Un piccolo vuoto interiore

Posté par atempodiblog le 26 septembre 2023

Un piccolo vuoto interiore

Un piccolo vuoto interiore dans Anticristo Il-segno-di-Medjugorje-illuminer-il-mondo

“Voglio mettervi in guardia perché in questo tempo Satana vi tenta e vi cerca. A Satana è sufficiente un vostro piccolo vuoto interiore per poter operare dentro di voi. Perciò, come vostra Madre, io vi invito a pregare. Che la vostra arma sia la preghiera. Con la preghiera del cuore vincerete Satana. Come Mamma vi invito a pregare per i giovani di tutto il mondo”. (Messaggio della Regina della Pace di Medjugorje del 5 settembre 1988)

Divisore dans San Francesco di Sales

Vigilare costantemente alle porte del cuore
Tratto da: La Gloria di Maria nell’annuncio dei segreti. Il segno di Medjugorje illuminerà il mondo, di Padre Livio Fanzaga. SUGARCO EDIZIONI

Caro amico,
il cuore umano è un terreno di conquista. Dio lo ha creato per stabilire con te un’intima amicizia che duri per sempre.
Satana, il Serpente antico, per odio contro Dio, cerca con ogni mezzo di trovare un vuoto per insinuarsi e per seminare i suoi veleni mortali. Devi vigilare costantemente alle porte del cuore perché non entri il male con tutte le sue proliferazioni e depravazioni.
Oggi, in modo particolare, il male è una palude limacciosa che ti risucchia attraverso ciò che gli uomini sono, dicono e fanno. Devi perciò essere vigilante perché il più delle volte il nemico si presenta seducente e colorato di bene. Devi essere deciso nel respingerlo senza tentennamenti, soprattutto devi dare spazio a tutto ciò che è vero, buono e giusto. Devi alimentarti di cibo spirituale sano se non vuoi che l’anima si ammali e perda il suo splendore di grazia. Devi scegliere le persone da frequentare, i luoghi dove andare, le letture da fare e i mass media da usare.
Il falsario regna e tesse la sua ragnatela, in modo da scardinare più cuori possibili e imporre ad essi la sua tirannia.
Vinci se non gli dai nessun vantaggio e non ti metti nell’occasione di essere tentato.

Divisore dans San Francesco di Sales

Mala praznina – Piccolo vuoto
Tratto da: Blog di p. Livio – Direttore di Radio Maria

Caro padre Livio.
Io sono nato in Slovenia e parlo molto bene la lingua serbo croata. La “mala praznina” significa la stessa cosa in lingua slovena. Se Maria ha detto “mala praznina” questo non significa “piccola fessura”. “Praznina” e là dove manca qualche cosa.
Quando ti muore per esempio la madre si crea un vuoto nella tua vita, una “praznina”. Quando Cristo scacciò gli spiriti maligni dall’uomo, c’era poi il vuoto (una “praznina”) nell’uomo.
Se quella persona non ha riempito questa “praznina” con lo spirito di Dio, il maligno ritorna e riempie questa “praznina”.
La vita senza Dio crea una “praznina” nella vita. Una vita non completamente riempita da Dio forse crea una “mala praznina” (piccolo vuoto) che basta per il demonio di entrare nella vita.
Ti ascolto sempre e sono molto grato per le tue parole ogni giorno.
Grazie.
Ivan dalla Slovenia

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Vogliono la fine del mondo? Signore, liberaci dal male

Posté par atempodiblog le 25 février 2022

Vogliono la fine del mondo? Signore, liberaci dal male
Di fronte alla violenza prepotente della guerra, alle popolazioni attonite di tutto il mondo non resta che pregare e aiutare chi soffre. C’è paura e sbigottimento per la follia di un conflitto che può diventare molto più grande. Non possiamo restare indifferenti
di Sergio Centofanti – Vatican News

Vogliono la fine del mondo? Signore, liberaci dal male dans Anticristo Regina-della-Pace-prega-per-noi

Non ci resta che pregare. Di fronte alla violenza inaudita e prepotente della guerra, di fronte agli incubi di un conflitto più grande e devastante, di fronte alla follia e alla irrazionalità che fanno tremare il mondo, non ci resta che invocare Dio. L’umanità intera è in preda all’angoscia per le notizie che vengono dall’Ucraina. C’è incredulità, paura, sbigottimento. C’è chi parla di segni apocalittici: la pandemia, gli sconvolgimenti del clima, la guerra. C’è chi ricorda come iniziò la seconda guerra mondiale: l’Anschluss, i Sudeti, la Polonia. Che possiamo fare di fronte al mistero grande dell’iniquità? Soltanto alzare gli occhi al cielo e pregare.

Possiamo aiutare chi soffre. Le Caritas sono in prima linea. Possiamo pensare ai bambini, alle mamme, ai papà, ai nonni, agli uomini e alle donne della terra ucraina, che adesso è così vicina a noi. Chiedono aiuto, solidarietà. Siamo sconvolti con loro, atterriti. Oggi soffrono loro, domani chissà. Non possiamo restare indifferenti. Sono nostri fratelli e nostre sorelle.

Cosa si vuole occupare? Cosa si vuole distruggere? Che armi saranno usate? Altri Paesi saranno attaccati? Con quali stupide e false giustificazioni? Non vogliamo credere che ci sia qualcuno così pazzo da rischiare di devastare il mondo per aggiungere un po’ di potere al suo potere. Il potere di questo mondo passa presto. E poi verrà il giudizio di Dio. Ma la storia ci insegna che in questi casi, spesso, arriva prima il giudizio umano.

I soldati vanno alla guerra. Obbediscono. Ammazzano e sono ammazzati. Per un pezzo di terra che fa gola a qualche potente. Qualcuno rifiuterà l’ordine di uccidere degli innocenti? Qualcuno si ribellerà al comando di compiere un bombardamento indiscriminato e atroce? O saranno tutti fieri di schiacciare i più deboli? Giganti orgogliosi nel calpestare i più piccoli.

Di fronte a questi eventi ci si sente inermi, senza parole. Non ci resta che pregare. E aiutare, ognuno come può. Tutti dobbiamo pregare. Alzando la nostra debole voce verso Dio. Anche quelli che pensano di essere atei possono pregare. Basta un pensiero. Il Creatore ascolta il grido di tutte le sue creature. Dobbiamo essere tutti uniti adesso, dimenticando ogni divisione, ogni contrasto, ogni rancore, per poter dire insieme: Signore, liberaci dal male.

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Pensiero spirituale sulla preghiera per la pace nel mondo

Posté par atempodiblog le 24 février 2022

Uno sguardo di fede sull’attualità
Pensiero spirituale sulla preghiera per la pace nel mondo
Tratto da: La lettura cristiana della cronaca e della storia di Padre Livio Fanzaga

Pensiero spirituale sulla preghiera per la pace nel mondo dans Anticristo Ges-nostra-unica-speranza

Cari amici,

la notizia che temevamo è diventata una realtà: Putin ha dato ordine di invadere l’Ucraina.

Papa Francesco ha ammesso di provare un grande dolore per questa situazione che porta alla follia della guerra e ha invocato la Regina della pace dicendo: «La Regina della pace preservi il mondo dalla follia della guerra» e ha invitato soprattutto i credenti a dedicare la prima giornata di Quaresima alla preghiera e al digiuno per la pace.
È chiaro che queste parole sono particolarmente significative in quanto riecheggiano quanto la Madonna in tutti questi anni ci ha raccomandato.

La Madonna anche nel messaggio del 25 marzo 2021 (giorno dell’Annunciazione) ha ribadito che Lei è qui come Regina della pace perché satana vuole l’odio e la guerra. Questa è la nostra speranza, questa è la nostra gioia, questa è la nostra certezza!

In questi anni di pandemia la Madonna è intervenuta dodici volte per dirci che satana vuole l’odio e la guerra. In particolare vuole distruggere le nostre vite e il pianeta sul quale viviamo.

La Madonna è già intervenuta nel 1991, quando crollò Unione Sovietica ed era latente il pericolo di una conflagrazione mondiale che Lei stessa sventò. La stessa cosa fece nel 1984, quando l’Europa venne minacciata da un attacco nucleare da parte dell’Unione Sovietica ma il 13 maggio, quando le forze del Patto di Varsavia si apprestavano a dare l’assalto all’Europa occidentale e meridionale, all’ultimo istante un imprevisto fa saltare i piani dello stato maggiore sovietico: un deposito strategico di armi e missili destinati alla Flotta dell’Artico, che avrebbe dovuto tagliare la strada ai rifornimenti dall’America del Nord all’Europa aggredita da Mosca, esplose rovinosamente e l’operazione fu annullata.

Spesso sottovalutiamo l’intervento del Cielo. La potenza di Dio è illimitata. Arriva a compiere miracoli, come ha fatto fino ad ora preservando il mondo dalla distruzione che satana brama e persegue in tutti i modi.

Abbiamo questa grande grazia della presenza di Maria. Non dobbiamo dimenticare quello che la Madonna ha detto in più occasioni, ovvero che molti l’hanno accolta ma un numero enorme neanche la prende in considerazione.

Siamo ovviamente tutti molto ansiosi di sapere che cosa dirà la Regina della pace domani nel messaggio a Marija. Non aspettiamoci chissà quali novità o rivelazioni, ci basti la sua presenza e il fatto che Lei venga ogni giorno sulla terra a pregare con noi.

Con la preghiera e il digiuno si possono fermare anche le guerre peggiori.

Quando la Madonna dice che “satana regna” si riferisce al fatto che proprio la governance internazionale è in una prospettiva che a satana piace molto perché si contendono il dominio, il potere, l’egemonia sul mondo. La Madonna conosce bene le follie umane.
Dio è sempre intervenuto nella storia della salvezza e con il suo popolo di persone umili e semplici che sanno pazientare, sopportare, pregare e amare, preparerà il suo futuro.

Raccomando a tutti di entrare in una prospettiva nuova, alla luce del fatto che durante la pandemia non ci siamo messi in allarme per quanto riguarda la nostra situazione esistenziale in rapporto a Dio. Ci siamo affidati alla scienza. Le preghiere sono state poche o nulle. Il mondo ha continuato la sua deriva sulla via dell’apostasia rifiutando la fede e la Croce.
Con l’incombere di questa calamità gravissima sul mondo, l’umanità rischia di distruggere se stessa in pochi minuti perché nei cuori c’è l’odio accecante e porta sempre a soluzioni inimmaginabili, come il ricorso all’uso di armi atomiche.
Nel tempo delle apparizioni a Medjugorje abbiamo rischiato due volte un’ecatombe nucleare non casuale, ma voluta. Nel 1984 e nel 1991. La Madonna è in grado di fermare una deriva che satana persegue in tutti i modi.

Pur comprendendo l’apprensione e il senso di angoscia umano che ci accomuna in questo  momento, vi esorto a non perdere di vista il punto di riferimento fondamentale dei nostri tempi, ovvero la presenza della Madonna e soprattutto le parole che lei stessa ci ha detto, cioè che con la preghiera e il digiuno possiamo fermare le guerre per quanto violente esse siano.

Facciamo nostre le parole del Santo Padre e le nostre intenzioni di preghiera siano di richiesta di Sua intercessione per la pace:
La Regina della pace preservi il mondo dalla follia della guerra.

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Il particolare ruolo che Dio ha assegnato a Maria Vergine negli ultimi tempi

Posté par atempodiblog le 25 novembre 2021

Escatologia e apparizioni mariane
Il particolare ruolo che Dio ha assegnato a Maria Vergine negli ultimi tempi
Tratto da: Il tempo dei segreti. A Medjugorje la Madonna ha deciso di cambiare il mondo. Di Padre Livio Fanzaga con Diego Manetti. Ed. PIEMME

Il particolare ruolo che Dio ha assegnato a Maria Vergine negli ultimi tempi dans Anticristo UKEM8201

[…] veniamo ora al rapporto tra storia della salvezza e apparizioni mariane, in particolare quelle moderne, per introdurre le quali prendo lo spunto da quanto scrive il Montfort nel suo già citato Trattato:

«Maria ha prodotto, con lo Spirito Santo, la cosa più grande che vi sia stata e vi sarà mai, che è un Dio-Uomo, e produrrà di conseguenza le cose più grandi che vi saranno negli ultimi tempi. La formazione e l’educazione dei grandi santi che vi saranno verso la fine del mondo è riservata a Lei» (n.35);

«Maria deve essere terribile al diavolo e ai suoi seguaci come un esercito schierato in battaglia, specialmente in questi ultimi tempi, poiché il
diavolo, ben sapendo che gli rimane poco tempo, e molto meno che mai, per perdere le anime, raddoppia ogni giorno i suoi sforzi e i suoi combattimenti; susciterà presto crudeli persecuzioni e tenderà terribili insidie ai servi fedeli e ai veri figli di Maria, che egli vince più difficilmente degli altri (n.50);

«Ma il potere di Maria su tutti i diavoli risplenderà particolarmente negli ultimi tempi, quando satana tenderà insidie al suo calcagno, cioè ai suoi umili schiavi e ai suoi figli poveri che Ella susciterà per fargli guerra» (n.54).

Da queste citazioni si evince chiaramente il particolare ruolo che, secondo il Montfort, Dio ha assegnato a Maria Vergine negli ultimi tempi. Se consideriamo poi che il Trattato, pur scritto nel 1712, è stato pubblicato solo nel 1842, comprendiamo lo stretto rapporto con apparizioni di poco precedenti: nel 1830, infatti a Rue du Bac, Parigi, la Madonna appare a Caterina Labouré (1806-1876) nella visione della «medaglia miracolosa», la principale delle quattro apparizioni avute dalla religiosa. Che così descrive proprio quella del 27 novembre:

«Stava in piedi… i piedi poggiavano sopra un globo, o meglio, sopra un mezzo globo, o almeno io non ne vidi che una metà (in seguito Caterina dirà dl aver visto anche un serpente di colore verdastro e chiazzato di giallo, sotto i piedi della Vergine, N.d.R.). In quel momento… ecco formarsi intorno alla Santissima Vergine un quadro piuttosto ovale, sul quale si leggevano queste parole scritte a lettere d’oro: O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi».

Questi simboli della medaglia hanno un significato ben preciso: la lettera M è l’’iniziale del nome Maria, la lettera I è l’iniziale del nome Iesus (Gesù). ti cuore circondato da spine è di Gesù; l’altro, trapassato da una spada, è di Maria.

La Madonna sì presenta dunque come l’Immacolata  di fatto anticipando il relativo dogma proclamato da Pio IX nel 1854 e “confermato” nel 1858 dalle apparizioni dell’Immacolata Concezione a Lourdes  che esorta gli uomini alla conversione, mettendoli in guardia dalle perverse trame sataniche. Una missione che viene ribadita fino alle odierne apparizioni di Medjugorje dove la Vergine si presenta come Regina della Pace ma altresì promette il trionfo del Suo Cuore Immacolato:

«Cari figli , adesso come mai prima, satana desidera sedurre più gente possibile sul cammino della morte e del peccato. Perciò, cari figli, aiutate il mio Cuore Immacolato affinché trionfi in un mondo di peccato» (25 settembre 1991).

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Francesco: mai dialogare con il diavolo

Posté par atempodiblog le 21 février 2021

Francesco: mai dialogare con il diavolo
“Tutto il ministero di Cristo è una lotta contro il Maligno nelle sue molteplici manifestazioni”. All’Angelus il Papa ricorda i quaranta giorni vissuti da Gesù nel “luogo della prova e della tentazione”
di Davide Dionisi – Vatican News

Francesco: mai dialogare con il diavolo dans Anticristo Santo-Padre-Francesco

“Lo Spirito Santo sospinse Gesù nel deserto”. All’Angelus, recitato dalla finestra del Palazzo Apostolico, nella prima domenica di Quaresima, il Papa evoca il Vangelo delle Tentazioni per indicare “la strada per vivere in maniera fruttuosa i quaranta giorni che conducono alla celebrazione annuale della Pasqua”.

Il deserto, luogo della tentazione e della prova
La riflessione di Francesco parte dal deserto, luogo naturale e simbolico, importante nella Bibbia “dove Dio parla al cuore dell’uomo, e dove sgorga la risposta della preghiera”. Ma, aggiunge, “è anche il luogo della prova e della tentazione, dove il Tentatore, approfittando della fragilità e dei bisogni umani, insinua la sua voce menzognera, alternativa a quella di Dio, una voce alternativa che ti fa vedere un’altra strada, la strada dell’inganno. Il Tentatore seduce”.

L’inizio del duello
Il Papa fissa nei quaranta giorni vissuti nel deserto il momento iniziale del “duello” tra Gesù e il diavolo, che si concluderà con la Passione e la Croce. Ma la sua morte rappresenterà l’ultimo deserto che libererà definitivamente l’uomo.

Dopo la prima fase in cui Gesù dimostra di parlare e agire con la potenza di Dio, sembra che il diavolo abbia la meglio, quando il Figlio di Dio viene rifiutato, abbandonato e, infine, catturato e condannato a morte. Ha vinto il diavolo, sembra. Sembra che il vincitore sia lui. In realtà, proprio la morte era l’ultimo “deserto” da attraversare per sconfiggere definitivamente Satana e liberare tutti noi dal suo potere. E così Gesù ha vinto nel deserto della morte per vincere nella Risurrezione.

Essere consapevoli della presenza del Male
Il Papa osserva che ogni anno, all’inizio della Quaresima, questo passo del Vangelo di Marco ricorda che la vita del cristiano, sulle orme del Signore, è un combattimento contro lo spirito del male. “Ci mostra che Gesù ha affrontato volontariamente il Tentatore e lo ha vinto; e al tempo stesso ci rammenta che al diavolo è concessa la possibilità di agire anche su di noi con le tentazioni”. Per questo, Francesco esorta a coltivare l’abitudine alla consapevolezza della presenza del Male nelle nostre vite.

Dobbiamo essere consapevoli della presenza di questo nemico astuto, interessato alla nostra condanna eterna, al nostro fallimento, e prepararci a difenderci da lui e a combatterlo. La grazia di Dio ci assicura, con la fede, la preghiera e la penitenza, la vittoria sul nemico.

Non si dialoga con il diavolo
“Vorrei sottolineare una cosa”, prosegue Francesco. “Nelle tentazioni Gesù non dialoga mai con il diavolo. O lo caccia via, o lo condanna, o fa vedere la sua malizia. Nel deserto sembra ci sia un dialogo perché il diavolo gli fa tre proposte e Gesù risponde. Ma Gesù non risponde con le sue parole, ma con la Parola di Dio”. Lo stesso, per il Papa, deve avvenire per tutti noi perché quando si avvicina il Maligno, ci seduce, così come è accaduto con Eva. “Se noi entriamo in dialogo con il diavolo saremo sconfitti. Con il diavolo mai si dialoga, non c’è dialogo possibile” ha affermato.

