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Il Papa: «Maria, intercedi per il nostro mondo in pericolo»

Posté par atempodiblog le 7 octobre 2024

Il Papa: «Maria, intercedi per il nostro mondo in pericolo»
La preghiera del Rosario davanti all’icona della Salus Populi Romani, a Santa Maria Maggiore, davanti ai tanti conflitti che minacciano il mondo. «Ridestaci dal torpore che ha oscurato il nostro cammino e disarma i nostri cuori dalle armi della violenza»
di Roberta Pumpo – RomaSette

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Un’accorata supplica alla Vergine Maria affinché ottenga la conversione degli «animi di chi alimenta l’odio», ponga fine al «rumore delle armi che generano morte», estirpi «la violenza che cova nel cuore dell’uomo» e ispiri nei governanti «progetti di pace». È quella rivolta da Papa Francesco ieri pomeriggio, 6 ottobre, nella basilica di Santa Maria Maggiore al termine di un intenso momento di preghiera in cui ha presieduto la recita del Rosario per la pace. Bergoglio, come più volte fatto in passato, torna a invocare la Madre chiedendole di accogliere «il grido» dell’umanità. «Intercedi per il nostro mondo in pericolo» ha implorato volgendo lo sguardo verso l’icona della Salus Populi Romani sistemata sull’altare, pensando ai tanti, troppi conflitti che minacciano sempre più il mondo. Dal Medio Oriente, dove la guerra è divampata esattamente un anno fa coinvolgendo nelle ultime settimane anche Libano e Iran, all’Ucraina, martoriata da oltre due anni e mezzo di combattimenti, agli innumerevoli focolai di violenze nel mondo. Ieri mattina, al termine della preghiera dell’Angelus, Bergoglio aveva già reiterato gli appelli per l’immediato cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi israeliani sequestrati un anno fa.

La basilica era gremita di fedeli, assiepati dietro alle transenne che circondavano la basilica già dalle prime ore del pomeriggio. Nelle prime file circa venti cardinali, numerosi vescovi e membri del Sinodo dei vescovi, impegnati in questi giorni nella XVI assemblea generale. Tra i presenti anche Baldo Reina, da ieri vicario generale per la diocesi di Roma e prossimo a ricevere la berretta cardinalizia nel concistoro dell’8 dicembre, come annunciato dal pontefice al termine dell’Angelus.

All’inizio del momento di preghiera un bambino e una bambina hanno deposto per conto del Papa delle rose bianche e un cero votivo davanti all’icona della Salus Populi Romani, cara ai romani, che la considerano protettrice della città, e a Bergoglio, che si reca nella basilica liberiana a renderle omaggio prima e dopo ogni viaggio apostolico. Rivolgendosi a Maria, Regina della Pace, ha implorato che il suo sguardo amorevole fosse rivolto su tutti coloro che soffrono. «Tergi le lacrime sui volti sofferenti di quanti piangono la morte dei propri cari», ha detto, aggiungendo subito, a braccio, «dei propri figli. Ridestaci dal torpore che ha oscurato il nostro cammino e disarma i nostri cuori dalle armi della violenza» ha proseguito richiamando la profezia di Isaia, che immagina un mondo in cui le spade diventeranno aratri e le lance falci, segnando la fine di ogni guerra.

Nella preghiera, recitata prima della benedizione finale, Francesco ha poi ricordato le numerose prove che la vita ha riservato anche alla Vergine madre di Gesù, sottolineando la sua audacia nel rispondere con amore alla chiamata di Dio. Ha tracciato un parallelo tra i momenti più difficili vissuti da Maria – dalla sua prontezza nell’aiutare Elisabetta alla sua partecipazione silenziosa e forte durante il Calvario, fino al coraggio con cui sostenne i discepoli nel Cenacolo – e le difficoltà che il mondo oggi affronta, chiedendo a lei la stessa forza e di intercedere per l’umanità.

Ha pregato la Regina della Pace di rivolgere il suo «sguardo materno a questa famiglia umana, che ha smarrito la gioia della pace e ha perso il senso della fraternità. Madre intercedi per il nostro mondo in pericolo – ha proseguito -, perché custodisca la vita e rigetti la guerra, si prenda cura di chi soffre, dei poveri, degli indifesi, degli ammalati e degli afflitti, e protegga la nostra Casa comune».

La preghiera continua oggi, 7 ottobre, a un anno dall’attacco terroristico di Hamas a Israele. Una giornata che Francesco ha voluto dedicare alla preghiera e al digiuno per la pace, in ogni angolo del mondo. Un appello raccolto, oltre che dalla sua diocesi di Roma, anche dalle Chiese in Italia e non solo.

Divisore dans San Francesco di Sales

RECITA DEL SANTO ROSARIO
PER INVOCARE LA PACE
PREGHIERA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Basilica di Santa Maria Maggiore

O Maria, Madre nostra, siamo nuovamente qui davanti a te. Tu conosci i dolori e le fatiche che in quest’ora appesantiscono il nostro cuore. Noi alziamo lo sguardo a te, ci immergiamo nei tuoi occhi e ci affidiamo al tuo cuore.

Anche a te, o Madre, la vita ha riservato difficili prove e umani timori, ma sei stata coraggiosa e audace: hai affidato tutto a Dio, hai risposto a Lui con amore, hai offerto te stessa senza risparmiarti. Come intrepida Donna della carità, in fretta ti sei recata ad aiutare Elisabetta, con prontezza hai colto il bisogno degli sposi durante le nozze di Cana; con fortezza d’animo, sul Calvario hai rischiarato di speranza pasquale la notte del dolore. Infine, con tenerezza di Madre hai dato coraggio ai discepoli impauriti nel Cenacolo e, con loro, hai accolto il dono dello Spirito.

E ora ti supplichiamo: accogli il nostro grido! Abbiamo bisogno del tuo sguardo, del tuo sguardo amorevole che ci invita ad avere fiducia nel tuo Figlio Gesù. Tu che sei pronta ad accogliere le nostre pene vieni a soccorrerci in questi tempi oppressi dalle ingiustizie e devastati dalle guerre, tergi le lacrime sui volti sofferenti di quanti piangono la morte dei propri cari, dei propri figli, ridestaci dal torpore che ha oscurato il nostro cammino e disarma i nostri cuori dalle armi della violenza, perché si avveri subito la profezia di Isaia: «Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra» (Is 2,4).

Madre, rivolgi il tuo sguardo materno alla famiglia umana, che ha smarrito la gioia della pace e ha perso il senso della fraternità. Madre, intercedi per il nostro mondo in pericolo, perché custodisca la vita e rigetti la guerra, si prenda cura di chi soffre, dei poveri, degli indifesi, degli ammalati e degli afflitti, e protegga la nostra Casa Comune.

Invochiamo da te, Madre, la misericordia di Dio, tu che sei Regina della pace! Converti gli animi di chi alimenta l’odio, silenzia il rumore delle armi che generano morte, spegni la violenza che cova nel cuore dell’uomo e ispira progetti di pace nell’agire di chi governa le Nazioni.

Maria, Regina del santo Rosario, sciogli i nodi dell’egoismo e dirada le nubi oscure del male. Riempici con la tua tenerezza, sollevaci con la tua mano premurosa e dona a noi figli la tua carezza di Madre, che ci fa sperare nell’avvento di nuova umanità dove « … il deserto diventerà un giardino e il giardino sarà considerato una selva. Nel deserto prenderà dimora il diritto e la giustizia regnerà nel giardino. Praticare la giustizia darà pace…» (Is 32,15-17).

O Madre, Salus Populi Romani, prega per noi!

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L’appello del Papa: il 7 ottobre preghiera e digiuno per implorare la pace nel mondo

Posté par atempodiblog le 3 octobre 2024

L’appello del Papa: il 7 ottobre preghiera e digiuno per implorare la pace nel mondo
Come già per la Siria, la RD Congo e il Sud Sudan, il Libano, l’Afghanistan, l’Ucraina e la Terra Santa dal 2013 al 2023, Francesco indice per il prossimo lunedì, primo anniversario dell’attacco terroristico di Hamas a Israele, una giornata di orazione e astensione di pasti per invocare il dono della pace. E annuncia una visita domenica 6 ottobre a Santa Maria Maggiore per recitare il Rosario e pregare la Madonna, chiedendo la partecipazione di tutti i membri del Sinodo
di Salvatore Cernuzio – Vatican News

L’appello del Papa: il 7 ottobre preghiera e digiuno per implorare la pace nel mondo dans Articoli di Giornali e News Papa-Francesco

Nel crescendo di tensioni nella polveriera mediorientale, tra le bombe e i missili che continuano a piombare nella “martoriata” Ucraina, in mezzo ai tanti piccoli e grandi conflitti che lacerano e affamano i popoli dell’Africa, mentre insomma “i venti della guerra e i fuochi della violenza continuano a sconvolgere interi popoli e Nazioni”, il Papa chiama alle “armi” del digiuno e della preghiera – quelle che la Chiesa indica come potenti – milioni di credenti nel mondo per implorare da Dio il dono della pace in un mondo sull’orlo dell’abisso. Lo fa, il Pontefice, al termine della Messa solenne in Piazza San Pietro per l’apertura della seconda sessione dell’Assemblea generale, annunciando una Giornata di preghiera e di digiuno per la pace nel mondo il 7 ottobre, primo anniversario dell’attacco terroristico perpetrato da Hamas in Israele che ha fatto esplodere le brutalità a cui da un anno si assiste in Terra Santa.

Chiedo a tutti di vivere una giornata di preghiera e di digiuno per la pace nel mondo

La supplica alla Madonna a Santa Maria Maggiore
Sempre a fine omelia, il Papa ha annunciato pure una nuova visita nella Basilica di Santa Maria Maggiore il 6 ottobre per elevare alla Madonna una supplica di pace. Un appuntamento spirituale per il quale ha chiesto la partecipazione di tutti i membri del Sinodo riuniti a Roma.

Per invocare dall’intercessione di Maria Santissima il dono della pace, domenica prossima mi recherò nella Basilica di Santa Maria Maggiore dove reciterò il Santo Rosario e rivolgerò alla Vergine un’accorata supplica

La veglia per “l’amata Siria” nel 2013
Giornate di digiuno e preghiera per terre lacerate dalle violenze sono una costante del pontificato di Jorge Mario Bergoglio. Neppure sei mesi dopo dalla sua elezione sul Soglio di Pietro, il 7 settembre 2013, il Papa argentino aveva raccolto in Piazza San Pietro migliaia di persone, cattoliche e non solo, per pregare, con fiaccole, candele, bandiere, per la pace “nell’amata nazione siriana, nel Medio Oriente, in tutto il mondo!”. La Siria si trovava allora dinanzi all’eventualità di una guerra feroce, già radicalizzata da oltre un anno e acuita dopo l’attacco a civili con gas nervino. Il conflitto, fortunatamente, non deflagrò mai. Dalla Piazza cuore della cristianità, il giorno prima, si era alzato un grido silenzioso.

