Poesia dedicata a Santa Bernadette

Posté par atempodiblog le 11 février 2024

Sui passi di Bernadette dans Apparizioni mariane e santuari Santa-Bernadette

Poesia dedicata a Santa Bernadette
di Padre Livio Fanzaga
Tratto da: Blog di p. Livio – Direttore di Radio Maria

Cari amici, Bernadette è la mia santa più amata. Ho composto per Lei la mia unica poesia: un canto d’amore alla sua santità.

1. Bernadette stella lucente
nel cielo azzurro dei Pirenei
risplendi ora come un sole
nella Chiesa del Signore

2. La tua vita è un torrente
di acqua fresca e pura
che scorre tra le rocce aguzze
dell’aspra montagna.
Il mare pacifico
dell’eterno amore
ti ha accolta vincitrice.

3. Lo sguardo di Maria
si è posato,
colmo di ammirazione,
sul pane amaro
della tua umiliazione.

4. Eri la fanciulla più ignorante,
più povera e dimenticata.
Dio sceglie le cose che non sono
per compiere le meraviglie
della sua Onnipotenza.

5. In un angolo stretto e oscuro
di prigione abbandonata
ti ha raggiunto, ignara,
la chiamata del Cielo.

6. Quel mattino uggioso
dell’ undici febbraio
il rustico caminetto
esalava i guizzi flebili
dell’ultima fiamma.

7. La tua sollecitudine
di fanciulla premurosa
ti ha portata come d’incanto
alla grotta sconosciuta,
a cercare nuova legna
per ravvivare il fuoco.

8. Te beata, piccola bimba,
che hai potuto contemplare
la luce sfolgorante
dell’eterna giovinezza
dell’Ancella del Signore!

9. Il suo sorriso d’amore
ti ha rapito gli occhi
e riscaldato il cuore.

10. Ma ancora più beata
per il tuo “sì” ardente
che la Madre di Dio
ha deposto sull’altare
della gloria celeste.

11. La tua testimonianza,
limpida e schietta,
è un raggio di luce chiara
che illumina i sentieri
di questo mondo smarrito.

12. Sul tuo volto sereno
di fanciulla innocente
è brillato il sorriso
di Colei che il nostro cuore
mai si sazia di cercare.

13. Il tuo coraggio indomito
ha confuso i potenti
nei pensieri del loro cuore.

14. A noi canne sbattute
dal vento del timore
dona l’audacia
del cammino controcorrente.

15. Le tue mani pure
hanno scavato nel fango immondo
dell’umana iniquità.

16. Una sorgente d’acqua limpida
che lava e disseta
è versata sulla terra arida
delle nostre anime morte.

17. In un mattino di Marzo,
sfolgorante di luce,
la Piena di Grazia ha deposto
nello scrigno del tuo cuore
il tesoro nascosto
del suo Nome Immacolato.

18. Era il giorno benedetto
In cui Gabriele annunciò
la salvezza del mondo.

19. Tu hai portato alla Chiesa in festa
l’approvazione del Cielo
sul mistero inaccessibile
di santità e di grazia
di cui l’Altissimo ha rivestito
la Vergine Maria.

20. Te, umile fiore di campo,
coltivato da Dio,
il palcoscenico del mondo
non ha mai attirato
con la sua falsa luce.

21. Hai voluto restare povera
e, come fuoco che scotta,
hai prontamente rigettato
l’oro lucente e infido
che ti veniva donato.

22. Come Abramo hai lasciato
la terra dove sei nata.
La tua casa, la tua grotta,
i tesori del tuo cuore,
interamente hai bruciato
nella fiamma viva
del sacrificio d’amore.

23. Hai abbracciato la croce
sulla quale il tuo Sposo
dolcemente ti ha posato,
stringendoti forte
alla ferita del costato.

24. Tu, martire crocifissa,
sei la forza dei malati.
In te contemplano la redenzione
che zampilla dal dolore.

25. Col tuo volto sorridente
di eterna giovinetta
aiuta i nostri giovani
a guardare alla vita
con gli occhi della speranza.

26. Questo mondo contaminato
dal fango del peccato
ottieni, fanciulla innocente,
la grazia della purezza.

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Medjugorje, quando la Madonna pianse per delle parolacce

Posté par atempodiblog le 21 juillet 2023

Medjugorje, quando la Madonna pianse per delle parolacce
25 giugno 1981, la Regina della Pace appare per la prima volta al gruppo, al completo, dei sei fanciulli-veggenti di Bijakovići. A un loro amico scappa una volgarità. Quel che succede dopo è un prezioso insegnamento…
di Guido Villa – La nuova Bussola Quotidiana

Medjugorje, quando la Madonna pianse per delle parolacce dans Apparizioni mariane e santuari Gospa-Medjugorje-veggenti

Quando si parla di apparizioni della Madonna, di solito l’attenzione è rivolta quasi esclusivamente ai messaggi che Ella comunica attraverso i veggenti. In realtà, oltre ai messaggi, ogni dettaglio merita di essere sviscerato e fatto oggetto di meditazione, e la storia di ogni apparizione è una miniera senza fine di spunti spirituali utili nella vita quotidiana.

Ad esempio, a Lourdes la Madonna apparve con un Rosario di sei decine sul braccio (cosa che si nota in tutte le statue della Madonna di Lourdes), una vera e propria approvazione del Cielo alla pia abitudine dei fedeli di Lourdes e del suo circondario che in quel tempo pregavano la sesta decina del Rosario per le anime del Purgatorio: con questo particolare, la Madre celeste intende invitarci a una costante e regolare preghiera per le anime del Purgatorio. Sempre a Lourdes la Santissima Vergine si rivolgeva a Bernadette Soubirous dandole del “voi”, segno del suo profondo rispetto nei confronti della povera e ignorante pastorella cui tutti, con malcelato disprezzo, davano del “tu”.

Nel 1944, apparendo come Regina della Famiglia alla piccola Adelaide Roncalli a Ghiaie di Bonate (provincia di Bergamo), la Madonna in un’occasione si presentò vestita in abiti di colore bianco, rosso e verde, mostrando così la sua vicinanza e preghiera per l’Italia e il popolo italiano, che Ella proteggeva nel difficilissimo momento della Seconda Guerra Mondiale allora in corso.

In questo senso, le apparizioni di Medjugorje non rappresentano certo un’eccezione. Vi è un fatto poco conosciuto che risale al 25 giugno 1981, in occasione della prima apparizione della Regina della Pace ai sei ragazzi, al completo, del villaggio di Bijakovići, e che è di notevole importanza per la nostra vita nella Grazia, poiché ci fa comprendere che non solo le bestemmie, ma anche le imprecazioni volgari e le parolacce offendono gravemente Dio. Come riferisce Ivan Ivanković di Bijakovići (da non confondere con il veggente Ivan Dragičević), amico dei sei ragazzi poi diventati veggenti, il giorno della prima apparizione egli, allora giovane nel pieno delle forze, fu il primo che corse dietro ai sei, che, dopo aver visto la Madonna, salirono velocemente verso la cima della collina chiamata Podbrdo (da allora nota come “Collina delle apparizioni”).

