Il nunzio Cavalli: Medjugorje luogo di grazia scelto dal Signore per farsi incontrare

Posté par atempodiblog le 16 janvier 2025

Il nunzio Cavalli: Medjugorje luogo di grazia scelto dal Signore per farsi incontrare
Intervista con l’arcivescovo visitatore apostolico inviato da Papa Francesco nella parrocchia delle presunte apparizioni: è lui a leggere preventivamente i messaggi attribuiti alla “Regina della Pace” e ad autorizzarne la pubblicazione
di Andrea Tornielli – Vatican News
Tratto da: Radio Maria

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«Medjugorje è un posto normale, senza alcuna cosa speciale ed è divenuto per grazia un luogo spirituale dove le persone vengono da ogni parte del mondo. Vengono, e lì cominciano a pregare». Lo afferma in un’intervista con i media vaticani l’arcivescovo Aldo Cavalli, 78 anni, lecchese, una vita trascorsa al servizio della Santa Sede nelle nunziature, che nel novembre 2021 è stato inviato da Papa Francesco come visitatore apostolico nel piccolo paese della Bosnia ed Erzegovina divenuto negli ultimi quarant’anni uno dei centri mariani più visitati del mondo. Il 2024 è stato un anno importante per Medjugorje: lo scorso maggio il Dicastero per la dottrina della fede ha pubblicato le nuove norme sui presunti fenomeni soprannaturali che facilitano il via libera alla devozione senza impegnare la Santa Sede nella dichiarazione di soprannaturalità. E a settembre è stata divulgata la nota intitolata “La Regina della Pace”, dedicata all’esperienza spirituale di Medjugorje, che assegna al fenomeno mariano il “nulla osta”, cioè il riconoscimento più alto tra quelli previsti dalle nuove norme. Da allora i “presunti messaggi” che i veggenti ricevono vengono pubblicati «con approvazione ecclesiastica».

Già da qualche anno lei vive nella parrocchia di Medjugorje e incontra i pellegrini. Qual è stata la sua esperienza?
A Medjugorje non ero mai stato. Però sono italiano, e come tanti del mio Paese avevo avuto contatti con chi ci era andato. Sempre notavo, quando tornavano da Medjugorje, che queste persone erano più impegnate a livello spirituale e umano: in chiesa, nelle catechesi, nel fare il bene. Erano molto più impegnate di prima. Ora sono lì da tre anni: è un luogo normale, senza nessuna cosa speciale ed è divenuto per grazia un luogo spirituale dove le persone vengono da ogni parte del mondo. Vengono e lì cominciano a pregare. Entrano in comunione con il Signore Gesù e la Vergine Maria li accompagna. È un pregare semplice: vogliono cambiare vita, vivere meglio di prima, vogliono risolvere o affrontare bene i problemi che hanno. Un cambiamento che si chiama conversione, che si attua in particolare nel sacramento della penitenza. Questo accade normalmente a Medjugorje.

Che cosa la colpisce guardando ai tanti pellegrini?
Arrivano giovani e adulti. Vengono senza alcuna sponsorizzazione. Arrivano tutti con uno scopo: incontrare il Signore e la Vergine Maria. Non trovano niente da vedere o da visitare: come turismo religioso siamo a zero. Ma qui giovani e adulti cominciano a pregare. Ero appena arrivato, a febbraio di tre anni fa, e mi trovavo tra le panchine all’aperto dietro la chiesa. Viene una famiglia latinoamericana, con un ragazzo quindicenne che era un ribelle, un vero ribelle! Dopo appena cinque minuti è venuto a confessarsi… e i genitori lo guardavano sorpresi. È un luogo di grazia che il Signore ha scelto per farsi incontrare. Il nulla osta del Papa vuol dire: andate, andate, andate! Andate lì perché è un luogo di grazia, dove si incontra il Signore e il Signore ti incontra.

Grazie alle nuove norme volute da Papa Francesco, ora il procedimento per esaminare e pronunciarsi su questi casi punta più sui frutti spirituali.
Il Dicastero per la Dottrina della fede ha esaminato due punti che sono documentabili. Il primo riguarda i frutti. A Medjugorje vengono da ogni parte del mondo, in migliaia e migliaia. Quest’anno sono venuti due milioni di persone adulti e giovani. Quasi 50.000 preti sono venuti per pregare, per convertirsi. Poi altri frutti molto importanti sono le tante vocazioni. Tante persone che pregano. Il secondo elemento che è stato esaminato sono i messaggi. Ogni messaggio è stato confrontato con la nostra fede e si è constatato che i messaggi vi corrispondono. Frutti molto positivi, e i messaggi positivi per la fede: questo ha permesso di dire che Medjugorje è un luogo di grazia.

Lei è personalmente coinvolto nella pubblicazione dei messaggi che vengono divulgati una volta al mese. Che cosa accade concretamente?
È molto semplice: quando c’è un messaggio, chi l’ha ricevuto lo scrive e me lo invia nella lingua in cui scrive, cioè il croato. Me lo traducono subito in italiano. Questo processo è molto interessante: ci sono almeno due mediazioni umane molto importanti: per quello che parliamo sempre di “presunti messaggi” anche se siamo in favore al punto che alla fine del messaggio scriviamo: “con approvazione ecclesiastica”. Ma attenzione, i messaggi sono definiti “presunti” perché passano attraverso due mediazioni umane: non scrive la Madonna, scrive la persona che riceve. La seconda mediazione è la traduzione dal croato all’italiano: sono due lingue totalmente differenti. Noi diciamo che il messaggio va bene, che corrisponde alla fede e invitiamo a leggerlo e meditarlo perché è positivo. Non aggiunge nulla alla Rivelazione, però arricchisce. Aiuta a vivere meglio la fede oggi.

Sappiamo che nessuna rivelazione privata, dunque nessuna delle apparizioni mariane, aggiunge niente alla Rivelazione. Quale atteggiamento dobbiamo avere e quali rischi evitare? Perché talvolta c’è il rischio di lasciarsi prendere da un eccesso di curiosità verso i “segreti”, una curiosità un po’ apocalittica.
Il Dicastero per la Dottrina della fede lo scorso maggio ha pubblicato delle norme che sono fondamentali per capire la decisione su Medjugorje. Ha ricordato che prima cosa la Rivelazione, la Parola di Dio, è solo la Bibbia è che questa Rivelazione si è conclusa con l’Apocalisse. Ciò non toglie che lo Spirito Santo si possa servire di messaggi e di rivelazioni private affidate a persone e che servono per attuare meglio l’unica vera Rivelazione. Tutto questo non aggiunge niente alla Rivelazione, ma può essere utile. Ecco l’importanza dei messaggi. Possono essere utili per attuare oggi la Rivelazione che il Signore ha fatto una volta per sempre.

Lei ha conosciuto i veggenti di Medjugorje? Li ha incontrati?
Sì. E posso dire che sono persone semplici, hanno la loro famiglia, hanno i problemi che ha ogni famiglia.

Scusi se la interrompo: qualcuno aveva fatto un’obiezione per il fatto che nessuno di loro era diventato prete o suora…
Ma ognuno ha la sua vocazione! Sono persone semplici, persone buone. Non ho niente da dire. Ci vediamo spesso, prendiamo il caffè insieme. Sono persone che crescono nella fede, ognuno alla propria maniera, e diventano sapienti, sempre più sapienti. Sto in contatto con loro: non sono diventati preti o suore e ognuno ha la sua missione, la sua vita di famiglia.

Che cosa ha imparato in questi tre anni trascorsi nella parrocchia di Medjugorje?
Che lì c’è la grazia. Ho imparato che il Signore, con la sua grazia, ci segue sempre. Ho imparato che il Signore nella nostra vita ha un piano e ci accompagna. Ci vuole bene.

A Medjugorje la Madonna si è definita “Regina della Pace”. Un messaggio quanto mai attuale in questo nostro tempo.
Uno dei primi presunti messaggi, del 1981, è molto profondo a questo proposito. Dice: pace, pace, pace che regni la pace. Attenzione: non tra di noi, ma innanzitutto tra Dio e noi, e poi anche tra di noi. Questo è fondamentale. Quando gli ebrei sono usciti dall’Egitto, Dio ha detto tramite il profeta Mosè: se volete vivere liberi, ci sono alcune regole da seguire, sono i Comandamenti. Dio per la pace è fondamentale. Nei comandamenti ci vengono dette poche cose per vivere: rispettare la vita e non uccidere, la famiglia è fondamentale punto di riferimento, rispettiamoci a vicenda. Se viviamo così viviamo in pace. Se invece non viviamo così ci sono le guerre.