Non avere paura del deserto
Come Gesù, osserva Francesco, anche noi saremo spinti dallo Spirito Santo ad entrare nel deserto. “Non si tratta”, specifica, “di un luogo fisico, ma di una dimensione esistenziale in cui fare silenzio, metterci in ascolto della parola di Dio”. Il Papa esorta a “non avere paura del deserto” e a “cercare momenti di più preghiera e di silenzio”. Infine un appello a camminare sui sentieri di Dio, rinnovando le promesse del nostro Battesimo: “Rinunciare a Satana, a tutte le sue opere e a tutte le sue seduzioni”. Anche perché “Il nemico è lì accovacciato” e bisogna prestare attenzione.

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La piaga del modernismo nella Chiesa

Posté par atempodiblog le 23 janvier 2021

La piaga del modernismo nella Chiesa
Da “La vera storia della Chiesa” – Trasmissione del 18 gennaio 2021 – Rubrica mensile condotta dalla professoressa Angela Pellicciari dagli studi di RADIO MARIA
Fonte: Radio Maria

La piaga del modernismo nella Chiesa dans Angela Pellicciari Angela-Pellicciari

Buon giorno amici, e Buon Anno! Un anno in cui io quando faccio gli auguri quest’anno dico: “Auguri di conservare la fede e la speranza!”, come ha detto Maria in uno dei messaggi da Medjugorje. Ci ha detto che siamo chiamati a testimoniare la speranza in un mondo che sembra far di tutto perché finisca, fa di tutto perché viviamo senza speranza. Però, siccome Dio è Dio, ed è onnipotente, ci dà la possibilità di vivere con fede e speranza.

Come è stato annunciato, parliamo del modernismo partendo dagli inizi del Novecento: questo secolo che si apre con feste scintillanti, con un’epoca che viene chiamata “Belle époque”, con Parigi che brinda a che cosa? Alla sovranità dell’uomo che, con la scienza, ormai può raggiungere tutte le vette.

In quel tempo abbiamo avuto le esposizioni mondiali con l’inaugurazione della Torre Eiffel nel 1989. Nel 1900 un’altra esposizione universale – sempre a Parigi – che viene visitata, pensate, da 50 milioni di persone. Siamo nel 1900 e la popolazione dell’Europa e del mondo è molto minore, e i viaggi non erano così facili. Questo è l’ambiente in cui si vive questa ubriacatura progressista, assieme a tanti scandali e corruzione come succede sempre quando gira un’immensa quantità di denaro.

In questo ambiente euforico, dall’altro lato c’è una realtà drammatica per la Chiesa cattolica, che è romana, perché qualche decennio prima Roma aveva cessato di essere la capitale dello Stato Pontificio. Con la “presa di Roma”, la città è stata espugnata dalla massoneria, con tutto quello che ciò ha comportato, nella volontà determinata di cancellare il cristianesimo anche dal cuore dei romani. Anche se, girando per Roma in ogni suo angolo troviamo icone di Maria, una chiesa, eccetera. Insomma, togliere il cattolicesimo dal cuore dei romani non è facile. Ma è proprio a quello che, con pervicacia, hanno da sempre lavorato i nemici della Chiesa.

Però Roma è caduta nel 1870. A questo proposito debbo dire che gli aspetti che tratterò sono in piena continuità con quanto detto prima di me dal Direttore di Radio Maria, padre Livio. Lui si riferiva all’oggi, mentre io parlerò di quello che è successo all’inizio del Novecento. Allora, in questo dramma in cui, da una parte c’è l’euforia, e dall’altra i cristiani che sono perseguitati ovunque, anche a casa loro, anche a Roma.

Questo è uno scandalo per la religione e per la fede! Ma come, ma non ci rendiamo conto della civiltà che la Chiesa ha costruito? Certo, nel mondo c’è sempre il peccato, non c’è mai la perfezione. siamo sempre insidiati dal peccato; la società è sempre insidiata dal peccato, ciò non toglie che nessun’altra civiltà, nessun’altra società al mondo ha realizzato le opere di carità (di santità e scienza), che ha prodotto la Chiesa. Nessuna, in nessuna parte del mondo e in nessun periodo storico. Di queste opere di carità il punto centrale è certamente Roma.

In quel tempo Roma si trova con un papa prigioniero. Non può uscire, non può dire nulla; è sbeffeggiato e deriso da tutti, e questo per il fatto che ha prevalso la visione del mondo che ha chiuso il Cielo. Non c’è più il cielo; non c’è più la speranza nel cielo, per questo ci troviamo con una sicumera della scienza che ci dice che, con il suo apporto, noi costruiremo un mondo senza più dolori. Sarà il regno della felicità. Questo aveva promesso il marxismo e questo promette la gnosi. Una felicità realizzata senza Dio, visto che la gnosi afferma che “Dio ci limita”, e quindi noi, così come ben descritto in Genesi 3, in cui il tentatore dice a Eva: “Dio è invidioso… Non vedi come ti limita? Ti ha detto lui cosa devi e non devi fare. Ma tu devi essere libera!”.

Ecco, è in nome di questa libertà, che Lutero ha tanto ingigantito, procurando delle enormi ferite dal punto di vista, non solo culturale, teologico, ma anche economico.

Scusate se sono un po’ lunga in questa introduzione, ma questa puntata dedicata al modernismo è una puntata un po’ complessa in cui bisogna affrontare tanti argomenti anche biblici, che è quello che cercherò di fare.

Allora, la lotta che il mondo moderno – da Lutero in poi è una lotta che, con la nascita della libera e sfrenata massoneria, si pone contro il dogma. Perché? Perché alla fine il dogma riprende alla lettera quello che Satana suggerisce a Eva: “Decidi tu cos’è bene e cos’è male”. Per questo si sente dire: “Perché il dogma? Tu sei nata per essere libera! Tu sei a immagine e somiglianza di Dio. Hai la libertà assoluta! Perché vuoi farti schiava?

Allora, questa lotta contro il dogma, inteso come un limite feroce posto alla dignità dell’uomo, questa lotta, la Chiesa, con il suo magistero, con i suoi papi l’ha combattuta per due secoli: dalla nascita della Massoneria moderna, nel 1717 a Londra, fino al pontificato di Pio X. Con Pio X non si parla praticamente mai di massoneria: questa associazione segreta a cui i papi hanno dedicato decine di pronunciamenti durante due secoli, culminati nella bellissima analisi che fa Leone XIII a proposito della massoneria nella sua enciclica che ha per titolo “Humanum genus”. ecco, tutto questo magistero, tutto questo sforzo fatto dalla Chiesa per mettere in guardia i cattolici dalle menzogne che vengono spacciate per verità, questo sforzo gigantesco fatto dalla Chiesa analizzando la massoneria in tutte le sue caratteristiche, presupposti filosofici, strategie, tattiche e obiettivi finali, tutto questo grandioso sforzo del magistero pontificio, col pontificato di San Pio X viene messo da parte. Perché? Per spiegarlo devo ricordare una cosa che ho detto nella precedente puntata, ma che è molto interessante, e riguarda l’apertura del conclave per l’elezione del nuovo papa, con un cardinale che entra papa e che, come spesso succede, esce cardinale.

Il cardinale che entra papa è il potente e molto influente e di grande cultura, è Mariano del Tindaro, Segretario di Stato di Leone XIII, (un filofrancese). All’elezione di Mariano Del Tindaro a papa mette un veto – attraverso il cardinale di Cracovia – l’Imperatore Francesco Giuseppe. Questa era una abitudine che i sovrani cattolici avevano raramente esercitato, ma che esisteva. Pertanto Francesco Giuseppe mette il veto. Questo veto diventa lo strumento provvidenziale di cui Dio si serve per fare eleggere al soglio di Pietro Papa Sarto . Egli sarà il primo papa santo del Novecento: San Pio X, che riprende il nome di Pio perché lui vuol collegarsi direttamente a Pio IX.

Prima di continuare con l’analisi su cosa fa papa Sarto, dobbiamo dire che lui non parlerà più di massoneria dato che ormai i papi precedenti ne avevano parlato in abbondanza. Lui parlerà di MODERNISMO. In fondo, che cos’è il modernismo? Il modernismo, detto con parole mie, è l’ingresso in forze del pensiero gnostico dentro la Chiesa.

Prima di proseguire voglio fare una premessa al discorso che stiamo facendo. Il discorso che stiamo facendo – come il discorso che ha fatto Padre Livio questa mattina –, è un discorso che esamina una situazione della chiesa che attualmente è drammatica. La situazione della Chiesa e del mondo all’inizio del Novecento è – come spesso succede –, drammatica.

Allora, che cosa illumina la realtà della Chiesa? la Parola di Dio, la Rivelazione. E, nella Rivelazione del Vangelo di Marco si dice chiaramente al momento in cui Gesù risponde a Pietro, che glie lo domanda: “Signore, noi abbiamo lasciato tutto per seguirti, ma tu, che cosa ci dai in cambio? Gesù risponde: “Il cento per uno!”. Hai lasciato un fratello, te ne trovi cento; una casa, te ne trovi cento, oltre a persecuzioni. Ma oltre a tutto ciò, la vita eterna. Quindi, che ci sia la persecuzione, che Satana scateni all’interno della Chiesa la persecuzione, questo è profetizzato da Gesù.

Qualche giorno fa, il 7 gennaio, per chi legge l’ufficio delle letture – come noi del Cammino Neocatecumenale facciamo su suggerimento dei fondatori Kiko e Carmen –, celebrava la festa di San Raimondo di Peignafort, un grande santo domenicano vissuto nel XII secolo. Bene, nella lettera di San Raimondo citata nell’Ufficio delle letture c’è questo suo discorso, che ora vi leggo: “Se il predicatore della verità, senza mentire (lo dice in riferimento a Marco), ha detto veramente che tutti coloro che vogliono vivere piamente in Cristo soffrono persecuzione, nessuno, io penso, viene escluso da questa regola generale”. Con queste parole egli ci dice che la persecuzione non è un evento che coglie i cristiani in un periodo preciso della storia e che poi, finito questo evento è finita anche la persecuzione, non è così! E la Chiesa l’ha sempre saputo, perché Gesù l’ha detto: “Avrai il cento per uno, assieme a persecuzioni, e alla fine la vita eterna”.

Però oggi noi analizziamo come la persecuzione dei cristiani si espande proprio dentro la Chiesa. Questo è il MODERNISMO. Poi ci si potrebbe chiedere: “Da dove viene questa persecuzione? Ovviamente l’autore delle persecuzioni è Satana, perché Satana odia Dio, odia Gesù Cristo, odia il Corpo di Cristo che è la Chiesa. Infatti, tutte le persecuzioni che Gesù profetizza dicendo che ci saranno sempre, come sempre ci sono state. Perché lo dico? Perché bisogna prepararsi a combattere, perché i cristiani debbono essere dei lottatori: non sono gente pigra, che sta ferma senza far nulla: è gente che è pronta a combattere. Se il mondo li combatte, essi sono pronti a ricevere il combattimento che il mondo gli scatena contro. Questo, alla fine, è anche lo scopo di Radio Maria!

Allora, questa persecuzione profetizzata e che sempre si rinnova, ha due fonti: una viene dall’esterno sotto forma di persecuzione, e l’altra dall’interno attraverso l’inganno e la seduzione. Quando nell’Apocalisse Giovanni dice che Satana, dopo aver cercato di distruggere la Madonna e il Bambino, senza esserci riuscito, va a fare la guerra ai discepoli di Gesù. L’apostolo Giovanni scrive nell’Apocalisse: “E si fermò sulla riva del mare”. Che cosa vuol dire questo? Vuol dire: “Anche tu vuoi camminare sulle acque? Tu pensi davvero che risorgerai? tu pensi che Gesù ti darà la vittoria? Povero illuso! Il mare ti uccide! prova a camminare sul mare, e troverai la morte!”. Questa è la funzione di Satana fermo sulla riva del mare, secondo me. Quindi, con le violenze, con le menzogne, con le torture, con le uccisioni, eccetera, Satana cerca di distruggere la fede in Gesù Cristo. Questa – come dicevo – è la prima modalità di persecuzione. La seconda, di cui parliamo oggi, viene dall’interno. Perché viene da dentro. Questo possiamo capirlo dal contesto che ho introdotto all’inizio.

Siamo in un momento davvero terribile per la Chiesa, perché è perseguitata ovunque perché questa realtà interna nega le bellezze delle scoperte anche scientifiche fatte dai cristiani nel corso dei 1900 anni di storia cristiana e facendo cadere sui cristiani il vituperio di un giudizio anche morale. “Guarda questi idioti che pensano solo al cielo e che non si danno da fare per migliorare la società!”, questa è una delle calunnie di quel periodo. (Ma non solo. N d t). Questa persecuzione che viene da dentro non nasce dal modernismo, che nasce nel Novecento. Perché se leggiamo il Nuovo Testamento, tutti i suoi autori mettono in guardia i fratelli. “State attenti, perché Satana opera anche al vostro interno, all’interno della vostra comunità! Infatti, San Matteo (7, 15-1) parla di “lupi rapaci”, e scrive: «Guardatevi dai falsi profeti, i quali vengono a voi vestiti da agnelli, ma dentro sono lupi rapaci».

San Paolo, negli Atti degli Apostoli avverte gli Efesini: “Persino tra voi sorgeranno alcuni a insegnare dottrine perverse per attirare discepoli dietro di sé”. Anche San Pietro, nella Seconda lettera dice: “Ci saranno in mezzo a voi falsi maestri che introdurranno eresie perniciose, rinnegando il Signore che li ha riscattati e attirandosi una pronta rovina. Molti seguiranno le loro dissolutezze, e per colpa loro la via della verità sarà coperta di improperi”. Ecco, questa è la realtà. La realtà è che c’è la persecuzione da fuori e da dentro la Chiesa, con le eresie, anche se i fratelli sono pochi. Perché Satana è colui che suscita questo combattimento contro Dio, che avviene attraverso le eresie.

Quindi, che cosa devono fare i cristiani? Prima di tutto i cristiani devono conoscere queste cose. Dobbiamo saperlo, perché non siamo fatti per essere scemi! Siamo fatti per vedere i segni dei tempi che Dio ci manda, per analizzarli alla luce del Vangelo, del magistero e alla luce dell’analisi dei fatti, che è in fondo quello che stanno facendo padre Livio e Radio Maria in tutto il mondo.

Allora adesso vediamo che cosa fa San Pio X per combattere il modernismo. Il modernismo, che è LA SINTESI DI TUTTE LE ERESIE. Nel 1905, papa Sarto pubblica il CATECHISMO, che è un gioiello, perché si tratta di una lettura semplicissima che però fissa dei paletti. È come quando lo sciatore deve fare lo slalom: ha un paletto a destra e uno a sinistra, che gli servono per tener la giusta traiettoria, così il Catechismo. Innanzitutto il Catechismo inizia con tutte le preghiere che il cristiano deve conoscere e pregare. Le preghiere, infatti, sono le armi che abbiamo ricevuto da Dio e dalla Chiesa per combattere la buona battaglia della fede, come dice Paolo.

Allora, comincia con le preghiere, poi enumerando quali sono i vizi e quali le virtù. Tutto con una tecnica molto semplice di domande e risposte. una tecnica che facilitava il loro apprendimento a memoria. Esempio: perché Dio ci ha creati? eccetera. Un modo molto semplice per insegnare la dottrina cattolica e quindi un aiuto fondamentale. Il Catechismo è anche un baluardo, un aiuto nei momenti difficili, perché sappiamo che la nostra fede viene sempre messa alla prova e ogni giorno dobbiamo combattere per la fede, la speranza e la carità.

In effetti, ci sono momenti in cui ci si sente particolarmente scoraggiati. Qui, in quei momenti, questo tipo di catechismo è molto utile, perché ci ricorda la vita a cui siamo chiamati. In realtà, il cristianesimo non è altro che l’amore di Dio che si è rivelato perché possiamo avere la vita e non la morte! Dio è la vita! E siamo chiamati a ricevere questa Vita.

Poi, nel 1905, uscì il Catechismo. Nel 1900 fu pubblicato il decreto “Lamentabilis”, che è un elenco dei 65 errori della modernità che si sono infiltrati nella Chiesa. Questi due documenti formano un parallelo con il “Sillabo” di Pio IX e con l’enciclica “Quanta cura” in cui, nel 1864, sono elencati tutti gli errori in cui poteva cadere la ragione degli uomini dell’epoca. Perché lo fa? Lo fa per avvertire i fedeli, dicendo: “Attenzione, perché lì c’è un precipizio!”

Pio X fa lo stesso e, nel decreto Lamentabilis, elenca i 65 errori della modernità che si sono infiltrati nella Chiesa. Qui vediamo come la Chiesa è stata infettata. Da qualche parte questa infezione è entrata nella Chiesa.

Nello stesso anno, l’8 settembre, Pio X promulga la sua famosa enciclica “Pascendi dominici gregis”. Una meravigliosa enciclica la cui profondità è stata riconosciuta anche da molti oppositori filosofici e teologici. Questa enciclica affronta fondamentalmente la triste dissoluzione che ha attanagliato la Chiesa. Perché, qual è il punto? Il punto è che in un’epoca in cui la modernità trionfa, o sembra trionfare, in cui tutti cercano la felicità, la bellezza anche attraverso la scienza; in cui l’unica fede è quella del progresso e quindi la capacità dell’uomo di risolvere tutti i suoi problemi, ebbene, in questo momento il Papa è prigioniero, (perché i papi erano prigionieri nel piccolo Stato del Vaticano da subito dopo la conquista di Roma da parte dello Stato Sabaudo, nel 1870). Pertanto, Pio X, che regnò dal 1803 al 1814, era anche lui prigioniero in Vaticano. Bisognerà aspettare fino al 1929, dopo la firma dei Patti Lateranensi, perché la situazione cambi.

In questo contesto, molti nella Chiesa cominciano a pensare: “Sarà che ci siamo sbagliati? Possibile che abbiamo ragione solo noi e tutti gli altri si sbaglino? Forse siamo noi che abbiamo interpretato male? Certo, noi abbiamo avuto la Rivelazione, ma in fondo la Rivelazione risale a tento tempo fa e bisogna in qualche maniera adattarla alle esigenze di oggi. Non si può parlare di dogma in assoluto come se ci fossero delle verità eterne che non possono essere messe in discussione, perché la storia e gli uomini cambiano! in fondo è un assurdo mantenere fisso il dogma! Hanno ragione forse gli altri che dicono che noi siamo schiavi perché siamo obbedienti alla Rivelazione e al magistero?

Probabilmente hanno ragione! Bisogna che la Chiesa si svegli! Bisogna che la Chiesa si adatti al mondo! Mentre io dico queste cose, a qualcuno risuoneranno negli orecchi molte affermazioni che anche oggi, persino in diverse Conferenze Episcopali, a cominciare da quella tedesca, continuano ad offrire come possibilità. Bisogna cambiare! Bisogna cambiare!

Torniamo alla lettera Pascendi. Come definisce Pio X il modernismo? Lo definisce “LA SINTESI DI TUTTE LE ERESIE”. “Se qualcuno si fosse proposto di concentrare il succo, il sangue, di tutti gli errori che sono stati espressi fino ad ora sulla fede, non avrebbe potuto fare meglio di quello che hanno fatto i modernisti”. Quindi i modernisti all’interno della Chiesa seminano falsità sulla fede. Ma, che cos’è la fede? Paolo ci dice che “tutta la sapienza cristiana è racchiusa nella fede in Gesù Cristo! “Dominus Jesus”, ripeteranno il cardinale Ratzinger e papa Wojtyla. C’è solo la fede in Gesù Cristo, Nostro Signore, che ci salva, che ci porta la felicità. Nessun’altra fede! Però, in questo caso è la fede che è insidiata dai modernisti.

