La correzione fraterna

Posté par atempodiblog le 10 septembre 2023

La tentazione di raccontare agli altri, di metterlo in piazza, di consegnarlo al giudizio di tutti è sempre molto forte. La carità vuole invece che il primo passo è affrontare a viso scoperto le persone, personalmente, con una discrezione immensa. (Don Luigi Maria Epicoco – Famiglia Cristiana)

Divisore dans San Francesco di Sales

PAPA FRANCESCO
ANGELUS
Piazza San Pietro
Domenica, 10 settembre 2023

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Papa Francesco

La correzione fraterna

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi il Vangelo ci parla di correzione fraterna (cfr Mt 18,15-20), che è una delle espressioni più alte dell’amore, e anche delle più impegnative, perché non è facile correggere gli altri.  Quando un fratello nella fede commette una colpa contro di te, tu, senza rancore, aiutalo, correggilo: aiutare correggendo.

Purtroppo, invece, la prima cosa che spesso si crea attorno a chi sbaglia è il pettegolezzo, in cui tutti vengono a conoscere lo sbaglio, con tanto di particolari, tranne l’interessato! Questo non è giusto, fratelli e sorelle, questo non piace a Dio. Non mi stanco di ripetere che il chiacchiericcio è una peste per la vita delle persone e delle comunità, perché porta divisione, porta sofferenza, porta scandalo, e mai aiuta a migliorare, mai aiuta a crescere. Un grande maestro spirituale, San Bernardo, diceva che la curiosità sterile e le parole superficiali sono i primi gradini della scala della superbia, che non porta in alto, ma in basso, precipitando l’uomo verso la perdizione e la rovina (cfr I gradi dell’umiltà e della superbia).

Gesù, invece, ci insegna a comportarci in modo diverso. Ecco cosa dice oggi: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo» (v. 15). Parlaci “a tu per tu”, parlaci lealmente, per aiutarlo a capire dove sbaglia. E questo fallo per il suo bene, vincendo la vergogna e trovando il coraggio vero, che non è quello di sparlare, ma di dire le cose in faccia con mitezza e gentilezza.

Ma, possiamo chiederci, e se non basta? Se lui non capisce? Allora bisogna cercare aiuto. Attenzione però: non quello del gruppetto che chiacchiera! Gesù dice: «Prendi con te una o due persone» (v. 16), intendendo persone che vogliano davvero dare una mano a quel fratello o a quella sorella che ha sbagliato.

E se non capisce ancora? Allora, dice Gesù, coinvolgi la comunità. Ma anche qui precisiamo: non vuol dire mettere una persona alla gogna, svergognandola pubblicamente, bensì unire gli sforzi di tutti per aiutarla a cambiare. Puntare il dito contro non va bene, anzi spesso rende più difficile per chi ha sbagliato riconoscere il proprio errore. Piuttosto, la comunità deve far sentire a lui o a lei che, mentre condanna l’errore, è vicina con la preghiera e con l’affetto alla persona, sempre pronta a offrire il perdono, la comprensione, e a ricominciare.

E allora ci chiediamo: come mi comporto io con chi sbaglia contro di me? Tengo dentro la cosa e accumulo rancore? “Me la pagherai”: questa parola, che tante volte viene, “me la pagherai…” Ne faccio motivo di chiacchiere alle spalle? “Tu sai cosa ha fatto quello?” e via dicendo… Oppure sono coraggioso, coraggiosa, e cerco di parlarci? Prego per lui o per lei, chiedo aiuto per fare del bene? E le nostre comunità si fanno carico di chi cade, perché possa rialzarsi e iniziare una vita nuova? Puntano il dito o aprono le braccia? Cosa fai tu: punti il dito o apri le braccia?

Maria, che ha continuato ad amare pur sentendo la gente condannare suo Figlio, ci aiuti a ricercare sempre la via del bene.

Divisore dans San Francesco di Sales

Dopo l’Angelus

Vicinanza al caro popolo del Marocco

Cari fratelli e sorelle,

desidero esprimere la mia vicinanza al caro popolo del Marocco, colpito da un devastante terremoto. Prego per i feriti, per coloro che hanno perso la vita – tanti! – e per i loro familiari. Ringrazio i soccorritori e quanti si stanno adoperando per alleviare le sofferenze della gente; il concreto aiuto di tutti possa sostenere la popolazione in questo tragico momento: siamo vicini al popolo del Marocco! Oggi a Markowa, in Polonia, sono stati beatificati i martiri Giuseppe e Vittoria Ulma con i loro 7 figli, bambini: un’intera famiglia sterminata dai nazisti il 24 marzo 1944 per aver dato rifugio ad alcuni ebrei che erano perseguitati. All’odio e alla violenza, che caratterizzarono quel tempo, essi opposero l’amore evangelico. Questa famiglia polacca, che rappresentò un raggio di luce nell’oscurità della seconda guerra mondiale, sia per tutti noi un modello da imitare nello slancio del bene e nel servizio di chi è nel bisogno. Un applauso a questa famiglia di Beati!

E sul loro esempio, sentiamoci chiamati a opporre alla forza delle armi quella della carità, alla retorica della violenza la tenacia della preghiera. Facciamolo soprattutto per tanti Paesi che soffrono a causa della guerra; in modo speciale, intensifichiamo la preghiera per la martoriata Ucraina. Ci sono le bandiere, lì, dell’Ucraina, che sta soffrendo tanto, tanto!

Dopo domani, 12 settembre, il caro popolo etiope celebrerà il suo tradizionale Capodanno: desidero porgere i più cordiali auguri all’intera popolazione, auspicando che sia benedetta con i doni della riconciliazione fraterna e della pace.

