San Giovanni della Croce e la guida spirituale

Posté par atempodiblog le 14 décembre 2019

San Giovanni della Croce e la guida spirituale
Parlando dell’ascesa dell’anima a Dio, in “Fiamma viva d’Amore” e “Salita al Monte Carmelo”, san Giovanni della Croce approfondisce il tema della direzione spirituale. Tutti i suoi consigli partono da un presupposto: è lo Spirito Santo a condurre le anime. Il confessore deve essere solo un umile tramite: saggio, discreto ed esperto. Perciò il santo non esita ad accusare di temerarietà quei direttori inesperti che tengono legate a sé anime che non è compito loro dirigere.
di  don Giorgio Maria Faré (Sacerdote e Carmelitano Scalzo) – La nuova Bussola Quotidiana

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San Giovanni della Croce, vissuto in Spagna tra il 1542 e il 1591, fu, insieme a Santa Teresa di Gesù (Teresa d’Avila), co-fondatore dell’ordine dei Carmelitani Scalzi. Conobbe Santa Teresa nell’anno della propria ordinazione sacerdotale, a soli 25 anni, e subito fu affascinato dalla riforma che la Santa stava già attuando nel ramo femminile, per un ritorno alla regola carmelitana primitiva, priva delle attenuazioni che erano state via via concesse nei secoli.

Decise così di partecipare alla fondazione del primo convento riformato a Duruelo e, nonostante S. Teresa avesse quasi trent’anni più di lui, tra loro si strinse un’amicizia spirituale profonda e fruttuosa tanto che la Santa arrivò a definirlo “padre della sua anima”.

San Giovanni della Croce scrisse diverse opere che gli valsero il titolo di Dottore della Chiesa. Inoltre, i suoi componimenti poetici sono considerati tra i migliori della letteratura spagnola. In due di questi, “Fiamma viva d’Amore” e “Salita al Monte Carmelo”, affrontando il tema dell’ascesa dell’anima a Dio nella vita contemplativa, si dilunga a trattare il tema della direzione spirituale, in particolare mette in guardia da quali siano i rischi di una direzione malfatta. Sebbene qui S. Giovanni tratti espressamente di anime religiose e dei gradi di orazione più elevati,[1] i suoi ammonimenti si possono applicare anche alla direzione spirituale delle anime che seguono la via ordinaria.

Tutti i consigli di S. Giovanni partono dal presupposto che sia Dio a condurre le anime e che il direttore debba essere solo un tramite. Perciò scrive: “Queste persone che guidano le anime ricordino e considerino che il principale agente e guida di queste, non sono loro, bensì lo Spirito Santo, che non tralascia mai di prendersene cura; e che loro sono solo strumenti per indirizzarle alla perfezione per mezzo della fede e legge di Dio, secondo lo spirito che Dio concede a ciascuna di loro. E così tutta la loro preoccupazione non sia nel rendere le anime conformi al loro modo e alla loro condizione, ma nel sapere dove Dio le vuole condurre, e se non lo sanno le lascino andare senza perturbarle”.[2]

Ammonisce le anime: “Conviene all’anima che vuole progredire nel raccoglimento e nella perfezione guardare in quali mani si affida, poiché il discepolo sarà uguale al maestro, così come il figlio al padre”[3]. Pertanto, una guida, “oltre a essere saggia e discreta, è necessario che sia esperta. Poiché per guidare lo spirito, sebbene siano fondamentali la scienza e il discernimento, se non vi è esperienza di ciò che è puro e vero spirito, non sarà possibile condurvi l’anima quando Dio lo concederà, e neppure si potrà capirlo”.[4]

Cosa si intende per esperienza? S. Giovanni definisce inesperti quei direttori che, non conoscendo le vie dello Spirito, obbligano le anime a seguire le vie che loro stessi preferiscono, anziché quelle per le quali Dio le vuole guidare. Le anime, così costrette, “da una parte non progrediscono e dall’altra soffrono inutilmente”.[5] Con questi direttori inesperti S. Giovanni è severissimo. Li paragona ad artisti maldestri che con la loro mano rozza rovinano un volto dipinto delicatamente dalla mano di un artista più capace.[6]