Un’altra caratteristica che rende particolarmente attuale il messaggio di Medjugorje è il fatto che la presunta apparizione sia avvenuta in una terra dove convivono religioni diverse e che è stata segnata in tempi recenti da violenze terribili. Ci sono messaggi che toccano questo tema. Che cosa può dire in proposito?
La parola che usiamo è dialogo. Dia logos, dialogo tra di noi, ma logos vuol dire: io ti presento la mia identità, ti presento il mio modo di vivere, di pensare, di credere, di attuare. Tu mi presenti la tua identità. Dialogando ci conosciamo, ognuno mantenendo la sua identità. Se perdiamo l’identità, non dialoghiamo più. E allora viene la tragedia. Lì ci sono diverse religioni, diversi modi di vivere. Dobbiamo dialogare. E lì noi a Medjugorje abbiamo una identità chiara: il Signore Gesù Cristo è per noi l’unico Signore.

Le nuove norme pubblicate lo scorso maggio dal Dicastero per la Dottrina della fede sono espressione dell’animo pastorale di Papa Francesco e corrispondono all’atteggiamento di grande attenzione verso la fede dei semplici e la devozione popolare. Quanto è importante questo aspetto?
Dobbiamo mettere dei punti di riferimento di fede molto forti. La fede popolare si arricchisce mettendo come punto di riferimento la Madre di Dio e punto di riferimento assoluto, il Signore Gesù Cristo. La Madre di Dio che ti accompagna a questo incontro. Quando la gente semplice viene con tutti i suoi problemi, si incontra con la Madre di Dio che ha sofferto come loro. L’immagine della Vergine Addolorata c’è in quasi tutte le parrocchie: lei che ha sofferto come te, e ti accompagna al Signore Gesù che ti dà la forza per vivere bene. Cambiare vita non è lasciare la famiglia, lasciare il lavoro… quando ritorni nella vita di prima, sei cambiato dentro. Sai che con il Signore posso affrontare i problemi. Ecco la fede dei semplici. Ecco il Rosario, l’Eucaristia e l’adorazione eucaristica. La scorsa estate avevo davanti a me 30/40 mila giovani che stavano in adorazione in un silenzio assoluto. Lì, in quel pane trasformato, c’è la presenza reale, sostanziale del Signore Gesù Cristo. Lui mi guarda, io lo guardo, Lui mi parla, io gli parlo. Quante persone mi han detto: io lì ho sentito il Signore che mi ha parlato.

Da quanto ci ha raccontato e da quanto abbiamo letto nella Nota del Dicastero sul fenomeno di Medjugorje, si può concludere rivolgendo l’invito a tutti di compiere questo pellegrinaggio?
Il documento vuol dire in modo ben chiaro: andate a Medjugorje perché è un luogo di grazia.

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La Nazareth croata

Posté par atempodiblog le 12 décembre 2024

La Nazareth croata
Il Santuario mariano della Santa Casa a Tersatto, in Croazia, è il più antico e più importante della Croazia occidentale: è sorto sul colle ove nel 1291 venne posata la Santa Casa, ivi miracolosamente trasportata dagli angeli, poi scomparsa nel 1294 e ricomparsa, sempre misteriosamente, nei pressi di Ancona (ora nel Santuario di Loreto).
di Luigi Walter Veroi Radici Cristiane

La Nazareth croata dans Apparizioni mariane e santuari Tersatto

Tersatto (Trsat in croato) è un sobborgo a sud della città di Fiume (Rijeka), situato su una collina adiacente all’autostrada che sovrasta la città. Da lì si può ammirare un panorama sulla città di Fiume e sul prospiciente golfo del Quarnaro sino alle isole di Veglia (Krk) e Cherso (Cres).
Tersatto è noto anche come la “Nazareth croata”, per il Santuario mariano più antico e più importante della Croazia occidentale, sorto sul colle ove nel 1291 venne posata la Santa Casa, ivi miracolosamente trasportata dagli angeli, poi scomparsa nel 1294 e ricomparsa, sempre misteriosamente, nei pressi di Ancona (ora nel Santuario di Loreto).

«Venne la Casa della Beata Vergine Maria»
In ricordo di quella sosta vi è ancora una iscrizione scolpita all’inizio della scalinata di oltre 500 gradini, che dalla città sale al Santuario, detta Petar Kruži (nome del capitano croato che la fece costruire nel 1531 come ex voto per consentire ai marinai di accedere al Santuario). Il testo dell’iscrizione recita: «Venne la Casa della Beata Vergine Maria da Nazareth a Tersatto l’anno 1291 allì 10 di maggio et si partì allì 10 di dicembre 1294».
Durante le maggiori affluenze estive dei fedeli (non solo croati, ma anche sloveni, italiani, austriaci e tedeschi) le S. Messe vengono celebrate all’aperto, in una spianata di fronte all’attiguo convento dei Francescani.
Anche papa Giovanni Paolo II si recò qui pellegrino l’8 giugno 2003. A ricordo di quell’evento, sul piazzale che fronteggia la chiesa, vi è ora un’imponente statua del Pontefice in preghiera.
In un’apposita cappella sono conservati gli ex voto (comprese molte stampelle), che testimoniano la riconoscenza alla Madonna per le numerose guarigioni e per gli scampati naufragi per Sua intercessione.
Questo centro di spiritualità mariana della Croazia (secondo per numero di pellegrini, dopo quello di Marija Bistrica a nord di Zagabria) è stato riconosciuto dai vescovi della provincia ecclesiastica fiumana quale Santuario familiare per gli inizi legati alla presenza della Santa Casa, mentre nel 1930 papa Pio XI gli conferì il titolo di basilica minore.

Le approvazioni dei Pontefici
A partire da Clemente V (1305-1314), che con una Bolla del 18 luglio 1310 confermò indirettamente l’autenticità della Santa Casa, molti Papi fecero riferimento alla miracolosa traslazione.
Nel 1367 papa Beato Urbano V (1362-1370), di ritorno da Avignone, passò per Loreto, ove trovò molti pellegrini croati che erano venuti a pregare la Madonna, perché ritornasse presso di loro con la sua Casa. Commosso da tale fede, inviò a Tersatto il francescano padre Bonifacio da Napoli con una icona della Madonna con bambino di origine bizantina attribuita a S. Luca («per calmare il loro dolore»), ritenuta miracolosa, e da allora posta ed onorata sopra l’altare maggiore del Santuario di Tersatto (attualmente, per motivi di sicurezza, l’originale è custodito nel tesoro del convento). Nel 1715, un decreto del Vaticano autorizzò l’incoronazione di quell’immagine e sul capo della Madonna e del Bambino furono poste due corone alla presenza di una delegazione del Parlamento croato.
Nel 1419 papa Martino V concesse ai conti Frangipane di erigere il santuario, che avrebbero gestito i frati Francescani. In un documento pontificio chiamato Breve del 1° giugno 1515, papa Leone X dichiarò che la storia della traslazione miracolosa era comprovata da testimoni degni di fede. Si legge nel testo:

«È provato da testimoni degni di fede che la Santa Vergine, dopo aver trasportato per l’onnipotenza divina la sua immagine e la propria casa da Nazareth in Dalmazia, quindi nella foresta di Recanati e nel campo di due fratelli, la fece deporre per il ministero degli Angeli sulla pubblica via, ove trovasi tuttora e dove l’Altissimo, per i meriti della Santissima Vergine, continua a operare miracoli».

Papa Clemente XII (1730-1740) mandò una commissione a Nazareth e a Tersatto per verificare le misure dell’edificio, risultate tutte coincidenti, e concedendo ai pellegrini che visitavano Tersatto speciali indulgenze.

Il beato papa Pio IX (che nel 1854 dichiarò il dogma dell’Immacolata Concezione) fu nativo dell’anconetano e fu miracolato nella Santa Casa di Loreto, dove fece voto di abbracciare la vita ecclesiastica, se fosse stato guarito da una grave malattia. Proprio lui identificò a Tersatto il primo luogo in cui “sostò” la Santa Casa di Nazareth nel 1291, dopo la prima miracolosa traslazione. Questa la sua dichiarazione solenne nella Bolla Inter Omnia del 26 agosto 1852:

«Fra tutti i Santuari consacrati alla Madre di Dio, l’Immacolata Vergine, uno si trova al primo posto e brilla di incomparabile fulgore: la veneranda ed augustissima Casa di Loreto. A Loreto, infatti, si venera quella Casa di Nazareth, tanto cara al Cuore di Dio, e che, fabbricata nella Galilea, fu più tardi divelta dalle fondamenta e, per la potenza divina, fu trasportata molto lontano, oltre i mari, prima in Dalmazia e poi in Italia».

