Lascia che Maria canti nel tuo cuore il Magnificat

Posté par atempodiblog le 22 décembre 2022

Lascia che Maria canti nel tuo cuore il Magnificat
di Padre Livio Fanzaga – La pazienza di Dio. Vangelo per la vita quotidiana, Ed. Piemme

Lascia che Maria canti nel tuo cuore il Magnificat dans Avvento Magnificat

Lascia che Maria ti prenda per mano
Per celebrare il Natale è necessaria una decisione che non molti si sentono di prendere. Il vero problema è costituito dal fatto che bisogna cambiare vita. Non c’è nulla di più doloroso che tagliare le catene del male che ci imprigionano. La rinuncia al peccato è una delle imprese più grandi che l’uomo, con l’aiuto della grazia, possa compiere. In noi vi è forse il desiderio, ma non la ferma volontà di decidere.
Sappiamo che la confessione è una via obbligata, perché la culla del cuore abbia la purezza necessaria per accogliere il Salvatore. Ma esitiamo nell’incertezza dei deboli e tutto rimane come prima. Il Signore ancora una volta rischia di bussare invano.
Perché il tuo cuore sia pronto, perché Gesù entri nella tua vita, è necessario l’intervento di Maria. Affidati a lei. Chiedile di aiutarti a fare un esame di coscienza. Implora dal suo cuore di madre la grazia del pentimento. Se le tue gambe sono incerte, domandale di prenderti per mano e di accompagnarti fin davanti al sacerdote per la tua confessione.
Ti assicuro, caro amico, che tornerai con le lacrime della gioia.

Anche tu, con Maria, chiama Gesù «mio Salvatore»
Lascia che Maria canti nel tuo cuore il Magnificat, questo poema di luce divina che è sgorgato dalla sua anima esultante, quando si è incontrata con Elisabetta. Anche lei è stata salvata da Dio, che l’ha preservata dal male, fin dal primo istante del suo concepimento. Nello slancio della sua infinita riconoscenza, Maria chiama Dio «mio Salvatore». Gesù è anche il tuo Salvatore. A Natale Maria te lo porge, perché tu lo accolga nella tua vita.

Publié dans Avvento, Fede, morale e teologia, Libri, Misericordia, Padre Livio Fanzaga, Sacramento della penitenza e della riconciliazione, Santo Natale | Pas de Commentaire »

Novena di Natale nello spirito di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori

Posté par atempodiblog le 16 décembre 2022

Novena di Natale nello spirito di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori
Tratta da: Casa natale di sant’Alfonso de’ Liguori

Novena di Natale nello spirito di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori dans Avvento Presepe-Sant-Alfonso-Maria-de-Liguori

S. Alfonso, il grande cantore del Natale, già nel 1756 ammoniva:

– “Molti cristiani sogliono per lungo tempo avanti preparare nelle loro case il presepio, per rappresentare la nascita di Gesù Cristo; ma pochi son quelli che pensano a preparare i loro cuori, affinché possa nascervi in essi e riposarvi Gesù bambino. Ma tra questi pochi vogliamo esserci anche noi, perché restiamo accesi dal fuoco dell’amore del Dio Bambino, che rende le anime contente in questa terra e beate nel cielo”.

– Le sue tenere parole ci guidino all’incontro con il Santo Bambino.

Coroncina per la Novena di Natale di S. Alfonso

I. Amabilissimo mio Gesù, Dio del mio cuore, io benedico l’ora in cui ti facesti uomo nel seno purissimo di Maria santissima, per patire e morire per amor mio.
Ti prego per quei nove mesi che volesti star chiuso in quell’utero verginale, a perdonare tutti i miei peccati, che sono stati offesa a te, mio sommo Bene, e dei quali ora mi pento con tutto il cuore.

Gloria al Padre….

O dolce Vita mia,
bel Figlio di Maria,
tu sol mio caro Dio,
sei tutto il mio tesor.

Vorrei per te, Signore,
morire ognor d’amore,
per te, Bambino mio,
che m’hai rubato il cor.

Oppure:

Fammi degno, o Madre mia,
di godere in questo petto
il tuo Figlio pargoletto,
or che nasce dal tuo sen.

II. Amabilissimo mio Gesù, Dio del mio cuore, benedico quella notte, in cui volesti nascere in una stalla, qual tenero Bambino, fasciato con poveri panni, tremante di freddo, posto in una mangiatoia sopra la paglia in mezzo a due animali, per conquistare i nostri cuori.
Io adoro le tue tenere membra, bacio quella fortunata terra; ti ringrazio di tanti benefici e ti prego per quei gran patimenti, per quelle prime lacrime, per quei sospiri, a darmi grazia ch’io viva, a tua maggior gloria, amando te, Bontà infinita.

III. Amabilissimo mio Gesù, Dio del mio cuore, benedico quell’ora in cui fosti presentato da Maria SS. nelle braccia di S. Simeone. Ti ringrazio che volesti addossarti i miei peccati e soddisfarne la divina giustizia con patire e morire per me.
Ti supplico per tanta tua bontà, a liberarmi dalle pene dell’inferno; e a far che io odi sopra ogni male il peccato, perché tuo nemico, perché odiato infinitamente da te.

IV. Amabilissimo mio Gesù, Dio del mio cuore, benedico quella notte nella quale la tua SS. Madre ti condusse in Egitto con tanti patimenti e incomodi, per liberarti dalle mani di Erode.
Adoro la tua santissima umanità addolorata, ti ringrazio che hai patito tanto per me; e ti prego ad aprirmi quel paradiso che mi hai guadagnato con tanto tuo sacrificio: sicché venga a goderti in cielo per darti quella gloria, che meriti, infinita Bontà.

V. Amabilissimo mio Gesù, Dio del mio cuore, benedico quegli anni, nei quali volesti vivere, povero e sconosciuto, nella bottega di Nazareth, in compagnia di Maria e di Giuseppe, tra fatiche, stenti e sudori.
Adoro tutte le tue divine azioni: bacio quella terra che calpestasti; ti ringrazio, mio Signore, che hai tanto patito per amor mio; ti prego di concedermi l’amore alla vita nascosta ed alla tua santissima umanità: sicché viva e muoia amando te, mio Padre, mio Redentore, mio Maestro e mio Dio, per amarti in cielo per tutti i secoli. Amen.

Alla Madonna
Vergine santissima, grande regina del cielo e della terra, Madre di Gesù, Figlio di Dio, e madre mia, benedico e venero il tuo santo grembo, che portò il Redentore del mondo, le tue braccia che l’accolsero, il tuo petto che lo allattò, il tuo cuore che tanto l’amò.
Ti supplico, per quanto ami Gesù, ad ottenermi il vero amore di Dio e l’amore a te, gran Madre di Dio. Cosicché l’unico oggetto di tutti i miei desideri e di tutti gli amori miei sia Gesù, e dopo Gesù siate voi, dolcissima e amabilissima mia Maria.

