Disabilità e diritti: Tutti siamo costruttori di vita

Posté par atempodiblog le 3 décembre 2019

Disabilità e diritti: Tutti siamo costruttori di vita
In occasione della Giornata internazionale per i diritti delle persone con disabilità, la Comunità Papa Giovanni XXIII promuove l’iniziativa “Io Valgo”. Testimonianze, riflessioni e proposte per il pieno riconoscimento della dignità e del valore della persona con disabilità. Intervista al presidente Giovanni Paolo Ramonda
di Chiara Colotti – Vatican News

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“La discriminazione contro qualsiasi persona sulla base della disabilità costituisce una violazione della dignità e del valore della persona umana”. Così recita il testo della Convenzione internazionale sui diritti delle persone con disabilità, adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 13 dicembre 2006. E proprio per far fronte comune contro ogni tipo di barriera, non solo architettonica, ma anche culturale e sociale, l’iniziativa “Io Valgo” unirà diverse città d’Italia attraverso incontri, flashmob, presentazioni di libri, mostre e spettacoli teatrali.

Il 3 dicembre
La Giornata internazionale per i diritti delle persone con disabilità è stata istituita dal programma di azione mondiale per le persone disabili adottato nel 1982 dall’Onu. Un’occasione per sottolineare quanto sia importante promuovere non solo oggi, ma ogni singolo giorno dell’anno, i diritti e il benessere delle persone disabili. “Le persone con disabilità – sottolinea Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Papa Giovanni XXIII – hanno innanzitutto il diritto a vivere nella propria famiglia, ad accedere all’istruzione in ogni suo grado, a contribuire al bene comune attraverso il lavoro”. Inoltre, precisa Ramonda, “un impegno e uno sforzo congiunto in questa direzione contribuisce ad abbattere i pregiudizi e le barriere culturali, riconoscendo l’unicità di ognuno di noi”.

“Io Valgo”
Al via tante iniziative, dal Piemonte alla Sicilia, che coinvolgono giovani e adulti per mettere in risalto, attraverso l’arte, la musica e lo sport, il potenziale di ogni persona. “Io Valgo – prosegue Ramonda – vuole indicare che ognuno di noi ha dei talenti, diversi e complementari a quelli degli altri. Tutti devono quindi avere l’opportunità di valorizzarli e di vederli valorizzati”. È questa l’iniziativa che la Comunità promuove in collaborazione con altre associazioni e, precisa il presidente, « grazie alla quale persone con fragilità vengono riconosciute come un vero e proprio dono per l’intera società”.

Il programma
Testimonianze sull’inclusione lavorativa a Cuneo, un incontro con i centri diurni e socio-educativi bolognesi, una marcia itinerante a Sorso in occasione dei 20 anni della Cooperativa San Damiano impegnata nell’ambito della disabilità. Sono soltanto alcune delle numerose iniziative di “Io Valgo” cha da nord a sud illumineranno per quasi una settimana, l’intera penisola. “Tra gli eventi in programma – precisa Ramonda – la proiezione del film ‘Solo cose belle’ del regista Kristian Gianfreda, che vede nelle vesti di attori protagonisti ragazzi con disabilità. Insieme a professionisti del settore, fanno emergere la loro capacità e creatività nel raccontare la vita. Un film bellissimo, esempio di integrazione e di inclusione”.

La Papa Giovanni XXIII e la disabilità
La Comunità riconosce le persone disabili non come soggetti che necessitano di assistenza, bensì come ricchezza e risorsa preziosa che crea vita, percorrendo quotidianamente quella via tracciata da Papa Francesco:

“Le diversità sono proprio la ricchezza, perché io ho una cosa, tu ne hai un’altra, e con queste due facciamo una cosa più bella, più grande. E così possiamo andare avanti”. (Papa Francesco)

“Da 50 anni ormai – spiega Ramonda – la comunità grazie alle proprie case famiglia e cooperative sociali accoglie queste persone spesso abbandonate dalla famiglia di origine a causa delle gravi patologie di cui soffrono”. La Papa Giovanni XXIII promuove inoltre l’inserimento lavorativo delle persone disabili, mettendole nelle condizioni di partecipare attivamente a tutte le sfere della società. “Proprio a Bangkok – aggiunge – dove Papa Francesco è stato recentemente, stiamo gestendo una casa che accoglie ragazzi con disabilità gravissime”.