Racconta Ivan Ivanković: «Quando la Madonna li chiamò, Ella non si trovava nel posto dove si trova adesso la statua, bensì una trentina di metri più in basso sulle rocce, dove si vede meglio. Tra le persone che quel giorno non videro la Madonna io fui tra i primi ad arrivare in cima, correndo con loro verso la sommità della collina. Essi erano inginocchiati, ed era come se parlassero, ma non sentivo la loro voce. Per questo motivo ero un poco arrabbiato, alzai la voce, imprecai com’ero solito fare, ed essi dissero: “Se ne va”. Se n’era andata a causa della mia rabbia e ne ero un poco imbarazzato. Non erano trascorsi neppure una quindicina di secondi che essi si inginocchiarono di nuovo. “Ecco, sta tornando!”, dissero quasi contemporaneamente. “Ivan, cos’hai detto… Delle lacrime sono scese sul Suo viso, ne siamo addolorati”», disse la veggente Marija Pavlović a Ivan in tono di rimprovero, ed egli, pieno di vergogna, fece il segno della croce.

Il fatto che la Madonna se ne andò, dopo l’imprecazione volgare di Ivan Ivanković, ci fa comprendere che il Cielo si chiude dinanzi al peccato; egualmente, il ritorno della SS. Vergine, dopo alcuni secondi, mostra quanto sia grande la Misericordia di Dio dinanzi al pentimento di chi ha peccato. La presenza della Madonna, infatti, non è scontata né un fatto quotidiano da accogliere con abitudine. È il Paradiso che si apre dinanzi a noi, è un segno di contatto tra ciò che è di Dio e il mondo dell’uomo, tra l’Eternità e la quotidianità. Affinché sia possibile stabilire tale contatto, tuttavia, l’uomo deve liberarsi dal peccato, deve convertirsi.

È vero che in passato la Madonna è apparsa anche a persone lontanissime da Dio, basti pensare all’apparizione al francese di origine ebraica Alphonse Ratisbonne il 20 gennaio 1842 nella chiesa romana di Sant’Andrea delle Fratte, nonché a quella della Vergine della Rivelazione a Bruno Cornacchiola il 12 aprile 1947 alle Tre Fontane a Roma; Cornacchiola apparteneva alla setta degli avventisti, era un vero e proprio apostata, e odiava fieramente la Chiesa cattolica e la Vergine Maria. Tuttavia, subito dopo il primo contatto i protagonisti di queste apparizioni iniziarono un cammino di conversione che li portò rapidamente a riconciliarsi con Dio, e diventarono un segno della Misericordia di Dio verso i peccatori che vengono invitati senza sosta alla conversione.

Naturalmente, la Madonna appare sempre a uomini e donne imperfetti, poiché altrimenti non apparirebbe a nessuno; tuttavia, condizione essenziale è almeno quella di sforzarsi di vivere nella Grazia di Dio.

Il fatto che la Madonna se ne andò e pianse ci mostra che, quantunque sicuramente meno grave della bestemmia, anche l’imprecazione volgare rappresenta un peccato assai serio, e che rimane tale anche se è diventato normalità quotidiana e si continua a commetterlo senza che ci si sforzi di abbandonarlo. Presso i fedeli cattolici croati questo tema è di grande importanza, forse molto più che da noi in Italia. Chi ha occasione di entrare nelle loro case, infatti, spesso noterà sulla porta d’ingresso una scritta incorniciata che recita: «U ovoj kući se ne psuje», che tradotto in italiano significa: «In questa casa non si impreca». Nelle famiglie cattoliche croate coscienti della propria fede, infatti, l’imprecare, cioè il nostro dire parolacce, rappresenta una grave mancanza e una serissima offesa verso Dio, e quando, nella conversazione, a qualcuno scappa appunto una parola volgare, segue una dura e veemente reprimenda da parte dei familiari.

La Regina della Pace a Medjugorje ci chiama a percorrere la strada della santità, cioè a fare uno sforzo di conversione quotidiana a Dio abbandonando il peccato, staccandoci dal mondo e dalle sue seduzioni per volgere lo sguardo verso il Cielo. Quindi, ogni cosa che facciamo e diciamo deve avere sempre lo scopo di convertirci e di aiutare anche gli altri, soprattutto i più lontani, a conoscere l’Amore di Dio. Questo episodio ci mostra chiaramente che tale sforzo deve coinvolgere anche il modo in cui ci esprimiamo, poiché il parlare puro, cristallino e privo di volgarità apre la strada verso il Cielo a noi stessi e agli altri.

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Bernadette e la Misericordia

Posté par atempodiblog le 16 avril 2023

Bernadette e la Misericordia
Tratto da: Enfants misericorde

Bernadette e la Misericordia dans Apparizioni mariane e santuari santa-Bernadette

Bernadette ha sperimentato la misericordia di Dio in molteplici modi. Ella era molto povera e affermava: “la Vergine Maria mi guardava come una persona che guarda un’altra persona”. “Tenerezza” e “carità” sono le parole che esprimono la misericordia. Così, grazie alla carità della Vergine Maria, Bernadette comprese la misericordia di Dio.
Durante le apparizioni, la Madonna invita Bernadette a pregare per i peccatori, cioè per tutti gli uomini e le donne della terra perché siamo tutti, chi più o chi meno, lontani da Dio. Maria, che è la nostra Madre celeste, desidera che tutte le persone sappiano che Dio, che ha un cuore pieno di misericordia, ama ciascuno di noi e si aspetta che noi andiamo verso Lui.
Dopo le apparizioni di Lourdes, Bernadette andò a Nevers e divenne Suora della Carità. Si mise al servizio dei poveri e dei malati, e trasmise la tenerezza e la misericordia di Dio.
Santa Bernadette morì il 16 aprile 1879 presso le Suore della Carità di Nevers. Fu canonizzata l’8 dicembre 1933.

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Mentre soffrite il Cielo entra in voi!

Posté par atempodiblog le 9 février 2023

Mentre soffrite il Cielo entra in voi!
di padre Livio Fanzaga – Radio Maria

Mentre soffrite il Cielo entra in voi! dans Fede, morale e teologia Mentre-si-soffre

Cari amici,

in occasione della giornata del malato, che viene celebrata l’11 febbraio, giorno della prima apparizione della Madonna a Lourdes, ci rivolgiamo ai tanti ammalati che trovano conforto pregando con Radio Maria che, come un’amica fedele, li accompagna durante il corso della giornata e della notte.

Sono in tanti quelli che hanno scoperto Radio Maria in occasione di una malattia, durante la quale si ha più tempo per riflettere e per ascoltare la voce di Dio che parla al cuore. Nei momenti della sofferenza ci si rende conto della precarietà e della fugacità della vita e il pensiero va all’eternità, che è la meta verso alla quale siamo incamminati e alla quale dobbiamo tendere.

Alla Madonna sono particolarmente cari gli ammalati ai quali ha voluto offrire l’esempio di S. Bernadette. Grazie a lei Lourdes è divenuta il tempio mondiale della santificazione della sofferenza. Recentemente la Regina della pace ha dedicato agli ammalati un messaggio particolare, che illumina la sofferenza e consola i cuori afflitti. Dopo averci esortato a seguire Gesù che, per amore nostro, ha accettato il dolore, così ci incoraggia:

“Voi, figli miei, apostoli del mio amore, voi che soffrite: sappiate che i vostri dolori diverranno luce e gloria. Figli miei, mentre patite un dolore, mentre soffrite, il Cielo entra in voi, e voi date a tutti attorno a voi un po’ di Cielo e molta speranza. Vi ringrazio”.

 Divisore dans San Francesco di Sales

Preghiera per l’ammalato
Durante l’apparizione del 23 giugno 1985 a Medjugorje, la veggente Jelena Vasilj riferisce che la Madonna ha detto a proposito di questa “Preghiera per l’ammalato”: «Cari figli, la preghiera più bella che potreste recitare per un ammalato è proprio questa!».