Publié dans Avvento, Preghiere, Santo Natale, Sant’Alfonso Maria De Liguori | Pas de Commentaire »

La Confessione è un mistero di Misericordia infinita

Posté par atempodiblog le 16 décembre 2022

La Confessione è un mistero di Misericordia infinita
di Padre Livio Fanzaga
Tratto da: Blog di p. Livio – Direttore di Radio Maria

La Confessione è un mistero di Misericordia infinita dans Avvento Ges-Re-di-Misericordia

Ci stiamo avvicinando alla Notte Santa. È bene che il nostro cuore sia pronto e degno di accogliere Gesù Bambino, per farlo dobbiamo preparare una bella Confessione preparata, umile e sincera.

Il solo fatto di considerare che abbiamo offeso Dio, muove il cuore e rafforza la volontà a fare il proposito di non peccare più e quindi di cambiare vita. Ovviamente questo proposito ha bisogno di essere rafforzato nel cammino che si fa successivamente perché poi arrivano le tentazioni, le cadute.

Il cammino di consolidamento della decisione di non peccare più è un dono di grazia e si fa anche attraverso il combattimento spirituale. Siamo essere umani e, pur arrivando a decisioni radicali, dobbiamo continuamente scegliere il cammino sulla via della santità.

Quando la Regina della pace ha detto che la maggior parte delle persone va in Purgatorio, un numero ugualmente grande va all’inferno e un numero relativamente piccolo va direttamente in Paradiso, ha anche detto che se ci sono persone che nel corso della vita hanno commesso peccati relativamente gravi ma poi si pentono sinceramente, espiano questi peccati e si avviano al ritorno a Dio con i Sacramenti della Confessione e dell’Eucarestia, possono andare direttamente in Paradiso. L’esempio è quello del buon ladrone.

Ci sono persone che si accostano al Sacramento della Confessione dopo tanti anni e fanno anche fatica a ricordare tutti i peccati commessi. Dopo la Confessione e dopo aver gustato il dono della pace nel cuore spesso rimuginano e si chiedono se veramente sono stati perdonati da Dio. Il diavolo insinua i dubbi e molte volte arriva a insinuare il dubbio che Dio non abbia perdonato i peccati confessati. Molte volte sono loro stessi che non si sono perdonati e pensano che la Divina Misericordia non sia così grande da poter perdonare radicalmente.

Questo è un mistero della fede che deve essere approfondito. Chi, pur avendo commesso i peccati più gravi, si pente sinceramente e prova dolore per aver offeso Dio infinitamente buono e degno di essere amato (atto di contrizione, o dolore perfetto), si accosta al Sacramento della Confessione e riceve l’assoluzione, ottiene la remissione dei peccati, anche i più gravi e viene liberato di quelle pene che dovrebbe espiare in Purgatorio. Per questo la Madonna ha detto che anche chi ha commesso i peccati più gravi ma si pente, si confessa, riceve la Comunione, può andare direttamente in Paradiso.

La Confessione è un mistero di Misericordia infinita.

Chi si pente, qualsiasi peccato abbia commesso, viene assolto. Se il pentimento è perfetto, questa radicalità del pentimento è tale da togliere anche eventuali “residui” che dovrebbe scontare in Purgatorio.

Per comprendere ciò bisogna capire che cos’è la Croce. Cristo sulla Croce ha espiato tutti i peccati di tutti gli uomini di tutti i tempi e lo ha fatto al nostro posto e per nostro amore. Ha già pagato Lui il prezzo del riscatto.

A noi tocca una piccola penitenza come cooperazione alla nostra purificazione.

Se entriamo in questa comprensione dell’amore di Dio, che ha inviato il Figlio che si è fatto uomo ed è “l’Agello di Dio, Colui che toglie i peccati del mondo”, come possiamo dubitare della Divina Misericordia?

La Misericordia di Dio è più grande di qualsiasi peccato. Dobbiamo allora sforzarci di aprire il cuore alla Divina Misericordia, al Sangue di Cristo che ci purifica, ci lava e ci restituisce l’innocenza battesimale. Apriamoci con fiducia totale alla Divina Misericordia e con amore e per amore per Dio decidiamoci e impegniamoci a non peccare più.

Divisore dans San Francesco di Sales

Freccia dans Viaggi & Vacanze La confessione natalizia (di Don Tino Rolfi)

Freccia dans Viaggi & Vacanze La confessione natalizia (di P. Vincenzo Benetollo o.p.)

Publié dans Avvento, Fede, morale e teologia, Misericordia, Padre Livio Fanzaga, Riflessioni, Sacramento della penitenza e della riconciliazione, Santo Natale | Pas de Commentaire »

Il silenzio attivo di coloro che aspettano

Posté par atempodiblog le 5 décembre 2022

Il silenzio attivo di coloro che aspettano dans Avvento Il-silenzio-attivo-di-coloro-che-aspettano

Durante la loro attesa, il vecchio mondo romano aveva compiuto prodigi di abominio, opposte ambizioni si erano fatte guerra, la terra si era inchinata allo scettro di Cesare Augusto. La terra non si era ancora accorta dell’importanza di ciò che si compiva in lei. Stordita dai rumori di guerre e discordie, non si era accorta di una cosa importante che avveniva: era il silenzio di coloro che aspettavano nella profonda solennità del desiderio.
La terra non sapeva nulla di questo. Se si dovesse ricominciare oggi, non lo si saprebbe più di allora. Lo si ignorerebbe con la stessa ignoranza, lo si disprezzerebbe con lo stesso disprezzo, se la costringessero ad accorgersene. Era il silenzio, dico, la vera cosa che si compiva a sua insaputa sulla sua superficie.
Questo silenzio era un’autentica azione. Non era un silenzio negativo, assenza di parole; era un silenzio positivo, attivo al di là di qualunque azione. Mentre Ottaviano e Antonio si disputavano l’Impero del mondo, Simeone e Anna aspettavano. Chi tra essi agiva di più?

Tratto da “Fisionomie dei santidi Ernest Hello

Publié dans Avvento, Citazioni, frasi e pensieri, Ernest Hello, Fede, morale e teologia, Riflessioni, Santo Natale, Stile di vita | Pas de Commentaire »

“Il più piccolo del Regno dei cieli è più grande di lui”

Posté par atempodiblog le 4 décembre 2022

“Il più piccolo del Regno dei cieli è più grande di lui”
Tratto da: Le vie del cuore. Vangelo per la vita quotidiana. Commento ai vangeli festivi Anno A, di Padre Livio Fanzaga. Ed. PIEMME

“Il più piccolo del Regno dei cieli è più grande di lui” dans Avvento San-Giovanni-Battista

Sarebbe errato considerare san Giovanni il Battista un uomo dell’Antica Alleanza. Egli appartiene ad ambedue. È il precursore e nello stesso tempo il discepolo del Messia. È il più grande fra i nati di donna, ma anche il più piccolo nel Regno dei cieli. Ecco perché la Chiesa si prepara al Natale facendosi guidare dalla sua parola.

