La sola rivolta che si tenga in piedi

Posté par atempodiblog le 2 août 2018

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“Le collere, figlie della disperazione, si arrampicano e strisciano come vermi. La preghiera è la sola rivolta che si tenga in piedi”.

Georges Bernanos

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Il silenzio ci conserva

Posté par atempodiblog le 22 janvier 2017

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Conservare il silenzio, che espressione strana! È il silenzio che ci conserva!

di Georges Bernanos – Diario di un parroco di campagna

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“I piccoli gesti dei preti”

Posté par atempodiblog le 2 juin 2016

Parrocchia

“Nel Diario di un curato di campagna, Bernanos ci presenta la vita di un parroco di paese, ispirandosi alla vita del santo Curato d’Ars. Ci sono due passi molto belli, che narrano gli intimi pensieri del curato negli ultimi momenti della sua improvvisa malattia:

«Le ultime settimane che Dio mi concederà di continuare a sostenere la responsabilità della parrocchia… – dice – cercherò di agire meno preoccupato per il futuro, lavorerò solamente per il presente. Questo tipo di lavoro sembra fatto su misura per me… E poi, non ho successo che nelle cose piccole. E se sono stato frequentemente provato dall’inquietudine, devo riconoscere che trionfo nelle minuscole gioie».

Cioè, un recipiente della misericordia piccolino, è legato alle minuscole gioie della nostra vita pastorale, lì dove possiamo ricevere ed esercitare la misericordia infinita del Padre in piccoli gesti.

I piccoli gesti dei preti, eh? I piccoli gesti dei preti …”.

“L’altro passo dice: «Tutto è ormai finito. Quella specie di sfiducia che avevo di me, della mia persona, si è appena dissolta, credo per sempre. La lotta è finita. Ormai non ne vedo la ragione. Mi sono riconciliato con me stesso, con questo relitto che sono. Odiarsi è più facile di quanto non si creda. La grazia consiste nel dimenticarsi. Però, se ogni orgoglio morisse in noi, la grazia delle grazie sarebbe solo amare sé stessi umilmente, come una qualsiasi delle membra sofferenti di Gesù Cristo».

Ecco il recipiente: «Amare umilmente sé stessi, come una qualsiasi delle membra sofferenti di Gesù Cristo». Ecco il recipiente: amare umilmente se stessi, come una qualsiasi delle membra sofferenti di Gesù Cristo. E’ un recipiente comune, come una vecchia brocca che possiamo chiedere in prestito ai più poveri”.

Papa Francesco 
Tratto da: Radio Vaticana

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Natale è la festa dell’infanzia

Posté par atempodiblog le 18 décembre 2014

Ci sarà ancora Natale?

Natale è la festa dell'infanzia dans Citazioni, frasi e pensieri albero-bimbi-2

Natale è la festa dell’infanzia.
Questo giorno è quello di tutte le speranze umane e, per un cristiano, la festa dell’umanità divinizzata nel misterioso piccolo bambino e nella greppia continuerà a brillare ogni anno sopra un mondo accanito a perseguire, costi quel che costi, la sinistra esperienza di una civiltà despiritualizzata, di una civiltà della materia che pretende di ricreare l’uomo a propria immagine e somiglianza e che, in nome di una giustizia e di un’uguaglianza speculative, rovina a poco a poco la persona umana, sostituisce a poco a poco alla coscienza individuale questa mostruosa coscienza collettiva che può realizzarsi totalmente solo in una organizzazione totalitaria della Schiavitù Totale, di cui la storia dell’umanità non offre alcun esempio e di cui l’uomo moderno deve cercare modestamente il modello presso le termiti o le formiche.

Natale è la festa dell’infanzia. Abbiamo il diritto di domandarci se ci saranno ancora per lungo tempo notti di Natale, con i loro angeli e pastori, per questo mondo feroce, così lontano dall’infanzia, così estraneo allo spirito d’infanzia, al genio dell’infanzia; con questo mondo con il suo realismo limitato, con il suo disprezzo del rischio, con il suo odio di ogni sforzo, che si accorda molto meno paradossalmente di quanto si pensi al suo delirio d’azione, alla sua agitazione convulsa.

Che ci verrebbe a fare, in un mondo come questo, un giorno consacrato da duemila anni non soltanto al più augusto mistero della fede, ma all’infanzia eterna che, a ogni generazione, fa debordare attraverso le nostre cloache il suo flusso irresistibile di entusiasmo e di purezza!

Natale è la festa dell’infanzia.

