Una caratteristica del pseudo-cristianesimo

Posté par atempodiblog le 22 juillet 2014

Una caratteristica del pseudo-cristianesimo dans Anticristo xcoizn

È caratteristica del pseudo-cristianesimo che, mentre pre­tende di essere giustificato da Dio, dalla fede, o dalle opere di fede e di carità, fa semplicemente funzionare una macchina per scusare il peccato invece di confessarlo e perdo­narlo, una macchina per produrre la sensazione di essere nel giusto e che tutti gli altri sono peccatori. Se diventa un espediente per commettere un assassinio, sia mediante lin­ciaggio sia mediante una tirannia inquisitoria, ecco che l’assassinio diventa un atto di santa giustizia. Opprimere e perseguitare gli altri diventa un’affermazione della propria libertà religiosa e del proprio coraggio dinanzi a Dio, un segno di forza cristiana.

E come viene rafforzata questa fe­de? Come vengono confermati i fratelli nella loro testimo­nianza? Con la ripetizione di questi atti eccitanti, violenti e drammatici che gli “estranei” denunciano come delitti e atti colpevoli. Il modo per dimostrare a se stesso di essere virtuoso e non criminale consiste nel rinnovare l’atto, ri­peterlo in continuazione e, se necessario, farsi processare e assolvere da un giuri di pari della stessa congrega e così provare che l’atto non era criminale ma giusto e santo.

In tal modo la decisione di pervertire la coscienza cristiana diventa a poco a poco una funzione della “chiesa”, forse anche la sua prima funzione. E questa diventa, inevitabilmente, il segno del giudizio di Dio su quella “chiesa”. La spaventosa innocenza di questi “giusti” sta scritta sulla loro fronte come il marchio di Caino, il marchio di uno che nessuno puo toccare, perché è messo da parte per l’inferno.

Thomas Merton

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Caratteristica della teologia morale del diavolo

Posté par atempodiblog le 29 septembre 2013

Caratteristica della teologia morale del diavolo dans Anticristo j85s

Il color cupo del sangue dei Murdstone incupiva anche la religione dei Murdstone, che era austera e rabbiosa. Questa, ebbi poi a pensare, era una necessaria conseguenza della fermezza del signor Murdstone, il quale non poteva permettere a nessuno di sfuggire ai più severi castighi, che sotto qualsiasi pretesto si potessero infliggere.

Sia come sia, ricordo bene le grinte arcigne con cui eravam soliti recarci in chiesa, e ricordo come l’atmosfera stessa del luogo sembrasse mutata.
Ecco: arriva la temuta domenica, e io m’infilo per primo nel nostro vecchio banco come un delinquente condotto, sotto buona scorta, al servizio religioso per prigionieri. Ecco la signorina Murdstone, con la sua gonna di velluto nero che sembra tagliata in un drappo funebre, venir subito dietro di me; poi mia madre; poi suo marito. Non c’è più Peggoty con noi, come una volta. Ecco la signorina Murdstone che brontola le risposte al servizio divino accentuando con crudele soddisfazione le parole più terribili. Ecco: rivedo i suoi occhi cupi fare giro della chiesa, mentr’ella dice “miserabili peccatori”, come se stesse facendo l’appello dei presenti.

Ecco: riesco a intravedere mia madre, che muove timidamente le labbra, stretta fra quei due che le riempion le orecchie col loro brontolio simile a un tuono soffocato. Ecco: mi domando, con improvviso terrore, se per caso non abbia torto il nostro vecchio buon pastore, e non abbiano invece ragione il signore e la signorina Murdstone, e se davvero tutti gli angeli del cielo non siano angeli di distruzione. Ecco: se io muovo un dito, o allento un muscolo della faccia, la signorina Murdstone mi colpisce dolorosamente le costole col suo libro di preghiere.

 di Charles Dickens – David Copperfield. Ed. Mondadori

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Caratteristica della teologia morale del diavolo

Un’altra caratteristica della teologia morale del diavolo è la distinzione esagerata che fa tra questo e quello, tra bene e male, tra giusto e ingiusto. Queste distinzioni diventano divisioni irriducibili. Non presuppongono che forse tutti più o meno abbiamo un poco di colpa, che dovremmo accollarci i torti degli altri per mezzo del perdono, della sopportazione, della comprensione paziente e dell’amore, aiutandoci così, a vicenda, a trovare la verità.

Al contrario, nella teologia del diavolo la cosa importante è di avere sempre assolutamente ragione e di dimostrare che tutti gli altri hanno torto. Questo non porta certo alla pace e all’unione tra gli uomini, perché significa che ognuno vuole aver ragione ad ogni costo o star dalla parte di chi ha ragione. E, per dimostrare di aver ragione, i «fedeli» devono punire ed eliminare tutti quelli che sono nel torto.

Thomas Merton – Nuovi semi di contemplazione. Ed. Garzanti

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L’Inferno è sempre per gli altri…

Posté par atempodiblog le 20 juin 2013

‘Questi devono andare all’Inferno, no?, non sono dei miei!’