Caro amico, ti sei chiesto che cosa  significa la  parola “Natale”?

Significa “nascita”. Nascita di chi? Colui che nasce è il Figlio di Dio che si è fatto uomo. A Natale vedi Dio col volto di un bambino. Vedi il tuo Creatore senza grandezza, senza forza, senza pompa, senza prestigio. Vedi il tuo Dio piccolo e indifeso. Vedi il tuo Dio in braccio a una donna, sistemato in una grotta, rifugio di animali.

Giovanni Battista dovette capire, prima del suo martirio, un aspetto misterioso dell’agire divino. Dio ordinariamente non si impone con la sua onnipotenza. Egli ama le vie della piccolezza e dell’umiltà. Dio ama più nascondersi che mostrarsi.

L’umiltà di Dio è la grande medicina per l’orgoglio umano. È l’orgoglio che perde l’uomo. Noi viviamo in un mondo che nega Dio e glorifica se stesso. Vuoi celebrare il tuo Natale con questo mondo? Forse lo hai celebrato più di una volta e nessuno meglio di te ne conosce il sapore amaro.

Celebra il tuo Natale con i pastori. Essi sono i piccoli del Regno di Dio. Nella notte santa accostati con loro alla capanna. Inginocchiati con loro davanti alla culla e contempla con i loro occhi limpidi l’umiltà infinita di Dio.

E lascia infine che Maria  deponga nel tuo cuore purificato dal pentimento il Bambino Gesù, nostro Dio e Salvatore, ma ormai divenuto nostro fratello.

Publié dans Avvento, Commenti al Vangelo, Fede, morale e teologia, Libri, Padre Livio Fanzaga, Riflessioni, Santo Natale, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Con Maria Immacolata verso il Santo Natale

Posté par atempodiblog le 28 novembre 2022

Con Maria Immacolata verso il Santo Natale dans Avvento Maria-Immacolata

L’Immacolata è buona, molto buona davvero, tanto che non si scoraggia per nessuno di noi, nonostante i numerosi nostri difetti; anzi, benché Ella sia l’Immacolata stessa, tuttavia non disdegna servirsi di strumenti macchiati di peccato per portare avanti le sue opere di conversione e di santificazione, cioè per suscitare e sviluppare la vita soprannaturale nelle anime.

San Massimiliano Maria Kolbe

Botti di Capodanno, l'appello dei medici degli ospedali: “E' una tradizione negativa e pericolosa” dans Articoli di Giornali e News Santo-Natale

Novena a Maria SS. Immacolata (da recitarsi dal 29 novembre al 7 dicembre)

Vi segnalo quella di san Giustino Maria Russolillo Apostolo delle Vocazioniper recitarla cliccare  Freccia dans Stile di vita Novena a Maria SS. Immacolata

Publié dans Avvento, Citazioni, frasi e pensieri, Preghiere, San Massimiliano Maria Kolbe, Santo Natale | Pas de Commentaire »

Terra d’avvento Vergine Maria

Posté par atempodiblog le 28 novembre 2022

Terra d’avvento Vergine Maria dans Avvento Maria-Nostra-Madre

Terra d’avvento Vergine Maria,
grembo tu sei
del grembo d’ogni cosa,
donna, che tutto ricevi
e tutto dai,
Madre, in cui inizia
l’alba della Gloria.
Tu sei Colei
in cui la nostra storia
allora, come oggi,
a Dio si apre,
e da Lui accoglie
in umiltà
il dono.
In te dimora
la tenerezza del Dio
tre volte Santo,
in te ci è dato il segno
della speranza
più forte della morte,
in te il riflesso dolce dell’amore,
cui solo ognuno
può affidare il cuore.

+ Bruno Forte
Arcivescovo di Chieti – Vasto
Presidente della CEAM

Publié dans Avvento, Fede, morale e teologia, Monsignor Bruno Forte, Preghiere | Pas de Commentaire »

Avvento – Colui che ci attende, ci precede

Posté par atempodiblog le 28 novembre 2022

Avvento  Colui che ci attende, ci precede
di Romano Guardini

Estratto da “La Santa Notte. Dall’Avvento all’Epifania”, Morcelliana 1994
Fonte: ORA, LEGE et LABORA

Avvento – Colui che ci attende, ci precede dans Avvento Avvento

Le festività della Chiesa certo rammentano fatti trascorsi, ma sono anche presente, attuazione viva; poiché ciò che è accaduto una volta nella storia, deve farsi continuamente evento nella vita del credente. Allora è venuto il Signore, per tutti; ma Egli deve venire sempre di nuovo per ciascuno. Ognuno di noi deve sperimentare l’attesa, ognuno l’arrivo, perché gliene nasca la salvezza.

Quando udiamo così tale notizia, forse ci viene il pensiero: quel che è importante nella vita, debbo essere io a trovarlo! Deve scaturire dal mio stesso impegnarmi e lottare. Così, anche la salvezza deve necessariamente essere cosa della mia serietà e del mio sforzo. Che significato deve avervi l’attendere Uno che viene da altrove?

Ma non sarebbe un pensiero giusto. Certo – debbo di necessità volere ed eseguire io stesso, per quanto concerne ciò che mi è più proprio; tuttavia questo non sarebbe tutto e nemmeno la cosa decisiva.

Che cosa v’è di più importante per me che trovare un amico nella vita? Un amico è una persona che non pensa solo a se stessa, ma anche a me; uno, cui sta a cuore che le cose mi vadano per il verso giusto. Quindi un amico è una realtà grande e preziosa. Ma io me lo posso creare da solo? Certo no! Posso andare a prendermelo da qualche parte? In verità, allo stesso modo, no. Io posso essere ricettivo e vigile, al fine di notare quando mi si avvicina una persona che può divenire importante per me – ma è necessario che venga! Venga verso di me dallo spazio a perdita d’occhio della vita umana. In qualche occasione ci incontriamo, veniamo a dialogare e poi si sviluppa quella realtà bella e feconda che prende il nome di amicizia…

Così è anche per l’amore. L’uomo ha bisogno della donna, che gli sia compagna, e la donna dell’uomo, che le possa essere come una ‘patria’, affinché poi essi nella reciprocità creino quel mondo vivo, che si chiama famiglia e casa – ma l’uno può fabbricarsi l’altro? Ancora una volta no. Lo può cercare; cercare tuttavia significa avere delle mire, e la mira, l’intenzione cosciente come guasta facilmente ogni cosa! No, ma l’altro deve necessariamente una volta venire a lui dall’ampiezza del mondo, dalla moltitudine delle persone, in qualche momento…

Se riflettiamo con precisione, le cose stanno in modo simile per la nostra professione, il nostro lavoro di vita, la nostra posizione nella totalità dell’esistenza – parecchio di questo possiamo conquistarlo lottando – ma dell’altro, e non irrilevante, deve necessariamente risultare dalle combinazioni della vita. Deve aprirsi la possibilità; io debbo vedere: qui, ora – e poi gettarmici dentro. Certo allora sono io stesso a buttarmi e a impegnarmi nell’opera, ma prima mi si è schiusa la possibilità.