Rivolgiamo oggi il pensiero all’Abbazia di Mont-Saint-Michel, in Normandia, che celebra il millennio della consacrazione del tempio.

E saluto tutti voi, romani e pellegrini provenienti dall’Italia e da vari Paesi, in particolare la parrocchia del Sacro Cuore di Gesù di Madrid, la comunità pastorale Cristo Risorto di Saronno, i cresimandi di Soliera, gli studenti delle scuole superiori di Lucca.

In prossimità dell’inizio dell’anno catechistico, la Elledici, editrice dei Salesiani, dona oggi ai presenti in piazza un sussidio per la catechesi, intitolato “Passo dopo passo”: è un bel regalo! Colgo l’occasione per ringraziare i catechisti della loro preziosa opera e per augurare ai ragazzi e alle ragazze del catechismo la gioia di incontrare Gesù.

A tutti voi auguro una buona domenica e, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!


Copyright © Dicastero per la Comunicazione – Libreria Editrice Vaticana

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«Perché osservi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello?»

Posté par atempodiblog le 20 juin 2016

«Perché osservi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello?»
San Giovanni Climaco (ca 575-ca 650), monaco nel Monte Sinai
La scala santa, 10° grado
Tratto da: Propositura di San Marcello Pistoiese

«Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello?» dans Citazioni, frasi e pensieri san_giovanni_climaco

Ho sentito alcuni maledire il prossimo e li ho rimproverati. Per difendersi, questi operatori di iniquità hanno risposto: «Per carità e per sollecitudine parliamo così!». Ho risposto loro: Smettete di praticare simile carità, altrimenti accuserete di menzogna colui che ha detto: «Chi calunnia in segreto il suo prossimo io lo farò perire» (Sal 101,5).

Se ami quell’uomo, come dici, prega in segreto per lui e non disprezzarlo. Questo modo di amare piace al Signore; non perderlo di vista, e applicati con molta cura a non giudicare i peccatori. Giuda era del novero dei discepoli e il ladrone faceva parte dei malfattori, eppure quale cambiamento stupendo in un attimo!…

Rispondi dunque a colui che parla male del prossimo: «Smetti, fratello! Io stesso cado ogni giorno in colpe più gravi; come allora potrei condannare costui?».

Ne avrai un doppio profitto: guarirai te stesso e guarirai il tuo prossimo.

Non giudicare è una scorciatoia che conduce prontamente al perdono dei peccati, se è vera questa parola: «Non giudicate e non sarete giudicati»…

Alcuni hanno commesso grandi colpe alla vista di tutti, ma hanno compiuto in segreto i più grandi atti di virtù. Così i loro accusatori si sono ingannati guardando solo il fumo senza vedere il sole…

I censori frettolosi e severi cadono in tale inganno perché non conservano il ricordo e il pensiero costante dei propri peccati… Giudicare gli altri, è usurpare senza vergogna una prerogativa divina; condannarli, è rovinare la propria anima…

Come un buon vendemmiatore mangia l’uva matura e non coglie l’uva verde, così uno spirito benevolo e sensato nota con cura tutte le virtù che vede negli altri; è insensato invece colui che scruta le colpe e le mancanze.

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La pagliuzza e la trave: suggestioni diaboliche

Posté par atempodiblog le 20 juin 2016

La pagliuzza e la trave: suggestioni diaboliche dans Citazioni, frasi e pensieri La_pagliuzza_e_la_trave

Chi può giudicare mai giustamente, se le azioni dipendono dalle intenzioni, dalla coscienza, dallo stato particolare di responsabilità di ciascuno, e tutto questo ci è nascosto?

Come si può giudicare se spesso siamo soggetti alle allucinazioni della fantasia e dei preconcetti, e vediamo quello che non è, o lo apprezziamo in una falsa luce?

Possiamo dire con assoluta verità che giudicando, sbagliamo sempre, e che viene il tempo nel quale ci accorgiamo con rammarico di avere per lo meno esorbitato.

Giudichiamo o in base di nostre fallaci osservazioni o in base a relazioni fatteci dagli altri, le quali sono anch’esse frutto di giudizi fallaci. Tra queste ombre ingannatrici facilmente vediamo il male dove non c’è, o lo vediamo in una falsa luce ed erriamo.

Tendiamo all’esagerazione nel valutare i difetti altrui, perché l’orgoglio vuol farci credere migliori degli altri e osserviamo con cura anche le minime mancanze, quasi pagliuzze nell’occhio, mentre non guardiamo le nostre che sono grosse come travi.

Gesù condanna perciò la radice stessa dei giudizi, che sta tutta nel voler osservare le debolezze altrui e nel presumere di eliminarle.

Egli parlava dei farisei, censori spietati del prossimo, i quali non vedevano le loro gravi mancanze, ma parlava anche di quelli che in tutti i tempi li avrebbero imitati.

di don Dolindo Ruotolo

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La Croce di Cristo è tacere

Posté par atempodiblog le 7 mars 2015

La Croce di Cristo è tacere dans Citazioni, frasi e pensieri b7nn9w

“Bisogna unire, bisogna comprendere, bisogna scusare. Non alzare mai una croce soltanto per ricordare che qualcuno ha ammazzato qualcun altro. Sarebbe lo stendardo del diavolo. La Croce di Cristo è tacere, perdonare e pregare gli uni per gli altri, perché tutti trovino la pace”.  (Via Crucis, 8.3)

di San Josemaría Escrivá de Balaguer

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Il balsamo della soavità

Posté par atempodiblog le 5 mars 2015

Il balsamo della soavità  dans Citazioni, frasi e pensieri San-Francesco-di-Sales

“Se volete attender con frutto alla conversione delle Anime, vi conviene gittar il balsamo della soavità sul vino del vostro zelo; affinché questo non sia troppo ardente, ma benigno, pacifico, sofferente e pieno di compassione. Poiché lo spirito umano è d’una tempra tale, che col rigore diventa più crudo: laddove la soavità l’ammollisce interamente. E poi dobbiam ricordarci, che Gesù Cristo è venuto per benedire le buone volontà, e se gliele lasceremo governare, a poco a poco  le renderà fruttuose”.

