I Santi della “Dilexit nos”. Quali sono i Santi citati da Papa Francesco?

Posté par atempodiblog le 20 novembre 2024

I Santi della “Dilexit nos”. Quali sono i Santi citati da Papa Francesco?
La “hit parade” dei Santi citati nell’Enciclica di Papa Francesco
di Antonio Tarallo – ACI Stampa

I Santi della “Dilexit nos”. Quali sono i Santi citati da Papa Francesco? dans Antonio Tarallo IMG-E4300

Ancora forte l’eco dell’Enciclica “Dlixet nos” di Papa Francesco. E sarà così ancora per tanto tempo. Un’Enciclia che apre a diverse riflessioni, meditazioni  sulla devozione al Sacro Cuore di Gesù, oggetto del documento pontificio. Ma non solo: ci spinge, infatti, a comprendere cosa vuol dire questa devozione nel tempo che stiamo vivendo. E, si sa, il presente ha sempre un legame con il passato: difficile poterlo leggere senza comprendere bene le pagine di storia. E Papa Francesco, nelle pagine dell’Enciclica, offre lo spunto di ripercorrere l’agiorgrafia dei Santi che a questa devozione sono stati profondamente legati. Sono tanti, tantissimi i nomi a cui il Pontefice fa riferimento: si passa da Margherita Maria Alacoque a Francesco di Sales; da Teresa di Lisieux a Ignazio di Loyola, passando per Faustina Kowalska e Charles de Foucauld, e tantissimi altri.

Cerchiamo, allora, di ripercorrere – Encilica alla mano – queste affascinanti vite che al Sacro Cuore di Gesù hanno dedicato pagine e pagine di libri, di meditazioni. Vite che Papa Francesco stesso narra, con profonda ammirazione, nelle pagine della “Dilexit nos”.

E’ doveroso cominciare con Santa Margherita Maria Alacocque che ebbe per ben 17 anni delle apparizioni di Gesù. Fu lui stesso a chiederle una speciale devozione al Suo Sacratissimo Cuore. La prima visione risale al 27 dicembre 1673. Sarà da questa apparizione che nasceranno due espressioni importanti della devozione al Sacro Cuore: la Comunione nel primo venerdì del mese e la cosiddetta “Ora Santa” in riparazione ai torti subiti dal Cuore di Gesù. Necessario annoverare anche la quarta apparizione che avvenne l’ottavo giorno dopo la festa del Corpus Domini del 1675. La data è importante poiché si tratta di quella in cui oggi viene celebrata la solennità del Sacro Cuore: Gesù desiderava che fosse istituita una speciale festa in onore del Sacro Cuore dopo, appunto, l’ottava del Corpus Domini.

A seguire, San Giovanni Eudes, altro instancabile apostolo del Sacro Cuore. Di lui, Papa Francesco scrive: “Dopo aver svolto con i suoi missionari una ferventissima missione a Rennes, ottenne che monsignor Vescovo approvasse per quella diocesi la celebrazione della festa del Cuore adorabile di Nostro Signore Gesù Cristo. Questa fu la prima volta che tale festa venne ufficialmente autorizzata nella Chiesa. In seguito, i Vescovi di Coutances, Evreux, Bayeux, Lisieux e Rouen autorizzarono la stessa festa per le rispettive diocesi tra il 1670 e il 1671”. Sarà il primo a comporre un Ufficio liturgico e una Messa in onore del Cuore Immacolato di Maria e del Sacro Cuore di Gesù, celebrando le loro feste all’interno della congregazione da lui fondata, la Congregazione di Gesù e Maria per la formazione dei sacerdoti nei seminari e quella delle monache di Nostra Signora della Carità.

Un nome, associato a Santa Margherita Alacocque, è quello di San Claudio de La Colombière che – per citare il documento di Papa Francesco - “venne a conoscenza delle esperienze di Santa Margherita, ne divenne immediatamente difensore e divulgatore. Egli ebbe un ruolo speciale nella comprensione e nella diffusione di questa devozione al Sacro Cuore, ma anche nella sua interpretazione alla luce del Vangelo”. Fra i due illustri personaggi nascerà un’intesa spirituale del tutto particolare: “Io ti manderò un mio servo fedele e amico perfetto”, così aveva promesso Gesù a Margherita Maria Alacoque. E così avvenne.

Fra i santi della storia moderna, viene citato San Francesco di Sales che “contemplava spesso il Cuore aperto di Cristo, che invita a dimorare dentro di Lui in una relazione personale di amore, nella quale si illuminano i misteri della vita. Possiamo vedere nel pensiero di questo santo dottore come, di fronte a una morale rigorista o a una religiosità di mera osservanza, il Cuore di Cristo gli apparisse come un richiamo alla piena fiducia nell’azione misteriosa della sua grazia”, così scrive Papa Francesco nell’Enciclica. Inoltre, cita una frase del santo contenuta nel Sermone per la II Domenica di Quaresima (20 febbraio 1622): “Questo adorabilissimo e amabilissimo cuore del nostro Maestro, ardente dell’amore che professa per noi, cuore in cui vediamo scritti tutti i nostri nomi [...]. È certamente un argomento di grandissima consolazione il fatto di essere amati con tanto affetto da Nostro Signore che ci porta sempre nel suo Cuore”.

Poi, l’altro ieri della storia con figure come San Charles de Foucauld e Santa Teresa di Gesù Bambino che nella “Dilexit nos” vengono citati assieme: “Senza averne la pretesa, hanno rimodellato alcuni elementi della devozione al Cuore di Cristo, aiutandoci a comprenderla in modo ancora più fedele al Vangelo”. Papa Francesco cita alcune frasi della Santa francese. Sembrano dei flash per ricordarci il suo pensiero: “Colui il cui cuore batteva all’unisono col mio”. E ancora: “Tu lo sai: io non guardo al Sacro Cuore come tutti; penso che il cuore del mio sposo è solo mio, così come il mio appartiene solo a lui, e allora nella solitudine gli parlo di questo delizioso cuore a cuore, aspettando di contemplarlo un giorno faccia a faccia”. E’ l’unione sponsale tra la Santa e Cristo, uniti nel Sacro Cuore.

In ultimo, un pensiero anche a Santi assai recenti come Santa Faustina Kowalska, San Pio da Pietrelcina e Santa Teresa di Calcutta. Fra queste ultime aureole, immancabile il pensiero a San Giovanni Paolo II. Il Pontefice guarda con ammirazione al suo insegnamento: “Giovanni Paolo II insegnava che «il Cuore del Salvatore ci invita a risalire all’amore del Padre, che è la sorgente di ogni autentico amore»”. Le parole che ricorrono di più, citando questi santi, sono due: “Cuore” (ovviamente) e un’altra che risiede all’interno del Cuore stesso, la parola “Amore” (altrettanto ovviamente).

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Sant’Alessandro Sauli e Carlo Acutis

Posté par atempodiblog le 11 octobre 2024

La pesca del santo/ Un compagno nella vita di Carlo
Sant’Alessandro Sauli e Carlo Acutis

Sant'Alessandro Sauli e Carlo Acutis dans Carlo Acutis Carlo-Acutis

“Chi combina le combinazioni?”. (San Pio da Pietrelcina)

Sabato 7 ottobre 2006. [...] Sulla soglia della clinica i miei pensieri giravano vorticosi. Mentre due infermieri portavano Carlo dentro la clinica, infatti, mi girai d’istinto per guardare dalla parte opposta della strada. Notai la chiesa dei padri Barnabiti dove sono custodite le reliquie di sant’Alessandro Sauli. Conoscevo bene quella chiesa, ma quella mattina mi sentii come attratta da essa. Qualcosa mi disse: girati, guarda là. Immediatamente ne compresi il motivo, Sant’Alessandro Sauli era casualmente divenuto quell’anno compagno nella vita di Carlo.

Ogni 31 dicembre a Milano, infatti, si usa fare “la pesca del santo”. Si dice che il santo che uscirà accompagnerà in modo speciale, per tutto l’anno, la persona che lo ha “pescato”. Quell’anno gli capitò sant’Alessandro Sauli, un vescovo barnabita, vissuto nel 1500, patrono dei giovani, la cui festa cade l’11 ottobre, un giorno che rimarrà scolpito per sempre anche nella storia del mio Carlo. Mi colpì che quella chiesa si trovasse proprio di fronte alla De Marchi. Istintivamente lo affidai a sant’Alessandro ed entrai in clinica. [...]

Domenica 8 ottobre. All’alba mi recai a Messa nella chiesa dei padri Barnabiti per chiedere l’intercessione del Signore e della Vergine Santissima. Pregai anche sant’Alessandro Sauli. Ho imparato grazie a Carlo che i santi sono sempre presenti. Poco dopo rientrai in clinica. Mi permisero di vedere Carlo. Era ancora sotto il suo scafandro, sempre sofferente. Mi confidò che non era riuscito a dormire granché. Poco dopo, il medico che lo seguiva decise di chiedere il trasferimento all’ospedale San Gerardo di Monza, dove esiste un centro specializzato per quel tipo di leucemie. Ci portarono nel reparto di ematologia pediatrica, all’undicesimo piano, dove ci avevano riservato la stanza numero undici. [...]

