• Accueil
  • > Apparizioni mariane e santuari

Nostra Signora della Misericordia di Pellevoisin: una devozione che fa bene

Posté par atempodiblog le 30 août 2024

Nostra Signora della Misericordia di Pellevoisin: una devozione che fa bene
Il Dicastero per la Dottrina della Fede ha dato il consenso all’arcivescovo di Bourges a emettere il decreto di “nihil obstat” relativo alla devozione legata al santuario mariano di questo piccolo comune francese, dove nel 1876 una povera domestica, Estelle Faguette, avrebbe avuto varie apparizioni della Vergine Maria
della Redazione di Vatican News

Nostra Signora della Misericordia di Pellevoisin: una devozione che fa bene dans Apparizioni mariane e santuari Nostra-Signora-di-Pellevoisin

“Sebbene non sia prassi corrente” del Dicastero per la Dottrina della Fede “esprimersi sul carattere soprannaturale o sull’origine divina dei fenomeni soprannaturali e dei presunti messaggi, le espressioni che Estelle ha presentato come provenienti dalla Vergine Maria hanno un valore particolare che ci permette di intravedere un’azione dello Spirito Santo in mezzo a questa esperienza spirituale”.

È quanto scrive il cardinale Victor Manuel Fernández in una lettera indirizzata all’arcivescovo di Bourges, in Francia, Jérôme Daniel Beau, e approvata da Papa Francesco giovedì 22 agosto, con cui si dà il consenso a procedere con il decreto proposto di “nihil obstat” (nulla osta) relativo a “Nostra Signora della Misericordia”, venerata nel Santuario di Pellevoisin, piccolo comune della Francia centrale, dove nel 1876 una povera domestica, Estelle Faguette, avrebbe avuto varie apparizioni della Vergine Maria.

Una devozione raccomandata
Il prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede afferma che non solo “non ci sono obiezioni dottrinali, morali o di altro tipo a questo evento spirituale” a cui i fedeli “possono dare il loro assenso in modo prudente” (Norme, art 22, 1), “ma che in questo caso la devozione, già fiorente, è particolarmente raccomandata per coloro che desiderano liberamente aderirvi”, in quanto vi si trova “un cammino di semplicità spirituale, di fiducia, di amore che farà un gran bene e che “sarà certamente un bene per tutta la Chiesa”.

La lettera di Estelle alla Vergine
Estelle nasce il 12 settembre 1843 da una famiglia molto povera. Per provvedere a sé e ai genitori fa prima la lavandaia e poi la domestica. Ammalatasi gravemente, è in pericolo di vita. A questo punto decide di scrivere un’accorata lettera alla Madonna per la sua guarigione perché possa continuare a mantenere i poveri genitori. Le sue parole – scrive il porporato – “colpiscono per la loro semplicità, chiarezza e umiltà. Estelle narra la sofferenza causata dalla sua malattia. Non si vanta di uno spirito cristiano di rassegnazione. Al contrario, spiega la sua resistenza interiore a una malattia che ha sconvolto il suo progetto di vita”. Ma alla fine si affida sempre alla volontà di Dio. Lei vuole solo aiutare il papà e la mamma con tutte le forze che le restano: “Questa dedizione generosa agli altri, questa vita che si usa per prendersi cura degli altri, è ciò che ha toccato di più il cuore della Madre” che “sa riconoscere tutto il bene che si nasconde dietro le nostre parole”.

La guarigione miracolosa
La giovane racconta che nel febbraio 1876, all’età di 32 anni, iniziano le prime apparizioni: alla quinta, come promesso da Maria, guarisce completamente. Estelle è molto chiara su quanto accaduto: la Vergine ha ottenuto la sua guarigione dal Figlio. Tutto è attribuito a Cristo, è Cristo che ha ascoltato l’intercessione di sua madre. Una guarigione – sottolinea il cardinale Fernández – “confermata come miracolosa dall’arcivescovo di Bourges, l’8 settembre 1893, con il consenso dell’allora Sant’Uffizio”.

Alcuni messaggi di Maria
Nei suoi messaggi Maria manifesta a Estelle tutta la sua vicinanza e tenerezza con parole d’incoraggiamento: “Non temere nulla, sei mia figlia”, “Se vuoi essere al mio servizio, sii semplice”, “Coraggio”, “Sarò invisibilmente accanto a te […] Non hai nulla da temere”, “Io scelgo i piccoli e i deboli per la mia gloria”. E poi le esortazioni ad avere pace: “Calma, figlia mia, abbi pazienza, avrai delle sofferenze, ma io sono qui”, “Vorrei che tu fossi ancora più calma […] Hai bisogno di riposarti”. Un invito rivolto anche alla Chiesa: “Nella Chiesa non c’è la calma che desidero”.