San Francesco di Sales

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Litanie della dolcezza

Posté par atempodiblog le 28 octobre 2014

Litanie della dolcezza dans Correzione fraterna 10si44o

Gesù mite ed umile di cuore, Esauditemi!
Dallo spirito dell’ira, liberatemi Gesù!
Dallo spirito della collera, liberatemi Gesù!
Dallo spirito di sdegno, liberatemi Gesù!
Dallo spirito di impazienza, liberatemi Gesù!
Dallo spirito di insofferenza, liberatemi Gesù!
Dallo spirito di intolleranza, liberatemi Gesù!
Dallo spirito di contesa, liberatemi Gesù!
Dallo spirito di superbia, liberatemi Gesù!
Dalla voglia di alzare la voce, liberatemi Gesù!
Dallo spirito di eccessivo rigore, liberatemi Gesù!
Dallo spirito di asprezza, liberatemi Gesù!
Dallo zelo disordinato, liberatemi Gesù!
Dallo spirito di inquietudine, liberatemi Gesù!
Dallo spirito di turbamento, liberatemi Gesù!
Dall’ansia e dalla fretta, liberatemi Gesù!
Un cuore buono, donatemi Gesù!
Un cuore misericordioso, donatemi Gesù!
Un cuore paziente, donatemi Gesù!
Un cuore amabile, donatemi Gesù!
Un cuore affabile, donatemi Gesù!
Un cuore mansueto, donatemi Gesù!
Un cuore mite, donatemi Gesù!
Un cuore clemente, donatemi Gesù!
Un cuore tollerante, donatemi Gesù!
Un volto ilare e sorridente donatemi Gesù!
Un tratto accogliente e sereno, donatemi Gesù!
Uno sguardo solare, donatemi Gesù!
Un cuore comprensivo, donatemi Gesù!
Un cuore pieno di amore, donatemi Gesù!
Il dominio di me e delle mie passioni, concedetemi o Gesù!
La capacita di conquistare i cuori, concedetemi o Gesù!
Lo zelo per la salvezza delle anime, concedetemi o Gesù!
Di piangere per la perdita delle anime, concedetemi o Gesù!
Il dono di convertire i peccatori ostinati, concedetemi o Gesù!
Il dono di ricondurre le pecore perdute, concedetemi o Gesù!
Il dono di ritrovare le pecore smarrite, concedetemi o Gesù!
La capacità di condurre le anime forti alla perfezione, concedetemi o Gesù!
La pazienza e la capacità di attendere le anime tiepide, concedetemi o Gesù!
La pazienza e la longanimità con le anime ribelli, concedetemi o Gesù!
La perseveranza e la pazienza con le anime mediocri e irresolute, concedetemi o Gesù!
La perizia e l’arte di curare le anime malate, concedetemi o Gesù!
Un grande spirito di discernimento, concedetemi o Gesù!

315fyfr dans Fede, morale e teologia

E poiché il bene già comincia ad affermarsi in lui (nel fedele) e affluisce in lui sempre più abbondante, già egli comincia a sentire come forti stimoli di zelo, per cui vorrebbe a tutti comunicare il suo bene; ma al principio, questo zelo si esercita piuttosto nelle forme amare e pericolose agli altri, e molto più a lui stesso, della critica degli uguali, mormorazioni dei superiori, sdegno sugli inferiori, pericolose, perché lesive della carità e giustizia, mentre apparentemente sono sante.

Don Giustino M. Russolillo

315fyfr dans Fede, morale e teologia

Agli inizi, S. Bernardo era rigido e rude con coloro che si ponevano sotto la sua direzione: diceva loro, per prima cosa, che era necessario abbandonare il corpo per continuare verso di Lui solo con lo spirito. Quando ascoltava le loro confessioni, aggrediva con tale severità ogni loro difetto, per piccolo che fosse, e faceva pressioni con tanta forza su quei poveri principianti, che volendo spingerli con troppa forza verso la perfezione, finiva per farli rinunciare e tornare indietro. Sotto quelle pressioni ininterrotte si scoraggiavano e si sentivano incapaci di affrontare una salita così ripida e così lunga.

Se rifletti un po’, Filotea, giungi alla conclusione che si trattava di uno zelo molto bruciante di un’anima perfetta che consigliava a quel grande santo quel tipo di metodo. Quello zelo era senz’altro una grande virtù in sé, ma una virtù che pur essendo tale, nel caso specifico era da riprovare. Dio stesso gli apparve e lo corresse e colmò la sua anima di uno spirito dolce, soave, amabile e tenero, che lo resero totalmente un altro. Si accusò di essere troppo rigido e severo e si trasformò in un uomo tanto cordiale e arrendevole con tutti, da potergli applicare il detto: Tutto a tutti, per conquistare tutti”.

