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Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria

Posté par atempodiblog le 28 juin 2025

Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria
de La Redazione di Luci sull’Est

Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria dans Beato Alano de la Roche Cuore-Immacolato-di-Maria

Cuore…
Anzitutto il Cuore della Madonna è un vero cuore di carne, ma il cuore, in senso biblico, simboleggia la persona nella sua interezza di anima e corpo. Ecco perché il Cuore della Madonna ha non solo un significato materiale ma anche spirituale. Il cuore è il centro della persona umana, è la sua coscienza, il suo intelletto e la sua volontà come pure la sede dell’amore e di tutti i sentimenti. Quando dunque parliamo del Cuore della Madonna dobbiamo aver presenti tutte queste realtà. Nel Vangelo di san Luca troviamo scritto per due volte che la Madonna «serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19; 2,51). La Bibbia ci dice dunque che la Madonna conservava dentro di sé tutto ciò che si diceva di Gesù, tutti gli eventi della vita di Gesù come pure tutte le parole di Gesù e i suoi esempi. Da questo già scopriamo che il Cuore Immacolato di Maria è lo scrigno in cui sono conservati tutti i misteri della vita di Gesù e tutta la sua dottrina. Al riguardo san Gregorio Taumaturgo chiamava il Cuore di Maria «vaso e ricettacolo di tutti i misteri». La Madonna non solamente li custodiva nel suo Cuore ma li meditava pure. Ecco il “proprio” del Cuore Immacolato di Maria: conservare e vivere gli insegnamenti e gli esempi di Gesù e tramandarli agli altri con le sue parole e azioni.

…Immacolato…
Il Cuore della Madonna è prima di tutto immacolato, ovvero privo di ogni macchia, di ogni peccato e imperfezione. Fin dal primo istante in cui fu creata la Madonna, e per tutta la sua vita terrena, il suo Cuore fu sempre immacolato. Già il Concilio di Trento lo aveva confermato in modo solenne: nessuno «può evitare, nella sua vita intera, ogni peccato anche veniale, se non in virtù di un privilegio speciale, come la Chiesa ritiene nei riguardi della Beata Vergine». Il suo Cuore, dunque, non fu mai contaminato né dalla sporcizia del mondo né dalle insidie di satana.

Teologicamente parlando, era moralmente impossibile che questo Cuore si macchiasse anche minimamente.

San Massimiliano spiega così questa impossibilità:

«“Io sono l’Immacolata Concezione”. E questo è il suo primo privilegio.
C’è differenza tra le espressioni “Immacolata Concezione” e “concepita immacolatamente”? La differenza è come quella che esiste ad esempio tra i termini bianco e bianchezza.
Il bianco può sporcarsi ma la bianchezza non subisce alcun cambiamento.
Questo titolo, “Immacolata Concezione”, è molto importante e dimostra che l’Immacolata è tutta bella, senza alcun peccato» (CK 96).

Il Cuore della Madonna fu dunque sempre purissimo, infatti, prima che Pio XII istituisse per tutta la Chiesa la festa del Cuore Immacolato di Maria, si festeggiava la festa del Cuore purissimo di Maria. La Chiesa ha sempre creduto in questa totale purezza del Cuore della Madonna, purezza e immacolatezza che furono solennemente confermate dal dogma dell’Immacolata Concezione. Proprio Pio IX così parla della Madonna nella Bolla Dogmatica: «Giglio tra le spine; terra assolutamente inviolata, verginale, illibata, immacolata, sempre benedetta e libera da ogni contagio di peccato; giardino delle delizie piantato da Dio stesso, senza difetti, splendido, abbondantemente ornato di innocenza e di immortalità e protetto da tutte le insidie del velenoso serpente; legno immarcescibile che il tarlo del peccato mai poté intaccare; fonte sempre limpida [...], del tutto Immacolata; innocente, anzi innocentissima; illibata nel modo più eccelso; santa e assolutamente estranea al peccato; tutta pura, tutta intemerata, anzi l’esemplare della purezza e dell’innocenza; più bella della bellezza; più leggiadra della grazia».

Riflettendo sull’autorivelazione fatta dalla Madonna a Lourdes con le parole “Io sono l’Immacolata Concezione”, san Massimiliano M. Kolbe elabora il seguente ragionamento:

«L’Immacolata a Lourdes, nella sua apparizione, non dice: “Io sono stata concepita immacolatamente”, ma: “Io sono l’Immacolata Concezione”.
Con ciò Ella determina non solo il fatto dell’Immacolata Concezione, ma anche il modo con il quale questo privilegio le appartiene. Perciò, non è qualcosa di accidentale, ma fa parte della sua stessa natura. Ella stessa è la Concezione Immacolata» (SK 486).

«Con queste parole Ella affermò chiaramente di essere non soltanto “Concepita senza peccato”, ma anzi la stessa “Immacolata Concezione”; ne viene di conseguenza che Ella è l’immacolatezza medesima. Per la verità Ella è una concezione, poiché ha cominciato ad esistere nel tempo, tuttavia è Immacolata Concezione [...] l’Immacolata [...] dice di se stessa: “Io sono Concezione”, ma, contrariamente a tutte le altre persone umane, la “Concezione Immacolata”» (SK 1292). In uno scritto in cui commentava la formula di consacrazione all’Immacolata giunse a questa conclusione: «L’Immacolata Concezione appartiene in certo qual modo all’essenza dell’Immacolata» (SK 1331).

Padre Alessandro M. Apollonio chiarisce in che modo si debbano intendere tutte queste affermazioni di san Massimiliano: «L’Immacolata Concezione appartiene alla natura della Vergine Maria nel senso che Ella è nata con essa e non l’ha mai perduta [...]. Se ha trionfato sempre la grazia, non è a motivo della natura, ma della volontà di Dio e della libera e meritoria cooperazione della Vergine». Già prima aveva precisato la differenza tra l’irresistibilità della grazia (dottrina condannata dalla Chiesa) e l’invincibilità della grazia, spiegando in che modo per la Madonna la grazia fu invincibile ma non irresistibile: «La grazia che la Vergine ebbe in pienezza sin dal suo concepimento non poté essere irresistibile per natura sua, se di fatto la Vergine non ha mai resistito, è merito della sua volontà che non ha voluto resistere, anche se, assolutamente parlando, poteva farlo. Ciò significa che Dio ha circondato Maria di una tale sovrabbondanza di grazia e di attrazioni alla verità e al bene, ha sostenuto così potentemente la sua volontà verso il bene, da rendere psicologicamente impossibile il peccato, anche se, dal punto di vista della natura umana, anche in Maria, il peccato rimaneva sempre fisicamente possibile (in senso diviso, nello stesso istante dell’eternità)».

Rifacendosi allo studio e alle dichiarazioni di padre Ernesto Piacentini sulla mariologia di san Massimiliano Kolbe, il padre Apollonio trae la seguente conclusione: «L’essenza soprannaturale di Maria è la sua Immacolata Concezione». Queste argute riflessioni di san Massimiliano e le chiarificazioni fatte dal padre Apollonio ci permettono di riflettere su una verità ancora poco approfondita e dibattuta: l’essenza stessa del Cuore della Madonna è, in certo modo, l’immacolatezza stessa, l’immacolatezza «fa parte della stessa natura» (SK 486), del Cuore di Maria Santissima, come pure che l’Immacolata Concezione «appartiene in certo qual modo all’essenza» del Cuore immacolato di Maria. Non c’è dubbio che siamo di fronte ad un grande mistero.

…di Maria
Ogni cuore umano è il cuore di una persona umana, e il Cuore Immacolato è il Cuore di Colei che si chiama Maria: «Dio Padre ha radunato tutte le acque e le ha chiamate mare, ha radunato tutte le grazie e le ha chiamate Maria. Questo grande Iddio possiede un tesoro e un emporio ricchissimo, dove ha racchiuso tutto quanto possiede di bello, di splendido, di raro e di prezioso, perfino il proprio Figlio. E questo tesoro immenso è Maria, che i santi chiamano: tesoro del Signore, dalla cui pienezza gli uomini sono arricchiti» (TVD 23). Sono le celebri parole del Montfort, utilissime per aiutarci a comprendere il valore e il significato del nome della Madonna, ovvero della persona umana a cui appartiene il Cuore Immacolato.

Questo nome non è stato scelto dagli uomini ma da Dio; al riguardo ecco come il Guéranger giustifica questa tesi: «Sappiamo dalla Scrittura che Dio intervenne qualche volta nella designazione del nome da imporre a qualche suo servo. L’angelo Gabriele previene Zaccaria che suo figlio si chiamerà Giovanni ed egli ancora dice a Giuseppe, spiegandogli l’Incarnazione del Verbo: “Gli porrai nome Gesù”. Si può quindi pensare che Dio in qualche modo sia intervenuto, perché alla Santissima Vergine fosse imposto il nome richiesto dalla sua grandezza e dignità».

Forse qualcuno potrebbe ancora dubitare visto che il Guéran­­ger parla solo di possibilità, di convenienza e non di certezza; occorre dunque rifarsi al grande devoto della Madonna, ovvero a sant’Alfonso, il quale, senza alcun dubbio, ci assicura che «il nome augusto di Maria dato alla divina Madre non fu trovato sulla terra né inventato dalla mente o dalla fantasia degli uomini, come avviene per tutti gli altri nomi, ma scese dal Cielo e fu imposto per ordine divino, come attestano san Girolamo, sant’Epifanio, sant’Antonino e altri. “Il nome di Maria – dice Riccardo di san Lorenzo – è stato tratto dal tesoro della Divinità”. “O Maria, tutta la Trinità ti diede tale nome, superiore a ogni nome dopo quello del Figlio tuo” e lo arricchì di tanta maestà e potenza che “al proferirsi del tuo nome volle che tutti prostrati lo venerassero, il Cielo, la terra e l’inferno”».

Nel provare quanto è potente il santissimo nome di Maria, dimostreremo anche quanto è potente il Cuore Immacolato di Maria. «Fugge il demonio e trema l’inferno quando dico: Ave Maria», scrive il beato Alano e similmente aveva già detto san Germano: «Con la sola invocazione del tuo nome onnipotente rendi sicuri i tuoi servi da tutti gli assalti del nemico». E anche Tommaso da Kempis ci assicura che «al tuono di questo grande nome il demonio fugge e l’inferno trema». Questa verità ci viene assicurata anche da un gran numero di esorcisti, i quali testimoniano che durante gli esorcismi non c’è cosa che il demonio odi di più e che lo tormenti maggiormente che il sentir invocare il santissimo nome di Maria, poiché fu tramite Lei, tramite questa pura creatura umana, che Dio gli schiacciò la testa e gliela schiaccerà per tutta l’eternità. Il diavolo è superbo e non sopporta di essere vinto da una creatura di natura a lui inferiore, per questo odia tanto la Madonna. Dio, da parte sua, vuole sempre umiliare il diavolo per mezzo della Vergine Maria: «La Santissima Vergine, unita con Cristo da un legame strettissimo e indissolubile, poté esprimere, con Lui e per mezzo di Lui, un’eterna inimicizia contro il velenoso serpente e, riportando nei suoi confronti una nettissima vittoria, gli schiacciò la testa con il suo piede immacolato [...]. Scelta e preparata dall’Altissimo da tutta l’eternità e da Lui preannunciata quando disse al serpente: “Porrò inimicizia fra te e la donna”, schiacciò veramente la testa di quel velenoso serpente» (beato Pio IX, Bolla Dogmatica Ineffabilis Deus). Per tutto questo sant’Alfonso conclude: «Beato chi, nelle battaglie con l’inferno, invoca sempre il bel nome di Maria. Quante vittorie su questi nemici hanno riportato i devoti di Maria con il suo santissimo nome». Ecco quanto è potente il Cuore Immacolato di Maria!