Non li scusa affatto per la loro imperizia e ignoranza, anzi, li accusa di temerarietà, di non voler ammettere la propria incapacità e di voler ostinatamente tenere legate a sé anime che non è compito loro dirigere. “Ed è cosa importante e grave colpa far perdere a un’anima beni inestimabili e a volte lasciarla lacerata a causa di consigli temerari. E così colui che sbaglia per essere temerario dovrebbe sapere, come deve ognuno nel suo officio, che sarà punito in proporzione al danno compiuto. Perché le cose di Dio devono essere trattate con molta attenzione e a occhi aperti, soprattutto in un caso così importante e in una questione così sublime come è quella di queste anime, dove c’è la possibilità di avere un guadagno infinito se si trova la via giusta e una perdita altrettanto infinita se si sbaglia”.[7]

L’invito di S. Giovanni è, sostanzialmente, un invito all’umiltà del confessore, che deve conoscere i propri limiti: “Poiché non tutti sono preparati per tutti i casi e per tutte le mete esistenti nel cammino spirituale, né hanno uno spirito così perfetto da sapere come l’anima deve essere guidata e retta in qualsiasi stato della vita spirituale, nessuno deve credere di possedere tutti i requisiti, né che Dio non voglia condurre più avanti un’anima”.[8] “I maestri spirituali devono, dunque, lasciare libere le anime, anzi sono obbligati a mostrare loro buon viso quando esse volessero cercare qualcosa di meglio. Poiché non sanno per quali sentieri Dio vorrà condurre tali anime, soprattutto quando non provano più gusto per la loro dottrina, il che è segno che non ne hanno più vantaggio, o perché Dio le conduce oltre o per un altro cammino rispetto a quello del maestro, o perché quest’ultimo ha cambiato metodo. E questi maestri glielo devono consigliare, mentre qualsiasi altro comportamento nasce da superbia, presunzione o da qualche altra pretesa”.[9]

Leggendo S. Giovanni della Croce si comprende quanto equilibrio sia richiesto ai direttori. Ad esempio, parlando di anime graziate di comunicazioni mistiche, invita fermamente i confessori a non rivolgere troppo l’attenzione a questi fenomeni, affinché “le anime rifuggano prudentemente da queste manifestazioni soprannaturali”[10] e si radichino nel distacco e nell’umiltà. Tuttavia, spiega che non si deve cadere nell’estremo opposto: “Avendo insistito tanto perché tali fenomeni vengano respinti e i confessori impediscano alle anime di fare discorsi su questo argomento, non si creda che i direttori spirituali debbano mostrare a loro riguardo disgusto, avversione o disprezzo, altrimenti indurrebbero queste anime a chiudersi, così da non avere più il coraggio di manifestarli”.[11] “Piuttosto è opportuno procedere con molta bontà e calma, per incoraggiare tali anime e sollecitarle a parlarne”.[12]

Dotato di talenti naturali ma soprattutto corroborato da una fervente vita di contemplazione e di austera ascesi, mistico egli stesso, S. Giovanni fu una figura eccezionale e resta ai tempi nostri un fondamentale riferimento per tutti coloro che desiderano percorrere la via della santità.


[1] “Del resto, mio scopo principale non è rivolgermi a tutti, ma solo ad alcune persone della nostra santa religione del primitivo Ordine del Monte Carmelo, sia frati che monache, che mi hanno chiesto di farlo” (Salita al Monte Carmelo, prologo, n. 9).
[2] Fiamma viva d’Amore, 46.
[3] Fiamma, 30.
[4] Fiamma, 30.
[5] Fiamma, 53.
[6] Cfr. Fiamma, 42.
[7] Fiamma, 56.
[8] Fiamma, 57.
[9] Fiamma, 61.
[10] Salita al Monte Carmelo, cap. 19, n. 14.
[11] Salita, cap. 22, n. 19.
[12] Salita, cap. 22, n. 19.

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Solo da un’intima comunione con Gesù scaturisce l’azione apostolica autentica, efficace, vera.

Posté par atempodiblog le 14 décembre 2016

“Solo da un’intima comunione con Te scaturisce l’azione apostolica autentica, efficace, vera”.

San Giovanni Paolo II

Solo da un’intima comunione con Gesù scaturisce l’azione apostolica autentica, efficace, vera. dans Citazioni, frasi e pensieri San-Giovanni-della-Croce

Quelli che sono molto attivi e che pensano di abbracciare il mondo con le loro prediche e con le loro opere esteriori ricordino che sarebbero di maggior profitto per la Chiesa e molto più accetti a Dio, senza parlare del buon esempio che darebbero, se spendessero almeno metà del tempo nello starsene con Lui in orazione, anche se fossero giunti ad un’orazione alta.