Continua Pio X: “I seminatori di errori non si trovano più solo fra i nemici dichiarati, ma, fatto che causa grandissima pena e moltissimo timore, si celano nel seno stesso della Chiesa. e sono tanto più pericolosi, quanto più sono nascosti!”. Certo, perché se io vedo uno che mi viene contro con un fucile e io so che è un mio nemico, capisco che mi vuole morto. Se avessi anch’io un fucile, magari gli sparo io per prima. In ogni caso so che quello mi vuole morto. Invece questi modernisti, innanzitutto, chi sono? Sono preti, sono vescovi, sono intellettuali, sono giornalisti, sono scrittori che – si dice – fanno parte dell’élite religiosa e culturale dell’epoca. Quindi, sono persone a cui normalmente il popolo presta fede. E certo, perché dovrei sospettare del parroco della mia parrocchia? O del rettore di quel seminario? Perché dovrei sospettare? Pio X dice: “Perché sono modernisti”. Perché tanti dissimulano la loro natura di nemici di Cristo e della Chiesa dal suo interno.

Vediamo ora come continua il ragionamento di Pio X: “I modernisti non macchinano i loro progetti distruttivi al di fuori di essa, ma al suo interno. di conseguenza, il pericolo si annida nelle stesse vene e e nelle viscere di essa, causandole un danno ancor più grave, perché essi la conoscono meglio”. E certo! Sono persone di chiesa. sono preti, sono intellettuali, sono persone – lo diceva prima padre Livio –, che sono appoggiate da tutta la stampa, da tutti i maggiori quotidiani nazionali e internazionali, che sono a favore di questi esponenti del modernismo. Prima non si chiamavano così, ma è con San Pio Decimo che vengono chiamati modernisti. Antonio Fogazzaro è uno di questi.

Allora, contro questa grande persecuzione che Satana suscita all’interno della Chiesa, Pio X indica alcuni rimedi, invitando, per esempio a controllare la stampa e i libri. Controllare, avere lo spirito critico! Questa è una cosa che vale sempre. Perché molti, quasi tutti sono tentati di dire: “Beh, è scritto dal tale personaggio; è scritto nel tal libro; l’ha detto la televisione, eccetera. E allora, cosa vuol dire?

Pensiamo forse che si tratti di cose da credere ciecamente? Per chi crede, solo il Vangelo, solo la Bibbia, solo il magistero sono da accogliere come verità, mentre tutto il resto è da mettere in discussione, perché tutto il resto può essere ispirato dal nemico dell’uomo, che si chiama Satana. (Dopo aver trascritto e tradotto fin qui, voglio fare questa osservazione: “Se il modernismo è per la Chiesa la madre di tutte le eresie, e come un cancro che la minaccia, così il relativismo e il progressismo senza valori stabili, incapace di riconoscere almeno una legge morale naturale, senza verità – se non quella del pensiero unico –, è il cancro che uccide ogni democrazia, portandola, come disse Giovanni Paolo II, verso un nuovo totalitarismo. N d t). E Satana – continua la prof Pellicciari – si serve anche di queste persone che sono all’interno della Chiesa per distruggere la fede. Non dobbiamo mai dimenticare che uno dei dodici apostoli si chiama Giuda.

Questo mi offre l’opportunità di vedere la differenza che c’è fra il nostro ragionare e quello di Cristo. Infatti Egli dice: “Non bisogna cogliere la zizzania adesso”, (cioè, non bisogna minacciare, scacciare, punire adesso tutti quelli che sono eretici e modernisti, nel senso che si rischia di fare di tutta l’erba un fascio e di distruggere anche l’erba. Perché il giudizio appartiene a Dio). Però questo non toglie che, al di là delle singole persone, L’ERESIA DEVE ESSERE SEMPRE CONDANNATA!

È un lavoro, una fatica a cui i cattolici, soprattutto i papi, non possono rinunciare, perché fa parte del loro ministero, cioè difendere il magistero; difendere il deposito della fede! E questo va sempre fatto. Pio X l’ha fatto con grandissimo coraggio, perché aveva tutti contro.

Ripeto allora: attenzione alla stampa; attenzione alle università e alle scuole cattoliche! Certamente, perché queste famose personalità che possono insegnare nelle università pontificie, poi fanno un danno enorme, perché formano tutti i sacerdoti. E se i preti sono formati in modo modernista, poi faranno un danno enorme ai loro fedeli, che saranno sviati nella loro fede.

La fine di questa lotta che Pio X combatte contro il modernismo, il 1 settembre del 1910, viene presentata nel motu proprio “Sacrorum altissitum”, in cui il papa impone un giuramento antimodernista a tutto il clero, ai superiori degli ordini religiosi, agli insegnanti di filosofia e di teologia nei seminari.

Ora qualcuno dirà: “Che esagerazione!”. Questo è evidente perché ormai questa gnosi spuria, questa gnosi moderna, che è la massoneria, era a suo agio dentro la Chiesa, per questo era un nemico terribile! Pio X ha fatto, come abbiamo visto, tutto quello che poteva, ma più di questo non poteva fare. Poi, ciascuno di questi (di ieri e di oggi), se la sarebbe vista, come capiterà a tutti noi, con Dio. Però Pio X ha fatto tutto il possibile per mettere sull’avviso che il modernismo è LA PEGGIORE ERESIA DI TUTTI I TEMPI, ed è LA SINTESI DELLE ERESIE, ed egli non poteva non combatterla, perché è un pericolo mortale

Quali sono le caratteristiche di questa infiltrazione della gnosi nella Chiesa, che sono anche le caratteristiche della massoneria, cioè la negazione di essere nemici della Chiesa? Loro infatti dicono: “Siamo noi i veri cattolici!” E Cattolici che capiscono molto bene qual è la dottrina di Gesù. Quindi capiamo che qui ci troviamo davanti a un nemico che Gesù definisce “Menzognero e omicida fin dal principio”. Quindi, questi modernisti, questo clero passato al nemico, che però rimane clero, è pericolosissimo!

I modernisti sono gnostici, quindi pensano di avere ragione. Loro hanno ragione, mentre gli altri – papi compresi – non capiscono niente. Quindi loro, che devono fare dal loro punto di vista? Si devono infiltrare nella Chiesa e, piano piano, guidare le masse, che non capiscono niente, alla verità del loro pensiero. Piano piano, facendo passare le loro idee con la menzogna, col veleno delle loro dottrine corrompitrici.

Teniamo conto inoltre che il modernismo è un fenomeno mondiale. Comunque, qui in Italia i più famosi modernisti sono stati due preti, entrambi scomunicati. Uno è Romolo Murri, e l’altro Ernesto Bonaiuti. Romolo Murri si riconcilia con la Chiesa un anno prima di morire, ed è una delle personalità che sono state all’origine della formazione della Democrazia Cristiana.

Ernesto Bonaiuti, che muore scomunicato, scrive così: (fate attenzione a quello che scrive, perché con le sue parole mette in mostra come Pio X avesse ragione, quanto profonda fosse la ragione di Pio X nel combattere questa eresia). Infatti Bonaiuti scrive: “Fino ad oggi si è voluto riformare Roma senza Roma, o magari contro Roma (Lutero), bisogna riformare Roma con Roma. Far sì che la riforma passi attraverso le mani di coloro che devono essere riformati”. Quale progetto ha in mente Bonaiuti? Ha in mente la creazione di una nuova chiesa, fatta a immagine e somiglianza della sua testa. “Che si debba infiltrare nella Chiesa romana per trasformarla in qualcosa di diverso da quello che è, facendolo dal suo interno. non con violenza, dall’esterno. Bisogna infatti aprire la strada al protestantesimo, ma un protestantesimo ortodosso”. (Come se il protestantesimo potesse essere ortodosso). “Un protestantesimo graduale, e non violento, aggressivo, rivoluzionario, insubordinato”. Questo è l’obiettivo dello scomunicato Ernesto Bonaiuti.

Sempre nella Pascendi, il papa si domanda perché questi personaggi, che non sono cattolici romani, rimangano all’interno della Chiesa. Perché? Pio X Risponde: “Perché hanno bisogno di rimanere all’interno della Chiesa per poter cambiare a poco a poco la coscienza collettiva”. Ecco perché rimangono nella Chiesa, perché altrimenti non sarebbero nessuno, quindi l’unica strada che hanno è quella di rimanere all’interno della Chiesa. Ecco, questo è il disprezzo che gli gnostici hanno per il popolo dei semplici fedeli. Tanto li disprezzano che pensano di essere incaricati da Dio a salvare questi poveri ignoranti che non capiscono niente. (Non è forse questo il comportamento dei maggiori mezzi di comunicazione del nostro tempo? Ma quanti sono – mi chiedo – quelli che sono in grado di scoprire l’inganno? N d t).

Questa è una caratteristica che va avanti dal tempo di Lutero. Ecco, qui ci troviamo di fronte a quella che Leone XIII chiamava “congiura contro la verità”. Si, perché qui abbiamo a che fare on intellettuali che scrivono testi di teologia e di storia, ma li scrivono apparentemente rimanendo cattolici, ma in realtà fanno una congiura contro la verità.

E continua il Papa: “Scrivono saggi storici, e, fingendo di cercare la verità, mettono in luce con grande attenzione e mal represso piacere, tutto ciò che sembra macchiare la Chiesa”. Allora, questi testi di storia, di teologia, di filosofia, che fanno? Mettono in luce, con malcelato piacere, tutto ciò che nella Chiesa non funziona, o perlomeno quello che, secondo il loro pensiero, non funziona.

Insomma, sono presi dalla vana bramosia che il mondo parli di loro. E sono certi che ciò non possa avvenire se continueranno a dire soltanto quello che fu detto sempre, e da tutti”. Questi atteggiamenti ci riportano all’inizio della storia umana, al terzo capitolo della Genesi. È l’ambizione, è la superbia, è l’orgoglio, che fa accettare ad Adamo ed Eva la seduttrice menzogna di Satana. È la superbia!

“E allora questi – dice il papa – vogliono essere seguiti; vogliono un gregge numeroso che li segua, perché se escono dalla Chiesa non hanno più nulla. Ovviamente, per differenziarsi dalla perenne dottrina della chiesa, devono creare delle false teorie. “Poi – continua Pio X – il pericolo è anche che questa gente gode di buona fama. Il nome e la buona fama degli autori, fa sì che tali libri siano letti senza alcun timore! e sono quindi più pericolosi perché portano a poco a poco al modernismo”.

Allora, se vogliamo fare il punto su quanto abbiamo detto fin ora, possiamo chiederci: “Qual è l’anima del modernismo?” La sua anima è la CORRUZIONE DELLA VERITÀ. E questi modernisti corrompono la verità. In che modo la corrompono? Mettendo in dubbio che la Rivelazione e il Magistero che la esprime, parlino agli uomini con una parola di Verità, che è assoluta. perché la verità è assoluta ed eterna. qui invece si mette in dubbio che la verità sia la verità. si mette in dubbio che esista la verità. Questa è la cancrena del pensiero moderno, del relativismo, che solo apparentemente è tollerante, ma in realtà è dogmatico; in realtà è totalitario.

Allora, i modernisti sostengono che il dogma si evolve. Ma come, cambia tutto sulla terra: guardate che conquiste meravigliose sta facendo la scienza, e noi dovremmo rimanere attaccati a un dogma, che è eterno?  Allora, se il dogma evolve, che cos’è la fede? Dicono che è un cieco sentimento religioso. Ma non è così. Nella fede non è in discussione il sentimento, perché non è che noi siamo sentimentali perché siamo cattolici. Siamo cattolici perché la nostra ragione dà il suo assenso alla Rivelazione. Perché ci rendiamo conto che la Rivelazione è la Verità! Per questo abbiamo la fede. Perché è la verità per quello che riguarda la nostra vita, e di quelli che conosciamo! Quindi, la fede non è un assenso sentimentale! Allora, ditemi, cos’è il sentimento? Non è un assenso dell’intelletto alla Verità rivelata da Dio.

Ora, questa lotta frontale che Pio X ha fatto contro il modernismo, noi, oggi, 2021, ci potremmo chiedere: HA AVUTO SUCCESSO QUESTA LOTTA? Beh, verrebbe da dire che il papa ha fatto tutto quello che ha potuto, ma non ha potuto arrestare il male dell’eresia, perché nessun uomo ha il potere di farlo. Solo Dio giudicherà alla fine dei tempi.

Allora, questo fatto deve forse portarci alla disperazione? Assolutamente no! Perché tutti noi, qualsiasi incarico abbiamo, qualsiasi lavoro facciamo (In questo senso Escrivá de Balaguer, con la sua Opus Dei, ha avuto una intuizione molto giusta e santa). Qualunque attività facciamo, noi abbiamo tutti i giorni modo di confrontarci con il peccato, che è dentro di noi; con la tentazione, che è dentro di noi! E siamo chiamati a vincere ogni giorno – dal papa, ai cardinali, ai vescovi, ai sacerdoti e ai semplici fedeli – la tentazione. Tutti siamo chiamati a combattere per la verità, anche se questa verità è sempre combattuta all’interno di questo mondo! Perché è così.

Quando ci sarà la giustizia allora? Ma Dio, non fa giustizia? Certo che fa giustizia! Ma la giustizia di Dio, la felicità piena si realizzeranno solo in Cielo, sempre che ci arriviamo. In Cielo, non qui sulla Terra! Sulla terra dobbiamo “combattere la buona battaglia”, come dice San Paolo. Come gli atleti, che per vincere – e uno solo vince –, si esercitano. e costa molta fatica esercitarsi nelle gare di atletica. Molta fatica! E così noi cristiani dobbiamo esercitarci a conservare la fede, la speranza e la carità “spes contra spes”, come dice Paolo ai Romani. E cioè, credendo contro ogni speranza Abramo si appresta a uccidere suo figlio, pensando che, spes contra spes, Dio onnipotente sarà capace di farlo risorgere. Questo dice Gesù nel Vangelo di Giovanni: “Vide il mio giorno e ne gioì”. Allora, noi ci dobbiamo abbattere per il fatto che questa lotta frontale contro il modernismo non abbia chiuso per sempre; non abbia messo la parola fine a questo cancro del modernismo? No che non ci dobbiamo scoraggiare per questo. Dobbiamo saperlo che è così!

E qui c’è un’ultima considerazione da fare, che è la seguente: in fondo l’islam da una parte, e la massoneria dall’altra, cosa pensano? Pensano sicuramente che Allah trionferà in tutto il mondo, e i massoni pensano che sicuramente il loro pensiero gnostico trionferà, si imporrà in tutto il mondo e tutti saranno felici in questa loggia universale che si apprestano a costruire. (Questo lo pensano certamente anche gli architetti del Great Reset (del Grande re-inizio) di quello che diventerà il Nuovo Ordine Mondiale (N.d.t).

Questa idea della vittoria, questa idea del Regno, questa idea della felicità piena, ce l’hanno i cristiani, o non ce l’hanno? Certo che ce l’anno! Eh, ma non la vediamo realizzata! Ma i cristiani, cosa sanno di questa vittoria, di questo Regno di Dio? Perché fino all’ultimo, Pietro, che da ebreo credeva nella profezia del futuro regno di Israele, che Gerusalemme sarà ricostruita e che i nemici saranno vinti per sempre. Allora, Pietro, al momento in cui Gesù, morto in croce e risorto, gli dice: “Signore, quando si realizzerà il tuo Regno?”. Insomma, questa cosa del regno, della vittoria, del trionfo della verità, della giustizia, della pace sul male, è insito in ognuno di noi!

Però noi sappiamo che la Rivelazione ci dice che la vittoria in questo mondo l’ha avuta pienamente Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo. E quando l’ha avuta? Quando ha trionfato sulla croce. Questa è la vittoria di Gesù Cristo. Perché è il trionfo? Perché è il trionfo dell’amore! Cristo è in croce per amore; non ci è costretto! Sta lì per Amore!

Sta lì per vincere la mia cattiveria; per vincere il peccato che sempre mi insidia! Per questo accettò la croce. Anche la vittoria dei cristiani avviene così, perché noi siamo chiamati a seguire le orme di Colui di cui serviamo il messaggio di salvezza. È ineludibile! Questo dobbiamo saperlo. La Croce è ineludibile per noi cristiani. E anche perché è stato profetizzato. Per questo Pietro chiede a Gesù: “Quando verrà il tuo Regno?”. Che cosa profetizza sulla storia l’Apocalisse? L’Apostolo Giovanni scrive che la storia non va verso la vittoria (apparente), nostra, sul male. No, il contrario! Questa è la profezia che dovremmo ricordare sempre per non mettere in dubbio la nostra fede e la nostra speranza, che però sono riposte in Dio e nel Cielo, non qua sulla terra! Perché sulla terra, dice l’Apostolo Giovanni nel suo libro, l’Apocalisse: “Alla bestia fu permesso di far guerra contro i santi e di vincerli. Le fu dato potere sopra ogni stirpe, popolo, lingua e nazione.

Allora, visto che è così, noi dobbiamo aspettare la catastrofe senza far niente? Tutto il contrario! Perché Dio, che è amante della vita, si manifesta in questa attenzione alla vita che abbiamo tutti. Perché in fondo tutti vogliamo vivere; nessuno vuole morire!

Quindi la fatica di papa Sarto si inserisce in questo desiderio di vita nonostante tutto. E allora lui cosa fa? Nette in guardia i cristiani. Dice loro: “State attenti: non cadete nell’inganno! Questi vi vogliono ingannare, cioè, vi vogliono morti. Perché Satana ci vuole morti

Allora, abbiamo a che fare con un grande papa. Questo papa mi piace, non solo perché ha preso il nome di Pio, come il suo  predecessore Pio IX, che è stato um grandissimo e santo papa, ma anche perché trovo delle similitudini tra la Pascendi e uno dei libri più letti al mondo, che è “La Città di Dio”, scritta da Sant Agostino. Perché? Perché questi due scritti, molto diversi per dimensioni, affrontano lo stesso tema. In fondo Agostino deve rispondere a una sfida che il pensiero pagano fa ai cristiani.

Nonostante che nel 380 l’impero sia divenuto cattolico, nel 410 Roma viene saccheggiata. Alarico saccheggia Roma. Roma è eterna per i pagani, come lo è per i cristiani. Ma come, saccheggiata Roma? Allora i pagani dicono: “Ecco, ora lo potete vedere, questo è il frutto del vostro Dio che ha trionfato. E i nostri dei, quelli che sono veri, si sono arrabbiati e hanno permesso la devastazione di Roma”.

Questa lettura della storia era una lettura che meritava una risposta che doveva essere presa molto sul serio. E Sant Agostino  la fa. Ci mette vent’anni per scrivere il suo capolavoro, che è “La città di Dio”, rispondendo che non è così, perché deve illuminare l’intelligenza dei cattolici, e anche dei pagani, perché non credano a questa, che apparentemente è una considerazione che può avere delle tentazioni di verità.