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Una vita donata per amore: il sacerdozio nella luce del Sacro Cuore

Posté par atempodiblog le 27 juin 2025

Una vita donata per amore: il sacerdozio nella luce del Sacro Cuore
La frase del Curato d’Ars, “Il sacerdozio è l’amore del cuore di Gesù”, esprime l’essenza spirituale del ministero sacerdotale. Radicato nel Sacro Cuore, il sacerdote è segno dell’amore redentivo di Cristo, chiamato a vivere nella comunione e a servire con umiltà ogni persona, senza distinzioni
di Paolo Morocutti – AgenSIR

Una vita donata per amore: il sacerdozio nella luce del Sacro Cuore dans Fede, morale e teologia Ges-e-il-Sacerdote

“È il sacerdote che continua l’opera della redenzione sulla terra. Se si comprendesse bene il sacerdote qui in terra, si morirebbe non di spavento, ma di amore. Il sacerdozio è l’amore del cuore di Gesù”. Con queste toccanti parole san Giovanni Maria Vianney definisce la natura e l’opera del sacerdote.
L’espressione “Il sacerdozio è l’amore del cuore di Gesù” del Santo Curato d’Ars è diventata una delle sintesi più alte della spiritualità sacerdotale. Essa racchiude in sé una visione teologica, ecclesiologica e spirituale che merita di essere esplorata in profondità, perché illumina la natura stessa del sacerdozio ministeriale, la sua radice cristologica e la sua funzione nella Chiesa e nel mondo.

La spiritualità sacerdotale è da sempre intrinsecamente legata al Sacro Cuore di Gesù.

I sacerdoti sono invitati a vivere e ad agire con “anima sacerdotale”, cioè con gli stessi sentimenti di Cristo. Per questo la Giornata mondiale di preghiera per la santificazione dei sacerdoti, istituita da Giovanni Paolo II, si celebra proprio nella solennità del Sacro Cuore, sottolineando questo profondo legame spirituale e teologico.

Nel linguaggio biblico e patristico, il “cuore” indica il centro della persona, la sede degli affetti, della volontà e delle decisioni. Parlare del “Cuore di Gesù” significa riferirsi alla totalità della sua persona, alla profondità del suo amore per il Padre e per l’umanità. Il sacerdozio nasce proprio da questo “cuore”, che è stato “trafitto” sulla croce (Gv 19,34), segno supremo di un amore che si dona fino alla fine. Il sacerdote, configurato a Cristo mediante il sacramento dell’Ordine, è chiamato ad essere presenza viva di questo amore: non solo a parlarne, ma a renderlo visibile e operante nella storia.

Ogni azione sacerdotale, soprattutto la celebrazione dell’Eucaristia e della riconciliazione, è radicata nell’amore redentivo di Cristo, che si offre per la salvezza di tutti.

La frase del Curato d’Ars sottolinea che il sacerdozio non è solo un’istituzione funzionale, ma un dono gratuito e immeritato: “un qualcosa di immenso, che se il sacerdote stesso lo comprendesse, ne morirebbe”. Chiamato ad essere “amico di Cristo”, scelto e inviato per essere segno e strumento dell’amore divino, soprattutto nelle situazioni di fragilità, sofferenza, ricerca di senso, il sacerdote è immagine del Cuore del Salvatore.

Il sacerdozio, come “amore del cuore di Gesù”, si esprime in una vita di servizio umile, spesso nascosto, fatto di ascolto, accompagnamento, condivisione delle gioie e delle fatiche del popolo di Dio. La fraternità presbiterale e la comunione con il vescovo, infine, sono segni eloquenti dell’amore di Cristo, che vuole i suoi discepoli “uno” come Lui è uno con il Padre.

I sacerdoti sono chiamati a vivere e promuovere la comunione, a essere costruttori di unità nella comunità, a discernere e coordinare i carismi per l’utilità comune, sempre sotto l’azione dello Spirito Santo.

L’amore del cuore di Gesù, di cui il sacerdozio è segno e strumento, è universale: abbraccia ogni uomo, senza distinzione di razza, cultura, condizione sociale. L’affermazione “Il sacerdozio è l’amore del cuore di Gesù” racchiude la verità più profonda del ministero sacerdotale: esso è dono e mistero, partecipazione all’amore redentivo di Cristo, chiamata a essere segno vivo della sua presenza nel mondo. In un tempo in cui la figura del sacerdote è spesso fraintesa o contestata, questa espressione invita a riscoprire la bellezza e la grandezza di una vita spesa per amore, nella logica del cuore trafitto di Cristo che continua a battere per l’umanità attraverso i suoi ministri.

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Sprofondare nel Sacro Cuore di Gesù

Posté par atempodiblog le 27 juin 2025

Sprofondare nel Sacro Cuore di Gesù dans Beata Pauline Marie Jaricot Sacro-Cuore-di-Ges

Fonte: Beata Paolina M. Jaricot, “donna dal cuore universale”

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Leone XIV: impariamo dal cuore di Gesù, la compassione per il mondo che soffre

Posté par atempodiblog le 3 juin 2025

Leone XIV: impariamo dal cuore di Gesù, la compassione per il mondo che soffre
Nella sua prima intenzione di preghiera per il mese di giugno, il Pontefice esorta ogni fedele a trovare “consolazione nel rapporto personale” con Cristo, in modo da poter portare il suo amore ad altri. Nel videomessaggio, diffuso dalla Rete Mondiale di Preghiera del Papa, anche una preghiera inedita al Sacro Cuore di Gesù
di Isabella H. de Carvalho – Vatican News

Leone XIV: impariamo dal cuore di Gesù, la compassione per il mondo che soffre dans Fede, morale e teologia Sacro-Cuore-di-Ges

“Preghiamo perché ognuno di noi trovi consolazione nel rapporto personale con Gesù e impari dal suo cuore la compassione per il mondo”. Per la prima volta si sente la voce di Leone XIV che introduce in inglese l’intenzione di preghiera per il mese in corso, in un videomessaggio diffuso oggi, 3 giugno, dalla Rete Mondiale di Preghiera del Papa. Per questo mese, tradizionalmente dedicato alla devozione al Sacro Cuore di Gesù, il Pontefice esorta i fedeli a conoscere personalmente l’amore di Cristo, in modo da diffonderlo a tutti e consolare specialmente coloro che soffrono, in un mondo spesso segnato da divisioni, diseguaglianze e povertà. Dopo le parole di Leone XIV, un’altra voce recita una preghiera inedita dedicata al Sacro Cuore per accompagnare i fedeli nelle loro meditazioni.

“Signore, oggi vengo dal tuo tenero cuore” è l’incipit della preghiera, “da te che riversi compassione sui piccoli e sui poveri, su coloro che soffrono e su tutte le miserie umane”. “Ci hai mostrato l’amore del Padre amandoci senza misura con il tuo cuore, divino e umano”. Parole che sono corredate dalle immagini della Chiesa del Gesù a Roma e del Santuario nazionale del Sacro Cuore di Makati, nelle Filippine. “Concedi a tutti i tuoi figli la grazia dell’incontro con te” e poi “mandaci in missione: – conclude la preghiera – una missione di compassione per il mondo, dove tu sei la fonte da cui scaturisce ogni consolazione”.

La compassione per rispondere ai problemi del mondo
Il gesuita Cristóbal Fones, direttore internazionale della Rete Mondiale di Preghiera del Papa, commenta le parole di Leone XIV sottolineando come attraverso una relazione personale con Gesù il cuore di ciascuno diventi più simile a quello di Cristo e si impari la vera compassione per gli altri. “Gesù – spiega padre Fones – ha mostrato un amore incondizionato verso tutti, specialmente verso i poveri, gli ammalati, coloro che soffrono. Il Papa ci incoraggia a imitare questo amore compassionevole tendendo la mano a chi è in difficoltà”. “La compassione cerca di alleviare la sofferenza e di promuovere la dignità umana”. Per questo, si traduce in azioni concrete che mirano a rimuovere le radici della povertà, della disuguaglianza e dell’esclusione, “per contribuire alla costruzione di un mondo più giusto e solidale”. Il gesuita ha anche sottolineato come il lavoro della Rete Mondiale di Preghiera del Papa si inserisca nell’anno del Giubileo in cui occorre tra le altre cose pregare per le intenzioni del Pontefice e ottenere la grazia dell’indulgenza giubilare.

I papi e la devozione al Sacro Cuore di Gesù
La devozione al Sacro Cuore di Gesù si è sviluppata nel XVII secolo con le rivelazioni a santa Margherita Maria Alacoque e alla sua interpretazione da parte del gesuita san Claudio de La Colombière. Papa Pio IX proclamò la festa del Sacro Cuore nel 1856 e successivamente, Leone XIII, da cui l’attuale Pontefice ha preso il nome, ne rafforzò l’importanza elevandola a solennità nel 1889. Scrisse poi l’enciclica Annum sacrum nel 1899 in cui consacra l’umanità intera al Cuore di Gesù. Vari Papi, come Pio XI e Pio XII, hanno dedicato encicliche a questa devozione. Più recentemente nel 2024, Francesco ha pubblicato Dilexit nos, in cui proponeva il Cuore di Cristo come risposta alla cultura dello scarto e all’indifferenza.

Sacro-Cuore-di-Ges dans Misericordia

La preghiera del video

Signore, oggi vengo dal Tuo tenero Cuore:
da Te che hai parole che mi infiammano il cuore,
da Te che riversi compassione sui piccoli e sui poveri,
su coloro che soffrono e su tutte le miserie umane.

Desidero conoscerTi di più, contemplarTi nel Vangelo,
stare con Te e imparare da Te
e dalla carità con cui Ti sei lasciato toccare
da ogni forma di povertà.

Ci hai mostrato l’amore del Padre amandoci senza misura
con il Tuo Cuore, divino e umano.

Concedi a tutti i Tuoi figli la grazia dell’incontro con Te.
Cambia, plasma e trasforma i nostri piani,
affinché possiamo cercare solo Te, in ogni circostanza:
nella preghiera, nel lavoro, negli incontri e nella nostra routine quotidiana.

Da questo incontro, mandaci in missione:
una missione di compassione per il mondo,
dove Tu sei la fonte da cui scaturisce ogni consolazione. 
Amen.