Amare la diversità
“Quante persone disabili e sofferenti si riaprono alla vita appena scoprono di essere amate! E quanto amore può sgorgare da un cuore anche solo per un sorriso!”. (Papa Francesco)

E’ proprio questo amore per la diversità e la fragilità il cuore pulsante dell’eredità di Don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII.

“Ognuno vale per gli altri, nonostante la fragilità in quanto costruttore di vita, destinatario di una missione unica e insostituibile, cittadino attivo e protagonista della storia”. (Don Oreste Benzi)

La Comunità segue la scia luminosa tracciata da Don Oreste, “accogliendo bambini con gravissime patologie che chiedono di avere una mamma e un papà. Vivere con persone disabili – conclude il presidente – non solo è bello, ma è anche una scelta che arricchisce e fa crescere l’intera società civile”.

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Via al processo di beatificazione per don Benzi, il prete che «giudicava tutto abbracciando tutti»

Posté par atempodiblog le 11 novembre 2013

Il successore, Giovanni Ramonda, ricorda: «Vestito con la talare entrava nelle discoteche per conoscere i giovani e andava per le strade a raccogliere prostitute e barboni. Dormiva con le scarpe ai piedi»
di Benedetta Frigerio – Tempi

Via al processo di beatificazione per don Benzi, il prete che «giudicava tutto abbracciando tutti»  dans Don Oreste Benzi don_benzi_bambino«Mia mamma faceva spesso il ricamo ed io, curioso, la osservavo. Chiedevo: “Mamma cosa fai?”. “Adesso non puoi capire, aspetta e vedrai che cosa bella viene fuori”. Poi mi mostrava il lavoro compiuto: “Visto che avevo  ragione?”. Da adulto ho rielaborato queste impressioni e mi hanno aiutato a capire che Dio ha un disegno su ognuno di noi, un progetto preciso che però non  ci rivela tutto in una volta. Ce lo rivela un passo dopo l’altro. Come faceva  mia mamma: un punto qui, un punto là e alla fine emergeva il disegno completo. Lei però il disegno l’aveva già tutto in mente fin dall’inizio. E se io mi fido  del grande disegno d’amore, allora entro da protagonista in quella storia  preparata da Dio che è padre» (don Oreste Benzi, Con questa tonaca lisa, Guaraldi).

È con questi occhi che don Oreste Benzi guardava ogni prostituta, tossico, barbone, orfano, anziano, handicappato. «Era lui ad andare cercarli, cambiando migliaia di cuori, offrendo a ciascuno una famiglia ma soprattutto un senso,  questo il significato della nostra comunità di accoglienza». Giovanni Ramonda, oggi alla guida della Comunità Papa Giovanni XXIII, sposato con 12 figli, di cui 3 naturali e 9 accolti, incontrò il sacerdote romagnolo più di trent’anni fa. Fu un colpo di fulmine: decise di lasciare ogni progetto per seguirlo.
All’indomani della notizia dell’avvio del processo di beatificazione per il  sacerdote romagnolo scomparso il 2 novembre 2007, il suo successore accetta di raccontare a tempi.it quelle virtù eroiche che la Chiesa gli ha riconosciuto. «Abbiamo chiesto l’apertura dell’iter a cinque anni dalla morte, come previsto dal diritto canonico.Vogliamo scoprire ancora di più chi era don Benzi e farlo  sapere al mondo. Crediamo che possa emergere tutta la straordinarietà di un uomo  che ha dato ogni attimo della sua esistenza a Cristo attraverso i bisognosi. Saranno i fatti giudicati dalla Chiesa a rivelarne la santità».

don_benzi_mario_rebeschini1 dans Stile di vitaDon Benzi diceva: «Quando io incontro il povero in me si rifà presente quel momento in cui ebbi quell’impressione profonda di mio papà che riteneva di non valere niente». E sosteneva che per rendere protagoniste le persone bisogna offrire loro il senso: «Bisogna offrire Cristo». Cosa significa concretamente?
Ripeteva che occorre proporre un incontro con Cristo «simpatetico», non discorsivo. Era gioioso e anche scherzoso se serviva. Era un prete fedele al Magistero, che vestito con la talare entrava nelle discoteche  per conoscere i giovani e andava per le strade a raccogliere prostitute e barboni. Così affascinava e attraeva i ragazzi, i senza tetto, i drogati. Ma  anche i personaggi famosi, i vip, i cantanti. E così conquistò anche me. Era un  veicolo potente della tenerezza di Dio che viene a prendersi cura di ogni uomo. Ricco o povero, sapeva far emergere in ognuno anche l’unica risorsa rimasta,  anche se nascosta lui riusciva ancora a vederla.