“Abbiamo perfezionato le nostre armi, la nostra coscienza si è addormentata, abbiamo reso più sottili le nostre ragioni per giustificarci. La violenza, la guerra portano solo morte, parlano di morte! La guerra è sempre una sconfitta per l’umanità”

Insieme per RD Congo e Sud Sudan
Ancora il Papa, con eguale vigore e preoccupazione, il 23 febbraio 2017 aveva invocato un’azione immediata dei cristiani, declinata appunto nella preghiera e nel digiuno, per il Sud Sudan e la Repubblica Democratica del Congo. Le due nazioni africane, che il Pontefice ha visitato personalmente nel gennaio e febbraio 2023, erano e sono tuttora piagate da fame, sfruttamento, emigrazione, violenze. Era il primo venerdì di Quaresima e Papa e Curia avevano terminato gli Esercizi Spirituali. Francesco quel giorno aveva invitato ad unirsi all’evento anche i cristiani di altre Chiese e seguaci delle altre religioni, “nelle modalità che riterranno più opportune, ma tutti insieme”.

La Chiesa unita per il Libano, un Paese “messaggio… martoriato”
Stessa formula usata per invitare i fratelli e le sorelle di altre confessioni nella grande giornata per il Libano, indetta per il 4 settembre 2020, quando il mondo si rialzava a fatica dalla devastante prima ondata di pandemia di Covid-19 ed, esattamente un mese prima, aveva assistito attonito alla esplosione nel porto di Beirut. Un evento di cui il Paese dei Cedri – già appesantito da una crisi politica, sociale ed economica, ora sotto attacco dai raid israeliani e per questo definito dal Papa “un messaggio… martoriato” – paga ancora le conseguenze . Francesco aveva annunciato la Giornata universale per il Libano due giorni prima, all’udienza generale del 2 settembre. Con a fianco un sacerdote che teneva in mano la bandiera libanese, il Papa si appellava a politici e leader religiosi:

Impegnarsi con sincerità e trasparenza nell’opera di ricostruzione, lasciando cadere gli interessi di parte e guardando al bene comune e al futuro della nazione

In preghiera per l’Afghanistan
Ancora nel 2021, il 29 agosto, in quell’estate drammatica per l’Afghanistan, travolto dal violento ritorno al potere dei talebani, da attentati e dalla fuga disperata di centinaia di persone arrivati ad arrampicarsi anche sugli aerei in decollo, Francesco dal Palazzo Apostolico per l’Angelus – ma anche dalla più ampia finestra virtuale del suo account su X @Pontifex – tornava a domandare ai fedeli del mondo di raccogliersi in preghiera e astenersi dai pasti.

Rivolgo un appello a tutti a intensificare la preghiera e a praticare il digiuno. Preghiera e digiuno, preghiera e penitenza, questo è il momento di farlo. Sto parlando sul serio, intensificare la preghiera e praticare il digiuno, chiedendo al Signore misericordia e perdono

Il dramma dell’Ucraina
Resta impressa poi nella memoria collettiva la giornata del 2 marzo 2022, un Mercoledì delle Ceneri, in cui il Papa chiese alla Chiesa universale di intensificare il digiuno e la preghiera da rivolgere soprattutto alla Vergine Maria, Regina della Pace, perché “preservi il mondo dalla follia della guerra”. Parole drammaticamente realistiche a neppure una settimana dal primo attacco russo su Kyiv, che ha dato inizio all’orrore – ormai perdurante da circa due anni – in Ucraina.

“Prego tutte le parti coinvolte perché si astengano da ogni azione che provochi ancora più sofferenza alle popolazioni, destabilizzando la convivenza tra le nazioni e screditando il diritto internazionale”

Era quello il primo di migliaia di appelli elevati al cielo in questi anni di guerra a favore del “martoriato” Paese, affidato insieme alla Russia al Cuore Immacolato di Maria in una celebrazione a San Pietro, il 25 marzo dello stesso anno, partecipata da migliaia di fedeli in presenza in Basilica o virtualmente collegati dal mondo.

La veglia a San Pietro nell’”ora buia” per la terra di Gesù
Da ultimo una giornata per “fermarsi” e invocare il dono della pace attraverso l’orazione e astensione dal cibo, il Papa l’ha indetta il 27 ottobre 2023, venti giorni dopo l’orrore deflagrato in Terra Santa e nei giorni conclusivi della prima sessione del Sinodo. In quella occasione, il Papa volle organizzare una veglia in Basilica – denominata “Pacem in Terris”, dal titolo della storica enciclica di Giovanni XXIII di cui ricorrevano i 60 anni – a cui presero parte i membri dell’assise ma anche esponenti delle altre confessioni cristiane e di altre fedi. Quella sera, il Papa, in una cerimonia intima e partecipata, si pose ai piedi della “Madre” chiedendone l’intercessione per il mondo che attraversa “un’ora buia”.

Ora, Madre, prendi ancora una volta l’iniziativa; prendila per noi, in questi tempi lacerati dai conflitti e devastati dalle armi. Volgi il tuo sguardo di misericordia sulla famiglia umana, che ha smarrito la via della pace, che ha preferito Caino ad Abele e, perdendo il senso della fraternità, non ritrova l’atmosfera di casa. Intercedi per il nostro mondo in pericolo e in subbuglio. Insegnaci ad accogliere e a curare la vita – ogni vita umana! – e a ripudiare la follia della guerra, che semina morte e cancella il futuro.

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La musica, strumento che guarisce le ferite interiori e apre i cuori

Posté par atempodiblog le 22 septembre 2024

La musica, strumento che guarisce le ferite interiori e apre i cuori

La musica, strumento che guarisce le ferite interiori e apre i cuori dans Articoli di Giornali e News La-musica-guarisce-le-ferite-del-cuore-Vietnam

Ho Chi Minh City (Agenzia Fides) – I bambini orfani della casa gestita dalle suore Missionarie della Carità nella diocesi di Phu Cuong, nel Sud del Vietnam, hanno potuto sperimentare che “la musica guarisce le ferite del cuore”, spiega all’Agenzia Fides p. Dominic Nguyen Van Lam, 40enne sacerdote che ha seguito una speciale iniziativa musicale con i bambini orfani alla periferia di Ho Chi Minh City.

“Sono bambini segnati dalla sofferenza e dalle privazioni della vita. La musica ha restituito loro fiducia e gioia di vivere, che si esprime nelle relazioni fra loro, nella relazione umana con gli insegnanti, nel rapporto con le suore, a volte difficile. La musica è stata e sarà uno strumento di crescita umana e spirituale, capace di rigenerare il circolo virtuoso dell’amore”, spiega il sacerdote, che ha coordinato il progetto “WYO4children”, all’interno della iniziativa “Suoni di fratellanza”, promossa dalla Fondazione World Youth Orchestra (WYO), quest’anno approdata in Vietnam grazie al sostegno della fondazione italiana “Cassa Depositi e Prestiti” e di altri sponsor.

Nell’ambito di una iniziativa di cooperazione culturale incentrata su elementi come la musica, il teatro e l’arte, sperimentati come strumenti di dialogo e di pace tra popoli e culture, il progetto ha offerto un sostegno concreto ai bambini orfani e abbandonati del Vietnam, “per sottolineare tre parole fondamentali nella vita: amicizia, fratellanza, pace” ha spiegato Adolfo Vannucci, presidente della Fondazione World Youth Orchestra.

E così nella “Home of Mother’s Love” di Binh Duong, dove circa 20 religiose si prendono cura di 80 bambini e ragazzi orfani abbandonati o con situazioni familiari difficili, tra i 5 e i 17 anni, i ragazzi hanno seguito seminari musicali per tutto l’anno, e hanno dato nei giorni scorsi un saggio finale delle abilità musicali raggiunte.

Padre Dominic oggi rimarca “il potere della musica, che ha favorito cambiamenti positivi nella vita dei bambini. Da quando hanno incontrato la musica e hanno iniziato a suonare uno strumento, sono più felici e i risultati si vedono anche nello studio scolastico. L’atmosfera della casa è diventata più gioiosa”.

“La musica – prosegue il sacerdote – costruisce l’amore reciproco: non solo questo cammino ha aiutato i bambini a essere più sensibili, a livello interiore e a livello di relazione col prossimo; ma ha aiutato anche me, i docenti e le suore a ritrovare la gioia dell’amore e della cura nel condividere il nostro tempo con loro”.

“Le missionarie della carità testimoniano quanto la vita dei fanciulli sia migliorata, soprattutto perché ora tutti sorridono. La musica è stata un mezzo per far recuperare il sorriso e l’apertura all’amore di Dio e del prossimo”, conclude.

Nella diocesi di Phu Cuong , dove vivono 165mila cattolici su oltre 4 milioni di abitanti, la comunità cattolica è molto attenta alle attività caritative e sociali, impegnandosi per le persone svantaggiate o indigenti, e offrendo borse di studio a studenti poveri, iniziativa che il Vescovo locale, Joseph Nguyen Tan Tuoc, ha voluto estendere alla “Home of Mother’s Love”, permettendo così ai bambini di frequentare la scuola gratuitamente. La Chiesa locale offre alloggio e cura i bambini di minoranze etniche provenienti da aree remote ed è impegnata a migliorare la loro vita materiale e spirituale. In tale cornice si è inserito il progetto “Wyo4children”.

La World Youth Orchestra, che ha 23 anni di attività musicale e sociale, è rappresentata in 75 paesi, ha 300 partner internazionali, tra università e conservatori, e ha coinvolto oltre 3.500 giovani musicisti di talento in tutto il mondo.

(PA) (Agenzia Fides 21/9/2024)

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Zapata, gol da record contro l’Hellas Verona: è il miglior marcatore di A in attività con Dybala

Posté par atempodiblog le 21 septembre 2024

Zapata, gol da record contro l’Hellas Verona: è il miglior marcatore di A in attività con Dybala
Fonte: La Gazzetta dello Sport FB

Zapata, gol da record contro l’Hellas Verona: è il miglior marcatore di A in attività con Dybala dans Articoli di Giornali e News Duvan-Zapata

Con la rete segnata a Verona, il bomber e capitano del Torino Duvan Zapata entra nella Top 50 dei migliori marcatori d’ogni epoca del campionato. Ma soprattutto ha raggiunto Paulo Dybala a quota 123 reti segnate in carriera in testa alla classifica dei cannonieri in attività: tra gli uomini oggi in Serie A, nessuno ha segnato più dell’attaccante granata.

Quello del Bentegodi è il gol numero 14 di Zapata in 41 presenze in Serie A con la maglia del Torino, a cui è arrivato nell’estate 2023 come culmine di una carriera italiana in cui ha vestito altre quattro maglie: lo ha portato nel nostro campionato il Napoli, con cui ha segnato 11 reti in 37 presenze tra il 2013 e il 2015, poi è passato all’Udinese dove ha lasciato il segno con 18 reti in 63 presenze tra il 2015 e il 2017, dunque una stagione alla Sampdoria da 11 marcature in 31 partite nel 2017-18 e infine un quinquennio all’Atalanta da 69 gol in 153 presenze. Totale 123 e ancora tanto da dare, a 33 anni, da capitano del Torino.