Mercoledì 11 ottobre. Clinicamente i medici lo considerarono morto quando il suo cervello cessò ogni sua attività vitale. Erano le 17.45 dell’11 ottobre del 2006. L’11 ottobre, lo stesso giorno in cui morì il suo santo dell’anno, Alessandro Sauli.
[...] I medici decisero di non staccare il respiratore finché il cuore non avesse smesso di battere da solo. Per questo motivo ci rimandarono a casa dicendoci che ci avrebbero telefonato non appena il cuore avrebbe cessato ogni sua pulsazione.

Giovedì 12 ottobre. Quando il sacerdote diede la benedizione finale dicendo «la Messa è finita, andate in pace», per pura coincidenza le campane della chiesa iniziarono a suonare a festa. Sembrò a molti come se Carlo volesse renderci partecipi della festa che in Cielo con il suo arrivo era appena iniziata.

Ci venne data la notizia che il cuore di Carlo aveva smesso di battere alle 6.45 del 12 ottobre, vigilia dell’ultima apparizione della Madonna a Fatima. Per noi non fu un caso quella coincidenza. Avevamo perso l’unico figlio, un dolore immenso, ma ci sosteneva la speranza che non era scomparso definitivamente dalle nostre vite, anzi, che sarebbe stato vicino a noi più di prima e che ci attendeva per una vita migliore. [...]

Tratto da: Il segreto di mio figlio. Perché Carlo Acutis è considerato un santo, di Antonia Salzano Acutis con Paolo Rodari. Ed. PIEMME

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Un milione di bambini prega il Rosario – 18 ottobre 2024

Posté par atempodiblog le 10 octobre 2024

Un milione di bambini prega il Rosario  18 ottobre 2024
di Aiuto alla Chiesa che Soffre

“Quando un milione di bambini pregherà il Rosario, il mondo cambierà”. (San Pio da Pietrelcina)

Un milione di bambini prega il Rosario – 18 ottobre 2024 dans Articoli di Giornali e News Un-milione-di-bambini-recita-il-Santo-Rosario

Il 18 ottobre 2024 bambini di tutto il mondo si uniranno nella recita del Rosario nell’ambito della campagna di preghiera “Un milione di bambini prega il Rosario”, organizzata da Aiuto alla Chiesa che Soffre. Questa iniziativa, che si svolge ogni anno, nel 2023 ha superato il milione di bambini registrati, un segno tangibile della potenza della preghiera.

Papa Benedetto XVI già nel 2008 sottolineava l’importanza del Rosario con queste parole:

“Il Santo Rosario non è una pia pratica relegata al passato… Il Rosario sta conoscendo quasi una nuova primavera. Questo è senz’altro uno dei segni più eloquenti dell’amore che le giovani generazioni nutrono per Gesù e per la Madre sua Maria”.

Il Santo Rosario è una potente preghiera che continua a ottenere grazia e pace per tutto il mondo. La Vergine Maria, attraverso la recita del Rosario, ci aiuta a mettere Cristo al centro della nostra vita, seguendo così il Suo esempio di vita.

Aiuto alla Chiesa che Soffre incoraggia bambini e famiglie a unirsi a questa grande iniziativa di preghiera. I benefici di questa supplica sono profondi, sia per chi recita il Rosario, sia per il mondo intero che oggi è provato da guerre e persecuzioni.

Un-milione-di-bambini-recita-il-Rosario dans Cardinale Mauro Piacenza

Come partecipare?
E’ molto semplice, basta scaricare i materiali di preghiera qui e distribuirli.
Invitiamo famiglie, parrocchie, scuole e gruppi di preghiera a organizzare incontri il 18 ottobre coinvolgendo il maggior numero possibile di bambini.
Dopo aver fatto conoscere l’iniziativa tramite social media, mezzi di comunicazione o passaparola, è possibile far sapere ad ACS Italia cosa hai organizzato, e quanti bambini si sono uniti sotto il manto amorevole di Maria, inviando un’e-mail a serviziobenefattori@acs-italia.org

Il Presidente di ACS Internazionale, Cardinale Mauro Piacenza, e l’Assistente Ecclesiastico internazionale, Padre Anton Laesser CP, hanno scritto una lettera speciale per tutti coloro che si uniranno alla preghiera (Leggi la lettera completa qui).

Progetti per bambini in Libano, Sud Sudan, Cuba e Uruguay
Oltre alla preghiera, quest’anno vogliamo insegnare ai bambini la bellezza del donare agli altri. In occasione dell’iniziativa di ottobre, ACS ha lanciato due progetti importanti:

1. Sostegno per l’acquisto di materiale scolastico per i bambini in Libano.
Aiutiamo i bambini libanesi a ricevere tutto il necessario per la scuola; per contribuire clicca qui.

2. Bibbie per bambini in Sud Sudan, Cuba e Uruguay.
Sosteniamo la stampa e distribuzione di Bibbie per bambini in questi Paesi; per informazioni e per donare clicca qui.

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“Pensate che gli angeli siano lenti come gli aeroplani?”

Posté par atempodiblog le 10 octobre 2024

“Pensate che gli angeli siano lenti come gli aeroplani?”
Fonte: Fermenti Cattolici Vivi
Tratto da: Radio Maria

“Pensate che gli angeli siano lenti come gli aeroplani?” dans Amicizia San-padre-Pio-da-Pietrelcina

Padre Pio cercava sempre di inculcare nei suoi figli spirituali l’amore verso gli angeli custodi che, fin dalla nascita, illuminano, custodiscono e governano la creatura umana.

Dall’angelo custode riceveva spesso preziosi servigi. A lui affidava poi numerosi incarichi che riguardavano il suo ministero sacerdotale. Per aiutare, in caso di bisogno, i suoi figli spirituali lontani, mandava sempre l’angelo custode.

Un giorno, l’inglese Cecil Humpherey-Smith, noto figlio spirituale di Padre Pio, mentre era in Italia ebbe un incidente d’auto e fu ferito gravemente. Un amico, vedendolo in pessime condizioni, andò all’ufficio postale e inviò un telegramma a Padre Pio chiedendo preghiere per Cecil. Quando consegnò il telegramma allo sportello, il postino gli diede un altro telegramma a lui indirizzato, proveniente da San Giovanni Rotondo. Con esso Padre Pio assicurava le sue preghiere per la guarigione di Cecil Humpherey-Smith.

Passò qualche mese prima che Cecil potesse viaggiare. Appena fu guarito, con l’amico si recò a San Giovanni Rotondo per ringraziare Padre Pio.

Giunti al convento, incontrarono il venerato padre, lo ringraziarono per le sue preghiere e, al fine di soddisfare la loro curiosità, chiesero a Padre Pio come fosse venuto a conoscenza dell’incidente e come avesse fatto a inviare loro così rapidamente il suo telegramma di rassicurazione.

Padre Pio con un largo sorriso sulle labbra disse: “Pensate che gli angeli siano lenti come gli aeroplani?”.

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La corona stretta fra le dita/ Il Rosario di Padre Pio

Posté par atempodiblog le 23 septembre 2024

“Amate la Madonna e fatela amare. Recitate sempre il suo Rosario”
La corona stretta fra le dita/ Il Rosario di Padre Pio
Tratto da: Ricordi e testimonianze, di padre Paolo Covino OFM cap. – Collana Testimonianze, 14 – Edizioni Padre Pio da Pietrelcina

La corona stretta fra le dita/ Il Rosario di Padre Pio dans Fede, morale e teologia Padre-Pio-e-la-Madonna

Sia quando ero studente sia da sacerdote, Padre Pio, nelle confessioni, mi ha sempre raccomandato di recitare il Rosario. Egli lo recitava continuamente, tutti i giorni. Aveva sempre la corona fra le mani o la sgranava nella pettorina. Raccomandava a tutti, con insistenza, la recita di questa pia pratica per ottenere grazie dalla Madonna ed aiuto contro le tentazioni. Il Padre recitava moltissimi Rosari al giorno.

Ripeteva ai suoi figli spirituali: «Amate la Madonna e fatela amare. Recitate sempre il suo Rosario e recitatelo bene, con devozione. Satana mira sempre a distruggere questa preghiera, ma non ci riuscirà mai. È la preghiera di Colei che trionfa su tutti. È la Madonna che ce l’ha insegnata, come Gesù ci ha insegnato il Pater noster».

Il Rosario, per Padre Pio, era l’arma per combattere il demonio e per arrivare al cielo. Gli fu chiesto quale eredità avrebbe lasciato ai suoi figli. Rispose: «Il Rosario». Alcuni uomini che ho visto col rosario in mano mi hanno detto: «Ce lo ha insegnato Padre Pio».

Il Padre ha chiuso gli occhi implorando dolcemente i nomi di Gesù e di Maria con la corona stretta fra le dita.

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Pompei di Maria

Posté par atempodiblog le 7 octobre 2023

Pompei di Maria
di Padre Guglielmo Alimonti Ofm Cap, Collana “Vento impetuoso”, Volume VI, pp 305-306-307

Pompei di Maria dans Apparizioni mariane e santuari Beata-Vergine-Maria-Pompei

Il culto della Madonna di Pompei fu introdotto dal Beato Bartolo Longo, autore anche della supplica recitata in ogni chiesa due volte l’anno: l’8 maggio e la prima domenica di ottobre. L’immagine tanto venerata presenta la Madonna in trono col Bambino in braccio in atto di consegnare il rosario a Santa Caterina e a San Domenico di Guzman, inginocchiati ai lati del trono.