Molte cose, importanti, decisive poggiano su combinazioni e incontri, che non ho disposti io stesso, che non ho potuto far emergere con l’energia mia propria. Sono venuti, mi si sono offerti.

Anche la nostra salvezza poggia su una venuta. Gli uomini non hanno potuto escogitare né produrre da sé Colui che la opera; Egli è venuto presso di loro dal mistero della libertà divina. Quanto spesso hanno tentato di farlo! In tutti i popoli ci appaiono figure di salvatori, che sono scaturite dall’esperienza vissuta della distretta [bisogno pressante, necessità] dell’esistenza. Portano i tratti dei Greci e dei Romani, degli Indiani e dei Germani, e incarnano nella loro immagine [di Salvatore] ciò che il loro popolo e la loro epoca hanno inteso come salvezza. Poiché però sono nati dal mondo, non sono stati in grado di portarlo all’aperto, nella libertà, e poiché sono formati della materia del tempo, sono passati con esso.

Il Salvatore reale è venuto dalla libertà di Dio: in un piccolo popolo, che certo nessun consiglio delle nazioni avrebbe scelto; in un’epoca, che nessuno potrebbe dimostrare fosse quella giusta; in una figura di fronte alla quale, se ci riesce di strapparci il velo dell’abitudinarietà, ci coglie lo stupore: perché proprio in questa? Così la decisione della fede in buona parte consiste nell’eliminare i criteri propri di ciò che è giusto e conveniente e nell’accogliere Colui che si appressa, venendo dalla libertà di Dio: «Benedetto Colui che viene nel nome del Signore!» (Mt 21, 9).

Questo ci dice l’Avvento. Ogni giorno ci esorta a meditare sul miracolo di questa venuta. Ma ci ricorda pure che essa adempie il suo senso quando il Redentore non viene solo presso l’umanità nella sua totalità, ma anche presso ciascun uomo in particolare: nelle sue gioie e angosce, nelle sue conoscenze chiare, nelle sue perplessità e tentazioni, in tutto ciò che costituisce la sua natura e la sua vita, a lui solo proprie. Egli deve farsi consapevole: Cristo è il mio redentore; Colui che mi conosce fino in quanto mi è più gelosamente proprio, assume il mio destino nel suo amore, mi illumina lo spirito, mi tocca il cuore, mi volge la volontà a ciò che è giusto, retto.

Così l’Avvento è il tempo che ci ammonisce a interrogarci, ciascuno nell’intimo della sua coscienza: Egli è venuto da me? Io ho notizia di Lui? V’è confidenza tra Lui e me? Egli è per me dottore e maestro? Ma poi subito l’ulteriore domanda: Nel mio intimo la porta è aperta per Lui? E la decisione: La voglio spalancare.

Amici miei, come potrebbe avvenire questo?

Scendiamo al piano assolutamente pratico. Che cosa potremmo fare? Soprattutto cercare di fare qualche esperienza di Lui. Potremmo prenderci un libro che tratta di Lui, e leggervi ogni giorno di queste settimane che portano al Natale. Ma non leggere come facciamo per istruirci su qualche argomento, bensì con cuore aperto, nell’anelito dello spirito. Leggere così che dalle parole possa farcisi incontro la verità viva; nel modo inteso da Agostino quando nelle Confessioni narra come sia venuto agli scritti di Plotino e da essi gli si sia dischiusa la spiritualità di Dio. «E io percepii» dice, «come si percepisce col cuore». In questa parola v’è tutto Agostino – ma anche l’uomo in genere, poiché quando un grande parla attingendo a quanto gli è più proprio, in lui parla l’essenza di tutti. «E» – dice proseguendo – «non vi fu più possibilità di dubitare» (Conf. 7, 10). Così deve farsi chiaro per noi Gesù Cristo; «luminosamente evidente», come dice la bella espressione [1], il suo essere, il suo agire e il suo destino.

Perché ciò tuttavia possa avvenire, occorre più che un semplice leggere e pensare. Per quanto indispensabile sia questo, non basta. Poiché quel che in questo caso deve conoscere è più profondo dello spirito naturale; più profondo del cuore che la nascita ci ha dato. E l’uomo nuovo in noi, che «è nato da Dio» e cresce verso la vita eterna (Gv 1, 13). Così Agostino afferma che, dove si tratti della verità, v’è certamente il magister exterius docens, il Maestro che insegna dall’esterno; quindi, la persona che ci parla o il libro che leggiamo. Le sue parole però rimangono esterne, finché non parla il magister interius docens, il Maestro che insegna dall’interno. Ma quegli è Dio.

Non basta dunque soltanto leggere e pensare; dobbiamo anche pregare. Vi può essere chi ha in capo i testi dell’Antico e del Nuovo Testamento, ha familiarità con lo stadio attuale della Leben-Jesu-Forschung, della «ricerca sulla vita di Gesù», e tuttavia non sa quanto è l’essenziale, l’autentico! Dobbiamo pregare che Colui, il quale solo ha conoscenza del Cristo vivente, lo Spirito Santo, voglia operare affinché la sacra figura del Signore ci si faccia luminosamente evidente. Che ci avvenga quanto intende Giovanni quando dice: «Abbiamo visto la sua gloria, gloria come di Unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità» (Gv 1, 14).

«Epifania» non solo dello spirito, ma anche del cuore. L’aprirsi degli occhi e insieme l’animo che viene toccato. Allora la figura di Cristo emerge dalle pure e semplici espressioni che ne parlano. Egli diviene reale, si fa vicino, e tra Lui e noi s’instaura quel legame, che significa obbedienza, fedeltà, fiducia, accordo e si chiama «fede». Fede reale e non un semplice «tener-per-vero», che è l’ordine esterno, mentre la fede reale è la chiarezza nello spirito, l’esser toccati nel cuore, la coscienza viva della realtà santa e sacra. E ciò che solo Dio può dare, ma noi dobbiamo pregarlo di concedercela.

Sarebbe questa la seconda cosa che possiamo fare in Avvento.

Credo però che dobbiamo aggiungerne una terza, esercitare l’amore. Non si può conoscere Cristo come si conosce una persona qualsiasi della storia, ma solo da quella profondità interiore che nell’amore si ridesta.