Papa Leone XIII, in occasione del VI centenario della traslazione nel 1894, pubblicò l’enciclica Felix Lauretana Civitate del 23 gennaio 1894, scrivendo che «per benignissimo consiglio di Dio fu trasportata miracolosamente in Italia». [...]

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Fra Emiliano Antenucci: “Quella del Silenzio è la Madonna dei tempi moderni”

Posté par atempodiblog le 23 juillet 2023

Parla il rettore del Santuario aperto 3 anni fa per custodire un’effige sempre più amata nel mondo
Fra Emiliano Antenucci: “Quella del Silenzio è la Madonna dei tempi moderni”
di Nicoletta Giorgetti – Maria con te

Fra Emiliano Antenucci: “Quella del Silenzio è la Madonna dei tempi moderni” dans Apparizioni mariane e santuari Santuario-Vergine-del-Silenzio

Contro le chiacchiere inutili che non muovono al discernimento. Contro il frastuono della modernità, che ci ovatta i sensi e lo spirito. Contro la calunnia, l’invidia, la tentazione facile di sparlare degli altri. Da tre anni la Madonna del silenzio sta lì, nel cuore della Marsica, e, con quel dito accostato dolcemente alle labbra, ci invita ad ascoltare prima di aprire la bocca. Ci insegna, appunto, il prezioso dono del silenzio, che “è la lingua di Dio, il linguaggio dell’amore, il gemito dei santi, la penna colorata degli artisti, la nota fondamentale dei musicisti, la brezza leggera del vento, il canto della natura, il sussurro degli angeli, il palpito del cuore, l’ultimo grido dei defunti”.
Parole di fra Emiliano Antenucci, il cappuccino instancabile che papa Francesco ha voluto a rettore del santuario della Vergine del Silenzio di Avezzano, in provincia de L’Aquila.
L’unico al mondo, che guarda a questo piccolo paradiso incastonato nel verde dell’Abruzzo con fede e speranza. E non è un modo di dire, perché, “a tre anni dall’apertura del santuario, arrivano lettere, e-mail, richieste di contatto da Paesi sempre più lontani”, racconta, con una gioia che viene dal cuore, fra Emiliano.
Della comunità messicana innamorata della Madonna del Silenzio, del resto, abbiamo già parlato su Maria con te, mentre quello che non sapevamo è che la dolcezza della Vergine che invita a tacere e a discernere prima di (s)parlare è arrivata persino in Corea.
“Il legame con il Sudamerica è consolidato e quasi fisiologico”, conferma padre Antenucci, “considerata anche la vicinanza tra la Vergine di Guadalupe e la Madonna del Silenzio: entrambe portano un messaggio di speranza, di conforto e consolazione. “Io sono con te”, disse la Madonna quando apparve a Juan Diego. Che è ciò che la Vergine del Silenzio dice a chi si rivolge a Lei: con la mano sinistra indica il silenzio e il Cielo; con la destra dice: “Fermati, calmati, aspetta. Ci sono io accanto a te”. La novità sono le richieste di “contatto” dalla Corea, dalla Cina e da altri luoghi lontani, molto lontani da noi, non solo geograficamente”.

Cosa chiedono alla Vergine del Silenzio le persone che guardano, dunque, a Lei da ogni parte del mondo?
“La gente ha sete di silenzio, di spiritualità, di meditazione. E trova tutto questo nella Madonna del Silenzio. Che è la Madonna dei tempi moderni”.

In che senso?
“Perché è la Madonna che va contro il chiacchiericcio di tanti ciarlatani e invita tutti a fare discernimento prima di giudicare, prima di parlare. O sparlare. Ci sprona a fare silenzio e, nel silenzio, ad ascoltare, seguendo il suo stesso esempio: la descrizione che il Vangelo fa della Madonna è di una donna che tace. Nei momenti salienti della vita di Gesù, Maria resta in silenzio. Nella nascita, sotto la Croce. Persino nel Corano Maria è chiamata ‘la silenziosa’”.

Tre anni del santuario dedicato alla Madonna del Silenzio: come si sta preparando a quest’anniversario?
“Accogliendo una reliquia preziosissima: un frammento della camicia intrisa di sangue di Rosario Livatino, il giudice siciliano ammazzato a 37 anni dalla mafia agrigentina. Il primo magistrato beato nella storia della Chiesa. Martire per la giustizia e uomo santo nella fede. ‘Un testimone esemplare, coraggioso, che ha testimoniato il Vangelo fino al martirio’, come ha sottolineato il Vescovo di Avezzano, monsignor Giovanni Massaro, che ha celebrato la Santa Messa insieme a me e a don Calogero Manganello, della diocesi di Agrigento: è stato lui a portare la reliquia ai piedi della Vergine del Silenzio, dov’è rimasta per due giorni. Un dono grandissimo per me…”.

C’è una ragione particolare?
Avendo lavorato in carcere, dove mi reco tuttora periodicamente per ascoltare, spesso, le confessioni di “pezzi grossi” della mafia, ho sempre avuto un’ammirazione profonda, una venerazione per il “giudice ragazzino”, il suo coraggio, la sua fede, la sua forte devozione a Maria che traspare dalle sue agende. Ho visitato la sua terra, il luogo in cui è stato assassinato. E ho scolpite nella mente le sue parole, che poi sono state il suo testamento spirituale: ‘Quando moriremo nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma quanto siamo stati credibili’”.

Quale traccia ha lasciato il beato Livatino ad Avezzano?
“Ai piedi della Madonna del Silenzio ha lasciato un messaggio o, meglio, un invito a praticare ‘un silenzio d’amore, non un silenzio d’onore’, che è quello, distorto, caro ai mafiosi”.

In tema di bilanci, invece, cosa può raccontarci? Di quali gioie è stato sinora testimone?
“A parte le guarigioni dello spirito di cui continuo a essere felice testimone, un fatto mi ha reso particolarmente contento, di recente: abbiamo siglato una sorta di gemellaggio con una parrocchia di Madrid, la parrocchia intitolata a Santa Maria del Silenzio, fondata da due Sacerdoti sordomuti. A fare da tramite è stata Suor Veronica Amata Donatello, che si occupa della Pastorale dei sordomuti per conto della Cei. Grazie a lei è arrivato qui dalla Spagna un nutrito gruppo di sordomuti: prima sono venuti alla Madonna del Silenzio, poi sono andati dal Papa. A breve incontrerò anche il Movimento dei sordi cattolici: li ho invitati ad Avezzano. Non dimentichiamo, poi, le numerose e preziose testimonianze di tanti personaggi qui al santuario: giornalisti, uomini e donne dello spettacolo, della cultura, della legalità, oltre a illustri personalità del Clero, naturalmente”.

Quante meraviglie, fra Emiliano, sotto lo sguardo di Maria: per la terza volta, il santuario è pronto a celebrarle?
“Certamente: la prima domenica di agosto ci sarà la festa della Madonna del Silenzio, per il terzo anno consecutivo. Una festa che si aprirà con l’invito a portare una rosa alla Vergine, perché la rosa è il fiore più caro a Maria, poi la Santa Messa, la processione e i momenti di riflessione”.

Una speranza guardando al futuro?
“Che un giorno possa venire ad Avezzano anche Papa Francesco, che tanto ama la Madonna del Silenzio. Del resto, il santuario lo ha voluto lui”.

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Il segreto del riposo

Posté par atempodiblog le 23 juillet 2023

Il segreto del riposo
di Padre Livio Fanzaga
Tratto da: Blog di p. Livio – Direttore di Radio Maria

Medjugorje, il Papa ai giovani: in vacanza con Gesù il cuore è in pace dans Apparizioni mariane e santuari In-vacanza-con-Ges-il-cuore-in-pace

Il segreto del riposo non sta tanto nelle ferie, ma nell’organizzazione della giornata.
Una giornata in cui preghiera e lavoro si alternano, consentono di alzarsi al mattino pieni di creatività.
Finché la Madonna mi concede la salute e la gioia di servirla, vado avanti volentieri.
Una volta ho sognato che Gesù mi ha portato con sé a visitare l’Universo. Ci spostavamo rapidamente con la velocità del pensiero.
Da allora ho pensato che per viaggiare c’è tutta l’eternità.