Georges Bernanos, Français, si vous saviez…

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Immersi nel soprannaturale

Posté par atempodiblog le 13 décembre 2014

Immersi nel soprannaturale dans Citazioni, frasi e pensieri veryx1

La religione ha perduto la sua anima; si è codificata. La maggior parte dei cattolici considerano i Vangeli solo come un codice morale che promette loro la salvezza eterna come ricompensa dell’esecuzione onesta del loro dovere sociale.

E invece! Non capiscono e non vedono niente. Noi siamo circondati di soprannaturale. Vi siamo immersi… Viviamo nel meraviglioso e nel soprannaturale!… Soltanto, l’uomo può rendersene conto unicamente quando è se stesso. E l’uomo è quasi sempre al di sotto di se stesso.

di Gerorges Bernanos

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“Credo la vita eterna”…

Posté par atempodiblog le 3 décembre 2014

Sapete la sofferenza che ho provato davanti a persone cattoliche, credenti, praticanti, ma brave, di fede… che di fronte alla morte di un caro credono che sia finito tutto”.

Padre Livio Fanzaga

“Credo la vita eterna”... dans Citazioni, frasi e pensieri egpile

“Noialtri in famiglia siamo tutti di chiesa. Mio nonno era campanaro a Lione, mia madre buonanima faceva i lavori dal parroco di Wilman e mai uno dei nostri è morto senza sacramenti, mai. Al sangue non si comanda, c’è niente da fare”.

“Li ritroverà tutti lassù”, gli ho detto. Questa volta ha riflettuto a lungo, molto a lungo. Lo osservavo con la coda dell’occhio continuando a tenermi occupato e quando ormai non speravo più di sentirlo parlare ha proferito il suo ultimo oracolo con una voce spenta, indimenticabile, una voce che sembrava venire dalla notte dei tempi.

“Quando si muore, tutto muore”, ha detto.

Ho finto di non capire. Non mi sentivo capace di rispondere, e poi perché farlo? Certo non pensava di offendere Dio con una bestemmia che era niente di più che il riconoscimento della sua impotenza a immaginare quella vita eterna di cui non trovava prove affidabili nella sua esperienza delle cose, ma che pure l’umile saggezza della sua stirpe gli dava per certa e della quale egli era convinto, senza poter esprimere niente di questa convinzione, erede legittimo benché riluttante di innumerevoli avi battezzati…

Non importa, ero raggelato, a un tratto mi ha preso lo sconforto, me ne sono andato con il pretesto di un’emicrania, solo, nel vento, sotto la pioggia.

di Georges Bernanos – Diario di un parroco di campagna

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Sposare la colpa degli altri

Posté par atempodiblog le 29 novembre 2014

Sposare la colpa degli altri dans Citazioni, frasi e pensieri 1fu4ur

“Chi è lei per giudicare la colpa di un altro? Colui che giudica diventa una cosa sola con la colpa, la sposa”.

Georges Bernanos – Diario di un parroco di campagna

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Il cammino della vita insieme a Dio abolisce il sentimento della solitudine

Posté par atempodiblog le 18 novembre 2014

L’infanzia e la vecchiaia estrema dovrebbero essere le due grandi prove dell’uomo. Ma è dal sentimento della propria debolezza che il bambino ricava umilmente il principio stesso della sua gioia. Confida in sua madre, capisci? Presente, passato, futuro - tutta la sua vita, la vita intera è racchiusa in uno sguardo, e questo sguardo è un sorriso.
Ebbene, ragazzo mio, se avessero dato mano libera a noialtri la Chiesa avrebbe trasmesso agli uomini questo genere di suprema sicurezza. Ma bada che ognuno avrebbe avuto la sua razione di guai. Fame e sete, povertà e gelosia. Non saremo mai così forti da metter nel sacco il diavolo, figurati. Però l’uomo avrebbe saputo di essere il figlio di Dio, ecco il miracolo! Sarebbe vissuto e morto con quest’idea cacciata in testa - e non un’idea imparaticcia, libresca, no!
Perché grazie a noi avrebbe ispirato i costumi e le consuetudini, le distrazioni, i piaceri e persino le più umili necessità. Non per questo l’operaio avrebbe smesso di zappare la terra né lo scienziato di consumarsi gli occhi sulla tavola dei logaritmi o l’ingegnere di costruire i suoi giocattoli per adulti.
Però avremmo abolito il sentimento della solitudine, lo avremmo estirpato dal cuore d’Adamo.