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Giugno, la Chiesa ricorda solennemente il Sacro Cuore di Gesù

Posté par atempodiblog le 30 mai 2025

Giugno, la Chiesa ricorda solennemente il Sacro Cuore di Gesù
di Cristina Siccardi

Giugno, la Chiesa ricorda solennemente il Sacro Cuore di Gesù dans Apparizioni mariane e santuari Sacro-Cuore

Nel mese di giugno la Chiesa ricorda solennemente il Sacro Cuore di Gesù. «Sentivo nel mio cuore un fuoco così ardente e violento che avrei voluto trasmetterlo a tutte le creature affinché amassero il mio Dio», così scriverà nella sua autobiografia santa Margherita Maria Alacoque, benedetta da stati mistici straordinari, l’umile religiosa di Paray-le-Monial si è consumata al servizio della devozione per il Sacro Cuore di Gesù. 

Esistono soltanto pochi eventi che segnano la vita di santa Margherita Maria. La sua esistenza coincide, in pratica, con i molteplici fenomeni mistici di cui fu divinamente favorita, perché gli eventi della vita si riassumono in poche tappe: la nascita nel 1647 in Borgogna; la morte dal padre nel 1655, in seguito alla quale entrò in un pensionato di clarisse; una grave malattia che durò quattro anni; la cresima del 1669 e, infine, la monacazione, nell’anno 1671, nel convento delle Visitantine di Paray-le-Monial, fondate da san Francesco di Sales con santa Francesca Frémiot de Chantal, dove vi rimase fino al dies natalis, che sopraggiunse il 17 ottobre (giorno della sua festività per la Chiesa) del 1690.

Leggiamo nel Vangelo di san Giovanni: «Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua» (Gv. 19, 33-34). A tanto arrivò l’amore del Crocifisso…

Era la festa di san Giovanni evangelista, il 27 dicembre del 1673, quando Gesù apparve alla visitandina santa Margherita Maria Alacoque, invitandola a prendere il posto che san Giovanni aveva occupato durante l’Ultima Cena, ovvero posare il capo sul suo Cuore e le disse: «Il mio divino Cuore è così appassionato d’amore per gli uomini, che non potendo più racchiudere in sé le fiamme della sua ardente carità, bisogna che le spanda. Io ti ho scelta per adempiere a questo grande disegno». Margherita Maria ebbe tali apparizioni per 17 anni, sino alla morte.

Il Cuore divino si manifestava su un trono di fiamme, circondato da una corona di spine simboleggianti le ferite inferte dai peccati e sormontato da una croce, quella della Redenzione. Gesù si presentava sfolgorante di gloria, con le cinque piaghe, brillanti come soli e da quella sacra umanità uscivano fiamme da ogni parte, ma soprattutto dal suo petto che, racconterà la mistica, assomigliava ad una fornace, la quale, aprendosi, mostrava l’ardente e amante Cuore, sorgente di quelle fiamme.

Gesù Cristo lamentava l’ingratitudine degli uomini e la loro indifferenza, rivelando alla mistica che si sentiva ferito dalle irriverenze dei fedeli e dai sacrilegi degli empi, ma ciò «che mi è ancor più sensibile è che sono i cuori a me consacrati» a provocare cocente dolore. Quindi chiese a santa Margherita di supplire a tali mancanze, sollecitandola a fare la Comunione il primo venerdì di ogni mese e di prostrarsi, con faccia a terra, dalle 23:00 alle 24:00, nella notte tra il giovedì e il venerdì. Chiese ancora che il venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini fosse dedicato alla festa del suo Cuore. Indicò, inoltre, come esecutore della diffusione di questa devozione il padre spirituale della santa, il gesuita san Claudio de la Colombière.

Le prime due cerimonie in onore del Sacro Cuore, presente la mistica, si ebbero nel Noviziato delle Suore della Visitazione di Paray-le-Monial, nella regione della Borgogna-Franca Contea, il 20 luglio 1685 e il 21 giugno 1686. Nel 1856, con il beato Pio IX, la festa del Sacro Cuore divenne universale. Sull’esortazione di questo Pontefice si diffusero gli Atti di consacrazione al Cuore di Gesù della famiglia e delle nazioni.

Sorsero ovunque cappelle, oratori, chiese, basiliche, santuari dedicati al Sacro Cuore di Gesù. Proliferarono quadri e stampe; si iniziò la pia pratica della Comunione nel primo venerdì del mese e si composero le Litanie del Sacro Cuore, dedicando il mese di giugno al suo culto.

Numerose congregazioni religiose, sia maschili che femminili, sono strettamente legate alla devozione del Sacro Cuore di Gesù, la cui festa viene celebrata il venerdì dopo la solennità del Corpus Domini.

Questa venerazione è inscindibile a quella del Cuore Immacolato di Maria, il cui promotore fu san Giovanni Eudes, già devoto al Sacro Cuore di Gesù prima ancora delle apparizioni della santa visitandina.

Sono dovuti trascorrere duecento anni prima di arrivare al trionfo della devozione per il Sacro Cuore di Gesù. Disprezzo, scherni, collera da parte di uomini della Chiesa che si opposero a quella che sarcasticamente, gesuiti e vescovi e non solo, definivano «teologia muscolare». Nonostante ciò, la devozione, grazie alla eroica resistenza della santa, che fu sottoposta a molteplici esami ed interrogatori, continuò a svilupparsi passo dopo passo, attraverso immagini, libri, prediche, altari consacrati, santuari e confraternite.
Dieci anni dopo la sua morte, tutti i conventi della Visitazione in Francia, ma anche a Friburgo, a Napoli, a Vienna e in Polonia, avevano introdotto la devozione, e la confraternita di Digione contava 13 mila membri in tutta Europa.

Nel 1697 la Sacra Congregazione dei Riti emise un decreto con il quale si accordava «ai monasteri della Visitazione la messa delle cinque piaghe per la festa del Sacro Cuore».
Roma, tuttavia, continuava ad avere dubbi, nonostante le suppliche, nel XVIII secolo, del Re della Polonia e del Re di Spagna. La definizione della parola «Cuore» creava timori per il rischio di scontentare i filosofi moderni.
Finalmente, nel 1765, ad alcune diocesi della Polonia e della Spagna fu consentito di celebrare la festa.
Dovette, però, passare ancora molto tempo prima che in Francia la devozione assumesse una dimensione nazionale e ciò avvenne, simbolicamente, con l’edificazione, iniziata nel 1873, della chiesa del Sacré-Coeur sulla sommità della collina di Montmartre a Parigi. Papa Benedetto XV la elevò al rango di Basilica minore nel 1919. La pietra calcarea della Basilica ha la caratteristica di non trattenere polvere e smog, così dopo ogni pioggia il Sacré-Cœur risulta ancora più splendente.

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Con Maria Immacolata verso il Santo Natale

Posté par atempodiblog le 29 novembre 2024

Con Maria Immacolata verso il Santo Natale dans Avvento Maria-Immacolata

“Pregate. Pregate. Pregate ogni giorno durante la novena dell’Immacolata le preghiere di consacrazione ai Cuori di Gesù e di Maria”. (Messaggio della Madonna di Medjugorje del 28 novembre 1983)

Freccia dans Viaggi & Vacanze Novena a Maria SS. Immacolata (da recitarsi dal 29 novembre al 7 dicembre)

Botti di Capodanno, l'appello dei medici degli ospedali: “E' una tradizione negativa e pericolosa” dans Articoli di Giornali e News Santo-Natale

La preghiera di consacrazione al Sacro Cuore di Gesù (27/11/1983) e la preghiera di consacrazione al Cuore Immacolato di Maria (28/11/1983) sono state dettate dalla Madonna di Medjugorje a Jelena Vasilj:

Preghiera-di-consacrazione-al-Sacro-Cuore-di-Ges dans Medjugorje

Preghiera di consacrazione al Sacro Cuore di Gesù

“Gesù, sappiamo che Tu sei misericordioso e che hai offerto il Tuo Cuore per noi.
Esso è incoronato dalle spine e dai nostri peccati.
Sappiamo che Tu ci supplichi costantemente affinché noi non ci perdiamo.
Gesù, ricordaTi di noi quando siamo nel peccato.
Per mezzo del Tuo Cuore fa’ che tutti gli uomini si amino. Sparisca l’odio tra gli uomini.
Mostraci il Tuo amore.
Noi tutti Ti amiamo e desideriamo che Tu ci protegga col Tuo Cuore di Pastore e ci liberi da ogni peccato.
Gesù, entra in ogni cuore! Bussa, bussa alla porta del nostro cuore.
Sii paziente e non desistere mai.
Noi siamo ancora chiusi perché non abbiamo capito il Tuo amore.
Bussa continuamente.
Fa’, o buon Gesù, che Ti apriamo i nostri cuori almeno nel momento in cui ci ricordiamo della Tua passione sofferta per noi. Amen”.

Preghiera-di-consacrazione-al-Cuore-Immacolato-di-Maria dans Preghiere

Preghiera di consacrazione al Cuore Immacolato di Maria

“O Cuore Immacolato di Maria, ardente di bontà, mostra il Tuo amore verso di noi.
La fiamma del Tuo cuore, o Maria, scenda su tutti gli uomini.
Noi Ti amiamo tanto.  
Imprimi nei nostri cuori il vero amore così da avere un continuo desiderio di Te.
O Maria, umile e mite di cuore, ricordati di noi quando siamo nel peccato.
Tu sai che tutti gli uomini peccano.
Donaci, per mezzo del Tuo Cuore Immacolato la salute spirituale.
Fa’ che sempre possiamo guardare alla bontà del Tuo Cuore materno
e che ci convertiamo per mezzo della fiamma del Tuo Cuore. Amen”.

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Nostra Signora di Beauraing

Posté par atempodiblog le 28 novembre 2024

Nostra Signora di Beauraing dans Apparizioni mariane e santuari Nostra-Signora-di-Beauraing-Cuore-d-Oro

La Madonna, nella sua eterna giovinezza, guarda dal cielo l’evolversi della storia da circa due millenni. Dal suo trono di Regina vede realizzarsi sulla terra la profezia che lo Spirito Santo le ha ispirato nel canto del Magnificat, quando ha preannunciato che tutte le generazioni l’avrebbero proclamata beata. La gloria di Maria, direbbe il Montfort, anticipa e prepara quella del Figlio e dove Lei è maggiormente venerata, là è più conosciuto, più amato e più seguito Gesù Cristo. […]

In questo luogo dove durante le trentatré apparizioni della Madonna dal 29 novembre 1932 al 3 gennaio 1933 si sono raccolte decine di migliaia di persone (due milioni in un anno) non c’è quasi anima viva. [...]

La sera del 28 dicembre la Madre di Dio mostrò ai veggenti sul suo petto il Cuore d’Oro, tutto splendente, dal quale emanavano dei raggi luminosi che formavano una corona. Quello del cuore è un messaggio che si ripete spesso nelle apparizioni sia della Madonna come di Gesù durante il secondo millennio. Mi domando quale ne sia il significato e nella mia mente si affaccia dubbio che il cielo non sia affatto contento della nostra diffidenza nei confronti dell’amore misericordioso. […]

A Beauraing la Madonna ha lasciato poche parole, ma ognuna di esse vale più di qualsiasi trattato di mariologia. “Io sono la Madre di Dio e la Regina del Cielo”; “Pregate sempre”; “Io convertirò i peccatori”. L’ultima sera, quella del 3 gennaio, all’improvviso il giardino fu illuminato da una palla di fuoco che, dissolvendosi, mostrò la Vergine la quale disse: “Amate mio Figlio? Amate me? Allora sacrificatevi per me. Addio”. Dicendo questo aprì le braccia e mostrò il  suo Cuore Immacolato.