Il segreto del riposo dans Citazioni, frasi e pensieri Just-like-this-dough-you-can-rise-if-you-rest

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A Cracovia il più grande altare gotico del mondo è dedicato all’Assunta

Posté par atempodiblog le 16 août 2022

A Cracovia il più grande altare gotico del mondo è dedicato all’Assunta
Una monumentale opera in legno particolarmente cara a Giovanni Paolo II
di Wlodzimierz Redzioch – ACI Stampa

A Cracovia il più grande altare gotico del mondo è dedicato all'Assunta dans Articoli di Giornali e News L-altare-maggiore-dedicato-all-Assunzione

Non tutti sanno che il più grande altare gotico si trova in una chiesa a Cracovia: la basilica dell’Assunzione di Maria Vergine.

La chiesa si trova presso la Piazza Grande della storica città sulla Vistola, già capitale della Polonia. La prima chiesa costruita in questo luogo all’inizio del XIII secolo venne distrutta durante le invasioni dei Tartari e sulle sue fondamenta venne edificata in stile gotico l’attuale chiesa che nel corso dei secoli fu modificata secondo gli stili di varie epoche fino all’Art Nouveau.

E in questo scrigno dell’arte si trova un vero gioiello: l’altare di Veit Stoss, conosciuto come altare di Santa Maria (Ołtarz Mariacki). E’ un pentattico, il che significa che si compone di una parte centrale con figure scolpite, una coppia di ali interne mobili e una coppia di ali esterne fisse. Tutte le ali sono decorate con rilievi in legno scolpiti, dipinti e dorati nei quali vengono rappresentati episodi della vita di Cristo e della Vergine. Questo gioiello dell’arte scultorea gotica fu voluto e pagato dai cittadini di Cracovia ed intagliato tra il 1477 e il 1489 dallo scultore tedesco Veit Stoss (in polacco Wit Stwosz), che si trasferì nella città e ivi rimase per i successivi 20 anni.

L’Altare di Veit Stoss è alto circa 13 m e largo 11 quando i pannelli del trittico sono completamente aperti. Le figure, scolpite in modo realistico, sono alte 2,7 m, ciascuna fu intagliata da un tronco d’albero di tiglio. Altre parti dell’altare sono fatte di legno di quercia e il fondale è in legno di larice. Quando sono chiusi, i pannelli mostrano 12 scene della vita di Gesù e Maria.

La scena centrale dell’altare mostra la morte della Madre di Gesù in presenza dei dodici Apostoli. La scena superiore presenta l’Assunzione della Madonna e in cima, già fuori dalla cornice principale, si vede l’incoronazione di Maria, affiancata dalle figure di san Stanislao e di sant’Adalberto.

Va detto che il giorno 15 agosto la Chiesa latina festeggia l’Assunzione di Maria al cielo, mentre quel giorno nella Chiesa ortodossa e nella Chiesa cattolica di rito bizantino si celebra la Dormizione di Maria. L’uso del termine « dormizione » (in latino dormitio) è legato alla dottrina che dice che Maria non sarebbe veramente morta, ma sarebbe soltanto sprofondata in un sonno, dopodiché sarebbe stata assunta in cielo. Anche se, dal punto di vista temporale, Dormizione e Assunzione non sono la stessa cosa, le due ricorrenze liturgiche coincidono. E nello splendido altare di Cracovia si affiancano una sopra l’altra.

Alla Basilica di Santa Maria fu legato in modo particolare, fin dalla sua giovinezza, Karol Wojtyła. Lì pregava spesso quando visitava i suoi parenti in via Floriańska. Negli anni 1952-1958 confessava nella Basilica: il suo confessionale si trovava nella cappella di Nostra Signora della Porta dell’Aurora di Vilnius. Il suo confessionale si trova ancora nella navata sud. Già da Pontefice durante i suoi pellegrinaggi in Polonia, Giovanni Paolo II ha visitato la Basilica tre volte: il 9 giugno 1979, il 13 agosto 1991, il 16 giugno 1999. Durante il suo primo pellegrinaggio in Patria, il Santo Padre pronunciò nella Basilica le parole piene di commozione: “Avrei rimorsi di coscienza se stando a Cracovia non avessi visitato la Basilica di Santa Maria, se non fossi entrato in questo magnifico tempio, di cui è difficile parlare concisamente. C’è tanta bellezza in essa, tanta espressione, tanta atmosfera orante, tanto mistero mariano e tanta raffinatezza! Sono anche lieto che all’ingresso ci si possa inchinare alla Madonna di Częstochowa, incoronata alla fine del pellegrinaggio dell’Arcidiocesi di Cracovia. E da lì, camminando lungo la chiesa, guardare il trittico di Veit Stoss e ammirarlo: questa bellezza gotica che il passato ci ha lasciato nel cuore stesso di Cracovia”.

Oggi tutti coloro che visitano questo tempio mariano di Cracovia possono ammirare il monumentale altare con le scene della Dormizione e dell’Assunzione della Madonna che è stato recentemente sottoposto ad un accurato restauro ed è tornato al suo originale splendore.

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Medjugorje, il Papa ai giovani: in vacanza con Gesù il cuore è in pace

Posté par atempodiblog le 3 août 2022

Medjugorje, il Papa ai giovani: in vacanza con Gesù il cuore è in pace
Francesco ha inviato un messaggio ai partecipanti del Festival della Gioventù iniziato ieri nella cittadina mariana e in programma fino al 6 agosto: seguite Cristo per avere coraggio, compassione e speranza
di Alessandro De Carolis – Radio Vaticana
Tratto da: Radio Maria

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È una questione di direzione la vita. Specie quando si fa dura, tra ingiustizie di oggi e ferite di ieri, aspettative disilluse, è importante “sapere in che direzione andare perché ci sono tanti traguardi ingannevoli che promettono un futuro migliore”, ma certamente c’è una direzione che non delude, quella verso Gesù che assicura a chi lo segue di offrire “ristoro””. Il Papa prende spunto dal versetto del Vangelo di Matteo, che dà il titolo all’incontro, per scrivere alle ragazze e ai ragazzi che da ieri si trovano a Medjugorje per il Festival della Gioventù 2022.

Muoversi con lo stile di Gesù
“Venite e imparate da me”, dice Cristo agli apostoli, ed è “un invito – afferma Francesco – a muoversi, a non restare fermi, congelati e impauriti davanti alla vita, e ad affidarsi a Lui”. “Sembra facile – osserva ancora – ma nei momenti bui viene naturale chiudersi in sé stessi. Gesù invece vuole tirarci fuori, perciò ci dice ‘Vieni’”. Camminare con Lui, scrive ancora il Papa, insegna a non basarsi solo sulle proprie forze, ad assumere il “suo modo di pensare, vedere ed agire”, ad avere dentro coraggio, compassione e speranza.

Il posto più speciale
Nell’affidare a Maria i giovani, Francesco ne ricorda l’appellativo di “Stella del mare”, il “segno di speranza sul mare agitato che – dice – ci guida verso il porto della pace”. In questo momento, “nel cuore dell’estate – conclude – il Signore vi invita ad andare in vacanza con Lui, nel luogo più speciale che c’è: il proprio cuore”.

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In vacanza con lo sguardo rivolto verso il Cielo

Posté par atempodiblog le 1 juillet 2022

In vacanza con lo sguardo rivolto verso il Cielo
di Padre Livio Fanzaga
Tratto da: Blog di p. Livio – Direttore di Radio Maria

In vacanza con lo sguardo rivolto verso il Cielo dans Fede, morale e teologia In-vacanza-con-lo-sguardo-rivolto-verso-il-Cielo

Cari amici,

più volte la Madonna ci ha invitato a utilizzare il tempo delle vacanze estive per ricercare il riposo in Dio.

«Utilizzate bene il tempo di riposo e donate alla vostra anima e ai vostri occhi il riposo in Dio», (25 luglio 2001).

«Cari figli, in questo tempo non pensate solo al riposo del vostro corpo ma, figlioli,
cercate tempo anche per l’anima»,
 (25 luglio 2006).

«Cari figli, in questo tempo in cui pensate al riposo del corpo, io vi invito alla conversione», (25 luglio 2008).

«Cari figli, questo tempo sia per voi tempo di preghiera e di silenzio. Riposate il vostro corpo e il vostro spirito,
che siano nell’amore di Dio», 
(25 luglio 2011).

Le vacanze sono un tempo di riposo che riguarda tutta la persona, non solamente il corpo che certamente necessita di ristoro e di rigenerarsi all’aria aperta.

L’essere umano, però, è una realtà complessa e l’invito della Madonna a ricercare il “riposo in Dio” riguarda la totalità della persona. La preghiera è il vero riposo in Dio: «La preghiera sarà per voi gioia e riposo» aveva detto la Regina della pace il 30 maggio 1985.