Georges Bernanos – Diario di un parroco di campagna

Il cammino della vita insieme a Dio abolisce il sentimento della solitudine dans Citazioni, frasi e pensieri 24gt076

Con gli atei bisogna stare attenti, non bisogna offenderli. Una volta facevo le polemiche, ma adesso la Madonna (a Medjugorje) ci ha fatto capire che tu potevi essere come uno di loro, se non avevi la grazia. Gli atei, la maggior parte della gente è atea pratica, nella vita vivono da soli. Il credente fa il cammino della vita insieme a Dio. Questa è la differenza. Non è una differenza da poco perché Dio è la luce, la bellezza, la gioia, l’amore. L’ateo fa il cammino della vita da solo, il credente fa il cammino con Gesù, che è il Figlio di Dio, e con la Madonna. L’ateo dice che non è da solo, che ci sono gli altri,.. no, no… Gli altri son sempre fuori di te, ricordalo bene. Dentro di te o c’è Dio o non c’è nessuno, anzi c’è la tenebra del male. Gli altri non potranno mai entrare in te.
Chi può entrare nel cuore di un altro? Nessuno… anzi meno ti fidi, meglio è. Ne ho visti di tutti i colori… per carità non è che bisogna esser diffidenti, però l’uomo oggi è così e domani è cosà. Anche con le persone più care sei solo, o sei chiuso nella tua monade senza porte e senza finestre e lì rimugini o sei con Dio. Se Dio ti bussa alla porta e gli hai aperto… ed è entrato il Signore. Quando è entrato il Signore tu nella vita hai incontrato Gesù, tu nella vita non sei più solo ma cammini tutta la vita con Lui, cammini per tutta l’eternità con Lui. Nel momento della morte non farai che vederlo e abbracciarlo.
Questa è la differenza tra chi crede e chi non crede, per quello la Madonna ci dice “voi che avete incontrato Gesù portate questo amore, questa luce a chi non lo conosce, aiutate anche gli altri a incontrare Gesù”. L’evangelizzazione è questo, il Papa ha ragione quando dice che non è proselitismo, che non è lavaggio di cervello, ma è da donare l’amore di Gesù agli altri, i quali se non altro si sentono invogliati perché poi Gesù bussa alla porta del loro cuore. Aprire è la più grande grazia che si possa avere. Aprire non è poi così difficile, ci vuole un atto di umiltà.

di padre Livio Fanzaga ai microfoni di Radio Maria

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La santità non è un lusso

Posté par atempodiblog le 1 novembre 2014

“La santità non è un lusso per pochi, è il semplice dovere per te e per me. Siate soltanto tutti per Gesù attraverso Maria. Siate santi”.
 
Madre Teresa di Calcutta

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“I moralisti considerano volentieri la santità come un lusso. Essa è una necessità. È la santità, sono i santi che mantengono quella vita interiore senza la quale l’umanità si degraderà fino a morire [...].

Certo, si potrebbe credere che questa non è l’ora dei santi, che l’ora dei santi è passata. Ma io dico che l’ora dei santi viene sempre”.

Georges Bernanos

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Davanti alla morte

Posté par atempodiblog le 31 octobre 2014

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“Io davanti alla morte non cercherò certo di fare l’eroe, né lo stoico. E se avrò paura dirò: ho paura. Ma a Gesù Cristo”.

Georges Bernanos

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Ascoltare i bambini…

Posté par atempodiblog le 23 juin 2014

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“Quando i saggi hanno raggiunto il limite estremo della loro saggezza, conviene ascoltare i bambini…”.

Georges Bernanos

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L’ambrosia del demonio

Posté par atempodiblog le 30 janvier 2014

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“Il peccato contro la speranza, il più mortale di tutti, è forse il meglio accolto, il più accarezzato. Ci vuole molto tempo per riconoscerlo, e la tristezza che lo annunzia e lo precede è così dolce! E’ il più ricco degli elisir del demonio, la sua ambrosia”.

di Georges Bernanos

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Cari amici preti, non siamo noi, ma è Dio che esagera con i regali…

Posté par atempodiblog le 24 décembre 2013

“Pregate per i vostri pastori, affinché abbiano sempre amore per voi, come l’ha avuto e l’ha mostrato mio Figlio dando la sua vita per la vostra salvezza”. (Messaggio della Madonna di Medjugorje a Mirjana del 2/11/2013)

Regali-e-doni-natalizi dans Articoli di Giornali e News

Cari amici preti, non siamo noi, ma è Dio che esagera con i regali…
di Antonio Socci – Libero
Tratto da: lo Straniero

“Per molta gente l’oppio non è tanto stupefacente quanto un sermone pomeridiano”. Così Jonathan Swift – autore dei “Viaggi di Gulliver”, ma anche pastore protestante irlandese – iniziava una sua esilarante predica “Sul dormire in chiesa”.
Ma il libro che anni fa l’ha riproposta col titolo “La predica tormento dei fedeli”, più che castigare la distratta indolenza dei cristiani, incenerisce la pochezza dei predicatori.

