riti nella Riforma Liturgica degli anni ’60 tolse allora dal calendario il nome di Filomena. Ma il culto rimase.

La Devozione resta
La “Santina” del Curato D’Ars, come molti chiamano Santa Filomena, fu venerata in particolare da San Pio da Pietrelcina sin da bambino. La chiamava “la principessina del Paradiso” e a chi osava mettere in discussione la sua esistenza, rispondeva che i dubbi erano frutto del demonio e ripeteva: “Può pure darsi che non si chiami Filomena! Ma questa Santa ha fatto dei miracoli e non è stato il nome che li ha fatti!”. Tutt’oggi Filomena intercede per molte anime e numerosi fedeli si recano a pregare davanti alle sue spoglie. E’ considerata la protettrice degli afflitti e dei giovani sposi e molte volte ha donato la gioia della maternità a madri sterili.

Tratto da: Vatican News

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Una mistica ci insegna come fermare le leggi ingiuste

Posté par atempodiblog le 27 juillet 2020

Suor Rita Montella
Una mistica ci insegna come fermare le leggi ingiuste
Prima delle elezioni del 1948 Gesù fece capire a Rita Montella (la suora che sventò l’attentato al papa polacco) che l’Italia sarebbe caduta in mano ai comunisti. Lei pianse, pregò, espiò. Gesù le disse: « »Rita, tu hai vinto!”. Ciò poche ore prima del 18 aprile [1948]». Oggi la Chiesa ha bisogno ancora di lei e di anime simili alla sua.
di Luisella Scrosati – La nuova Bussola Quotidiana

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Per molti è già considerata ed invocata come una grande santa, ma la Chiesa ci va con i piedi di piombo: il culto ai santi va reso solo quando essi sono stati canonizzati. Ma è già possibile invocarne l’intercessione mediante una preghiera approvata dall’Autorità ecclesiastica (vedi sotto), per domandare grazie al Signore e chiedergli che possa essere elevata agli onori degli altari. Quando ci sono di mezzo i santi, è bene attenersi alle sagge norme della Chiesa e, in ciò che verrà narrato, ai decreti di Urbano VIII.

Stiamo parlando di suor Rita Montella, conosciuta anche come “la Bambina di Padre Pio”, con il quale, pare, avesse l’abitudine di ritrovarsi. Non come noi comuni mortali, ma in bilocazione. Padre Pio veniva spesso a trovarla in clausura, di notte, per pregare con lei.

Questa suora agostiniana del Monastero di Santa Croce sull’Arno, della quale ricorre quest’anno il centenario della nascita (3 aprile 1920), si era offerta vittima all’Amore divino e, come sempre accade a queste anime generose, il Signore non sa resistere dal concedere ciò che esse domandano nella preghiera. E a queste grazie d’intercessione il buon Dio ne ha aggiunge altre decisamente straordinarie. Come quando, secondo la testimonianza di padre Franco D’Anastasio, da lui firmata e controfirmata da un notaio, inviata nel 2006 al Cardinal Dziwisz, il 13 maggio 1981 suor Rita si era recata in bilocazione in piazza San Pietro, per deviare il colpo di pistola diretto contro Giovanni Paolo II.

Certamente la santità non consiste nei carismi straordinari. Tuttavia, lasciando al giudizio definitivo della Chiesa ogni presunto fenomeno soprannaturale che riguarda suor Rita, non è neppure possibile ignorarli completamente, in nome di un esasperato razionalismo; soprattutto quando, come nel caso dell’attentato a papa Wojtyla, questi fenomeni incidono sulla storia della Chiesa e dell’umanità.

Suor Rita era un’anima di incessante intercessione; dopo essere entrata in monastero pregò con fede per impetrare da Dio la conversione dei peccatori, il ravvedimento dei sacerdoti traviati, la guarigione dalle malattie, la salvezza eterna delle anime, anche delle consorelle, la liberazione delle anime del purgatorio. Inoltre scongiurava con fede accorata il Signore di non mandare i castighi sulla terra e di trattenere la guerra, di impedire fatti politici gravissimi, come l’avvento del comunismo in Italia alla fine degli anni quaranta, o calamità naturali, come i terremoti; tutto ciò è attestato nei due quaderni rimasti degli oltre cento da lei scritti, per ordine del confessore e padre spirituale, il cappuccino padre Teofilo dal Pozzo, come anche dal materiale raccolto nel volume Suor Rita Montella, studio dei singolari carismi (Ed. Segno, Udine 2002), curato dal nipote di suor Rita, Arcangelo Aurino, purtroppo mancato lo scorso anno. In esso sono riportate le lettere che Suor Eleonora Pieroni, monaca del Monastero di Santa Croce sull’Arno, inviava alla Badessa di Radicondoli, per informarla su quanto di straordinario stava avvenendo nella consorella Suor Rita. Nella lettera del 29 dicembre 1949 è citato un episodio della vita di suor Rita che è necessario raccontare, in questi nostri tempi difficili, nei quali sembra che il male sia inarrestabile e che il peggio sia inevitabile.