Tratto da: Pellegrino a quattroruote, sulle strade d’Europa – di Padre Livio Fanzaga, ed. SugarCo

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Il significato dei simboli sulla Medaglia Miracolosa

Posté par atempodiblog le 27 novembre 2024

Il significato dei simboli sulla Medaglia Miracolosa
de Il Timone
Tratto da: Radio Maria

Il significato dei simboli sulla Medaglia Miracolosa dans Apparizioni mariane e santuari La-Medaglia-Miracolosa

La Medaglia Miracolosa, anche conosciuta come la Medaglia della Immacolata Concezione, è un oggetto religioso cattolico che rappresenta la Vergine Maria. La medaglia è stata creata in seguito alle apparizioni della Vergine Maria a Santa Caterina Labouré, una suora delle Figlie della Carità, a Parigi nel 1830.

I simboli sulla Medaglia Miracolosa includono:

Immacolata Concezione: La medaglia rappresenta la Vergine Maria nella sua forma di Immacolata Concezione, cioè concepita senza il peccato originale. La famosa iscrizione “O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a voi” afferma appunto l’Immacolata Concezione della Vergine. Questo dettaglio fu espresso a Santa Caterina il 27 novembre 1830, molto prima che il dogma fosse proclamato nel 1854. Allo stesso modo, indica la missione di intercessione della Madre di Dio.

M sulla croce: Sulla parte superiore della medaglia c’è una croce con un “M” sovrapposto. Questo simbolo rappresenta la crocifissione di Gesù e la presenza della Madonna ai piedi della croce.

Cuore di Gesù e Cuore di Maria: Sotto la croce ci sono i Cuori di Gesù e Maria, uniti da una fiamma d’amore. Questo simboleggia l’amore misericordioso di Gesù e Maria per l’umanità. Dodici stelle: Attorno al bordo della medaglia ci sono dodici stelle, che rappresentano le dodici tribù di Israele e simboleggiano anche l’intera Chiesa.

Raggi di luce: Dalla parte delle mani della Vergine Maria, si irradiano raggi di luce, simboleggianti le grazie che Maria concede a coloro che le chiedono.

Il 27 novembre 1830 suor Caterina Labouré ebbe una visione della Vergine. Maria appare in piedi su quella che sembra essere la metà del globo, con in mano una piccola sfera dorata e lo sguardo rivolto al cielo. In un attimo, la Madre di Dio spiega a Caterina che la sfera rappresenta il mondo, e in particolare la Francia. Raggi di luce escono dalle dita della Vergine, adorne di gioielli. Queste sono, continua Maria, le grazie che ottiene per coloro che le chiedono; mentre alcuni gioielli non brillano e rappresentano, precisa la Vergine, «grazie disponibili, ma che nessuno ha chiesto».

In una terza apparizione, la Vergine Maria mostra a Santa Caterina l’iscrizione che circonda la sua figura celeste: «O Maria, concepita senza peccato, prega per noi che ci rivolgiamo a Te». Poi, la Madre di Dio esorta Catherine Labouré a coniare una medaglia che riproduca ciò che i suoi occhi hanno visto e promette che «coloro che indosseranno [la medaglia] riceveranno grandi grazie, soprattutto se la porteranno al collo».

Divisore dans San Francesco di Sales

Freccia dans Viaggi & Vacanze  Supplica alla Madonna della Medaglia miracolosa

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I Santi della “Dilexit nos”. Quali sono i Santi citati da Papa Francesco?

Posté par atempodiblog le 20 novembre 2024

I Santi della “Dilexit nos”. Quali sono i Santi citati da Papa Francesco?
La “hit parade” dei Santi citati nell’Enciclica di Papa Francesco
di Antonio Tarallo – ACI Stampa

I Santi della “Dilexit nos”. Quali sono i Santi citati da Papa Francesco? dans Antonio Tarallo IMG-E4300

Ancora forte l’eco dell’Enciclica “Dlixet nos” di Papa Francesco. E sarà così ancora per tanto tempo. Un’Enciclia che apre a diverse riflessioni, meditazioni  sulla devozione al Sacro Cuore di Gesù, oggetto del documento pontificio. Ma non solo: ci spinge, infatti, a comprendere cosa vuol dire questa devozione nel tempo che stiamo vivendo. E, si sa, il presente ha sempre un legame con il passato: difficile poterlo leggere senza comprendere bene le pagine di storia. E Papa Francesco, nelle pagine dell’Enciclica, offre lo spunto di ripercorrere l’agiorgrafia dei Santi che a questa devozione sono stati profondamente legati. Sono tanti, tantissimi i nomi a cui il Pontefice fa riferimento: si passa da Margherita Maria Alacoque a Francesco di Sales; da Teresa di Lisieux a Ignazio di Loyola, passando per Faustina Kowalska e Charles de Foucauld, e tantissimi altri.

Cerchiamo, allora, di ripercorrere – Encilica alla mano – queste affascinanti vite che al Sacro Cuore di Gesù hanno dedicato pagine e pagine di libri, di meditazioni. Vite che Papa Francesco stesso narra, con profonda ammirazione, nelle pagine della “Dilexit nos”.

E’ doveroso cominciare con Santa Margherita Maria Alacocque che ebbe per ben 17 anni delle apparizioni di Gesù. Fu lui stesso a chiederle una speciale devozione al Suo Sacratissimo Cuore. La prima visione risale al 27 dicembre 1673. Sarà da questa apparizione che nasceranno due espressioni importanti della devozione al Sacro Cuore: la Comunione nel primo venerdì del mese e la cosiddetta “Ora Santa” in riparazione ai torti subiti dal Cuore di Gesù. Necessario annoverare anche la quarta apparizione che avvenne l’ottavo giorno dopo la festa del Corpus Domini del 1675. La data è importante poiché si tratta di quella in cui oggi viene celebrata la solennità del Sacro Cuore: Gesù desiderava che fosse istituita una speciale festa in onore del Sacro Cuore dopo, appunto, l’ottava del Corpus Domini.

A seguire, San Giovanni Eudes, altro instancabile apostolo del Sacro Cuore. Di lui, Papa Francesco scrive: “Dopo aver svolto con i suoi missionari una ferventissima missione a Rennes, ottenne che monsignor Vescovo approvasse per quella diocesi la celebrazione della festa del Cuore adorabile di Nostro Signore Gesù Cristo. Questa fu la prima volta che tale festa venne ufficialmente autorizzata nella Chiesa. In seguito, i Vescovi di Coutances, Evreux, Bayeux, Lisieux e Rouen autorizzarono la stessa festa per le rispettive diocesi tra il 1670 e il 1671”. Sarà il primo a comporre un Ufficio liturgico e una Messa in onore del Cuore Immacolato di Maria e del Sacro Cuore di Gesù, celebrando le loro feste all’interno della congregazione da lui fondata, la Congregazione di Gesù e Maria per la formazione dei sacerdoti nei seminari e quella delle monache di Nostra Signora della Carità.

Un nome, associato a Santa Margherita Alacocque, è quello di San Claudio de La Colombière che – per citare il documento di Papa Francesco - “venne a conoscenza delle esperienze di Santa Margherita, ne divenne immediatamente difensore e divulgatore. Egli ebbe un ruolo speciale nella comprensione e nella diffusione di questa devozione al Sacro Cuore, ma anche nella sua interpretazione alla luce del Vangelo”. Fra i due illustri personaggi nascerà un’intesa spirituale del tutto particolare: “Io ti manderò un mio servo fedele e amico perfetto”, così aveva promesso Gesù a Margherita Maria Alacoque. E così avvenne.

Fra i santi della storia moderna, viene citato San Francesco di Sales che “contemplava spesso il Cuore aperto di Cristo, che invita a dimorare dentro di Lui in una relazione personale di amore, nella quale si illuminano i misteri della vita. Possiamo vedere nel pensiero di questo santo dottore come, di fronte a una morale rigorista o a una religiosità di mera osservanza, il Cuore di Cristo gli apparisse come un richiamo alla piena fiducia nell’azione misteriosa della sua grazia”, così scrive Papa Francesco nell’Enciclica. Inoltre, cita una frase del santo contenuta nel Sermone per la II Domenica di Quaresima (20 febbraio 1622): “Questo adorabilissimo e amabilissimo cuore del nostro Maestro, ardente dell’amore che professa per noi, cuore in cui vediamo scritti tutti i nostri nomi [...]. È certamente un argomento di grandissima consolazione il fatto di essere amati con tanto affetto da Nostro Signore che ci porta sempre nel suo Cuore”.

Poi, l’altro ieri della storia con figure come San Charles de Foucauld e Santa Teresa di Gesù Bambino che nella “Dilexit nos” vengono citati assieme: “Senza averne la pretesa, hanno rimodellato alcuni elementi della devozione al Cuore di Cristo, aiutandoci a comprenderla in modo ancora più fedele al Vangelo”. Papa Francesco cita alcune frasi della Santa francese. Sembrano dei flash per ricordarci il suo pensiero: “Colui il cui cuore batteva all’unisono col mio”. E ancora: “Tu lo sai: io non guardo al Sacro Cuore come tutti; penso che il cuore del mio sposo è solo mio, così come il mio appartiene solo a lui, e allora nella solitudine gli parlo di questo delizioso cuore a cuore, aspettando di contemplarlo un giorno faccia a faccia”. E’ l’unione sponsale tra la Santa e Cristo, uniti nel Sacro Cuore.

In ultimo, un pensiero anche a Santi assai recenti come Santa Faustina Kowalska, San Pio da Pietrelcina e Santa Teresa di Calcutta. Fra queste ultime aureole, immancabile il pensiero a San Giovanni Paolo II. Il Pontefice guarda con ammirazione al suo insegnamento: “Giovanni Paolo II insegnava che «il Cuore del Salvatore ci invita a risalire all’amore del Padre, che è la sorgente di ogni autentico amore»”. Le parole che ricorrono di più, citando questi santi, sono due: “Cuore” (ovviamente) e un’altra che risiede all’interno del Cuore stesso, la parola “Amore” (altrettanto ovviamente).

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Tagle: vivere il Giubileo mettendo il cuore al centro della nostra vita

Posté par atempodiblog le 6 novembre 2024

Tagle: vivere il Giubileo mettendo il cuore al centro della nostra vita
Il pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione si sofferma con i media vaticani sull’Enciclica Dilexit nos e sottolinea che attraverso l’amore che scaturisce dal Cuore di Gesù possiamo leggere tutti i documenti e i gesti più importanti del Pontificato di Papa Francesco
di Alessandro Gisotti – Vatican News

«Almeno tu, amami!». Cosa ci chiede il Sacro Cuore dans Fede, morale e teologia Sacro-Cuore-di-Ges-a-tempo-di-blog

“Si potrebbe dire che io sono il mio cuore, perché esso è ciò che mi distingue, mi configura nella mia identità spirituale e mi mette in comunione con le altre persone”: è questo uno dei passi più significativi di Dilexit nos, l’Enciclica di Papa Francesco pubblicata il 24 ottobre. Un documento magisteriale che non ha ricevuto la vasta eco che hanno avuto le due Encicliche sociali Laudato si’ e Fratelli tutti, ma che rappresenta una chiave interpretativa dell’intero Pontificato. Dilexit nos può essere utile anche per comprendere meglio un evento come il Sinodo sulla sinodalità che si è appena concluso e il Giubileo che inizierà tra poche settimane. Ne abbiamo parlato con il cardinale filippino Luis Antonio Tagle, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, che nella sua intervista con i media vaticani riflette anche sulla devozione al Sacro Cuore di Gesù, molto diffusa nelle Filippine e che lui ha imparato a praticare sin da giovane.