Allo stesso modo, Pio X, nel 1907, con la Pascendi, risponde all’interrogativo o ai dubbi che vengono ai cristiani, per cui, in fondo, la vera fede che noi abbiamo e che è espressa nei dogmi che professiamo, questa vera fede non sia poi così invincibile; infatti il mondo l’ha vinta! Quindi forse noi ci siamo sbagliati a credere che questa Rivelazione e questo dogma siano eterni, senza ammettere nessun cambiamento nella dottrina. La radice a me sembra la stessa. La radice di difendere la verità nonostante  che alcune false apparenze possano seminare dei dubbi che vanno a insediarsi nella nostra mente.

Volevo parlare di altre cose, ma vedo che non ne ho il tempo. Quindi chiudo questa puntata ringraziando Dio per averci dato questo papa così coraggioso, così combattente, così forte quale fu San Pio X. Se guardiamo il volto dei due papi vediamo due volti pieni di pace, di armonia e di bellezza.

DOMANDE DEGLI ASCOLTATORI.  Primo ascoltatore.   La ringrazio per quanto ha detto e la seguo nelle sue “Pillole di cultura”. Ora le chiedo, facendo il parallelo col giorno d’oggi, come facciamo noi a capire qual è la verità, in mezzo a questa confusione e a tanta ambiguità?

Innanzitutto io colgo l’occasione che mi ha dato per parlare di un lavoro che faccio da mesi, e cioè “le pillole di Angela”, che sono dei brevi video – 4, 5 minuti, su questioni di storia o di attualità. Ci sono delle pillole contro la menzogna, contro il pensiero dominante, che racconta sempre balle, e, negli ultimi tempi ho convinto un gruppo di persone bravissime che, ciascuno nella sua materia, affronta gli argomenti culturali di sua competenza. PERCHÉ LA CULTURA È FONDAMENTALE! Infatti un uomo, un cristiano senza cultura non è un cristiano. Su che basi fonda la sua fede? Giovanni Paolo II diceva che “la fede porta sempre alla cultura”. Chi vuole, allora, può collegarsi al sito www.culturainpillole.com  e lì potete trovare dei brevi video in cui un giurista, un filosofo, una storica dell’arte, un teologo, un economista, eccetera, tutti bravissimi, che vi intrattengono sui loro argomenti. Queste pillole, che possiamo ascoltare quando ne abbiamo il tempo, sono un aiuto per la nostra fede, per la ricerca della verità, ma anche per trasmetterle agli altri.

Che questo sia un tempo di confusione non c’è dubbio. E la confusione ci fa felici? No! Allora, in questo tempo di oppressione e di confusione dobbiamo conservare, come ci dice Maria, la fede e la speranza. E come facciamo? Beh, c’è un unico modo che io conosca: è la preghiera. la preghiera incessante, chiedendo a Dio che abbia pietà di noi, della sua Chiesa e del mondo! Spes contra spem.

Buon giorno! Sono Grazia, e chiamo dal Veneto. La domanda che le pongo riguarda i da lei citati Bonaiuti e Lutero, con il loro riformare Roma con Roma. Insomma questa infiltrazione del pensiero protestante in modo dolce e dialogante. Le chiedo, questo è un rischio che si corre anche nel movimento ecumenico?

Tutte le cose presentano i loro rischi. Padre Livio poco fa diceva che la Comunità Europea è nata con un’idea buona, e adesso si è snaturata. In tutte le cose che facciamo c’è un rischio che deriva dal fatto che Satana si infiltra dappertutto. Perciò, ripeto, l’unica strada è la preghiera, nella certezza che Dio non ci abbandona. Come potrebbe, un Dio che è morto in croce per me?

Dice Gesù: “Quando voi chiedete al padre qualche cosa, può succedere che un figlio che chiede al padre un pane, riceva invece un serpente?”. Ovviamente no! A maggior ragione, se noi che siamo cattivi non diamo cose cattive ai nostri figli, tanto più Dio, che è la Bontà, l’Onnipotenza, la Misericordia, l’assoluta meraviglia, non ci darà cose cattive, ma ci darà la forza per sopravvivere e fronteggiare tutte le tentazioni in cui dobbiamo incorrere giorno per giorno! Anche perché – lo dice il Vangelo –: “Per purificare la nostra fede e perché la nostra fede purificata risplenda! Altrimenti, a che serve la nostra fede? Gesù ci risponde: “Voi siete il sale della terra…”. Se il sale perde il suo sapore, a che cosa serve? A niente, se non ad essere calpestato…”. Certo, signora, tutti abbiamo dei dubbi, però, come vanno affrontati?

La differenza sostanziale fra i cattolici e gli gnostici è che la risposta la dà Dio, non noi; non la nostra intelligenza; non le nostre paure! La dà Dio. Ma Dio interviene – lo ricordava prima padre Livio –: “è da 40 anni che la Vergine Maria appare per sostenere la nostra fede!”. Certo che Dio interviene! Quindi dobbiamo fare affidamento solo su di Lui!

Allora, con questa ultima risposta, auguro a tutti una buona giornata!

Publié dans Angela Pellicciari, Anticristo, Fede, morale e teologia, Padre Livio Fanzaga, Riflessioni | Pas de Commentaire »

Radio Maria e il divieto di avanzare ipotesi

Posté par atempodiblog le 19 novembre 2020

Radio Maria e il divieto di avanzare ipotesi
In un mondo che mette in discussione ogni cosa, avanzare delle ipotesi crea reazioni spropositate, anche fra cattolici
di Marco Invernizzi – Alleanza Cattolica

Radio Maria e il divieto di avanzare ipotesi dans Anticristo Fanzaga

Improvvisamente, una domenica pomeriggio, i giornali online hanno scoperto che padre Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria, avrebbe denunciato un “complotto” dietro la diffusione del Covid-19 e hanno riempito i rispettivi media con articoli scandalizzati. Avevo ascoltato l’intervento di padre Livio, peraltro precedente di diversi giorni, e avevo notato come il direttore di Radio Maria si preoccupasse di sottolineare che la sua è una ipotesi, e che le ipotesi sono opinioni che si possono cambiare di fronte a nuovi fatti che mutassero il quadro della situazione.

L’impressione che ho, anche questa è una ipotesi mi raccomando, è che il mondo dei media, i “giornaloni“ come li chiama padre Livio, detesti Radio Maria e cerchi sempre l’occasione per metterla in cattiva luce presso l’opinione pubblica. Diversamente non si spiegherebbe tanto accanimento e l’andare a ripescare una trasmissione precedente di diversi giorni, che per un quotidiano significano mesi se non anni.

Ma che cosa ha detto padre Livio di tanto politicamente scorretto?

  1. Ha detto che il virus potrebbe essere stato diffuso in modo non casuale. Queste le parole esatte, affidate all’agenzia Adnkronos per precisare meglio il contenuto delle sue trasmissioni sul tema e che tutti possono leggere sul sito di Radio Maria: «Per quanto riguarda l’origine della pandemia ho avuto fin dall’inizio l’impressione che non fosse casuale. Mi è parso un fenomeno troppo grosso per essere tale. Mi ha inoltre fatto pensare il fatto che proprio l’Occidente sia la parte del mondo più colpita di altre. Probabilmente non sapremo mai qual è l’origine della pandemia ma, fino a prova contraria, a mio parere resta sul tavolo l’ipotesi che possa essere stata provocata volutamente. Mi auguro di no e vorrei essere smentito. Può anche essere che l’uscita del virus da qualche laboratorio di armi biologiche sia stata un infortunio».

  2. La seconda cosa scandalosa che il direttore di Radio Maria ha detto riguarda Satana, una parola impronunciabile nel mondo del giornalismo e, in generale, fra gli intellettuali che scrivono sui “giornaloni”, tutti succubi del laicismo: «Se fosse vero (e spero di no) che la pandemia sia un progetto provocato da chi vuole costruire un “uomo nuovo” e “un mondo nuovo” sulle nostre spalle e a nostra insaputa, è ovvio che per un cristiano la mente ispiratrice non può essere che il maligno».

Siamo di nuovo di fronte a una ipotesi, ma frutto di un ragionamento. Che il male esista, nel caso specifico che il virus sia un male, anche un ateo non può non riconoscerlo. E allora qui si apre un tema antico quanto l’uomo, cioè quale sia l’origine del male. Il male può essere provocato o casuale, voluto o frutto di un incidente di laboratorio. Poi ci sono delle varianti: può essere casuale ma venire sfruttato da qualcuno per accrescere il proprio potere. Certamente esiste un altro dato di fatto, e cioè che il sistema sociale del mondo occidentale sta cambiando sotto la spinta della diffusione del virus. I piccoli chiudono e le grandi multinazionali guadagnano sempre maggiori spazi commerciali. Per fare un esempio, le librerie chiudono e Amazon aumenta il fatturato, oppure i tassisti vendono le loro licenze e vanno a lavorare come dipendenti appena ne trovino la possibilità. Questo significa che nel giro di non molti anni il mondo occidentale cambierà aspetto, se continuasse questa tendenza: meno proprietari, più concentrazione di potere economico in poche mani, in pratica il contrario di una società equilibrata basata sui principi di sussidiarietà e solidarietà. Questo non è un complotto, ma un fatto. Si tratta di vedere se c’è un agente a monte del progetto, oppure se qualcuno si sta approfittando di qualcosa che è accaduto ed è sfuggito di mano, oppure se siamo completamente in balia di una situazione andata fuori controllo. Credo che fare delle ipotesi e parlarne sia doveroso e necessario. Il complotto sarebbe impedire di affrontare il tema.

Infine Satana, la parola impronunciabile. Ma se il male esiste, non è un complotto chiedersi quali possano essere le cause naturali e soprannaturali (per chi ha il dono della fede).

Stupisce infine, e lo scrivo con profondo rammarico, che all’interno del mondo cattolico padre Livio non venga difeso da questa nuova aggressione mediatica, che mira con evidenza a screditarlo. Perciò mi ha fatto male l’intervento quasi appassionato del direttore del quotidiano dei vescovi italiani, Marco Tarquinio, per prendere le distanze dal direttore di Radio Maria su Avvenire del 17 novembre. Si parla tanto di non dividere, di unire, di non creare contrapposizioni e, poi, si evita di affrontare benevolmente un’ipotesi avanzata da un confratello nella stessa fede. Viviamo in un mondo strano, nel quale si mette in discussione ogni cosa, dal Papa all’identità sessuale delle persone, ma quando viene avanzata una ipotesi estranea al politicamente corretto “apriti cielo”. Mala tempora

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Il “Santo apostolo di Napoli” e le profezie sulla Chiesa

Posté par atempodiblog le 9 novembre 2020

Servo di Dio don Dolindo Ruotolo
Il “Santo apostolo di Napoli” e le profezie sulla Chiesa
Il mistico don Dolindo Ruotolo ci ha lasciato profezie e molteplici opere teologiche, tra cui un ispiratissimo Commento alla Sacra Scrittura in 33 libri. Padre Pio lo riteneva un gran santo e disse che «niente di quanto è scaturito dalla penna di Don Dolindo deve andar perduto». In vista del 50° anniversario della morte, la Ares ha dato voce a una familiare e testimone diretta del Servo di Dio, Grazia Ruotolo, pubblicando il libro “Gesù, pensaci Tu”.
di Ermes Dovico – La nuova Bussola Quotidiana

Il “Santo apostolo di Napoli” e le profezie sulla Chiesa dans Anticristo Don-Dolindo-Ruotolo-Ges-pensaci-Tu

Il prossimo 19 novembre cade il 50° anniversario della morte di don Dolindo Ruotolo (1882-1970), contemporaneo e amico di Padre Pio, che lo chiamò il «Santo apostolo di Napoli». In vista della ricorrenza, la casa editrice Ares ha pubblicato il libro “Gesù, pensaci Tu”, che richiama l’invocazione centrale dell’Atto di abbandono ispirato dal Signore al mistico napoletano. Il suddetto libro è un prezioso strumento per conoscere la figura di don Dolindo, perché insieme ad ampi estratti delle opere del Servo di Dio registra la dettagliata testimonianza in prima persona di una sua familiare – la novantaduenne, lucidissima, Grazia Ruotolo (una cugina di secondo grado, che per affetto lo chiama “zio”) – che ha affidato il suo racconto al giornalista Luciano Regolo.

Impossibile elencare tutti i miracoli, le opere di carità e i doni soprannaturali di don Dolindo, i cui carismi si erano manifestati già nell’infanzia, specie la sua conformazione a Gesù Crocifisso. Il nome, che sta per “Dolore”, era stato scelto dal padre per devozione alla Madonna Addolorata. Dolindo venne maltrattato dal genitore – senza che questi sapesse perché, come lui stesso gli confidò poi – fin da piccolo. Ma non portò mai rancore al padre, e anzi accettava quella croce dando lode a Dio. La madre andava a Messa ogni mattina alle 5. Lui, quintogenito di 11 figli, si alzava seguendola fino alla porta di casa e, al suo rientro, veniva preso in braccio dalla madre che gli alitava in bocca per trasmettergli l’amore dell’Eucaristia appena ricevuta. A tre-quattro anni le diceva: «Io sarò sacerdote».

LA GRAZIA DI MARIA
Da seminarista, prendendo atto delle sue difficoltà a capire e studiare, s’inginocchiò davanti a un’immagine della Madonna delle Grazie e le disse: «O mia dolce Mamma, se mi vuoi Sacerdote, dammi l’intelligenza, perché lo vedi che sono un cretino». Si assopì all’improvviso e, al risveglio, si ritrovò esaudito: gli si aprì la mente, «ma solo per ciò che glorificava Dio». Il dono dell’intelletto, che si univa a un’ironia tutta napoletana, diventò ancora più grande dopo due Confessioni generali.

Da questa umiltà e dalla fiducia nella Provvidenza, quindi, nasce l’ispiratissimo predicatore (che riempiva le chiese) e scrittore di opere ascetiche, devozionali, dottrinali, mistiche. Qui basti ricordare il monumentale Commento alla Sacra Scrittura, in 33 libri, a cui oggi diversi sacerdoti attingono per le loro omelie e che Grazia Ruotolo definisce «il più grande miracolo» di don Dolindo, per le innumerevoli conversioni che ha già suscitato e, si può credere, susciterà. I testi li scriveva in piena notte, in ginocchio e di getto, dopo aver pregato e offerto penitenze. Contro quest’opera, prima condannata dal Sant’Uffizio e poi riabilitata, si scatenarono i suoi denigratori – modernisti – al tempo della sua seconda sospensione a divinis. Un calvario lunghissimo, che iniziò a seguito delle calunnie di una sua figlia spirituale, mossa da invidia verso le altre pie assistenti di don Dolindo.

Sacerdote-Dolindo-Ruotolo-di-Napoli dans Articoli di Giornali e News

OBBEDIENZA E AMORE ALLA CHIESA
A raccogliere le accuse della donna era stato padre Domenico Fenocchio, che nel 1918 ottenne un’udienza con Benedetto XV. Il Papa, ascoltando la versione di Fenocchio, ordinò un’inchiesta e, nell’attesa, dispose di sospendere da subito la predicazione di don Dolindo. Erano circa le undici e mezza di domenica 15 settembre, giorno dell’Addolorata. In quel preciso momento, a Napoli, don Dolindo stava tenendo l’omelia. Ad un tratto – in obbedienza mistica, si potrebbe dire – smise di predicare, senza minimamente sapere quello che era stato appena deciso su di lui in Vaticano (lo avrebbe saputo solo giorni dopo). «Non potetti raccapezzare una sola idea, Gesù mi aveva chiusa la fonte della sua parola perché, a Roma, il Papa l’aveva chiusa per me! Dovetti interrompere, dissi al popolo: “Non posso proseguire oltre, sono sopraffatto da tenebre, non ho più parole. Preghiamo soltanto che Dio si glorifichi”».

Il 18 ottobre 1921, a conclusione dell’inchiesta, fu sancita la sua sospensione a divinis, durata ben 16 anni e mezzo. Malgrado tutto, in questo tempo, provò un crescente amore per coloro che lo calunniavano, e andava perfino a visitarli (padre Fenocchio, ammalato, gli chiese perdono). Capitò che qualcuno dei suoi figli spirituali non capisse così tanta pietà: «Sono miei benefattori», diceva don Dolindo, pensando alle sofferenze che poteva unire a quelle di Gesù, per santificarsi e liberare anime dal giogo del demonio.

L’ORDINE DI PADRE PIO
L’amore incondizionato per la Chiesa, al cui interno sperimentò sì persecuzioni ma anche la stima di diversi ecclesiastici, lo accomuna strettamente a Padre Pio. Molto ricca e affascinante la documentazione riportata nel libro della Ares sul rapporto tra i due grandi mistici, che va ben oltre il loro unico incontro (di persona) noto, avvenuto nel 1953 a San Giovanni Rotondo. Poi, nel 1967, il frate con le stimmate incaricò padre Pellegrino Funicelli di scrivere una lettera a una figlia spirituale di don Dolindo (Elena Montella, dell’Apostolato Stampa). Questo l’inizio della missiva: «Gentilissima Signorina, Padre Pio ha detto che niente di quanto è scaturito dalla penna di Don Dolindo deve andar perduto».

DOLINDO GESÙ E LE PROFEZIE
Le bilocazioni erano una delle grazie di don Dolindo. Scrutava i cuori e in confessionale trasmetteva mirabilmente la misericordia di Gesù, che pure più volte – su richiesta del proprio fedele ministro – confessò al posto suo, assumendone le sembianze. Del resto, già nel 1910 il Servo di Dio si era sentito dire in una locuzione interiore: «Sono io Gesù, Dolore, e tu sei Dolindo Gesù. […] Perché io sono in te e tu in me. Perché tu vivi, ma non vivi e sono io che vivo in te. Perché tu non scrivi e sono io che scrivo per te». La sua volontà riposava nella Volontà di Dio.

Tra le molte profezie nei suoi scritti c’è quella dettatagli da Maria – con 13 anni di anticipo – sull’elezione a pontefice di Karol Wojtyla, il «nuovo Giovanni» che sarebbe sorto dalla Polonia e avrebbe liberato il mondo dalla «tirannia comunista», come già i 20 mila guidati da (Giovanni) Sobieski «salvarono l’Europa e il mondo dalla tirannia turca» al tempo dell’Assedio di Vienna, nel 1683.

E ancora, in Così ho visto l’Immacolata, si legge un brano in cui la Vergine fa una fotografia dei nostri tempi, in cui il modernismo tanto combattuto da don Dolindo sembra aver preso il sopravvento.

«Solo una grande misericordia può fare superare al mondo il baratro nel quale è caduto […]. Che cosa credete voi che sia la misericordia? Non è solo l’indulgenza, ma è anche il rimedio, la medicina, l’operazione chirurgica. La prima misericordia che deve avere questa povera terra, e la Chiesa per prima, dev’essere purificazione.