È noto che il 18 aprile 1948 le prime elezioni politiche della storia della Repubblica Italiana sancirono la vittoria della Democrazia Cristiana e dei suoi alleati e la sconfitta del fronte delle sinistre, cioè del Partito Comunista e del Partito Socialista, dopo una battaglia elettorale molto combattuta. Suor Eleonora tiene a far notare «che quest’Anima [Suor Rita] tratta sempre di peccatori con Gesù che per le elezioni passate parlò chiaro: “Voglio castigare anche l’Italia. Rita, che scene di sangue verranno!”. Si doveva andare anche noi in mano ai comunisti. Lei [suor Rita] pianse, pregò, espiò. Gesù le disse: “Rita, tu hai vinto!”. Ciò poche ore prima del 18 aprile [1948]» (op. cit., p. 120).

Così questa monaca semplice, che viveva nel silenzio e nel nascondimento della clausura, e che nulla rifiutava al suo Sposo, ottenne che Gesù cambiasse il corso della storia nella nostra nazione.

Qualcosa di analogo è raccontato da Santa Faustina Kowalska, nel suo noto Diario: «Un giorno Gesù mi disse che avrebbe fatto scendere il castigo su di una città, che è la più bella della nostra Patria [probabilmente Varsavia]. Il castigo doveva essere uguale a quello inflitto da Dio a Sodoma e Gomorra. Vidi la grande collera di Dio ed un brivido mi scosse, mi trafisse il cuore. Pregai in silenzio. Un momento dopo Gesù mi disse: “Bambina mia, unisciti strettamente a Me durante il sacrificio ed offri al Padre celeste il Mio Sangue e le Mie Piaghe per impetrare il perdono per i peccati di quella città. Ripeti ciò senza interruzione per tutta la S. Messa. Fallo per sette giorni”. Il settimo giorno vidi Gesù su di una nuvola chiara e mi misi a pregare perché Gesù posasse il Suo sguardo sulla città e su tutto il nostro paese. Gesù diede uno sguardo benigno. Quando notai la benevolenza di Gesù, cominciai ad implorare la benedizione. Ad un tratto Gesù mi disse: “Per te benedico l’intero paese” e fece con la mano un gran segno di croce sulla nostra Patria».

Inutile nascondere la gravità dell’ora che stiamo vivendo nel mondo; in particolare qui in Italia, ci troviamo di fronte all’alta probabilità che il ddl Zan possa decretare la fine della libertà della Chiesa e delle famiglie. Servono anime che preghino e si offrano per bloccare questi progetti, e serve soprattutto l’intercessione di questi nostri fratelli e, soprattutto, sorelle, che intercedano per noi e la nostra Patria in quest’ora cruciale. In particolare, possiamo domandare a suor Rita Montella di intercedere per noi, lei che, secondo l’espressione della consorella trattava «sempre di peccatori con Gesù». Bisogna crederci, confidare che il Signore non attende altro che generosità e riparazione, per risparmiare i molti a motivo di pochi. È la logica di Dio.

Suor-Rita-Montella-e-Padre-Pio-da-Pietrelcina dans Fede, morale e teologia

Preghiera

Signore, nostro Dio, Tu hai chiamato Suor Rita dello Spirito Santo a realizzare più pienamente la sua consacrazione battesimale dedicandosi interamente a Te nella vita contemplativa agostiniana per cercare Dio e servire la Chiesa.
Tu, o Padre, hai fatto risplendere attraverso di lei, con i carismi che le hai donato, il volto del Tuo Cristo, rendendolo visibile in mezzo agli uomini e alle donne del nostro tempo.
Con il Tuo aiuto ha preso su di sé le ansie dei fratelli servendo il Cristo sofferente nelle sue membra e divenendo con umiltà nella preghiera segno e testimonianza del Tuo Amore.
Ascolta la nostra preghiera: degnati ora di glorificarla in terra e, per sua intercessione, concedici la grazia… che con fiducia ti chiediamo.

Pater, Ave e Gloria.

(Con approvazione ecclesiastica)

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Novena al Sacro Cuore di Gesù

Posté par atempodiblog le 10 juin 2020

Novena al Sacro Cuore di Gesù
Coroncina (può essere recitata in preparazione della solennità del Sacro Cuore di Gesù)
Tratta da: San Pio da Pietrelcina

Novena al Sacro Cuore di Gesù dans Padre Pio Sacro-Cuore-di-Ges-A-tempo-di-Blog

(Recitata ogni giorno da Padre Pio per tutti quelli che si raccomandavano alle sue preghiere)

1. O mio Gesù, che hai detto: «In verità vi dico, chiedete e riceverete, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto». Ecco che io busso, io cerco, io chiedo la grazia…

Padre Nostro, Ave Maria, Gloria al Padre. Sacro Cuore di Gesù, confido e spero in te.

2. O mio Gesù, che hai detto: «In verità vi dico, tutto quello che chiederete al Padre mio nel mio nome, ve lo concederà». Ecco che al Padre tuo, nel tuo nome, io chiedo la grazia…

Padre Nostro, Ave Maria, Gloria al Padre. Sacro Cuore di Gesù, confido e spero in te.

3. O mio Gesù, che hai detto: «In verità vi dico, il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno». Ecco che, appoggiato all’infallibilità delle tue sante parole, io chiedo la grazia…

Padre Nostro, Ave Maria, Gloria al Padre. Sacro Cuore di Gesù, confido e spero in te.

O Sacro Cuore di Gesù, cui è impossibile non aver compassione degli infelici, abbi pietà di noi, poveri peccatori, e concedici la grazia che ti domandiamo per intercessione del Cuore Immacolato di Maria, tua e nostra tenera Madre.

San Giuseppe, padre putativo del Sacro Cuore di Gesù, prega per noi. Salve Regina.

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