Tratto da: Filotea di San Francesco di Sales

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Le forme amare di zelo: solo apparentemente sante e pericolose per sé e per gli altri

Posté par atempodiblog le 28 septembre 2014

Le forme amare di zelo: solo apparentemente sante e pericolose per sé e per gli altri

Le forme amare di zelo: solo apparentemente sante e pericolose per sé e per gli altri dans Citazioni, frasi e pensieri Beato-Giustino-M-Russolillo

E poiché il bene già comincia ad affermarsi in lui (nel fedele) e affluisce in lui sempre più abbondante, già egli comincia a sentire come forti stimoli di zelo, per cui vorrebbe a tutti comunicare il suo bene; ma al principio, questo zelo si esercita piuttosto nelle forme amare e pericolose agli altri, e molto più a lui stesso, della critica degli uguali, mormorazioni dei superiori, sdegno sugli inferiori, pericolose, perché lesive della carità e giustizia, mentre apparentemente sono sante.

Don Giustino M. Russolillo

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Non si può correggere una persona senza amore e senza umiltà

Posté par atempodiblog le 12 septembre 2014

Non si può correggere una persona senza amore e senza umiltà
La vera correzione fraterna è dolorosa perché è fatta con amore, in verità e con umiltà. Se sentiamo il piacere di correggere, questo non viene da Dio. E’ quanto ha detto il Papa nell’omelia mattutina a Santa Marta, nel giorno in cui la Chiesa celebra la Memoria liturgica del Santissimo Nome di Maria.

di Sergio Centofanti – Radio Vaticana

Non si può correggere una persona senza amore e senza umiltà dans Correzione fraterna 200td0l

Nel Vangelo del giorno Gesù ammonisce quanti vedono la pagliuzza nell’occhio del fratello e non si accorgono della trave che è nel proprio occhio. Commentando questo brano, Papa Francesco torna sulla correzione fraterna. Innanzitutto, il fratello che sbaglia va corretto con carità:

“Non si può correggere una persona senza amore e senza carità. Non si può fare un intervento chirurgico senza anestesia: non si può, perché l’ammalato morirà di dolore. E la carità è come una anestesia che aiuta a ricevere la cura e accettare la correzione. Prenderlo da parte, con mitezza, con amore e parlagli”.

In secondo luogo, – ha proseguito – bisogna parlare in verità: “non dire una cosa che non è vera. Quante volte nelle comunità nostre si dicono cose di un’altra persona, che non sono vere: sono calunnie. O se sono vere, si toglie la fama di quella persona”. “Le chiacchiere – ha ribadito il Papa – feriscono; le chiacchiere sono schiaffi alla fama di una persona, sono schiaffi al cuore di una persona”. Certo – ha osservato – “quando ti dicono la verità non è bello sentirla, ma se è detta con carità e con amore è più facile accettarla”. Dunque, “si deve parlare dei difetti agli altri” con carità.

Il terzo punto è correggere con umiltà: “Se tu devi correggere un difetto piccolino lì, pensa che tu ne hai tanti più grossi!”:

“La correzione fraterna è un atto per guarire il corpo della Chiesa. C’è un buco, lì, nel tessuto della Chiesa che bisogna ricucire. E come le mamme e le nonne, quando ricuciono, lo fanno con tanta delicatezza, così si deve fare la correzione fraterna. Se tu non sei capace di farla con amore, con carità, nella verità e con umiltà, tu farai un’offesa, una distruzione al cuore di quella persona, tu farai una chiacchiera in più, che ferisce, e tu diventerai un cieco ipocrita, come dice Gesù. ‘Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio….’. Ipocrita! Riconosci che tu sei più peccatore dell’altro, ma che tu come fratello devi aiutare a correggere l’altro”.

“Un segno che forse ci può aiutare” – ha osservato il Papa – è il fatto di sentire “un certo piacere” quando “uno vede qualcosa che non va” e che ritiene di dover correggere: bisogna stare “attenti perché quello non è del Signore”:

“Del Signore sempre c’è la croce, la difficoltà di fare una cosa buona; del Signore è sempre l’amore che ci porta alla mitezza. Non fare da giudice. Noi cristiani abbiamo la tentazione di farci come dottori: spostarci fuori del gioco del peccato e della grazia come se noi fossimo angeli… No! E’ quello che Paolo dice: ‘Non succeda che dopo avere predicato agli altri, io stesso venga squalificato’. E un cristiano che, in comunità, non fa le cose – anche la correzione fraterna – in carità, in verità e con umiltà, è uno squalificato! Non è riuscito a diventare un cristiano maturo. Che il Signore ci aiuti in questo servizio fraterno, tanto bello e tanto doloroso, di aiutare i fratelli e le sorelle a essere migliori e ci aiuti a farlo sempre con carità, in verità e con umiltà”. 

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La correzione fraterna: evitare il clamore della cronaca e il pettegolezzo della comunità

Posté par atempodiblog le 7 septembre 2014

“Davanti a Dio siamo tutti peccatori e bisognosi di perdono”. E’ quanto affermato da Papa Francesco all’Angelus, in Piazza San Pietro, incentrato sulla “correzione fraterna” nella comunità cristiana. Il Pontefice ha inoltre levato un forte appello per la pace in Ucraina e nel Lesotho, dove nei giorni scorsi vi è stato un colpo di Stato. Quindi, ha rivolto il pensiero ai cristiani perseguitati in Iraq e a quanti sono impegnati a sostenerli.
di Alessandro Gisotti – Radio Vaticana

La correzione fraterna: evitare il clamore della cronaca e il pettegolezzo della comunità dans Commenti al Vangelo Papa-Francesco

Ucraina e Lesotho, due Paesi molto lontani tra loro e tuttavia, purtroppo, accomunati in questo momento dalla violenza. Ai loro popoli che soffrono è andato il pensiero e la vicinanza di Papa Francesco all’Angelus. Il Pontefice ha osservato che, negli ultimi giorni, “sono stati compiuti passi significativi nella ricerca di una tregua nelle regioni interessate dal conflitto in Ucraina orientale, pur avendo sentito oggi delle notizie poco confortanti”:

“Auspico che essi possano recare sollievo alla popolazione e contribuire agli sforzi per una pace duratura. Preghiamo affinché, nella logica dell’incontro, il dialogo iniziato possa proseguire e portare il frutto sperato. Maria, Regina della Pace, prega per noi. Unisco inoltre la mia voce a quella dei Vescovi del Lesotho, che hanno rivolto un appello per la pace in quel Paese. Condanno ogni atto di violenza e prego il Signore perché nel Regno del Lesotho si ristabilisca la pace nella giustizia e nella fraternità”.