Forse si obietterà: Che cosa dici ora? Che si possa conoscere Cristo soltanto se lo si ama – ma come debbo amarLo se non so ancora nulla di Lui? E’ giusto – sebbene invero l’amore abbia molti gradi, e già nella prima ricerca possa essere amore, in quanto è più di un mero voler sapere. Ma lasciamo stare questo aspetto e pensiamo che è amore verso Cristo il nostro quando amiamo i suoi fratelli. San Giovanni nella sua prima lettera dice: «Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede» (Gv 4, 20).

In questi giorni dunque vogliamo esercitare l’amore, perché ci si aprano gli occhi a scorgere Cristo. Vogliamo farlo dove ci troviamo, in rapporto alle persone con cui viviamo: dare loro il diritto d’essere così come sono; accoglierle continuamente e vivere con loro in amicizia… Da quest’ambito prossimo attorno a noi, la nostra famiglia, la cerchia degli amici nostri, la nostra professione, poi l’amore si dilata a coloro che stanno più lontano, a seconda del modo in cui la vita ci porta appresso il loro essere e il loro bisogno.

Queste tre cose sono strettamente congiunte.

Dapprima il cercare e pensare e leggere, affinché il nostro sapere su Cristo si arricchisca. Infine, interroghiamoci dunque onestamente: che è tutto quel che leggo nel corso d’una settimana? Quanto di ciò è superfluo? Quanto inutile? E quanto tempo dedico a libri che parlino di quanto è più importante? Se ci interroghiamo con serietà e rispondiamo con lealtà, probabilmente ci vergogneremo.

La seconda cosa è chiedere a Dio che ci illumini. A questo bastano le parole più semplici. Ma se vogliamo testi colmi di energia divina, sono a nostra disposizione, pensiamo soltanto ai due stupendi inni Veni, Creator Spiritus e Veni, Sancte Spiritus, entrambi contenuti nel Messale.

La terza cosa è per noi aprire la strada all’illuminazione con l’esercitare l’amore. Non in pure parole, ma sul serio; non in sentimenti, ma nell’agire.

L’Avvento reale sorge dall’intimo. Dall’intimo del cuore umano credente e soprattutto dalla profondità dell’amore di Dio. Ma dobbiamo preparare la via al suo amore. Non per nulla nel Vangelo della Messa della quarta domenica d’Avvento appare la figura del Precursore, e la «voce di uno che grida nel deserto» risuona: «Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sia riempito ogni monte e ogni colle sia abbassato; i passi tortuosi siano diritti; i luoghi impervi spianati. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!» (Lc 3, 4-6).


[1] Einlenchten = «evidenziarsi», letter. «illuminare da dentro» (n.d.t.).

Publié dans Avvento, Fede, morale e teologia, Libri, Riflessioni, Romano Guardini, Santo Natale | Pas de Commentaire »

Celebri il Natale se Gesù nasce nel tuo cuore

Posté par atempodiblog le 25 novembre 2022

Celebri il Natale se Gesù nasce nel tuo cuore
Tratto da: Desiderio d’infinito. Vangelo per la vita quotidiana, di Padre Livio Fanzaga. Ed. PIEMME

Celebri il Natale se Gesù nasce nel tuo cuore dans Avvento Ges-fai-del-nostro-cuore-la-Tua-culla

[...] Il tempo di Avvento [...] è un periodo liturgico di quattro domeniche che ci prepara al Natale. Il mese di dicembre è vissuto freneticamente dall’intera società e noi rischiamo di passare accanto al mistero del Natale senza neppure sfiorarlo.

Ogni Natale è un avvenimento di grazia. Non è il semplice ricordo della venuta di Gesù nel mondo. E’ il mistero dell’incarnazione che si prolunga nella storia e nella vita di ogni uomo.

Tu vivi il Natale se Dio nasce nel tuo cuore. Tu sei quella culla nella quale Maria desidera deporre il piccolo Gesù. Se non si verifica questo grande avvenimento di grazia della nascita del Figlio di Dio nel tuo cuore, anche questo Natale sarà passato invano.

Publié dans Avvento, Citazioni, frasi e pensieri, Fede, morale e teologia, Libri, Padre Livio Fanzaga, Riflessioni, Santo Natale, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Visitiamo Gesù in questa novena

Posté par atempodiblog le 19 décembre 2021

Visitiamo Gesù in questa novena dans Avvento Santa-Famiglia

Ecco l’amabilissimo Gesù che sta per nascere nella nostra commemorazione delle prossime feste; e poiché nasce per visitarci da parte dell’Eterno Padre, e i pastori e i Re verranno reciprocamente a visitarlo nella sua culla, visitatelo voi pure in questa novena, carezzatelo, alloggiatelo nel vostro cuore, adoratelo frequentemente, imitate la sua umiltà, la sua povertà, la sua obbedienza e mansuetudine: pigliate una delle sue care lacrime e mettetela sul vostro cuore, affinché il vostro cuore non senta più altra tristezza che quella che rallegra questo Bambino.

San Francesco di Sales. Negli insegnamenti e negli esempi
Diario Sacro estratto dalla sua vita e dalle sue opere per cura delle “Visitandine di Roma”.
Libreria Editrice F. Ferrari

Publié dans Avvento, Citazioni, frasi e pensieri, Fede, morale e teologia, San Francesco di Sales, Santo Natale | Pas de Commentaire »

Il Papa: san Giuseppe insegna il silenzio, lo spazio in cui lo Spirito parla e consola

Posté par atempodiblog le 16 décembre 2021

Il Papa: san Giuseppe insegna il silenzio, lo spazio in cui lo Spirito parla e consola
Nella quarta catechesi dedicata alla figura del padre terreno di Gesù, Francesco invita a imparare da lui la dimensione dell’interiorità che permette alla voce di Dio dentro di noi di esprimersi: ci aiuta a guarire il nostro parlare ed evitare “adulazione, bugia e calunnia”
di Alessandro Di Bussolo – Vatican News

Il Papa: san Giuseppe insegna il silenzio, lo spazio in cui lo Spirito parla e consola dans Articoli di Giornali e News san-Giuseppe

Impariamo da Giuseppe, che nei Vangeli non parla mai, ma fa, a coltivare il silenzio, per lasciare spazio alla Parola di Dio e permettere allo Spirito Santo di rigenerarci e di guarire la nostra lingua, perché non ferisca più i fratelli. Impariamo da lui ad unire al silenzio l’azione. E’ l’invito rivolto a tutti da Papa Francesco nella catechesi dell’udienza generale di oggi, la quarta dedicata alla figura del padre terreno di Gesù. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)

Il suo silenzio lascia spazio a Gesù, Parola fatta carne
In un Aula Paolo VI vestita a festa in questo cammino verso il Natale, accanto al presepe allestito dai giovani di Gallio, il Papa parla di san Giuseppe come “uomo del silenzio”, dopo aver illustrato l’ambiente in cui è vissuto, il suo ruolo nella storia della salvezza e il suo essere giusto e sposo di Maria. E’ importante, aggiunge a braccio, “pensare al silenzio in quest’epoca” nella quale sembra non abbia valore. E ricorda che “i Vangeli non ci riportano nessuna parola di Giuseppe di Nazaret”, non perché fosse taciturno, ma per “lasciare spazio alla presenza della Parola fatta carne, a Gesù”, come sottolinea anche sant’Agostino. Possiamo dire, aggiunge ancora Francesco uscendo dal discorso preparato, “che il ‘pappagallismo’, parlare come pappagalli, continuamente, diminuisce un po’”.