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Il cuore del Pastore e la fede del popolo

Posté par atempodiblog le 20 septembre 2024

Il cuore del Pastore e la fede del popolo
Il nulla osta per Medjugorje è stato possibile grazie al riconoscimento dei frutti positivi dell’esperienza spirituali vissuta in quel luogo e all’approccio pastorale del Papa
di Andrea Tornielli – Vatican News

Il cuore del Pastore e la fede del popolo dans Andrea Tornielli Gospa-Medjugorje

Il via libera ufficiale alla devozione e all’esperienza spirituale che ha avuto inizio a Medjugorje nel giugno 1981, quando sei ragazzi hanno raccontato di aver visto la Madonna, è stato possibile grazie agli abbondanti frutti positivi constatati in questa parrocchia visitata ogni anno da più di un milione di persone e in tutto il mondo: pellegrinaggi, conversioni, ritorno ai sacramenti, matrimoni in crisi che si ricostruiscono. È a questi elementi che ha sempre guardato Papa Francesco, fin quando era vescovo in Argentina: la pietà popolare che muove tante persone verso i santuari va accompagnata, corretta quando è necessario, ma non soffocata. Nel giudicare i presunti fenomeni soprannaturali bisogna sempre prestare attenzione proprio ai frutti spirituali. Corrisponde a questo sguardo del Successore di Pietro l’aver sganciato, grazie alle nuove norme pubblicate lo scorso maggio, il giudizio della Chiesa dalla più impegnativa dichiarazione di soprannaturalità. Quest’ultima potrà ancora esserci, ma non bisogna più attenderla per autorizzare culto, devozioni e pellegrinaggi, se non vi sono inganni o interessi nascosti, se i messaggi sono ortodossi e soprattutto si riscontrano tante esperienze positive.

Grazie al cuore di pastore di Francesco avviene dunque il pronunciamento su una delle apparizioni mariane più conosciute e più contrastate dell’ultimo secolo. Una decisione che non giunge a sorpresa. Già lo scorso maggio il cardinale Fernández, rispondendo a una domanda su Medjugorje, aveva detto: «Con queste norme pensiamo che sarà più facile andare avanti e arrivare a una conclusione». E non si tratta di un approccio inedito, come attestano le parole usate dall’allora cardinale Ratzinger nel libro intervista “Rapporto sulla fede”: «Uno dei nostri criteri è separare l’aspetto della vera o presunta “soprannaturalità” dell’apparizione da quello dei suoi frutti spirituali. I pellegrinaggi della cristianità antica si dirigevano verso luoghi a proposito dei quali il nostro spirito critico di moderni sarebbe talvolta perplesso quanto alla “verità scientifica” della tradizione che vi è legata. Ciò non toglie che quei pellegrinaggi fossero fruttuosi, benefici, importanti per la vita del popolo cristiano. Il problema non è tanto quello della ipercritica moderna (che finisce poi, tra l’altro, in una forma di nuova credulità) ma è quello della valutazione della vitalità e dell’ortodossia della vita religiosa che si sviluppa attorno a questi luoghi». Proprio Benedetto XVI, nel 2010, aveva affidato a una commissione guidata dal cardinale Ruini lo studio del fenomeno, e l’esito era stato favorevole.

La Nota intitolata “Regina della Pace” riconosce dunque la bontà dei frutti, presenta un giudizio complessivamente positivo dei tantissimi messaggi legati a Medjugorje che nel corso di questi anni sono stati divulgati, correggendo alcuni testi problematici e alcune interpretazioni che possono aver risentito dell’influenza soggettiva dei veggenti. A proposito degli ex ragazzi protagonisti del fenomeno, negli anni oggetto di controversie e anche di accuse, il documento chiarisce fin dalle prime righe che il nulla osta non implica un giudizio sulla loro vita morale e che in ogni caso i doni spirituali «non esigono necessariamente la perfezione morale delle persone coinvolte per poter agire». Al tempo stesso, proprio il fatto che sia stato concesso il nulla osta, sta a significare che non sono stati rilevati aspetti particolarmente critici o rischiosi, né tantomeno menzogne, falsificazioni o mitomanie.

La Nota del Dicastero valorizza i due nuclei centrali del messaggio di Medjugorje: quello della conversione e del ritorno a Dio e quello della pace. Quando il fenomeno ha avuto inizio e Maria si è presentata come “Regina della Pace”, nessuno poteva immaginare che proprio quelle terre sarebbero state teatro di cruenti scontri. Chi scrive è rimasto profondamente colpito, partecipando a un pellegrinaggio, dalle testimonianze degli amici e concittadini dei veggenti: persone che non erano in alcun modo implicate nelle apparizioni o nei messaggi, le quali, di fronte alle crudeltà della guerra che in quelle terre era stata combattuta anche tra vicini di casa, avevano saputo perdonare. E grazie alla loro esperienza di fede legata alle apparizioni di Medjugorje si erano riconciliati anche con chi si era macchiato di gravi violenze ai danni dei loro parenti. Un aspetto ben più “miracoloso” di tanti altri fenomeni di cui si parla attorno ai luoghi delle apparizioni.

L’autentico messaggio di Medjugorje, in fondo, sta in quei messaggi nei quali la Madonna relativizza sé stessa e invita a non andar dietro ai falsi profeti, a non cercare con curiosità notizie su “segreti” e previsioni apocalittiche, come si evince da un messaggio del novembre 1982: «Non andate in cerca di cose straordinarie, ma piuttosto prendete il Vangelo, leggetelo e tutto vi sarà chiaro».

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“Nihil obstat”: il Vaticano dà il via libera alla devozione a Medjugorje

Posté par atempodiblog le 19 septembre 2024

“Nihil obstat”: il Vaticano dà il via libera alla devozione a Medjugorje
“La valutazione degli abbondanti e diffusi frutti tanto belli e positivi non implica dichiarare come autentici i presunti eventi soprannaturali, ma soltanto evidenziare che ‘in mezzo’ a questo fenomeno spirituale di Medjugorje lo Spirito santo agisce fruttuosamente per il bene dei fedeli”. Decisive per la valutazione positiva le nuove norme promulgate dal Papa lo scorso maggio
di Matteo Matzuzzi – Il Foglio

“Nihil obstat”: il Vaticano dà il via libera alla devozione a Medjugorje dans Apparizioni mariane e santuari Medjugorje

Pubblicata la Nota « La Regina della Pace » che riconosce i frutti positivi dei fenomeni spirituali iniziati nel 1981. Nessuna decisione sul riconoscimento delle apparizioni

Roma. “E’ arrivato il momento di concludere una lunga e complessa storia attorno ai fenomeni spirituali di Medjugorje. Si tratta di una storia in cui si sono susseguite opinioni divergenti di vescovi, teologi, commissioni e analisti”. Inizia così “La Regina della Pace”, la Nota del dicastero per la Dottrina della fede che pone fine a quarant’anni di discussione sul “fenomeno Medjugorje”.

La decisione del Vaticano è positiva, “nihil obstat” alla devozione e all’esperienza spirituale che ha avuto inizio sulle colline bosniache nel 1981. Attenzione, però: se i frutti permettono il via libera, sulla veridicità delle apparizioni la Chiesa non si esprime. Dopotutto non è più necessario: con le recenti norme pubblicate lo scorso maggio, infatti, la valutazione sui frutti spirituali è slegata dalla dichiarazione di soprannaturalità di un dato fenomeno. Infatti, si legge nella Nota pubblicata oggi, “la valutazione degli abbondanti e diffusi frutti tanto belli e positivi non implica dichiarare come autentici i presunti eventi soprannaturali, ma soltanto evidenziare che ‘in mezzo’ a questo fenomeno spirituale di Medjugorje lo Spirito santo agisce fruttuosamente per il bene dei fedeli. Pertanto si invita ad apprezzare e condividere il valore pastorale di questa proposta spirituale”. Per fugare ogni dubbio, il dicastero sottolinea ancora che “la valutazione positiva della maggior parte dei messaggi di Medjugorje come testi edificanti non implica dichiarare che abbiano una diretta origine soprannaturale. Di conseguenza, quando ci si riferisce a ‘messaggi’ della Madonna, si deve intendere sempre ‘presunti messaggi’”.

I vescovi sono invitati a conformarsi alla decisione vaticana, anche coloro che da sempre nutrono più d’un dubbio sulle apparizioni: “Anche se possono sussistere diversi pareri circa l’autenticità di alcuni fatti o su alcuni aspetti di questa esperienza spirituale, le autorità ecclesiastiche dei luoghi dove essa sia presente sono invitate ad apprezzare il valore pastorale e a promuovere pure la diffusione di questa proposta spirituale. Valutando prudenzialmente quanto accade nel proprio territorio, resta comunque ferma la potestà di ogni vescovo diocesano di decidere al riguardo. Pur essendo ampiamente diffusi in tutto il mondo i frutti positivi di questo fenomeno spirituale, ciò non nega che possano esserci dei gruppi o delle persone che, utilizzando inadeguatamente questo fenomeno spirituale, agiscano in un modo sbagliato”. Per i pellegrini, un’avvertenza fondamentale: “Le persone che si recano a Medjugorje siano fortemente orientate ad accettare che i pellegrinaggi non si fanno per incontrarsi con i presunti veggenti, ma per avere un incontro con Maria, Regina della Pace, e, fedeli all’amore che lei prova verso suo Figlio, per incontrare Cristo ed ascoltarlo nella meditazione della Parola, nella partecipazione all’Eucaristia e nell’adorazione eucaristica. Come accade in tanti Santuari diffusi in tutto il mondo, nei quali la Vergine Maria è venerata con i più variegati titoli”.

I frutti di Medjugorje sono tanti: “Per tante persone la vita è cambiata dopo aver accolto la spiritualità medjugoriana nella vita quotidiana (messaggi, preghiera, digiuno, adorazione, Santa Messa, confessione…), e come conseguenza hanno preso una decisione a favore della chiamata sacerdotale o religiosa. Certuni sentono di aver ricevuto a Medjugorje la conferma decisiva di una vocazione maturata già da tempo. Ci sono altresì tanti casi di scoperta della vocazione particolare fuori di Medjugorje, ma nel contesto di gruppi ispirati dalla sua spiritualità e dalla lettura di libri attorno a questa esperienza”.

