L’amore ha un nome, è una persona: Cristo Gesù

Posté par atempodiblog le 14 février 2022

L’amore ha un nome, è una persona: Cristo Gesù
di don Antonello Iapicca

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Buon San Valentino a tutti! Perché no? C’è infatti Uno che è follemente innamorato di ciascuno di noi. Non ci regala cioccolatini, ma la sua vita, che è eterna. Basta riceverla, meglio se con l’entusiasmo di una ragazza innamorata, sognando un futuro meraviglioso con la persona amata. Allora dai, accogli il suo amore, e comincia a scartarlo e ad assaporarlo. Gusterai il dolce della misericordia, ma anche l’amaro della sofferenza, perché l’amore, qui sulla terra, o sale sulla Croce o è una finzione, passione e cuore palpitante, ma nulla di più.

Come accadde a Cirillo e Metodio che la Chiesa festeggia oggi. Avevano conosciuto e accolto l’amore di Dio fatto Parola di carne in Cristo. Se n’erano innamorati al punto che avrebbero voluto chiudersi in un monastero per goderne senza ostacoli e distrazioni. Ma per loro Dio aveva pensato qualcosa di diverso: apostoli inviati ad annunciare il Vangelo innanzitutto, e poi pastori di quanti avrebbero accolto lo stesso dono che aveva trasformato loro. Nella loro vita brillava il volto sollecito della Chiesa. Essa, infatti, “esiste per evangelizzare, vale a dire per predicare ed insegnare, essere il canale del dono della grazia, riconciliare i peccatori con Dio” (Paolo VI). Il loro monastero divennero le terre slave sulle quali l’amore li spinse senza posa.

L’amore più grande, infatti, è annunciare l’amore, che ha un nome, è una persona, Cristo Gesù.

L’annuncio del Vangelo è sempre un’apparizione di Cristo risorto: ovunque giungano i suoi messaggeri, si rinnova il prodigio della sera di Pasqua: Pace a voi! Pace a questa casa. San Paolo scriveva agli Efesini che “Egli è venuto ad annunziare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini”. Egli nei suoi apostoli, Egli nella sua Chiesa, “è venuto”, e “viene” ogni giorno, passando attraverso la porta sprangata dietro la quale si nasconde l’uomo deluso e sofferente di ogni tempo, che nega l’eterno facendo delle proprie vuote parole l’assoluto su cui fondare l’esistenza.

Come canta John Lennon in “Imagine”: Immagina che non esiste paradiso, è facile se provi. Nessun inferno sotto di noi, nient’altro che il cielo su di noi. Immagina tutta la gente vivere per l’oggi, immagina non ci sono patrie. Immagina tutta la gente vivere la vita in pace. E questa sarebbe la pace che desiderano gli uomini? Non è possibile, non è vero, perché l’inferno non è sotto di noi, ma accanto a noi, spesso anche in noi. Per questo Cristo è venuto ad annunciare la Pace quale testimonianza e caparra di quel Paradiso che Lennon invitava a negare come un’utopia malvagia.

Come gli esploratori inviati da Mosè nella Terra di Canaan tornarono con le primizie ivi raccolte, Gesù ha fatto ritorno dal Paradiso portando il suo frutto più squisito, la Pace che rompe ogni barriera tra gli uomini. La Pace che stringe nel perdono chi stava per divorziare, che fa accogliere il frutto del proprio grembo anche se malato, che ti fa entrare nel cancro e nella morte nella certezza che di là c’è davvero il Paradiso. Accogliere oggi il dono di Cristo è lasciare che questa Pace entri in noi per creare, come fecero Cirillo e Metodio, un alfabeto nuovo per tradurre in una lingua comprensibile a tutti, le parole e i gesti dell’amore. Così, ci troveremo come loro, agnelli in mezzo ai lupi, nelle città e nei luoghi dove Cristo “deve” venire, per annunciare la pace in mezzo alla guerra, il perdono che polverizza il rancore.

Che san Valentino ci aspetta fratelli… Altro che fiori e cioccolatini, potremo curare i malati senza speranza, perché è la nostra vita spogliata d’ogni sicurezza umana ma piena e felice in Cristo il dono che aspetta ogni persona promessa sposa di Cristo, il Regno di Dio che si fa vicino chiunque incontreremo.