Certamente allora con minor fatica otterrebbero più con un’opera che con mille per il merito della loro orazione e per le forze spirituali acquistate in essa, altrimenti tutto si ridurrà a dare vanamente colpi di martello e a fare poco più che niente, talvolta anzi niente e anche danno.

Dio non voglia che il sale diventi insipido, poiché allora quantunque sembri che produca all’esterno qualche effetto buono, di fatto non fa niente, essendo certo che le buone opere non si possono fare se non in virtù di Dio.

San Giovanni della Croce

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Le rivelazioni non di rado si realizzano in un modo molto diverso dalle nostre aspettative

Posté par atempodiblog le 7 juillet 2013

 Le rivelazioni non di rado si realizzano in un modo molto diverso dalle nostre aspettative dans Beato Michele Sopocko Padre-Sopocko-e-Faustina

[…] Scopro che Santa Faustina è stata proclamata cofondatrice della sua Congregazione, il cui inizio risaliva a mezzo secolo prima. La cosa mi meraviglia non poco perché, secondo la testimonianza del Diario, Gesù le aveva preannunciato che avrebbe lasciato l’attuale Congregazione per fondarne una nuova, di cui le aveva dettato la Regola che avrebbe dovuto ispirarla.
Questa profezia non si avverò mai, anche se poi la nuova Congregazione nacque davvero, per iniziativa di don Sopocko, direttore spirituale di suor Faustina, quando la santa si trovava nel convento di Vilnius in Lituania.
Mi aveva sempre colpito l’inadempienza di questa profezia e mi aveva fatto riflettere sugli insegnamenti di San Giovanni della Croce al riguardo. Il Dottore mistico nella Salita al monte Carmelo invita alla cautele per quanto riguarda le rivelazioni, che non di rado si realizzano in un modo molto diverso dalle nostre aspettative.
Qui in effetti non si tratta di una profezia non realizzata, ma di un agire divino che attua la sua parola andando molto oltre le nostre prospettive. Infatti ora Santa Faustina non è considerata fondatrice di una sola congregazione, ma di due: quella in cui è entrata e quella in cui ha concluso il suo pellegrinaggio terreno, e quella che lei ha progettato e di cui Gesù le ha dato i princìpi ispiratori. Il mio pensiero va spontaneo ai dieci segreti di Medjugorje e mi chiedo se Dio si divertirà ancora un a volta a scompigliare le nostre anguste vedute.

Tratto da: Pellegrino a quattro ruote — Padre Livio Fanzaga

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L’unico fenomeno mistico che il Diavolo non riesce a imitare

Posté par atempodiblog le 7 juillet 2013

L’unico fenomeno mistico che il Diavolo non riesce a imitare
di Padre Livio Fanzaga

L’unico fenomeno mistico che il Diavolo non riesce a imitare dans Anticristo Padre-Livio

In merito al discernimento degli spiriti e dei segni, bisogna sempre tener presente un insegnamento che ricaviamo da san Giovanni della Croce, nella Salita al monte Carmelo. Questo dottore della Chiesa conduce un attento esame di tutti i fenomeni mistici e arriva a dire che tutti possono essere imitati da Satana – che, in quanto imitatore è detto anche la “scimmia” di Dio –, tutti tranne uno: l’unico fenomeno mistico che il Diavolo non riesce a imitare sono i tocchi dello Spirito Santo sulla punta dell’anima, sono i tocchi divini, sono i baci d’amore interiori, fenomeno mistico così profondo che il Maligno non riesce a riprodurlo. Però ricordiamo che tutti gli altri fenomeni mistici posso essere perfette imitazioni diaboliche.