Non vi spaventate, non temete, ma è necessario che un uragano terribile passi prima sulla Chiesa e poi sul mondo! La Chiesa sembrerà quasi abbandonata e da ogni parte la diserteranno i suoi ministri… dovranno chiudersi persino le chiese! Il Signore troncherà con la sua potenza tutti i legami che ora l’avvincono alla terra e la paralizzano! Hanno trascurato la gloria di Dio per la gloria umana, per il prestigio terreno, per il fasto esteriore e tutto questo fasto sarà ingoiato da una persecuzione terribile, nuova! Allora si vedrà che cosa giovano gli appannaggi umani e come valeva meglio appoggiarsi a Gesù che è la vita vera della Chiesa. […]».

Ma le tenebre non prevarranno, come si ricorda pure nel 6° giorno della Novena dell’abbandono (che si può iniziare martedì 10 novembre, in vista del 50°): «Gesù all’anima: “Quando crederai il mondo abbandonato ai prepotenti e ai tiranni, e tutto schierato contro la Chiesa, allora sappi che il trono del mostro è minato e che si dissolve in un baleno per una pietruzza dal monte che lo percuote. Lasciami fare perché io armonizzo la libertà e le esigenze della divina gloria, e lascio il corso agli uomini cattivi per poi trarne la divina gloria. Anche nel piccolo lo vedrai, perché certi violenti spariranno dalla sera al mattino e le famiglie riacquisteranno la pace e la prosperità”».

Per saperne di più:
“Gesù, pensaci Tu”, Grazia Ruotolo con Luciano Regolo, Ares, 2020

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L’inviato del Papa: anche a Medjugorje c’è il diavolo, non si può negare

Posté par atempodiblog le 12 septembre 2020

L’inviato del Papa: anche a Medjugorje c’è il diavolo, non si può negare
La tesi di Mons. Hoser: “in particolare capita che questi indemoniati a volte vogliano aggredire i veggenti”
di Gelsomino Del Guercio – Aleteia

L’inviato del Papa: anche a Medjugorje c’è il diavolo, non si può negare dans Anticristo Medjugorje

«Il demonio è presente a Medjugorje e aggredisce anche i veggenti». Ad affermarlo è l’arcivescovo Henryk Hoser, nominato da Papa Francesco Visitatore Apostolico per la parrocchia di Medjugorje.

«Sì, è vero, – spiega il presule – ci sono alcuni casi di manifestazioni demoniache ma posso dire che sono abbastanza rari, capita che si senta qualcuno che inizia a gridare o a inveire anche quando ci sono raduni con 10mila persone. Succede anche qui, non si può negare questo. Certo, non succede tutti i giorni, ma succede pure qui a Medjugorje. E in particolare capita che questi indemoniati a volte vogliano aggredire i veggenti».

“E’ ovunque nello spazio e nel tempo”
È la prima volta che il delegato papale nel paese della Bosnia Erzegovina, dove dal 1981 la Madonna apparirebbe a sei veggenti, parla della presenza del demonio a Medjugorje. Le sue affermazioni, destinate a fare molto scalpore, sono contenute nel volume del vaticanista Mediaset Fabio Marchese Ragona intitolato ‘Il mio nome è Satana’ (edizioni San Paolo), ma con un sottotitolo molto eloquente: ‘Storie di esorcismi dal Vaticano a Medjugorje’.

«Il demonio – precisa monsignor Hoser – è ovunque nel tempo e nello spazio, è un puro spirito e anche in luoghi di grazia lui c’è, ed è presente per tentare» (Il Fatto Quotidiano, 11 settembre).

La precisazione di Hoser
Le affermazioni di Hoser confliggono con la relazione della Commissione d’Inchiesta su Medjugorje presieduta da Camillo Ruini, secondo cui non c’è origine demoniaca per i fenomeni mariani accaduti tra il 24 giugno 1981 e il 3 luglio 1981?

Il Visitatore Apostolico risponde così:

«Non so cosa dica il testo della commissione di Ruini, non l’ho letto, ma si può benissimo capire che non ci sia un’origine demoniaca. Guardiamo a Fatima, quando le forza massoniche portoghesi al potere cercarono di far passare l’idea che quelle dei pastorelli erano tutte finzioni. Qui è successo lo stesso con i veggenti: i comunisti hanno cercato di mascherare quanto accadeva perché non andava bene a loro e volevano tenere nascosto tutto. E non solo loro hanno provato a bloccare: anche da dentro la Chiesa è successo questo».

E aggiunge: «È un problema di discernimento, all’interno della Chiesa ognuno ha possibilità di discernere come vuole. La Chiesa ci mette tempo per prendere una decisione e quindi nel frattempo ognuno valuta in base alle proprie convinzioni».

Satana a Medjugorje
Va detto che Satana è rimasto sempre presente a Medjugorje, manifestandosi soprattutto durante i momenti più intensi di preghiera o in prossimità dei luoghi più importanti della cittadina bosniaca. È apparso ripetutamente ai sei veggenti, che ne hanno dato testimonianza nei loro scritti.

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Paolo VI: “Il male è un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore”

Posté par atempodiblog le 5 septembre 2020

PAOLO VI
UDIENZA GENERALE
Mercoledì, 15 novembre 1972

Paolo VI: “Il male è un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore” dans Anticristo S-Paulus-PP-VI

«Liberaci dal male»

Quali sono oggi i bisogni maggiori della Chiesa?

Non vi stupisca come semplicista, o addirittura come superstiziosa e irreale la nostra risposta: uno dei bisogni maggiori è la difesa da quel male, che chiamiamo il Demonio.

Prima di chiarire il nostro pensiero invitiamo il vostro ad aprirsi alla luce della fede sulla visione della vita umana, visione che da questo osservatorio spazia immensamente e penetra in singolari profondità. E, per verità, il quadro che siamo invitati a contemplare con globale realismo è molto bello. È il quadro della creazione, l’opera di Dio, che Dio stesso, come specchio esteriore della sua sapienza e della sua potenza, ammirò nella sua sostanziale bellezza (Cfr. Gen. 1, 10, etc.).

Poi è molto interessante il quadro della storia drammatica della umanità, dalla quale storia emerge quella della redenzione, quella di Cristo, della nostra salvezza, con i suoi stupendi tesori di rivelazione, di profezia, di santità, di vita elevata a livello soprannaturale, di promesse eterne (Cfr. Eph. 1, 10). A saperlo guardare questo quadro non si può non rimanere incantati (Cfr. S. AUG. Soliloqui): tutto ha un senso, tutto ha un fine, tutto ha un ordine, e tutto lascia intravedere una Presenza-Trascendenza, un Pensiero, una Vita, e finalmente un Amore, così che l’universo, per ciò che è e per ciò che non è, si presenta a noi come una preparazione entusiasmante e inebriante a qualche cosa di ancor più bello ed ancor più perfetto (Cfr. 1 Cor. 2, 9; 13, 12; Rom. 8, 19-23). La visione cristiana del cosmo e della vita è pertanto trionfalmente ottimista; e questa visione giustifica la nostra gioia e la nostra riconoscenza di vivere per cui celebrando la gloria di Dio noi cantiamo la nostra felicità (Cfr. il Gloria della Messa).

L’INSEGNAMENTO BIBLICO
Ma è completa questa visione? è esatta? Nulla ci importano le deficienze che sono nel mondo? le disfunzioni delle cose rispetto alla nostra esistenza? il dolore, la morte? la cattiveria, la crudeltà, il peccato, in una parola, il male? e non vediamo quanto male è nel mondo? specialmente, quanto male morale, cioè simultaneamente, sebbene diversamente, contro l’uomo e contro Dio? Non è forse questo un triste spettacolo, un inesplicabile mistero? E non siamo noi, proprio noi cultori del Verbo i cantori del Bene, noi credenti, i più sensibili, i più turbati dall’osservazione e dall’esperienza del male? Lo troviamo nel regno della natura, dove tante sue manifestazioni sembrano a noi denunciare un disordine. Poi lo troviamo nell’ambito umano, dove incontriamo la debolezza, la fragilità, il dolore, la morte, e qualche cosa di peggio; una duplice legge contrastante, una che vorrebbe il bene, l’altra invece rivolta al male, tormento che S. Paolo mette in umiliante evidenza per dimostrare la necessità e la fortuna d’una grazia salvatrice, della salute cioè portata da Cristo (Cfr. Rom. 7); già il poeta pagano aveva denunciato questo conflitto interiore nel cuore stesso dell’uomo: video meliora proboque, deteriora sequor (OVIDIO, Met. 7, 19). Troviamo il peccato, perversione della libertà umana, e causa profonda della morte, perché distacco da Dio fonte della vita (Rom. 5, 12), e poi, a sua volta, occasione ed effetto d’un intervento in noi e nel nostro mondo d’un agente oscuro e nemico, il Demonio. Il male non è più soltanto una deficienza, ma un’efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà. Misteriosa e paurosa.

Esce dal quadro dell’insegnamento biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscerla esistente; ovvero chi ne fa un principio a sé stante, non avente essa pure, come ogni creatura, origine da Dio; oppure la spiega come una pseudo-realtà, una personificazione concettuale e fantastica delle cause ignote dei nostri malanni. Il problema del male, visto nella sua complessità, e nella sua assurdità rispetto alla nostra unilaterale razionalità, diventa ossessionante. Esso costituisce la più forte difficoltà per la nostra intelligenza religiosa del cosmo. Non per nulla ne soffrì per anni S. Agostino: Quaerebam unde malum, et non erat exitus, io cercavo donde provenisse il male, e non trovavo spiegazione (S. Aug. ConfessVII, 5, 7, 11, etc.; PL, 32, 736, 739).

Ed ecco allora l’importanza che assume l’avvertenza del male per la nostra corretta concezione cristiana del mondo, della vita, della salvezza. Prima nello svolgimento della storia evangelica al principio della sua vita pubblica: chi non ricorda la pagina densissima di significati della triplice tentazione di Cristo? Poi nei tanti episodi evangelici, nei quali il Demonio incrocia i passi del Signore e figura nei suoi insegnamenti? (P. es. Matth. 12, 43) E come non ricordare che Cristo, tre volte riferendosi al Demonio, come a suo avversario, lo qualifica «principe di questo mondo»? (Io. 12, 31; 14, 30; 16, 11) E l’incombenza di questa nefasta presenza è segnalata in moltissimi passi del nuovo Testamento. S. Paolo lo chiama il «dio di questo mondo» (2 Cor. 4, 4), e ci mette sull’avviso sopra la lotta al buio, che noi cristiani dobbiamo sostenere non con un solo Demonio, ma con una sua paurosa pluralità: «Rivestitevi, dice l’Apostolo, dell’armatura di Dio per poter affrontare le insidie del diavolo, poiché la nostra lotta non è (soltanto) col sangue e con la carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori delle tenebre, contro gli spiriti maligni dell’aria» (Eph. 6, 11-12).

E che si tratti non d’un solo Demonio, ma di molti, diversi passi evangelici ce lo indicano (Luc. 11, 21; Marc. 5, 9); ma uno è principale: Satana, che vuol dire l’avversario, il nemico; e con lui molti, tutti creature di Dio, ma decadute, perché ribelli e dannate (Cfr. DENZ.-SCH. 800-428); tutte un mondo misterioso, sconvolto da un dramma infelicissimo, di cui conosciamo ben poco.

IL NEMICO OCCULTO CHE SEMINA ERRORI
Conosciamo tuttavia molte cose di questo mondo diabolico, che riguardano la nostra vita e tutta la storia umana. Il Demonio è all’origine della prima disgrazia dell’umanità; egli fu il tentatore subdolo e fatale del primo peccato, il peccato originale (Gen. 3; Sap. 1, 24). Da quella caduta di Adamo il Demonio acquistò un certo impero su l’uomo, da cui solo la Redenzione di Cristo ci può liberare. È storia che dura tuttora: ricordiamo gli esorcismi del battesimo ed i frequenti riferimenti della sacra Scrittura e della liturgia all’aggressiva e alla opprimente «potestà delle tenebre» (Cfr. Luc. 22, 53; Col. 1, 13). È il nemico numero uno, è il tentatore per eccellenza. Sappiamo così che questo Essere oscuro e conturbante esiste davvero, e che con proditoria astuzia agisce ancora; è il nemico occulto che semina errori e sventure nella storia umana. Da ricordare la rivelatrice parabola evangelica del buon grano e della zizzania, sintesi e spiegazione dell’illogicità che sembra presiedere alle nostre contrastanti vicende: inimicus homo hoc fecit (Matth. 13, 28). È «l’omicida fin d a principio . . . e padre della menzogna», come lo definisce Cristo (Cfr. Io. 8, 44-45); è l’insidiatore sofistico dell’equilibrio morale dell’uomo. È lui il perfido ed astuto incantatore, che in noi sa insinuarsi, per via dei sensi, della fantasia, della concupiscenza, della logica utopistica, o di disordinati contatti sociali nel gioco del nostro operare, per introdurvi deviazioni, altrettanto nocive quanto all’apparenza conformi alle nostre strutture fisiche o psichiche, o alle nostre istintive, profonde aspirazioni.

Sarebbe questo sul Demonio e sull’influsso, ch’egli può esercitare sulle singole persone, come su comunità, su intere società, o su avvenimenti, un capitolo molto importante della dottrina cattolica da ristudiare, mentre oggi poco lo è. Si pensa da alcuni di trovare negli studi psicanalitici e psichiatrici o in esperienze spiritiche, oggi purtroppo tanto diffuse in alcuni Paesi, un sufficiente compenso. Si teme di ricadere in vecchie teorie manichee, o in paurose divagazioni fantastiche e superstiziose. Oggi si preferisce mostrarsi forti e spregiudicati, atteggiarsi a positivisti, salvo poi prestar fede a tante gratuite ubbie magiche o popolari, o peggio aprire la propria anima – la propria anima battezzata, visitata tante volte dalla presenza eucaristica e abitata dallo Spirito Santo! – alle esperienze licenziose dei sensi, a quelle deleterie degli stupefacenti, come pure alle seduzioni ideologiche degli errori di moda, fessure queste attraverso le quali il Maligno può facilmente penetrare ed alterare l’umana mentalità. Non è detto che ogni peccato sia direttamente dovuto ad azione diabolica (Cfr. S. TH. 1, 104, 3); ma è pur vero che chi non vigila con certo rigore morale sopra se stesso (Cfr. Matth. 12, 45; Eph. 6, 11) si espone all’influsso del mysterium iniquitatis, a cui San Paolo si riferisce (2 Thess. 2 , 3-12), e che rende problematica l’alternativa della nostra salvezza.

La nostra dottrina si fa incerta, oscurata com’è dalle tenebre stesse che circondano il Demonio. Ma la nostra curiosità, eccitata dalla certezza della sua esistenza molteplice, diventa legittima con due domande. Vi sono segni, e quali, della presenza dell’azione diabolica? e quali sono i mezzi di difesa contro così insidioso pericolo?

PRESENZA DELL’AZIONE DEL MALIGNO
La risposta alla prima domanda impone molta cautela, anche se i segni del Maligno sembrano talora farsi evidenti (Cfr. TERTULL. Apol. 23). Potremo supporre la sua sinistra azione là dove la negazione di Dio si fa radicale, sottile ed assurda, dove la menzogna si afferma ipocrita e potente, contro la verità evidente, dove l’amore è spento da un egoismo freddo e crudele, dove il nome di Cristo è impugnato con odio cosciente e ribelle (Cfr. 1 Cor. 16, 22; 12, 3), dove lo spirito del Vangelo è mistificato e smentito, dove la disperazione si afferma come l’ultima parola, ecc. Ma è diagnosi troppo ampia e difficile, che noi non osiamo ora approfondire e autenticare, non però priva per tutti di drammatico interesse, a cui anche la letteratura moderna ha dedicato pagine famose (Cfr. ad es. le opere di Bernanos, studiate da CH. MOELLER, Littér. du XXe siècle, I, p. 397 ss.; P. MACCHI, Il volto del male in Bernanos; cfr. poi Satan, Etudes Carmélitaines, Desclée de Br. 1948). Il problema del male rimane uno dei più grandi e permanenti problemi per lo spirito umano, anche dopo la vittoriosa risposta che vi dà Gesù Cristo. «Noi sappiamo, scrive l’Evangelista S. Giovanni, che siamo (nati) da Dio, e che tutto il mondo è posto sotto il maligno» (1 Io. 5, 19).

LA DIFESA DEL CRISTIANO
All’altra domanda: quale difesa, quale rimedio opporre alla azione del Demonio? la risposta è più facile a formularsi, anche se rimane difficile ad attuarsi. Potremmo dire: tutto ciò che ci difende dal peccato ci ripara per ciò stesso dall’invisibile nemico. La grazia è la difesa decisiva. L’innocenza assume un aspetto di fortezza. E poi ciascuno ricorda quanto la pedagogia apostolica abbia simboleggiato nell’armatura d’un soldato le virtù che possono rendere invulnerabile il cristiano (Cfr. Rom. 13, 1 2 ; Eph. 6, 11, 14, 17; 1 Thess. 5; 8). Il cristiano dev’essere militante; dev’essere vigilante e forte (1 Petr. 5, 8); e deve talvolta ricorrere a qualche esercizio ascetico speciale per allontanare certe incursioni diaboliche; Gesù lo insegna indicando il rimedio «nella preghiera e nel digiuno» (Marc. 9, 29). E l’Apostolo suggerisce la linea maestra da tenere: «Non lasciarti vincere dal male, ma vinci nel bene il male» (Rom. 12, 21; Matth. 13, 29).

Con la consapevolezza perciò delle presenti avversità in cui oggi le anime, la Chiesa, il mondo si trovano noi cercheremo di dare senso ed efficacia alla consueta invocazione della nostra principale orazione: «Padre nostro, . . . liberaci dal male!».

A tanto giovi anche la nostra Apostolica Benedizione.

Tratto da: La Santa Sede

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29 giugno 1972: Santa Messa per il IX anniversario dell’incoronazione di Sua Santità nella solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo

Posté par atempodiblog le 29 juin 2020

IX ANNIVERSARIO DELL’INCORONAZIONE DI SUA SANTITÀ

OMELIA DI PAOLO VI

Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo
Giovedì, 29 giugno 1972

29 giugno 1972: Santa Messa per il IX anniversario dell'incoronazione di Sua Santità nella solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo dans Anticristo Paolo-VI

Al tramonto di giovedì 29 giugno, solennità dei Ss. Pietro e Paolo, alla presenza di una considerevole moltitudine di fedeli provenienti da ogni parte del mondo, il Santo Padre celebra la Messa e l’inizio del suo decimo anno di Pontificato, quale successore di San Pietro.
Con il Decano del Sacro Collegio, Signor Cardinale Amleto Giovanni Cicognani e il Sottodecano Signor Cardinale Luigi Traglia sono trenta Porporati, della Curia, e alcuni Pastori di diocesi, oggi presenti a Roma.
Due Signori Cardinali per ciascun Ordine, accompagnano processionalmente il Santo Padre all’altare.
Al completo il Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, con il Sostituto della Segreteria di Stato, arcivescovo Giovanni Benelli, ed il Segretario del Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa, arcivescovo Agostino Casaroli.
Diamo un resoconto della Omelia di Sua Santità.