La pubblicazione di Dilexit nos ha generato un certo stupore. Dopo le Encicliche di dottrina sociale Laudato si’ e Fratelli tutti Francesco ha promulgato un’Enciclica spirituale. Come ha accolto questo documento?
Papa Francesco è un Papa delle sorprese. Sebbene l’annuncio dell’Enciclica e la conseguente pubblicazione fossero per certi versi inaspettati visto che si era concentrati sul Sinodo dei vescovi, non mi ha del tutto sorpreso che il Santo Padre pubblicasse un’Enciclica sull’amore di Gesù per noi, simboleggiato dal suo Sacro Cuore. Per me è stato il modo del Santo Padre di rendere più esplicite le fondamenta cristologiche delle Encicliche sociali Laudato si’ e Fratelli tutti. L’amore di Gesù, quando lo riceviamo, ci permette di vedere un fratello e una sorella negli altri esseri umani (Fratelli tutti) e di essere custodi attenti, umili e responsabili della nostra Casa comune (Laudato si’). Direi che gli scritti e i discorsi di Papa Francesco sono sistematicamente fondati sulla nostra fede nella Persona e nella missione di Gesù Cristo. Suggerisco di rileggere queste due Encicliche sociali per trovare tracce o semi di Dilexit nos già presenti in esse.

Nelle Filippine la devozione al Sacro Cuore è molto popolare e coinvolge principalmente le persone più semplici, il popolo di Dio. Qual è stata la sua esperienza di questa devozione nel suo Paese?
La devozione al Sacro Cuore di Gesù è molto diffusa nelle Filippine. Siamo grati ai tanti ordini religiosi che portano il nome “Sacro Cuore”, alla Compagnia di Gesù e all’Apostolato di Preghiera che promuovono la devozione nelle diocesi, nelle parrocchie, nelle scuole e nelle famiglie. Oltre alle veglie e alle preghiere ogni primo venerdì del mese, è consuetudine avere nella propria casa l’immagine del Sacro Cuore incoronato. Preghiamo il Cuore di Gesù perché guidi e governi le nostre famiglie e la nostra nazione con la sua misericordia e il suo amore. Questa preghiera giunge da un popolo i cui cuori hanno provato l’essere feriti a causa dell’ingiustizia, dell’avidità, della corruzione e dell’indifferenza. La devozione serve anche a ricordare che dobbiamo chiedere costantemente a Gesù di trasformare i nostri cuori perché siano come il suo. Ancora oggi, in alcune occasioni cantiamo l’inno ufficiale del Congresso Eucaristico Internazionale che si è tenuto a Manila (1937), un inno al Sacro Cuore in spagnolo, in cui la nazione offre il proprio cuore a Gesù: “no más Amor que el tuyo, O Corazon Divino. El Pueblo Filipino te da su corazón”. Questo canto non manca mai di portare consolazione al cuore e lacrime agli occhi.

In Dilexit nos il Papa osserva che l’umanità oggi sembra perdere il proprio cuore e invita noi cristiani a riscoprire come il Cuore di Gesù ci ami. Che cosa si può fare per riaccendere la consapevolezza che tutto scaturisce dal nostro cuore?
In Dilexit nos Papa Francesco descrive il fenomeno e le cause della superficialità che si sta diffondendo come una cultura che ci impedisce di entrare in contatto con il cuore dal quale emanano amore, verità e compassione. Suggerisco di leggere la descrizione della superficialità offerta dal Santo Padre come guida per un esame di coscienza. La consapevolezza di come sto lentamente perdendo contatto con la mia interiorità e con il mio io più vero è il primo passo per risvegliare il proprio cuore. Mi piace anche l’elenco fatto da Papa Francesco dei santi, o quello che definisco “corteo” o processione di santi, che ci offrono la propria testimonianza dell’amore insondabile del Cuore di Gesù e di come ha trasformato la loro vita e missione. Suggerisco di guardare il “corteo” e di unirci ad esso. Possiamo riaccendere la consapevolezza del cuore non attraverso concetti o astrazioni, ma ascoltando i cuori che hanno trovato la vera vita nel Cuore amorevole di Gesù.

Il cuore fa pensare alla persona e alle relazioni. Al Sinodo sulla sinodalità appena concluso, al quale lei ha preso parte, si è discusso molto – anche nel Documento finale – della conversione delle relazioni. Questa Enciclica può servire da bussola per guidare il cammino di una Chiesa sinodale, come incoraggia Papa Francesco?
Dilexit nos ha molto da insegnare alla Chiesa che vuole essere sinodale e missionaria. Durante la sessione da poco conclusa del Sinodo dei Vescovi è stato ripetutamente affermato che la sinodalità in ultima analisi riguarda le relazioni: con Dio, con tutti i battezzati che costituiscono la Chiesa, con l’intera umanità e tutto il creato. Il rinnovamento della Chiesa nella sinodalità missionaria può essere realizzato solo se ci relazioniamo con fiducia, obbedienza e umiltà con il Dio Uno e Trino che è amore. La sinodalità missionaria esige una relazione cuore a cuore tra pastori e fedeli, tra Chiese locali, e così via, dove il cuore di tutti è purificato dal pregiudizio verso gli altri e dall’orgoglio autopromozionale, ed è quindi capace di ascoltare con empatia. Senza relazioni umane purificate dalla grazia divina, la sinodalità missionaria potrebbe essere ridotta a proposte meramente burocratiche e legalistiche senza un cuore che arda con lo Spirito Santo, la fiamma dell’amore divino.

Il Giubileo si sta avvicinando: un anno di grazia, riconciliazione e liberazione. Un Anno Santo che il Papa ha incentrato sul tema della speranza. In che modo l’Enciclica sul Cuore di Gesù si ricollega all’imminente Giubileo?
Ritengo che il collegamento tra Dilexit nos e il prossimo Giubileo sia incentrato sul pellegrinaggio nella speranza, sulla dimensione missionaria della devozione al Sacro Cuore di Gesù. Tanto per cominciare, il Cuore di Gesù è un cuore missionario che, attraverso un cuore umano, porta il traboccante amore divino a tutte le persone, a tutte le situazioni umane e al creato. L’amore misericordioso del Cuore di Gesù offre speranza a un mondo spezzato, specialmente a coloro che non vedono alcuna possibilità di redenzione nella propria vita. Papa Francesco ci invita a ricevere l’amore di Gesù nel nostro cuore e a lasciarlo scorrere senza impedire a questo amore di Gesù di fluire verso altre persone e verso la società. Dilexit nos è una preziosa risorsa spirituale e missionaria per questo Giubileo, per preparare ognuno di noi a essere un pellegrino che condivide l’amore di Gesù con gli altri, l’amore che libera tutti i cuori da paura, orgoglio, egoismo, indifferenza, vendetta e disperazione. Lui ci ama, quindi abbiamo speranza.

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“Ci ha amati”, l’Enciclica del Papa sul Sacro Cuore di Gesù

Posté par atempodiblog le 24 octobre 2024

“Ci ha amati”, l’Enciclica del Papa sul Sacro Cuore di Gesù
“Dilexit nos”, quarta Enciclica di Francesco, ripercorre tradizione e attualità del pensiero “sull’amore umano e divino del cuore di Gesù Cristo”, invitando a rinnovare la sua autentica devozione per non dimenticare la tenerezza della fede, la gioia di mettersi al servizio e il fervore della missione: perché il Cuore di Gesù ci spinge ad amare e ci invia ai fratelli
di Alessandro Di Bussolo – Vatican News

“Ci ha amati”, l’Enciclica del Papa sul Sacro Cuore di Gesù dans Articoli di Giornali e News Sacro-Cuore-di-Ges

“«Ci ha amati», dice San Paolo riferendosi a Cristo (Rm 8,37), per farci scoprire che da questo amore nulla «potrà mai separarci» (Rm 8,39)”. Inizia così la quarta Enciclica di Papa Francesco, intitolata dall’incipit “Dilexit nos” e dedicata all’amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo: “Il suo cuore aperto ci precede e ci aspetta senza condizioni, senza pretendere alcun requisito previo per poterci amare e per offrirci la sua amicizia: Egli ci ha amati per primo (cfr 1 Gv 4,10). Grazie a Gesù «abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi» (1 Gv 4,16)” (1).

Freccia dans Viaggi & Vacanze Dilexit-Nos dans Commenti al Vangelo LEGGI QUI IL TESTO INTEGRALE DELL’ENCICLICA

L’amore di Cristo rappresentato nel suo santo Cuore
In una società – scrive il Papa – che vede moltiplicarsi “varie forme di religiosità senza riferimento a un rapporto personale con un Dio d’amore” (87), mentre il cristianesimo spesso dimentica “la tenerezza della fede, la gioia della dedizione al servizio, il fervore della missione da persona a persona” (88), Papa Francesco propone un nuovo approfondimento sull’amore di Cristo rappresentato nel suo santo Cuore e invita a rinnovare la sua autentica devozione ricordando che nel Cuore di Cristo “possiamo trovare tutto il Vangelo” (89): è nel suo Cuore che “riconosciamo finalmente noi stessi e impariamo ad amare” (30).

Il mondo sembra aver perso il cuore
Francesco spiega che incontrando l’amore di Cristo, “diventiamo capaci di tessere legami fraterni, di riconoscere la dignità di ogni essere umano e di prenderci cura insieme della nostra casa comune”, come invita a fare nelle sue Encicliche sociali Laudato si’ e Fratelli tutti (217). E davanti al Cuore di Cristo, chiede al Signore “di avere ancora una volta compassione di questa terra ferita” e riversi su di lei “i tesori della sua luce e del suo amore”, affinché il mondo, “che sopravvive tra le guerre, gli squilibri socioeconomici, il consumismo e l’uso anti-umano della tecnologia, possa recuperare ciò che è più importante e necessario: il cuore” (31). Nell’annunciare la preparazione del documento, al termine dell’udienza generale del 5 giugno, il Pontefice aveva chiarito che avrebbe aiutato a meditare sugli aspetti “dell’amore del Signore che possano illuminare il cammino del rinnovamento ecclesiale; ma anche che dicano qualcosa di significativo a un mondo che sembra aver perso il cuore”. E questo mentre sono in corso le celebrazioni per il 350° anniversario della prima manifestazione del Sacro Cuore di Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque, nel 1673, che si chiuderanno il 27 giugno 2025.