O mio Dio, questo ammalato che è qui davanti a te,
è venuto a chiederti ciò che desidera e che ritiene
essere la cosa più importante per lui.

Tu, o Dio, fa’ entrare nel suo cuore la consapevolezza
che è importante innanzitutto essere sani nell’anima!

O Signore, sia fatta su di lui la tua santa volontà in tutto!
Se tu vuoi che guarisca, che gli sia donata la salute.
Ma se la tua volontà è diversa,
fa’ che questo ammalato possa portare la sua croce con serena accettazione.

Ti prego anche per noi che intercediamo per lui:
purifica i nostri cuori per renderci degni di donare la tua santa misericordia.

O Dio, proteggi questo ammalato e allevia le sue pene.
Aiutalo a portare con coraggio la sua croce così che attraverso di lui venga lodato e santificato il tuo santo nome.

Dopo la preghiera si reciti tre volte il Gloria

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Il particolare ruolo che Dio ha assegnato a Maria Vergine negli ultimi tempi

Posté par atempodiblog le 25 novembre 2021

Escatologia e apparizioni mariane
Il particolare ruolo che Dio ha assegnato a Maria Vergine negli ultimi tempi
Tratto da: Il tempo dei segreti. A Medjugorje la Madonna ha deciso di cambiare il mondo. Di Padre Livio Fanzaga con Diego Manetti. Ed. PIEMME

Il particolare ruolo che Dio ha assegnato a Maria Vergine negli ultimi tempi dans Anticristo UKEM8201

[…] veniamo ora al rapporto tra storia della salvezza e apparizioni mariane, in particolare quelle moderne, per introdurre le quali prendo lo spunto da quanto scrive il Montfort nel suo già citato Trattato:

«Maria ha prodotto, con lo Spirito Santo, la cosa più grande che vi sia stata e vi sarà mai, che è un Dio-Uomo, e produrrà di conseguenza le cose più grandi che vi saranno negli ultimi tempi. La formazione e l’educazione dei grandi santi che vi saranno verso la fine del mondo è riservata a Lei» (n.35);

«Maria deve essere terribile al diavolo e ai suoi seguaci come un esercito schierato in battaglia, specialmente in questi ultimi tempi, poiché il
diavolo, ben sapendo che gli rimane poco tempo, e molto meno che mai, per perdere le anime, raddoppia ogni giorno i suoi sforzi e i suoi combattimenti; susciterà presto crudeli persecuzioni e tenderà terribili insidie ai servi fedeli e ai veri figli di Maria, che egli vince più difficilmente degli altri (n.50);

«Ma il potere di Maria su tutti i diavoli risplenderà particolarmente negli ultimi tempi, quando satana tenderà insidie al suo calcagno, cioè ai suoi umili schiavi e ai suoi figli poveri che Ella susciterà per fargli guerra» (n.54).

Da queste citazioni si evince chiaramente il particolare ruolo che, secondo il Montfort, Dio ha assegnato a Maria Vergine negli ultimi tempi. Se consideriamo poi che il Trattato, pur scritto nel 1712, è stato pubblicato solo nel 1842, comprendiamo lo stretto rapporto con apparizioni di poco precedenti: nel 1830, infatti a Rue du Bac, Parigi, la Madonna appare a Caterina Labouré (1806-1876) nella visione della «medaglia miracolosa», la principale delle quattro apparizioni avute dalla religiosa. Che così descrive proprio quella del 27 novembre:

«Stava in piedi… i piedi poggiavano sopra un globo, o meglio, sopra un mezzo globo, o almeno io non ne vidi che una metà (in seguito Caterina dirà dl aver visto anche un serpente di colore verdastro e chiazzato di giallo, sotto i piedi della Vergine, N.d.R.). In quel momento… ecco formarsi intorno alla Santissima Vergine un quadro piuttosto ovale, sul quale si leggevano queste parole scritte a lettere d’oro: O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi».

Questi simboli della medaglia hanno un significato ben preciso: la lettera M è l’’iniziale del nome Maria, la lettera I è l’iniziale del nome Iesus (Gesù). ti cuore circondato da spine è di Gesù; l’altro, trapassato da una spada, è di Maria.

La Madonna sì presenta dunque come l’Immacolata  di fatto anticipando il relativo dogma proclamato da Pio IX nel 1854 e “confermato” nel 1858 dalle apparizioni dell’Immacolata Concezione a Lourdes  che esorta gli uomini alla conversione, mettendoli in guardia dalle perverse trame sataniche. Una missione che viene ribadita fino alle odierne apparizioni di Medjugorje dove la Vergine si presenta come Regina della Pace ma altresì promette il trionfo del Suo Cuore Immacolato:

«Cari figli , adesso come mai prima, satana desidera sedurre più gente possibile sul cammino della morte e del peccato. Perciò, cari figli, aiutate il mio Cuore Immacolato affinché trionfi in un mondo di peccato» (25 settembre 1991).

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Pensando alla Croce di Gesù

Posté par atempodiblog le 14 mars 2021

Pensando alla Croce di Gesù dans Citazioni, frasi e pensieri Santa-Bernadette-Soubirous
Immagine tratta da: Mis ilustraciones

“Non passerò un solo istante senza amare. Colui che ama, fa tutto senza fatica, oppure ama la sua fatica. Oh Gesù, io non sento più la mia croce quando penso alla Tua.

Mia tenera madre, oh Maria, ecco la tua piccola che non ne può più! Guarda ai miei bisogni e soprattutto alle mie angustie spirituali. Abbi pietà di me, fa’ che io venga un giorno in Cielo con Te.

Io farò tutto per il Cielo, è là la mia patria, là io troverò la mia Madre in tutto lo splendore della Sua gloria e con Lei io godrò della felicità di Gesù stesso con una sicurezza perfetta.

O Maria, mia buona Madre, fate che a Vostro esempio io sia generosa in tutti i sacrifici che Nostro Signore potrà domandarmi nel corso della mia vita.
O Madre mia, offritemi a Gesù”.

Santa Bernadette Soubirous

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Dal Brasile alle Filippine: Grotte di Lourdes da tutto il mondo

Posté par atempodiblog le 16 février 2021

Dal Brasile alle Filippine: Grotte di Lourdes da tutto il mondo
Copie esatte o ispirate, semplicistiche o esuberanti, le repliche della grotta di Massabielle hanno invaso tutto il mondo: prova che le apparizioni mariane alla piccola Bernadette Soubirous hanno avuto un’eco senza eguali.
di Caroline Becker – Aleteia
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

Dal Brasile alle Filippine: Grotte di Lourdes da tutto il mondo dans Apparizioni mariane e santuari Italie-Chiampo-Shutterstock
Italia. Costruita in cemento dal beato Claudio Granzotto, dell’Ordine dei Frati Minori, questa riproduzione della grotta si colloca nei pressi della città di Chiampo. La statua della Vergine è opera di Claudio in persona, che l’ha scolpita nel marmo. Il religioso/artista è sepolto nel fondo della grotta e numerosi sono i pellegrini che vengono a raccogliersi sulla sua tomba. © Shutterstock – giocalde

Vicine a un santuario, isolate in una foresta o nascoste in una chiesetta, le repliche della grotta di Lourdes si contano a migliaia nel mondo, testimonianze palmari della devozione dei cristiani per le apparizioni nella cittadina pirenaica.