Il Santo Padre esordisce affermando di dovere un vivissimo ringraziamento a quanti, Fratelli e Figli, sono presenti nella Basilica ed a quanti, lontani, ma ad essi spiritualmente associati, assistono al sacro rito, il quale, all’intenzione celebrativa dell’Apostolo Pietro, cui è dedicata la Basilica Vaticana, privilegiata custode della sua tomba e delle sue reliquie, e dell’Apostolo Paolo, sempre a lui unito nel disegno e nel culto apostolico, unisce un’altra intenzione, quella di ricordare l’anniversario della sua elezione alla successione nel ministero pastorale del pescatore Simone, figlio di Giona, da Cristo denominato Pietro, e perciò nella funzione di Vescovo di Roma, di Pontefice della Chiesa universale e di visibile e umilissimo Vicario in terra di Cristo Signore. Il ringraziamento vivissimo è per quanto la presenza di tanti fedeli gli dimostra di amore a Cristo stesso nel segno della sua povera persona, e lo assicura perciò della loro fedeltà e indulgenza verso di lui, non che del loro proposito per lui consolante di aiutarlo con la loro preghiera.

LA CHIESA DI GESÙ, LA CHIESA DI PIETRO
Paolo VI prosegue dicendo di non voler parlare, nel suo breve discorso, di lui, San Pietro, ché troppo lungo sarebbe e forse superfluo per chi già ne conosce la mirabile storia; né di se stesso, di cui già troppo parlano la stampa e la radio, alle quali per altro esprime la sua debita riconoscenza. Volendo piuttosto parlare della Chiesa, che in quel momento e da quella sede sembra apparire davanti ai suoi occhi come distesa nel suo vastissimo e complicatissimo panorama, si limita a ripetere una parola dello stesso Apostolo Pietro, come detta da lui alla immensa comunità cattolica; da lui, nella sua prima lettera, raccolta nel canone degli scritti del Nuovo Testamento. Questo bellissimo messaggio, rivolto da Roma ai primi cristiani dell’Asia minore, d’origine in parte giudaica, in parte pagana, quasi a dimostrare fin d’allora l’universalità del ministero apostolico di Pietro, ha carattere parenetico, cioè esortativo, ma non manca d’insegnamenti dottrinali, e la parola che il Papa cita è appunto tale, tanto che il recente Concilio ne ha fatto tesoro per uno dei suoi caratteristici insegnamenti. Paolo VI invita ad ascoltarla come pronunciata da San Pietro stesso per coloro ai quali in quel momento egli la rivolge.

Dopo aver ricordato il brano dell’Esodo nel quale si racconta come Dio, parlando a Mosè prima di consegnargli la Legge, disse: «Io farò di questo popolo, un popolo sacerdotale e regale», Paolo VI dichiara che San Pietro ha ripreso questa parola così esaltante, così grande e l’ha applicata al nuovo popolo di Dio, erede e continuatore dell’Israele della Bibbia per formare un nuovo Israele, l’Israele di Cristo. Dice San Pietro: Sarà il popolo sacerdotale e regale che glorificherà il Dio della misericordia, il Dio della salvezza.

Questa parola, fa osservare il Santo Padre, è stata da taluni fraintesa, come se il sacerdozio fosse un ordine solo, e cioè fosse comunicato a quanti sono inseriti nel Corpo Mistico di Cristo, a quanti sono cristiani. Ciò è vero per quanto riguarda quello che viene indicato come sacerdozio comune, ma il Concilio ci dice, e la Tradizione ce l’aveva già insegnato, che esiste un altro grado del sacerdozio, il sacerdozio ministeriale che ha delle facoltà, delle prerogative particolari ed esclusive.

Ma quello che interessa tutti è il sacerdozio regale e il Papa si sofferma sul significato di questa espressione. Sacerdozio vuol dire capacità di rendere il culto a Dio, di comunicare con Lui, di offrirgli degnamente qualcosa in suo onore, di colloquiare con lui, di cercarlo sempre in una profondità nuova, in una scoperta nuova, in un amore nuovo. Questo slancio dell’umanità verso Dio, che non è mai abbastanza raggiunto, né abbastanza conosciuto, è il sacerdozio di chi è inserito nell’unico Sacerdote, che è Cristo, dopo l’inaugurazione del Nuovo Testamento. Chi è cristiano è per ciò stesso dotato di questa qualità, di questa prerogativa di poter parlare al Signore in termini veri, come da figlio a padre.

IL NECESSARIO COLLOQUIO CON DIO
«Audemus dicere»: possiamo davvero celebrare, davanti al Signore, un rito, una liturgia della preghiera comune, una santificazione della vita anche profana che distingue il cristiano da chi cristiano non è. Questo popolo è distinto, anche se confuso in mezzo alla marea grande dell’umanità. Ha una sua distinzione, una sua caratteristica inconfondibile. San Paolo si disse «segregatus», distaccato, distinto dal resto dell’umanità appunto perché investito di prerogative e di funzioni che non hanno quanti non possiedono l’estrema fortuna e l’eccellenza di essere membra di Cristo.

Paolo VI aggiunge, quindi, che i fedeli, i quali sono chiamati alla figliolanza di Dio, alla partecipazione del Corpo Mistico di Cristo, e sono animati dallo Spirito Santo, e fatti tempio della presenza di Dio, devono esercitare questo dialogo, questo colloquio, questa conversazione con Dio nella religione, nel culto liturgico, nel culto privato, e ad estendere il senso della sacralità anche alle azioni profane. «Sia che mangiate, sia che beviate – dice San Paolo – fatelo per la gloria di Dio». E lo dice più volte, nelle sue lettere, come per rivendicare al cristiano la capacità di infondere qualcosa di nuovo, di illuminare, di sacralizzare anche le cose temporali, esterne, passeggere, profane.

Siamo invitati a dare al popolo cristiano, che si chiama Chiesa, un senso veramente sacro. E sentiamo di dover contenere l’onda di profanità, di desacralizzazione, di secolarizzazione che monta e vuol confondere e soverchiare il senso religioso nel segreto del cuore, nella vita privata o anche nelle affermazioni della vita esteriore. Si tende oggi ad affermare che non c’è bisogno di distinguere un uomo da un altro, che non c’è nulla che possa operare questa distinzione. Anzi, si tende a restituire all’uomo la sua autenticità, il suo essere come tutti gli altri. Ma la Chiesa, e oggi San Pietro, richiamando il popolo cristiano alla coscienza di sé, gli dicono che è il popolo eletto, distinto, «acquistato» da Cristo, un popolo che deve esercitare un particolare rapporto con Dio, un sacerdozio con Dio. Questa sacralizzazione della vita non deve oggi essere cancellata, espulsa dal costume e dalla realtà quotidiana quasi che non debba più figurare.

SACRALITÀ DEL POPOLO CRISTIANO
Abbiamo perduto, fa notare Paolo VI, l’abito religioso, e tante altre manifestazioni esteriori della vita religiosa. Su questo c’è tanto da discutere e tanto da concedere, ma bisogna mantenere il concetto, e con il concetto anche qualche segno, della sacralità del popolo cristiano, di coloro cioè che sono inseriti in Cristo, Sommo ed Eterno Sacerdote.

Oggi talune correnti sociologiche tendono a studiare l’umanità prescindendo da questo contatto con Dio. La sociologia di San Pietro, invece, la sociologia della Chiesa, per studiare gli uomini mette in evidenza proprio questo aspetto sacrale, di conversazione con l’ineffabile, con Dio, col mondo divino. Bisogna affermarlo nello studio di tutte le differenziazioni umane. Per quanto eterogeneo si presenti il genere umano, non dobbiamo dimenticare questa unità fondamentale che il Signore ci conferisce quando ci dà la grazia: siamo tutti fratelli nello stesso Cristo. Non c’è più né giudeo, né greco, né scita, né barbaro, né uomo, né donna. Tutti siamo una sola cosa in Cristo. Siamo tutti santificati, abbiamo tutti la partecipazione a questo grado di elevazione soprannaturale che Cristo ci ha conferito. San Pietro ce lo ricorda: è la sociologia della Chiesa che non dobbiamo obliterare né dimenticare.

SOLLECITUDINI ED AFFETTO PER I DEBOLI E I DISORIENTATI
Paolo VI si chiede, poi, se la Chiesa di oggi si può confrontare con tranquillità con le parole che Pietro ha lasciato in eredità, offrendole in meditazione. «Ripensiamo in questo momento con immensa carità – così il Santo Padre – a tutti i nostri fratelli che ci lasciano, a tanti che sono fuggiaschi e dimentichi, a tanti che forse non sono mai arrivati nemmeno ad aver coscienza della vocazione cristiana, quantunque abbiano ricevuto il Battesimo. Come vorremmo davvero distendere le mani verso di essi, e dir loro che il cuore è sempre aperto, che la porta è facile, e come vorremmo renderli partecipi della grande, ineffabile fortuna della felicità nostra, quella di essere in comunicazione con Dio, che non ci toglie nulla della visione temporale e del realismo positivo del mondo esteriore!».

Forse questo nostro essere in comunicazione con Dio, ci obbliga a rinunce, a sacrifici, ma mentre ci priva di qualcosa moltiplica i suoi doni. Sì, impone rinunce ma ci fa sovrabbondare di altre ricchezze. Non siamo poveri, siamo ricchi, perché abbiamo la ricchezza del Signore. «Ebbene – aggiunge il Papa – vorremmo dire a questi fratelli, di cui sentiamo quasi lo strappo nelle viscere della nostra anima sacerdotale, quanto ci sono presenti, quanto ora e sempre e più li amiamo e quanto preghiamo per loro e quanto cerchiamo con questo sforzo che li insegue, li circonda, di supplire all’interruzione che essi stessi frappongono alla nostra comunione con Cristo».

Riferendosi alla situazione della Chiesa di oggi, il Santo Padre afferma di avere la sensazione che «da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio». C’è il dubbio, l’incertezza, la problematica, l’inquietudine, l’insoddisfazione, il confronto. Non ci si fida più della Chiesa; ci si fida del primo profeta profano che viene a parlarci da qualche giornale o da qualche moto sociale per rincorrerlo e chiedere a lui se ha la formula della vera vita. E non avvertiamo di esserne invece già noi padroni e maestri. È entrato il dubbio nelle nostre coscienze, ed è entrato per finestre che invece dovevano essere aperte alla luce. Dalla scienza, che è fatta per darci delle verità che non distaccano da Dio ma ce lo fanno cercare ancora di più e celebrare con maggiore intensità, è venuta invece la critica, è venuto il dubbio. Gli scienziati sono coloro che più pensosamente e più dolorosamente curvano la fronte. E finiscono per insegnare: «Non so, non sappiamo, non possiamo sapere». La scuola diventa palestra di confusione e di contraddizioni talvolta assurde. Si celebra il progresso per poterlo poi demolire con le rivoluzioni più strane e più radicali, per negare tutto ciò che si è conquistato, per ritornare primitivi dopo aver tanto esaltato i progressi del mondo moderno.

Anche nella Chiesa regna questo stato di incertezza. Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. È venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio, di ricerca, di incertezza. Predichiamo l’ecumenismo e ci distacchiamo sempre di più dagli altri. Cerchiamo di scavare abissi invece di colmarli.

PER UN «CREDO» VIVIFICANTE E REDENTORE
Come è avvenuto questo? Il Papa confida ai presenti un suo pensiero: che ci sia stato l’intervento di un potere avverso. Il suo nome è il diavolo, questo misterioso essere cui si fa allusione anche nella Lettera di S. Pietro. Tante volte, d’altra parte, nel Vangelo, sulle labbra stesse di Cristo, ritorna la menzione di questo nemico degli uomini. «Crediamo – osserva il Santo Padre – in qualcosa di preternaturale venuto nel mondo proprio per turbare, per soffocare i frutti del Concilio Ecumenico, e per impedire che la Chiesa prorompesse nell’inno della gioia di aver riavuto in pienezza la coscienza di sé. Appunto per questo vorremmo essere capaci, più che mai in questo momento, di esercitare la funzione assegnata da Dio a Pietro, di confermare nella Fede i fratelli. Noi vorremmo comunicarvi questo carisma della certezza che il Signore dà a colui che lo rappresenta anche indegnamente su questa terra». La fede ci dà la certezza, la sicurezza, quando è basata sulla Parola di Dio accettata e trovata consenziente con la nostra stessa ragione e con il nostro stesso animo umano. Chi crede con semplicità, con umiltà, sente di essere sulla buona strada, di avere una testimonianza interiore che lo conforta nella difficile conquista della verità.

Il Signore, conclude il Papa, si mostra Egli stesso luce e verità a chi lo accetta nella sua Parola, e la sua Parola diventa non più ostacolo alla verità e al cammino verso l’essere, bensì un gradino su cui possiamo salire ed essere davvero conquistatori del Signore che si mostra attraverso la via della fede, questo anticipo e garanzia della visione definitiva.

Nel sottolineare un altro aspetto dell’umanità contemporanea, Paolo VI ricorda l’esistenza di una gran quantità di anime umili, semplici, pure, rette, forti, che seguono l’invito di San Pietro ad essere «fortes in fide». E vorremmo – così Egli – che questa forza della fede, questa sicurezza, questa pace trionfasse su tutti gli ostacoli. Il Papa invita infine i fedeli ad un atto di fede umile e sincero, ad uno sforzo psicologico per trovare nel loro intimo lo slancio verso un atto cosciente di adesione: «Signore, credo nella Tua parola, credo nella Tua rivelazione, credo in chi mi hai dato come testimone e garante di questa Tua rivelazione per sentire e provare, con la forza della fede, l’anticipo della beatitudine della vita che con la fede ci è promessa».

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«Satana regna, la Madonna ci chiama alla conversione»

Posté par atempodiblog le 26 juin 2020

«Satana regna, la Madonna ci chiama alla conversione»
«Il piano di Satana si è già realizzato, nel mondo regna la falsa religione dell’uomo che si è sostituito a Dio». «La Madonna ha un piano per salvare l’umanità, questo è il tempo del combattimento spirituale che prepara il trionfo del Cuore Immacolato di Maria». «Accadranno cose terribili, ognuno dovrà decidere se affidarsi a Dio o no, in gioco c’è la salvezza eterna». «Il coronavirus viene dal diavolo, è una prova: la soluzione è rinunciare a Satana e ritornare a Dio». «Il culto della Madre Terra è una delle forme della falsa religione, è una cosa terribile e ridicola». Padre Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria, spiega alla Bussola i tempi presenti secondo i messaggi della Madonna a Medjugorje, la svolta storica annunciata e le profezie: «Siamo entrati nel tempo dei dieci segreti».
di Riccardo Cascioli – La nuova Bussola Quotidiana

«Satana regna, la Madonna ci chiama alla conversione» dans Anticristo Maria-a-Medjugorje

Il mondo ormai è sotto il regno di Satana, perciò questo è il tempo del grande combattimento spirituale che prepara il trionfo del Cuore immacolato di Maria. È il giudizio sul tempo presente che con sempre maggiore insistenza viene affermato nell’etere da una voce famosa, quella di padre Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria, un network che ha generato cento emittenti in tutto il mondo per fare arrivare a tutti il messaggio di amore della Madonna.
In particolare padre Livio è diventato il “messaggero” di Medjugorje, la cittadina dell’Erzegovina in cui la Madonna apparirebbe da ben 39 anni. Lo scorso anno la Santa Sede ha riconosciuto almeno «gli abbondanti frutti di grazia che sono scaturiti dal notevole flusso di persone che si recano a Medjugorje» pur senza pronunciarsi ufficialmente sull’autenticità delle apparizioni. Nel febbraio scorso tuttavia fonti giornalistiche hanno reso pubblica la relazione della Commissione vaticana secondo cui le apparizioni sarebbero realmente avvenute almeno la prima settimana, nel giugno 1981.
Proprio ieri, 25 giugno, si è celebrato l’anniversario delle apparizioni e l’ingresso nel 40esimo anno: un numero simbolico che, unito alla evidente crisi globale che stiamo vivendo, ha acceso ancor di più l’attenzione sui messaggi di Medjugorje e su una interpretazione degli eventi attuali alla luce del progetto di Dio. Raggiungiamo dunque al telefono padre Livio, che di tali messaggi è senz’altro un interprete autorevole.

Padre Livio, cosa sta accadendo e cosa dobbiamo aspettarci?
Intanto dobbiamo guardare a ciò che è già accaduto. Chi ha seguito le apparizioni fin dall’inizio, ha visto in questi 39 anni la realizzazione dei due piani, dei due progetti spiegati dalla Madonna: il piano di Satana e il piano di Maria. Questi piani portano al combattimento spirituale del tempo dei segreti e al trionfo del Cuore Immacolato.

Cominciamo allora dal piano di Satana.
È stato enunciato dalla Madonna fin dall’inizio: la costruzione del mondo senza Dio, la sostituzione in Occidente del cristianesimo con la falsa religione, una religione umanitaria, una vera impostura anticristica, di cui parla anche il Catechismo della Chiesa cattolica. È un mondo, come ha detto la Madonna, senza felicità, né futuro, né salvezza eterna.

Lei, da un po’ di tempo afferma con sempre maggiore forza che questo piano si è realizzato.
È la Madonna a dirlo e comunque possiamo vederlo anche con i nostri occhi. L’umanità ha messo se stessa al posto di Dio, le potenze del mondo sono tutte sotto questa falsa religione. Satana ha in mano tutto, il mondo finanziario anzitutto, e la politica, i mass media. Il 25 marzo scorso la Madonna ha pronunciato una frase mai detta prima: “Siate più uniti con Dio, Satana regna e vuole distruggere le vostre vite e il pianeta sul quale camminate”. In passato aveva avvertito che Satana è forte, che non dorme, aveva dato tre messaggi tremendi sul modernismo, un modo in cui Satana ci devia e ci mette sulla sua via, ma ora dice: “Satana regna”. È una affermazione molto pesante, molto forte, vuol dire che Satana ha già raggiunto il suo obiettivo, regna la bramosia, la superbia, l’odio nei cuori. Il regno di Satana è il trionfo della menzogna e della violenza. Ha descritto quello che noi pian piano stiamo vedendo.

Veniamo al piano della Madonna.
È quello di rinnovare la Chiesa, di fortificare la fede della Chiesa, un piano che con maggiore chiarezza si è svelato nell’ultimo decennio. Nei messaggi a Mirjana, ha insistito su due punti: la preghiera per i pastori e la formazione di un gruppo, quelli che hanno risposto alla sua chiamata e diffondono l’amore della Madonna.

Perché l’insistenza sulla preghiera per i pastori?
È come se la Madonna temesse una crisi all’interno della Chiesa, quasi ogni messaggio del 2 del mese ha ripetuto per dieci anni “pregate per i vostri pastori”, “amate i vostri pastori”, intendendo soprattutto i vescovi, e ovviamente il Santo Padre, che è il fondamento della Chiesa. Ha anche spiegato come Lei vuole i pastori: che dicano la Parola di Gesù, che abbiano il cuore di Gesù, che facciano le azioni di Gesù. Ci ha esortato a pregare per i pastori per così tanto tempo, e ha detto anche “Con i vostri pastori io trionferò”. L’ho sempre interpretata come una grande attenzione della Madonna per l’unità della Chiesa, non esiste una Chiesa senza pastori, non è cattolica.