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Comprendere e amare

Posté par atempodiblog le 14 juillet 2012

Comprendere e amare
San Josemaría Escrivá de Balaguer
Tratto da: josemariaescriva.info

Comprendere e amare dans Citazioni, frasi e pensieri Josemar-a-Escriv-de-Balaguer

Differenze che uniscono
Ciascuno di noi ha il suo temperamento, i suoi gusti personali, il suo carattere – un caratteraccio, a volte -, i suoi difetti. Ognuno ha anche i lati piacevoli della sua personalità, e per questo – e per molte altre ragioni – gli si può voler bene. La convivenza è possibile quando tutti si sforzano di correggere i propri difetti e cercano di passar sopra alle manchevolezza degli altri; quando cioè vi è amore, che supera e annulla tutto quanto potrebbe falsamente sembrare motivo di separazione e di divergenza. Se invece si drammatizzano i piccoli contrasti e ci si comincia a rinfacciare mutuamente i difetti e gli sbagli, la pace è finita e si corre il pericolo di far morire l’affetto. (Colloqui, 108)

L’aspetto positivo
Un discepolo di Cristo non tratterà mai male nessuno: chiamerà errore l’errore, ma correggerà con affetto chi sta sbagliando: altrimenti, non potrà aiutare, non potrà santificare. Bisogna saper vivere con gli altri, bisogna capire, bisogna scusare, bisogna esercitare la fraternità; e, secondo il consiglio di san Giovanni della Croce, in ogni istante bisogna mettere amore dove non c’è amore, per raccogliere amore, anche nelle circostanze apparentemente insignificanti offerte dal lavoro professionale e dalle relazioni famigliari e sociali. Pertanto, tu e io metteremo a frutto anche le occasioni più banali che ci si presentano, per santificarle, per santificarci e per santificare coloro che condividono i nostri stessi impegni quotidiani, sentendo nella nostra vita il peso dolce e attraente della corredenzione. (Amici di Dio, 9)

Sarai buono solo se saprai vedere le cose buone e le virtù degli altri. — Pertanto, se devi correggere, fallo con carità, nel momento opportuno, senza umiliare… e con la disposizione di imparare e di migliorare tu stesso in ciò che correggi. (Forgia, 455)

Siate persuasi che il cristiano, se davvero vuole agire con rettitudine, al cospetto di Dio e al cospetto degli uomini, ha bisogno di tutte le virtù, almeno in potenza. Qualcuno mi domanderà: «Padre, e le mie debolezze?». Ecco la risposta: «Quando un medico è malato, smette forse di curare, anche se è afflitto da una malattia cronica? La sua malattia gli impedirà forse di prescrivere ad altri malati la medicina opportuna? Certamente no: per curare, gli basta possedere la scienza adeguata e metterla in pratica, con lo stesso interesse con cui combatte la propria infermità». (Amici di Dio, 161)

Affetto sincero
Amare da cristiani significa volere voler bene, decidersi in Cristo a cercare il bene delle anime senza discriminazioni di sorta. (Amici di Dio, 231)

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L’orgoglio spirituale

Posté par atempodiblog le 8 août 2011

L'orgoglio spirituale dans Fede, morale e teologia Orgoglio-spirituale

[…] Quando l’amore egoistico la vince sulla carità, si originano quattro peccati fondamentali: l’orgoglio spirituale, l’avarizia spirituale, la golosità spirituale, la lussuria spirituale. […]

L’originalità di questo autore (*) sta nell’analisi dell’orgoglio spirituale, che è la caratteristica dei falsi mistici: « Costoro - scrive Ruysbroeck - sono abbarbicati alla propria volontà, e si attaccano con un tale ardore e una tale passione a ciò che desiderano e quasi pretendendo con insistenza da Dio, che frequentemente vanno fuori strada e alcuni cadono perfino in possesso del demonio”.

E’ un’osservazione quanto mai attuale: anche oggi alcuni pseudo-mistici conducono dei gruppi di preghiera e deragliano per orgoglio spirituale: pretendono di imporre a Dio la propria volontà, esigono la concessione di particolari doni, cadendo nella presunzione e nella gola spirituale.

Henrich de Herp (morto nel 1477), discepolo di Ruysbroeck, sviluppa il tema dei pericoli derivanti dall’orgoglio spirituale. Esso nasce in alcuni per l’abuso che fanno dei doni di Dio, che non rendono immuni dal peccato: si può anche farne cattivo uso e non manca l’esperienza concreta di persone che hanno cominciato con Dio ed hanno finito col demonio. “Avendo alcuni mistici ricevuto qualche grazia sensibile, qualche dolcezza spirituale o qualche visione, essi cadono nell’orgoglio della compiacenza di se stessi e nella vanagloria, pensando di essere qualcosa, benché in verità siano solo dei nulla”.