L’importanza di tornare al cuore
Aperta da una breve introduzione e articolata in cinque capitoli, l’Enciclica sul culto del Sacro Cuore di Gesù raccoglie, come preannunciato a giugno, “le preziose riflessioni di testi magisteriali precedenti e di una lunga storia che risale alle Sacre Scritture, per riproporre oggi, a tutta la Chiesa, questo culto carico di bellezza spirituale”.

Il primo capitolo, “L’importanza del cuore”, spiega perché serva “ritornare al cuore” in un mondo nel quale siamo tentati di “diventare consumisti insaziabili e schiavi degli ingranaggi di un mercato” (2). Lo fa analizzando cosa intendiamo per “cuore”: la Bibbia ce ne parla come di un nucleo “che sta dietro ogni apparenza” (4), luogo dove “non conta ciò che si mostra all’esterno o ciò che si nasconde, lì siamo noi stessi” (6). Al cuore portano le domande che contano: che senso voglio che abbiano la mia vita, le mie scelte o le mie azioni, chi sono davanti a Dio (8). Il Papa sottolinea che l’attuale svalutazione del cuore nasce “nel razionalismo greco e precristiano, nell’idealismo postcristiano e nel materialismo”, così che nel grande pensiero filosofico si sono preferiti concetti come quelli di “ragione, volontà o libertà”. E non trovando posto per il cuore, “non è stata sviluppata ampiamente nemmeno l’idea di un centro personale” che può unificare tutto, e cioè l’amore (10). Invece, per il Pontefice, bisogna riconoscere che “io sono il mio cuore, perché esso è ciò che mi distingue, mi configura nella mia identità spirituale e mi mette in comunione con le altre persone” (14).

Il mondo può cambiare a partire dal cuore
È il cuore “che unisce i frammenti” e rende possibile “qualsiasi legame autentico, perché una relazione che non è costruita con il cuore è incapace di superare la frammentazione dell’individualismo” (17). La spiritualità di santi come Ignazio di Loyola (accettare l’amicizia del Signore è una questione di cuore) e san John Henry Newman (il Signore ci salva parlando al nostro cuore dal suo sacro Cuore) ci insegna, scrive Papa Francesco, che “davanti al Cuore di Gesù vivo e presente, la nostra mente, illuminata dallo Spirito, comprende le parole di Gesù” (27). E questo ha conseguenze sociali, perché il mondo può cambiare “a partire dal cuore” (28).

“Gesti e parole d’amore”
Ai gesti e alle parole d’amore di Cristo è dedicato il secondo capitolo. I gesti con i quali ci tratta come amici e mostra che Dio “è vicinanza, compassione e tenerezza”, si vedono negli incontri con la samaritana, con Nicodemo, con la prostituta, con la donna adultera e con il cieco sulla strada (35). Il suo sguardo, che “scruta l’intimo del tuo essere” (39), mostra che Gesù “presta tutta la sua attenzione alle persone, alle loro preoccupazioni, alle loro sofferenze” (40). In modo tale “da ammirare le cose buone che riconosce in noi” come nel centurione, anche se gli altri le ignorano (41). La sua parola d’amore più eloquente è l’essere “inchiodato sulla Croce”, dopo aver pianto per l’amico Lazzaro e aver sofferto nell’Orto degli Ulivi, consapevole della propria morte violenta “per mano di quelli che Lui tanto amava” (46).

Il mistero di un cuore che ha tanto amato
Nel terzo capitolo, “Questo è il cuore che ha tanto amato”, il Pontefice ricorda come la Chiesa riflette e ha riflettuto in passato “sul santo mistero del Cuore del Signore”. Lo fa riferendosi all’Enciclica di Pio XII Haurietis aquas, sulla devozione al Sacro Cuore di Gesù (1956). Chiarisce che “la devozione al Cuore di Cristo non è il culto di un organo separato dalla Persona di Gesù”, perché noi adoriamo “Gesù Cristo intero, il Figlio di Dio fatto uomo, rappresentato in una sua immagine dove è evidenziato il suo cuore” (48). L’immagine del cuore di carne, sottolinea il Papa, ci aiuta a contemplare, nella devozione, che “l’amore del Cuore di Gesù Cristo, non comprende soltanto la carità divina, ma si estende ai sentimenti dell’affetto umano” (61) Il suo Cuore, prosegue Francesco citando Benedetto XVI, il suo contiene un “triplice amore”: quello sensibile del suo cuore fisico “e il suo duplice amore spirituale, l’umano e il divino” (66), in cui troviamo “l’infinito nel finito” (64).

Il Sacro Cuore di Gesù è una sintesi del Vangelo
Le visioni di alcuni santi, particolarmente devoti al Cuore di Cristo – precisa Francesco – “sono stimoli belli che possono motivare e fare molto bene”, ma “non sono qualcosa che i credenti sono obbligati a credere come se fossero la Parola di Dio”. Quindi il Papa ricorda con Pio XII che non si può dire che questo culto “debba la sua origine a rivelazioni private”. Anzi, “la devozione al Cuore di Cristo è essenziale per la nostra vita cristiana in quanto significa l’apertura piena di fede e di adorazione al mistero dell’amore divino e umano del Signore, tanto che possiamo affermare ancora una volta che il Sacro Cuore è una sintesi del Vangelo” (83). Il Pontefice invita poi a rinnovare la devozione al Cuore di Cristo anche per contrastare “nuove manifestazioni di una ‘spiritualità senza carne’ che si moltiplicano nella società” (87). È necessario tornare alla “sintesi incarnata del Vangelo” (90) davanti a “comunità e pastori concentrati solo su attività esterne, riforme strutturali prive di Vangelo, organizzazioni ossessive, progetti mondani, riflessioni secolarizzate, su varie proposte presentate come requisiti che a volte si pretende di imporre a tutti” (88).

L’esperienza di un amore “che dà da bere”
Negli ultimi due capitoli, Papa Francesco mette in evidenza i due aspetti che “la devozione al Sacro Cuore dovrebbe tenere uniti per continuare a nutrirci e ad avvicinarci al Vangelo: l’esperienza spirituale personale e l’impegno comunitario e missionario” (91). Nel quarto, “L’amore che dà da bere”, rilegge le Sacre Scritture, e con i primi cristiani, riconosce Cristo e il suo costato aperto in “colui che hanno trafitto” che Dio riferisce a se stesso nella profezia del libro di Zaccaria. Una sorgente aperta per il popolo, per placare la sua sete dell’amore di Dio, “per lavare il peccato e l’impurità” (95). Diversi Padri della Chiesa hanno menzionato “la ferita del costato di Gesù come origine dell’acqua dello Spirito”, su tutti Sant’Agostino, che “ha aperto la strada alla devozione al Sacro Cuore come luogo di incontro personale con il Signore” (103).  A poco a poco questo costato ferito, ricorda il Papa “venne assumendo la figura del cuore” (109), ed elenca diverse donne sante che “hanno raccontato esperienze del loro incontro con Cristo, caratterizzato dal riposo nel Cuore del Signore” (110). Tra i devoti dei tempi moderni, l’Enciclica parla prima di tutto di San Francesco di Sales, che raffigura la sua proposta di vita spirituale con “un cuore trafitto da due frecce, racchiuso in una corona di spine” (118)

Le apparizioni a Santa Margherita Maria Alacoque
Sotto l’influsso di questa spiritualità, Santa Margherita Maria Alacoque racconta le apparizioni di Gesù a Paray-le-Monial, tra la fine di dicembre 1673 e il giugno 1675. Il nucleo del messaggio che ci viene trasmesso può essere riassunto in quelle parole che Santa Margherita ha udito: “Ecco quel Cuore che tanto ha amato gli uomini e che nulla ha risparmiato fino ad esaurirsi e a consumarsi per testimoniare loro il suo Amore (121).

Teresa di Lisieux, Ignazio di Loyola e Faustina Kowalska
Di Santa Teresa di Lisieux, il documento ricorda il chiamare Gesù “Colui il cui cuore batteva all’unisono col mio” (134) e le sue lettere alla sorella suor Maria, che aiuta a non concentrare la devozione al Sacro Cuore “su un aspetto doloristico” quello di chi intendeva la riparazione come un “primato dei sacrifici”, ma sulla fiducia “come la migliore offerta, gradita al Cuore di Cristo” (138). Il Pontefice gesuita dedica alcuni passi dell’Enciclica anche al posto del Sacro Cuore nella storia della Compagnia di Gesù, sottolineando che nei suoi Esercizi Spirituali, Sant’Ignazio di Loyola propone all’esercitante “di entrare nel Cuore di Cristo” in un dialogo da cuore a cuore. Nel dicembre 1871, padre Beckx consacrò la Compagnia al Sacro Cuore di Gesù e padre Arrupe lo fece nuovamente nel 1972 (146). Le esperienze di Santa Faustina Kowalska, si ricorda, ripropongono la devozione “con un forte accento sulla vita gloriosa del Risorto e sulla misericordia divina” e motivato da queste, anche San Giovanni Paolo II “ha collegato intimamente la sua riflessione sulla misericordia con la devozione al Cuore di Cristo” (149). Parlando della “devozione della consolazione”, l’Enciclica spiega che davanti ai segni della Passione conservati dal cuore del Risorto, è inevitabile “che il credente desideri rispondere” anche “al dolore che Cristo ha accettato di sopportare per tanto amore” (151). E chiede “che nessuno si faccia beffe delle espressioni di fervore credente del santo popolo fedele di Dio, che nella sua pietà popolare cerca di consolare Cristo” (160). Perché poi “desiderosi di consolarlo, ne usciamo consolati” e “possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione” (162).

La devozione al Cuore di Cristo ci invia ai fratelli
Il quinto e ultimo capitolo “Amore per amore” approfondisce la dimensione comunitaria, sociale e missionaria di ogni autentica devozione al Cuore di Cristo, che, nel momento in cui “ci conduce al Padre, ci invia ai fratelli” (163). Infatti l’amore per i fratelli è il “gesto più grande che possiamo offrirgli per ricambiare amore per amore” (167). Guardando alla storia della spiritualità, il Pontefice ricorda che l’impegno missionario di San Charles de Foucauld lo rese “fratello universale”: “lasciandosi plasmare dal Cuore di Cristo, voleva ospitare nel suo cuore fraterno tutta l’umanità sofferente” (179). Francesco parla poi della “riparazione”, come spiegava San Giovanni Paolo II: “offrendoci insieme al Cuore di Cristo, «sulle rovine accumulate dall’odio e dalla violenza, potrà essere costruita la civiltà dell’amore tanto desiderato, il regno del cuore di Cristo»” (182).

La missione di far innamorare il mondo
L’Enciclica ricorda ancora con San Giovanni Paolo II che “la consacrazione al Cuore di Cristo «è da accostare all’azione missionaria della Chiesa stessa, perché risponde al desiderio del Cuore di Gesù di propagare nel mondo, attraverso le membra del suo Corpo, la sua dedizione totale al Regno». Di conseguenza, attraverso i cristiani, «l’amore sarà riversato nei cuori degli uomini, perché si edifichi il corpo di Cristo che è la Chiesa e si costruisca anche una società di giustizia, pace e fratellanza»” (206). Per evitare il grande rischio, sottolineato da San Paolo VI, che nella missione “si dicano e si facciano molte cose, ma non si riesca a provocare il felice incontro con l’amore di Cristo” (208), servono “missionari innamorati, che si lascino ancora conquistare da Cristo” (209).