Cerchiamo, allora, di applicare al tempo di vacanza questo concetto di preghiera, che vuol dire dedicarsi anche a delle buone e edificanti letture per l’anima, alla partecipazione più assidua alla Santa Messa, alla visita di Santuari di cui la nostra bella Italia è costellata. Nel concetto di riposo e preghiera possiamo allora far rientrare la visita al Santissimo Sacramento da cui scaturisce un momento di adorazione, di colloquio intimo con Gesù Cristo: «io guardo Lui e Lui guarda me» diceva il Santo Curato d’Ars descrivendo il guardare il Tabernacolo in silenzio come uno tra i più alti segni di fede e di preghiera.

Abbiamo sicuramente bisogno di questo tipo di riposo che è un riposo per la mente quotidianamente disturbata dal nervosismo, dalla stanchezza, dal frastuono della routine in cui siamo totalmente immersi.

Vacanze-in-luoghi-con-la-Chiesa dans Medjugorje

Nel periodo delle vacanze approfittiamo, allora, per sollevare la mente, elevarla e rivolgerla a Dio.   
I Padri della Chiesa definivano la preghiera come elevatio mentis in Deum, ovvero momenti di riflessione profonda sul senso della nostra vita.

L’uomo deve necessariamente interrogarsi sul senso della propria vita e nel periodo delle vacanze – lontano dallo stress, dalle fatiche e dagli affanni che disturbano la quiete mentale – trova il tempo e il modo per guardarsi dentro e alzare gli occhi al Cielo.

Vi invito, allora, nel periodo delle vacanze a fissare l’occhio della mente in Dio che è Luce e Verità per prendere coscienza di voi stessi, della vostra situazione spirituale cercando di capire in che punto del cammino siete, su che strada state camminando.

Aprite il cuore lasciando da parte i risentimenti, le paure e le domande angoscianti. Che il tempo delle vacanze e la contemplazione suggestiva del Creato vi riempia il cuore di aspirazione all’Infinito, alla pace, all’immortalità, al bene, alla santità e alla purezza.

Lasciate che la luce della Verità illumini le vostre menti, che l’Amore di Dio riscaldi il vostro cuore, risani, rinvigorisca e fortifichi laddove vi sono le piaghe dell’egoismo e della cattiveria.

Che il ristoro nella preghiera porti nei vostri cuori il desiderio di bontà, di disponibilità, di apertura soprattutto nei confronti degli affetti familiari.

In questi momenti di grazia e di silenzio ascoltate lo Spirito Santo che si esprime attraverso la voce della coscienza che ci indica la strada del bene da percorrere e quella del male da evitare.

Che il periodo di vacanza sia un periodo di introspezione interiore ma con lo sguardo rivolto verso il Cielo.

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S. Bartolomeo, la città ricordi che ha il corpo di un apostolo

Posté par atempodiblog le 24 août 2021

Don Franco Iampietro: “Sentiamo forte il desiderio di far conoscere la figura dell’Apostolo”
S. Bartolomeo, la città ricordi che ha il corpo di un apostolo
di Mariateresa De Lucia – Ottopagine

S. Bartolomeo, la città ricordi che ha il corpo di un apostolo dans Articoli di Giornali e News Basilica-di-san-Bartolomeo

Riscoprire una celebrazione religiosa, una devozione che è segno di identità e fa sentire forte il senso di comunità. Benevento festeggia oggi il suo Santo Patrono, San Bartolomeo. Un culto che andrebbe rilanciato anche secondo Don Franco Iampietro, rettore della Basilica dedicata all’Apostolo che sorge lungo Corso Garibaldi.

“Non c’è molta partecipazione e molti addirittura ignorano che a Benevento, in questa basilica, è conservato il corpo dell’apostolo, un privilegio grande per la città e la diocesi di cui è il Patrono. Non tutti i luoghi, infatti, possono vantare i resti mortali di un apostolo. Ci sono tante reliquie di santi ma gli apostoli erano solo 12 e, come noi, ci sono solo poche altre realtà”. Cita Salerno e Santiago de Compostela Don Franco e prosegue: “San Bartolomeo è un grande apostolo, l’unico di cui Gesù disse ‘in lui non c’è falsità’”. [...]

San-Bartolomeo dans Fede, morale e teologia

“Abbiamo diverse difficoltà a cominciare dal fatto che la basilica si trova in un luogo che è isola pedonale e questo rende un poco difficile la partecipazione e l’accessibilità soprattutto per le persone anziane”, prosegue il Rettore che però aggiunge: “Sentiamo forte il desiderio di far conoscere la figura dell’Apostolo e rilanciare la devozione anche perché abbiamo bisogno di identificarci nei segni della nostra fede e sentirci un’unica comunità che ha per patrono il grande apostolo San Bartolomeo”.

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Preghiera cattolica per la sicurezza nei viaggi

Posté par atempodiblog le 19 juin 2021

Preghiera cattolica per la sicurezza nei viaggi
Chiedete a Dio di starvi accanto e di proteggere il vostro viaggio con questa preghiera
di Philip Kosloski – Aleteia

Preghiera cattolica per la sicurezza nei viaggi dans Fede, morale e teologia viaggiare

Viaggiare implica sempre dei rischi, che si tratti di girare il mondo o semplicemente di alzarsi dal letto la mattina.

Ecco una breve preghiera per la sicurezza nei viaggi, adattata dal Breviario Romano:

O Dio, che hai fatto camminare i Tuoi figli di Israele all’asciutto in mezzo al mare e che hai aperto ai tre saggi la via che portava a Te facendoli guidare da una stella, donaci viaggi rapidi e sicuri, fa’ che il Tuo santo angelo sia sempre con noi e che possiamo giungere felicemente alla nostra destinazione e alla fine al porto della salvezza eterna.

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Nostra Signora di Einsiedeln

Posté par atempodiblog le 26 août 2017

Nostra Signora di Einsiedeln
Tratto da: josemariaescriva.info

Nostra Signora di Einsiedeln dans Apparizioni mariane e santuari Einsiedeln

Il santuario di Einsiedeln si trova nel Cantone di Schwyz, il cui nome ispira quello dell’intera Confederazione Elvetica. Dista circa 40 minuti d’auto da Zurigo. Ha origini antiche, parte della sua storia è giunta fino ai nostri giorni con una carta di Papa Leone VIII dell’anno 948: “Nostro Signore Gesù Cristo ha eretto e consacrato un trono di grazia a Sua Santissima Madre, nel monastero del bosco. Così, Nostro Signore ci ha fatto capire il suo desiderio di onorare questo angolo con la stessa dignità dei Luoghi Santi in cui Egli abitò con sua Santissima Madre. Ci ha fatto capire, di conseguenza, che un pellegrinaggio al Santuario del bosco ombroso, ha tanto valore come quelli che si fanno in Terra Santa. In Suo nome, io oggi annuncio qui un’ indulgenza plenaria per tutti i debiti dovuti ai peccati dei pellegrini”.

Non si hanno dati precisi su quando fu innalzata al trono l’immagine della Vergine nella piccola cappella. La prima fu distrutta da un incendio e immediatamente sostituita da quella che si venera attualmente.

Il santuario divenne presto il centro di attrazione della pietà della Confederazione Elvetica, soprattutto in tempi difficili. San Nicola di Flüe -Bruder Klaus-, patrono della Svizzera, vi si recò spesso dalla solitudine della sua cella a Ranft, per visitare la sua Imperatrice Celeste, come lui la chiamava.

Ugualmente si diffuse anche la consuetudine di renderlo punto di partenza per molti pellegrinaggi in Terra Santa, e anche punto di ritorno per ringraziare la Signora delle grazie ottenute e della protezione durante il viaggio.

Nel 1617 si recuperò la cappella di marmo, conservando, nonostante tutto, la stessa struttura originaria. Si costruirono inoltre un’imponente chiesa barocca e il monastero. Il gioiello più prezioso di tutta quell’opera d’arte è la Gnadenkapelle, la cappella dove si venera la piccola statua di legno nero di Nostra Signora di Einsiedeln. Il 3 maggio 1735, ebbe luogo la Consacrazione della Basilica. Il monastero fu terminato nel 1770.