Non solo, visto che “non mancano tante vere conversioni di persone lontane da Dio e dalla Chiesa, le quali sono passate da una vita segnata dal peccato a cambiamenti esistenziali radicali orientati al Vangelo. Nel contesto di Medjugorje si riportano pure numerosissime guarigioni. Tanti altri hanno scoperto la bellezza di essere cristiani. Per molti, Medjugorje è diventato un luogo scelto da Dio per rinnovare la loro fede: c’è, quindi, chi vive questo luogo come un nuovo punto di partenza per il suo cammino spirituale. In alcuni casi, molti hanno potuto superare le proprie crisi spirituali grazie all’esperienza di Medjugorje. Altri riferiscono il desiderio suscitato nel contesto di Medjugorje di donarsi profondamente al servizio di Dio nell’obbedienza verso la Chiesa o a un maggiore impegno nella vita di fede nella propria parrocchia di origine. In molte nazioni in tutto il mondo, nel frattempo, sono sorti tantissimi gruppi di preghiera e devozione mariana, ispirati dall’esperienza spirituale di Medjugorje. Sono sorte anche opere di carità legate a diverse comunità e associazioni, in particolare quelle che si occupano di orfani, tossicodipendenti, alcolisti, ragazzi con diverse problematiche, disabili.  E’ particolarmente notevole la presenza di molti giovani, di coppie giovani e di adulti, che riscoprono a Medjugorje la fede cristiana tramite la Madonna: questa esperienza li indirizza verso Cristo nella Chiesa”. In ogni caso, “al di là di questi frutti concreti, il luogo è percepito come uno spazio di grande pace, di raccoglimento e di pietà sincera e profonda che contagia”.

Quanto ai messaggi, sono indispensabili alcuni chiarimenti: “L’insieme dei messaggi possiede un grande valore ed esprime con parole differenti i costanti insegnamenti del Vangelo. Alcuni pochi messaggi si allontanano da questi contenuti così positivi ed edificanti e sembra persino che arrivino a contraddirli. E’ conveniente stare attenti perché questi pochi elementi confusi non mettano in ombra la bellezza dell’insieme. Per evitare che questo tesoro di Medjugorje sia compromesso – chiarisce la Nota – è necessario chiarire alcune possibili confusioni che possono condurre gruppi minoritari a distorcere la preziosa proposta di quest’esperienza spirituale, soprattutto se si leggono parzialmente i messaggi. Questo ci porta a ricordare ancora un principio decisivo: quando si riconosce un’azione dello Spirito Santo in mezzo a un’esperienza spirituale, ciò non significa che tutto quello che appartenga a quell’esperienza sia esente da ogni imprecisione, imperfezione o possibile confusione. Va ricordato nuovamente che questi fenomeni ‘a volte appaiono connessi ad esperienze umane confuse, ad espressioni imprecise dal punto di vista teologico o ad interessi non del tutto legittimi’. Questo non esclude la possibilità di ‘qualche errore d’ordine naturale non dovuto a una cattiva intenzione, ma alla percezione soggettiva del fenomeno’”.

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Che cosa sta rivelando il Volto Santo di Lucca

Posté par atempodiblog le 14 septembre 2024

Che cosa sta rivelando il Volto Santo di Lucca
Il restauro in corso nella Cattedrale di San Martino sta offrendo dati utili in merito alla datazione, ai materiali e alla colorazione del Crocifisso altomedioevale
di Laura Lombardi – Il giornale dell’Arte

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14 settembre, Esaltazione della Santa Croce

Il Volto Santo, nome attribuito per tradizione al Crocifisso altomedioevale conservato nella Cattedrale di San Martino perché ritenuto essere il veridico ritratto del Salvatore scolpito dal discepolo Nicodemo, è stato oggetto di una campagna di indagini effettuate tra il 2012 e il 2021, sfociata poi nel restauro, accompagnato da ulteriori indagini diagnostiche, iniziato il 1 dicembre 2022 con le prime operazioni per mettere in sicurezza la pellicola pittorica. L’intervento è ancora in corso in un cantiere allestito nel tempietto edificato da Matteo Civitali tra 1482 e 1484 e situato nella chiesa stessa.

Promosso dall’Ente Cattedrale grazie a un accordo con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Lucca e Massa Carrara e l’Opificio delle Pietre Dure e al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, il restauro ha dato luogo anche a un convegno nel quale sono stati presentati i primi esiti e le scoperte riguardanti le tecniche di realizzazione, ma i dati raccolti in corso d’opera saranno resi noti al pubblico con l’ausilio della modellazione 3D.

Per la prima volta è stata presa in esame anche la croce, documentata solo ai primi del Trecento in una miniatura del Codice della Fraternità del Volto Santo. Le analisi realizzate con il carbonio-14 la rivelano in realtà molto più antica, VIII-IX secolo, come si ricava anche dagli strati di colore che la rivestono e dalle decorazioni a contorno della figura di Cristo. Resta da capire il mistero legato ai due legni diversi, castagno per l’asse verticale e cedro per il braccio orizzontale. Infatti, essendo il cedro pianta trapiantata in Europa dal Medio Oriente solo nel XVI secolo, si suppone la scelta di usare un reperto di importazione nell’intento di confermare la provenienza dalla Terra Santa del Volto Santo.

Le analisi con il carbonio-14, effettuate sulla fascia di tessuto all’altezza della giuntura del braccio sinistro con il torso del crocifisso, attestano ugualmente l’antichità della figura che risulta dunque coeva alla croce. Ricavato da un unico grande tronco di noce interamente scavato all’interno dalla testa ai piedi, il corpo di Cristo ha le braccia innestate tramite un sistema di giunti (tenoni) che s’inseriscono in appositi alloggi (mortasa) e la giuntura è rafforzata da una fascia di tessuto mentre l’unione del crocifisso alla croce è garantita da 6 perni. Mai citati dalle fonti, sono emersi un rifacimento in antico di parte della punta di entrambi i piedi, forse consumati dalla devozione dei fedeli, e un più recente rifacimento di pollice e indice della mano sinistra del Cristo.

La colorazione originaria del Cristo, che siamo abituati a vedere molto scura, anche negli incarnati, resta ignota, ma le analisi chimiche in corso consentono di comprendere le policromie che si sono succedute in antico sulla scultura, come pure per le tinteggiature brune applicate a più riprese in epoca più recente sul Volto Santo. Tra i diversi pigmenti impiegati spiccano i lapislazzuli utilizzati dal primo strato che conferivano una colorazione blu alla veste e tra i leganti individuati troviamo colla animale, albume d’uovo e oli essenziali. E proprio dall’acquisizione da tutti questi dati prende il via la seconda fase del restauro.

Infine, nel rimuovere il fondale di legno rivestito di stoffa che faceva da sfondo al Volto Santo, è apparsa una struttura muraria a conci lapidei, ben diversa dalle altri pareti marmoree con una pittura murale frammentaria, e decorazioni aniconiche a losanghe, girali vegetali e ruote che fiancheggiano una croce color ocra, forse precedenti. Si tratterebbe di muro sopravvissuto a quella cappella medioevale ricordata dai documenti e in parte raffigurata in una miniatura degli inizi del Trecento e che precede il sacello di Civitali, realizzato per la «sacralizzazione» della preziosa reliquia.

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Il Pontefice in Asia un’immersione nelle Chiese “fuori dal centro”

Posté par atempodiblog le 4 septembre 2024

A colloquio con il cardinale coreano Lazzaro You Heung-sik
Il Pontefice in Asia un’immersione nelle Chiese “fuori dal centro”
de L’Osservatore Romano

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Giusto dieci anni fa come vescovo di Daejeon fu tra i presuli che accolsero in Corea Papa Francesco, ospite attesissimo della sesta Giornata della gioventù asiatica, una vera e propria “Gmg” continentale. Oggi il cardinale Lazzaro You Heung-sik guida il Dicastero per il clero, ma il suo cuore di coreano accelera i battiti all’idea del Pontefice di nuovo pellegrino in Asia. Un continente immenso quanto le sue culture e le sue credenze religiose, nel quale radicare la fede è una sfida che procede per inculturazione e, afferma il porporato ai media vaticani, «si sviluppa attraverso nuovi linguaggi e nuovi modelli pastorali».

Come possiamo riassumere secondo lei il significato di questo viaggio apostolico?
Ritengo che il viaggio del Santo Padre in Asia confermi la sua passione per l’Estremo Oriente, che più volte ha manifestato parlando dei suoi primi anni di sacerdozio e del suo desiderio di essere missionario in quelle terre. Più in generale, questo viaggio attesta ancora una volta l’attenzione verso le “periferie”, che Papa Francesco ha spesso raccomandato quasi come una bussola per orientare il cammino di tutta la Chiesa. Si tratta di uno sguardo che non si chiude in sé stesso, che non riduce la bellezza e la fantasia del cristianesimo a un unico modo di pregare, di celebrare o di agire nella pastorale ma, al contrario, si allarga oltre i confini, si mette in ascolto di quanto avviene anche in terre e Chiese apparentemente “fuori dal centro”, lontane, ma ricche di vita e di spiritualità. Allo stesso tempo, una cifra importante di questo viaggio riguarda il tema della fraternità; arrivando in quei Paesi il Papa potrà immergersi in un mondo multiculturale, in terre e città in cui si mescolano e convivono persone, culture e tradizioni religiose antiche e diverse, in armonia. Così, Papa Francesco potrà confermare il popolo di Dio che incontrerà e, allo stesso tempo, portare alla luce questo esempio di fraternità e di condivisione in un mondo ancora lacerato da conflitti, guerre e discordie.

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Quale il ruolo dell’Asia nel contesto della fede e del resto del mondo oggi?
L’Asia è un continente molto variegato. Il cammino della fede cristiana, da sempre “contaminato” da tante altre spiritualità e incarnato in una cultura così particolare, si sviluppa attraverso nuovi linguaggi, nuovi modelli pastorali e una specifica attenzione al dialogo tra le religioni, inteso anche come cammino unitario dell’umanità verso Dio e partecipazione al Suo progetto di salvezza. In questo senso l’Asia può aiutare anche la fede occidentale a rinnovarsi, a ritrovare vitalità attraverso una nuova evangelizzazione e a crescere nella consapevolezza della missione che noi cristiani abbiamo rispetto al mondo, alla società e alla costruzione di un futuro di pace.

Cosa significa annunciare il Vangelo in quell’area, in quelle terre?
Come sappiamo, da una parte il Vangelo si incarna nella cultura facendone il terreno proprio per poter germogliare e, quindi, accogliendola con benevolenza; allo stesso tempo, l’annuncio del Vangelo è sempre una sfida per la cultura e intende purificarla e accompagnarla in un cammino di crescita che la renda sempre più conforme al progetto di Dio e, quindi, più umana. In questo senso, annunciare il Vangelo in Asia significa confermare la gioia della fede che contraddistingue il popolo asiatico, radicata nella semina di molti missionari e testimoni del Vangelo, ma, contemporaneamente, il cristianesimo è chiamato ad affrontare alcune sfide di tipo culturale: penso specialmente ai giovani, che a volte si lasciano affascinare da modelli culturali e sociali troppo secolarizzati e improntati a una mentalità edonistica e consumistica; ma anche le questioni legate a taluni fenomeni più locali come la magia, la stregoneria, l’utilizzo della violenza come autodifesa, in alcuni casi il tribalismo e l’animismo. Senza dimenticare i problemi che riguardano i poveri, la famiglia e la custodia della vita. In generale, poi, l’aspetto più importante è dato senz’altro dalla testimonianza cristiana, come hanno insegnato sant’Andrea Kim, primo martire coreano, e tanti altri martiri asiatici: dove c’è testimonianza di vita c’è anche annuncio del Vangelo, perché prima delle parole e delle formule è anzitutto la nostra vita a dover manifestare la gioia del Vangelo, per diventare luce che illumina le tenebre del mondo.