L’11 febbraio 1858 la piccola Bernadette Soubirous se ne va a raccogliere legna verso la grotta di Massabielle. È lì, nelle cavità della pietra, che per la prima volta vede la Vergine Maria. Quattro anni più tardi, il 18 gennaio 1862, la Chiesa avrebbe ufficialmente riconosciuto le 18 apparizioni raccontate da Bernadette e avviato la costruzione della prima cappella (oggi cripta della basilica superiore) dell’Immacolata Concezione.

Fin dal principio delle apparizioni, l’evento rimbomba: pellegrini affluiscono alla grotta per raccogliersi e riportarsi un po’ d’acqua dalla fonte miracolosa. Nel corso degli anni, il fervore non accenna a scemare e i pellegrini vengono da ogni dove (anche dall’estero) per ottenere una guarigione del corpo e/o dello spirito. Questo fervore, accentuato dal rinnovamento del cattolicesimo nel XIX secolo e dai primi pellegrinaggi verso la grotta, spinse i fedeli a costruire dei piccoli luoghi di devozione nei loro comuni. Tali (più o meno esatte) repliche della grotta di Lourdes permettono ai fedeli di pregare regolarmente l’Immacolata Concezione e di sentirsi più prossimi, simbolicamente, al luogo delle apparizioni.

Se la Francia è il Paese che ne conta di più, gli altri non sono certo rimasti a guardare: la grotta di Lourdes – che si declina sotto tutte le forme (copia perfetta, minimalista, grandiosa o discreta – si trova in tutti i Paesi del globo: Italia, Germania, Stati Uniti ma anche Russia, Slovacchia, Filippine o ancora Marocco ed Emirati Arabi Uniti. Sempre visitate da pellegrini che vengono a raccogliervisi e a deporvi un cerco, esse testimoniano della devozione particolare che i cristiani hanno per la Vergine di Lourdes.

Divisore dans San Francesco di Sales

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La benedizione di Bernadette sul mondo

Posté par atempodiblog le 11 février 2021

La benedizione di Bernadette sul mondo dans Apparizioni mariane e santuari santa-bernadette

«In cielo si è felici», diceva suor Maria Bernarda. La Madonna glielo aveva assicurato e lei stessa ne aveva fatto l’esperienza nel suo cammino spirituale di preghiera e di unione con Dio. Non dobbiamo però pensare che la missione di Bernadette sia terminata con la sua morte. Per lei il cielo era la conclusione di un compito e l’inizio di un altro.

Come Santa Teresa del Bambin Gesù, anche Bernadette concepiva l’ingresso nella vita eterna come l’inizio di una missione d’amore ancora più grande di quella compiuta sulla terra. Il grande cruccio di suor Maria Bernarda era quello di una forzata inattività che le impediva di rendersi utile al suo prossimo, in modo particolare alle persone malate e anziane. La sua salute le permetteva solo di pregare e di soffrire. Il suo cuore però ardeva di carità per i fratelli e il cruccio di essere «buona a nulla» l’ha accompagnata fino alla morte.

Ed è guardando oltre il velo della morte che Bernadette intravede il senso pieno della gioia celeste. Essa non consiste solo nella contemplazione di Dio, ma anche, e non in minor misura, nell’intercedere per i fratelli che stanno ancora percorrendo il faticoso e pericoloso pellegrinaggio nell’esilio della terra. Lei sa che nell’aldilà seguirà «l’arma della preghiera, dove sarà molto più potente».

Non è possibile spiegare la fecondità straordinaria di Lourdes senza l’intercessione di Bernadette. Sui pellegrini, sui malati, sugli infermieri, sui volontari, sui giovani veglia non soltanto la Santa Vergine, ma anche la sua piccola serva. «Non dimenticherò nessuno», aveva promesso prima di morire. Forse lei neppure in quel momento comprendeva la portata di una preghiera di intercessione che si estende fino a noi.

Tratto da: Sui passi di Bernadette — Padre Livio Fanzaga

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Ci vuole la consolazione di un Dio-con-noi

Posté par atempodiblog le 25 décembre 2020

Ci vuole la consolazione di un Dio-con-noi
La grazia è che nella vita e nella storia, come in questo Natale, si aprono brecce attraverso le quali può finalmente entrare il mare della consolazione del Dio-con-noi
di Dom Mauro-Giuseppe Lepori OCist – Il Sussidiario

Ci vuole la consolazione di un Dio-con-noi dans Articoli di Giornali e News Adorazione

“Consolate, consolate il mio popolo!” (Is 40,1): cosa possiamo chiedere al Natale, alla fine di un anno come questo, se non la consolazione del Dio-con-noi, l’Emmanuele, nel mezzo delle prove della vita?

Nel suo profondo libro sulla veggente di Lourdes, Franz Werfel dice che fino al momento in cui vide la Bella Signora, nella grotta di Massabielle, Bernadette “non sapeva che aveva bisogno di consolazione” (Il canto di Bernadette, capitolo 7). La miseria obbligava lei e la sua famiglia a cercare ogni giorno una soluzione ai problemi immediati. Sopravvivere era il grande successo di ogni giornata. Ma alla luce dello sguardo della Vergine Maria, Bernadette ha scoperto quello che il suo animo puro già percepiva: il cuore non si sazia di soluzioni, ma di una Presenza che ti guarda e sta con te, che ti riempie dentro, e ti rende soggetto della tua vita. Un bisogno più profondo dei nostri mille bisogni ci salva dal divenirne schiavi. I bisogni ci spingono a sopravvivere; il desiderio di Dio ci dà di vivere.

Ma ci vuole la consolazione di una Presenza, di un Dio-con-noi, altrimenti anche il desiderio di Dio rischiamo di confonderlo con gli altri, o di sentirlo meno urgente degli altri. L’istinto di sopravvivenza si impone con un’urgenza che ci prende alla gola; non è come il Signore mite ed umile di cuore che, pur essendo tutto ciò di cui abbiamo veramente bisogno, se ne sta dietro la porta a bussare discretamente, aspettando che troviamo la voglia e il tempo di aprirgli. Riduciamo spesso Dio a un passatempo, a un hobby per il tempo libero, Lui, l’Alfa e l’Omega, l’Origine e il Destino del cosmo e della storia. La grazia è che nella vita e nella storia, come ora, si aprono brecce attraverso le quali può finalmente entrare il mare della consolazione di Dio. Allora, come Bernadette, capiamo che non avevamo bisogno d’altro.

La consolazione di Dio non viene però a censurare le necessità della vita, non viene a disprezzare tutto quello che viene a mancare, come il pane, il lavoro, la salute, la sicurezza di una famiglia, l’educazione dei figli, l’accompagnamento degli anziani e dei malati. La consolazione di Dio è Cristo che nel Vangelo vediamo preoccuparsi dei bisogni umani fino al dettaglio: “Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano” (Mc 8,2-3). Le proposte religiose o spirituali che censurano l’umano, soprattutto l’umano degli altri, dei più poveri, sono sempre alienanti. Ma lo sono anche le proposte sociali e politiche che censurano il bisogno di Dio. Cristo consola il bisogno profondo del cuore nell’atto di prendersi cura di ogni dettaglio della nostra fame, della nostra sete, del nostro essere stranieri, nudi, malati, prigionieri… Ci rivela nella Sua persona una Salvezza che abbraccia tutta la nostra umanità.