Come continuate senza di lui?
Era la sua vicinanza al Signore che gli permetteva di essere così. Don Benzi non ha mai attirato nessuno di noi a sé, ci indicava la strada per arrivare a Cristo, attraverso la regola della comunità: fatta di preghiera, messa quotidiana, adorazione eucaristica, vita totalmente condivisa in cui ogni cosa è decisa insieme. Siamo consapevoli che obbedendo al Suo corpo si obbedisce a Cristo. La formazione in comunità è poi legata allo studio del catechismo e agli incontri culturali. Perché, come diceva don Benzi, per stare in piedi davanti al mondo bisogna stare in ginocchio davanti a Dio: questo ci permette di continuare a costruire sulla roccia.

don_benziBenzi ha fondato case di spiritualità e di educazione per i giovani, case famiglia,  comunità terapeutiche in tutta Italia e in tutto il mondo. Intanto stava con gli  ultimi e trovava il tempo anche per lottare per i loro diritti. Come riusciva a  rispondere a tutto?
Lo faceva e basta. Ricordo che alla fine ogni giornata, passata per le strade di tutta Italia a raccogliere gente, fare  conferenze per sensibilizzare le persone o per cercare di far comprendere alle istituzioni l’importanza della sua lotta, arrivava a casa sfinito e fuori dalla  porta c’era sempre qualcuno che lo aspettava. E lui non rifiutava nessuno, non bisognava permettere che qualcuno soffrisse da solo. Per questo dormiva appena  qualche ora, seduto su una poltrona con le scarpe ai piedi. Prendendoci uno a uno in 40 anni ha costruito un’opera di migliaia di persone. È così che ha  cambiato un pezzo di mondo.

E non ha mai rinunciato nemmeno alla lotta politica, tuonando pubblicamente contro le ingiustizie.
Non gli bastava mettere il braccio sotto le spalle di chi portava la croce: quel braccio bisognava anche  toglierlo dalle spalle di chi le croci le produce. Se davvero tieni a una  persona fai di tutto! Per questo i cristiani non possono stare in sagrestia, per  questo don Benzi faceva pressione sulle istituzioni, sul Parlamento e ha voluto che la comunità si accreditasse all’Onu. Non smetteva di prendere posizione contro le leggi disumane e su ogni fatto che accadeva legato all’aborto, alla prostituzione, ai diritti dei poveri e dei malati. Così continuiamo a fare noi, giudicando e abbracciando ogni particolare del mondo.

don_benzi_bambinoBenzi diceva che vivere veramente con i poveri è possibile solo per chi sta del tutto con il Signore. Che cosa aveva da offrire agli ultimi?
Da quello che diceva e faceva si capiva che la sua non era una risposta sociologica alla  povertà. Sapeva che gli ultimi avevano bisogno prima di tutto di quello di cui  aveva bisogno lui: l’amore di Cristo. Infatti spendere tutta la vita per chi necessita di ogni cosa, non parlare genericamente della povertà o fare un po’ di volontariato, richiede la capacità di vedere Dio nel povero. Così quanti vengono accolti dalla comunità spesso vogliono conoscere il Signore, capiscono che ciò che attendevano prima di incontrarci era innanzitutto Lui.

Siete laici che lavorano nel mondo eppure vivete un’esistenza che  sembra impossibile oggi: conciliate lavoro, ospitalità e impegno pubblico. È una  vita possibile per tutti?
È una vita impossibile per chi sta da solo. Noi invece possiamo abbracciare tutto senza rinunciare a nulla perché  siamo insieme. Vivere così, nella semplicità, pregando e lavorando, ci rende felici. Lo dico dopo trent’anni. E molti vedendoci lo capiscono.

Avete 253 case famiglia solo in Italia, 20 comunità di recupero, diverse case di spiritualità, dimore per i senzatetto. Se si contano quelle all’estero si oltrepassano le 500 strutture con 41 mila persone riunite ogni giorno intorno alle vostre tavole. Come si è potuta espandere un’opera simile in così pochi anni?
Fa impressione anche a noi vedere come in quarant’anni questa esperienza abbia contagiato tanta gente che ha scelto di vivere in comunità. Significa che don Benzi aveva ragione: tutti aspettano di incontrare il senso della vita e di darla interamente per questo.