Una presenza silenziosa
Spesso – afferma il cardinale prefetto – “più ancora delle poche parole di Maria, ciò che colpisce è la sua presenza silenziosa, quei lunghi silenzi dove lo sguardo della Madre guarisce l’anima”. Scrive Estelle: “Mio Dio, com’era bella! Rimase a lungo immobile senza dire nulla […] Dopo questo silenzio, mi guardò; non so cosa provai; come ero felice!”, ” “Non mi disse nulla. Poi mi guardò con grande bontà e se ne andò”, “Mi guardava sempre sorridendo”, “Che bellezza e che dolcezza!”, “Che gentilezza nei suoi occhi e che misericordia!”.

Lo scapolare con l’immagine del Cuore di Cristo
“L’esperienza di Pellevoisin – prosegue il prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede – è mariana, ma allo stesso tempo è fortemente cristologica”. Così “la grande richiesta che la Vergine rivolge a Estelle è che diffonda lo scapolare con l’immagine del Cuore di Cristo, e il grande messaggio di Maria è l’invito a rivolgersi a quel Cuore amorevole del Signore”. Mostrando a Estelle lo scapolare del Sacro Cuore di Cristo, Maria dice: “I tesori di mio Figlio sono aperti da tempo […] amo questa devozione”.

Estelle accoglie questa richiesta di diffondere la devozione al Cuore del Signore. “Il Cuore di Cristo – afferma il cardinale – non è mai indifferente, si lascia toccare dalla nostra supplica sincera e amorevole, specialmente quando è la Madre che tocca il suo Cuore”. La vita di Estelle trascorre nell’umiltà tra molte prove, accuse e calunnie. Nel 1925 entra nel terz’ordine domenicano. Muore a Pellevoisin il 23 agosto 1929 a quasi 86 anni.

Le autorizzazioni dei Papi
Il porporato ricorda che vari Papi hanno autorizzato gesti di devozione legati a “Nostra Signora della Misericordia” conosciuta anche col titolo di “Madre tutta misericordiosa”: nel 1892 Leone XIII concede le indulgenze ai pellegrini che giungono a Pellevoisin e nel 1900 riconosce lo scapolare del Sacro Cuore. Benedetto XV nel 1915, ricevendo lo scapolare, afferma che “Pellevoisin è stata scelta dalla Santa Vergine come luogo speciale dove diffondere le sue grazie”. Nel 1922 viene autorizzata una Messa votiva alla Vergine, il 9 settembre, per la Parrocchia di Pellevoisin. Lungo tutti questi anni – afferma il cardinale Fernández – “molti bei frutti di fede e di carità” sono sbocciati in quanti hanno vissuto questa devozione.

Publié dans Apparizioni mariane e santuari, Articoli di Giornali e News, Fede, morale e teologia, Misericordia, Pellevoisin, Riflessioni, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Hidilyn Diaz e Nostra Signora della Medaglia Miracolosa

Posté par atempodiblog le 11 août 2024

Hidilyn Diaz e Nostra Signora della Medaglia Miracolosa dans Apparizioni mariane e santuari Hidilyn-Diaz-a-Rue-du-Bac-Medaglia-Miracolosa

Hidilyn Diaz, il 6 agosto scorso, ha mantenuto la promessa di visitare Nostra Signora della Medaglia Miracolosa in Rue du Bac, a Parigi.
La visita è avvenuta durante i festeggiamenti per l’anniversario della dedicazione della Cappella consacrata al Sacro Cuore e, successivamente, a Nostra Signora della Medaglia Miracolosa. La Cappella fu solennemente benedetta il 6 agosto del 1815 e dedicata al Sacro Cuore di Gesù.
L’atleta filippina ha conquistato, nel 2021 a Tokyo, la prima medaglia d’oro per il suo paese nella storia dei Giochi Olimpici e, in quell’occasione, aveva espresso il desiderio di recarsi a Rue du Bac nella chiesa in cui la Santa Vergine era apparsa a santa Caterina Labouré.
Ai Giochi di Parigi 2024 il suo connazionale Carlos Yulo, vincitore di due ori in questa edizione, alzando un braccio al Cielo e recitando una preghiera, ha voluto ringraziare il Signore per essere presente nella sua vita.
Hidilyn ci incoraggia ad avere fiducia nella Mamma del Cielo e ci rivolge un invito: «Recitiamo sovente la giaculatoria incisa sulla Medaglia: “O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a voi”».