Francesco ha quindi rivolto il pensiero ad un convoglio di volontari della Croce Rossa italiana partito per l’Iraq e che si recherà ad Erbil “dove si sono concentrate decine di migliaia di sfollati iracheni”:

“Esprimendo un sentito apprezzamento per questa opera generosa e concreta, imparto la benedizione a tutti loro e a tutte le persone che cercano concretamente di aiutare i nostri fratelli perseguitati ed oppressi. Il Signore vi benedica”.

Divisore dans San Francesco di Sales

Prima degli appelli di pace, Francesco si era soffermato sul tema della “correzione fraterna” presentato dal Vangelo domenicale. Gesù, ha detto, “suggerisce un progressivo intervento” quando devo correggere un fratello cristiano che “fa una cosa non buona”. Le “tappe di questo itinerario – ha osservato – indicano lo sforzo che il Signore chiede alla sua comunità per accompagnare chi sbaglia, affinché non si perda”:

“Occorre anzitutto evitare il clamore della cronaca e il pettegolezzo della comunità – questa è la prima cosa, evitare questo -.  «Va’ e ammoniscilo fra te e lui solo» (v. 15). L’atteggiamento è di delicatezza, prudenza, umiltà, attenzione nei confronti di chi ha commesso una colpa, evitando che le parole possano ferire e uccidere il fratello. Perché, voi sapete, anche le parole uccidono! Quando io sparlo, quando io faccio una critica ingiusta, quando io ‘spello’ un fratello con la mia lingua, questo è uccidere la fama dell’altro! Anche le parole uccidono”.

Nello stesso tempo, ha soggiunto, questa discrezione di parlargli da solo ha lo scopo di non mortificare inutilmente il peccatore”. Scopo della correzione fraterna, ha ribadito, “è quello di aiutare la persona a rendersi conto di ciò che ha fatto, e che con la sua colpa ha offeso non solo uno, ma tutti”:

“Ma anche di aiutare noi a liberarci dall’ira o dal risentimento, che fanno solo male: quell’amarezza del cuore che porta l’ira e il risentimento e che ci portano ad insultare e ad aggredire. E’ molto brutto vedere uscire dalla bocca di un cristiano un insulto o una aggressione. E’ brutto. Capito? Niente insulto! Insultare non è cristiano. Capito? Insultare non è cristiano”.

In realtà, ha detto, “davanti a Dio siamo tutti peccatori e bisognosi di perdono. Tutti! Gesù infatti ci ha detto di non giudicare”. La correzione fraterna è, allora, “un aspetto dell’amore e della comunione che devono regnare nella comunità cristiana, è un servizio reciproco che possiamo e dobbiamo renderci gli uni gli altri”. Ma, ha ammonito, “correggere il fratello è un servizio ed è possibile ed efficace solo se ciascuno si riconosce peccatore e bisognoso del perdono del Signore”. Francesco ha evidenziato che “la stessa coscienza che mi fa riconoscere lo sbaglio dell’altro, prima ancora mi ricorda che io stesso ho sbagliato e sbaglio tante volte”. Per questo, all’inizio della Messa, “ogni volta siamo invitati a riconoscere davanti al Signore di essere peccatori”:

“Tra le condizioni che accomunano i partecipanti alla celebrazione eucaristica, due sono fondamentali, due condizioni per andare bene a Messa: tutti siamo peccatori e a tutti Dio dona la sua misericordia. Sono due condizioni che spalancano la porta per entrare a Messa bene. Dobbiamo sempre ricordare questo prima di andare dal fratello per la correzione fraterna”.

Al momento dei saluti ai pellegrini, il Papa ha ricordato che domani celebreremo “la ricorrenza liturgica della Natività della Madonna”. Questo, ha affermato, è “il suo compleanno”:

“E cosa si fa quando la mamma fa la festa di compleanno? La si saluta, si fanno gli auguri… Domani ricordatevi, dal mattino presto, dal vostro cuore e dalle vostre labbra, di salutare la Madonna e dirle: “Tanti auguri!”. E dirle un’Ave Maria che venga dal cuore di figlio e di figlia. Ricordatevi bene!”.

Divisore dans San Francesco di Sales

Per approfondire:

Freccia dans Viaggi & Vacanze Guadagnare un fratello (di don Fabio Rosini)

Freccia dans Viaggi & Vacanze La correzione non sia un atto di accusa (di padre Raniero Cantalamessa)

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La maldicenza

Posté par atempodiblog le 6 décembre 2013

“Quelli che vivono giudicando il prossimo, parlando male del prossimo, sono ipocriti, perché non hanno la forza, il coraggio di guardare i loro propri difetti. Il Signore non fa, su questo, tante parole. Poi dirà, più avanti, che quello che ha nel suo cuore un po’ d’odio contro il fratello è un omicida… Anche l’Apostolo Giovanni, nella sua prima Lettera, lo dice, chiaro: colui che odia suo fratello, cammina nelle tenebre; chi giudica il fratello, cammina nelle tenebre”.