La preghiera di Francesco
Il testo si conclude con questa preghiera di Francesco: “Prego il Signore Gesù che dal suo Cuore santo scorrano per tutti noi fiumi di acqua viva per guarire le ferite che ci infliggiamo, per rafforzare la nostra capacità di amare e servire, per spingerci a imparare a camminare insieme verso un mondo giusto, solidale e fraterno. Questo fino a quando celebreremo felicemente uniti il banchetto del Regno celeste. Lì ci sarà Cristo risorto, che armonizzerà tutte le nostre differenze con la luce che sgorga incessantemente dal suo Cuore aperto. Che sia sempre benedetto!” (220).

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San Giovanni Eudes, l’apostolo dei Sacri Cuori

Posté par atempodiblog le 19 août 2024

San Giovanni Eudes, l’apostolo dei Sacri Cuori
Grande propagatore della devozione al Sacro Cuore di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria, san Giovanni Eudes spiegò in pagine mirabili l’unione tra i due Sacri Cuori, lasciando insegnamenti preziosi per il cammino spirituale di ogni fedele.
di Antonio Tarallo – La nuova Bussola Quotidiana
Tratto da: Radio Maria

San Giovanni Eudes, l’apostolo dei Sacri Cuori dans Antonio Tarallo Ges-e-Maria

«Organo muscolare, cavo, che costituisce il centro motore dell’apparato circolatorio». E ancora: «Dall’antichissima credenza popolare che il cuore fosse il centro della vita spirituale e affettiva dell’uomo, si è formata ed è rimasta nel linguaggio comune una serie ricchissima di locuzioni e frasi». E ancora più avanti: «Il cuore è inteso come la sede dei vari moti dell’animo. Come sede dell’affetto, dell’amore». Sono definizioni colte dall’Enciclopedia Treccani: fanno riferimento al sostantivo «cuore». Sono immagini che riescono a donare diversi significati di questo termine così ricco e prezioso per la vita umana. Quando pensiamo a questa parola, infatti, sono tante le analogie, le metafore, i pensieri che nascono naturalmente nella mente. Forse, fra i tanti, quello più comune è che il cuore rappresenti la sede della vita e dei sentimenti. Ed è proprio al cuore – a due in particolare, quello di Gesù e della Vergine Maria – che san Giovanni Eudes (del quale oggi ricorre la memoria liturgica) ha guardato per l’intera sua esistenza terrena, meritando di essere definito «apostolo infaticabile della devozione ai Sacri Cuori di Gesù e Maria» (Benedetto XVI, udienza generale del 19 agosto 2009).

Per addentrarci meglio nella spiritualità di questo grande santo, fondatore della Congregazione di Gesù e Maria (1643) per la formazione dei futuri sacerdoti e dell’Ordine di Nostra Signora della Carità (1651), è importante focalizzare l’attenzione su quanto sia stata fondamentale nella sua visione spirituale la centralità della relazione personale con Gesù Cristo: il fedele, per san Giovanni Eudes, deve vivere il proprio cammino spirituale in stretta relazione con Cristo. E questo dialogo deve passare proprio per il Sacro Cuore di Gesù, sede dell’Amore di Dio per gli uomini. Per arrivare a Cristo, il fedele passa per Maria, la Vergine Santa.

Testimonianza di ciò, il testo Il Cuore Ammirabile della SS. Madre di Dio, un trattato teologico-spirituale e devozionale assai interessante per diversi aspetti. «Cuore ammirabile. Perché mai lo Spirito Santo la chiama “Signum magnum”? Per farci conoscere che Ella è tutta miracolosa e per farne oggetto di rapimento per gli Angeli e per gli uomini. Allo stesso scopo lo Spirito Santo fece cantare in suo onore, in tutto l’universo, per bocca di tutti i fedeli, questo elogio: “Mater admirabilis”! O Madre ammirabile, con quanta ragione portate questo nome! Però quel che è più ammirabile in Maria è il suo Cuore verginale. Esso è tutto un mondo di meraviglie, un oceano di prodigi, un abisso di miracoli. È il principio e la sorgente di tutte le cose più rare e più straordinarie che emergono in questa gloriosa Principessa».

La descrizione che Eudes fa del Cuore della Vergine è una perfetta sintesi teologica. Ciò che colpisce è il linguaggio del santo: poetico, alto, profondo e, allo stesso tempo, vicino al popolo di Dio. Tanto è racchiuso in quel passaggio, «il principio e la sorgente di tutte le cose più rare e più straordinarie», e il lettore non può che provare stupore, misto a meraviglia, davanti a questa sublime descrizione.

Ma perché è così importante il Cuore Immacolato della Vergine Maria? Il santo risponde con queste parole contenute sempre nel suo libro: «Non v’è parte del sacro corpo di Gesù che non sia degno dell’ammirazione eterna degli uomini e degli Angeli. Non c’è nulla nel corpo verginale di Maria che non sia meritevole delle lodi immortali di tutte le creature. Ma il suo cuore ha diritto ad un particolare onore per le sue meravigliose prerogative: 1) Esso è il principio della vita di questa Divina Madre e di tutte le funzioni della sua vita corporale e sensibile: origine della vita di colei che ha dato vita al Figlio di Dio; 2) Altra prerogativa di questo Cuore è d’aver preparato e donato il sangue verginale di cui fu formato il corpo santissimo dell’Uomo-Dio; 3) La terza è d’essere stato il principio della vita umana di Gesù Bambino, durante la dimora nascosta ch’Egli fece nel seno della madre sua. Come di ogni madre, si può dire che la vita e il cuore di Maria era la vita e il cuore di Gesù (…) 4) La quarta prerogativa è indicata da queste parole della Cantica: “Il nostro letto è tutto ricoperto di fiori profumati” (Ct I, 15). Qual è questo letto, se non il cuore purissimo di Maria, sul quale il Bambino Gesù ebbe a riposare dolcemente?». In queste righe comprendiamo, allora, l’importanza del Cuore di Maria. Ancora una volta, viene ribadito il concetto dello strettissimo legame tra questo Cuore e quello di Gesù.

L’unione dei due Sacri Cuori è il tema portante dell’intensa e alta spiritualità di san Giovanni Eudes. Fra le righe de Il Cuore Ammirabile della SS. Madre di Dio troviamo una pagina importantissima, fondamentale per il cammino spirituale di ciascuno: «Il Cuor di Gesù vive nel cuore di Maria, l’anima di Gesù nella sua anima, lo spirito di Gesù nel suo spirito; la memoria, l’intelletto, la volontà di Gesù sono viventi nella memoria, nell’intelletto, nella volontà di Maria; i suoi sensi interiori ed esteriori vivono nei sensi di Lei; le sue passioni nelle passioni di Lei; le sue virtù, i suoi misteri, i suoi divini attributi, tutti vivono nel cuore di Lei e regneranno sovranamente in Lei; vi opereranno affetti meravigliosi e incomprensibili a noi mortali, e v’imprimeranno l’immagine vivente di Gesù stesso».

Grazie a queste pagine si riesce a comprendere come i due Sacri Cuori siano profondamente connessi tra loro. L’uno potrebbe definirsi il prosieguo dell’altro: vi è un filo rosso che li unisce, vi è un’arteria che li congiunge e li fa vivere e palpitare all’unisono. Ed è a questi due Cuori che san Giovanni Eudes ci invita ad accostarci attraverso la preghiera e l’Eucaristia.

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Due cuori che battono l’uno nell’altro

Posté par atempodiblog le 8 juin 2024

Due cuori che battono l’uno nell’altro
Si perviene al cuore del Figlio per mezzo del cuore della Madre
Tratto da: L’affidamento a Maria, di Padre Livio Fanzaga – Edizioni Ares

Due cuori che battono l'uno nell'altro dans Fede, morale e teologia Ges-e-Maria

Non si comprende nel suo straordinario valore la devozione al cuore immacolato di Maria (né la consacrazione a Esso richiesta dalla Madonna stessa), se non la si pone in rapporto con la devozione al cuore sacratissimo di Gesù. Queste due devozioni, che non hanno fatto che crescere nella Chiesa in questi ultimi secoli, sono fra loro intimamente connesse, al punto che l’una conduce necessariamente all’altra. Non è, infatti, possibile essere devoti del cuore immacolato di Maria senza approdare al cuore divino del Salvatore, sorgente della grazia e della vita eterna, alla quale anela ogni creatura, prima fra tutte la vergine Maria. Riguardo a questi due cuori vale in modo particolare la felice espressione di san Bernardo “Ad Jesum per Mariam”. Si perviene al cuore del Figlio per mezzo del cuore della Madre.

La consacrazione al cuore immacolato di Maria, che si è particolarmente diffusa in epoca moderna, è uno dei segni che questo è il tempo della Vergine e ha più di un semplice significato devozionale, legato al cammino spirituale mistico delle anime. La richiesta di consacrazione della Russia, che la Madonna ha fatto a Fatima perché questa nazione potesse convertirsi e perché potesse esser evitata la seconda guerra mondiale, sta a indicare il grande valore salvifico che la Divina Sapienza ha posto nella devozione al cuore della Madre della Chiesa e dell’umanità. Tuttavia il cuore di Maria è solo un tramite. In quel mare di infinita purezza e di splendore senza macchia le nostre miserie e ferite vengono sanate e purificate perché noi possiamo essere donati, come nuove creature, al cuore divino del Verbo Incarnato.

Chi ha la grazia di immergersi nel cuore di Maria si troverà ad ardere di amore per il cuore di Gesù. La ragione di questo miracolo risiede nella stessa natura del cuore della Piena di Grazia. Ti sei mai chiesto a chi Maria ha donato tutta sé stessa? Fin dal momento dell’Incarnazione il cuore del Figlio e quello della Madre sono stati una cosa sola. L’amore reciproco li ha fusi insieme; il cuore, come l’amore, esiste per essere donato. Maria ha donato il suo a Gesù e, dal momento in cui il Verbo Incarnato ne ha avuto uno, quello di Maria ha dimorato in esso. Possiamo affermare con certezza che i cuori di Gesù e di Maria battono l’uno nell’altro e che è impossibile separarli.

Questi fiumi di grazia e di amore, che sono le due devozioni ai sacri cuori, in realtà non sono che un unico grande fiume che ha atto fiorire meraviglie di spiritualità nel corso dei secoli. La fonte di ogni grazia è senza dubbio il cuore divino di Gesù Cristo, dal quale attinge anche il cuore immacolato di Maria. L’intento della Madonna, quando raccomanda la consacrazione al suo cuore immacolato, è quella di donarci a Gesù rivestiti della sua purezza e del suo amore. Ella vuole raccoglierci tutti nel suo cuore perché possiamo essere, con lei, una sola cosa nel cuore divino del Salvatore: “Desidero”, afferma la Regina della pace nel messaggio dato a Medjugorje il 25 luglio 1999, “che il mio cuore e il cuore di Gesù e il vostro cuore si fondano in un unico cuore di amore e di pace”.