Nel rosario, preghiera semplice per la sua struttura, ma efficace e potente, è racchiusa “la contemplazione dei misteri in cui si snoda la storia della nostra salvezza” (Giovanni Paolo II, 25 ottobre 1987).

Padre Pio chiamava il rosario “l’arma che apre il cuore di Dio”. Egli si rivolgeva spesso alla “Vergine di Pompei” con incessanti preghiere e novene. Il 19 settembre 1968 un gesto delicatissimo: da un mazzo di rose “estrasse con la mano piagata una rosa che affidò ad un figlio spirituale diretto a Napoli, perché la deponesse davanti all’immagine dell’amata Mammina a Pompei” (Padre Gerardo di Flumeri).

Maria-Regina-del-santo-rosario dans Beato Bartolo Longo

Pompei di Maria,
profumi di rose.
Accogli festosa
i figli di Dio.

Un tempo tu fosti
altare per gli idoli.
Un mondo di lusso
e facili vizi.

Adesso la Chiesa
qui viene commossa
e implora dal Cielo
aiuto e speranza.

T’onora, Maria,
il fulgido tempio.
È pieno ogni giorno
di anime pie.

Divin sacrificio:
offerta incessante.
La gente riceve
il Pane di Cristo.

Pompei, sei rifugio
del popolo santo.
Riconciliazione c’è qui
e dolce perdono.

Pompei, t’ha scelto
qual trono di grazie
la Madre di Dio.
È festa di gioia.

È grido d’amore.
È canto e preghiera
che sgorga dal cuore.
S’invoca Maria.

O Madre divina,
qui cantano gli angeli
intorno all’altare
dov’è la tua immagine.

Qui sono venuti
i santi a pregare.
Tu serbi la rosa
del buon Padre Pio.

Sostieni, Maria,
chi zela l’onore
del tuo santuario
e i cari tuoi orfani.

Ascolta, Maria,
la supplica ardente,
che il mondo cristiano
fidente ti eleva.

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La corona del Rosario, “arma” dei Santi

Posté par atempodiblog le 18 février 2023

La corona del Rosario, arma dei Santi
Da Padre Pio a Carlo Acutis, da S. Alfonso a S. Giovanni Bosco la recita del Rosario è stata sempre parte integrante della vita spirituale dei Santi
di Gianluca Giorgio – ACI Stampa
Carlo Acutis: “Il Rosario è la scala più corta per salire in Cielo” dans Carlo Acutis Il-Rosario-la-scala-pi-corta-per-salire-in-Cielo-Beato-Carlo-Acutis

Il Rosario è una forma di preghiera che nasce all’interno dell’Ordine domenicano. Incoraggiata nelle Regole della fraternità di San Domenico, questa rappresenta uno dei modi più autentici di pregare la Madre di Dio. San Domenico, il beato Alano della Rupe e molti altri santi ne hanno custodito il segreto e la devozione.

Tra questi brilla anche San Pio da Pietrelcina. Sacerdote cappuccino, scomparso nel 1968, ne diffuse il culto e la spiritualità. Devotissimo alla Madonna, incoraggiava i propri devoti alla recita, fedele e costante, della preghiera mariana. Per loro disegnò i Gruppi di preghiera che si riuniscono, ogni mese, per la celebrazione della Messa, preceduta dalla recita del Rosario. Amava ripetere che la Madonna non gli aveva mai negato una grazia. La chiamava l’arma, non separandosene mai. Alla morte la lasciò in eredità ai suoi figli spirituali sparsi nel mondo, in continuità con il proprio apostolato sacerdotale.

Questa insegna a vivere con Cristo e Maria per le strade della vita. I venti misteri, gioiosi, gloriosi, dolorosi e luminosi, rivivono la vita del Redentore, permettendo di meditare sul mistero assunto. Questo è tanto altro è contenuto nel mistero di questa orazione, che è stata definita il breviario del Popolo di Dio.

Sant’Alfonso Maria de Liguori, il beato Carlo Acutis, San Serafino da Montegranaro, e molti santi hanno intessuto la propria giornata di rosari.

Don Dolindo Ruotolo e il venerabile Marcellino da Capradosso la recitavano, per la strada, in cammino. San Giovanni Bosco la diffuse nei propri oratori e per i suoi ragazzi.

Un tempo, nelle famiglie, si recitava la corona tutte le sere. Chiunque può, in pochi minuti, recitarlo in strada, in macchina o in casa. Un solo mistero o i cinque misteri di dieci poste, aiutano il contatto con Maria. Oggi come ieri e domani il santo Rosario resta una delle preghiere più belle che le persone possono rivolgere alla propria Madre, per onorala ma di più amarla.

Divisore dans San Francesco di Sales

Freccia dans Viaggi & Vacanze Il santo Rosario, la vera arma

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San Pio da Pietrelcina e la coroncina al Sacro Cuore di Gesù

Posté par atempodiblog le 17 décembre 2022

San Pio da Pietrelcina e la coroncina al Sacro Cuore di Gesù
La preghiera era recitata quotidianamente dal cappuccino per le necessità dei fedeli e della Chiesa
di Gianluca Giorgio – ACI Stampa

Padre Pio e la Spagnola, un santo di fronte alla pandemia dans Articoli di Giornali e News San-Padre-Pio-da-Pietrelcina

Il servo di Dio padre Felice Cappello è stato un grande devoto del Sacro Cuore di Gesù. Moltissimi ne ricordano lo zelo ed il grande amore verso questa spiritualità.

San Claudio de La Colombiere e Santa Margherita Maria Alacocque hanno testimoniato l’amore che Gesù porta alle anime, diffondendone il culto in Francia e nel mondo.

Tra i tantissimi santi che hanno testimoniato questo amore vi è stato anche San Pio da Pietrelcina il quale, ogni giorno, recitava una piccola preghiera chiamata Coroncina del Sacro Cuore per le necessità dei fedeli e delle Chiesa.

La preghiera trae origine dalle stesse parole di Cristo ed illumina in quanto è una vera e propria catechesi.

Questa era offerta dal padre cappuccino ai propri devoti per crescere nell’amore e nell’affidamento al Sacro cuore.

Anche oggi, nei momenti tristi, difficoltà o altro, è bello confidare con queste parole, in quel “cuore che ha tanto amato il mondo”.

Ecco la preghiera:

O mio Gesù, che hai detto in verità vi dico, chiedete ed otterrete, cercate e troverete, picchiate e vi sarà aperto!, ecco che io picchio, io cerco, io chiedo la grazia… 

Pater, Ave, Gloria.  Sacro Cuore di Gesù, confido e spero in Te.

O mio Gesù, che hai detto in verità vi dico, qualunque cosa chiederete al Padre mio nel mio nome, Egli ve la concederà!. ecco che al Padre Tuo, nel Tuo nome, io chiedo la grazia… 

Pater, Ave, Gloria.  Sacro Cuore di Gesù, confido e spero in Te.

O mio Gesù, che hai detto in verità vi dico, passeranno il cielo e la terra, ma le mie parole mai! » ecco che appoggiato all’infallibilità delle Tue sante parole io chiedo la grazia… 

Pater, Ave, Gloria.  Sacro Cuore di Gesù, confido e spero in Te. 

O Sacro Cuore di Gesù, cui è impossibile non avere compassione degli infelici, abbi pietà di noi miseri peccatori, ed accordaci le grazie che ti domandiamo per mezzo dell’ Immacolato Cuore di Maria, tua e nostra tenera Madre, S. Giuseppe, Padre Putativo del Sacro Cuore di Gesù, prega per noi. 

Salve Regina.

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Santa Filomena da Mugnano del Cardinale

Posté par atempodiblog le 13 août 2022

Santa Filomena da Mugnano del Cardinale
di Vatican News

Santa Filomena da Mugnano del Cardinale dans Beata Pauline Marie Jaricot Santa-Filomena

Filomena martire cristiana?
Il culto di Santa Filomena e anche tutti gli interrogativi sulla sua identità hanno origine a Roma il 25 maggio del 1802 durante gli scavi nella Catacomba di Priscilla sulla via Salaria, quando vengono scoperte le ossa di una giovane di tredici o quattordici anni e un vasetto contenente un liquido ritenuto sangue della Santa. Il loculo era chiuso da tre tegole di terracotta su cui era inciso: “LUMENA PAX TE CUM FI”. Si credette che, per inavvertenza, fosse stato invertito l’ordine dei tre frammenti risalenti tra il III e il IV sec d.C. e che si dovesse leggere: « PAX TE / CUM FI / LUMENA” cioé: « La pace sia con te, Filomena ». I diversi segni decorativi intorno al nome inoltre – soprattutto la palma e le lance – portarono ad attribuire queste ossa ad una martire cristiana dei primi secoli. All’epoca, infatti, si riteneva che la maggior parte dei corpi presenti nelle Catacombe risalissero alle persecuzioni dell’epoca apostolica.