I pastori da una parte, i suoi “apostoli” dall’altra.
Sì, l’altro punto è questo, la Madonna ha preparato un gruppo, i “Mariani”,  gli “apostoli del mio amore” li chiama. In tutti questi anni ha operato per rafforzare la Chiesa e perché noi fossimo testimoni della fede. In ogni messaggio ci indica Suo Figlio e vuole che testimoniamo Suo Figlio agli altri. Ci porta Suo figlio e noi dobbiamo portare Suo figlio agli altri.

Veniamo dunque al momento attuale: Satana regna, la religione dell’uomo si è affermata, ma anche la Madonna ha preparato le sue truppe. Quindi torniamo alla domanda di partenza: cosa dobbiamo aspettarci ora?
Siamo a un punto di svolta, e lo capiamo da alcuni fatti significativi: il 2 marzo scorso sono cessate le apparizioni a Mirjana del 2 del mese, che duravano dal 1987 e che erano il momento di formazione per i fedeli, costituivano l’evangelizzazione dei credenti. Secondo fatto: l’annuncio che “Satana regna”, il suo piano si è realizzato. Terzo: entriamo nel 40esimo anno, un numero simbolico dal punto di vista biblico.
La svolta significa che entriamo ora in un periodo di prove, che riguarda la fede, è il tempo dei 10 segreti: sarà una prova incredibile, mai accaduta nella storia della Chiesa, che va interpretata alla luce dell’Apocalisse. È il tempo del grande combattimento spirituale, al termine del quale le due bestie – il potere finanziario, politico, massmediatico da una parte e la falsa religione dall’altra – saranno gettate «nello stagno di fuoco e zolfo» e l’Agnello vincerà.

È il tempo dei 10 segreti, lei dice. Su questi segreti si è molto speculato…
Dobbiamo capire che c’è una radicale diversità tra questi segreti e tutti gli altri, perché ognuno di essi costringerà la gente a fare delle scelte. Non è che sei lì aspettando che accada qualcosa a cui devi assistere. No, ogni segreto sarà annunciato tre giorni prima: e verrà detto cosa accade e dove accade. Il “dove” è interessante, perché significa che si tratterà di eventi locali. I primi due saranno a Medjugorje, dovrà essere da esempio su come affrontare i segreti. Il terzo sarà un segno visibile, indistruttibile, a Medjugorje, testimonianza che la Madonna è veramente stata lì. Poi tutti gli altri, in un contesto apocalittico, di angoscia e di paura per quello che dovrà accadere: ogni uomo al mondo dovrà decidere se credere o non credere, e decidere cosa fare. Perché si tratterà di qualche evento in un luogo preciso, quindi ci saranno decisioni da prendere. Ma soprattutto: affidarsi a Dio o non affidarsi a Dio? Ne va della sorte eterna. È il tempo delle grandi decisioni, ognuno dovrà decidere per sé. Un po’ come è successo per il coronavirus, questo è un saggio di quel che potrà succedere. Accadranno cose terribili, ma la Madonna ci dà la possibilità di salvarci, la potenza di Maria salverà l’umanità. Ma attenzione, la Madonna ci ha avvertito: non aspettate il tempo dei segreti per convertirvi, potrebbe essere troppo tardi. Chi ha il cuore indurito, rischierà di chiudersi ancora di più.

Lei in radio ha più volte individuato nell’ecologismo, nel culto della Madre Terra, la falsa religione.
Nella falsa religione confluiscono tante ideologie anche sociali e politiche, comunque tutte intramondane. È la sintesi di tutto ciò che l’uomo è e fa escludendo Dio. Quindi l’ecologismo, il new age, le religioni orientali e tanto altro. Quanto all’ecologia: un conto è affermare che la terra sia un giardino che Dio ci ha dato da curare, altra cosa è arrivare al culto della Madre Terra, dove si arriva a dire che noi veniamo dalla Terra e alla Terra ritorneremo. Questo è qualcosa di terribile e anche di ridicolo. Ridicolo come tutte le forme immanentistiche.

Tra le cose che stanno avvenendo, colpisce come il cosiddetto movimento antirazzista abbia cominciato con il colpire delle statue per poi arrivare a colpire le raffigurazioni di Gesù, Maria, san Michele Arcangelo. È impressionante.
Impressionante ma illuminante. Per la semplice ragione che dietro c’è Satana che alimenta l’odio e l’odio di Satana finisce sempre su Gesù Cristo e la Madonna. Non c’è niente da fare, è il punto di arrivo. La Madonna lo ripete tante volte: Satana vuole l’odio e la guerra. E quindi nel mondo che è regno di Satana c’è l’odio, e l’odio cresce continuamente e finirà per colpire la Chiesa, i Mariani, Gesù Cristo, la Madonna, i santi. È lì che Satana vuole arrivare.

Tornando ai segreti e alle profezie, quel che colpisce è che la Madonna non ci racconta il futuro come se spoilerasse un film, ma stimola la nostra libertà, ci spinge a prendere delle decisioni. Quindi, in questa situazione, qual è il nostro compito, qual è la decisione da prendere?
È la conversione, ritornare a Dio. Pensiamo a quanto accaduto in questi ultimi mesi, alla pandemia. Il 25 luglio 2019, la Madonna aveva avvertito: “Arriveranno le prove e voi non sarete forti, Satana ringhierà ma se sarete miei vincerete”. Questa cosa inaspettata era già profetizzata, non eravamo pronti, non eravamo forti. Questa pandemia viene dal diavolo, Dio l’ha permessa per insegnarci qualcosa, però l’autore è il diavolo perché è originata da dove si preparano nuove guerre; per negligenza, sbaglio o che altro non lo sappiamo, ma è così. La Madonna ci aveva detto che se fossimo tornati a Suo Figlio, ripreso la preghiera, il digiuno, a rispettare i comandamenti, le nostre preghiere sarebbero state ascoltate e le suppliche esaudite. Parole forti: “Rinunciate al diavolo e seguite Mio Figlio”. Questa è la vera conversione: si abbandona il peccato, si abbandona l’idolatria, si ripara l’apostasia, si ritorna alla vera fede. È il cammino del figliol prodigo, questo è assolutamente necessario. Come ha detto la Madonna ai ragazzi, è in atto un combattimento tra Gesù e il diavolo. Le anime si salvano con la conversione, la nostra conversione anzitutto. Questa pandemia è lo strumento attraverso cui vogliono creare il Nuovo ordine mondiale, imporre l’ideologia dell’uomo-Dio, imporre a tutti il credo anti-cristico, fin dagli asili-nido. È chiaro che l’epidemia porta a tutto questo. Se ne esce solo ritornando a Dio.

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Le tentazioni di Gesù nel deserto

Posté par atempodiblog le 29 février 2020

Le tentazioni di Gesù nel deserto
Tratto da: L’ora di Satana (L’attacco del Male al mondo contemporaneo) di Padre Livio Fanzaga con Diego Manetti, Ed. Piemme

Le tentazioni di Gesù nel deserto dans Anticristo Cristo

Se Gesù è il nuovo Adamopossiamo dire che nell‘episodio delle tentazioni del deserto è come se la nuova umanità celebrasse in Cristo la prima vittoria sul Demonio, in virtù di quella grazia divina che rende possibile, per ogni uomo che la domandi, il resistere agli assalti satanici. In Gesù tentato vediamo però anche le nostre tentazioni, quasi come se i Vangeli offrissero una sintesi di quelle prove cui l’umanità tutta è sottoposta da Satana quando questi tenta di blandirne il cuore. Vorrei dunque chiederti di esaminarle nello specifico, per metterne in rilievo il valore di esemplarità rispetto alla vita di ogni uomo.

Intanto bisogna tener presente che le tre tentazioni hanno un filo conduttore, poiché Satana le ha ben preparate, le ha elaborate con calma. Non è che Gesù Cristo va nel deserto e lui lo tenta subito: no, aspetta! Per quaranta giorni Gesù prega e ha fame. Il Nemico studia bene l’avversario e i punti deboli e solo dopo parte all’attacco. Il Diavolo sa benissimo che questo è il Messia, e allora cosa fa? Gli confezione su misura tre tentazioni con cui poterlo sviare dal disegno messianico, verso una prospettiva unicamente terrena, svincolata dal messianismo del servo sofferente, sciolta dal disegno del Padre, che vuole che il Figlio, nell’umiltà e nell’obbedienza, porti su di sé i peccati del mondo fino all’annientamento di se stesso. Questa è l’ottica delle tre tentazioni: offrire a Gesù il miraggio di un trionfo politico e umano.

Entrando poi nello specifico delle tre tentazioni, quella del pane è la più importante, a mio parere, perché mette bene in evidenza, nella risposta di Gesù, come non di solo pane viva l’uomo (Lc 4, 4). Mentre tutte le culture passate – di tutti i tempi e di tutte le religioni- hanno sempre ritenuto che l’uomo avesse due dimensioni, essendo dotato di corpo ma anche di anima, e quindi che avesse fame del pane, ma anche di assoluto, di verità, di vita eterna, di immortalità, oggi all’opposto la cultura dominante ci vuole presentare l’uomo in una prospettiva ridotta, monca, come un semplice animale. Destinato dunque a soddisfare solo i desideri della carne e gli istinti più bassi. Certo, vi sono istinti più raffinati –la gloria, il potere, gli onori- ma in ultima analisi sempre di “carne” in senso paolino si tratta (Rm 8, 6-7). La filosofia di vita su cui si fonda questa opzione per la carne è quella secondo cui l’esistenza umana sarebbe limitata all’orizzonte terreno, per cui essendo “tutto qui”, tanto varrebbe godersi la vita. Citando magari a conferma di questa opzione esistenziale proprio una frase della Bibbia: “Polvere tu sei e in polvere ritornerai” (Gen 3, 19), deformandone il significato – ecco l’opera di Satana l’Ingannatore! – nel senso di ridurre la vita alla sola prospettiva intramondana e dunque al solo desiderio di pane terreno. E così oggi la gente non pensa più alla vita eterna. Ecco perché nei messaggi dati a Medjugorje la Regina della Pace non si stanca di ricordarci che la vita terrena passa e solo l’eternità resta, spronandoci a tendere al Cielo che è l’unica meta della nostra vita! Cioè la Madonna stessa sta lottando contro la tentazione di concepire la vita come un’avventura mondana, dove l’uomo si nutre delle cose di questo mondo e poi sparisce. Ma Gesù ci dice :”Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4), ricordandoci con ciò che l’uomo è stato creato con un’anima immortale, che l’uomo è capace di cibarsi della Verità di Dio, dell’Amore di Dio, e che l’immortalità oltre la morte è il nostro destino. Questa certamente è la più attuale delle tre tentazioni.

La seconda tentazione – quella per cui Satana, condotto Gesù sul pinnacolo del tempio, lo sfida: “Se tu sei il Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi Angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti porteranno nelle loro mani, perché il tuo piede non inciampi in una pietra” (Mt 4,6)- rappresenta un pericolo assai diffuso nel mondo contemporaneo, e apparentemente in contraddizione con la visione intramondana di cui dicevamo prima: è la tentazione di voler sfidare Dio a dare prova di essere veramente Dio, è il desiderio e la pretesa di vedere segni e miracoli. In fondo, mancando oggi la vera fede, non restano che i falsi profeti, i quali faranno prodigi e portenti, dice Gesù, capaci di ingannare molti (Mt 24, 24). Bisogna pensare che dietro a tutto questo c’è Satana, poiché l’Anticristo verrà con potenza diabolica, facendo cose strepitose, e ingannerà molti. La seconda tentazione la vedo dunque come una messa in guardia contro i falsi profeti, anticipando un tema che percorre variamente il Nuovo Testamento, fino all’Apocalisse (Ap 13), laddove si parla della Bestia che sale dal mare, del falso profeta che ha il volto di pecora ma la voce di drago, della falsa religione, dei falsi segni, che sono spettacolari – gèttati giù dal tempio!- ma fini a se stessi. Mentre il miracolo di Gesù esprime la compassione, l’amore, la pietà di Dio, i degni di Satana sono spettacolari, sono quelli che attirano, che incantano e , nella cornice dell’impostura anticristica, si moltiplicano, e la gente crede, si lascia attirare, si fa ingannare,  e questa seconda tentazione ha preso il volto di una delle bestie dell’Apocalisse, che vedremo meglio più avanti. Indubbiamente, per vincere questa tentazione, oggi ci vuole molta attenzione, ci vuole molto discernimento spirituale, bisogna vigilare e pregare, e pregare, e soprattutto non allontanarci mai dal vero profeta, che è il papa, vicario di Cristo.

In merito al discernimento degli spiriti e dei segni, bisogna sempre tener presente un insegnamento che ricaviamo da San Giovanni della Croce, nella Salita al monte Carmelo. Questo dottore conduce un attento esame di tutti i fenomeni mistici e arriva a dire che tutti possono essere imitati da Satana – che, in quanto imitatore è detto anche la “scimmia” di Dio-, tutti tranne uno: l’unico fenomeno mistico che il Diavolo non riesce a imitare sono i tocchi dello Spirito Santo sulla punta dell’anima, sono i tocchi divini, sono i baci d’amore interiori, fenomeno mistico così profondo che il maligno non riesce a riprodurlo. Però ricordiamo che tutti gli altri fenomeni mistici possono essere perfette imitazioni diaboliche. Basta ricordare il proliferare di veggenti che si ebbe a Lourdes dopo le prime: erano almeno cinquanta, e un caso risultò così verosimile che il primo biografo di Lourdes, Jean-Baptiste Estrade, diceva: ma questa qui è ancora migliore di Bernadette! Questo – altri casi che potrei citarvi – solo per dirvi che sono tempi in cui il demonio si dà molto da fare con segni e prodigi che cercano di imitare quelli veri ma che, per lo natura, hanno dentro qualcosa di satanico, che solo con il discernimento si può mascherare.

Parlando di falsi profeti e di falsi segni, ecco che torna ancora la figura di Satana come Ingannatore. A questo punto penso che si possa dunque esaminare la terza tentazione di Gesù nel deserto, quella in cui il Diavolo lo sfida ad adorarlo come Dio, come vertice assoluto di quella menzogna e di quell’inganno che costituiscono le trame più profonde delle tentazioni diaboliche contro il Figlio di Dio e contro l’umanità.

Con la terza tentazione (Lc 4, 5 – 8) si entra decisamente nell’orizzonte dell’inganno anticristico – che la Chiesa Cattolica chiama impostura anticristica – che percorre tutta la storia della Chiesa fino alla cosiddetta “massima impostura anticristica” (CCC 675-677). Quest’ultima consiste nell’abiura della verità, nell’illusione che l’uomo possa salvare se stesso con le sue sole forze, per cui l’uomo indica se stesso come Dio e immagina di salvarsi come Dio, rischio dal quale Benedetto XVI ha messo più volte in guardia fin dall’inizio del suo pontificato. La stessa prospettiva dell’uomo che crede di essere il padrone del mondo è in realtà uno strumento del demonio. Si tratta cioè di un’illusione, con la quale il diavolo inganna l’uomo, lo allontana da Dio, per far sì che adori il “Principe di questo mondo”. Insomma, la terza tentazione denuncia proprio l’illusione anticristica anticipando quella società anticristica in cui l’uomo che vuole fare a meno di Cristo dice: i padroni del mondo siamo noi, Dio non c’è, c’è solo l’uomo; l’uomo capisce, è intelligente, ha la potenza, sa salvare se stesso. Ma così facendo la società che rifiuta Dio si prepara a diventare strumento del Principe delle tenebre e ad adorare il Principe di questo mondo.

Esaminando le tre tentazioni, vorrei ancora precisare come quello delle tentazioni di Gesù nel deserto sia un discorso ‘aperto’ – “dopo aver esaurito ogni tentazione, il Diavolo si allontanò da Lui fino al momento fissato” (Lc 4,13) –, non concluso, poiché Satana avrebbe cercato di tentare Gesù successivamente, in particolare in vista della Passione. Ma intanto Gesù ha conquistato una prima vittoria nel deserto, poiché ha respinto il falso messianismo, confermandosi il servo sofferente di Jahvé, che porta la croce nell’umiltà, nel compimento della volontà del Padre, fino alla Passione che Gesù ha affrontato liberamente e che anzi ha desiderato. E nella Passione Gesù accetta fino in fondo il piano del Padre, che ha voluto che il Figlio fosse il servo sofferente, che porta su di sé tutti i peccati degli uomini, che li espia con il suo amore, che li brucia con il suo amore e con la sua obbedienza. Infondo, tutto il peccato del mondo consiste nel disamore, nel disprezzo, nella disobbedienza e nel rifiuto di Dio. Queste sono le radici di tutti i peccati dell’umanità. Gesù, nel suo cuore, con la sua umiltà, con la sua obbedienza al Padre, con il suo amore per il Padre e per gli uomini, con il suo perdono, ha bruciato tutto il male del mondo, ha bruciato tutti i peccati del mondo.

La redenzione è avvenuta nel cuore di Cristo. Cristo è il braciere in cui tutto il peccato, tutto l’odio, il disamore del mondo sono stati bruciati. Ecco quindi il profondo valore redentivo della vittoria di Cristo sul tentatore nel deserto: vincendo Satana, Gesù ha respinto un messianismo terreno di autoglorificazione, scegliendo e accettando di essere il servo sofferente che dentro di sé, con la sua umiltà e con il suo amore, ha bruciato i peccati del mondo per cui in quel cuore noi tutti troviamo la salvezza.

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Quello che è in gioco in questo tempo è la fede

Posté par atempodiblog le 1 décembre 2019

Quello che è in gioco in questo tempo è la fede

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La consonanza tra i messaggi di Medjugorje e la prospettiva escatologica dell’Apocalisse è profonda. Non solo per i tempi del combattimento, bensì anche per mettere in luce come il rischio per l’uomo chiamato alla lotta spirituale sia la perdita della fede. Fin dai primi tempi delle apparizioni la Regina della Pace ha evidenziato la centralità della fede: «Che i frati siano saldi nella fede e proteggano la fede del popolo» (27 giugno 1981); «Che il popolo creda e perseveri nella fede» (28 giugno 1981); «Non c’è che un solo Dio e una sola fede. Credete fermamente e non abbiate paura!» (29 giugno 1981).

Quello che è in gioco in questo tempo è dunque la fede. Non si tratta di stare solo in guardia dalle eresie – che accompagnano la storia della Chiesa fin dalle sue origini, attraverso le dispute cristologiche e trinitarie che, di volta in volta, venivano risolte con i pronunciamenti dottrinali dei concili – bensì di custodire la fede dall’attacco strisciante di una mentalità sempre più diffusa per cui tutte le religioni sarebbero uguali e mere creazioni dell’animo umano. A questo tentativo di confondere le cose appiattendo il complesso e variegato mondo delle religioni a semplice espressione culturale umana, occorre rispondere anzitutto salvaguardando la trascendenza e la divina rivelazione, poi ribadendo che non basta dire che “Dio esiste” o “è uno solo”, bensì occorre riconoscere e adorare l’unico Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo, ovvero la Santissima Trinità. Ma per fare questo passo decisivo verso l’autentica fede in Dio, si deve accogliere Gesù Cristo quale Figlio di Dio venuto ad annunciare al mondo l’amore misericordioso del Padre, guardandosi bene dal rischio – tante volte denunciato da papa Francesco – di ridurre Gesù a semplice maestro di spiritualità, mentre Egli è Dio. Ogni indebita riduzione della figura di Cristo non fa che allontanare dalla verità e conduce verso un vago spiritualismo panteistico e immanentistico che, alla fine, si traduce nella perdita della fede e nel rifiuto del Salvatore.

