Il sacerdote che venne gettato da un ponte per via del segreto confessionale

Posté par atempodiblog le 14 mars 2018

Il sacerdote che venne gettato da un ponte per via del segreto confessionale
Rifiutò davanti al re di infrangere il sigillo sacramentale della confessione della regina, e pagò con la vita
Aleteia Brassil – Aleteia
Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti

Il sacerdote che venne gettato da un ponte per via del segreto confessionale dans Fede, morale e teologia San-Giovanni-Nepomuceno-martire

San Giovanni Nepomuceno nacque nella città di Nepomuk, in una delle valli della Boemia, nell’attuale Repubblica Ceca, verso il 1345.

Ordinato sacerdote e nominato parroco, proseguì gli studi di Diritto Ecclesiastico presso l’Università di Praga e si laureò in Diritto Canonico nel 1387 a Padova. Tornato a Praga, venne nominato canonico della cattedrale di San Vito e vicario generale dell’arcidiocesi, diventando così un’importante figura pubblica.

I suoi sermoni provocarono un forte cambiamento positivo nei costumi della popolazione, il che portò la regina a farlo diventare suo confessore e direttore spirituale.

La sfiducia malata del re
Re Venceslao IV era tutta un’altra storia. Violento e propenso a fulminei accessi d’ira, iniziò ad alimentare una caparbia e infondata sfiducia nei confronti della fedeltà della moglie. Non trovava nulla che confermasse i suoi dubbi, ma insistette al punto da convocare il confessore ed esigere che gli raccontasse in modo dettagliato quello che la regina gli confidava nel confessionale. Di fronte alla sfiducia del re e all’ordine inaccettabile di violare il segreto della confessione, Giovanni rifiutò di obbedire a un tale capriccio.

Fuori di sé, il re lo fece torturare brutalmente, ma il sacerdote non cedette. Il suo atteggiamento, però, non fece che aumentare la furia del sovrano.

Vedendo che non riusciva a costringere il sacerdote a tradire il suo sacro impegno, il re lo fece legare e gettare dal Ponte Carlo, ancora oggi il più importante e famoso di Praga. Il martire del sigillo sacramentale consegnò l’anima a Dio e morì tra le acque del fiume Moldava la notte del 20 marzo 1393.

La versione del re
Il brutale assassinio di un uomo così noto e stimato scioccò la città. Il re, ovviamente, non voleva rivelare il motivo della morte del sacerdote, e diffuse una sua versione per giustificarla: la disobbedienza. In base a questa spiegazione, il vicario generale si era opposto all’intenzione del re di sopprimere la prestigiosa abbazia di Klandrau e trasformarla in una nuova sede episcopale (che sarebbe stata affidata a un membro della sua corte).

Alcune cronache ufficiali del regno riprodussero questa versione, ma molte altre riferirono il motivo reale (cfr. Instructions for the King, di Paul Zidek, 1471, in Zeitschrift für kathol. Theologie, 1883, 90 segg.; Chronica regum Romanorum, 1459, di Thomas Ebendorfer; Scriptores rerum Prussicarum, III, Lipsia, 1860, 87).

Il martire venerato dal popolo
Sepolto nella cattedrale della città, padre Giovanni Nepomuceno iniziò rapidamente ad essere onorato dal popolo come martire. La venerazione del sacerdote che aveva difeso il segreto della confessione fino alla morte venne menzionata nella lettera di accusa al re presentata dall’arcivescovo Giovanni Jenzenstein a Papa Benedetto IX.

Giovanni Nepomuceno venne beatificato da Papa Innocenzo XIII nel 1721. Il suo processo di canonizzazione venne avviato nel luglio 1722 con un grande sostegno da parte dei fedeli. Il 27 gennaio 1725 un professore di Medicina e due chirurghi riesumarono i resti mortali del martire alla presenza di una commissione di autorità ecclesiastiche, e accadde un fatto straordinario. Il corpo mostrava tutti i segni del tempo, ma la lingua, anche se secca, era inspiegabilmente conservata. Non solo: davanti a tutti iniziò a recuperare il colore rosato, come la lingua di una persona viva. Fu il quarto miracolo registrato nel processo di canonizzazione.

Il 19 marzo 1729, nella basilica romana di San Giovanni in Laterano, Papa Benedetto XIII canonizzò Giovanni Nepomuceno, elevandolo solennemente agli onori degli altari. È il martire del sigillo della confessione, e la sua festa viene celebrata dalla Chiesa il 16 maggio.

Sul Ponte Carlo, nel luogo in cui venne assassinato, esiste oggi una statua in suo onore.

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San Giovanni Nepomuceno, martire del confessionale

Posté par atempodiblog le 5 avril 2014

Santuario di San Giovanni Nepomuceno

San Giovanni Nepomuceno, martire del confessionale dans Articoli di Giornali e News Santuario

A poco meno di un centinaio di chilometri da Praga si trova la cittadina Žďár nad Sázavou. Sopra una bella collina ricca di boschi si trova la Chiesa di San Giovanni Nepomuceno, una delle più originali chiese cristiane. In riconoscimento del suo valore unico, l’intero complesso della Chiesa del pellegrinaggio di San Giovanni Nepomuceno a Zelena Hora è stato posto sulla prestigiosa lista UNESCO del Patrimonio Mondiale nel 1994. La pianta della chiesa ha una forma insolita: è una stella a cinque punte. La realizzazione di questo capolavoro architettonico fu opera di Giovanni Biagio Santini-Aichl.