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Nostra Signora della Misericordia di Pellevoisin: una devozione che fa bene

Posté par atempodiblog le 30 août 2024

Nostra Signora della Misericordia di Pellevoisin: una devozione che fa bene
Il Dicastero per la Dottrina della Fede ha dato il consenso all’arcivescovo di Bourges a emettere il decreto di “nihil obstat” relativo alla devozione legata al santuario mariano di questo piccolo comune francese, dove nel 1876 una povera domestica, Estelle Faguette, avrebbe avuto varie apparizioni della Vergine Maria
della Redazione di Vatican News

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“Sebbene non sia prassi corrente” del Dicastero per la Dottrina della Fede “esprimersi sul carattere soprannaturale o sull’origine divina dei fenomeni soprannaturali e dei presunti messaggi, le espressioni che Estelle ha presentato come provenienti dalla Vergine Maria hanno un valore particolare che ci permette di intravedere un’azione dello Spirito Santo in mezzo a questa esperienza spirituale”.

È quanto scrive il cardinale Victor Manuel Fernández in una lettera indirizzata all’arcivescovo di Bourges, in Francia, Jérôme Daniel Beau, e approvata da Papa Francesco giovedì 22 agosto, con cui si dà il consenso a procedere con il decreto proposto di “nihil obstat” (nulla osta) relativo a “Nostra Signora della Misericordia”, venerata nel Santuario di Pellevoisin, piccolo comune della Francia centrale, dove nel 1876 una povera domestica, Estelle Faguette, avrebbe avuto varie apparizioni della Vergine Maria.

Una devozione raccomandata
Il prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede afferma che non solo “non ci sono obiezioni dottrinali, morali o di altro tipo a questo evento spirituale” a cui i fedeli “possono dare il loro assenso in modo prudente” (Norme, art 22, 1), “ma che in questo caso la devozione, già fiorente, è particolarmente raccomandata per coloro che desiderano liberamente aderirvi”, in quanto vi si trova “un cammino di semplicità spirituale, di fiducia, di amore che farà un gran bene e che “sarà certamente un bene per tutta la Chiesa”.

La lettera di Estelle alla Vergine
Estelle nasce il 12 settembre 1843 da una famiglia molto povera. Per provvedere a sé e ai genitori fa prima la lavandaia e poi la domestica. Ammalatasi gravemente, è in pericolo di vita. A questo punto decide di scrivere un’accorata lettera alla Madonna per la sua guarigione perché possa continuare a mantenere i poveri genitori. Le sue parole – scrive il porporato – “colpiscono per la loro semplicità, chiarezza e umiltà. Estelle narra la sofferenza causata dalla sua malattia. Non si vanta di uno spirito cristiano di rassegnazione. Al contrario, spiega la sua resistenza interiore a una malattia che ha sconvolto il suo progetto di vita”. Ma alla fine si affida sempre alla volontà di Dio. Lei vuole solo aiutare il papà e la mamma con tutte le forze che le restano: “Questa dedizione generosa agli altri, questa vita che si usa per prendersi cura degli altri, è ciò che ha toccato di più il cuore della Madre” che “sa riconoscere tutto il bene che si nasconde dietro le nostre parole”.

La guarigione miracolosa
La giovane racconta che nel febbraio 1876, all’età di 32 anni, iniziano le prime apparizioni: alla quinta, come promesso da Maria, guarisce completamente. Estelle è molto chiara su quanto accaduto: la Vergine ha ottenuto la sua guarigione dal Figlio. Tutto è attribuito a Cristo, è Cristo che ha ascoltato l’intercessione di sua madre. Una guarigione – sottolinea il cardinale Fernández – “confermata come miracolosa dall’arcivescovo di Bourges, l’8 settembre 1893, con il consenso dell’allora Sant’Uffizio”.

Alcuni messaggi di Maria
Nei suoi messaggi Maria manifesta a Estelle tutta la sua vicinanza e tenerezza con parole d’incoraggiamento: “Non temere nulla, sei mia figlia”, “Se vuoi essere al mio servizio, sii semplice”, “Coraggio”, “Sarò invisibilmente accanto a te […] Non hai nulla da temere”, “Io scelgo i piccoli e i deboli per la mia gloria”. E poi le esortazioni ad avere pace: “Calma, figlia mia, abbi pazienza, avrai delle sofferenze, ma io sono qui”, “Vorrei che tu fossi ancora più calma […] Hai bisogno di riposarti”. Un invito rivolto anche alla Chiesa: “Nella Chiesa non c’è la calma che desidero”.

Una presenza silenziosa
Spesso – afferma il cardinale prefetto – “più ancora delle poche parole di Maria, ciò che colpisce è la sua presenza silenziosa, quei lunghi silenzi dove lo sguardo della Madre guarisce l’anima”. Scrive Estelle: “Mio Dio, com’era bella! Rimase a lungo immobile senza dire nulla […] Dopo questo silenzio, mi guardò; non so cosa provai; come ero felice!”, ” “Non mi disse nulla. Poi mi guardò con grande bontà e se ne andò”, “Mi guardava sempre sorridendo”, “Che bellezza e che dolcezza!”, “Che gentilezza nei suoi occhi e che misericordia!”.

Lo scapolare con l’immagine del Cuore di Cristo
“L’esperienza di Pellevoisin – prosegue il prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede – è mariana, ma allo stesso tempo è fortemente cristologica”. Così “la grande richiesta che la Vergine rivolge a Estelle è che diffonda lo scapolare con l’immagine del Cuore di Cristo, e il grande messaggio di Maria è l’invito a rivolgersi a quel Cuore amorevole del Signore”. Mostrando a Estelle lo scapolare del Sacro Cuore di Cristo, Maria dice: “I tesori di mio Figlio sono aperti da tempo […] amo questa devozione”.

Estelle accoglie questa richiesta di diffondere la devozione al Cuore del Signore. “Il Cuore di Cristo – afferma il cardinale – non è mai indifferente, si lascia toccare dalla nostra supplica sincera e amorevole, specialmente quando è la Madre che tocca il suo Cuore”. La vita di Estelle trascorre nell’umiltà tra molte prove, accuse e calunnie. Nel 1925 entra nel terz’ordine domenicano. Muore a Pellevoisin il 23 agosto 1929 a quasi 86 anni.

Le autorizzazioni dei Papi
Il porporato ricorda che vari Papi hanno autorizzato gesti di devozione legati a “Nostra Signora della Misericordia” conosciuta anche col titolo di “Madre tutta misericordiosa”: nel 1892 Leone XIII concede le indulgenze ai pellegrini che giungono a Pellevoisin e nel 1900 riconosce lo scapolare del Sacro Cuore. Benedetto XV nel 1915, ricevendo lo scapolare, afferma che “Pellevoisin è stata scelta dalla Santa Vergine come luogo speciale dove diffondere le sue grazie”. Nel 1922 viene autorizzata una Messa votiva alla Vergine, il 9 settembre, per la Parrocchia di Pellevoisin. Lungo tutti questi anni – afferma il cardinale Fernández – “molti bei frutti di fede e di carità” sono sbocciati in quanti hanno vissuto questa devozione.

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Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani, indulgenza plenaria per chi la celebra

Posté par atempodiblog le 26 juillet 2024

Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani, indulgenza plenaria per chi la celebra
Nel giorno della ricorrenza, il 28 luglio, la Penitenzieria Apostolica concede il beneficio ai rappresentanti della terza età e ai fedeli “che, motivati da vero spirito di penitenza e di carità” prenderanno parte alle diverse funzioni, in tutto il mondo e pure ai malati, a chi li assiste e coloro che, impossibilitati ad uscire da casa, “si uniranno spiritualmente alle funzioni sacre”, con distaccamento dal peccato e l’intenzione di adempiere appena possibile alle consuete condizioni
della Redazione di Vatican News

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In occasione della Quarta Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani, istituita da Papa Francesco la quarta domenica del mese di luglio, e che avrà come tema “Nella vecchiaia non abbandonarmi”, la Penitenzieria Apostolica concede “l’indulgenza plenaria alle consuete condizioni (confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice) ai nonni, agli anziani e a tutti i fedeli che, motivati da vero spirito di penitenza e di carità, il 28 luglio 2024”, prenderanno parte “alle diverse funzioni che si svolgeranno in tutto il mondo”. Lo stabilisce un decreto firmato dal penitenziere maggiore, il cardinale Angelo De Donatis.

L’indulgenza plenaria, elargita, accogliendo la richiesta del cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, “al fine di accrescere la devozione dei fedeli e di procurare la salvezza delle anime”, potrà anche “essere applicata anche come suffragio alle anime del Purgatorio” e viene concessa anche ai fedeli che il 28 luglio “dedicheranno del tempo adeguato a visitare i fratelli anziani bisognosi o in difficoltà (come i malati, le persone sole, i disabili…)”. Altresì, specifica il decreto, potranno ottenerla “premesso il distaccamento da qualsiasi peccato e l’intenzione di adempiere appena possibile le tre consuete condizioni, gli anziani malati nonché coloro che li assistono e tutti coloro che, impossibilitati ad uscire dalla propria casa per grave motivo, si uniranno spiritualmente alle funzioni sacre della Giornata Mondiale”, tutto ciò, “offrendo a Dio Misericordioso le loro preghiere, i dolori e le sofferenze della propria vita, soprattutto mentre le varie celebrazioni verranno trasmesse attraverso i mezzi di comunicazione”.

Perché “l’opportunità di conseguire la grazia divina” possa attuarsi più facilmente “per mezzo della carità pastorale”, la Penitenzieria Apostolica chiede “ai sacerdoti, muniti delle opportune facoltà per ascoltare le confessioni, di rendersi disponibili, con spirito pronto e generoso, alla celebrazione del Sacramento della Penitenza”.

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Nulla osta del Dicastero per la Dottrina della Fede sulla Madonna dello Scoglio

Posté par atempodiblog le 17 juillet 2024

Nulla osta del Dicastero per la Dottrina della Fede sulla Madonna dello Scoglio
In base alle nuove norme, il Dicastero ha reso pubblica la decisione positiva relativa ai frutti spirituali seguiti alle apparizioni raccontate dal veggente Cosimo Fragomeni, in Calabria. Anche in questo caso non c’è pronunciamento sull’origine soprannaturale ma i fedeli sono autorizzati a dare la loro adesione
della Redazione di Vatican News

Nulla osta del Dicastero per la Dottrina della Fede sulla Madonna dello Scoglio dans Apparizioni mariane e santuari Nostra-Signora-dello-Scoglio-in-Calabria

“Nel mondo secolarizzato in cui viviamo, nel quale in tanti trascorrono le loro esistenze senza alcun riferimento alla trascendenza, i pellegrini che si avvicinano al Santuario dello Scoglio sono un potente segno di fede”. È quanto scrive il cardinale Victor Manuel Fernández, prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, che – in risposta ad una lettera del vescovo di Locri-Gerace, Francesco Oliva, del 3 giugno scorso – “conferma la determinazione di Nihil obstat” proposta dal presule in riferimento alle vicende inerenti al Santuario Diocesano di Nostra Signora dello Scoglio, situato in Santa Domenica di Placanica, in Calabria.