L'Inferno è sempre per gli altri... dans Anticristo m5r

“Eh no, non si può pregare con nemici nel cuore, con fratelli e nemici nel cuore: non si può pregare. Questo è difficile: sì, è difficile, non è facile. ‘Padre, io non posso dire Padre, non mi viene’. E’ vero: questo io lo capisco. ‘Non posso dire nostro, perché questo mi ha fatto questo, quello e …’ non si può! ‘Questi devono andare all’Inferno, no?, non sono dei miei!’. E’ vero, non è facile. Ma Gesù ci ha promesso lo Spirito Santo: è Lui che ci insegna, da dentro, dal cuore, come dire ‘Padre’ e come dire ‘nostro’. Chiediamo oggi allo Spirito Santo che ci insegni a dire ‘Padre’ e a poter dire ‘nostro’, facendo la pace con tutti i nostri nemici”.

Papa Francesco
Tratto da: Radio Vaticana

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oqm dans Papa Francesco I

Così, secondo il diavolo, la prima cosa ad essere creata fu proprio l’inferno — come se ogni altra cosa fosse in un certo modo creata per l’inferno. Quindi la vita «devota» di coloro che sono «fedeli» a questo genere di teologia consiste soprattutto nell’ossessione del male. E, come se non vi fossero già abbastanza guai nel mondo, costoro moltiplicano le proibizioni, inventano nuovi precetti, legano ogni cosa con spine, di modo che uno non può sfuggire al male ed al castigo; perché lo vorrebbero vedere sanguinare da mattina a sera, anche se, nonostante tutto questo sangue, non v’è remissione del peccato! La Croce quindi non è più simbolo di misericordia (perché la misericordia non trova posto in una simile teologia); ma è segno che la Legge e la Giustizia hanno trionfato in pieno, come se Cristo avesse detto: «Io sono venuto non per distruggere la Legge, ma per essere da essa distrutto». Perché questo, secondo il diavolo, è l’unico modo in cui la Legge può essere veramente e pienamente «compiuta».

Non l’amore, ma il castigo è il compimento della Legge. La Legge deve divorare ogni cosa, anche Dio. Questa è la teologia del castigo, dell’odio, della vendetta. Colui che vuol vivere secondo un simile dogma, deve rallegrarsi del castigo. Egli può, difatti, evitare il castigo per sé, sgattaiolando fra la Legge e il Legislatore. Ma deve stare bene attento a che gli altri non sfuggano alla sofferenza, deve riempirsi la testa del loro castigo presente e futuro. La Legge deve trionfare. Non deve esservi misericordia.

Questo è il principale contrassegno della teologia dell’inferno, perché nell’inferno vi è tutto all’infuori della misericordia. Ecco perché Dio stesso è assente dall’inferno. La misericordia è manifestazione della Sua presenza.

La teologia del diavolo è per coloro che, o per una ragione o per l’altra, non hanno più bisogno di misericordia, sia perché sono perfetti, o perché sono giunti ad un accordo con la Legge. Di loro (gioia sinistra!) Dio è «soddisfatto». Lo è anche il diavolo. Ed è veramente una bella impresa far contenti tutti!
Coloro che ascoltano queste cose, e le assorbono, e ne gioiscono, ritengono che la vita spirituale sia una specie di ipnosi del male. I concetti di peccato, sofferenza, dannazione, punizione, giustizia di Dio, retribuzione, fine del mondo e così via, fanno loro schioccare le labbra con indicibile piacere. E ciò perché essi traggono un profondo, inconscio conforto dal pensiero che molti cadranno nell’inferno che essi invece eviteranno. E come possono sapere che lo eviteranno? Non possono dare una ragione precisa, possono dire solo di provare un certo senso di sollievo al pensiero che tutti quei castighi sono preparati per la quasi totalità degli uomini, ma non per loro.

di Thomas Merton
Tratto da: Filia Ecclesiae

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Monastero, scuola di felicità

Posté par atempodiblog le 1 février 2011

Monastero, scuola di felicità dans Riflessioni monastero

Il monastero è una scuola, una scuola dove apprendiamo a essere felici. La nostra felicità consiste nel partecipare alla felicità di Dio, alla perfezione della Sua libertà illimitata, alla perfezione del Suo amore.
Ciò che deve essere risanato è la nostra natura, fata a somiglianza di Dio. Ciò che dobbiamo apprendere è l’amore. Cura ed istruzione sono una cosa sola, perché nel profondo della nostra essenza siamo modellati alla libertà a somiglianza di Dio, e l’esercizio di questa libertà non è se non l’esercizio dell’amore disinteressato di Dio per Se stesso, perché Egli è Dio.
Il principio dell’amore è la verità, e prima di darci il Suo amore, Dio deve purificare le nostre anime dalle menzogne che in esse si trovano. E il modo più efficace di distaccarci da noi stessi è quello di indurci a detestare noi stessi quali ci siamo ridotti col peccato, così da poterLo amare riflesso nelle anime nostre quali Egli le ha ricreate col Suo amore.
Questo è il significato della vita contemplativa, e il senso di tutte quelle piccole regole apparentemente prive di significato, delle osservanze dei digiuni, delle obbedienze, delle penitenze, delle umiliazioni e delle fatiche che compendiano l’esistenza quotidiana di un monastero di contemplativi: essere servono a ricordarci chi siamo noi e chi è Dio, perché la vista di noi stessi ci dia nausea e ci rivolgiamo a Lui, e alla fine Lo ritroveremo in noi, nelle nostre nature purificate, che sono divenute lo specchio della Sua terribile bontà e del Suo infinito amore…”.

di Thomas Merton – La montagna dalle sette balze

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