Proprio per questo la sua venuta a consolarci comporta una sorpresa a cui, troppo intenti ai nostri bisogni, spesso non pensiamo. Cristo ci rivela il bisogno degli altri. Anzi: il Suo bisogno negli altri: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40). Il bisogno dell’altro è in realtà il bisogno di Gesù. Questa rivelazione ci svela però anche il nostro bisogno più profondo e come esso si soddisfa in Cristo. Il nostro cuore ha bisogno di amare, ha bisogno di sperimentare la sua natura e vocazione ad essere misericordioso come il Padre, ad amare come Dio. La venuta di Cristo nella nostra carne, nella nostra umanità, ci rivela che siamo fatti per amare Dio amando come Lui ama. Rispondendo al bisogno del fratello, è la sete del mio cuore che soddisfo, che è sete non solo di Dio, ma di essere come Lui, di essere Lui, identificandomi, per grazia Sua, al Suo essere dono, dono divino che umanamente si è espresso in Gesù Cristo, dalla mangiatoia di Betlemme alla Croce.

Il paradosso cristiano è che la vita non è salvata da quello che si guadagna, ma da quello che si dona, perché Dio si è donato per noi, senza misura. Anche quando donarsi è un perdersi. Nulla unifica e pacifica l’esistenza più della fede che tutto in essa, assolutamente tutto, è chiamato ad amare l’amore di Cristo, la sua presenza che risponde al desiderio del cuore facendosi prossimo da amare in ogni istante e occasione.

Dopo aver trasmesso l’invito di Dio a consolare il popolo, Isaia ci chiede di gridare: «Una voce dice: “Grida!” e io rispondo: “Che devo gridare?”» (Is 40,6). La tentazione del profeta, come per noi, è di limitarsi a gridare un lamento, di gridare solo per maledire quello che non va. Dio invece invita a gridare un annuncio, la Buona Novella di una presenza che salva: «Alza la voce, non temere; annunzia alle città di Giuda: “Ecco il vostro Dio! (…) Come un pastore egli fa pascolare il gregge e il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce pian piano le pecore madri”» (Is 40,9-11).

L’annuncio, il Vangelo da gridare senza timore è la venuta di un Pastore forte e tenero ad un tempo: Cristo che ci accompagna attraverso tutte le valli oscure della vita e della storia, donandoci l’esperienza che ciò che rende bella e sicura la vita è la comunione con Lui, la tenerezza di questo suo portarci in braccio, sul suo petto, come agnellini.

Il Papa ci dona un anno specialmente consacrato a san Giuseppe, proprio per aiutarci a vivere come lui all’ombra e alla luce della paternità di Dio, con una coscienza di fede che cambia il volto della realtà, anche la più negativa. “La nostra vita – scrive Papa Francesco – a volte sembra in balia dei poteri forti, ma il Vangelo ci dice che ciò che conta Dio riesce sempre a salvarlo, a condizione che usiamo lo stesso coraggio creativo del carpentiere di Nazareth, il quale sa trasformare un problema in un’opportunità anteponendo sempre la fiducia nella Provvidenza” (Lettera Apostolica Patris corde, 5). È così che anche il Figlio di Dio ha vissuto in mezzo a noi, e che vuole continuare a vivere in noi, nel suo Corpo ecclesiale che attraversa il corso della storia generandola, passo dopo passo, all’eternità. Il Natale di Cristo fa rinascere il mondo.

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26 marzo 1989: il giorno in cui Maradona andò a Lourdes

Posté par atempodiblog le 30 novembre 2020

26 marzo 1989: il giorno in cui Maradona andò a Lourdes
Diego Armando Maradona, la leggenda del calcio nata in Argentina, è morto per una crisi cardio-respiratoria il 25 novembre. Si sa che è sempre rimasto fedele alla patria e al calcio… ma è meno noto che era uomo di parola, e che le sue promesse erano talvolta lontane dall’immagine del genio dannato…
di Louise Alméras – Aleteia
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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Ragazzo dai piedi d’oro e dalla testa bruciata nei sogni di gloria, Diego Maradona sbarcò a Napoli negli anni ’80 del XX secolo. Vale molto e lo sa. Ogni domenica, tutti i Napoletani andavano allo stadio per assistere alle sue prodezze. Eppure, il 26 marzo 1989 il campione lasciò il suo paese adottivo per andare a onorare una promessa fatta alla moglie Claudia. El Pibe de Oro le aveva promesso di recarsi al santuario di Lourdes per ringraziare la Vergine della nascita della loro figlia, chiamata per l’occasione Dalma-Lourdes.

Era già l’uomo della “mano de Dios” e la sua celebrità era all’apice: tutto il mondo ha pure visto i suoi segni di croce e le sue genuflessioni sui campi di calcio (perché nutriva una fede sincera e una grande devozione per la Vergine Maria, amatissima in America Latina – non ne ha mai fatto mistero). Quando però arrivò a Lourdes i pellegrini si accalcarono attorno a lui per toccarlo, fino a impedirgli di avvicinarsi alla grotta.

Solo la moglie (di nuovo incinta) e la figlia riuscirono ad arrivarvi per fare una preghiera, mentre Maradona indispettito si grattava la rogna della celebrità, da solo, dall’altra parte del Gave. Tornò comunque in aeroporto con due taniche piene di acqua della grotta, che si riportò a Napoli. E se quel giorno non fu bello come il campione l’avrebbe voluto, tutti a Lourdes ancora se ne ricordano… come di un’apparizione!

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La sapienza e la discrezione in Bernadette Soubirous

Posté par atempodiblog le 8 novembre 2020

La sapienza e la discrezione in Bernadette Soubirous

La sapienza e la discrezione in Bernadette Soubirous dans Apparizioni mariane e santuari Santa-Bernadette-Soubirous

Il linguaggio della piccola Bernadette è pieno di sapienza e di discrezione. Le sue risposte dinanzi all’autorità civile ed ecclesiastica hanno giustamente stupito i contemporanei e lasciano pieni di ammirazione anche noi. La luce divina brilla in molte sue affermazione e di lei, pur nei suoi limiti di creatura, si può dire: “E che sapienza è mai questa che gli è stata data?” (Mc 6,2).

Vi è un episodio in particolare che mi colpisce e che è oltremodo significativo della prudenza, della precisione e della discrezione assolutamente mirabili in una fanciulla di soli quattordici anni. Fino al momento in cui non venne rivelato il nome di “Immacolata Concezione” lei si rifiutò tenacemente di affermare che la Signora che le appariva a Massabielle era la Vergine Maria. Si limitava a chiamarla “Aquerò”, che significa “Quella cosa”.

[…] Poteva la fanciulla essere più ponderata? Questa straordinaria misura di giudizio, esatta nel riferire, senza nulla forzare, neppure con considerazioni improntate al buon senso, ci ha ottenuto la rivelazione del nome.

[…] Piena di sapienza divina, la fanciulla si è rifiutata di dare lei un nome, ma l’ha ricevuto come dono per la Chiesa. Il suo rispetto per il soprannaturale è straordinario.

Non si mette davanti, non forza le situazioni, non si appropria di nulla. Sa stare al suo posto, nella sua dimensione di totale servizio. Non dice una sola parola in più! Quale lezione per noi che troppo spesso ci crediamo padroni della Parola, dei Sacramenti e della Chiesa stessa e pensiamo di manipolare le cose di Dio a nostro piacimento.