Papa Francesco

La maldicenza dans Citazioni, frasi e pensieri calunnia_botticelli
La calunnia di Sandro Botticelli

«Chi si applica a conoscere se medesimo loda gli altri», diceva l’abate Giovanni (Vit. Patr). Attaccando l’onore e la riputazione del prossimo, accusandolo, diffamandolo… accusiamo, condanniamo e copriamo di obbrobrio noi medesimi; infatti si dà cosa più odiosa della maldicenza? Vi è azione che tanto ci disonori quanto l’essere conosciuti per diffamatori? Voi attaccate gli altri, ma siete voi senza macchia? Perché non ricordate la sfida di Gesù ai Giudei maligni e invidiosi che gli avevano condotto innanzi la donna adultera che volevano lapidare (IOANN. VIII, 7)? «Perché mai, diceva loro altra volta il Salvatore, perché vedete la festuca nell’occhio del fratello e non vi accorgete del tronco che è nel vostro? Con qual fronte potete dire a vostro fratello: lascia che ti cavi questa festuca dall’occhio, mentre non vedete il trave che imbratta il vostro? Ipocrita! comincia a liberare il tuo, poi netterai quello del tuo prossimo»  (Luc. VI, 42).
Il colmo poi dell’ingiustizia sta in ciò che il più mordace mormoratore il quale pretende e si affoga il diritto di malmenare, denigrare, lacerare il prossimo, s’impenna e strepita se un altro si permette di pungerlo con un frizzo. Egli il perfetto, l’inviolabile! O accecamento!

Cornelio a Lapide

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Lo zelo amaro

Posté par atempodiblog le 28 octobre 2013

“[…] se avete nel vostro cuore gelosia amara [= zelo amaro] e spirito di contesa, non vantatevi e non dite menzogne contro la verità” (Gc 3,14).

Lo zelo amaro  dans Correzione fraterna fbgu

Che cosa è lo zelo amaro [zêlos pikrós] (Gc 3,14)? È uno zelo per il bene, ma non animato (addolcito) dalla carità e quindi dannoso. È tipico dei principianti: all’inizio è segno di volontà seria di bene, ma con il passare del tempo rivela la sua forza distruttiva.

Ne parla anche san Giovanni della Croce, Salita del Monte Carmelo, cap. 28: “L’anima facendo un confronto, giudica gli altri cattivi e imperfetti, sembrandole che essi non agiscano e operino bene come lei, stimandoli di meno in cuor suo e spesso anche a parole” (ma si veda tutto il capitolo!). Esso nasce da un confronto tra sé e gli altri, in cui lo stupore tra quanto il Signore sta operando in noi, per esempio la conversione, lascia il posto ad un segreto orgoglio, per cui si dimentica Chi è all’origine di questo miracolo. Ho visto tanti sbagliare, perché irretiti in questa mentalità, avvelenati da questa amarezza che acceca.

Dice san Francesco d’Assisi nella Regula bullata: “[…] tutti i fratelli si vestano di abiti vili e possano rattopparli con sacco e altre pezze con la benedizione di Dio. Li ammonisco, però, a non giudicar gli uomini che vedono vestiti di abiti molli e colorati ed usare cibi e bevande delicate. Ma piuttosto ciascuno giudichi e disprezzi se stesso”.


Dobbiamo stare attenti cioè a non giudicare. “Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi” (Mt 7,1-2). Il nostro giudizio può – e per tanti versi deve – portare sui comportamenti buoni e cattivi che troviamo davanti a noi e intorno a noi: il bene e il male esistono, saremmo sciocchi se non volessimo vederli. Saremmo addirittura malvagi se li volessimo confondere fino al punto di negare la differenza. Il relativismo ambientale in cui siamo immersi ci invita in modo suasivo e falsamente pacificante a cadere in queste sabbie mobili, in cui fatalmente sprofonda senza possibilità di trovare un punto fermo chi vi si avventura imprudentemente. “Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l’amaro in dolce e il dolce in amaro” (Is 5,20).


Prima di tutto il nostro giudizio è sempre un giudizio limitato, perché – esclusa una speciale ispirazione divina – ci sfugge l’essenziale: il cuore dell’uomo (cfr. Ger 17,9-10). Noi vediamo solo l’esteriorità e quello che sta dentro lo comprendiamo solo per congettura (1 Sam 16,7). I nostri giudizi sulle persone, anche quando sono necessari e doverosi, sono sempre penultimi e mai definitivi.


Ma anche in questi giudizi ‘penultimi’, dobbiamo stare attenti ad essere corretti e quindi a tener conto di ciò che è principale e di ciò che è secondario. Normalmente, le persone non sono totalmente coerenti nei loro atteggiamenti: c’è sempre qualcosa che non torna: “[…] il giusto cade sette volte” (Pr 24,16).

D’altronde, se ci esaminiamo attentamente davanti a Dio scopriamo facilmente tante incoerenze nei nostri stessi comportamenti: siamo per esempio proprio sicuri di non aver mai giudicato male il nostro prossimo e di non aver proferito a suo riguardo parole cattive, non provate e ingiuriose? Il saggio è colui che sa discernere negli atteggiamenti di una persona quello che veramente conta da quello che è accessorio. Si tratta di qualcosa di difficilissimo: se non ci si riesce è meglio astenersi. Così insegna sant’Ignazio negli Esercizi Spirituali: “[…] occorre presupporre che ogni buon cristiano debba essere più disposto a interpretare una affermazione oscura del prossimo in senso buono che a condannarla. Se non può giustificarla in nessun modo, si faccia spiegare come egli la intende, e se il senso non è proprio corretto lo corregga con amore; e, se non basta, cerchi tutti i mezzi convenienti perché la sua comprensione sia sana e sia liberato dall’errore” (n. 22). Non si corre così il rischio di non difendersi dal male? Di cadere nei lacci del nemico astuto?