Santa-Filomena-da-Avellino dans Fede, morale e teologia

Le reliquie e i prodigi a Mugnano del Cardinale
Furono queste reliquie ad essere in seguito portate, per richiesta del sacerdote nolano Francesco De Lucia, a Mugnano del Cardinale, in provincia di Avellino, nella chiesa dedicata alla Madonna delle Grazie, dove sono tuttora. Qui i primi miracoli raccontati proprio da mons. De Lucia. Attirato da quanto succedeva Papa Leone XII concesse al Santuario la lapide originaria che Pio VII aveva fatto trasferire nel lapidario Vaticano. Nel 1833, in questo contesto, si inserì la « Rivelazione » di suor Maria Luisa di Gesù che contribuì a diffondere il culto di Santa Filomena in Europa e in America. Personaggi noti come Paolina Jaricot, fondatrice dell’Opera della Propagazione della Fede e del Rosario vivente, e il santo Curato d’Ars ricevettero la guarigione completa dei loro mali per intercessione della santa e ne divennero ferventi devoti.

La biografia secondo Suor M. Luisa di Gesù
E’ proprio il racconto di suor Maria Luisa a svelare la storia della Santa. La suora affermò che la vita di Filomena le era stata narrata per “rivelazione” dalla santa stessa. Filomena sarebbe stata figlia di un re della Grecia convertitosi al cristianesimo e per questo divenuto padre. A 13 anni consacrò a Dio con voto la sua castità verginale. Fu allora che l’imperatore Diocleziano dichiarò guerra a suo padre: la famiglia si vide costretta allora a trasferirsi a Roma per trattare la pace. L’imperatore si innamorò della fanciulla, ma al suo rifiuto la sottopose ad una serie di tormenti da cui sempre fu salvata fino alla definitiva decapitazione. Due ancore, tre frecce, una palma e un fiore sono i simboli, raffigurati sulle tegole del cimitero di Priscilla, che furono interpretati come simboli del martirio. Ma uno studio più approfondito dei reperti archeologici attestò l’assenza della scritta martyr e fece decadere la possibilità della morte per martirio; inoltre nell’ampolla trovata accanto ai resti si provò che non vi fosse sangue ma profumi tipici delle sepolture dei primi cristiani. In definitiva il corpo era di una fanciulla morta nel IV secolo sul cui sepolcro erano state utilizzate tegole con iscrizioni di un precedente sepolcro. La Sacra Congregazione dei Riti nella Riforma Liturgica degli anni ’60 tolse allora dal calendario il nome di Filomena. Ma il culto rimase.

La Devozione resta
La “Santina” del Curato D’Ars, come molti chiamano Santa Filomena, fu venerata in particolare da San Pio da Pietrelcina sin da bambino. La chiamava “la principessina del Paradiso” e a chi osava mettere in discussione la sua esistenza, rispondeva che i dubbi erano frutto del demonio e ripeteva: “Può pure darsi che non si chiami Filomena! Ma questa Santa ha fatto dei miracoli e non è stato il nome che li ha fatti!”. Tutt’oggi Filomena intercede per molte anime e numerosi fedeli si recano a pregare davanti alle sue spoglie. E’ considerata la protettrice degli afflitti e dei giovani sposi e molte volte ha donato la gioia della maternità a madri sterili.

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Oltre l’amarcord, per diventare «santi della porta accanto»

Posté par atempodiblog le 13 juin 2022

Oltre l’amarcord, per diventare «santi della porta accanto»
di fr. Francesco Dileo, OFM Cap. – Voce di Padre Pio

Oltre l’amarcord, per diventare «santi della porta accanto» dans Articoli di Giornali e News San-Padre-Pio-da-Pietrelcina-Francesco-Forgione

Amarcord. Ricordo bene ogni dettaglio dell’indimenticabile giornata del 16 giugno di 20 anni fa. Anch’io, sacerdote da appena due anni, ero tra i tantissimi concelebranti che facevano corona all’ormai anziano e affaticato Giovanni Paolo II mentre, dinanzi a una incalcolabile assemblea di fedeli riunita in Piazza San Pietro e in via Della Conciliazione, dichiarava al mondo intero di iscrivere Padre Pio «nell’Albo dei Santi».

Non potevo neppure immaginare, all’epoca, che il Signore mi avrebbe riservato l’onore e l’onere di servire quel Santo appena proclamato come rettore del Santuario nel quale egli ha svolto quasi tutto il suo ministero sacerdotale e in cui, ancor oggi, continua ad attrarre milioni di pellegrini, con la prospettiva di richiedere la sua intercessione per ricevere grazie materiali e spirituali.

Così, per me e per tutti coloro che compongono la Fraternità di San Giovanni Rotondo, quel ricordo rappresenta uno stimolo, più che alla commemorazione, all’impegno.

L’impegno è a custodire l’eredità che ci ha lasciato Padre Pio. E questa eredità – ci disse Benedetto XVI durante la sua visita pastorale del 21 giugno 2009 – «è la santità». Ciò significa che dobbiamo sentire come trasmessa a noi la «missione grandissima» che Dio ha affidato al nostro santo Confratello quando gli ha chiesto: «Santificati e santifica» (cfr. Epist. III, pp. 1009-1010). Siamo chiamati, dunque, non solo noi frati, ma tutti coloro che si definiscono e vogliono essere davvero devoti di san Pio da Pietrelcina, a seguire le sue orme sulla strada della vita virtuosa, ben sapendo che il nostro esempio di coerenza evangelica è il metodo più efficace – molto più delle parole, anche di quelle di uomini dotti o dal linguaggio accattivante – per ottenere che anche altri ci seguano nel cammino che conduce all’eterna beatitudine.

Lo espresse molto bene Paolo VI, anch’egli santo, nell’esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi: «L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni» (41). E ce lo fa capire anche lo stesso Padre Pio, quando citando san Paolo scrive: «Mi sforzerò, colla divina grazia, di esser un buon sacerdote religioso, da arrivare un giorno a poter dire coll’apostolo, senza tema di mentire: Imitatores mei estote sicut et ego Christi» (Epist. I, p. 556).

Sentiamo come diretta a ciascuno di noi questa esortazione e sforziamoci di ripeterla, con lo stile di vita, a quanti si aspettano di vedere in noi la gioia di essere «nel mondo», ma non «del mondo» (cfr. Gv 17,13-14), ricordando che «nessuno si salva da solo, come individuo isolato, ma Dio ci attrae tenendo conto della complessa trama di relazioni interpersonali che si stabiliscono nella comunità umana» (Francesco, Gaudete et exultate, 6).

Non spaventiamoci per questo compito a cui tutti siamo chiamati. Non temiamo di essere provocati e di lasciarci coinvolgere dalla parola “santità”. Giovanni Paolo II, canonizzato dalla Chiesa che ha servito come pastore universale, ci incoraggia e ci rincuora: «Questo ideale di perfezione non va equivocato come se implicasse una sorta di vita straordinaria, praticabile solo da alcuni “geni” della santità. Le vie della santità sono molteplici, e adatte alla vocazione di ciascuno» (Novo millennio ineunte, 31).

Ecco perché Papa Francesco ci invita a guardare agli esempi, molto più imitabili, che provengono dalla cosiddetta «santità “della porta accanto”», che lui vede «nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere» (Gaudete et exultate, 7).

Diventare anche noi «santi della porta accanto» è il modo migliore per onorare Padre Pio, per essere suoi fedeli confratelli o suoi autentici devoti.

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Il cristiano nel Battesimo risorge in Gesù

Posté par atempodiblog le 9 janvier 2022

Padre Pio e la Spagnola, un santo di fronte alla pandemia dans Articoli di Giornali e News San-Padre-Pio-da-Pietrelcina

Sì, il cristiano nel Battesimo risorge in Gesù, viene sollevato ad una vita sopranaturale, acquista la bella speranza di sedere glorioso sopra il Trono Celeste. Quale dignità! La sua vocazione richiede di aspirare di continuo alla patria dei Beati, di considerarsi qual pellegrino nella terra di esilio; la vocazione di cristiano, dico, richiede di non apporre il cuore nelle cose di questo basso mondo; tutta la cura, tutto lo studio del buon cristiano che vive secondo la sua vocazione è rivolto nel procacciarsi i beni eterni; egli si deve formare tale giudizio delle cose di qua giù, da stimare ed apprezzare solo quelle che servono al conseguimento degli eterni beni l’aiutino.

San Padre Pio da Pietrelcina

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Anime del Purgatorio…

Posté par atempodiblog le 24 octobre 2021

Anime del Purgatorio... dans Citazioni, frasi e pensieri san-padre-pio

Anime sante, anime del Purgatorio, pregate Iddio per me, ch’io Lo pregherò per voi, affinché vi doni presto la gloria del Paradiso”.

di San Pio da Pietrelcina

Divisore dans San Francesco di Sales

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Padre Pio e la Spagnola, un santo di fronte alla pandemia

Posté par atempodiblog le 12 février 2021

Padre Pio e la Spagnola, un santo di fronte alla pandemia
La Spagnola, l’influenza che tra il 1918 e il 1920 causò la morte di 50 milioni di persone, colpì anche Padre Pio e la sua famiglia. A causa del virus morirono la sorella Felicita e il nipote Pellegrino. Il santo da Pietrelcina visse quell’ulteriore sofferenza rimettendosi in tutto alla volontà di Dio. Fece un voto, impegnandosi a pregare solo per gli altri, e grazie alla sua intercessione molti guarirono. La Bussola intervista Stefano Campanella, autore del libro “La pandemia di Padre Pio”.
di Wlodzimierz Redzioch – La nuova Bussola Quotidiana

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Oggi c’è il Covid-19. Un secolo fa c’era un’altra pandemia, la Spagnola, l’influenza che fra il 1918 e il 1920 uccise decine di milioni di persone nel mondo. Il nome, “Spagnola”, venne dato alla malattia perché all’inizio fu riportata principalmente dai giornali spagnoli. Siccome la Spagna non era coinvolta nella Prima Guerra Mondiale, la sua stampa non era soggetta alla censura di guerra che in altri Paesi nascondeva le notizie dell’epidemia. Fu una vera pandemia che coinvolse circa un quarto della popolazione mondiale, cioè 500 milioni di persone, causandone la morte di 50 milioni. Il tasso di mortalità fu così elevato che la Spagnola è passata alla storia come la più grave pandemia di sempre.