Tratto da: Sui passi di Bernadette — Padre Livio Fanzaga

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Il coronavirus, la Madonna e Benedetto XVI

Posté par atempodiblog le 11 février 2020

Il coronavirus, la Madonna e Benedetto XVI
La società ci fa pensare di poter essere eternamente giovani, in buona salute anche in età avanzata, ma queste sono illusioni. A ricordarcelo è il coronavirus. Per sperare bisogna quindi rileggere le parole di Benedetto XVI in occasione dell’anniversario delle apparizioni della Madonna a santa Bernadette.
di Aurelio Porfiri – La nuova Bussola Quotidiana

Il coronavirus, la Madonna e Benedetto XVI dans Apparizioni mariane e santuari Benedetto-XVI-e-la-Santa-Vergine-di-Lourdes

In questi giorni, in tutto il mondo, non si fa altro che parlare di questa epidemia del coronavirus. Ci sono pagine di giornali, migliaia di video su YouTube, milioni di post su Facebook, che ne parlano continuamente, dandoci notizie più o meno affidabili. Questo perché, com’è naturale, la malattia ci fa paura, facendoci toccare in modo veramente concreto la nostra fragilità. Forse questo è anche un elemento “positivo”, nel senso che il richiamo alla nostra fragilità è anche un richiamo alla realtà, in quanto siamo esseri fragili.

La Chiesa festeggia la Madonna di Lourdes l’11 febbraio, giornata che dedica anche ai malati. I poveri, i malati, i sofferenti… Non sono queste le categorie a cui ci fa piacere appartenere, quelle di persone in grande difficoltà esistenziale. Nessuno vuole essere povero, malato e nessuno vuole essere sofferente. Ma purtroppo, se siamo fortunati nello sfuggire alla povertà, non lo saremo altrettanto nello sfuggire alla malattia e alla sofferenza, in quanto esse entrano nella vita di tutti prima o poi.

Siamo esseri deperibili; questo è solo un richiamo alla realtà. La società ci fa pensare di poter essere eternamente giovani, sempre in buona salute, efficaci e potenti anche in età avanzata; ma in realtà queste sono solo pie illusioni, cose che ci piace pensare per non voler affrontare la realtà per quello che è. E la realtà è che siamo esseri deperibili. Quindi, la malattia è qualcosa di compreso nel “pacchetto della nostra esistenza”. Ci fa paura, ed è giusto così, perché il nostro istinto ci richiama alla sopravvivenza. Ma, come detto, essa ci porta anche a vedere la vita per quello che è, a mettere tutto in prospettiva.

Seneca diceva: “Se vuoi sapere volta per volta che cosa evitare o che cosa ricercare, guarda al sommo bene, il fine supremo di tutta la tua vita. Ogni nostra azione vi si deve accordare: se uno non ha già disposto la propria vita nel suo complesso, non potrà deciderne i particolari. Nessuno, per quanto abbia pronti i colori, può fare un quadro somigliante, se non sa già che cosa vuol dipingere. Noi tutti decidiamo su singoli episodi della nostra vita, non sulla sua totalità e questo è il nostro errore”.

La malattia ci aiuta a vedere la vita nella sua totalità. Se è logico che cerchiamo di evitarla a tutti i costi, quando ce la troviamo davanti, cerchiamo di trarne qualche buon insegnamento. Sempre Seneca avverte: “Ma è proprio una vergogna per un individuo assennato che il rimedio al dolore sia la stanchezza di soffrire: è meglio che sia tu a lasciare il dolore, non il dolore te; rinuncia subito a un atteggiamento che, anche volendo, non sarai in grado di sostenere a lungo”.

Un elemento importante nel tempo della prova è la preghiera, che aiuta a mettere nelle mani di un Altro quello che non si riesce a sopportare nel momento della disperazione. L’atteggiamento di preghiera non ci fa bene solo spiritualmente, ma anche fisicamente, in quanto un atteggiamento positivo, di fiducia, aiuta un eventuale processo di guarigione. La malattia non è solo a livello fisico, ma spirituale. Corpo e spirito non sono disgiunti, se si cura uno influisce anche sulla sperata guarigione dell’altro.

Proprio in questa festa della Madonna di Lourdes, papa Benedetto XVI fece il suo discorso in cui annunciò la sua rinuncia all’esercizio del ministero petrino. Era il 2013. In quel discorso il Papa pronunciò queste parole: “Nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato”. Molti si sono affannati per comprendere il significato di queste espressioni, ma certo ci dicono della fatica che affanna non solo la nostra parte materiale, ma anche quella spirituale e di conseguenza quella psicologica.

Nello stesso giorno veniva promulgato il messaggio preparato dallo stesso Pontefice per la giornata internazionale del malato. In esso, tra l’altro, si legge:

Per accompagnarvi nel pellegrinaggio spirituale che da Lourdes, luogo e simbolo di speranza e di grazia, ci conduce verso il Santuario di Altötting, vorrei proporre alla vostra riflessione la figura emblematica del Buon Samaritano (cfr Lc 10,25-37). La parabola evangelica narrata da san Luca si inserisce in una serie di immagini e racconti tratti dalla vita quotidiana, con cui Gesù vuole far comprendere l’amore profondo di Dio verso ogni essere umano, specialmente quando si trova nella malattia e nel dolore. Ma, allo stesso tempo, con le parole conclusive della parabola del Buon Samaritano, «Va’ e anche tu fa’ lo stesso» (Lc 10,37), il Signore indica qual è l’atteggiamento che deve avere ogni suo discepolo verso gli altri, particolarmente se bisognosi di cura. Si tratta quindi di attingere dall’amore infinito di Dio, attraverso un’intensa relazione con Lui nella preghiera, la forza di vivere quotidianamente un’attenzione concreta, come il Buon Samaritano, nei confronti di chi è ferito nel corpo e nello spirito, di chi chiede aiuto, anche se sconosciuto e privo di risorse. Ciò vale non solo per gli operatori pastorali e sanitari, ma per tutti, anche per lo stesso malato, che può vivere la propria condizione in una prospettiva di fede: «Non è lo scansare la sofferenza, la fuga davanti al dolore, che guarisce l’uomo, ma la capacità di accettare la tribolazione e in essa di maturare, di trovare senso mediante l’unione con Cristo, che ha sofferto con infinito amore» (Spe salvi, 37).

Ecco, con il Papa ora emerito, tutti ci auguriamo di essere capaci di vedere le cose in quella sola prospettiva che le rende non solo accettabili, ma anche piene di senso.

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Lourdes. Arrivano le reliquie di santa Bernadette, il pellegrinaggio nelle diocesi

Posté par atempodiblog le 25 avril 2019

Lourdes. Arrivano le reliquie di santa Bernadette, il pellegrinaggio nelle diocesi
Sono già 34 le diocesi che le ospiteranno dal 27 aprile al 24 agosto, nel 175° anniversario della nascita e nel 140° della morte di Bernardette di Lourdes
di Laura Delsere – Avvenire (23 aprile 2019)

Lourdes. Arrivano le reliquie di santa Bernadette, il pellegrinaggio nelle diocesi dans Fede, morale e teologia Grotta-di-Lourdes
La Grotta delle apparizioni con la statua della Vergine e un’immagine di santa Bernadette

Mercoledì alle 11,15 giungeranno in Italia, all’aeroporto di Orio al Serio, su un volo partito da Lourdes, le reliquie di Santa Bernadette Soubirous, che verranno poi trasferite via terra alla Diocesi di Alessandria, dove inizierà il pellegrinaggio italiano.
Le reliquie saranno accompagnate dal cappellano italiano di Lourdes, padre Nicola Ventriglia.