Divisore dans San Francesco di Sales

Freccia dans Viaggi & Vacanze Solleva la Medaglia Miracolosa dopo aver vinto l’Oro

Publié dans Apparizioni mariane e santuari, Riflessioni, Rue du Bac - Medaglia Miracolosa, Santa Caterina Labouré, Sport, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Cotignac, l’apparizione più famosa di san Giuseppe

Posté par atempodiblog le 18 juillet 2024

Cotignac, l’apparizione più famosa di san Giuseppe
7 giugno 1660, Cotignac, sud della Francia: san Giuseppe appare a un giovane pastore assetato e gli fa scoprire una sorgente dalle proprietà miracolose. Un’apparizione, riconosciuta dalla Chiesa, che non smette di dare i suoi frutti.
di Ermes Dovico – La nuova Bussola Quotidiana
Tratto da: Radio Maria

Cotignac, l’apparizione più famosa di san Giuseppe dans Apparizioni mariane e santuari San-Giuseppe

Siamo in un piccolo comune nel sud della Francia (regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra). È il 7 giugno 1660 e un giovane pastore, di nome Gaspard Ricard, pascola le sue pecore sul monte Bessillon. È circa l’una di pomeriggio e il caldo è intenso. Esausto per la sete, Gaspard si sdraia a terra. All’improvviso vede apparire un uomo dall’aspetto imponente e venerabile, che gli indica un grande masso lì vicino e gli dice: «Io sono Giuseppe, solleva questa roccia e berrai».

Gaspard, alla vista di quel masso, esita (più tardi, la sera di quel 7 giugno, otto uomini insieme riusciranno a spostarlo con notevole difficoltà). Ma Giuseppe gli ripete il comando. Stavolta il pastore obbedisce, solleva la roccia con estrema facilità e vede scorrere abbondante acqua dolce. Beve con gusto a quell’inaspettata sorgente, ma quando rialza il capo si accorge di essere rimasto solo.

Verso le tre di pomeriggio Gaspard si reca alla piazza principale di Cotignac e racconta quanto gli è accaduto. La notizia dell’apparizione di san Giuseppe si diffonde rapidamente e i pellegrini scoprono che quella sorgente sul Bessillon ha proprietà fuori dall’ordinario: non pochi ne tornano guariti da febbri, malattie agli occhi e altre infermità; soprattutto, non si contano le grazie spirituali, di guarigione e fortificazione interiore.

Con le donazioni dei devoti si deciderà di costruire una cappella. Due mesi dopo l’apparizione, il 9 agosto, venne benedetta la posa della prima pietra. I lavori furono completati nell’ottobre del 1660. Ma già l’anno seguente, vista l’insufficienza della chiesa per l’afflusso di fedeli, fu avviata una costruzione più grande. Si tratta del santuario consacrato nel 1663 – tuttora esistente e meta di pellegrinaggi – che sorge accanto al luogo della fonte miracolosa, dove è inciso nella lingua locale [vedi foto accanto, di Marina Cristea] un significativo passo del profeta Isaia: Haurietis aquas in gaudio de fontibus Salvatoris, «Attingerete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza» (Is 12, 3).

L’apparizione avvenne mentre imperversava in Francia il giansenismo, che con la sua durezza e la sua errata idea della Misericordia divina allontanava le persone dai sacramenti, in primis Confessione ed Eucaristia, criticando pure il culto dei santi e della stessa Vergine Maria.

Al riguardo va ricordato che a Cotignac si è manifestata nello spazio di meno di un secolo e mezzo l’intera Sacra Famiglia. Nel 1519, dunque agli albori della crisi religiosa avviata da Lutero, il piccolo comune francese era stato infatti teatro di due apparizioni – avvenute il 10 e 11 agosto (a circa tre chilometri di distanza dal luogo dove poi sarebbe apparso da solo san Giuseppe) – della Madonna con Gesù Bambino in braccio. La Madre di Dio aveva chiesto al veggente, il boscaiolo Jean de la Baume (talvolta indicato come “de la Saque” o “de la Mire”, per via del fatto che all’epoca i cognomi erano raramente fissati), di riferire al clero e ai consoli di Cotignac di adoperarsi per la costruzione di una cappella sotto il titolo di Nostra Signora delle Grazie e di andarvi «in processione, per ricevere i doni che voglio diffondervi». E tempo dopo quella chiesa, presto edificata in obbedienza al comando celeste (la prima pietra fu posta il 14 settembre, giorno dell’Esaltazione della Santa Croce, del 1519), era stata affidata alle cure degli Oratoriani.

Si tratta della stessa famiglia religiosa a cui nel secolo successivo, a seguito dei fatti legati alla sorgente sul Bessillon, il vescovo di allora, l’italiano Giuseppe Zongo Ondedei, in una lettera datata 31 gennaio 1661, affidò la cura del luogo e della cappella in onore di san Giuseppe. «Noi, volendo seguire (…) le vie che la Divina Provvidenza ci ha tracciato e per non separare le cose che ha voluto unire, abbiamo creduto che non ci fosse niente di meglio di affidare l’amministrazione della cappella dello sposo [Giuseppe] a coloro che assolvono così bene quella della sposa [Maria]», scrisse il vescovo Ondedei. Accanto al santuario, sorse anche un piccolo monastero.