Non tutti sanno che la prima pandemia del XX secolo colpì anche un giovane cappuccino nel convento di San Giovanni Rotondo, Padre Pio, e la sua famiglia. In questi giorni è apparso un libro - La pandemia di Padre Pio. Discepolo dell’Addolorata - che racconta la storia del santo da Pietrelcina nel periodo della Spagnola e che è stato scritto da Stefano Campanella, direttore di Tele Radio Padre Pio e Padre Pio TV. La Nuova Bussola lo ha intervistato.

Stefano Campanella, com’è nata l’idea del libro?
L’idea è nata quando il convento dei cappuccini di San Giovanni Rotondo è stato colpito dal Covid-19. Nel periodo tra il 5 novembre e fine anno c’erano contagiati 12 frati su 20. Due frati anziani, già ammalati, sono deceduti per le complicanze causate dal virus. Io, avendoli frequentati, in attesa del tampone, sono rimasto in quarantena. E in quel periodo mi sono messo a cercare dei documenti su come Padre Pio abbia vissuto la pandemia della Spagnola. Ho trovato tanto materiale e ne è venuto fuori un instant book.

Allora la famiglia di Padre Pio fu colpita dalla Spagnola?
Sì, la Spagnola colpì anche la sua famiglia: a causa del virus morirono la sorella Felicita di 29 anni (25 settembre 1918) e il nipotino Pellegrino di 4 anni (tre giorni prima della madre). Felicita viveva con marito e tre figli a Pietrelcina, paese natale di Padre Pio. Quando si ammalò, sua madre andò a casa sua per accudire sia la figlia sia il genero e i nipoti. E si ammalò gravemente anche lei.

Padre Pio pregava tanto per i suoi familiari?
Vorrei ricordare un fatto importante: Padre Pio fece un voto al Signore nel quale si impegnò a pregare solo per gli altri, ossia non per ciò che riguardava sé stesso o gli affetti più cari, comprese la salute e la vita dei suoi familiari. Lui riuscì ad ottenere la guarigione dalla Spagnola di tante persone a San Giovanni Rotondo. Invece alle sue figlie spirituali chiedeva preghiere per i suoi, ovviamente anche per la madre. E, in questo caso, le preghiere furono accolte e sua madre guarì.

E Padre Pio fu contagiato?
Anche Padre Pio si ammalò. Avvertì i primi sintomi della Spagnola all’inizio di settembre 1918, poi si riprese e stette meglio intorno al 20 del mese. E proprio la mattina del 20 settembre celebrò la Messa che precedette la sua stimmatizzazione permanente. Ma dopo alcuni giorni ebbe una ricaduta, che lo portò ad essere indisposto fino alla metà di dicembre. Durante la malattia ebbe febbri molto alte e soffrì di broncopolmonite, causate dal virus. Ma la morte dei suoi familiari fu per lui motivo di ancora più grande sofferenza.

Dove si trovava nel periodo della malattia?
Si trovava nel convento di San Giovanni Rotondo, ma per non infettare gli altri frati e i seminaristi (allora quel convento era anche la sede del seminario dei cappuccini) fu costretto ad andare a dormire in una delle due stanze della foresteria. Una delle sue figlie spirituali gli portava da mangiare, restando nell’altra stanza e passandogli le vivande da una piccola finestrella.

Cosa sappiamo della vita di Padre Pio nel periodo della malattia?
Padre Pio visse il periodo della pandemia con grande altruismo, pregando per gli altri e non per sé stesso. E, in quella occasione, diede prova della grande forza della sua intercessione. Vorrei citare un episodio: una sua figlia spirituale aveva una sorella gravida in fin di vita a causa della Spagnola. C’era il rischio che morissero sia la mamma sia la nascitura e sembrava che non ci fosse più niente da fare. La donna corse da Padre Pio chiedendo le sue preghiere per la sorella moribonda. E lui rispose: «Quand’anche la vedessi spirare, devi credere che guarirà». In effetti quella donna guarì e diede al mondo una bella bambina.

Come mai hai dato al libro il sottotitolo “Discepolo dell’Addolorata”?
Volevo evitare che il libro restasse solo il racconto di una serie di fatti, sebbene già di per sé eloquenti, e stavo pensando al modo migliore per rendere più chiaro il messaggio spirituale che emerge dal modo con cui Padre Pio ha affrontato le ulteriori sofferenze inflittegli dalla pandemia di Spagnola: accettando la volontà di Dio e con l’altruismo che è la tipica espressione del vero amore. E questo è esattamente l’atteggiamento che ha caratterizzato l’esistenza della Vergine Maria, soprattutto quando dovette assistere alla passione e alla morte di suo Figlio. Non a caso, Padre Pio affermava: «Sotto la croce si impara ad amare». Egli ha, dunque, imparato dall’Addolorata e, dopo essere stato discepolo, con il suo esempio, è diventato a sua volta maestro di tutti coloro che vogliono essere suoi autentici devoti, divenendo suoi discepoli.

Ci sono persone che si definiscono figli spirituali di Padre Pio, che parlano delle previsioni apocalittiche riguardanti il mondo attribuite al Frate. Può confermare tali previsioni?
Assolutamente no. Bisogna stare molto attenti. Non basta dirsi “figlio spirituale” per essere credibile, se questa presunta figliolanza non è confermata dalle frequentazioni dimostrabili.

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“Maria e la Chiesa a 25 anni dalle lacrime della Madonna di Civitavecchia”

Posté par atempodiblog le 2 février 2021

Una riflessione del teologo Stephen Walford sulla Vergine e il mondo sconvolto dalla pandemia
“Maria e la Chiesa a 25 anni dalle lacrime della Madonna di Civitavecchia”
di Stephen Walford* – Vatican Insder

“Maria e la Chiesa a 25 anni dalle lacrime della Madonna di Civitavecchia” dans Apparizioni mariane e santuari La-Madonna-di-Civitavecchia

Il 2 febbraio 1995 nella città portuale di Civitavecchia, nel Lazio, a pochi chilometri da Roma, un nuovo capitolo della profetica “era mariana” fu scritto dalla Beata Vergine Maria. Una vicenda famosa in tutto il mondo che pose la famiglia Gregori al centro di un intervento divino con conseguenze diffuse per la Chiesa e per il mondo.

La storia iniziò alcuni mesi prima, nel settembre 1994, quando il parroco di Sant’Agostino a Pantano, don Pablo Martin, partì in pellegrinaggio per Medjugorje con l’intenzione di portare una statua della Beata Vergine in regalo alla famiglia di Fabio Gregori. Il sacerdote disse che, mentre si trovava nella cittadina bosniaca, fu guidato da San Pio da Pietrelcina (morto nel 1968) ad acquistare una statua particolare e che il famoso frate cappuccino gli suggerì che «l’evento più bello della sua vita» sarebbe stato proprio il risultato di questa decisione.

Nello stesso periodo una figlia spirituale del famoso esorcista padre Gabriele Amorth lo informò che una «Madoninna avrebbe pianto a Civitavecchia» e che «non sarebbe stato di buon auspicio per l’Italia». Il vescovo di Civitavecchia dell’epoca, monsignor Girolamo Grillo, raccontò nel suo diario che padre Amorth gli telefonò il 13 marzo 1995 per fornirgli queste informazioni. Ma il vescovo non gli credette.

Le lacrime
Il 2 febbraio 1995, alle 16.20, mentre i Gregori si preparavano per andare a messa, la piccola Jessica, cinque anni, vide per la prima volta lacrime di sangue fluire dall’occhio sinistro fino al cuore della statua della Madonna, posta nella grotta del giardino. Suo padre Fabio assistette anche lui alla scena. Lo stesso fenomeno si verificò nei giorni seguenti con altri testimoni, ma il vescovo Grillo rimase a lungo scettico. La statua pianse altre tredici volte prima che una grazia straordinaria cambiasse l’opinione del vescovo. Il 15 marzo, alle 8.15, dopo la messa in episcopio, la sorella del presule, Grazia, espresse il desiderio di pregare davanti alla statua dopo aver ricordato le parole di padre Amorth. Monsignor Grillo accolse la richiesta e, insieme a molti altri presenti, iniziarono a recitare il “Salve Regina”. Quando raggiunsero le parole «Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi», la statua cominciò a piangere lacrime di sangue per la quattordicesima volta, e questa volta nelle mani del vescovo stesso.