La preghiera di Lourdes per Notre-Dame, la Cattedrale che l’Europa ha rischiato di perdere, ieri nella festa liturgica di santa Bernadette, si è ripetuta in tutte le celebrazioni. Dall’Angelus delle 11.45 alla Grotta delle apparizioni, fino alla processione delle 21 illuminata dalle fiaccole dei pellegrini. Una vicinanza non comune quella dalla roccia mariana sui Pirenei, Massevieille o Massabielle, la vecchia roccia, in questo 2019 dichiarato Anno di Bernadette.

Per celebrarne il 175° anniversario della nascita ed il 140° della morte è stato scelto il tema «Beati i poveri». I trascurabili, gli ultimi, com’era Bernadette quattordicenne, che però fu vista dalla Madre di Dio. Anche per questo il Santuario dove oggi si fa memoria di quelle 18 apparizioni del 1858 viene percepito da allora come un approdo dove malati e feriti dalla vita sono sicuri di essere aspettati e guardati come creature, “ospedale da campo” com’è la Chesa, dove gli ultimi diventano pietre angolari.

Per quest’anno speciale il Santuario ha voluto rendere più accessibile ai pellegrini il cammino che porta da Lourdes al villaggio di Bartrès, dove i mugnai caduti in miseria Soubirous vivevano; e ha promosso il pellegrinaggio europeo delle reliquie di Bernadette. Già 34 le diocesi italiane (vedi sotto) che le ospiteranno nel 2019, dal 27 aprile al 24 agosto, dopo l’iscrizione richiesta al Santuario: per prima Alessandria (dal 27 al 30 aprile prossimi), poi Modena-Nonantola, per chiudere con Aversa e Albano.

«Il vero mistero di Lourdes è Bernadette» indicava il mariologo padre René Laurentin, che al profilo della Soubirous aveva dedicato due documentate monografie studiandone le lettere, scritte per obbedienza dopo i fatti, dalla guardiana di pecore, poi religiosa, che era stata analfabeta per i primi vent’anni della sua vita. Laurentin indagò gli scritti dell’umile, trasparente e allo stesso tempo intraducibile interlocutrice dell’Immacolata. Canonizzata non per essere stata prediletta dalle visite della Madre di Dio, ma per il modo in cui seppe rispondere, segnando un cammino da seguire per ogni credente. L’esegeta fece così emergere la testimonianza più autentica di lei, demitizzandone la memoria.

Alla scuola di Maria, Bernadette annotava: «Soffrire passa, ma aver sofferto resta». E ancora: «il denaro mi scotta», o «purché non arricchiscano, dite loro di non arricchirsi» riguardo al miglioramento della situazione economica dei familiari, stigmatizzando la ricchezza che rifiuta la condivisione, degrada e corrompe, mentre «il cuore dei poveri è visitato da Dio». E infine, suora a Nevers, «faccio il sacrificio di non rivedere più Lourdes. Non ho che un’aspirazione, quella di vedere la Vergine Santa glorificata e amata».

L’Immacolata Concezione le disse il suo nome solo alla sedicesima apparizione, e fino ad allora, prudente e concreta, la giovane non sostenne davanti a chi la pressava di aver visto la Vergine, chiamandola solo «acherò», quella lì, in dialetto occitano bigourdan riferito a una persona. Padre Laurentin la studiò anche nelle immagini, collezionandone 75 ritratti, ora tutti esposti in una mostra appena aperta al Santuario. «Davanti all’obiettivo si rivela l’obbedienza di Bernadette – annotava il mariologo – ma anche il suo equilibrio, perfino la sua interiorità e la capacità di resistenza, grazie a cui fece fronte alle minacce delle autorità».

Dunque un 2019 per ritrovare Bernadette, la strada da lei indicata e quella, singolare, tracciata per ognuno.

Ecco le date italiane finora disponibili del pellegrinaggio europeo delle reliquie di Santa Bernadette, nelle prime 34 diocesi che hanno aderito alla proposta del santuario di Lourdes (VAI AL SITO)

Diocesi di Alessandria – 27-30 aprile
Diocesi di Modena – Nonanola – 01-04 maggio
Diocesi di Massa Carrara – Pontremoli – 04-07 maggio
Diocesi di Vercelli – 08-11 maggio
Diocesi di Cesena – 11-14 maggio
Diocesi di Spoleto – Norcia – 15-18 maggio
Diocesi di san Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto – 18-21 maggio
Diocesi di Civita Castellana – 22-25 maggio
Diocesi di Montepulciano – Chiusi – Pienza – 25-28 maggio
Diocesi di Roma – Parrocchia S. Bernadette Soubirous – 29 maggio-01 giugno
Diocesi di Roma – Parrocchia N.S. di Lourdes (Tor Marancia) – 01-04 giugno
Diocesi di Frosinone – Veroli – Ferentino – 04-07 giugno
Diocesi di Caserta – 08 -11 giugno
Diocesi di Napoli – 11-14 giugno
Diocesi di Ariano Irpino – Lacedonia – 14-17 giugno
Diocesi di Foggia – Bovino – 17-20 giugno
Diocesi di Brindisi – Ostuni – 21-24 giugno
Diocesi di Crotone – Santa Severina – 25-28 giugno
Diocesi di Oppido Mamertina – Palmi – 28 giugno-01 luglio
Diocesi di Patti – 01-04 luglio
Diocesi di Palermo – 04-07 luglio
Diocesi di Trapani – 07-10 luglio
Diocesi di Tempio – Ampurias – 11-14 luglio
Diocesi di Ozieri – 14-17 luglio
Diocesi di Cagliari – 17-20 luglio
Diocesi di Savona – 21-24 luglio
Diocesi di Torino – 24-27 luglio
Diocesi di Asti – 27-30 luglio
Diocesi di Pistoia – 30 luglio-02 agosto
Diocesi di Volterra – 02-05 agosto
Diocesi di Benevento – 06-09 agosto
Diocesi di Capua – 10-15 agosto
Diocesi di Aversa – 15- 18 agosto
Diocesi di Albano – 18–22 agosto

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Il Papa e la Madonna: dieci cose da sapere

Posté par atempodiblog le 9 décembre 2017

Il Papa e la Madonna: dieci cose da sapere
La devozione mariana accompagna il pontificato di Francesco sin dal suo esordio. Nel giorno del suo quinto atto di venerazione della statua dell’Immacolata in piazza di Spagna, ne ripercorriamo l’intensità e la profondità in dieci immagini.
di M. Michela Nicolais – Agenzia SIR

Il Papa e la Madonna: dieci cose da sapere dans Fatima santo-padre-francesco

Papa Francesco compie il suo quinto atto di venerazione davanti alla statua dell’Immacolata in piazza di Spagna, a Roma. La sua devozione mariana ha radici profonde: proviamo a ripercorrerla in dieci tappe.

Maria Immacolata. “Abbiamo bisogno delle tue mani immacolate, per accarezzare con tenerezza, per toccare la carne di Gesù nei fratelli poveri, malati, disprezzati, per rialzare chi è caduto e sostenere chi vacilla”. È un passo della preghiera pronunciata un anno fa, l’8 dicembre, in piazza di Spagna. All’omaggio all’Immacolata, appuntamento molto sentito dai romani, il Papa ha aggiunto la sua cifra personale visitando anche la basilica di Santa Maria Maggiore e l’icona della Salus Populi Romani, che Francesco venera anche prima della partenza per ogni viaggio apostolico e, quando possibile, anche al suo rientro. È lì, davanti al quadro della Madonna attribuito dalla tradizione a San Luca, che il Papa ha sostato il 14 marzo del 2013, il giorno dopo la sua elezione al soglio di Pietro.