Riconoscimento di un’esperienza dello Spirito
Qui, l’11 maggio 1968, la Vergine Maria sarebbe apparsa per la prima volta a Cosimo Fragomeni, un umile contadino di 18 anni. Secondo le nuove Norme pubblicate il 17 maggio scorso dal Dicastero per la Dottrina della Fede, il nulla osta – precisa nella lettera il cardinale Fernández – non va inteso “come un’approvazione del carattere soprannaturale del fenomeno” ma come il riconoscimento di una “esperienza dello Spirito”, per cui si incoraggia il vescovo diocesano ad apprezzare il valore pastorale e a promuovere la diffusione di questa proposta spirituale, anche mediante pellegrinaggi, mentre “i fedeli sono autorizzati” a dare la loro adesione a questi eventi “in forma prudente”.

Un luogo per incontrare la misericordia di Dio
La prima apparizione del 1968, racconta Cosimo, sarebbe stata preceduta da un fascio di luce proveniente da uno scoglio di pietra arenaria situato vicino all’abitazione del giovane e si sarebbe ripetuta per i quattro giorni successivi. Nei messaggi riferiti da Cosimo, la Vergine invita alla conversione e alla preghiera, esprimendo il desiderio di vedere la località calabrese trasformata in un grande centro di spiritualità dove le persone possano incontrare la misericordia di Dio. Cosimo disbosca la zona intorno allo scoglio, ne fa un terrapieno e scava la pietra arenaria per ricavarne una nicchia in cui riporre una statuina mariana di marmo, comprata a Carrara.

Da una semplice cappella a un Santuario diocesano
La località diventa ben presto meta di pellegrinaggi da tutta Italia e anche dall’estero. All’inizio c’è una semplice cappella, ma il flusso crescente di pellegrini spinge a costruire un grande Santuario. Nel frattempo, nel 1987, Cosimo diventa terziario francescano. Il 7 dicembre 2008, l’allora vescovo di Locri-Gerace, monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, stabilisce che la realtà religiosa “Madonna dello Scoglio” venga posta sotto la cura pastorale del vescovo di questa diocesi. Il 22 maggio 2013, nel corso dell’udienza generale in piazza San Pietro, fratel Cosimo, accompagnato dal presule, chiede a Papa Francesco di benedire la prima pietra dell’erigendo santuario dello “Scoglio”. L’11 febbraio 2016, il nuovo vescovo di Locri-Gerace, monsignor Francesco Oliva, eleva il luogo di culto a “Santuario diocesano” con il titolo di “Nostra Signora dello Scoglio”, mentre il 10 luglio 2017 ne affida la cura pastorale ai Missionari dell’Evangelizzazione.

Evidenti frutti di vita cristiana
Nella sua lettera, il cardinale Fernández sottolinea come questa località attiri l’interesse di molti fedeli “di tutte le categorie, specie dei sofferenti e degli ammalati. Nel corso degli anni successivi il luogo, con tutto quanto lo riguarda – aggiunge – è sempre più diventato oggetto di attenzione, devota frequentazione e pellegrinaggi, sotto la vigilanza del competente Ordinario”, venendosi “così a consolidare un’intensa attività spirituale di preghiera e di ascolto”. Cita quindi le parole del vescovo Oliva che afferma: “Sono evidenti i frutti di vita cristiana in quanti frequentano lo Scoglio, quali l’esistenza dello spirito di preghiera, conversioni, qualche vocazione sacerdotale e alla vita religiosa, testimonianze di carità, nonché una sana devozione ed altri frutti spirituali”, senza la comparsa di “elementi critici o rischiosi né tanto meno problematici”.

La richiesta del vescovo di Locri
Il vescovo di Locri, nella sua lettera del giugno scorso al Dicastero per la Dottrina della Fede, proponeva il nulla osta come il riconoscimento necessario di questa realtà per continuare ad operare in modo che quanti vi si recano si sentano confortati e stimolati a proseguire, sapendo di essere in comunione con la Chiesa cattolica. Così il Dicastero – scrive il cardinale Fernández – ha preso atto della “positiva relazione” del presule circa il bene spirituale che si svolge in questo luogo nonché della sua “vigilanza perché non si verifichino manipolazioni delle persone, profitti economici indebiti, gravi errori dottrinali, che potrebbero provocare scandali, nuocere ai fedeli e minare la credibilità ecclesiale”.

Fernández: venerare Maria in una chiara prospettiva cristologica
Il porporato ricorda “che la corretta venerazione verso Maria, Madre di Gesù, Madre della Chiesa e Madre nostra, deve essere espressa in modo da escludere inappropriate forme di venerazione e l’uso di impropri titoli mariani. Sarà invece importante manifestare una venerazione in chiara prospettiva cristologica, come insegna il magistero ecclesiale: «quando è onorata la Madre, il Figlio […] sia debitamente conosciuto, amato, glorificato» (LG, 66)”.

La presenza dei pellegrini davanti alla Vergine, che “per loro diventa espressione limpida della misericordia del Signore – conclude il prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede – è un modo di riconoscere la propria insufficienza a portare avanti le fatiche della vita e il loro ardente bisogno e desiderio di Dio. In un tale contesto di fede davvero così prezioso, un rinnovato annuncio del kerygma potrà ancora di più illuminare ed arricchire quest’esperienza dello Spirito”.

Il decreto
Contestualmente alla pubblicazione della lettera del Dicastero è stato reso noto il decreto del vescovo di Locri-Gerace, che sancisce il nulla osta «per apprezzare per il valore pastorale e promuovere pure la diffusione di questa proposta spirituale, anche mediante eventuali pellegrinaggi, raduni ed incontri di preghiera». I fedeli «sono autorizzati a dare» al «predetto culto», «in forma prudente la loro adesione». Tutto questo tuttavia «non implica una dichiarazione di carattere soprannaturale del fenomeno» e «i fedeli non sono obbligati a credervi». Ogni ulteriore messaggio da parte delle persone coinvolte sarà reso pubblico solo dopo il giudizio del vescovo. Monsignor Oliva invita i fedeli a partecipare alla solenne celebrazione prevista presso il santuario nel pomeriggio del 5 agosto.

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La Betlemme di Roma

Posté par atempodiblog le 17 juillet 2024

La Betlemme di Roma
La Porta Santa di Santa Maria Maggiore sarà aperta dal Papa il 1° gennaio 2025. La Basilica sorta per volere di Papa Liberio sul luogo in cui nell’agosto 359 avvenne una nevicata miracolosa custodisce al suo interno le reliquie della Sacra Culla e per questo è conosciuta anche come Sancta Maria ad Praesepem. Capolavoro dell’arte medievale è il presepe di Arnolfo di Cambio, una delle rappresentazioni artistiche più antiche della Natività
di Paolo Ondarza – Vatican News

La Betlemme di Roma dans Apparizioni mariane e santuari Porta-santa

Un evento prodigioso: una nevicata in piena estate a Roma. Proprio come la Madonna aveva rivelato in sogno a Papa Liberio, 36mo Successore di Pietro.

Il perimetro segnato dalla neve
È il 5 agosto 359. Il Colle Esquilino si imbianca. I fiocchi caduti a terra segnano il perimetro su cui edificare un tempio dedicato alla Vergine. È la Basilica di Santa Maria Maggiore, detta “Liberiana”.

“Il tempio originario, certamente non era così. Era una basilica molto più modesta, con una sola navata”, spiega a Vatican News monsignor Ivan Ricupero, Maestro delle Celebrazioni Liturgiche della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore.

“Tutto il resto è stato aggiunto lungo i secoli. La Basilica infatti è stata riedificata nel 432 con Papa Sisto III. I mosaici dell’arco trionfale ricordano quel momento storico”.

Seconda Betlemme
Con Sisto III la Basilica assunse da subito simbolicamente il carattere di una “Seconda Betlemme”. Al suo interno infatti venne costruito un Oratorio del Presepe, ovvero una riproduzione fedele della grotta in cui nacque Gesù, realizzata con pietre provenienti dalla Terra Santa. Inoltre intorno alla metà del VII secolo, precisamente nel 644 qui giunse il prezioso dono che l’allora Patriarca di Gerusalemme, san Sofronio, fece a Papa Teodoro I, oriundo di Gerusalemme: la reliquia della Sacra Culla o cunabulum.

La preziosa reliquia
All’epoca numerose incursioni persiane avevano devastato molti luoghi legati al ricordo della vita di Cristo. Il futuro santo, monaco e teologo, ardente difensore dell’ortodossia, donò al Pontefice, cinque asticelle in legno di sicomoro provenienti dalla greppia di Betlemme, assieme alle fasce in cui secondo la tradizione fu avvolto il piccolo corpo di Gesù. Si conservano oggi all’interno del prezioso reliquiario in cristallo, ornato da bassorilievi in argento, realizzato da Giuseppe Valadier nei primi anni dell’Ottocento.

È posto nella Confessio fatta decorare con oltre 70 marmi differenti da Pio IX, commemorato da una gigante statua inginocchiata e con lo sguardo verso il mosaico absidale dove è raffigurata l’Incoronazione della Vergine.

La prima Messa della Notte di Natale
Non è dunque un caso se la Basilica Liberiana,  chiamata da secoli Sancta Maria ad Praesepem, sia divenuta meta dei pellegrini “romei” in occasione delle festività natalizie, oltre che oggetto di grande devozione e munificenza da parte di pontefici e sovrani. “Da allora in questa Basilica – prosegue monsignor Ricupero – viene celebrata la Messa della Notte della Vigilia. Pochi sanno che la prima veglia di Natale si è svolta qui. Successivamente questa consuetudine si è trasmessa ed è diventata una tradizione liturgica della Chiesa cattolica in tutto il mondo.

Per secoli la notte del 24 dicembre il Papa veniva qui a presiedere la Messa stazionale e fino a prima dell’emergenza pandemica la reliquia veniva portata in processione lungo le navate al canto del Gloria.  “Dallo scorso anno”, precisa il sacerdote, “abbiamo deciso di esporla nuovamente fuori dalla sua teca, sollevata in alto, in maniera tale che possa essere venerata la notte di Natale e fino al giorno dell’Epifania”.

La traslazione dell’Oratorio del Presepe
L’antico Oratorio del Presepe che originariamente si trovava nella navata destra della Basilica, grazie ad un sofisticato sistema d carrucole ed argani ideato dall’architetto Domenico Fontana, venne traslato al di sotto dell’imponente Tabernacolo in bronzo dorato della monumentale Cappella del Santissimo Sacramento, fatta edificare nel 1590 da Papa Sisto V Peretti in ossequio alle norme del Concilio di Trento.