Padre Amorth in seguito confessò che la sua figlia spirituale che l’aveva informato nell’estate del ’94 del futuro evento miracoloso, lo aveva anche avvertito che se non fosse stata fatta molta preghiera e penitenza, l’Italia avrebbe dovuto affrontare una guerra civile e un terribile spargimento di sangue. A causa di questo pericolo, la donna si offrì come vittima in riparazione per i peccati dell’Italia e presto si ammalò gravemente. Il vescovo Grillo nel frattempo si era anche impegnato a chiedere a tutti i conventi e monasteri di clausura di pregare ardentemente per il Paese.

Il presule, ormai fermamente convinto della vera natura degli eventi che si svolgevano nella sua diocesi, portò la statua a Roma per fare in modo che due diverse équipe mediche analizzassero le lacrime. Entrambi tornarono con lo stesso risultato: il sangue proveniva da un maschio di circa trent’anni, ma rivelava anche forti caratteristiche femminili.

Sorprendentemente, il professor Giancarlo Umani Ronchi, il principale medico di Medicina legale dell’Università La Sapienza, dichiarò apertamente che durante le prove era emerso un aspetto soprannaturale dalla statua. Le scansioni eseguite da diverse agenzie insieme alla Chiesa cattolica dimostrarono che non erano presenti dispositivi o meccanismi nascosti all’interno della statua che avrebbero potuto permettere l’uscita di sangue. Per coloro che guardavano con gli occhi della fede a tale evento miracoloso – incluso il vescovo inizialmente scettico – il sangue era quello di Cristo, e le forti caratteristiche femminili potevano essere spiegate dal fatto che Gesù non aveva un padre terreno, quindi tutto derivava dalla madre Maria.

Non mancarono le controversie, tali da portare l’Ufficio della Procura della Repubblica di Civitavecchia a confiscare la statua per ulteriori indagini. Cosa che causò un tumulto tra i fedeli. A questo punto fu coinvolto il Vaticano, il quale mostrò un sostegno tangibile per la famiglia Gregori. Papa Giovanni Paolo II inviò, il 10 aprile 1995, il suo grande amico cardinale Andrej Maria Deskur (il porporato che offrì le sofferenze causate da un ictus per il Papa all’alba del suo pontificato) per regalare ai Gregori una replica della statua fatta dallo stesso uomo che realizzò l’originale.

Fu un dono personale del Papa polacco e presto, inspiegabilmente, iniziò ad emettere un olio profumato nei giorni di festa liturgica, nell’anniversario delle lacrime, e anche in molte occasioni di fronte a semplici pellegrini che invocavano l’aiuto della Madonnina. La statua pianse anche lacrime umane il 2 aprile 2005, il giorno della morte di San Giovanni Paolo II, e il 31 marzo 2006, quando il vescovo Grillo vide personalmente il pianto e lo rese noto.

Le apparizioni
Per quanto incredibili fossero questi eventi nella primavera del 1995, furono solo l’inizio della chiamata divina, poiché in pochi mesi Fabio, sua moglie Annamaria, Jessica e il loro figlio più giovane Davide iniziarono ad avere apparizioni della Vergine e di Gesù. A partire dal 2 luglio e terminando il 17 maggio 1996, durante queste apparizioni furono lasciati 93 messaggi pubblici su una serie di temi; ancora prima, la madre Annamaria disse di aver ricevuto delle rivelazioni sotto forma di sogni. Chiaramente l’intenzione della Madonna era di attirare l’attenzione sull’importanza vitale della famiglia cristiana.

Quando arrivarono al vescovo Grillo le notizie di queste apparizioni, il vecchio scetticismo tornò. Interrogò Jessica nel settembre 1995 accusandola di aver mentito, ma la ragazza rimase ferma, rivelando anche in un secondo incontro che la Beata Vergine le aveva detto che il vescovo «ha un cuore di pietra». A questo punto, il presule mise alla prova Jessica: le chiese di riferire un fatto su sé stesso che solo lui sapeva. In seguito Jessica tornò non con uno, ma con diversi fatti riguardanti la sua persona. Chiaramente colpito dai dettagli sorprendenti e veritieri, il vescovo si ammalò, ma da quel momento tutti i dubbi svanirono e divenne di grande supporto ai piani della Beata Vergine per Civitavecchia e la famiglia Gregori. Al vescovo fu consegnato anche un segreto della Vergine con dettagli su eventi futuri della sua vita; poco prima della sua morte nel 2016, monsignor Grillo ha rivelato pubblicamente che i contenuti del segreto si erano avverati.

Uno degli aspetti più belli delle apparizioni era la tenerezza e l’umiltà mostrata dalla Vergine Maria. Ad esempio raccontarono che, quando apparve, la Madonna si sarebbe scusata per aver tolto il tempo alla famiglia. In un’occasione Davide fu abbracciato dalla Madonna mentre le tirava la corda intorno alla cintola. Fabio riferì di essere stato inizialmente incredulo all’idea che la Beata Vergine apparisse ai figli Jessica e Davide, ma poi quando vide la Madonna «Ella mi ha dato un bacio sulla fronte. Ho sentito il calore e la carne». Jessica e sua madre Annamaria parlarono entrambe con Gesù in Chiesa. Il Signore uscì fuori dall’immagine della Divina Misericordia e si avvicinò ad Annamaria e le tenne la mano. Sebbene i messaggi pubblici fossero terminati nel maggio 1996, le apparizioni proseguirono in modo privato. Manuel, nato nel 2002, disse di aver visto la Madonna all’età di sette anni, in un momento di particolare sofferenza per la famiglia, e più di recente, nel dicembre 2018, la Madonna è apparsa a Fabio e Annamaria durante la messa. Jessica ha continuato ad avere apparizioni anche negli anni successivi.

I messaggi
Se consideriamo i messaggi, ci permettono di capire il motivo delle lacrime di sangue. Descrivono alla Chiesa in modo profetico e apocalittico i pericoli che incombono sull’umanità: apostasia dalla vera fede, un attacco satanico alla famiglia, una terza guerra mondiale, l’importanza della devozione al Cuore Immacolato di Maria e un avvertimento che la visione del terzo segreto di Fatima si sarebbe iniziata a compiere alla fine del secondo millennio. La Madonna parlò anche dell’imminente vittoria finale sul male con il ritorno nella gloria del Signore.

In termini di «grande apostasia» della vera Fede, come la descrisse la Madonna, l’avvertimento fu severo: «Figli, la Chiesa è entrata nel periodo di grande prova e in molti di voi la fede diventerà instabile». In un’altra occasione disse: «Satana si sta impadronendo di tutta l’umanità, e ora sta cercando di distruggere la Chiesa di Dio tramite molti sacerdoti. Non permettetelo! Aiutate il Santo Padre!». Ancora: «A Roma le tenebre stanno scendendo sempre di più sulla roccia che mio figlio Gesù vi ha lasciato per edificare, educare e far crescere spiritualmente i suoi figli».

Gli avvertimenti di apostasia si trovano anche nel magistero dei Papi recenti. Giovanni Paolo II si riferiva specificatamente ad una «apostasia silenziosa» nella sua Esortazione apostolica Ecclesia in Europa, mentre Benedetto XVI riprese la profezia di San Paolo a Timoteo riguardante il giorno «in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, pur di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo i propri capricci, rifiutando di dare ascolto alla verità per perdersi dietro alle favole» (2 Tm 4,3). Papa Francesco in innumerevoli occasioni ha messo in guardia dal pericolo rappresentato dalla mondanità spirituale che è «la tentazione più perfida che minaccia la Chiesa».

La Beata Vergine implorava l’unità nella Chiesa attraverso l’obbedienza di tutti i vescovi al Papa. «La sua forza conferma che la vera Verità Evangelica è soltanto nella Chiesa di Gesù affidata al Papa e a tutti i vescovi uniti a lui nell’obbedienza». I vescovi sono anche invitati a «tornare ad essere un solo cuore pieno di vera fede e di umiltà».

Un messaggio centrale trasmesso alla famiglia Gregori attraverso i vari segni soprannaturali riguardava la distruzione del matrimonio e della famiglia. Ad esempio, la Madonna si presentò come «Regina della Chiesa e Regina della famiglia»; i messaggi parlavano di «atti d’amore» all’interno della famiglia che «salvano le anime da Satana». Il 16 luglio 1996, la Beata Vergine dichiarò anche che «Satana vuole distruggere la famiglia» e veniva proposto il Rosario come mezzo per sconfiggere il diavolo. Jessica sentì la chiamata al matrimonio piuttosto che alla vita consacrata proprio perché capì che la volontà di Dio per lei era quella di essere testimone della bellezza del matrimonio, in un’epoca in cui le forze del male desideravano distruggerla.

Il legame tra Fatima e Civitavecchia
Uno degli aspetti più profetici dei messaggi riguardava inoltre il vincolo di Civitavecchia con Fatima. Ci sono diverse ragioni per questo. Anzitutto il fatto che la Madonna menzionò specificamente Fatima: «Figli miei, le tenebre di Satana stanno ormai oscurando tutto il mondo e stanno oscurando anche la Chiesa di Dio. Preparatevi a vivere quanto io avevo svelato alle mie piccole figlie di Fatima». Poi che la Madonna rivelò il terzo segreto di Fatima a Jessica il 27 agosto 1995. La ragazza visitò anche suor Lucia nel 1996 e insieme discussero del segreto.