Più di un secolo dopo, la Rivoluzione francese indusse ad un abbandono di quel luogo benedetto. Il monastero cadde in rovina, mentre la cappella rimase in piedi, curata dai parroci di Cotignac e aperta due-tre volte l’anno ai fedeli, in particolare per la solennità del 19 marzo.

Il XX è stato il secolo della rinascita del culto sul Bessillon. Nella lettera pastorale dell’1 febbraio 1971, in cui ricordava l’eccezionalità della visita di san Giuseppe, monsignor Gilles-Henri-Alexis Barthe, vescovo di Fréjus-Tolone (1962-1983), scriveva: «Abbiamo indubbiamente dimenticato troppo il privilegio di questa visita del Santo Patriarca a uno dei giovani più umili del nostro Paese. [Giuseppe] si è ritirato di nuovo nel suo silenzio, ma la primavera continua a scorrere, assistendo al suo passaggio. C’è stato un tempo in cui più pellegrini venivano a pregarlo. Nelle gioie e nelle speranze, nei dolori e nelle angosce di questo tempo, quante lezioni possiamo imparare da san Giuseppe, il benefattore giusto, attento e silenzioso. Quante grazie dobbiamo chiedergli per l’umanità, per la Chiesa di cui è Patrono, per il nostro Paese, per la nostra diocesi».

Nell’Anno Santo 1975, il ritorno in Francia dei benedettini del monastero di San Benedetto di Médéa (Algeria) si è rivelato provvidenziale per Cotignac: i religiosi hanno acquisito il santuario di San Giuseppe e ricostruito il monastero (affidandosi all’architetto Fernand Pouillon), avendo cura di armonizzare i nuovi edifici con quelli del XVII secolo. Il resto è storia recente.

Publié dans Apparizioni mariane e santuari, Fede, morale e teologia, Riflessioni, San Giuseppe, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Nulla osta del Dicastero per la Dottrina della Fede sulla Madonna dello Scoglio

Posté par atempodiblog le 17 juillet 2024

Nulla osta del Dicastero per la Dottrina della Fede sulla Madonna dello Scoglio
In base alle nuove norme, il Dicastero ha reso pubblica la decisione positiva relativa ai frutti spirituali seguiti alle apparizioni raccontate dal veggente Cosimo Fragomeni, in Calabria. Anche in questo caso non c’è pronunciamento sull’origine soprannaturale ma i fedeli sono autorizzati a dare la loro adesione
della Redazione di Vatican News

Nulla osta del Dicastero per la Dottrina della Fede sulla Madonna dello Scoglio dans Apparizioni mariane e santuari Nostra-Signora-dello-Scoglio-in-Calabria

“Nel mondo secolarizzato in cui viviamo, nel quale in tanti trascorrono le loro esistenze senza alcun riferimento alla trascendenza, i pellegrini che si avvicinano al Santuario dello Scoglio sono un potente segno di fede”. È quanto scrive il cardinale Victor Manuel Fernández, prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, che – in risposta ad una lettera del vescovo di Locri-Gerace, Francesco Oliva, del 3 giugno scorso – “conferma la determinazione di Nihil obstat” proposta dal presule in riferimento alle vicende inerenti al Santuario Diocesano di Nostra Signora dello Scoglio, situato in Santa Domenica di Placanica, in Calabria.

Riconoscimento di un’esperienza dello Spirito
Qui, l’11 maggio 1968, la Vergine Maria sarebbe apparsa per la prima volta a Cosimo Fragomeni, un umile contadino di 18 anni. Secondo le nuove Norme pubblicate il 17 maggio scorso dal Dicastero per la Dottrina della Fede, il nulla osta – precisa nella lettera il cardinale Fernández – non va inteso “come un’approvazione del carattere soprannaturale del fenomeno” ma come il riconoscimento di una “esperienza dello Spirito”, per cui si incoraggia il vescovo diocesano ad apprezzare il valore pastorale e a promuovere la diffusione di questa proposta spirituale, anche mediante pellegrinaggi, mentre “i fedeli sono autorizzati” a dare la loro adesione a questi eventi “in forma prudente”.

Un luogo per incontrare la misericordia di Dio
La prima apparizione del 1968, racconta Cosimo, sarebbe stata preceduta da un fascio di luce proveniente da uno scoglio di pietra arenaria situato vicino all’abitazione del giovane e si sarebbe ripetuta per i quattro giorni successivi. Nei messaggi riferiti da Cosimo, la Vergine invita alla conversione e alla preghiera, esprimendo il desiderio di vedere la località calabrese trasformata in un grande centro di spiritualità dove le persone possano incontrare la misericordia di Dio. Cosimo disbosca la zona intorno allo scoglio, ne fa un terrapieno e scava la pietra arenaria per ricavarne una nicchia in cui riporre una statuina mariana di marmo, comprata a Carrara.