San Josemaría davanti alla Vergine nera
Nelle sue scorribande per l’Europa San Josemaría si fermò a Einsiedeln molto spesso. Appena si stagliavano le torri del Santuario, dalla macchina recitava già una Salve. Come ricordava Mons. Álvaro del Portillo, che lo accompagnò in quelle visite, “andava solamente a pregare la Santissima Vergine. Era solito trascorrere la notte a Lucerna, e da lì si recava a Einsiedeln, dove ha celebrato la Santa Messa molte volte. In altre occasioni si recava solo per pregare un momento; prima – come sempre – davanti al Santissimo Sacramento; poi andava in quella cappellina dove si venera l’immagine della Vergine. Non so che cosa Le dicesse, ma sono sicuro che era una preghiera molto gradita alla Santissima Vergine, perché procedeva da un figlio buono che amava pazzamente sua Madre. Le esponeva anche le sue intenzioni, perché –lo ripeteva soprattutto nell’ultimo periodo – gli piaceva chiedere tutto quello di cui aveva bisogno ” (Mons. Álvaro del Portillo. Note prese in una riunione familiare, 19-05-1977).

Era solito trattenersi nel famoso caffè delle tre vecchiette, situato nella strada principale del paese. Nella vetrina, un meccanismo di orologeria rappresenta tre anziane, sedute attorno ad un tavolo, che conversano animatamente con armonici movimenti del capo. La proprietaria del locale rimase colpita dalla figura del fondatore dell’Opus Dei. Le era molto simpatico e, dopo la sua salita al Cielo, ebbe per lui una grande devozione.

Uno dei soggiorni di San Josemaría a Einsiedeln ebbe luogo durante nell’estate del 1968. Si trovava nella località di Sant’Ambrogio Olona, al nord d’Italia. Il viaggio durò trentadue ore, comprese l’andata, la sosta e il ritorno. Al rientro, stanco, commentava che il lungo viaggio era valso la pena per vedere la Vergine.

Nel 1969 San Josemaría tornò di nuovo a pregare davanti alla Vergine, chiedendo grazie per la Chiesa e per il Santo Padre, e mettendo nelle mani di Maria tutto quello che portava nel cuore.

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Einsiedeln, il cuore della Svizzera cattolica

Posté par atempodiblog le 25 août 2017

Einsiedeln, il cuore della Svizzera cattolica
di Don Mario Morra SDB – Don Bosco Land

Einsiedeln, il cuore della Svizzera cattolica dans Apparizioni mariane e santuari Einsiedeln

Nel cuore della Svizzera, a 910 metri di altezza, sorge, in un pianoro soleggiato, la città di Einsiedeln (eremo) nel cantone di Schwyz. Einsiedeln è il cuore della Svizzera cattolica e deve tutta la sua rinomanza al Santuario della Madonna degli Eremiti ed al Monastero annesso, il quale risale all’eremita Meinrado, oriundo della Svevia meridionale.

San Meinrado
Gli anni della sua fanciullezza coincidono con gli ultimi anni di vita di Carlo Magno. Fattosi monaco e sacerdote nel monastero di Reichenau, sul Lago di Costanza, per diversi anni regge una scuola presso Benken, sulle rive del lago di Zurigo. Verso l’828 inizia una vita da eremita sul colle di Etzel, dove una cappella lo ricorda ancora. Nell’835 si inoltra nella Foresta Oscura e lì, dove ora sorge il Santuario, consacra e rende feconda quella terra con la sua vita santa e le sue opere. Il 21 gennaio dell’861, dopo una vita di digiuni e di privazioni, è ucciso da due malviventi.
La leggenda racconta che due corvi, che vivevano con lui, si lanciano all’inseguimento dei due assassini ed avvertono con il loro gracchiare la popolazione che li arresta. Per questo sullo stemma del secolo XIII di Einsiedeln sono raffigurati due corvi.
Il corpo di San Meinrado è trasportato e sepolto nel monastero di Reichenau, ma il suo spirito rimane nel bosco dove è vissuto; il luogo della sua vita e la sua cella solitaria rimangono nel cuore e nella devozione della gente del posto.

Il primo Monastero
Su quella terra santificata dal sangue di San Meinrado vengono ben presto a vivere due canonici di Strasburgo, Benno ed Eberhard, i quali raccolgono una prima comunità di eremiti e costruiscono un primo convento benedettino che, con il tempo si sviluppa e diventa una grande Abbazia che invia i suoi monaci a predicare il Vangelo in tutta la Svizzera, fin nella lontana Ungheria.
Cuore del monastero è la Cappella costruita sulla cella di San Meinrado, nella quale si venera la statua della Vergine, ormai annerita dal fumo delle candele, donatagli dalla badessa Ildegarda di Zurigo. Davanti a questa statua San Meinrado passava i giorni e le notti in preghiera ed in meditazione.
Nel 948, il giorno della consacrazione della grande Basilica, viene consacrata anche la piccola Cappella dedicata al SS. Redentore. Siccome però questa Cappella da sempre si chiama “Cappella della Madonna”, nasce la tradizione della “Consacrazione angelica”: è Gesù stesso, assistito dagli Angeli, a consacrarla. Quando San Corrado, vescovo di Costanza, sta per pronunciare le parole della consacrazione, è interrotto da una voce che per tre volte risuona sotto le arcate della Basilica: “Fermati, fratello; Dio stesso ha già consacrato questo edificio”.
Così la Cappella dedicata al Redentore diventa Cappella consacrata dal Redentore e dedicata alla Madonna. Una bolla del Papa conferma il miracolo, e dichiara: “Assolti da ogni colpa e da ogni pena” tutti quelli che visiteranno quel luogo “dopo aver fatto una santa confessione ed aver concepito un salutare pentimento dei propri peccati”.
Il ricordo di questo prodigio è giunto fino a noi attraverso i secoli e si rinnova ogni anno il 14 settembre, con una festa particolarmente solenne, quando la data cade di domenica.

Madonna_nera_di_Einsiedeln dans Viaggi & Vacanze

La Madonna degli Eremiti
La più antica statua della Madonna di Einsiedeln purtroppo non è giunta fino a noi, perché è stata distrutta da un incendio scoppiato nel 1465 proprio nella Cappella della Madonna.
La statua che si venera oggi risale al 1466 e proviene probabilmente dai dintorni del lago di Costanza. È una statua di stile tardo gotico, di nobile fattura, alta 119 cm di legno di tiglio, color rosso fragola e oro. La carnagione della Madonna dapprima era color naturale, ma il fumo delle candele e delle lampade a olio l’ha annerita. Avendo poi subìto altri danneggiamenti durante la Rivoluzione francese, è stata in seguito dipinta di nero. Dalla fine del 1500 poi la si usa vestire con la veste del colore corrispondente al tempo liturgico.

Giovanni Paolo II e la Madonna di Einsiedeln
Il Papa, prima della preghiera dell’Angelus di domenica 29 gennaio 1989, invita i fedeli a recarsi spiritualmente pellegrini alla Madonna degli Eremiti di Einsiedeln, con queste parole: «Cari fratelli e sorelle.

1. Oggi vi invito ad unirvi a me nel rivolgere il nostro sguardo a una immagine della Madre di Dio, che costituisce come il cuore di uno dei più antichi santuari transalpini: l’immagine della “Madonna nera” di Einsiedeln, in Svizzera.
Ricordo con gioia e gratitudine la visita che vi feci nel giugno del 1984, in occasione del viaggio pastorale che mi condusse tra i cattolici svizzeri. Mi sentii allora pellegrino con l’immensa folla di coloro che, giornalmente, attraversato il piazzale del monastero, salgono la scalinata che porta alla chiesa abbaziale per raggiungere la “Cappella delle Grazie”, all’interno di quello splendido tempio barocco.

2. I documenti storici attestano che, a partire dal 1314, fedeli provenienti da tutta la Svizzera e dalle terre vicine, come la Germania e l’Austria, continuano a recarsi in quel luogo benedetto per onorare Maria, per ricorrere a Lei, la Madre di Gesù e madre nostra, in cerca di aiuto e di conforto nelle loro necessità, e per affidare alla sua materna intercessione le loro intime aspirazioni.
È probabile però che la Madonna fosse venerata in quel luogo già prima dell’anno 1314. La “Cappella delle Grazie”, infatti, sorge sul luogo, storicamente sicuro, dove l’eremita benedettino Meinrad (morto nell’anno 861), con l’esempio della sua vita, coronata da una santa morte, aveva acceso e alimentato la luce della fede nella popolazione dei dintorni. Dal suo eremo, detto in tedesco “Einsiedelei”, deriva il nome attuale del luogo: “Einsiedeln”. Quivi, nacque, nell’anno 934, un’abbazia benedettina, ove tuttora i figli di san Benedetto, con la loro costante preghiera e con la loro vita esemplare, mantengono viva la fede attraverso i secoli e la trasmettono intatta alle generazioni future. In tal modo, in quel luogo di preghiera già consacrato al divin Redentore, Maria, sua madre, ha posto la sua sede permanente in mezzo al popolo elvetico ricevendone particolare venerazione sotto il titolo di “Madonna Nera”.