La prima messa di sant’Ignazio e la visione di san Gaetano da Thiene
Circondato da affreschi dedicati agli antenati di Cristo e alle storie della Vergine, il Pontefice rinascimentale è rappresentato sulla parete sinistra della cappella nel monumento funebre a lui dedicato: in preghiera, con gli occhi diretti all’altare medievale dell’Oratorio del Presepe dove, nelle notti di Natale rispettivamente del 1517 e del 1538, san Gaetano da Thiene ebbe la visione mistica del Bambino Gesù e Sant’Ignazio di Loyola celebrò la sua prima Messa. “Il fondatore della Compagnia di Gesù”, spiega ancora monsignor Ivan Ricupero, “avrebbe voluto celebrarla a Betlemme, ma non riuscì per una serie di contingenze. Sciolse questo voto qui a Santa Maria Maggiore, considerata la Betlemme di Roma”.

Il presepe di Arnolfo
In questo luogo venne collocato quello è considerato il più antico presepe in scultura della storia, realizzato da Arnolfo Di Cambio nel 1289 su commissione del primo Papa francescano Niccolo IV, a meno di settant’anni dalla rappresentazione vivente della Natività voluta da San Francesco a Greccio.

Di questo capolavoro unico dell’arte plastica medievale, ricordato anche da Vasari, sono sopravvissute almeno cinque statue originali in marmo con le figure di san Giuseppe, due Magi Stanti, un Magio orante inginocchiato, le teste del bue e dell’asino, alle quali si aggiunge una Madonna con Bambino, seduta su una roccia, e di dimensioni maggiori: circa un metro di altezza. Controversa l’attribuzione ad Arnolfo di quest’ultima, secondo alcuni studiosi pesantemente rimaneggiata nel Cinquecento. Tracce di pigmento presenti sulla pietra testimoniano come l’originario presepe in pietra, di cui non si conosce il numero esatto di sculture, dovesse essere colorato.

Santa Maria Maggiore verso il Giubileo
Come i pastori richiamati dall’angelo per la nascita del Salvatore, nell’Anno Santo 2025 tanti pellegrini giungeranno nella Basilica Liberiana, la Betlemme d’Occidente.

Percorrendo l’ampio spazio liturgico il loro sguardo sarà attratto da innumerevoli mosaici, dipinti e sculture di grande valore; dalle preziose reliquie del manto della Vergine, della paglia e del panniculum, le fasce che avvolsero il corpo del Bambino Gesù.

La Salus Populi Romani e Matteo Ricci
Infine non potrà mancare una sosta alla Salus Populi Romani, l’icona che la tradizione attribuisce alla mano di San Luca, patrono dei pittori, ma che studi più recenti hanno ricondotto ad un periodo tra il IX e l’XI secolo. “È un’immagine tanto cara alla devozione dei Papi e in particolare di Francesco che qui si reca all’inizio e al termine di ogni suo viaggio apostolico”, commenta monsignor Ricupero. “La devozione è molto diffusa tra i Gesuiti: pochi sanno che Matteo Ricci quando iniziò la sua missione in Cina, ricevette dal Papa una piccola copia dell’icona della Salus che portò con sé”.

Gli esami sulla reliquia
Centrale nella visita giubilare a Santa Maria Maggiore sarà la sosta in preghiera, sotto l’altare maggiore, sulle reliquie della Sacra Culla, il cui valore storico e devozionale è stato avvalorato da recenti studi scientifici.

I pollini prelevati all’interno delle asticelle di sicomoro sono stati ricondotti alla zona geografica di Betlemme e al tempo di Gesù. Una conferma di quanto attestato per secoli, fra gli altri anche da San Girolamo le cui spoglie mortali si conservano proprio a Santa Maria Maggiore.

“I rilievi – ricorda il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche di Santa Maria Maggiore  –  sono stati effettuati nel 2018. L’occasione è stata data dalla decisione di Papa Francesco di donare un frammento delle venerate asticelle alla Custodia di Terra Santa nel novembre 2019″.

La Porta che introduce al mistero dell’Incarnazione
Il Pontefice aprirà la Porta Santa di Santa Maria Maggiore il 1° gennaio 2025, solennità di Maria santissima Madre di Dio. “Già a partire dal 1390 – conclude monsignor Ivan Ricupero – ci sono attestazioni che qui ci fosse una Porta Santa che i fedeli potevano attraversare per ricevere il dono dell’indulgenza. Visitare questa Basilica legata alla Natività è per i pellegrini e i turisti un’opportunità per avvicinarsi al grande mistero dell’Incarnazione”.

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Santa Maria in Portico, un’icona con 1500 anni di storia

Posté par atempodiblog le 17 juillet 2024

Santa Maria in Portico, un’icona con 1500 anni di storia
Oggi, 17 luglio, ricorrono 1500 anni da quando, secondo la tradizione, l’icona di Santa Maria in Portico venne affidata dal Cielo a san Giovanni I e a santa Galla. Un’immagine che s’intrecciò poi con la vita di san Giovanni Leonardi.
di Antonio Tarallo – La nuova Bussola Quotidiana

Santa Maria in Portico, un’icona con 1500 anni di storia dans Apparizioni mariane e santuari Santa-Maria-in-Portico-in-Campitelli

A pochi passi dalla famosa Piazza Venezia sorge una delle chiese più belle di Roma: Santa Maria in Portico in Campitelli, perla del barocco romano. Qui, il marmo si sposa in perfetta armonia con l’oro. E la preghiera si concilia divinamente con tanta bellezza. Si entra in questo luogo sacro e subito lo sguardo è rapito dall’altare maggiore: un trionfo di stucchi dorati fa da cornice a una delle immagini più venerate a Roma, l’icona di Santa Maria in Portico. Oggi ricorrono 1500 anni da quel 17 luglio 524 quando l’immagine mariana venne affidata dal Cielo a papa san Giovanni I (Toscana, 470 – Ravenna, 18 maggio 526) e a santa Galla (si conosce solo la data della morte, 550 circa), figlia del console romano Simmaco che, una volta rimasta vedova dopo appena un anno di matrimonio e aver rifiutato nuove nozze, dedicherà la propria vita al digiuno e alle opere di carità.

È importante precisare che il luogo dell’apparizione non avvenne dove ora sorge questo magnifico tempio mariano. Dobbiamo spostarci a pochi metri di distanza, nella zona compresa tra Monte Savello e il tempio di Portuno (o della dea Fortuna). Era in questo spazio che era collocata la casa di santa Galla, pronta ad accogliere sempre i poveri della Città Eterna: il suo portico, il centro di tanta carità. Quel 17 luglio, mentre santa Galla era intenta a preparare l’ennesima tavola per i bisognosi, vide un lampo illuminare il portico della casa. Sorpresa, la santa romana si recò subito da papa Giovanni I nel Palazzo del Laterano (allora sede papale) che volle andare a constatare immediatamente la veridicità del racconto. Si narra che accorse una moltitudine di fedeli, oltre alla curia romana. Un’antica pergamena ci racconta la scena: nessun rumore, tutto attorno viveva nel silenzio; papa Giovanni I pregò il Signore affinché manifestasse la Sua potenza. Il papa voleva comprendere il significato di tale prodigioso evento. Fu così che apparvero due piccoli angeli, due serafini, con in mano la preziosa icona mariana che fu consegnata al pontefice. Papa Giovanni I la prese in mano e con questa sacra effigie benedisse tutto il popolo romano accorso nel portico di santa Galla. In quel momento avvenne il tanto atteso miracolo: la peste che imperversava all’epoca nelle strade della Capitale scomparve. Roma era salva dal morbo mortale.

Le notizie raccolte intorno a tale immagine hanno come riferimento due momenti redazionali. Il primo è dovuto alla trascrizione da parte di san Giovanni Leonardi, fondatore dell’Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio, di una pergamena che affisse poi alla porta del santuario mariano: è la famosa Narratione della Miracolosa Imagine della Beatissima Vergine (1605). Il secondo è fornito dai padri leonardini che svilupparono le memorie storiche e devozionali riguardo alla piccola icona. Ma perché proprio san Giovanni Leonardi e successivamente tutto l’Ordine della Madre di Dio fu così attento a tale immagine? C’è un legame profondo tra l’Ordine leonardino e l’immagine mariana. E per comprenderne il perché bisogna fare un salto nel tempo: dal 524 si deve correre velocemente al 1600.

Il 1600 era anno giubilare. Alcuni confratelli di san Giovanni Leonardi giunsero da Lucca a Roma perché da tempo si pensava di costituire nella Città Eterna una comunità leonardina. Fra le diverse chiese “in lizza” si scelse, alla fine, quella di Santa Maria in Portico. Il 14 agosto 1601, vigilia dell’Assunzione di Maria, san Giovanni Leonardi e i suoi compagni approdarono nel “porto” sicuro della chiesa romana di Santa Maria in Portico. Ludovico Marracci, teologo dell’Ordine, nelle sue Memorie di santa Maria in Portico del 1675, ci dona questa suggestiva immagine: «Se n’uscì, come un altro Abramo, dal nativo terreno, povero di tutte le cose, sbattuto dalla tempesta delle persecuzioni, senza trovare chi lo consolasse. E mentre andava cercando nella metropoli del mondo, luogo dove posarsi e fermare il piè, ritrovò un saldissimo fondamento di quiete sopra il zaffiro della celeste effigie di Santa Maria in Portico».

Per questa icona, Leonardi trovò una devozione popolare mariana già ampiamente diffusa. Se ne innamorò subito. Quell’immagine, così materna, suscitò in lui sentimenti di affetto profondo e filiale: la piccola icona – in lamina di rame dorato, alta 26 centimetri e larga quasi 21 – che rappresenta la Vergine col Bambino Gesù in braccio, nella tipica iconografia bizantina dell’Odigitria (Colei che indica la Via), diventò per il santo lucchese un tesoro da custodire e soprattutto da diffondere ancora di più presso tutto il popolo romano. Riguardo a ciò, è interessante leggere cosa scrive Carlo Antonio Erra, religioso dell’Ordine leonardino, nella sua Storia dell’Imagine, e Chiesa di Santa Maria in Portico di Campitelli (Stamperia del Komarek al Corfo, 1750): «Fece venire altri confratelli da Lucca e ampliò l’abitazione: introdusse la frequenza dei Santissimi Sacramenti con l’utilissimo esercizio della Dottrina Christiana e nel predicare la parola di Dio in tutte le Domeniche. Con che, e con il suo esempio della sua vita, non solo si tolsero via da quella contrada molti peccati e abusi di già invecchiati, ma ancora cominciò la chiesa per addietro sconosciuta ad essere anco da persone nobili e principali molto frequentata. Di più, acciò un tesoro sì grande, quale era la veneranda immagine, non istesse come nascosto, e sepolto, ma venisse a notizia di tutti, e da tutti fosse onorato, raccolse in compendio l’istoria di quella, e la pubblicò per mezzo delle stampe». «L’istoria» a cui si fa riferimento è La Narratione della Miracolosa Imagine della Beatissima Vergine del 1605.

I secoli passano, così come i volti delle donne e degli uomini di Dio che si sono rivolti alla miracolosa immagine di Santa Maria in Portico. L’effigie rimane lì, ormai impressa nella gloria d’oro della chiesa barocca romana. Ancora oggi viene vegliata da san Giovanni Leonardi, il cui corpo riposa in una delle cappelle laterali.