Da una semplice cappella a un Santuario diocesano
La località diventa ben presto meta di pellegrinaggi da tutta Italia e anche dall’estero. All’inizio c’è una semplice cappella, ma il flusso crescente di pellegrini spinge a costruire un grande Santuario. Nel frattempo, nel 1987, Cosimo diventa terziario francescano. Il 7 dicembre 2008, l’allora vescovo di Locri-Gerace, monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, stabilisce che la realtà religiosa “Madonna dello Scoglio” venga posta sotto la cura pastorale del vescovo di questa diocesi. Il 22 maggio 2013, nel corso dell’udienza generale in piazza San Pietro, fratel Cosimo, accompagnato dal presule, chiede a Papa Francesco di benedire la prima pietra dell’erigendo santuario dello “Scoglio”. L’11 febbraio 2016, il nuovo vescovo di Locri-Gerace, monsignor Francesco Oliva, eleva il luogo di culto a “Santuario diocesano” con il titolo di “Nostra Signora dello Scoglio”, mentre il 10 luglio 2017 ne affida la cura pastorale ai Missionari dell’Evangelizzazione.

Evidenti frutti di vita cristiana
Nella sua lettera, il cardinale Fernández sottolinea come questa località attiri l’interesse di molti fedeli “di tutte le categorie, specie dei sofferenti e degli ammalati. Nel corso degli anni successivi il luogo, con tutto quanto lo riguarda – aggiunge – è sempre più diventato oggetto di attenzione, devota frequentazione e pellegrinaggi, sotto la vigilanza del competente Ordinario”, venendosi “così a consolidare un’intensa attività spirituale di preghiera e di ascolto”. Cita quindi le parole del vescovo Oliva che afferma: “Sono evidenti i frutti di vita cristiana in quanti frequentano lo Scoglio, quali l’esistenza dello spirito di preghiera, conversioni, qualche vocazione sacerdotale e alla vita religiosa, testimonianze di carità, nonché una sana devozione ed altri frutti spirituali”, senza la comparsa di “elementi critici o rischiosi né tanto meno problematici”.

La richiesta del vescovo di Locri
Il vescovo di Locri, nella sua lettera del giugno scorso al Dicastero per la Dottrina della Fede, proponeva il nulla osta come il riconoscimento necessario di questa realtà per continuare ad operare in modo che quanti vi si recano si sentano confortati e stimolati a proseguire, sapendo di essere in comunione con la Chiesa cattolica. Così il Dicastero – scrive il cardinale Fernández – ha preso atto della “positiva relazione” del presule circa il bene spirituale che si svolge in questo luogo nonché della sua “vigilanza perché non si verifichino manipolazioni delle persone, profitti economici indebiti, gravi errori dottrinali, che potrebbero provocare scandali, nuocere ai fedeli e minare la credibilità ecclesiale”.

Fernández: venerare Maria in una chiara prospettiva cristologica
Il porporato ricorda “che la corretta venerazione verso Maria, Madre di Gesù, Madre della Chiesa e Madre nostra, deve essere espressa in modo da escludere inappropriate forme di venerazione e l’uso di impropri titoli mariani. Sarà invece importante manifestare una venerazione in chiara prospettiva cristologica, come insegna il magistero ecclesiale: «quando è onorata la Madre, il Figlio […] sia debitamente conosciuto, amato, glorificato» (LG, 66)”.

La presenza dei pellegrini davanti alla Vergine, che “per loro diventa espressione limpida della misericordia del Signore – conclude il prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede – è un modo di riconoscere la propria insufficienza a portare avanti le fatiche della vita e il loro ardente bisogno e desiderio di Dio. In un tale contesto di fede davvero così prezioso, un rinnovato annuncio del kerygma potrà ancora di più illuminare ed arricchire quest’esperienza dello Spirito”.

Il decreto
Contestualmente alla pubblicazione della lettera del Dicastero è stato reso noto il decreto del vescovo di Locri-Gerace, che sancisce il nulla osta «per apprezzare per il valore pastorale e promuovere pure la diffusione di questa proposta spirituale, anche mediante eventuali pellegrinaggi, raduni ed incontri di preghiera». I fedeli «sono autorizzati a dare» al «predetto culto», «in forma prudente la loro adesione». Tutto questo tuttavia «non implica una dichiarazione di carattere soprannaturale del fenomeno» e «i fedeli non sono obbligati a credervi». Ogni ulteriore messaggio da parte delle persone coinvolte sarà reso pubblico solo dopo il giudizio del vescovo. Monsignor Oliva invita i fedeli a partecipare alla solenne celebrazione prevista presso il santuario nel pomeriggio del 5 agosto.