3. Nell’inviare un particolare saluto alla comunità claustrale di Einsiedeln ed agli abitanti del luogo, desidero affidarli, insieme con tutto il popolo svizzero, alla “Madre delle Grazie” di Einsiedeln.

Alla Vergine santa ripeto la preghiera che le rivolsi in occasione della mia visita al santuario: “Madre di Dio e Madre degli uomini, raccomandaci a tuo Figlio, mettici di fronte a tuo Figlio! Egli è il nostro intermediario e il nostro intercessore presso il Padre. Noi ti preghiamo, Madre del nostro Salvatore, intercedi per noi presso tuo Figlio nello splendore dei cieli: affinché la Chiesa che è in Svizzera si confermi nella fede in Cristo…, affinché tutti i popoli e tutti gli uomini possano vivere in libertà e pace…, affinché il regno di Dio e la sua giustizia vengano a noi”».

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Adorare Gesù anche nei mesi estivi

Posté par atempodiblog le 12 juillet 2017

Adorare Gesù anche nei mesi estivi

Gesù disse loro: “Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’”(Mc 6, 31). Durante l’estate la nostra fede non deve andare in vacanza, il Signore è sempre presente nella nostra vita, e attende la nostra preghiera e amicizia.
“Venite in disparte e riposatevi un po’” (Mc 6,31). Questo invito di Gesù risuona adatto per l’estate, quando noi sentiamo il desiderio di vacanza, di rilassarci… e Lui ci invita ad andare alla Sua presenza per ritrovare la Sua forza.

Adorare Gesù anche nei mesi estivi dans Fede, morale e teologia Adorazione_Eucaristica

“Quando arrivo in una nuova città, la prima cosa che chiedo è se c’è una chiesa dove si adora l’Eucarestia. Una volta trovata, non la lascio più. Diventa la calamita della mia giornata. Devo per forza trovare magari solo mezz’ora per stare con Gesù, perché quando incontro l’Amico è per me come respirare aria di montagna, è come salire una vetta e provare le vertigini dell’altezza.

Adorare Gesù è per me come bere acqua di sorgente. E’ restare immobile a contemplare, amando, Colui che ti ama per primo, è riempire il silenzio della Sua Presenza, è stare a guardare e sentirsi guardato. Lui ti conosce, tu Lo conosci; Lui si dona, tu ti doni, Lui ti ama, tu lo ami”. (Dal libro “Davanti a Gesù” di Padre Gianni Fanzolato)

Tratto da: Parrocchia San Giuseppe di Bovolone

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Gesù vorrebbe venire in vacanza con noi

Posté par atempodiblog le 12 juillet 2017

Gesù vorrebbe venire in vacanza con noi
di don Marco Lodovici – Parrocchia San Domenico di Legnano (MI)

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Il tempo dell’estate e delle vacanze è spesso un tempo in cui si ha qualche momento libero in più eppure sembra essere il tempo in cui i Cristiani diventano atei e vanno in vacanza lasciando a casa il Signore. Ho pensato allora di usare questa riflessione per dare qualche suggerimento per rendere fruttuosa la vita spirituale nel tempo estivo.

Anzitutto NON perdiamo la Messa domenicale. Quante volte sento dire: “ho cercato la Chiesa ma non c’era la Messa, l’orario era diverso, non sapevo dov’era la Chiesa…”. Sarebbe interessante chiedersi: se andiamo a vedere un museo o una manifestazione non controlliamo prima con Internet o informandoci per telefono circa l’orario e tutte le informazioni che ci servono? Perché allora per la Messa non possiamo fare la stessa cosa? Oppure a volte non andiamo perché “non è prevista nel viaggio organizzato”. Eppure sono tutti battezzati quelli che partecipano; perché non sappiamo chiedere di andare a Messa dicendo che per noi la Messa domenicale è indispensabile? Sarebbe proprio una bella testimonianza invece continuiamo a far credere che se si può andare va bene ma che comunque possiamo tranquillamente farne a meno.

Cerchiamo un tempo di silenzio e di preghiera. Se partiamo per le vacanze dicendo se ho tempo mi metterò a pregare possiamo stare abbastanza sicuri che il tempo non ci sarà. La preghiera come le altre cose della vita richiedono di essere desiderate, programmate e custodite. Si organizzano le giornate anche di mare e di montagna chiedendosi quale spazio posso lasciare oggi alla mia preghiera?

Leggiamo qualche buon libro di spiritualità. Spesso si va in vacanza portandosi qualcosa di “leggero” da leggere, perché non scegliere un libro che possa arricchire la nostra vita spirituale magari rispondendo a qualche domanda, dubbio o fatica che ho nel cuore?

Fermiamoci a contemplare il creato. Ci sono alcuni posti in montagna o anche in qualche luogo isolato al mare, in mezzo alla natura, all’alba o al tramonto, di fronte ad un cielo stellato in cui se non andiamo di fretta possiamo fermarci a vedere il capolavoro splendido che la mano di Dio ha fatto per noi. Non perdiamo queste occasioni, non passiamo la vacanza consumando o correndo, bruciando le esperienze senza fermarci. Dio è molto più vicino a noi di quello che pensiamo.

Troviamo il tempo per visitare qualche Chiesa, qualche abbazia, qualche luogo dove si vede la storia di fede vissuta negli anni. Mi fa piacere ricevere foto di qualche santuario, di qualche luogo significativo per la vita di un santo, di momenti di fede importanti nel paese dove ci si trova in vacanza. Abbiamo sempre da imparare dalla vita spirituale di tanti nostri fratelli e da secoli di storia di fede.

Infine curiamo l’attenzione alle relazioni. Durante l’anno il lavoro, la vita frenetica a volte non ci permettono di parlare agli altri, a partire dai nostri famigliari guardandoli negli occhi. Spesso riduciamo la comunicazione a quello che serve per “far funzionare la famiglia”. Viviamo questo tempo per riscoprire la gioia dei sentimenti e delle relazioni vere. Dedichiamo tempo ad ascoltare e a parlare, ci accorgeremo che è il tempo usato meglio!

Vi auguro vacanze così!

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768 abitanti e 15 librerie: esiste davvero e si trova in Bretagna

Posté par atempodiblog le 11 septembre 2016

768 abitanti e 15 librerie: esiste davvero e si trova in Bretagna
Fonte: Gli amanti dei Libri

768 abitanti e 15 librerie: esiste davvero e si trova in Bretagna dans Articoli di Giornali e News rue_de_becherel_cite_du_livre

Si chiama Becherèl ed è un paesino appartenente alla Ille-et-Vilaine, nella regione di Bretagna. È stato una fortezza militare che negli anni si è mantenuto in vita grazie al commercio di lino e canapa. Quando il settore tessile subì ondate di depressione, durante gli anni ’80, i piccoli librai del territorio cominciarono a vendere i loro volumi -usati e non, attraverso bancarelle in vari punti del paese.

Fu così che Becherèl divenne la Città del Libro per eccellenza in Francia, presentandosi con un totale di 768 abitanti, e 15 librerie: una ogni 44 cittadini. Il turismo è diventato per Becherèl fonte di guadagno quotidiano, soprattutto grazie agli eventi organizzati ad ogni ricorrenza e, in maniera fissa, il mercato del libro ogni prima domenica del mese.

Tra i più famosi quelli organizzati per la settimana di Pasqua, ed in particolare: La Festa del Libro a Pasqua, Notte del Libro, il secondo sabato del mese di agosto; Lire en Fête, in ottobre. Il piccolo paese risulta, inoltre, esteticamente molto bello perché caratterizzato da colori accesi che contrastano con le strutture di pietra: il paesaggio è suggestivo e la compagnia – di un bel libro- di sicuro non manca… A quando il primo week end libero per un viaggetto?

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Storia delle reliquie di santa Lucia

Posté par atempodiblog le 31 août 2016

Storia delle reliquie di santa Lucia
di don Antonio Niero – Chiesa dei santi Geremia e Lucia, Venezia

Storia delle reliquie di santa Lucia dans Fede, morale e teologia Tomba_di_santa_Lucia

Il corpo di S. Lucia rimase in Siracusa per molti secoli: dalla catacomba, dove fu sepolto, fu poi por­tato nella basilica eretta in suo onore, presso la quale, all’inizio del VI secolo, fu costruito un monastero. Nella minaccia araba per il suo sepolcro nell’878, dopo la conquista islamica della Sicilia, il suo corpo fu nascosto in un luogo segreto. Nel 1039, appena Ma­niace, generale di Bisanzio, riuscì a strappare Siracusa agli Arabi, condusse le reliquie a Costantinopoli, o come preda di guerra o, secondo l’affermazione della Cronaca del doge Andrea Dandolo, su preciso ordine degli imperatori Basilio e Costantino.