Divisore dans San Francesco di Sales

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Un nuovo anno da Cristiani

Posté par atempodiblog le 3 janvier 2022

Un nuovo anno da Cristiani
di don Antonello Iapicca

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Che cosa caratterizza e distingue i cristiani nel mondo?
Che cosa li ha resi unici nel corso della storia?

La loro fede tradotta in opere di vita eterna, in pensieri, parole e gesti che testimoniano la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte. Concretamente la vita dei cristiani è segno credibile che Dio esiste, come esistono il Cielo e la vita beata nel suo amore incorruttibile. Essi infatti, in qualunque vicenda siano stati e siano chiamati a vivere, nella peggiore dittatura come nella più feroce persecuzione, nella pace come nel benessere, hanno sigillata nell’intimo la certezza fatta carne ed esperienza dell’amore di Dio in Cristo Gesù.

Vivono tutto da cittadini del Cielo, liberi, capaci cioè di amare donandosi, caricando le ingiustizie e i peccati, perché Cristo è vivo in loro e loro sono vivi in Lui. Non dubitano che nulla e nessuno potrà mai separarli dallo Sposo, con il quale vivono sulla terra le primizie delle nozze eterne che si compiranno nel giorno in cui lasceranno questo mondo.

Per questo, anche ora, in questo tempo decadente mentre ovunque l’anticristo sembra estendere il suo potere, in questa autentica arena nella quale siamo chiamati a vivere, con le paure e le angosce, i dubbi sul cosa fare per noi e per i nostri figli, il senso di impotenza e di frustrazione, non possiamo perdere la pace.

La nostra unica preoccupazione, che è anche l’unico modo per vivere questi giorni di questo mondo folle, è restare uniti intimamente a Cristo. Troppe cose ci superano e ci ghermiscono per rubarci la fede, per strapparci dal cuore e dalla mente l’unico tesoro che è Cristo, la sua pace, la sua gioia.
Per questo, invece di abboccare all’amo dei media, delle polemiche e dei finti schieramenti, tutta poltiglia ideologica con cui il demonio si veste di luce per ingannarci, siamo chiamati a lasciarci sedurre dalla corte dello Sposo.

Ad inginocchiarci dinanzi al Tabernacolo, pregare senza posa, nasconderci sotto il manto misericordioso della Vergine Maria nostra Madre, scrutare la Scrittura, nutrirci dei sacramenti, restare in comunione con i fratelli senza giudicarci e stigmatizzare idee e decisioni, fuggendo divisioni ed esclusioni.

Vivere cioè la pietà, che ci fa spose di Cristo in una sola carne e un solo spirito, e il compimento a cui aneliamo e non troviamo in nulla di terreno, vedrà la luce come un fiume di Grazia. Dall’intimità con Cristo infatti, come da una fonte pura sgorgheranno i pensieri, i criteri e il discernimento, le parole e i silenzi, soprattutto l’amore con cui agire in ogni circostanza.

E la pace di Cristo che sorpassa ogni intelligenza ci custodirà dal maligno, e ci farà testimoni della Verità in queste tenebre di menzogne.

Il nuovo anno, anche stavolta, è Cristo, il Giubileo di misericordia nato da Maria. E quindi il nuovo anno siamo noi, i cristiani, il profumo di Cristo che spande la fragranza della pace, dell’amore e della libertà dove c’è odio, rancore, paura. Coraggio allora, perché tutto, ma proprio tutto concorre al bene, anche il coronavirus, le sue varianti e ciò che da esso deriva.

E questo il mondo non lo sa – vediamo infatti il peggio che sta uscendo dall’uomo – né potrebbe far nulla perché la morte diventi grembo di vita. Questo lo può fare solo Cristo, e i cristiani in Lui. Convertiamoci dunque, per vivere un nuovo anno da cristiani, per noi, i nostri figli e il mondo. Glielo dobbiamo, perché per la salvezza di ogni uomo siamo stati chiamati immeritatamente e gratuitamente ad essere cristiani.

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