Publié dans Apparizioni mariane e santuari, Articoli di Giornali e News, Fede, morale e teologia, Riflessioni, Stile di vita | Pas de Commentaire »

La Betlemme di Roma

Posté par atempodiblog le 17 juillet 2024

La Betlemme di Roma
La Porta Santa di Santa Maria Maggiore sarà aperta dal Papa il 1° gennaio 2025. La Basilica sorta per volere di Papa Liberio sul luogo in cui nell’agosto 359 avvenne una nevicata miracolosa custodisce al suo interno le reliquie della Sacra Culla e per questo è conosciuta anche come Sancta Maria ad Praesepem. Capolavoro dell’arte medievale è il presepe di Arnolfo di Cambio, una delle rappresentazioni artistiche più antiche della Natività
di Paolo Ondarza – Vatican News

La Betlemme di Roma dans Apparizioni mariane e santuari Porta-santa

Un evento prodigioso: una nevicata in piena estate a Roma. Proprio come la Madonna aveva rivelato in sogno a Papa Liberio, 36mo Successore di Pietro.

Il perimetro segnato dalla neve
È il 5 agosto 359. Il Colle Esquilino si imbianca. I fiocchi caduti a terra segnano il perimetro su cui edificare un tempio dedicato alla Vergine. È la Basilica di Santa Maria Maggiore, detta “Liberiana”.

“Il tempio originario, certamente non era così. Era una basilica molto più modesta, con una sola navata”, spiega a Vatican News monsignor Ivan Ricupero, Maestro delle Celebrazioni Liturgiche della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore.

“Tutto il resto è stato aggiunto lungo i secoli. La Basilica infatti è stata riedificata nel 432 con Papa Sisto III. I mosaici dell’arco trionfale ricordano quel momento storico”.

Seconda Betlemme
Con Sisto III la Basilica assunse da subito simbolicamente il carattere di una “Seconda Betlemme”. Al suo interno infatti venne costruito un Oratorio del Presepe, ovvero una riproduzione fedele della grotta in cui nacque Gesù, realizzata con pietre provenienti dalla Terra Santa. Inoltre intorno alla metà del VII secolo, precisamente nel 644 qui giunse il prezioso dono che l’allora Patriarca di Gerusalemme, san Sofronio, fece a Papa Teodoro I, oriundo di Gerusalemme: la reliquia della Sacra Culla o cunabulum.

La preziosa reliquia
All’epoca numerose incursioni persiane avevano devastato molti luoghi legati al ricordo della vita di Cristo. Il futuro santo, monaco e teologo, ardente difensore dell’ortodossia, donò al Pontefice, cinque asticelle in legno di sicomoro provenienti dalla greppia di Betlemme, assieme alle fasce in cui secondo la tradizione fu avvolto il piccolo corpo di Gesù. Si conservano oggi all’interno del prezioso reliquiario in cristallo, ornato da bassorilievi in argento, realizzato da Giuseppe Valadier nei primi anni dell’Ottocento.

È posto nella Confessio fatta decorare con oltre 70 marmi differenti da Pio IX, commemorato da una gigante statua inginocchiata e con lo sguardo verso il mosaico absidale dove è raffigurata l’Incoronazione della Vergine.

La prima Messa della Notte di Natale
Non è dunque un caso se la Basilica Liberiana,  chiamata da secoli Sancta Maria ad Praesepem, sia divenuta meta dei pellegrini “romei” in occasione delle festività natalizie, oltre che oggetto di grande devozione e munificenza da parte di pontefici e sovrani. “Da allora in questa Basilica – prosegue monsignor Ricupero – viene celebrata la Messa della Notte della Vigilia. Pochi sanno che la prima veglia di Natale si è svolta qui. Successivamente questa consuetudine si è trasmessa ed è diventata una tradizione liturgica della Chiesa cattolica in tutto il mondo.

Per secoli la notte del 24 dicembre il Papa veniva qui a presiedere la Messa stazionale e fino a prima dell’emergenza pandemica la reliquia veniva portata in processione lungo le navate al canto del Gloria.  “Dallo scorso anno”, precisa il sacerdote, “abbiamo deciso di esporla nuovamente fuori dalla sua teca, sollevata in alto, in maniera tale che possa essere venerata la notte di Natale e fino al giorno dell’Epifania”.

La traslazione dell’Oratorio del Presepe
L’antico Oratorio del Presepe che originariamente si trovava nella navata destra della Basilica, grazie ad un sofisticato sistema d carrucole ed argani ideato dall’architetto Domenico Fontana, venne traslato al di sotto dell’imponente Tabernacolo in bronzo dorato della monumentale Cappella del Santissimo Sacramento, fatta edificare nel 1590 da Papa Sisto V Peretti in ossequio alle norme del Concilio di Trento.