Invece secondo la tradizione francese, il corpo della Santa fu levato da Siracusa nel corso del secolo VIII da Feroaldo, duca di Spoleto, dopo la conquista della città che lo recò a Corfinio, donde il vescovo di Metz lo avrebbe trasferito nella sua città episcopale. Indubbiamente qui si sviluppò un culto attorno a codèste reliquie, seb­bene, viene notato giustamente, si tratti di un’altra martire siracusana, di nome Lucia e confusa per omo­nimia con la nostra Santa.

La linea maestra della tra­dizione afferma che il suo corpo fu tolto da Costantinopoli nel 1204 dal doge veneziano Enrico Dandolo, dove lo aveva trovato assieme a quello di S. Agata, ed inviato a Venezia.

Invece secondo una variante, do­cumentata dal codice secentesco, o Cronaca Veniera, della Biblioteca Marciana di Venezia [It. VII, 10 (= 8607) f. 15 v.], esso sarebbe stato portato a Venezia, assieme a quello di S. Agata, nel 1026, sotto il dogado di Pietro Centranico. Non sappiamo l’ori­gine della notizia e se derivi da una fonte anteriore, per quanto un fondato sospetto induca ad un errore meccanico di amanuense, che ha letto 1026 per 1206, cioè gli anni della traslatio ufficiale. E nella Cronaca Veniera lo si accettò, armonizzando il fatto con il doge dell’epoca. Certo è difficile una precisazione sto­rica di codeste reliquie, esente da qualsiasi sospetto, almeno allo stato attuale delle cose; per noi è pru­denza elementare prendere atto della presenza del suo corpo in Venezia sin dal 1204
.
Ma si noti che in Ve­nezia esisteva già una chiesa dedicata alla martire nel 1167 e 1182, come lo provano inequivocabili docu­menti, per cui è probabile che la determinazione di tra­sferire le reliquie nelle lagune sia stata originata dalla necessità di arricchire una chiesa veneziana, come d’al­tronde si verificò per altri casi consimili.

Comunque a Venezia il suo corpo fu collocato nella chiesa di S. Giorgio Maggiore e determinò un flusso di pellegrinaggi, che nel giorno d’ella festa (13 dicembre) assumeva proporzioni impressionanti, nel­l’andirivieni di imbarcazioni. Il 13 dicembre 1279 accaddero tragici fatti. Alcuni pellegrini morirono an­negati in seguito al capovolgimento delle imbarcazio­ni per l’insorgere di un turbine improvviso.

Il Senato, ai fini di evitare ancora consimili doloro­si incidenti, decise che il corpo della Santa fosse por­tato in una chiesa di città. Fu scelta la chiesa di S. Maria Annunziata o della « Nunciata » nell’estremo sestiere di Cannaregio, dove furono poste le preziose reliquie trasferite da S. Giorgio il 18 gennaio 1280 con una solenne processione.

Nel 1313 fu consacrata una nuova chiesa dedicata a S. Lucia, nella quale le reliquie della Santa furono deposte definitivamente.

Nel 1441 papa Eugenio IV dava questa chiesa, che era piccola parrocchia, in commenda alle mo­nache del vicino monastero del Corpus Domini; nel 1478 invece papa Sisto IV, dopo una vivace contesa tra il monastero della Nunciata e la parrocchia, che a volte assunse fasi davvero ridicole, concedeva chiesa e parrocchia alle monache del monastero della Nun­ciata, che avanzavano diritti contro quelle del Corpus Domini sul possesso del corpo della Santa: la lite insorta fra i due monasteri fu risolta in favore di quel­lo della Nunciata, come si è visto: però esso doveva sborsare ogni anno 50 ducati a quello del Corpus Domini.

Nel 1579 passando per il Dominio veneto l’im­peratrice Maria d’Austria, il Senato volle farle omag­gio di una reliquia di S. Lucia. Con l’assistenza del patriarca Trevisan fu levata una piccola porzione di carne dal lato sinistro del corpo della Santa.

Altre reliquie della Santa si trovavano a Siracusa, recate nel 1556 da Eleonora Vega, che le ottenne a Roma dall’ambasciatore di Venezia’ così pure avven­ne per alcuni frammenti di braccio sinistro, recati ivi nel 1656 da Venezia, dal cappuccino Innocenzo da Caltagirone. Reliquie ancora sono possedute a Napoli, Roma, Milano, Verona, Padova, Montegalda di Vi­cenza e a Venezia stessa, nelle chiese di S. Giorgio Maggiore, dei SS. Apostoli, dei Gesuiti, dei Carmini.

All’estero sono documentate a Lisbona nel 1587, con una reliquia ricevuta da Venezia; in chiese del Belgio nel 1676; a Nantes, in Francia, nel 1667. Nel 1728 una parte dell’urna fu donata a papa Benedet­to XIII.

Una nuova chiesa, al posto di quella antica, fu costruita tra il 1609 e il 1611, su schemi palladiani, riecheggiante l’attuale delle Zitelle, con due torri campanarie in facciata.

Per completarla, giravano per la città alcuni inca­ricati dalle monache a raccogliere le offerte dei fedeli con la cassella concessa dal Magistrato della Sanità.

Il 28 luglio del 1806, in seguito alla soppressione napoleonica, chiesa e monastero furono chiusi e le monache si rifugiarono in S. Andrea della Zirada, por­tando con sé le reliquie della Santa. Poco dopo, non potendo rimanere lì per ragioni di spazio, con il con­senso del Ministero del culto ritornavano ancora al­l’antica sede insieme con il corpo di S. Lucia.

Nel 1813 il convento di S. Lucia veniva donato dall’imperatore d’Austria alla b. Maddalena di Ca­nossa, che vi abitò fino al 1846, quando si iniziarono i lavori per la stazione ferroviaria e per la demolizione del convento. Per il momento la chiesa non fu toccata. Invece nel 1860 dovendosi ampliare la stazione fer­roviaria, nella stolida furia distruttiva dell’epoca, fu abbattuta anche la chiesa di 5. Lucia seguendo la triste sorte di tante altre chiese veneziane. Vero è che mi­nacciava rovina, fatiscente ormai di secoli e di umane malizie. Si sarebbe potuto ripararla e risolvere diver­samente le esigenze della stazione ferroviaria. Invece presi accordi con l’Autorità Ecclesiastica, si decise di trasportare il corpo della Santa nella vicina parroc­chiale di S. Geremia. Per la traslazione, avvenuta l’11 luglio 1860, intervenne il patriarca Ramazzotti con tutto il Clero e popolo della città: sette giorni rimase il sacro corpo sull’altar maggiore, poi fu posto su un altare laterale in attesa di costruire la nuova cappella. Tre anni dopo, l’11 luglio 1863, il patriarca Trevi­sanato la inaugurava: essa era stata costruita con il materiale del presbiterio della demolita chiesa di S. Lucia su gusti palladiani. Finalmente per la genero­sità di Mons. Sambo, parroco di quella Chiesa (che nel frattempo venne ad assumere la denominazione « dei Ss. Geremia e Lucia ») su disegno dell’arch. Gaetano Rossi veniva preparato alla Santa un più de­gno altare in broccatello di Verona con fregi di bronzo dorato. Il 15 giugno del 1930 il servo di Dio patriarca La Fontaine lo consacrava e collocava il corpo incor­rotto della Santa nella nuova urna in marmo giallo ambrato, che lo sovrasta. Nel 1955 il patriarca Angelo Roncalli, poi papa Giovanni XXIII, volle che fosse data più condegna importanza alle sacre reliquie, sug­gerendo l’esecuzione di una maschera d’argento, cu­rata dal parroco di allora don Aldo Da Villa.

Infine, nell’anno 1968, per iniziativa del parroco prof. don Aldo Fiorin e la generosità di benefattori, la Cappella e l’Urna sono state completamente restaurate.

E nel suo tempio ancor oggi riposa la Martire, meta venerata di tanti pellegrinaggi, con l’augurio in­ciso nella bianca curva absidale, che si specchia sulle acque del Canal Grande: 

LUCIA
VERGINE DI SIRACUSA
MARTIRE DI CRISTO
IN QUESTO TEMPIO
RIPOSA
ALL’ITALIA AL MONDO
IMPLORI
LUCE  PACE

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