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La trappola dell’occulto: Halloween, Capodanno di tutto il mondo esoterico

Posté par atempodiblog le 2 novembre 2012

La ricorrenza nasce come culto al principe della morte. Data importante per gli occultisti, un cristiano non dovrebbe definirla una festa, sebbene si presenti come momento di divertimento
di Aldo Buonaiuto – RomaSette.it

La trappola dell'occulto: Halloween, Capodanno di tutto il mondo esoterico dans Don Aldo Buonaiuto Halloween

Da diversi anni Halloween si è diffuso ovunque in Italia e in buona parte dell’Europa attraverso un processo apparentemente legato solo al business e alla moda, silenzioso e inarrestabile. Genitori e nonni si prodigano a comprare la famigerata zucca, gli addobbi e le maschere spaventose ai propri bambini, con lo stesso impegno profuso per la festa di carnevale. Ma Halloween non è un carnevale, e un cristiano non dovrebbe definirla una festa, sebbene si presenti soltanto come un innocente momento di spensierato divertimento.

Purtroppo molti ignorano il reale significato di questa deleteria ricorrenza che nasce dal “Samhain”, un rito in onore di divinità pagane celebrato nelle isole britanniche dalle popolazioni celtiche. Si trattava, quindi, di un culto al principe della morte attraverso riti orgiastici, durante i quali le bevande alcoliche scorrevano a fiumi, e l’offerta di sacrifici anche umani era considerata necessaria per ingraziarsi gli spiriti maligni. I Druidi, che rappresentavano la casta sacerdotale dei Celti, celebravano la notte di “Samhain” come la solenne cerimonia di passaggio dalla stagione estiva a quella invernale.

Era questo il momento in cui le tenebre avrebbe domato il dio del Sole facendo tornare sulla terra le anime defunte che si sarebbero introdotte nei viventi. Per allontanare questi spiriti si compivano dei rituali dove era necessario mascherarsi con le pelli di animali uccisi in precedenza. I Druidi portavano delle lanterne create con delle rape svuotate e incise a forma di volto umano al cui interno era posta una candela accesa realizzata con il grasso dei sacrifici. Il mattino seguente si accendeva il fuoco nuovo e si compiva il giro delle famiglie portando in ogni abitazione le braci ardenti: chi rifiutava l’offerta veniva maledetto. Papa Gregorio IV nell’834 decideva di posticipare la festa di Ognissanti dal 13 maggio al 1° novembre, al fine di scalzare le credenze popolari relative al culto del “Samhain”.

Gli irlandesi credevano che il 31 ottobre i defunti potessero avere un accesso nel mondo dei vivi. Per questo motivo tradizionalmente in casa lasciavano il fuoco acceso, il cibo sulla tavola e la porta d’ingresso socchiusa. I bambini, invece, chiedevano leccornie, mele e nocciole che rappresentavano le offerte ai defunti. Anche oggi, i ragazzini, soprattutto nei Paesi di cultura anglosassone, vanno in giro a bussare alle porte delle case ripetendo la formula “trick or treat”, che dietro all’innocente significato di “dolcetto o scherzetto” e alla traduzione letterale di “trucco o divertimento”, nasconde quello originario di “maledizione o sacrificio”. Secondo una leggenda la tradizionale zucca, somigliante ad una testa di morto, rappresenta l’irlandese errante Jack O’Lantern, che avrebbe cercato di ingannare il diavolo che a sua volta si sarebbe vendicato condannandolo a vagare in eterno tra terra e cielo.

Oggi attorno ad Halloween c’è un mercato di maschere, teschi, zucche, mantelli, cappellacci, fantasmi, streghe e zombie…balli in maschera, notti trasgressive… Ma è anche un periodo in cui si denota un netto incremento di affari per i maghi dell’occulto. È proprio questo l’aspetto ancora più inquietante di tutta la vicenda: il 31 ottobre viene riscoperto con grande fascino dagli esoteristi che addirittura definiscono questa notte come «il Capodanno di tutto il mondo esoterico, la festa più importante dell’anno per i seguaci di satana».