La prima messa di sant’Ignazio e la visione di san Gaetano da Thiene
Circondato da affreschi dedicati agli antenati di Cristo e alle storie della Vergine, il Pontefice rinascimentale è rappresentato sulla parete sinistra della cappella nel monumento funebre a lui dedicato: in preghiera, con gli occhi diretti all’altare medievale dell’Oratorio del Presepe dove, nelle notti di Natale rispettivamente del 1517 e del 1538, san Gaetano da Thiene ebbe la visione mistica del Bambino Gesù e Sant’Ignazio di Loyola celebrò la sua prima Messa. “Il fondatore della Compagnia di Gesù”, spiega ancora monsignor Ivan Ricupero, “avrebbe voluto celebrarla a Betlemme, ma non riuscì per una serie di contingenze. Sciolse questo voto qui a Santa Maria Maggiore, considerata la Betlemme di Roma”.

Il presepe di Arnolfo
In questo luogo venne collocato quello è considerato il più antico presepe in scultura della storia, realizzato da Arnolfo Di Cambio nel 1289 su commissione del primo Papa francescano Niccolo IV, a meno di settant’anni dalla rappresentazione vivente della Natività voluta da San Francesco a Greccio.

Di questo capolavoro unico dell’arte plastica medievale, ricordato anche da Vasari, sono sopravvissute almeno cinque statue originali in marmo con le figure di san Giuseppe, due Magi Stanti, un Magio orante inginocchiato, le teste del bue e dell’asino, alle quali si aggiunge una Madonna con Bambino, seduta su una roccia, e di dimensioni maggiori: circa un metro di altezza. Controversa l’attribuzione ad Arnolfo di quest’ultima, secondo alcuni studiosi pesantemente rimaneggiata nel Cinquecento. Tracce di pigmento presenti sulla pietra testimoniano come l’originario presepe in pietra, di cui non si conosce il numero esatto di sculture, dovesse essere colorato.

Santa Maria Maggiore verso il Giubileo
Come i pastori richiamati dall’angelo per la nascita del Salvatore, nell’Anno Santo 2025 tanti pellegrini giungeranno nella Basilica Liberiana, la Betlemme d’Occidente.

Percorrendo l’ampio spazio liturgico il loro sguardo sarà attratto da innumerevoli mosaici, dipinti e sculture di grande valore; dalle preziose reliquie del manto della Vergine, della paglia e del panniculum, le fasce che avvolsero il corpo del Bambino Gesù.

La Salus Populi Romani e Matteo Ricci
Infine non potrà mancare una sosta alla Salus Populi Romani, l’icona che la tradizione attribuisce alla mano di San Luca, patrono dei pittori, ma che studi più recenti hanno ricondotto ad un periodo tra il IX e l’XI secolo. “È un’immagine tanto cara alla devozione dei Papi e in particolare di Francesco che qui si reca all’inizio e al termine di ogni suo viaggio apostolico”, commenta monsignor Ricupero. “La devozione è molto diffusa tra i Gesuiti: pochi sanno che Matteo Ricci quando iniziò la sua missione in Cina, ricevette dal Papa una piccola copia dell’icona della Salus che portò con sé”.

Gli esami sulla reliquia
Centrale nella visita giubilare a Santa Maria Maggiore sarà la sosta in preghiera, sotto l’altare maggiore, sulle reliquie della Sacra Culla, il cui valore storico e devozionale è stato avvalorato da recenti studi scientifici.

I pollini prelevati all’interno delle asticelle di sicomoro sono stati ricondotti alla zona geografica di Betlemme e al tempo di Gesù. Una conferma di quanto attestato per secoli, fra gli altri anche da San Girolamo le cui spoglie mortali si conservano proprio a Santa Maria Maggiore.

“I rilievi – ricorda il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche di Santa Maria Maggiore  –  sono stati effettuati nel 2018. L’occasione è stata data dalla decisione di Papa Francesco di donare un frammento delle venerate asticelle alla Custodia di Terra Santa nel novembre 2019″.

La Porta che introduce al mistero dell’Incarnazione
Il Pontefice aprirà la Porta Santa di Santa Maria Maggiore il 1° gennaio 2025, solennità di Maria santissima Madre di Dio. “Già a partire dal 1390 – conclude monsignor Ivan Ricupero – ci sono attestazioni che qui ci fosse una Porta Santa che i fedeli potevano attraversare per ricevere il dono dell’indulgenza. Visitare questa Basilica legata alla Natività è per i pellegrini e i turisti un’opportunità per avvicinarsi al grande mistero dell’Incarnazione”.