Come evitare di perdere il senso di Dio? Lo dice la stessa Regina della Pace nel primo messaggio delle sue apparizioni a Medjugorje laddove esorta gli uomini a riconciliarsi con Dio e tra loro, dicendo che per poter fare questo «è necessario credere, pregare, digiunare e confessarsi» (26 giugno 1981). Occorre prendere molto sul serio questo appello se non si vuol restare vittime di quell’apostasia dilagante che sempre più inquina il cuore dell’uomo, conducendolo a rifiutare Dio, perdendo in ultimo anche il senso di se stesso quale creatura bisognosa di riconoscere il proprio Creatore.

Tratto da: La Croce rinnegata. L’apostasia dell’Occidente – di padre Livio Fanzaga con Diego Manetti. Ed. PIEMME

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La banalità del bene e la dittatura del consenso molle

Posté par atempodiblog le 17 novembre 2017

Il volto terribile della “città del cuore”
La banalità del bene e la dittatura del consenso molle
Philippe Muray a Stanford nel 1983 vide la morte del sesso, della letteratura, del dissenso, dell’arte e di ogni differenza culturale. Una “crisi iperglicemica di buoni sentimenti” che sarebbe dilagata in tutto l’occidente. “I nuovi misericordiosi sono i cantanti, gli attori, gli sportivi, i creativi della pubblicità, sono loro, lo sappiamo, i veri modelli del nuovo esercizio di apologetica spettacolare”. E’ arrivata la dittatura dello solidarietà.
di Giulio Meotti – Il Foglio
Tratto da: Radio Maria

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E’ il 1983 quando Philippe Muray viene chiamato dal grande antropologo René Girard a insegnare letteratura francese per un semestre a Stanford. Muray stava già lavorando a quello che sarebbe diventato il suo capolavoro, “Le XIXe siècle à travers les âges”. Fu in quella università, tra le più quotate d’America, che per la prima volta si esclusero dai programmi Dante, Omero, Platone, Aristotele, Shakespeare e gli altri grandi protagonisti della cultura occidentale. Il motivo: secondo il comitato di professori e studenti che stabilì i piani di studio, tutti questi classici erano “razzisti, sessisti, reazionari, repressivi”, e nei programmi del primo corso andavano sostituiti da esponenti della cultura del Terzo mondo, delle minoranze americane di colore, delle donne e della contestazione, anche se molto meno noti. Allan Bloom, il docente di Chicago che aveva scritto il bestseller “La chiusura della mente americana”, disse che così si stava distruggendo l’insegnamento della logica e della tolleranza. Amanda Kemp, che guidava l’Associazione degli studenti afroamericani, rispose che il messaggio dei vecchi programmi è uno solo: “Nigger go home”, torna a casa negro, perché “esalta il maschio bianco occidentale e mira a conservargli il dominio sui non-bianchi, sulle donne e sul Terzo mondo”. Così, “Controrivoluzione e rivolta” di Herbert Marcuse prese il posto di Cicerone, Goethe, Cervantes e Stuart Mill.

“Davanti a noi un eterno Mattino Magico”, scriverà Philippe Muray, che in quei mesi ascoltava e osservava, allibito, prendendo nota. “Qualcosa di strano e terribile, che non aveva ancora nome, si stava rivelando”, dirà lo studioso francese in seguito. “In un paese che non badava né alla dialettica né ai ricordi, per il bene dell’umanità si compiva la temibile unione dell’ottimismo progressista e degli spiritualismi più sfrenati. Dietro ai volti ostinatamente sorridenti che si vedevano in giro incombeva la minaccia. Una specie di religione stava venendo alla luce sotto gli auspici dell’Armonia, irrefutabile più delle religioni antiche e provvista delle risorse definitive, quelle per farsi accettare ovunque. Niente di ciò che avevo davanti agli occhi esisteva ancora altrove”.

Muray è scomparso nel 2006 a sessant’anni e non ha fatto in tempo a vedere che quello che allora aveva davanti agli occhi in nuce sarebbe dilagato in tutto l’occidente. Il grande wellness occidentale. Il Mondo Nuovo dei puritani. Però Muray nel 1993 fece in tempo a consegnare in libreria il suo saggio più corrosivo e importante, “L’empire du bien”, tradotto adesso in italiano dalle edizioni Mimesis.

 C’è tutto in quel libro, il culto dell’infanzia, la lotta per l’uguaglianza trasformata in imperativo paranoico e censorio, le isteriche rivendicazioni di giustizia che diventano sistemi persecutori, le richieste ossessive di protezione e “safe space”, i moralismi, la giustizia che corre sulla bocca di tutti, il puerilismo e le grandi guerre che una società buona e giusta deve vincere (razzismo, sessismo, omofobia).

Muray è stato il primo e il migliore dei saggisti francesi anti-moderni, il più elegante e allegro. I suoi bersagli erano numerosi, dai bobo alla femminilizzazione, dallo spettacolo della buona coscienza alla fluidità culturale, e poi ancora la miscela di generi e l’illusione di aver sradicato il male. “Nel nostro Paese delle Meraviglie il Bene non ha semplicemente nascosto il Male, ma ha addirittura vietato che il Male venga scritto, e che sia quindi sentito o visto. Orwell si è sbagliato di poco. Le tinte drammatiche della sua profezia gli hanno fatto mancare il bersaglio: il film-catastrofe del futuro ha tinte rosa pastello”.

Creatore di neologismi insuperati – il più famoso è l’Homo festivus – Muray era virtuoso, aggressivo, metteva a disagio con la sua malizia rabelaisiana. Il mondo che professava di prendere in giro lo aveva ribattezzato “Cordicopolis”, la città del cuore. Un “luminoso degenerare”, lo chiamava, in cui tutto si tiene: “La famiglia, le coppie, la felicità, i diritti dell’uomo, la ‘cultura adolescenziale’ degli hooligans, il business, la fedeltà e la tenerezza, tutti insieme appassionatamente, i padroni, le leggi di mercato ben temperate dalla dittatura della solidarietà, l’esercito, la carità, i figli voluti e rivoluti, i neoliceali che si credono yuppies, l’erotismo piccolo piccolo, la pubblicità cosmica, gli zulù che chiedono solo di essere riconosciuti. Tutti laccati, tutti leccati, lisciati, il Meglio del Meglio si diffonde, l’Eufemismo magnificato nel peggiore dei mondi migliori divenuto spaventosamente possibile”.

Muray si era formato come traduttore di scrittori anglosassoni (London, Melville, Kipling…) e aveva studiato lettere a Parigi. Uno spirito legato alla tradizione controrivoluzionaria di Joseph de Maistre e Leon Bloy, un novello Karl Kraus, l’apocalittico beffardo. In tanti si diranno allievi di Muray, Alain Finkielkraut, Jean Baudrillard e Michel Houellebecq, che lo considera uno dei più grandi geni letterari francesi del XX secolo.

Proprio come uno dei suoi oggetti di studio, Louis Ferdinand Céline, cui dedicò un celebre saggio che teneva dentro tutto, genio letterario e antisemitismo, Philippe Muray è riuscito a illuminare il dolce disastro contemporaneo, dove il “festival” è legge, “il figlio naturale di Debord e del web”. Alla fine era diventato il portavoce del movimento anti-giustizialista con la sua denuncia della correttezza politica e dell’infantilizzazione dei consumatori, ridotti a una “passività euforica” in un “asilo egemonico”. Era politicamente inclassificabile. Muray, analizzava le contraddizioni della società odierna senza proporre ritiri o rivoluzioni. Un vagabondo ideologico, un moralista per il quale il pensiero critico doveva essere un’arte. Quello che Muray intuì a Stanford era la tirannia dei buoni sentimenti. Nacque allora il “millennio in crisi iperglicemica”. Il mondo come fabbrica di piaceri e diritti. “Il Bene è la risposta anticipata alle domande che abbiamo smesso di farci. Piovono benedizioni da tutti i cieli, gli dèi sono caduti sulla terra, la seduta è tolta, olé! Non esistono alternative alla democrazia, alla coppia, ai diritti dell’uomo”. Un millenarismo che inghiotte tutto. “Ascoltate il vostro corpo, andate in palestra, tonificatevi. Cose buone dal mondo. Scoprite i benefici dell’acquagym, lottate tra le canne di bambù, abbattete il tempio Inca di cartapesta, anche voi potete entrare nel Regno Incantato”.

L’America che vide Muray divenne il terreno fertile per una “Nuova Bontà” che “guida il popolo contro sessismo, razzismo, discriminazioni di ogni tipo, maltrattamenti di animali, traffico d’avorio e di pellicce, contro i responsabili delle piogge acide, la xenofobia, l’inquinamento, la devastazione del paesaggio, il tabagismo, l’Antartide, i pericoli del colesterolo, l’Aids, il cancro eccetera eccetera”.

L’epoca dello zucchero senza zucchero, delle guerre senza guerra, del tè senza teina, del “dibattito in cui tutti sono d’accordo per dirsi che in fondo sì, domani sarà meglio di ieri”. Una storia che galoppa in cui “ci trattano con i guanti bianchi, ci cullano, ci proteggono dai pericoli. Un puro fatto grezzo, brutale, ci capitasse per davvero, ci metterebbe ko in due secondi. Il minimo evento è preannunciato, segnalato, telegrafato, con tanto anticipo che poi, quando succede veramente, sembra la commemorazione di se stesso”.

Questo bene assoluto e insindacabile Muray lo definisce “la vecchiaia del mondo”. “Non basta essere contro la morte, l’apartheid, il cancro, gli incendi boschivi; non basta volere la tolleranza, il cosmopolitismo, le feste dei popoli e il dialogo tra le culture; non basta condividere le sofferenze degli etiopi, dei nuovi poveri, degli affamati del Sahel. No, non è sufficiente. La cosa fondamentale è dirlo e ridirlo, ripeterlo mille volte al giorno”.

Viviamo in un’atmosfera di religiosità furiosa. “E non sto parlando della buona vecchia religione di una volta, perché l’ateismo avanza, lo vediamo tutti, l’indifferenza si diffonde, le grandi fedi di un tempo (quelle sì che erano veramente folli e, in quanto tali, potevano giustificare la follia religiosa) sono sostanzialmente sparite. La nostra religione è ancora più delirante: la vera fede, oggi, è credere nello Spettacolo”.

I nuovi misericordiosi sono “i cantanti, gli attori, gli sportivi, i creativi della pubblicità, sono loro, lo sappiamo, i veri modelli del nuovo esercizio di apologetica spettacolare. Vi sbattono in faccia il loro entusiasmo senza colpo ferire, con così tanto trasporto, si lanciano con così tanto fervore contro la droga, contro la miopatia congenita, contro le alluvioni, contro la fame nel mondo, per i diritti dell’uomo, per salvaguardare l’esistenza dei curdi, e con toni così convincenti, partecipi, commossi, che anche voi avete la sensazione, nel vederli scagliare le loro frecce coraggiose in pertugi tanto inesplorati, anche voi credete, per un attimo, che quelle Cause le abbiano scoperte loro”.

Anche il linciaggio indossa abiti buoni, progressisti, giusti. “Buttati fuori dalla porta, gli antichi riflessi di odio e di esclusione rientrano in fretta dalla finestra per scagliarsi contro nuovi capri espiatori sempre più incontestabili”. Un esercito della virtù, dice Muray, che ricorda la “polizia religiosa” saudita che pattuglia le vie per far rispettare la sharia, “vigilare perché i negozi rimangano chiusi durante le ore di preghiera e battere le donne che lasciano intravedere un centimetro di pelle. Forse succederà anche qui da noi, basta aspettare un pochino”.

Il consenso deve essere totale. “Il transessualismo di massa non è più un’utopia, anzi, è diventato la nostra realtà sostitutiva. Qual dolcissimo struggimento! Da una parte stanno le nozioni antipatiche: ‘frontiere’, ‘mutilato’; dall’altra ci sta la ‘trasgressione’, concetto brioso e totalmente innocuo. Il tutto culmina naturalmente nella celebrazione dell’‘essere androgino’, il paladino ideale, come è giusto, del nuovo ben pensare”.

E’ anche la morte del sesso in un tempo che sembra celebrarlo in ogni momento. Una fata morgana. “Mai come ora invece impazza, e impazzerà sempre di più, la ricerca dell’asessuale. Abbiamo creduto al trionfo dell’erotismo, in forma scritta o filmata, semplicemente perché per un attimo ci è sembrato fruttuoso, redditizio. Oggi è bell’e che finita. Si torna alle cose serie. L’odio contro il sesso si perpetua cercando nuovi e feroci punti di appoggio”. 

La “coppia” è il nuovo ideale. “Nei rapporti tra i sessi non c’è più alternativa alla coppia, ufficiale, di fatto, omo, etero, poco importa, purché sia coppia. Nella sfera privata l’Aids ha giocato un ruolo simile a quello avuto dal crollo del Muro di Berlino in politica. Non c’è più scelta, né per l’individuale né per il collettivo. Basta scelte nel sociale, basta scelte nel privato. Finito anche lì. Si cali il sipario. Il nostro mondo è pieno di riunificazioni meno commentate, certo, e più discrete dello scioglimento della Ddr, ma altrettanto traboccanti di strepitose novità per il futuro”.

Il dissenso è proibito. Si instaurano nuovi psicoreati. “Ci troviamo oggi in una situazione che ricorda – ma è mille volte peggio, è mille volte più inquietante – quella del Seicento, quando avere un’opinione propria, essere un individuo, mostrarsi come individuo costituiva la definizione stessa di eresia. La libertà di pensiero è sempre stata una malattia. Oggi, finalmente, possiamo dirci completamente guariti. Chi non declama il catechismo collettivo è additato come pazzo. Mai come oggi il gregge di coloro che guardano scorrere le immagini ha temuto che un minimo scarto, una variazione, potessero danneggiarlo. Mai come oggi il Bene è stato sinonimo di una condivisione così assoluta”.

Martella ogni giorno un solo messaggio: “La cultura è buona e giusta, il cinema è vita, la poesia è amore, il teatro vi aspetta e la pittura ci riguarda tutti”. Il bambino è il nuovo idolo. “Pass-partout intoccabile, il martire di tutti i Telethon, il diretto successore di quello che più vi aggrada: del Popolo, della Morale, dei Costumi e della Religione! Ma anche di Dio stesso, perché no? L’erede universale. Il Grande Feticcio. Il Frustino di tutte le scudisciate. In suo nome si vietano le visualizzazioni in rete ogni volta che si vuol fare fuori qualcuno… Ah! Il Bambino! I bambini salveranno il mondo!”.

Censori e delatori, eccolo i nuovi inquisitori soft. “Il dispotismo del Consenso molle ha tutt’altre caratteristiche, ugualmente spaventose. La sua forza sta nell’essere quasi invisibile e al tempo stesso effuso, diffuso, senza vie d’uscita, senza alternativa, non c’è possibilità di guardarlo dall’esterno e magari accerchiarlo, o almeno colpirlo, obbligarlo a reagire e quindi a mostrarsi, in modo che riveli così la potenza e la vastità del suo impero tirannico. Il Consenso molle trova la propria legittimazione – e gli indici di ascolto ne danno prova quotidiana – nell’essere desiderato da tutti, da tutti considerato come estrema forma di protezione”.

Per proteggere l’Impero del bene, si deve “stoppare chiunque abbia la vaga idea di pronunciare qualche cosa di non allineato, di ermeticamente non consensuale, di appena appena non identificato” e rientra in questa categoria “ogni idea che dal collettivo non parta per poi tornarvi immediatamente”. Si tratta di un immenso progetto terapeutico che consiste nel “trasformare la maggior parte di noi in militanti della Virtù, contro una minoranza di tardivi rappresentanti provvisori del Vizio che verranno fatti fuori gradualmente”.

E l’impero del bene ha i suoi tartufi. “E’ socio fondatore di varie associazioni NO a qualcosa, CONTRO qualcos’altro, ha frequentato le migliori università e scuole di specializzazione, è socialista moderato, o progressista scettico, o centrista del terzo tipo”.

E’ un nichilismo di tipo nuovo. “Quello di un tempo aveva foggia rossonera; oggi è rosa pallido, pastello tenue dal cuore d’oro, tarocchi New Age, yogurt bifidus, karma, muesli, sviluppo sostenibile delle energie positive, astrologia, esoterico-rilassante, occulto-rigenerante”. Il consenso si è liberato dal comunismo semplicemente realizzandolo. “Non è un’ironia della sorte che l’ignobile concetto americano di Politically Correct venga abbreviato Pc dai media. La collettivizzazione si è infine compiuta, tra musica e colori”.

Tutto e tutti devono sciogliersi, così che “lacrime, amore, passione, generosità ed effusioni annunciano l’imminenza di una nuova Età dell’oro”.

Il Pc uscì da Stanford per estendersi a macchia d’olio su tutta la cultura occidentale, accademie, libri, tv, giornali. “I cervelli sono kolchoz. L’Impero del Bene ha attinto a piene mani da quell’antica utopia: burocrazia, delazione, esaltazione appassionata della giovinezza, smaterializzazione del pensiero, abolizione dello spirito critico, addestramento osceno delle masse, annientamento della Storia a forza di attualizzazioni, appello Kitsch al sentimento contro la ragione, odio del passato, uniformazione degli stili di vita”.

Il trionfo dell’individualismo è una mera illusione, “una delle tante amene verità giornalistico-sociologiche di consolazione, quelle che ci sciroppano quotidianamente in un mondo in cui ogni singolarità, ogni particolarità è in via di estinzione”.

Sta morendo la grande letteratura: “Da sempre, la letteratura è fatta, almeno in linea di principio, per demolire le credenze del mondo. Se esistesse ancora la letteratura, se ci fossero ancora scrittori, anziché ‘autori’, anziché ‘libri’, forse ci si potrebbe divertire. Ogni opera di un certo respiro è sempre stata impavidamente antimoralistica, contro qualsiasi pastorale”. Oggi gli scrittori sono tutti “velati, sorridenti, zuccherosi”.

Una letteratura “addolcita, climatizzata, spianata, livellata pure lei, schiava della comunicazione, denicotinizzata, allineata, decatramizzata, aizzata a dovere”. Ma muore anche l’arte del postmoderno: “L’artista, oggi – che sia minimalista, concettuale, o estremo contemporaneo – sopravvive sempre in quanto specie protetta, residuo filantropico”.

Hannah Arendt immortalò la banalità del male. Philippe Muray ci ha regalato la sua evoluzione: la banalità del bene. “Questa società non partorirà che uomini muti o oppositori”. Non ci resta che allinearci.

“Il Paradiso è adesso!”.

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