Sembrano esserci diversi elementi dal significato profondo che legano Fatima e Civitavecchia dal punto di vista storico, geografico ed escatologico, ma convergono tutti su una questione: le sofferenze del Papa e della Chiesa. Fatima ha annunciato che le sofferenze sarebbero arrivate all’inizio del secolo, mentre a Civitavecchia alla fine del secolo. Sappiamo che ora siamo entrati in quei tempi predetti e che «sono imminenti gli anni del trionfo del mio Cuore Immacolato».

In termini geografici, dobbiamo vedere che Civitavecchia si trova vicino a Roma e questo suggerisce che lo sguardo della Madonna è incentrato sulla vita e sul ministero del Papa e sui pericoli che minacciano lui e il suo ministero di proteggere il gregge dai lupi dentro e fuori.

Da un punto di vista escatologico, è significativo l’aver affidato il terzo segreto a Jessica, cinque anni prima della sua pubblicazione nel 2000. Non sappiamo se alla ragazza fosse stata data una interpretazione precisa della visione, ma c’è chiaramente un motivo per cui le è stato detto. In ogni caso, Civitavecchia sembrerebbe indicare due realtà mostrate nella visione originale: in primo luogo, la distruzione di una città in cui il Papa prega per i morti. Ciò rappresenterebbe una punizione per l’umanità in generale. In secondo luogo, il martirio del Papa e di quei vescovi, sacerdoti, religiosi e laici davanti alla Croce in cima alla montagna. Questo senza dubbio rappresenta una persecuzione universale della Chiesa che sembrerebbe indicare la prova finale prima della seconda venuta del Signore (CCC 675). Anche le lacrime di sangue della statua originale appartenente alla famiglia Gregori potrebbero essere interpretate in questa luce: rappresentano profeticamente la sofferenza che deriverà dalla mancata conversione dell’umanità. Maria piange per tutti i suoi figli, ma rappresenta la Chiesa nella sua sofferenza.

Fatima non si è conclusa con la promessa di fallimento, ma piuttosto con la promessa di un trionfo definitivo contro Satana. Ecco perché a Civitavecchia come a San Nicolas, in Argentina, e Kibeho, in Ruanda, la Madre e il Figlio annunciano un messaggio di grande gioia. A Fabio Gregori, il Signore disse: «Ti manderò un angelo per mostrarti ciò che deve accadere tra breve. Beato chi avrà custodito e predicato le parole profetiche della Chiesa di Dio, nostro Padre, che tramite la nostra mamma celeste, la Madonna, ci prepara la strada per intercedere presso nostro Padre, Dio. Non abbandonare mai i sacramenti, la Confessione, la preghiera, il digiuno e il corpo di Cristo Gesù nella Santa Messa, perché la mia venuta sarà molto presto».

In un’altra occasione la Madonna avrebbe detto: «Aprite il cuore e le braccia con lo stesso modo e amore con cui si abbraccia il proprio figlio, per essere pronti ad abbracciare il Cristo nello splendore della sua gloria, perché il suo grande avvento sta per arrivare. Pregate e non stancatevi mai di pregare. Dolci figli miei, amatevi, perché l’amore in Cristo mio figlio è la vostra chiave per entrare in quella porta piccola che conduce al Regno di Dio».

Naturalmente messaggi di questo tipo sono aperti ad essere sensazionalizzati e persino fraintesi. Il punto è certamente che sono una chiamata a rispondere al Vangelo nel modo più autentico e radicale possibile. Ci invitano a vivere ogni giorno nello spirito dell’Avvento, non rinunciando alla vita ma abbracciandola, e di vivere ogni giorno al servizio degli altri.

L’altro collegamento principale tra Fatima e Civitavecchia è il desiderio della Madonna che la devozione al suo Cuore Immacolato fosse diffusa. Chiede la consacrazione del mondo al suo Cuore Immacolato e che gli individui facciano lo stesso. Questo perché, con una consacrazione, si pone sotto la diretta protezione della Madre spirituale di tutti i popoli: è trovare rifugio dalla tempesta spirituale nel rifugio più sicuro.

La posizione della Chiesa su Civitavecchia
A questo punto, è importante osservare quale fu l’atteggiamento della Chiesa nei confronti dei vari fenomeni qui descritti. Possiamo dire che c’è stata un’approvazione? Poco dopo che gli eventi iniziarono a svolgersi nella sua diocesi, il vescovo Grillo creò una commissione teologica diocesana per studiare i fatti. Furono scelti undici membri di cui due rappresentanti del Vaticano. Tra il 1995 e il 1996 si incontrarono in varie occasioni e, alla fine, la maggioranza votò a favore della soprannaturalità dell’evento (7/11). Alcuni di quelli che sospesero il giudizio fino a quando non fossero state condotte ulteriori indagini, hanno poi successivamente confermato l’autenticità degli eventi. Secondo don Flavio Ubodi, vicepresidente della commissione, il vescovo Grillo approvò le apparizioni e i risultati della commissione. Tuttavia, il vescovo desiderava che il Vaticano prima rispondesse (anche se il documento del 1978 della Congregazione per la Dottrina della Fede afferma che è l’ordinario locale in primo grado ad aver competenza su casi come Civitavecchia). Fu istituita una Commissione sotto la guida del cardinale Camillo Ruini, in seguito sciolta senza mai rilasciare alcuna dichiarazione. Nel 2005, il vescovo Grillo pubblicò il dossier diocesano che affermava chiaramente la sua posizione secondo cui gli eventi avevano un carattere soprannaturale. Più tardi, pubblicando il proprio diario, ribadì la stessa conclusione. Il presule si espresse a favore anche in omelie pubbliche, come quella durante la consacrazione della sua diocesi e della città di Civitavecchia al Cuore Immacolato, l’8 dicembre 1996, o quando innalzò la parrocchia allo status di Santuario per la venerazione della statua.

Già nel 2005 il vescovo riconobbe i numerosi frutti di Civitavecchia nel primo decennio. Cosa che ha comportato la presenza continua di confessori al Santuario per ascoltare migliaia di pellegrini. Ci furono molte gravidanze in coppie dichiarate non fertili dopo aver pregato davanti alla Statua, come anche oltre mille matrimoni che dicono di essere stati salvati per intercessione di «Nostra Signora Regina della Famiglia».

Il riconoscimento degli eventi soprannaturali non si fermò solo a livello locale, ma arrivò fino a San Pietro. Al tempo degli eventi, come abbiamo visto dal dono della seconda statua, Giovanni Paolo II mostrò sollecitudine paterna alla famiglia Gregori. Invitò il vescovo Grillo a mettere da parte il suo scetticismo, mentre scherzava sulla testa dura dei vescovi italiani. Disse al pastore che desiderava venerare la statua nel 1995 e incoronarla, e così Grillo portò in obbedienza la Madonnina al Palazzo Apostolico in segreto, poiché il Papa non voleva essere visto e così influenzare la commissione diocesana. Questo episodio è stato rivelato in una lettera scritta l’8 ottobre 2000 e raccontato personalmente dal Papa il 20 ottobre dello stesso anno.

Proprio l’8 ottobre 2000 fu un giorno molto importante nell’anno del Grande Giubileo. Era il Giubileo dei Vescovi e Papa Wojtyla decise di compiere un “Atto di affidamento” a Maria con tutti i presuli presenti. Quello che non si sapeva a quel tempo è che tale gesto fu fatto in risposta ad una richiesta della Madonna. Il santo Pontefice polacco visitò pure Civitavecchia due volte.

Il 30 maggio 2005, solo poche settimane dopo essere stato eletto Papa, Benedetto XVI incontrò la Conferenza episcopale italiana e raccontò della devozione di Giovanni Paolo II a Nostra Signora di Civitavecchia, dicendo al vescovo Grillo: «La Vergine di Civitavecchia farà grandi cose!».

Un appello personale a Papa Francesco
A conclusione di questo excursus degli eventi che circondano la Madonna di Civitavecchia, e considerando i gravi pericoli che minacciano l’umanità in questo momento di tribolazione, desidererei fare umilmente una petizione al nostro caro Papa Francesco per considerare di proclamare un nuovo Anno Mariano che potrebbe essere celebrato in tutta la Chiesa e nel mondo. E, come possibile momento culminante di quell’anno, rinnovare la consacrazione del 1984 fatta da Giovanni Paolo II del mondo al Cuore Immacolato di Maria, invitando nuovamente ogni vescovo ad unirsi nell’atto di preghiera.

Sono passati 33 anni dall’ultimo Anno mariano, il 1987, e forse potremmo ricordare la grande gioia che quell’anno ha regalato alla Chiesa in preparazione al Grande Giubileo del 2000. Ora siamo alla stessa distanza dalla commemorazione della Redenzione nel 2033, e sembra che la Chiesa abbia grande bisogno di un momento di speranza che possa preparare i cuori per il futuro. Il Papa ha recentemente e benevolmente aggiunto tre nuovi titoli alla Litania di Loreto, e uno in particolare, mi sembra essenziale e profetico: «Madre della speranza».