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Cuore Immacolato di Maria

Posté par atempodiblog le 8 juin 2024

Cuore Immacolato di Maria
La devozione al Cuore Immacolato di Maria ha superato vari ostacoli, radicandosi anche attraverso alcune delle più grandi manifestazioni mariane della storia, con in testa Fatima. Dove la Madonna chiese la Comunione riparatrice nei primi sabati del mese
a cura di Ermes Dovico – La nuova Bussola Quotidiana
Tratto da: Radio Maria

Cuore Immacolato di Maria dans Apparizioni mariane e santuari Sacro-Cuore-di-Maria

Il giorno dopo la solennità del Sacro Cuore di Gesù, la Chiesa celebra la memoria liturgica del Cuore Immacolato di Maria, attendendo con salda speranza il compimento della promessa fatta dalla Madre Celeste ai tre pastorelli di Fatima: “Infine, il mio Cuore Immacolato trionferà”. Sarà questo trionfo il preludio al tempo di pace “per quanti diranno di  a mio Figlio”, prima dell’ultimo combattimento escatologico che si concluderà con il secondo, definitivo e glorioso avvento dell’Agnello, Nostro Signore Gesù Cristo, come profetizzato da san Giovanni Evangelista nell’Apocalisse. La Madre e il Figlio, dunque, i cui Sacri Cuori sono così intrecciati e perfettamente uniti nello stesso mistero di salvezza da non poter essere separati. Lo insegnava già san Giovanni Eudes (1601-1680), fondatore della Congregazione di Gesù e Maria, il quale fu il primo a celebrare con i suoi confratelli le feste del Sacro Cuore e del Cuore Immacolato.

Le rivelazioni di Gesù a santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690) furono poi il più potente impulso alla devozione al Sacro Cuore, che si diffuse nonostante l’ostilità dell’eresia giansenista. Il radicamento del culto al Cuore Immacolato di Maria passerà, anch’esso superando vari ostacoli, attraverso alcune delle più grandi manifestazioni mariane della storia. Come l’apparizione del 27 novembre 1830 a santa Caterina Labouré, che dopo aver contemplato la figura radiosa dell’Immacolata vide apparire i Sacri Cuori di Gesù e Maria, il primo coronato di spine, il secondo trafitto da una spada, oltre a una M intersecata dalla I di Iesus e sormontata da una croce, con tutto intorno 12 stelle. È l’immagine divenuta celebre con la diffusione della Medaglia Miracolosa, lo straordinario compendio di simboli disseminati in tutte le Sacre Scritture e che ricordano in particolare la partecipazione di Maria all’opera redentrice del Figlio. Questa mirabile partecipazione, che fa di Maria la Corredentrice, è già implicita nelle parole rivolte da Dio a Satana subito dopo il peccato originale (Gn 3, 15), è espressa poi nella profezia di Simeone (“E anche a te una spada trafiggerà l’anima”; Lc 2, 35) e culmina nel segno grandioso della Donna vestita di sole (Ap 12).

Questo disegno divino, in cui il dolore acquista senso e diventa tutt’uno con l’Amore, è proseguito con Fatima. Qui, il 13 giugno 1917, la Madonna comunicò alla piccola Lucia dos Santos (1907-2008) la sua missione: “Gesù vuole servirsi di te per farmi conoscere e amare. Egli vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato”. Il 10 dicembre di otto anni più tardi, Lucia, già in convento, vide Maria e al suo fianco Gesù Bambino, che le disse: “Abbi compassione del Cuore Immacolato della tua Santissima Madre, ricoperto delle spine che gli uomini ingrati in tutti i momenti vi infiggono, senza che ci sia chi faccia un atto di riparazione per strapparle”. Fu allora che la Vergine fece a Lucia la solenne promessa sulla Comunione riparatrice dei cinque sabati: “A tutti coloro che per cinque mesi, al primo sabato, si confesseranno, riceveranno la santa Comunione, reciteranno il Rosario e mi faranno compagnia per 15 minuti meditando i Misteri, con l’intenzione di offrirmi riparazioni, prometto di assisterli nell’ora della morte con tutte le grazie necessarie alla salvezza”.

Nel 1944 la memoria liturgica venne estesa da Pio XII a tutta la Chiesa, a ricordo della consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria, operata due anni prima dallo stesso pontefice su invito della beata Alexandrina Maria da Costa. La celebrazione, inizialmente stabilita al 22 agosto, nell’Ottava dell’Assunta, venne spostata al giorno attuale (il primo sabato dopo il Sacro Cuore di Gesù) dalla riforma del 1969, con il grado di memoria facoltativa, poi resa obbligatoria da san Giovanni Paolo II. La liturgia ci ricorda che Maria, sede della Sapienza, meditava nel silenzio quotidiano la volontà divina e “custodiva tutte queste cose nel suo cuore”. La Madre Celeste ha assecondato ogni ispirazione della Grazia. Proprio per questo è necessario imitarla e combattere al suo fianco contro il male, affinché Lei e il Figlio possano regnare – come diceva san Massimiliano Maria Kolbe – “in ogni cuore che batte sulla terra”. In vista della gloria eterna.

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Sacro Cuore di Gesù

Posté par atempodiblog le 7 juin 2024

Sacro Cuore di Gesù
Attraverso le straordinarie rivelazioni a santa Margherita Maria Alacoque, il Signore stabilì le devozioni dell’Ora Santa e della Comunione riparatrice nei primi venerdì del mese. Quest’ultima pratica è legata alla “Grande Promessa” sulla salvezza eterna
a cura di Ermes Dovico – La nuova Bussola Quotidiana
Tratto da: Radio Maria

Sacro Cuore di Gesù dans Fede, morale e teologia Sacro-Cuore

Il 27 dicembre del 1673, nel giorno della festa di san Giovanni Evangelista (l’apostolo che nell’Ultima Cena aveva reclinato il capo sul petto di Nostro Signore per sapere chi lo tradiva), santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690) ebbe la prima grande rivelazione sui segreti del Sacro Cuore di Gesù, che la riempì della sua divina presenza mentre la monaca visitandina era raccolta in adorazione eucaristica. Dopo averla fatta riposare sul suo petto, Gesù le disse: “Il mio Cuore divino è tanto appassionato d’amore per gli uomini e per te in particolare, che non potendo più contenere in sé stesso le fiamme del suo ardente Amore sente il bisogno di diffonderle per mezzo tuo e di manifestarsi agli uomini per arricchirli dei preziosi tesori che ti scoprirò e che contengono le grazie in ordine alla santità e alla salvezza, necessarie per ritirarli dal precipizio della perdizione”.

Il Sacro Cuore le apparve come una fornace incandescente, in cui il cuore di Margherita venne immerso e fatto divampare da Gesù. Il Signore le lasciò un dolore nel costato come segno tangibile che tutto quanto aveva vissuto era reale. In una seconda grande rivelazione le si presentò risplendente di gloria “con le sue cinque piaghe sfolgoranti come cinque soli”, le rivelò fino a quale eccesso era arrivato il suo Amore per gli uomini e il suo dolore nel vedersi ricambiato con ingratitudini e indifferenze. In riparazione alle offese e ai peccati, Gesù domandò a Margherita di comunicarsi ogni volta che il sacerdote glielo avesse consentito e in particolare il primo venerdì di ogni mese; le chiese inoltre di pregare, prostrandosi con la faccia a terra, tutti i giovedì sera dalle undici a mezzanotte, dicendole che a quell’ora le avrebbe partecipato la tristezza mortale provata nel Getsemani.

Attraverso la mistica francese, il Signore stabilì dunque le devozioni dell’Ora Santa e della Comunione riparatrice nei primi venerdì del mese. Quest’ultima pratica è legata alla “Grande Promessa” sulla salvezza eterna: il fedele che per nove mesi consecutivi, ogni primo venerdì, si comunicherà in stato di grazia morirà certamente in grazia di Dio perché, come ha promesso Gesù, “il mio Cuore si renderà asilo sicuro in quel supremo momento”. In un’altra rivelazione Gesù disse a Margherita che tra i tanti sacrilegi e freddezze “ciò che più mi amareggia è che ci siano dei cuori a me consacrati che mi trattano così” e le comunicò il desiderio di una nuova festa: “Ti chiedo che il primo venerdì dopo l’ottava del Santo Sacramento [il Corpus Domini] sia dedicato a una festa particolare per onorare il mio Cuore, ricevendo in quel giorno la santa Comunione e facendo un’ammenda d’onore per riparare tutti gli oltraggi ricevuti durante il periodo in cui è stato esposto sugli altari. Io ti prometto che il mio Cuore si dilaterà per effondere con abbondanza le ricchezze del suo divino Amore su coloro che gli renderanno questo onore e procureranno che gli sia reso da altri”.

Margherita, che da molti non era creduta, riuscì poi a diffondere la devozione al Sacro Cuore grazie all’aiuto del gesuita san Claudio de la Colombière, che divenne la sua guida spirituale. Gesù affidò a santa Margherita anche la missione di chiedere a Luigi XIV di consacrare la Francia al suo Sacro Cuore e di rappresentarlo sugli stendardi del regno: ma il re non assecondò la richiesta, ricevuta nel 1689, esattamente cento anni prima dell’inizio della Rivoluzione francese. Il culto del Sacro Cuore – che rivela il vero volto dell’Amore, pronto al sacrificio e alla morte in croce – incontrò inoltre la forte avversione degli eretici giansenisti, ma nonostante ciò si diffuse da un luogo all’altro della cristianità. Nel 1794, con la bolla Auctorem Fidei, Pio VI confutò una volta per tutte gli oppositori del Sacro Cuore, ribadendo che ad esso si deve il culto di latria (cioè di adorazione, dovuta solo a Dio) perché nell’adorare il Cuore di Gesù, segno della sua sacra umanità, i fedeli adorano “il Verbo Incarnato con la propria Carne di Lui”, nella sua unione perfetta di vero Dio e vero uomo.

Fu infine il beato Pio IX, nel 1856, a estendere la solennità liturgica a tutta la Chiesa. Negli anni seguenti si diffusero gli atti di consacrazione al Sacro Cuore di Gesù per le famiglie e le nazioni. Il primo Paese a essere consacrato fu nel 1874 l’Ecuador, grazie al suo presidente Gabriel Garcia Moreno, poi ucciso dalla massoneria. Gli atti di consacrazione ci ricordano la necessità di riconoscere Cristo sia nei nostri cuori sia nella vita pubblica nostra e degli Stati.

Va fatto almeno un cenno ai principali precursori del culto al Sacro Cuore, come le tre sante e mistiche tedesche che vissero nel XIII secolo nel monastero di Helfta – cioè Matilde di Magdeburgo, Matilde di Hackeborn e Gertrude la Grande – e come san Giovanni Eudes (1601-1680), che potrebbe essere proclamato Dottore della Chiesa per i suoi insegnamenti sull’unità mistica tra il Sacro Cuore di Gesù e il Cuore Immacolato di Maria: “Non devi mai separare ciò che Dio ha così perfettamente unito. Gesù e Maria sono così intimamente legati l’uno con l’altro che chi vede Gesù guarda Maria; chi ama Gesù, ama Maria; chi ha la devozione per Gesù, ha la devozione per Maria”.

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