Recuperiamo la dimensione contemplativa della vita
Ma, prosegue Francesco “il silenzio di Giuseppe non è mutismo; è un silenzio pieno di ascolto, un silenzio operoso, un silenzio che fa emergere la sua grande interiorità”. E Gesù, nella casa del falegname di Nazaret, è cresciuto a questa “scuola”, cercando sempre “spazi di silenzio nelle sue giornate”, invitando i suoi discepoli a fare la stessa esperienza.

“Come sarebbe bello se ognuno di noi, sull’esempio di San Giuseppe, riuscisse a recuperare questa dimensione contemplativa della vita spalancata proprio dal silenzio”.

Ma tutti noi sappiamo per esperienza che non è facile: il silenzio un po’ ci spaventa, perché ci chiede di entrare dentro noi stessi e di incontrare la parte più vera di noi.

Senza questo allenamento, il nostro parlare si ammala
Impariamo da San Giuseppe, è l’invito del Pontefice, “a coltivare spazi di silenzio, in cui possa emergere un’altra Parola, cioè Gesù: quella dello Spirito Santo che abita in noi e che porta Gesù”.

Non è facile riconoscere questa Voce, che molto spesso è confusa insieme alle mille voci di preoccupazioni, tentazioni, desideri, speranze che ci abitano; ma senza questo allenamento che viene proprio dalla pratica del silenzio, può ammalarsi anche il nostro parlare. Esso, invece di far splendere la verità, può diventare un’arma pericolosa. Infatti le nostre parole possono diventare adulazione, vanagloria, bugia, maldicenza, calunnia.

Gesù: chi calunnia il prossimo è omicida
Se il Libro del Siracide ricorda che “ne uccide più la lingua che la spada”,  Gesù lo ha detto chiaramente, sottolinea Papa Francesco: “chi parla male del fratello e della sorella, chi calunnia il prossimo, è omicida”. E l’apostolo Giacomo, nella sua Lettera, sviluppa il tema del potere, positivo e negativo, della parola: “Dalla medesima bocca – scrive -escono benedizioni e maledizioni”.

“Questo è il motivo per cui dobbiamo imparare da Giuseppe a coltivare il silenzio: quello spazio di interiorità nelle nostre giornate in cui diamo la possibilità allo Spirito di rigenerarci, di consolarci, di correggerci”.

Non dico di cadere in un mutismo, no. Silenzio. Ma tante volte, ognuno di noi guardi dentro, tante volte stiamo facendo un lavoro e quando finiamo subito cerchiamo il telefonino per fare un’altra… sempre stiamo così. E questo non aiuta, questo ci fa scivolare nella superficialità.

Giuseppe ha unito al silenzio l’azione
La profondità del cuore “cresce col silenzio, silenzio che non è mutismo – completa il discorso a braccio il Papa – ma che lasci spazio alla saggezza, alla riflessione e allo Spirito Santo. Noi abbiamo paura dei momenti di silenzio, non abbiamo paura! Ci farà tanto bene”. E il beneficio del cuore che ne avremo, spiega, “guarirà anche la nostra lingua, le nostre parole e soprattutto le nostre scelte”. Infatti, conclude Francesco, Giuseppe ha unito al silenzio l’azione, “non ha parlato, ma ha fatto”, mettendo in pratica l’ammonimento di Gesù ai discepoli: “Non chi dice Signore, Signore entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”. Il suo consiglio finale è “parlare giusto, mordersi un po’ la lingua che fa bene qualche volta, invece di dire stupidaggini”.

La preghiera: insegnaci a riscoprire le parole che edificano
In conclusione il Pontefice regala, come nelle precedenti catechesi sul patrono della Chiesa universale, una preghiera.

“San Giuseppe, uomo del silenzio, tu che nel Vangelo non hai pronunciato nessuna parola, insegnaci a digiunare dalle parole vane, a riscoprire il valore delle parole che edificano, incoraggiano, consolano, sostengono. Fatti vicino a coloro che soffrono a causa delle parole che feriscono, come le calunnie e le maldicenze, e aiutaci a unire sempre alle parole i fatti. Amen”.

La preghiera per le vittime dell’esplosione ad Haiti
Al termine dell’udienza, Papa Francesco ricorda la tragedia avvenuta ieri ad Haiti, causata dallo scoppio di un’autocisterna che trasportava carburante a Cap-Haitien. Circa 70 le vittime, tra cui numerosi bambini, e decine i feriti. “Povero Haiti – commenta – una dietro l’altra, è un popolo in sofferenza… Preghiamo per Haiti: è gente buona, gente brava, gente religiosa ma sta soffrendo tanto”. Francesco si dice “vicino agli abitanti di quella città e ai familiari delle vittime come pure ai feriti”, e invita i fedeli a unirsi “nella preghiera per questi nostri fratelli e sorelle così duramente provati”.

Publié dans Articoli di Giornali e News, Avvento, Fede, morale e teologia, Papa Francesco I, Riflessioni, Santo Natale, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Chesterton e Il paradosso della grotta

Posté par atempodiblog le 10 décembre 2021

Chesterton e Il paradosso della grotta
di Fabio Trevisan – L’Uomo Vivo
Tratto da: Radio Maria FB

Chesterton e Il paradosso della grotta dans Avvento Natale-con-Chesterton

A Natale si contempla il paradosso della grotta, ovvero di un Dio Signore dei Cieli e della Terra che si è fatto Uomo piccolo, nascosto e protetto nel grembo santissimo di Maria, senza guardie del corpo né sontuosi troni regali. Il pagliericcio pregno di umori animali fa da cuscino al suo capo sotto lo sguardo tenero e apprensivo di San Giuseppe: così indifeso, così incapace se non di piangere, è un Dio che si affida alle cure terrene dell’uomo come un qualsiasi bambino. Come ricorda suggestivamente Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) nel saggio L’Uomo eterno, il bambino Gesù riassume lo scherzo paradossale di un Dio le cui mani che avevano fatto il sole e le stelle erano troppo piccole per arrivare alle grosse teste degli animali (il bue e l’asinello nell’iconografia ideale del presepe). Come è potuto accadere questo ? Come questo mistero incarnato sia potuto passare attraverso un mirabile e santo Fiat di una Sua creatura? Difficile penetrare ed esaurire razionalmente questo potente mistero: la ragione, senza tuttavia smettere di argomentare, non può che farsi illuminare dalla luce della fede come una fiaccola in una caverna a Betlemme portata innanzi dagli umili pastori. Un Dio così umile, così infinitamente piccolo rivela in questo modo strabiliante la Sua grandezza e propone così, in questo modo apparentemente banale e semplicemente terreno, la Sua àncora di salvezza. Non è così naturale ed immediato, se non con l’avvento di Gesù, mettere in relazione Dio con un infante. Faceva notare ancora Chesterton che l’onnipotenza e l’impotenza, la divinità e l’infanzia, formano in definitiva una sorta di epigramma che un milione di ripetizioni non farà diventare banale. Non è sragionato chiamarlo unico. Betlemme è superlativamente il luogo in cui gli estremi si toccano.