La Madonna di Lujan. È stata nonna Rosa – personaggio largamente presente negli aneddoti della sua vita personale che il Papa cita spesso come esempio ai fedeli – ad introdurre il piccolo Jorge Mario Bergoglio all’amore per la Madonna. Da sacerdote e da vescovo, Francesco ha sempre celebrato i riti legati alle feste mariane. Da cardinale e arcivescovo, Bergoglio ha presieduto ogni 8 maggio le celebrazioni di Nostra Signora di Lujan, la Madonna più amata in Argentina. Nel suo stemma vescovile, cardinalizio e papale, figura in basso a sinistra una stella, simbolo della madre di Cristo e della Chiesa.

La Madonna che scioglie i nodi. Anche se devotissimo alle icone sudamericane della Vergine, è ad Augusta, in Germania, che Bergoglio ha scoperto l’immagine che avrebbe caratterizzato il suo culto mariano: la Madonna che scioglie i nodi. Nel 1986 vede un quadro, ex voto per la ricomposizione di un matrimonio in crisi, con Maria che schiaccia la testa al serpente mentre con le mani scioglie i nodi – simboli di unione coniugale – sorretta da due angeli. Nasce così la decisione di introdurre questa immagine in Argentina: nel 1996 ne incorona una riproduzione nella chiesa di San José del Talar a Buenos Aires.

Nostra Signora di Aparecida. Nel luglio 2013, in occasione del suo primo viaggio internazionale, incontrando l’episcopato brasiliano, la storia di Aparecida diventa la chiave di lettura per la missione della Chiesa. Dai tre pescatori che trovano l’immagine dell’Immacolata Concezione, secondo il Papa, si può imparare che “le reti della Chiesa sono fragili, forse rammendate; la barca della Chiesa non ha la potenza dei grandi transatlantici che varcano gli oceani. E tuttavia Dio vuole manifestarsi proprio attraverso i nostri mezzi, mezzi poveri”, come quelli della gente semplice.

La Madonna di Lourdes. Ai fedeli raccolti nei giardini vaticani per la recita del Rosario, a conclusione del mese di maggio, Papa Francesco ha suggerito un nuovo titolo con il quale rivolgersi alla Madonna. “Vergine della Prontezza”, l’ha chiamata il 30 ottobre 2014, raccogliendosi in preghiera davanti all’edicola votiva che riproduce il luogo dell’apparizione della Vergine a Lourdes. Il riferimento è il mettersi in cammino “in fretta” di Maria per far visita alla cugina Elisabetta: “Non ha perso tempo, è andata subito a servire”.

La Vergine del Rosario. In un tweet di qualche tempo fa, Francesco aveva confessato: “Il Rosario è la preghiera che accompagna sempre la mia vita; è anche la preghiera dei semplici e dei santi, è la preghiera del mio cuore”. Per il Papa, il Rosario è anche “una sintesi della Divina misericordia”, come ha spiegato al termine dell’anno giubilare. A tutte le persone che incontra, nelle udienze pubbliche e private, il Papa regala una corona del Rosario e alla preghiera del Rosario Francesco invita spesso i giovani. Contenevano un Rosario anche le “misericordine” fatte distribuire in piazza San Pietro nel novembre 2013, per una medicina che fa bene al cuore.

La Madonna di Guadalupe. “Il mio desiderio più intimo è fermarmi davanti alla Madonna di Guadalupe”. Francesco lo aveva confessato già sul volo di andata per l’Avana, in occasione del suo viaggio a Cuba e in Messico. Una volta entrato nel Santuario dedicato alla Vergine meticcia, il Papa ha sostato davanti alla sua immagine venti minuti in preghiera, da solo, prima della Messa.

La Madonna delle Lacrime. È il 5 maggio 2016, il giorno della Veglia per asciugare le lacrime, novità assoluta del calendario giubilare. Per l’occasione, a San Pietro, viene esposto il reliquiario della Madonna delle lacrime di Siracusa. Maria, assicura il Papa, “con il suo manto asciuga le nostre lacrime” e “ci accompagna nel cammino della speranza”.

La Madonna di Fatima. Circa dieci minuti, in piedi, in silenzio davanti alla statua della “Signora”. È una delle istantanee più commoventi del viaggio del Papa a Fatima, per proclamare santi i primi bambini non martiri della storia della Chiesa. La devozione per la Madonna di Fatima risale, del resto, all’inizio del ministero petrino di Francesco: al termine della Messa in occasione della Giornata mariana, il 13 ottobre 2013, il Papa ha affidato il suo pontificato alla Madonna di Fatima.

Madre della speranza. Se c’è un’immagine ricorrente nel pontificato di Francesco, e declinata con gli accenti della tenerezza, è quella di Maria “madre della speranza”, come l’ha definita nell’udienza del 10 maggio scorso. Il suo è un “istinto di madre che semplicemente soffre, ogni volta che c’è un figlio che attraversa una passione”. “Non siamo orfani: abbiamo una madre in cielo”, che “ci insegna la virtù dell’attesa, anche quando tutto sembra privo di senso”.

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Il cuore di Lourdes

Posté par atempodiblog le 11 avril 2016

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La prima volta che arrivai a Lourdes era una giornata piovigginosa e oscura. Benché fossimo in pieno mese di agosto, il clima autunnale avvolgeva la cittadina con una coltre di nebbia, mista a una pioggerella che penetrava nelle ossa. Venivo da Medjugorje, dove l’estate splendeva sulla grande piana della pace, infondendo nei cuori forza e allegrezza. Rimasi molti contrariato e sperduto in quella selva di viuzze fitte di ombrelli. Mi chiedevo se fosse valsa la pena di fare tanta strada, consumando i pochi giorni di vacanza, per venire in un luogo dove non riuscivo a scorgere l’impronta del soprannaturale.

Il cuore cominciò ad aprirsi non appena entrai nella grande spianata che conduce al santuario. Le carrozzine dei malati in particolare davano al paesaggio religioso un tocco di umanità autentico e profondo. Ma il mio cuore ebbe un sussulto di gioia celeste solo quando incominciai a intravedere la grotta dove era apparsa la Madonna. La miravo da lontano, al di qua del Gave, che scorreva via veloce con le sue acque fresche e profonde. Lassù, nella nicchia, si stagliava la bianca statua della Madonna. Lassù, nella nicchia, si stagliava la statua dell’Immacolata Concezione.

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“Ecco là – mi dicevo – il cuore di Lourdes!”. Quando ti avvicini alla grotta senti che il soprannaturale ti viene incontro e ti avvolge. La Madonna non vi appare più, eppure lì ha lasciato la grazia della sua presenza misteriosa ed efficace. Ripenso a quanto diceva Bernadette a Nevers, quando si augurava di essere un uccellino per poter venire di nascosto a pregare ancora una volta davanti alla “sua” grotta.

Mi fermai a guardare la fila interminabile di persone che attendeva pazientemente il proprio turno per passarvi davanti. Nessuno tralasciava di toccare con le proprie mani quelle pareti di roccia e poi, arrivati sotto la nicchia, dove Bernadette si inginocchiava, eccoli alzare gli occhi in alto, verso la statua di marmo, come se fosse una persona viva che li guarda e li ascoltava.

Riandai con l’immaginazione alla mattinata di quel fatidico 11 febbraio del 1858. Notai con una certa gioia nel cuore che era una giornata umida e buia come quella del mio arrivo. La constatazione mi rese subito la pioggerella simpatica e perfino divertente.

Tratto da: Sui passi di Bernadette — Padre Livio Fanzaga

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