Altra peculiarità dell’edificio è data dalla sua forma gotica, e dalle finestre come pure dagli archi ogivali. Tutti questi elementi vennero utilizzati al fine di creare la tipica atmosfera delle antiche cattedrali gotiche. Giovanni Biagio Santini-Aichl fu l’unico ad impiegare questo originale elemento nelle sue opere.

All’inizio del Diciottesimo Secolo uno stile architettonico senza pari nel resto d’Europa si è sviluppato in Boemia. Conosciuto come barocco gotico in quanto ha coinvolto la trasposizione di elementi gotici in forma barocca. Questo è lo stile nel quale il Santuario di San Giovanni Nepomuceno a Zelena Hora è stato costruito tra gli anni 1719-1722. È un’opera d’arte unica e indiscutibilmente rappresenta l’edificio più originale progettato dal geniale architetto boemo di origine italiana Jan Blazej Santini-Aichl. Si tratta di un edificio che sfuggiva alle regole architettoniche convenzionali e alle panacee del tempo, e colpisce ancora oggi con le sue complesse forme di interconnessione spaziale, il dinamismo dei volumi e la sua ascensione verso l’alto, che sembra sfidare il peso della struttura.

La fondazione della chiesa è legata ai preparativi per la beatificazione e canonizzazione di Giovanni Nepomuceno dopo l’apertura della sua tomba nella cattedrale di San Vito a Praga e la constatazione della sua lingua che miracolosamente era intatta.

Tratto da: Informagiovani

Divisore dans San Francesco di Sales

San Giovanni Nepomuceno, martire del confessionale
Tratto da: Il Sussidiario.net

San Giovanni Nepomuceno, martire del confessionale dans Articoli di Giornali e News San-Nepomuceno

Il 20 marzo di ogni anno la Chiesa Cattolica celebra San Giovanni Nepomuceno, sacerdote e martire della Boemia. Giovanni è nato a Nepomuk, in Boemia, nel 1330 ed è morto a Praga, sempre in Boemia, nel 1383. Intraprese gli studi ecclesiastici a Praga, diventò sacerdote per opera dell’arcivescovo e si dedicò alla predicazione. Re Venceslao lo prese a corte come predicatore e dopo poco l’arcivescovo elesse Giovanni canonico della cattedrale e l’imperatore gli promise il ruolo di vescovo a Leitometitz. Il canonico, un po’ timoroso per gli onori e le responsabilità, persuase il re a revocare la sua proposta. Nel frattempo la moglie del re, Giovanna di Baviera, avendolo conosciuto, gli diede il ruolo di suo confessore. Ma il re Venceslao, che era corrotto, aveva il sospetto che sua moglie Giovanna lo tradisse e la assillava per sapere cose che invece erano solo sue fantasie. Allora si rivolse a Giovanni allo scopo di conoscere il contenuto delle confessioni di sua moglie, ma Giovanni si rifiutò con fermezza nonostante le minacce del re. In seguito a supplizi e torture, senza alcun risultato, il re lo condannò a morte gettandolo nel fiume Moldava. Infatti nel 1383 Giovanni fu gettato dal ponte cittadino tra sesto e settimo pilastro.

Il significato del nome Giovanni deriva dall’ebraico e significa dono del Signore. Il suo emblema è una palma, le cinque stelle e l’abito talare. Giovanni di Nepomuk è da sempre protettore dei fiumi e delle acque. Ma la sua storia ha i contorni sfocati tanto che all’inizio dello scorso secolo si dubitò della sua esistenza e molte statue furono abbattute oppure rimosse. Nella tradizione antica, di cui dubitavano i protestanti, si parlava dell’eroismo di “Magister Jan”, un originario della città di Nepomuk nella Boemia, che, per non rivelare il segreto di una confessione venne gettato, come detto, nella Moldava, dove morì per annegamento. Il re artefice della condanna era vizioso e corrotto ed era stato ribattezzato come “re fannullone”. La povera regina, che trovava conforto nella fede ai ripetuti tradimenti del marito, trascorreva ore in preghiera e confessandosi da padre Giovanni, un ottimo predicatore e curatore di coscienze. Ma la mente malata del re, accecato dalla gelosia, gli aveva fatto immaginare che la moglie avesse una relazione con il prete stesso e anche con un amante che il prete copriva. Quando il re pensa di esserne certo lo svergogna durante un pranzo davanti ad ospiti. Giovanni gli intima di fare il suo dovere di sovrano ma soprattutto di cristiano. Allora il Re Venceslao giura di vendicarsi e un giorno, con le minacce, ordina a Giovanni di dirgli cosa sua moglie gli dicesse in confessione, sperando di sapere qualcosa sui presunti amanti. Ma Giovanni, con una volontà ferma ed eroica, convinto assolutamente dell’inviolabilità del sacramento della confessione e rifiuta nettamente. Il re Venceslao si vendica e lo fa gettare nel fiume di notte il 20 marzo del 1393.

Ancora oggi è indicato il luogo esatto da cui venne gettato e le persone passando si tolgono il cappello, venerando il prete Giovanni come martire e invocandolo contro i danni che vengono dall’acqua. Il mattino dopo nel fiume galleggiava il suo cadavere che era circondato dalla luce. La città si indignò per il misfatto del loro re e Giovanni fu portato in processione, alla chiesa vicina di S. Croce, mentre tutti i fedeli piangendo, accorrevano a baciare i piedi e a chiedere intercessioni. Poi, durante la Controriforma, i Gesuiti, in polemica con i protestanti che rifiutano il sacramento della confessione rendono Giovanni da Nepomuk il “martire del confessionale”.

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