OVVIO DEI POPOLI
Nel giorno di Natale, quando le chiese si riempiono di persone, i celebranti danno il meglio, o peggio, di sé. Sarebbe quella una grande occasione di annuncio (come ha ricordato di recente papa Francesco nella sua esortazione “Evangelium gaudium”). Ma come viene usata?

Joseph Ratzinger, anni fa, se ne uscì con una battuta che più o meno diceva: una prova della divinità della Chiesa sta nel fatto che la fede dei popoli sopravvive a milioni di omelie domenicali.
Certo, a scorrere i diversi autori che dicono la loro, nel libretto sopra citato, si scopre che la “predica” è da tempo vissuta come anticipo delle penitenze del Purgatorio. Già don Giuseppe De Luca scriveva: “abbiamo annoiato il mondo, noi che dovevamo svegliarlo e salvarlo”.
E lo scrittore cattolico Georges Bernanos: “Un prete che scende dal pulpito della verità con la bocca a culo di gallina, un po’ riscaldato, ma contento, non ha predicato, ma ha fatto tutt’al più le fusa”.
E François Mauriac: “Non c’è nessun posto in cui i volti sono così inespressivi come in chiesa durante le prediche”.
Ricordo che Bernanos nel “Diario di un curato di campagna” scrive: “Una cristianità non si nutre di marmellata più di quanto se ne nutra un uomo. Il buon Dio non ha scritto che noi fossimo il miele della terra, ragazzo mio, ma il sale. Ora, il nostro povero mondo rassomiglia al vecchio padre Giobbe, pieno di piaghe e di ulcere, sul suo letame. Il sale, su una pelle a vivo, è una cosa che brucia. Ma le impedisce anche di marcire.”
Tuttavia, se in tanti casi prevale la noia di un disincarnato perbenismo “politically correct”, in altri c’è un eccesso di sale che rende il piatto immangiabile. E finisce per aggiungere ustioni e dolori al povero Giobbe, già assai provato di suo.

REGALI
Accade quando i fedeli vengono investiti da invettive infuocate di improvvisati Savonarola che si sentono impegnati a castigare il mondo infame.
Questo moralismo ha una versione “progressista” e una “tradizionalista”. Nel primo caso l’uditorio sarà messo sul banco degli accusati per le sue (presunte) colpe sociali, nel secondo per le sue (presunte) colpe spirituali. Comunque sono sempre ceffoni.
In genere poi sotto Natale i predicatori moralisti di entrambe le obbedienze si trovano concordi nel martellare il povero, silente uditorio per il suo ripugnante consumismo.
Tanti buoni parroci infatti si rivolgono a noi come se fossimo nababbi spendaccioni, ribaldi che vivono di lussi superflui e viziosi che trascorrono le feste in orge e gozzoviglie.
L’invettiva “contro i regali” (ignara peraltro di quanto ha scritto Benedetto XVI sulla “cultura del dono”) è così abituale che viene ripetuta pigramente anche in anni come questo, che in realtà vede tutti al verde, alle prese con le bollette e le tasse. Altro che regali.
Se questi predicatori – che peraltro non si vestono di peli di cammello e non si nutrono di locuste come il Battista – avessero un minimo di realismo capirebbero.
Del resto, se nemmeno a Natale crescono i consumi, la crisi si aggrava. Allora serve a poco tuonare dal pulpito che tutti hanno diritto a una casa e a un lavoro…
Temi utili però per continuare a recriminare anche dopo Natale. Ma perché inveire sempre verso quei poveri cristiani che vanno a messa e già devono sudare per far quadrare i bilanci familiari? Perché metterli sul banco degli accusati quando ci pensano già lo stato e il fisco a spolparli e vessarli in mille modi?
Perché strapazzarli così anche là dove pensavano di incontrare e ascoltare un Dio che aspetta a braccia aperte i suoi figli, come un Padre pieno d’amore?
Che triste e misera cosa un simile cristianesimo. Predicatori del genere – diceva Charles Péguy – sanno solo “lamentarsi e blaterare”, sono “medici ingiuriosi che se la prendono con il malato, avvocati ingiuriosi che se la prendono con il cliente; pastori ingiuriosi che se la prendono con il gregge”.
E dire che avrebbero da dare al mondo la notizia più grande ed entusiasmante. La più consolante. Ma non se ne accorgono. O se la sono dimenticata: è il regalo che Dio ha fatto agli uomini.
Lui sì che esagera con i regali. Lui sì che sciala e ci vizia, riempiendoci di beni. Infatti il Creatore non si è accontentato di darci l’esistenza, la terra, il cielo, i mari, le montagne, le stelle, i campi di grano, l’acqua, il fuoco, la luna e il sole. Ha fatto la follia di donarci il suo stesso cuore: suo figlio Gesù. Colui che paga per tutti noi.
E’ per questo regalo impareggiabile che la gente semplice anche quest’anno varcherà la soglia della Chiesa. Per vedere il Dio bambino. Il Re che si è spogliato di tutte le sue ricchezze per fare ricchi noi. Cercano “la carezza del Nazareno”. Cercano il Bel Pastore che ha promesso consolazione a tutti gli affaticati e gli oppressi.
E’ quel Gesù che, nel villaggio di Naim, pieno di compassione per la madre che aveva perso il figlio, prima di resuscitarglielo le sussurrò: “donna, non piangere!”. Per questo è venuto sulla terra, per dire a tutti: “amico, fratello, sorella, non piangere più. E non temere. Perché io sono qui con te”.