Noi fedeli cristiani chiediamo a Natale di poter scorgere i tratti di questo Uomo chiamato Cristo e lo chiediamo alla Madre, a Maria con il beneplacito di Giuseppe suo sposo. Molti Santi più degnamente di noi lo hanno chiesto e qualcuno di loro è stato esaudito al punto che la premurosa Madre ha acconsentito di metterLo nelle loro braccia e di poterLo cullare e contemplare. Questo è potuto accadere poiché, citando ancora Chesterton, non potete visitare il figlio senza visitare la madre; non potete, nella comune vita umana, avvicinare il bambino senza avvicinare la madre. Dobbiamo o lasciare Cristo fuori del Natale, o il Natale fuori di Cristo, o dobbiamo ammettere che quelle sante teste son troppo vicine perché le aureole non debbano insieme confondersi e sovrapporre. Il centro della nostra attenzione, Gesù bambino, assume un angolo visivo più allargato che l’immaginazione cattolica ha colto in ogni particolare presepe: quel piccolo Essere divino nella culla ci fa abbracciare l’intera umanità dei poveri peccatori che implorano in adorazione il perdono e credono in quel potente paradosso avvenuto nella grotta. Possiamo e dobbiamo aggiungere qualcosa di autentico e di personale nella nostra rappresentazione sacra del presepe poiché noi tutti siamo chiamati a rendere presente quel Santo mistero nella nostra vita. Lo dobbiamo fare con solerzia e solenne tranquillità, consci che quella che sarà la nostra proiezione natalizia avrà una felice ripercussione, un riverbero del Bene che abbiamo ricevuto visitando quella povera stalla, stando davanti a quei piccoli piedi ed a quelle piccole mani che tanto hanno amato il Creato. Sarà un fantastico e prodigioso incanto che potrà liberare un mondo che si è costruito con l’illusione di poter fare a meno di Lui e che ne ha pagato le tristi conseguenze anche sociali. Gesù bambino, con la Sua divina umanità, ci sorprende ancora ed attende che noi umilmente ci prostriamo ai Suoi piedi per poter cogliere quel Suo Regale abbassamento, aprendoci così alla prospettiva di un vero mondo nuovo. Come espresse efficacemente lo scrittore londinese citato precedentemente: “Cristo non soltanto era nato allo stesso livello dell’umanità, ma anche più basso. Il primo atto del dramma divino non solo non fu recitato su nessun palco posto al di sopra degli spettatori, ma in un oscuro palco col sipario calato… nel Mistero di Betlemme era il cielo che stava sotto la terra”.

In questo straordinario mondo capovolto dove la prospettiva celeste si coglie abbassando umilmente lo sguardo, lo spettacolo della Sacra Famiglia non avviene sul palcoscenico mondano. I Santi Attori di questa Sacra Rappresentazione non si dispongono in alto, sopra i nostri occhi, come in una comune pièce teatrale, per ricevere il nostro plauso ammirato. Se ci sediamo, come a teatro, aspettando che il Miracolo di Betlemme venga rappresentato su un palcoscenico attendiamo invano come degli spettatori ingenui e sprovveduti. La nostra posizione e disposizione d’animo deve essere, come nella prospettiva cristiana del Natale, capovolta. Capovolta come Colui che ha voluto capovolgere il mondo, confondendo i sapienti che attendevano il trionfo del Re sul palcoscenico del mondo. Con lo scrittore di Beaconsfield possiamo ancora affermare il paradosso della caverna che, mentre ci suscita emozioni di una fanciullesca semplicità permette che i nostri pensieri possano abbracciare una complessità senza fine … Il Natale è diventato una cosa, in un certo senso, semplicissima ma, come tutte le verità della tradizione cristiana esso è, in un altro senso, una cosa assai complessa. La sua unica nota è che esso tocca simultaneamente molte note: umiltà, gaiezza, gratitudine, paura mistica, e anche attesa drammatica … C’è in questa divinità sotterranea come un’idea di minare il mondo; c’è in questa strana storia come l’erompere del cielo: d’ora innanzi le idee più alte non potranno agire che dal basso. Apprestiamoci ad assaporare il lieto annuncio facendoci sorprendere come i bambini, lasciandoci confondere dal paradosso della grotta in cui il Re divino ha scelto liberamente di presentarsi al mondo nascondendosi: nascondendosi nelle pieghe delle vesti della Madre, nel mantello del Suo Custode San Giuseppe. Invano sarebbe attenderLo in altro modo, invano sarebbe cercarLo, come nel teatro mondano, su palcoscenici umani dove sarebbe impossibile trovarLo. Il cristiano che, come i pastori o i Magi, cerca qualcosa a Betlemme non dimentica mai che sta combattendo. Proclama la pace in terra, ma giammai dimentica perché ci fu guerra in cielo.

Publié dans Avvento, Fede, morale e teologia, Gilbert Keith Chesterton, Riflessioni, Santo Natale, Stile di vita | Pas de Commentaire »

L’Immacolata, riflesso ineffabile della bellezza della Santissima Trinità

Posté par atempodiblog le 10 décembre 2021

L’Immacolata, riflesso ineffabile della bellezza della Santissima Trinità
Tutti gli uomini vengono nel mondo con il peccato originale. Anche Maria, essendo della stirpe umana, avrebbe dovuto contrarre il peccato originale, ma essendo chiamata a diventare la Madre di Gesù, per singolare dono a lei concesso, la Santissima Trinità, in previsione dei meriti del Figlio Redentore, fin dal primo istante del suo concepimento la preservò dalla colpa originale.
di padre Francesco Bamonte dei Servi del Cuore Immacolato di Maria

L’Immacolata, riflesso ineffabile della bellezza della Santissima Trinità dans Avvento Immacolata-Concezione

La Vergine Maria si è trovata Immacolata, esclusivamente per bontà e misericordia di Dio. È un favore divino assolutamente gratuito. La parola Immacolata deriva dal latino e vuol dire “non macchiata”. La Madonna, sin dal primo istante della sua esistenza e durante tutta la sua vita terrena, fu bellissima, perché senza quella “macchia” che deturpa e cancella la bellezza dell’anima che è il peccato originale.