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La situazione è seria: La Madonna mobilita il suo esercito e chiama i fedeli a fare la novena sul Podbrdo

Posté par atempodiblog le 16 juin 2024

La situazione è seria: La Madonna mobilita il suo esercito e chiama i fedeli a fare la novena sul Podbrdo
di Padre Livio Fanzaga
Tratto da: Blog di p. Livio – Direttore di Radio Maria

IMPORTANTE DA MEDJUGORJE

POCO FA durante L’APPARIZIONE QUOTIDIANA A MARIJA PAVLOVIC veggente, la MADONNA ha invitato tutti AL ROSARIO dal 16 giugno alle 22:00 sulla COLLINA delle APPARIZIONI accanto alla statua della Madonna  APPARIZIONI ogni SERA durante la NOVENA alla REGINA DELLA PACE alle ore 23:30

La Madonna ha detto che in questa novena pregheremo per la pace nel mondo.

Radio Maria alle ore 21:55 si collegherà con il Podbrdo per la trasmissione del Santo Rosario e della apparizione della Madonna: in diretta su Radioblogdpadrelivio.it  Facebook

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La Madonna chiama i fedeli a fare la novena sul Podbrdo

Cari amici,

la notizia, assolutamente inaspettata vista la situazione, è di straordinaria importanza. Non era mai accaduto che la Madonna chiamasse sul Podrbrdo per una seconda apparizione durante una novena intera e nel cuore della notte.

L’iniziativa della Madonna si spiega con la situazione di grande allarme che c’è nel mondo a causa di una guerra che si dilata e che rischia di precipitare l’umanità in un caos generalizzato.

La Madonna chiama la Parrocchia di Medjugorje e tutti quelli che vi appartengono idealmente a partecipare questa straordinaria intercessione.

Uniamoci spiritualmente a questo evento voluto dalla Gospa, che apre una fase nuova alla quale dobbiamo partecipare fervorosamente.

Divisore dans San Francesco di Sales

La situazione è seria: La Madonna mobilita il suo esercito

Cari amici,

che la situazione stesse divenendo sempre più preoccupante ce ne siamo accorto dai messaggi a partire dall’inizio dello scorso anno.

La prima preoccupazione è quella della guerra. “Satana vuole la guerra e l’odio nei cuori e nelle nazioni”, (25/01/2023).

La seconda preoccupazione è la deriva spirituale dell’uomo contemporaneo: “L’uomo moderno non vuole Dio . Perciò l’umanità va verso la perdizione”.

La terza e più grave preoccupazione è la tiepidezza e la mondanità di molti che hanno riposto alla chiamata e che si sono persi per strada: “Il modernismo vuole entrare nei vostri cuori” (25/09 /2023). “La zizzania ha preso molti cuori e sono diventati sterili”, (25/02/2024).

La Madonna ha dato uno scossone il primo Gennaio 2023 invitando tutti sul Podbrdo e mostrando di tenere ben salda nelle sue mani la Parrocchia che Lei stessa ha scelto e ha plasmato.

Ora, proprio in un momento in cui tutto era sepolto sotto una coltre di strano silenzio, ha chiamato la gente per una novena sul Podbrdo, con la relativa apparizione pubblica.

La Madre della Chiesa, è chiaro, non può permettere che satana faccia razzia di anime, porti la fede all’estinzione e il mondo alla distruzione.

Di qui l’importanza che tutti quelli che hanno risposto alla chiamata rinnovino la loro fedeltà perché questi sono tempi in cui chi dorme avrà un brutto risveglio.

Divisore dans San Francesco di Sales

Da questa sera, 16 giugno alle ore 21:55, Radio Maria si collegherà con la collina del Podbrdo per trasmettere la novena con il Rosario seguito dall’apparizione della Madonna: Diretta su Radio – blogdipadrelivio.itFacebook

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I colori della Visitazione: Pontormo, Raffaello e Tintoretto

Posté par atempodiblog le 31 mai 2024

I colori della Visitazione: Pontormo, Raffaello e Tintoretto
Innumerevoli artisti di ogni epoca si sono confrontati con l’episodio evangelico dell’incontro di Maria con la cugina Elisabetta: due donne e lo Spirito Santo che agisce in loro.
di Antonio Tarallo – La nuova Bussola Quotidiana
Tratto da: Radio Maria

I colori della Visitazione: Pontormo, Raffaello e Tintoretto dans Articoli di Giornali e News Visitazione-di-Tintoretto

Sono tanti, innumerevoli, gli artisti di ogni epoca che si sono confrontati con l’episodio evangelico della Visitazione: «In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo» (Lc 1,39-45).

Ci troviamo di fronte all’incontro di due donne. La descrizione dell’evangelista Luca colpisce per diversi aspetti: c’è un viaggio; l’incontro tra Maria ed Elisabetta; e sullo sfondo, lo Spirito Santo che agisce in loro. E poi un saluto, quello di santa Elisabetta, così diretto e spontaneo, così importante per la salvezza dell’intera umanità, al quale seguirà il saluto della Vergine, un inno alla potenza del Signore: il Magnificat.

La lista degli artisti è varia e oltrepassa lo spazio e il tempo: Giotto; Luca Della Robbia; il Ghirlandaio; il Beato Angelico; Pinturicchio; Perugino; Raffaello Sanzio; il Pontormo; Sebastiano del Piombo; Lorenzo Lotto; Tintoretto; fino ad arrivare alle ottocentesche e novecentesche rappresentazioni di Mary Evelyn Pickering De Morgan e Maurice Denis; di  Pietro Gaudenzi e Achille Funi.

C’è, dunque, un primo dato da evidenziare: l’episodio della Visitazione può essere considerato fra le scene evangeliche più rappresentate nel mondo dell’arte. Questa umanità, sposata alla divinità, colpisce la mente artistica di ogni tempo: si tratta di un incontro di due madri; della loro gioia nell’attendere il proprio figlio. Sono cugine: l’una attende il Precursore, colui che aprirà la strada a Gesù; l’altra, il Salvatore del Mondo. L’episodio, dunque, è carico di una “drammaturgia” tutta da sviluppare attraverso la tela, i colori, le forme. Il soggetto descritto non poteva che suscitare l’immaginazione, la creatività degli artisti. Dalle parole passare all’immagine: è stata, in fondo, questa la sfida di ogni artista che si è cimentato nel descrivere con colori e forme l’episodio della Visitazione di Maria a santa Elisabetta che la Chiesa oggi ricorda nella liturgia.

001 dans Commenti al Vangelo

L’elemento di questa scena che troviamo sottolineato in quasi tutte le rappresentazioni è la gioia. Una gioia condivisa, soprattutto. Così come è la goia ad essere protagonista di uno dei quadri più famosi: La Visitazione del Pontormo, anche conosciuta anche come La Visitazione di Carmignano. L’opera, un olio su tavola, databile intorno al 1528-1530, è conservata nella propositura dei Santi Michele e Francesco a Carmignano, in provincia di Prato. Rappresenta una delle opere maggiormente significative del Manierismo fiorentino e indubbiamente uno dei dipinti più celebri di Jacopo Carucci da Pontorme, meglio conosciuto come il Pontormo. Sono Maria ed Elisabetta ad essere protagoniste della magnifica tavola: dominano la scena con le loro figure allungate, dalle dimensioni maestose e dalle forme tondeggianti, con le vesti dai colori sgargianti. Vesti che hanno dei ringofiamenti ben evidenti nella zona del ventre: si comprende che sono due donne in attesa di partorire. Dietro loro, il Pontormo colloca altre due donne (non presenti nel Vangelo di Luca) che sembrano quasi i loro “doppi” mostrati di fronte anziché di profilo. Su questo elemento pittorico la critica si divide: per alcuni studiosi sono semplicemente delle ancelle; per altri, invece, rappresentano le due protagoniste ritratte in maniera speculare, in un gioco puramente intellettuale. Anche queste due figure catturano l’attenzione del pubblico: il loro sguardo, rivolto a chi guarda l’opera, sembra quasi invitare il pubblico a rimanere in silenzio davanti a questo incontro così speciale.

Altro elemento, non immediatamente evidente, è dato dalla presenza di due uomini che siedono su un pilastro di pietra che si sviluppa lungo la facciata dell’edificio che si erge a sinistra del dipinto: sono davvero minuscoli in confronto alle due immense figure femminili. Anche in questo caso la critica si divide: saranno forse Giuseppe e Zaccaria, sposi di Maria ed Elisabetta? O semplicemente due uomini che da lontano assistono all’incontro? La querelle rimane aperta.

002 dans Fede, morale e teologia

Maestro indiscusso del Rinascimento italiano è Raffaello Sanzio. Anche lui si è inoltrato nelle pagine del Vangelo di Luca dipigendo una delle opere più significative del ‘500 pittorico europeo: è La Visitazione, dipinto a olio su tavola trasportato su tela databile intorno al 1517,  conservato al Museo del Prado di Madrid. La tavola presenta una committenza particolare: fu commissionata, infatti, da Giovanni Battista Branconio, protonotaro apostolico, per volere di suo padre Marino, che la destinò alla chiesa di San Silvestro all’Aquila. La moglie di Marino Branconio si chiamava Elisabetta. Per questo motivo lui e la moglie hanno dato il nome di Giovanni Battista al loro figlio.

Anche questa volta, al centro del dipinto si ergono le due figure femminili protagoniste: la Vergine Maria e santa Elisabetta. Maria è colta mentre tiene la mano sinistra sul grembo; il suo sguardo, timido, si volge verso il basso: è un saluto quasi discreto quello che compie la Vergine di fronte alla cugina. Elisabetta, con un copricapo bianco, va incontro alla cugina. Dai volti si comprende la differenza di età fra le due.

Un particolare è da evidenziare: i piedi delle due donne sono in movimento. Raffaello sembra cogliere Maria ed Elisabetta proprio nel primo istante dell’incontro. Sullo sfondo, a sinistra, troviamo una sorta di “salto” temporale: è la scena del Battesimo di Gesù compiuto da Giovanni Battista. I due bambini che precedentemente erano nel grembo prendono corpo, figura, nel lato sinistro della tela. In primo piano dell’opera, le madri; sullo sfondo, i loro due figli.

003 dans Riflessioni

Del Tintoretto abbiamo due versioni dello stesso soggetto: uno, realizzato intorno al 1588 e conservato nella Scuola Grande di San Rocco a Venezia; l’altro, del 1550 circa, conservato presso la Pinacoteca Nazionale di Bologna. Quest’ultima opera ci fa assistere all’incontro da una prospettiva più bassa rispetto alle due figure femminili: sia le Vergine Maria che santa Elisabetta, infatti, sono colte presso l’ingresso della casa di Elisabetta. Questa volta, le due donne però non si abbracciano; la Vergine ed Elisabetta sono colte poco prima del vero incontro, dell’abbraccio descritto dagli altri artisti. E poi, evidenti (seppur posizionati in maniera marginale nel quadro pittorico) sono i personaggi maschili: dietro Maria vi è san Giuseppe; vicino a Elisabetta, nel riquadro inferiore, Zaccaria.

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