Atteggiamenti del genere sono tutt’altro che rari anche oggi: si può parlare di vera e propria epidemia di avarizia spirituale (voler avere per se stessi doni spirituali particolari), di gola spirituale (desiderio di doni e carismi straordinari), di lussuria spirituale (ritenersi dei prediletti, progrediti nella santità). Fra color che hanno iniziato un cammino di conversione, satana agisce con questo tipo di inganni, ai quali occorre reagire con una cura di rinuncia allo straordinario, di nascondimento, di schietta umiltà, evitando di rendere noti gli eventuali doni straordinari di Dio, a meno che Dio stesso imponga di riferirli a coloro che ci guidano, per il bene della Chiesa.

Mistico spagnolo carmelitano, san Giovanni della Croce (1542-1591) in la Notte Oscura, il suo capolavoro, dispone il cammino di purificazione dei principianti nella vita spirituale secondo lo schema della lotta contro i sette vizi capitali. Egli unifica orgoglio e vanità (come ancora oggi si tende a considerare, mentre sarebbe bene recuperare la distinzione di san Gregorio Magno), ed osserva che i principianti nel cammino spirituale trovano nel loro stesso fervore una segreta occasione di compiacenza in se stessi e una spinta alla vanità, perché ricercano in diverse maniere la stima degli altri, specialmente quella dei loro confessori e direttori spirituali.

San Francesco di Sales (1567-1622), con il sapiente equilibrio che lo caratterizza, è del parere che l’orgoglio sia la prima e più forte tentazione di chi si accinge al cammino spirituale. Ma fa notare che non è male in sé considerare le grandi cose che l’Onnipotente opera in noi – in fondo lo ha fatto anche la Vergine Maria: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”- purché il fine sia quello di glorificare Dio, senza cedere alla vanità e alla compiacenza di sé: impresa ardua, certamente. Tuttavia, afferma il santo, “conoscere l’eccellenza e la dignità della propria anima, rimanendo nei limiti di una santa e amorosa riconoscenza verso di Dio, è il miglior mezzo di non avvilirla e non disprezzarla”.

Grande maestro spirituale, dettagliato ed efficace, è Louis de Lallemant (1578-1635), che sul tema dell’orgoglio conduce un’analisi vigorosa nel pensiero e nello stile. Tra i nostri vizi, l’orgoglio è il più nascosto, il più radicato, quello che ha le più frequenti occasioni di manifestarsi: “In un giorno – egli osserva con una punta di pia esagerazione – noi facciamo più di cento atti di orgoglio”.  Tuttavia, altro è l’orgoglio di chi, vivendo nel mondo, mira a fare fortuna e nella carriera e a conseguire beni materiali, altro è l’orgoglio dei religiosi, che si attaccano, come angeli ribelli, alla loro eccellenza personale e ai beni interiori (nel senso della golosità spirituale). Come la lussuria inquina il cuore, l’orgoglio acceca particolarmente l’anima: si può fare tutto, anche le azioni più sante, per il fine disordinato della propria reputazione. Perciò Dio, che pesa ogni cuore e vede quanto siamo orgogliosi, a volte ritira le sue grazie, soprattutto quelle che per noi sarebbero occasione di diventare più superbi. […]

(*) Jan Ruysbroeck

di Padre Livio Fanzaga – I vizi capitali e le contrapposte virtù

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La ricerca dello straordinario

Posté par atempodiblog le 25 août 2010

La ricerca dello straordinario dans Fede, morale e teologia Padre-Livio

C’è un altro aspetto della gola spirituale che vale la pena di mettere in evidenza, in quanto oggi ha assunto una notevole rilevanza: la ricerca dello straordinario, per cui molte persone affermano di essere protagonisti e destinatari di visioni, apparizioni, rivelazioni, grazie speciali, locuzioni interiori. Questi fenomeni straordinari possono anche essere in sé positivi, ma la ricerca di queste cose non lo è. Il rifiuto della via ordinaria della fede – che comporta il sacrificio, la fedeltà, la perseveranza, l’obbedienza alla volontà di Dio – , il rifiuto della via della croce e di quella che San Giovanni della Croce chiama “la lotta oscura della fede”, il rifiuto della strada, di cui Cristo ci ha detto: “Chi vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16,24), per cercare altre vie più gratificanti, per cercare i segni di una presunta predilizione di Dio, come se avessimo bisogno di emozioni spirituali straordinarie o di “messaggi” particolari, e non ci bastasse la morte di Cristo a testimoniare che Dio ci ama: questa è la gola spirituale, è l’ennesimo tranello del maligno, l’ennesimo raggiro con cui egli ci discosta dalla via maestra del rinnegamento di sé, che consiste nel prendere la propria croce e seguire Cristo.