Nell’Immacolata Concezione di Maria si contempla la massima partecipazione della bellezza di Dio-Trinità, mai manifestatasi in una creatura umana. Ella «porta in sé, come nessun altro tra gli esseri umani, quella gloria della grazia che il Padre ci ha dato nel suo Figlio diletto, e questa grazia determina la straordinaria grandezza e bellezza di tutto il suo essere» (San Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Redemptoris Mater). Maria, Figlia del Padre, Madre del Figlio e Tempio dello Spirito Santo, è di una bellezza inenarrabile, tanto che, coloro che hanno avuto la grazia speciale di vederla già su questa terra, non hanno trovato le parole adeguate per esprimere tale esperienza.

La bellezza ineffabile dell’Immacolata è in netto contrasto ed opposizione con la bruttezza indicibile di Satana, che prima della sua caduta rovinosa era — tra angeli creati da Dio — il più bello, splendente e luminoso. Infatuatosi di sé stesso, ha preteso di essere come Dio, ma contro Dio. Separandosi, pertanto, da Dio con la ribellione e il peccato, si separò anche dalla bellezza che è Dio-Trinità. Perse tutto il suo affascinante splendore tramutandosi nell’essere malvagio, mostruoso e ripugnante per eccellenza, che manifesta in sé il massimo dell’orrore al quale sia giunta una creatura che si è distaccata dal Creatore.  E la stessa metamorfosi avvenne negli angeli che lo seguirono nell’opposizione radicale a Dio, costituendo con lui il mondo demoniaco. La Madonna è l’unica creatura umana che è sfuggita completamente al potere di Satana; l’unica sulla quale egli non ha mai potuto esercitare il suo diritto di conquista; l’unica che per la sua Immacolata Concezione e per la sua continua cooperazione con la grazia divina lo ha vinto in maniera totale, sia nel momento del suo concepimento, sia durante tutta la sua vita terrena. Ben si può affermare che Maria è la Vergine potente contro il “male”, perché il “male” è del tutto escluso da lei, ed è questo che la rende totalmente bella. Contemplando con gli occhi delle fede la Madonna, la sua bellezza ci affascina e risveglia nei nostri cuori il desiderio di conseguire la Bellezza originale che è la Trinità stessa, fonte perenne di ogni bellezza.  Gesù è il “Nuovo Adamo”, «il più bello tra i figli dell’uomo» (Sal 45, 3). Grazie alla Sua Redenzione, l’umanità, in Lui ricreata, può ritornare a portare impressa in sé la bellezza perduta. La bellezza della Madonna, che le ha comunicato lo Spirito Santo, promana e riconduce alla stessa bellezza di Gesù suo Figlio e, per mezzo di Lui, alla bellezza originaria: quella dell’Eterno Padre.

Il famoso scrittore russo Dostoevskj affermò: «La bellezza salverà il mondo». E poi specificò: «È bene intendersi: quale bellezza salverà il mondo? Salverà il mondo solo la bellezza redenta: quella che sorge da Dio».

Nella misura in cui faremo entrare in noi stessi la bellezza di Dio riflessa in Maria (e coopereremo a farla entrare negli altri e mediante gli altri nella società, nelle strutture, nella cultura, nell’arte, nella musica, nella scuola, nei mass-media, ecc.), libereremo il mondo dal dominio di Satana e del suo ripugnante regno. Se vogliamo, dunque, essere restauratori della bellezza di Dio nel mondo, doniamoci totalmente all’Immacolata, per essere riflesso della bellezza di Dio in lei e cooperatori con lei nel riportare la bellezza di Dio là dove essa è stata deturpata o cancellata.

Publié dans Avvento, Fede, morale e teologia, Fedor Michajlovic Dostoevskij, Riflessioni | Pas de Commentaire »

Il potere di Maria risplenderà particolarmente negli ultimi tempi

Posté par atempodiblog le 8 décembre 2021

Il potere di Maria risplenderà particolarmente negli ultimi tempi dans Avvento Maria-Immacolata

Dio non soltanto pose inimicizia, ma inimicizie, non solo tra Maria e il demonio, ma tra la stirpe della santa Vergine e la stirpe del demonio; cioè Dio pose inimicizie, antipatie e odi segreti tra i veri figli e servi della santa Vergine e i figli e schiavi del diavolo; essi non si amano scambievolmente, né hanno corrispondenza interiore gli uni con gli altri. I figli di Belial, gli schiavi di Satana, gli amici del mondo (perché è la stessa cosa), hanno sempre perseguitato finora e perseguiteranno più che mai quelli che appartengono alla santissima Vergine, come già Caino perseguitò suo fratello Abele, ed Esaù suo fratello Giacobbe, che sono le figure dei reprobi e dei predestinati.

Ma l’umile Maria avrà sempre vittoria sopra questo superbo, e così grande da giungere fino a schiacciargli la testa ove risiede la sua superbia; scoprirà sempre la sua malizia di serpente; sventerà i suoi piani infernali, dissiperà i suoi consigli diabolici e difenderà fino alla fine del mondo i suoi servi fedeli dai suoi crudeli artigli.

Ma il potere di Maria su tutti i diavoli risplenderà particolarmente negli ultimi tempi, quando Satana tenderà insidie al suo calcagno, cioè ai suoi umili schiavi e ai suoi figli poveri che ella susciterà per fargli guerra. Saranno piccoli e poveri agli occhi del mondo, e bassi davanti a tutti come il calcagno, calpestati e perseguitati come lo è il calcagno rispetto alle altre membra del corpo; ma, in cambio, saranno ricchi della grazia di Dio, che Maria distribuirà loro abbondantemente; grandi ed elevati in santità davanti a Dio, superiori a ogni creatura per il loro zelo ardente, e così fortemente sostenuti dall’aiuto divino, che con l’umiltà del loro calcagno, in unione con Maria, schiacceranno la testa del diavolo e faranno trionfare Gesù Cristo.

Dal ‘Trattato della vera devozione alla santa Vergine’ di  San Luigi Maria Grignion de Montfort

Publié dans Avvento, Fede, morale e teologia, Riflessioni, San Luigi Maria Grignion de Montfort | Pas de Commentaire »

O Maria! Capolavoro dell’Altissimo!

Posté par atempodiblog le 8 décembre 2021

O Maria! Capolavoro dell’Altissimo! dans Avvento Maria-Immacolata-Madre-di-Dio

O Maria! Capolavoro dell’Altissimo,

miracolo della Sapienza increata,

prodigio dell’onnipotenza, abisso di grazia!

Riconosco con tutti i santi che soltanto chi ti ha creata

può capire l’altezza, la larghezza

e la profondità delle grazie che t’ha fatto.

Da: ‘L’amore dell’eterna Sapienza’ di San Luigi Maria Grignion de Montfort

Publié dans Avvento, Citazioni, frasi e pensieri, Fede, morale e teologia, San Luigi Maria Grignion de Montfort | Pas de Commentaire »

12345