Ci vuole discernimento, che è un dono di Dio e frutto di esperienza e di allenamento. In ciò consiste una parte essenziale di quella sapienza che Salomone ha chiesto e ottenuto da Dio (Sap 9,4; cfr. 1 Re 3,9). A volte, ci sono persone astute da cui stare in guardia. Ecco perché Gesù parlava pubblicamente male dei farisei: perché voleva mettere in guardia i suoi discepoli dalle loro macchinazioni e scuotere le loro coscienze e condurli a ravvedersi. Se però non sono sicuro debbo astenermi dal dare giudizi, altrimenti pecco gravemente e il male mi ha vinto e conquistato.

Discernere il nucleo buono delle persone e fondarsi su di esso allora non è dabbenaggine, ma saggezza cristiana. Dare fiducia alle persone è un modo sicuro per aiutarle a diventare buone e per diventare buoni noi.


Attaccarsi al particolare negativo, tralasciando il fondo positivo è il modo migliore per crescere nella cultura del sospetto che ti avvelena la vita, fa il vuoto attorno a te, ti rende odioso agli altri e cieco riguardo al bene che ti circonda. Di più: ti rende strumento diabolico del peggioramento del prossimo che tu incontri: “Non è questa la sapienza che viene dall’alto: è terrestre, materiale, diabolica” (Gc 3,15).

“Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: ‘Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio’, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la paglipagliuzza dall’occhio del tuo fratello” (Mt 7,3-5).

di Don Pietro Cantoni – Il Timone
Tratto da: Una casa sulla Roccia

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Non giudicate, ma amate

Posté par atempodiblog le 30 août 2013

Non giudicate, ma amate dans Correzione fraterna La-Parabola-del-fariseo-e-del-pubblicano

Cosa vuol dire non giudicate? La Madonna nel messaggio ha commentato un brano del Vangelo dove Gesù dice: “non giudicate e non sarete giudicati, non condannate e non sarete condannati, perdonate e vi sarà perdonato”. Non vuol dire non giudicare i pensieri, le parole, i comportamenti, vuol dire non giudicare le persone. Tu non puoi dare nessun giudizio sulla persona perché il suo grado di responsabilità a nessuno è dato conoscerlo, se non a Dio.

Solo Dio sa cosa c’è nel cuore di quella persona, solo Dio sa quali sono i condizionamenti che ci sono stati, solo Dio sa quali erano le sue intenzioni. Difatti Gesù Cristo svela le intenzioni dei suoi avversari, vedeva nel fondo dei cuori, ma noi non vediamo! Quindi non dobbiamo giudicare le persone.

Cosa bisogna giudicare? Quello che uno dice, se non va bene, se è errata, se è falsa, se è ingiusta, la si contraddice. “Tu hai detto così, ma non è vero”, non dico sei un “bugiardo” ma “questo non è vero”. Alcuni dicono “il mio parroco ha detto che l’Inferno non c’è, ma non voglio giudicare”, come non vuoi giudicare! “Inferno non c’è” è un’espressione sbagliata, contraria alla fede, quindi distinguiamo fra la persona e quello che una persona fa, dice, insegna, ecc… Perché lì occorre il discernimento alla luce della verità.

In questo ambito rientra la correzione fraterna, si dice con carità fraterna a tu per tu, dicendo “forse non ti sei reso conto… ma guarda che è una cosa sbagliata… hai trattato male quella persona, non dovevi farlo… ecc…”. Non rientra nel giudizio, ma è l’aiutare quella persona a rendersi conto che certe cose dette o fatte non sono conformi alla verità e alla rettitudine.

Non giudicare, non condannare, “tu hai fatto questo perciò tu sei…!”, micidiale! Tu ti metti nei confronti di tuo fratello esattamente come il fariseo con il pubblicano.

La gravità nel condannare la persona consiste nel fatto che uno che fa così non si converte, non si convertirà mai, si è precluso la via alla conversione e per quello che la Madonna dice “non giudicare” perché invece di vedere i suoi peccati guarda quello degli altri.

E’ tipico poi che i peccati degli altri sono più gravi dei tuoi, perché il medesimo peccato se lo ha fatto un altro è un grave peccato, se lo hai fatto tu è un piccolo difetto! Si sa che è così, no?

Quindi l’atteggiamento del condannare è pericolosissimo perché punti il dito su tuo fratello e non vedi il peccato che è in te, anzi tu ritieni di non aver bisogno di conversione, sei già perfetto!

Noi puntiamo il dito, facendo male a noi stessi, siamo una maledizione per gli altri perché li allontaniamo. Se invece anche quelli che ti hanno fatto del male, bada bene, tu però li perdoni, preghi per loro, non rispondi pan per focaccia, ma al massimo stai zitto… Bisogna amare, ma per arrivare all’amore c’è tutto un cammino da fare che incomincia dal non giudicare, dal non sparlare, dal saper tacere, dal non vendicarsi, dal non controbattere e c’è tutto un processo… e poi si incomincia a pregare. Allora se tu fai così sei una benedizione per i lontani, per quelli che non hanno conosciuto l’amore di Dio.