CONSOLAZIONE
Ecco come lo annunciava papa san Leone Magno:
“Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci! Non c’è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne. Nessuno è escluso da questa felicità: la causa della gioia è comune a tutti perché il nostro Signore, vincitore del peccato e della morte, non avendo trovato nessuno libero dalla colpa, è venuto per la liberazione di tutti. Esulti il santo, perché si avvicina al premio; gioisca il peccatore, perché gli è offerto il perdono; riprenda coraggio il pagano, perché è chiamato alla vita”.
Come ha scritto don Julian Carron, se si è verificato l’impossibile – cioè Dio che si è fatto uomo – più “nessuno può dirsi abbandonato, dimenticato o condannato… il Signore vuole farci capire che a Lui tutto è possibile”.

Il cambiamento della nostra vita, il cambiamento del mondo e qualunque altro miracolo.
Un maestro di fede come don Divo Barsotti diceva:
“Noi offendiamo Dio quando non chiediamo i miracoli! Noi non ci crediamo! Per questo non chiediamo. Parlo schiettamente. Guardate i santi: insistevano. Pensate a quello che diceva san Filippo Neri: ‘Noi dobbiamo costringere Dio a venire a compiere questo miracolo’. Aveva una forza che non si lasciava vincere dal fatto del silenzio di Dio, dal fatto che sembrava che Dio non ascoltasse la preghiera; insistevano fintanto che Dio non doveva piegarsi alla volontà dell’uomo”.
Poi don Divo spiegava:

“No, non è che Dio si pieghi alla volontà dell’uomo, ma Dio risponde alla preghiera dell’uomo. Noi manchiamo contro il Signore quando non chiediamo i miracoli. Dobbiamo chiedere a Dio e non dobbiamo vergognarci di chiedergli tanto…Facciamo poche storie: non crediamo, non crediamo. Bene, non devo turbarmi, perché anche se anche avessi ammazzato, perché se anche avessi commesso un adulterio… se veramente io fossi il peggiore dei peccatori, posso io pensare che il mio peccato sia un limite alla Onnipotenza e alla Misericordia Divina?”.
Infine don Barsotti aggiungeva:

“Perché si stanca la pazienza di Dio? Perché non gli si chiede quello che noi possiamo desiderare. Se tu chiedi meno della creazione, tu vai all’Inferno, perché non chiedi quello che Lui ti dona. Lui ti dona Se Stesso. I santi chiedevano e chiedevano, fintanto che non avevano ottenuto”.

Questa sì è una Buona Notizia. L’unica grande Notizia.

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Lo scandalo dell’universo

Posté par atempodiblog le 20 février 2013

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“Lo scandalo dell’universo non è la sofferenza, ma la libertà”.

Georges Bernanos

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Comprendere gli uomini

Posté par atempodiblog le 4 novembre 2011

Comprendere gli uomini dans Citazioni, frasi e pensieri georgesbernanos

« Per comprendere gli uomini bisogna impadronirsi del loro dolore ».

Georges Bernanos

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