Se è pericolosa la gola sul piano fisico, in una società come quella di oggi opulente, sazia e indifferente a chi ha fame, capace di distruggersi con l’alcool, con la droga, con i piaceri della tavola da cui dipendono tante malattie, tuttavia, per quelli che fanno il cammino spirituale non è meno pericoloso il vizio della gola spirituale. Troppi perseguono la ricerca dello straordinario, troppi rifiutano il nascondimento, l’umiltà, la via ordinaria della fede, quella via in cui Cristo ci chiede di credere senza pretendere i segni che egli ci ama, e di far consistere la santità nel compiere la volontà di Dio. Molti vengono ingannati perché, spinti dalla gola spirituale, inseguono fatti, messaggi, fenomeni straordinari, e il maligno non solo li distoglie dalla via della croce, ma purtroppo li irretisce in esperienze dubbie e discutibili dal punto di vista cristiano.

Se Dio ci ha fatto la grazia di uscire vittoriosi dal vizio della gola e di mettere alla base della nostra vita spirituale la sobrietà, la temperanza e perfino il digiuno, ricordiamo che molto più necessaria, molto più meritoria, come spiega San Giovanni della Croce, per arrivare in cima al monte Carmelo, che è il monte della contemplazione, è la vittoria sulla gola spirituale: perché la ricerca delle emozioni, sensazioni, consolazioni alla fin fine denuncia che non siamo ancora entrati nella logica vera del cammino spirituale. Si serve Dio nell’umiltà, nel nascondimento, nell’abbandono, sotto il peso della croce, anche senza nessuna consolazione, se non quella della tua coscienza che ti dice: “bravo, servo buono e fedele, hai fatto quello che dovevi, ma resti un servo inutile” (cfr Mt 25,21 e Lc 17,10).
Chi è capace di provare gioia in questa logica ha vinto il suo combattimento nei confronti della gola spirituale.

Tratto da: Padre Livio Fanzaga, “I Vizi Capitali e Le Contrapposte Virtù”, ed. Sugarco 

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Il silenzio è…

Posté par atempodiblog le 9 juillet 2009

Il silenzio è... dans Riflessioni silenzioy

Quando non rispondi alle offese,
quando non reclami i tuoi diritti,
quando lasci a Dio la difesa del tuo onore…
IL SILENZIO E’ MITEZZA.

Quando non riveli le colpe dei fratelli,
quando perdoni senza indagare nel passato,
quando non condanni, ma intercedi nell’intimo…
IL SILENZIO E’ MISERICORDIA.

Quando soffri senza lamentarti,
quando non cerchi consolazione dagli uomini,
quando non intervieni,
ma attendi che il seme germogli lentamente…
IL SILENZIO E’ PAZIENZA.

Quando taci per lasciare emergere i fratelli,
quando celi nel riserbo i doni di Dio,
quando lasci che il tuo agire sia interpretato male,
quando lasci agli altri la gloria dell’impresa…
IL SILENZIO E’ UMILTA’.

Quando taci, perché è Lui che agisce,
quando rinunci ai suoni,
alle voci del mondo per stare alla Sua presenza,
quando non cerchi comprensione,
perché ti basta essere conosciuto da Lui…
IL SILENZIO E’ FEDE.

Quando abbracci la Croce senza chiedere:
“Perché?…”
IL SILENZIO E’ ADORAZIONE.

di San Giovanni della Croce

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Umiltà

Posté par atempodiblog le 14 novembre 2007

Umiltà dans Citazioni, frasi e pensieri diddlmania_428

Per innamorarsene, Dio non posa lo sguardo sulla grandezza dell’anima, ma sulla grandezza della sua umiltà.

San Giovanni della Croce

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Introdurre l’amore

Posté par atempodiblog le 20 septembre 2007

Introdurre l'amore dans Citazioni, frasi e pensieri diddlmania_078

Dove non c’è l’amore, tu devi introdurre l’amore e troverai l’amore.

San Giovanni della Croce

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