Tratto da una riflessione audio di Padre Livio Fanzaga a Radio Maria

Divisore dans San Francesco di Sales

Per approfondire Freccia dans Viaggi & Vacanze Commento di p. Livio al messaggio di Medjugorje del 2/05/2013 dato a Mirjana

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Bontà e carità

Posté par atempodiblog le 30 août 2013

Bontà e carità dans Citazioni, frasi e pensieri dt4t

Gesù all’anima:

Sono tre anni che sei Sacerdote, e che ti rivesti di me, inondati della mia luce e del mio amore.
Ti ho dato a pascolare le mie pecorelle, e non puoi pascolarle che nella dolcezza e nella carità.
Inondale di questa luce che parte dal mio Cuore mansueto ed umile. Se le trovi cattive, non irrompere, non gridare, perché così la pecorella cattiva si smarrisce lontano dall’ovile.
Fatti amare con la bontà, col disinteresse, col compatimento e con la carità, perché allora la pecorella si sente carezzata e, vicina al tuo cuore sacerdotale, ascolta il tuo richiamo e obbedisce alla tua voce. Le anime sfuggono a me, perché i Sacerdoti non sanno attrarle con la bontà e con la carità.

gsj dans Canti

Ti trovi in tempesta, figlio mio? Ricorri a Maria con un cuore puro e una preghiera ardente, e Maria farà cessare la tempesta. Fa’ una promessa speciale di onorare in modo particolare Maria nella tua Parrocchia, eleva a Lei un trono di amore e vedrai come prospererà ogni tua iniziativa. Non puoi togliere i disordini in un momento. Se pulisci un vasello incrostato di melma resinosa senza prima a lungo ammollirla, tu spezzi il vasello e non lo pulisci.
Abbi prudenza nel tuo zelo, e avvicina le anime all’Eucaristia perché io le nutrisca e le sani. Formale con la tua preghiera, con la tua pietà, col tuo esempio, e le vedrai tutte strette al tuo cuore, non con vincoli umani ma con i vincoli della grazia e della carità.
Non ti scoraggiare. La croce è un bene per te, e le tue lacrime fecondano il tuo campo.

da una lettera del servo di Dio Don Dolindo del 16 luglio 1953 al Sac. L. B.

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Non è per sparlare, eh…

Posté par atempodiblog le 17 juin 2013

Non è per sparlare, eh… dans Correzione fraterna sm4w

Le volte più pericolose sono quando si comincia con “non è per sparlare, eh…”, o anche con il micidiale “non vorrei giudicare ma…”. Allora sì che il rischio è grave.

Come ha detto Papa Francesco, si comincia parlando magari benevolmente di qualcuno, si finisce regolarmente per spellarlo.

Che poi lei non voleva, non voleva proprio far notare che quella persona che l’ha criticata ha quei due o tre chiletti di troppo, e forse guardando bene sono anche dieci… “Magari è bella dentro”.

C’è la pericolosa gara di mamme (“non ho investito tanto sui miei figli per vedere assegnata a un mio virgulto la parte della pecora alla recita di Natale, noi ci meritiamo dall’angelo in su!”), la gara dei bravi cristiani (“eh, quello viene a Messa, ma detto fra noi…”), la gara al lavoro e in tutti gli altri ambiti in cui dobbiamo vivere accanto ai fratelli. Perché essere figli di Dio ci piace un sacco, ma essere fratelli è così fastidioso…

Poiché il nostro cuore è pericoloso (Gesù sapeva cosa era nel cuore dell’uomo, e non si fidava), e poiché neanche noi stessi possiamo controllarlo, c’è un’unica, fondamentale, decisiva cosa che è in nostro potere fare. Vigilare sulla lingua. Sbarrarle le porte con un cancello, una serratura chiusa a tripla mandata.

Neanche noi sappiamo cosa finiremo per dire quando cominceremo a parlare. E allora è meglio non parlare per nulla. Chiedersi piuttosto cosa direbbe Gesù in quel momento. Se le persone sono assenti, non parlarne per niente, neanche per condividere uno stato d’animo con un amico. Il fatto è che anche se partiamo con le migliori intenzioni, la lingua può sempre scivolare. La regola d’oro è parlare di un assente solo se la cosa serve direttamente a lui.

Piano piano – mi assicura un amico che questa pratica l’ha adottata come stile di vita – sforzandosi di parlare come Gesù si impara anche a pensare come lui, e poi piano piano magari anche ad agire come lui, quindi ad amare, che poi se non sbaglio è la cosa più importante, ben più della correzione fraterna che tante volte ci fa da alibi.

Se invece proprio non resistete, va be’, per una volta, dai, sfoghiamoci… Parliamone un po’, non lo dico a nessuno. Il mio numero è 33xxxxxxxx…

di Costanza Miriano – Credere

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Dipingere il proprio ritratto

Posté par atempodiblog le 27 avril 2013

Dipingere il proprio ritratto dans Citazioni, frasi e pensieri pimbolipittoredipinge

Voi accusate il prossimo d’orgoglio; ma vi dimostrate voi medesimo orgoglioso;  perché se foste umile non sentenziereste degli altri… “Tizio è imprudente”, voi dite, e non vi accorgete che accusate voi medesimo, mettendo in mostra quanta sia la vostra imprudenza nell’assalirlo. “Caio è ingiusto”, voi andate dicendo, ma dov’è la vostra giustizia nel biasimarlo? Chi vi ha stabilito giudice?  “Quel tale si abbandona all’intemperanza”, voi dite; ma vi è forse cosa più intemperante o intemperanza più odiosa di quella della lingua malèdica? Voi accusate ora questo ora quello di mancanza di carità; ma nessuno ne mostra così poca come il mormoratore. Voi dipingete il vostro ritratto.

Cornelio a Lapide

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