Non possiamo non capire perché il mondo ha talmente bisogno della speranza: una terza guerra mondiale combattuta «a pezzi» come Papa Francesco ci ha ricordato in varie occasioni, la costante crisi dei rifugiati, la pandemia di coronavirus, il selvaggio crollo del famiglia, l’aborto, la disoccupazione, la fame e la persecuzione sempre crescente di cristianesimo e gruppi minoritari in tutto il mondo. Nella Chiesa vediamo disunità, scandali, abusi sessuali, ipocrisia di massa e il desiderio di coloro che vorrebbero ridurre il potere del Vangelo annacquando le dottrine del Magistero. Molti stanno anche combattendo un’eroica battaglia quotidiana contro le forze del male nella propria vita spirituale.

Non possiamo negare che stiamo vivendo momenti intensi apparentemente apocalittici. I Papi ne hanno spesso parlato, ma possiamo e dobbiamo respingere la narrativa diffusa da alcuni cattolici che sembra nutrirsi di paura e divisione e sostituisce la verità teologica con l’ideologia politica. In questa narrazione c’è anche poco spazio per la speranza. La Vergine Maria per questo ci insegna sempre il rimedio al pessimismo senza fine: è pentirsi, vivere il Vangelo alla lettera e raggiungere coloro che sono nel bisogno.

Un Anno Mariano guidato dallo Spirito Santo potrebbe servire a ricordare alla Chiesa che, come Maria pregava nel Cenacolo con gli Apostoli in attesa dell’unità che sarebbe venuta dallo Spirito Santo, ora può fare lo stesso per aiutare a guarire la disunità all’interno del Chiesa. Ricordo la predicazione di Benedetto XVI sui due principi, Mariano e Petrino. Il Papa affermava che il principio mariano è persino più fondamentale di quello petrino: «Tutto nella Chiesa, ogni istituzione e ministero, anche quello di Pietro e dei suoi successori, è “compreso” sotto il manto della Vergine, nello spazio pieno di grazia del suo “sì” alla volontà di Dio».

In un’altra occasione Ratzinger disse: «Maria è così intrecciata nel grande mistero della Chiesa che lei e la Chiesa sono inseparabili come sono inseparabili lei e Cristo. Maria rispecchia la Chiesa, la anticipa nella sua persona e, in tutte le turbolenze che affliggono la Chiesa sofferente e faticante, ne rimane sempre la stella della salvezza. È lei il suo vero centro di cui ci fidiamo, anche se tanto spesso la sua periferia ci pesa sull’anima».

Non vanno dimenticate poi le parole della Madonna pronunciate a Civitavecchia durante il pontificato di Wojtyla: «A Roma le tenebre stanno scendendo sempre di più sulla Roccia che mio Figlio Gesù vi ha lasciato per edificare, educare e far crescere spiritualmente i suoi figli». Oggi vediamo quanto fossero profetiche quelle parole. L’oscurità è causata da coloro che minacciano lo scisma, che vorrebbero ridurre l’autorità del Papa e che si sono stabiliti come giudici del suo magistero.

Un Anno Mariano potrebbe aiutare a ricordare alla Chiesa che Maria insegna sempre l’obbedienza al Papa, e quindi incoraggiare una nuova umiltà ad accettare i suoi insegnamenti alla luce della Tradizione che rimane viva e feconda oggi.

Con la massima fiducia e speranza nel Signore, un Anno Mariano porterebbe certamente grazie alla Chiesa e un aumento della santità. Servirebbe ad invitare molti ad accrescere il loro amore e la loro devozione per la Madre che insegnerà loro la speranza escatologica, che li istruirà su come evitare le insidie del diavolo e li condurrà a trascorrere le loro vite al servizio degli altri. A livello universale, aiuterà a preparare la Chiesa a vivere più coraggiosamente gli anni di difficoltà che ci attendono. Quelli da cui Benedetto XVI mise in guardia nel suo viaggio a Fatima nel 2010: un Kairos di grazia nel pellegrinaggio verso il trionfo del Cuore Immacolato.

*Stephen Walford è un teologo e vive a Southampton, in Inghilterra, con sua moglie Paula e cinque bambini. Ha studiato alla Bristol University e ha scritto due libri: “Heralds of the Second Coming: Our Lady, the Divine Mercy, and the Popes of the Marian Era from Bl Pius IX to Benedict XVI” (Angelico Press), e “Communion of Saints: The Unity of Divine Love in the Mystical Body of Christ” (Angelico Press). È autore di diversi articoli e pubblicazioni su temi escatologici e mariologici. È anche un insegnante e un pianista

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Don Fabio Rosini: la speranza è vivere con lo Spirito Santo, non salute e lavoro

Posté par atempodiblog le 13 décembre 2020

Don Fabio Rosini: la speranza è vivere con lo Spirito Santo, non salute e lavoro
Il sabato sera Don Fabio Rosini ci spiega su YouTube (e a modo suo) ciò che conta realmente nella nostra vita
di Gelsomino Del Guercio – Aleteia

Don Fabio Rosini: la speranza è vivere con lo Spirito Santo, non salute e lavoro dans Coronavirus Don-Fabio-Rosini

Metti un sabato sera a parlare di speranza e Spirito Santo con i frati francescani del Palatino di Roma e Don Fabio Rosini. In tempo di covid ci sono loro a riempire il weekend su YouTube, dove, da tre settimane, trasmettono “Visto che stai a casa”.

Un nuovo “programma” che rende attuali vita e messaggi di San Francesco d’Assisi, attraverso le riflessioni sempre concrete e puntuali di Don Fabio Rosini. L’appuntamento prosegue per altri due sabati (13 e 20 dicembre), alle ore 21,30 sul canale youtube “frati Palatino”. Se non avete visto le puntate precedenti, potete recuperarle sempre sullo stesso canale YouTube.

Che cos’è una speranza
Nella terza puntata, quella che si è tenuta sabato 6 dicembre, Don Fabio Rosini ha affrontato il tema della speranza. Ma attenzione. «Una speranza – ha detto il sacerdote romano – ha motivo di esistere ed è un dono di Dio, se è basata su una promessa, su qualcosa che Dio ti ha promesso. Proviamo a pensare ciò che Dio ha promesso a tutti, cosa che già da sola ci allontanerebbe un sacco di problemi».

«Già al battesimo c’è stata una promessa: che avremmo avuto una vita da figli di Dio. Ma allora, dirà qualcuno, ad esempio, perché ho perso il lavoro? Un figlio di Dio non perde il lavoro! Se sono figlio di Dio mi va tutto bene! No, se sei figlio di Dio ami. A Gesù mica è andato tutto bene».

Ciò che ha promesso Dio
E allora quale è la promessa? «Dio non ha promesso che ti risolve i tuoi problemi. La promessa è che Dio ti dona lo Spirito Santo».

Nell’Antico Testamento la promessa è scritta così nel libro di Ezechiele:

26: vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne.

27 Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi.

La malattia di Don Fabio
Dio promette, prosegue Rosini, «un cuore nuovo, non una situazione nuova». «Per esempio – evidenzia Don Fabio – io sono malato, ho una malattia di lungo corso. Dio mi ha promesso la salute? No, ma di vivere la malattia con lo Spirito Santo. Lo so che se chiedo quello, lui me lo dà. Perché in questo posso confidare. Questa è una speranza in cui posso attendere. La speranza di vivere con lo spirito di Cristo nel cuore. A prescindere se trovo un lavoro o no;o se sto in salute o no; o ancora, se chi mi sta accanto viva o no».

“I doni che mi ha dato il Signore”
Il sacerdote torna su se stesso: «Io sono una creatura, sono fragile, quindi spero, di stare meglio, di non soffrire. Statisticamente ho due tumori maligni primari. In genere se ne becca uno, ma dopo otto anni ne ho avuto un altro. Eppure io penso che il Signore sia molto fedele: perché mi ha dato il dono di vivere serenamente e allegramente; mi ha dato di combattere anche quando entravo nel buio e non capivo cosa stesse succedendo. Non mi ha mai mollato. Io non spero che vada tutto bene, ma di stare nella posizione giusta davanti a tutto».

L’equipaggiamento degli scout
Dicono gli scout che «non esiste l’equipaggiamento buono o cattivo, ma quello adeguato o non adeguato. Il problema non è se mi sposo o non mi sposo, non avere o non avere la salute, ma un cuore nuovo, cioè sentire accanto la presenza dello Spirito Santo in ogni momento della vita».

Attenti! E’ questa la vera lezione della pandemia
«Per amore dei Fratelli – continua Rosini – speriamo che si abbreviano le sofferenze di tutti in questa pandemia. Ma il Papa ha detto che c’è una cosa più grave del coronavirus: non crescere all’interno di questa pandemia, non imparare niente. Noi speriamo che passi presto». Invece dovremmo sperare prima di ogni cosa, sostiene Don Fabio, «di essere diventati più seri, più profondi, più asciutti, più fraterni, più attaccati a quello che conta, più capaci di amare, più capaci di comunione».

“E’ un principio operativo”
Chi opera in Dio, conclude Don Fabio Rosini, «si vede da quello che fa. La speranza è un principio operativo: se spero in Dio non porto avanti strategie per difendere la mia immagine, non rispondo al male con il male, non passo la vita angosciandomi su quello che sarà domani».

Come diceva Padre Pio: «il passato è la Misericordia, il presente è la Grazia, il futuro è la Provvidenza. La speranza – chiosa il sacerdote romano – è un tipo di relazione con il futuro, che è conoscenza della fedeltà di Dio. Spero in Dio perciò mi comporto così. Faccio certe scelte perché so che Dio non mi abbandonerà».

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