Altro che semplice evasione e gioco! Halloween si rivela il “giorno più magico dell’anno” e l’occasione per consultare maghi, oroscopi e tarocchi fino a giungere alle iniziazioni esoteriche. Per gli occultisti è una delle quattro ricorrenze più importanti del loro calendario, dove la profanazione dei cimiteri, le messe nere, i sacrifici e ogni sorta di dissacrazione e sacrilegio vengono esaltati ed auspicati. Halloween rappresenta così l’ennesimo tentativo di promuovere il macabro, l’orrore, l’occultismo e l’esoterismo, la stregoneria e la magia.

La santità, la purezza, la carità, la bellezza, sono costrette a lasciare il posto ad immagini di morte e di sangue, a messaggi distorti e lugubri, costringendo la nostra cultura ad accogliere le attività del male come se fossero un bene e rifiutando il cristianesimo come superato e fuori moda. Le nuove generazioni ricevono un ulteriore bombardamento di orrore e violenza, pensando forse che la paura della morte si possa vincere facendo amicizia con fantasmi e vampiri, streghe e demoni.

Dinanzi a questa realtà è importante reagire e non subire passivamente una ricorrenza lontana dalla nostra cultura e antitetica alle nostre radici religiose. Vorrei concludere rivolgendomi a tutti quei cattolici impegnati nel mondo dell’educazione che, insieme ai genitori, hanno la responsabilità di trasferire alle nuove generazioni il vero senso della vita con i suoi valori. Lo esprimo con le parole di un testimone della bellezza, innamorato di Gesù e dell’uomo, don Oreste Benzi, nel suo ultimo articolo scritto proprio su Halloween alla vigilia della sua morte: «Vogliamo che i nostri figli festeggino il giorno di Ognissanti con i demoni, il mondo di satana e della morte oppure con gioia e pace vivendo nella luce? Esortate i vostri figli dicendo loro: vuoi giocare e divertirti con i demoni e gli spiriti del male o invece scegli di gioire e far festa con i Santi che sono gli amici simpatici e meravigliosi di Gesù?».

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La morte è il momento dell’abbraccio col Padre

Posté par atempodiblog le 2 novembre 2011

La morte è il momento dell'abbraccio col Padre dans Citazioni, frasi e pensieri donorestebenzi

« Nel momento in cui chiuderò gli occhi a questa terra, la gente che  sarà vicina dirà: “E’ morto”. In realtà, è una bugia. Sono morto per chi mi vede, per chi sta lì.
Le mie mani saranno fredde, il mio occhio non potrà più vedere, ma in realtà la morte non esiste, perché appena chiudo gli occhi a questa terra, mi apro all’infinito di Dio.
Noi lo vedremo, come ci dice Paolo, a faccia a faccia, così come Egli è (1Cor13,12). E si attuerà quella parola che la Sapienza dice al capitolo 3: “Dio ha creato l’uomo immortale, per l’immortalità, secondo la sua natura l’ha creato”. Dentro di noi, quindi, c’è già l’immortalità per cui la morte non è altro che lo sbocciare per sempre della mia identità, del mio essere con Dio.
La morte è il momento dell’abbraccio col Padre, atteso intensamente nel cuore di ogni uomo, nel cuore di ogni creatura ».

Don Oreste Benzi

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L’amore disarma

Posté par atempodiblog le 3 novembre 2010

L'amore disarma dans Citazioni, frasi e pensieri donorestebenzi

L’amore disarma: quando uno si sente amato del tutto, sempre, ovunque, a qualsiasi costo, non teme più, lascia cadere le armi e al posto dell’odio subentra l’amore, al posto della menzogna subentra la verità, al posto della morte entra la vita.

Don Oreste Benzi

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Dio nella propria vita

Posté par atempodiblog le 2 novembre 2010

Dio nella propria vita dans Citazioni, frasi e pensieri donorestebenzi

Quando tu dici bene di coloro che dicono male di te,
quando tu ami coloro che ti odiano,
quando tu preghi per chi ti perseguita,
quando tu vinci il male con il bene,
manifesti che Cristo è venuto,
sei testimone con i fatti che Dio c’è,
che Dio è dentro la tua vita!

Don Oreste Benzi

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I creativi

Posté par atempodiblog le 15 novembre 2007

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I poveri sono i soggetti creativi della storia.

Don Oreste Benzi

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