Publié dans Apparizioni mariane e santuari, Articoli di Giornali e News, Fede, morale e teologia, Riflessioni, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Santa Maria in Portico, un’icona con 1500 anni di storia

Posté par atempodiblog le 17 juillet 2024

Santa Maria in Portico, un’icona con 1500 anni di storia
Oggi, 17 luglio, ricorrono 1500 anni da quando, secondo la tradizione, l’icona di Santa Maria in Portico venne affidata dal Cielo a san Giovanni I e a santa Galla. Un’immagine che s’intrecciò poi con la vita di san Giovanni Leonardi.
di Antonio Tarallo – La nuova Bussola Quotidiana

Santa Maria in Portico, un’icona con 1500 anni di storia dans Apparizioni mariane e santuari Santa-Maria-in-Portico-in-Campitelli

A pochi passi dalla famosa Piazza Venezia sorge una delle chiese più belle di Roma: Santa Maria in Portico in Campitelli, perla del barocco romano. Qui, il marmo si sposa in perfetta armonia con l’oro. E la preghiera si concilia divinamente con tanta bellezza. Si entra in questo luogo sacro e subito lo sguardo è rapito dall’altare maggiore: un trionfo di stucchi dorati fa da cornice a una delle immagini più venerate a Roma, l’icona di Santa Maria in Portico. Oggi ricorrono 1500 anni da quel 17 luglio 524 quando l’immagine mariana venne affidata dal Cielo a papa san Giovanni I (Toscana, 470 – Ravenna, 18 maggio 526) e a santa Galla (si conosce solo la data della morte, 550 circa), figlia del console romano Simmaco che, una volta rimasta vedova dopo appena un anno di matrimonio e aver rifiutato nuove nozze, dedicherà la propria vita al digiuno e alle opere di carità.

È importante precisare che il luogo dell’apparizione non avvenne dove ora sorge questo magnifico tempio mariano. Dobbiamo spostarci a pochi metri di distanza, nella zona compresa tra Monte Savello e il tempio di Portuno (o della dea Fortuna). Era in questo spazio che era collocata la casa di santa Galla, pronta ad accogliere sempre i poveri della Città Eterna: il suo portico, il centro di tanta carità. Quel 17 luglio, mentre santa Galla era intenta a preparare l’ennesima tavola per i bisognosi, vide un lampo illuminare il portico della casa. Sorpresa, la santa romana si recò subito da papa Giovanni I nel Palazzo del Laterano (allora sede papale) che volle andare a constatare immediatamente la veridicità del racconto. Si narra che accorse una moltitudine di fedeli, oltre alla curia romana. Un’antica pergamena ci racconta la scena: nessun rumore, tutto attorno viveva nel silenzio; papa Giovanni I pregò il Signore affinché manifestasse la Sua potenza. Il papa voleva comprendere il significato di tale prodigioso evento. Fu così che apparvero due piccoli angeli, due serafini, con in mano la preziosa icona mariana che fu consegnata al pontefice. Papa Giovanni I la prese in mano e con questa sacra effigie benedisse tutto il popolo romano accorso nel portico di santa Galla. In quel momento avvenne il tanto atteso miracolo: la peste che imperversava all’epoca nelle strade della Capitale scomparve. Roma era salva dal morbo mortale.

Le notizie raccolte intorno a tale immagine hanno come riferimento due momenti redazionali. Il primo è dovuto alla trascrizione da parte di san Giovanni Leonardi, fondatore dell’Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio, di una pergamena che affisse poi alla porta del santuario mariano: è la famosa Narratione della Miracolosa Imagine della Beatissima Vergine (1605). Il secondo è fornito dai padri leonardini che svilupparono le memorie storiche e devozionali riguardo alla piccola icona. Ma perché proprio san Giovanni Leonardi e successivamente tutto l’Ordine della Madre di Dio fu così attento a tale immagine? C’è un legame profondo tra l’Ordine leonardino e l’immagine mariana. E per comprenderne il perché bisogna fare un salto nel tempo: dal 524 si deve correre velocemente al 1600.

Il 1600 era anno giubilare. Alcuni confratelli di san Giovanni Leonardi giunsero da Lucca a Roma perché da tempo si pensava di costituire nella Città Eterna una comunità leonardina. Fra le diverse chiese “in lizza” si scelse, alla fine, quella di Santa Maria in Portico. Il 14 agosto 1601, vigilia dell’Assunzione di Maria, san Giovanni Leonardi e i suoi compagni approdarono nel “porto” sicuro della chiesa romana di Santa Maria in Portico. Ludovico Marracci, teologo dell’Ordine, nelle sue Memorie di santa Maria in Portico del 1675, ci dona questa suggestiva immagine: «Se n’uscì, come un altro Abramo, dal nativo terreno, povero di tutte le cose, sbattuto dalla tempesta delle persecuzioni, senza trovare chi lo consolasse. E mentre andava cercando nella metropoli del mondo, luogo dove posarsi e fermare il piè, ritrovò un saldissimo fondamento di quiete sopra il zaffiro della celeste effigie di Santa Maria in Portico».

Per questa icona, Leonardi trovò una devozione popolare mariana già ampiamente diffusa. Se ne innamorò subito. Quell’immagine, così materna, suscitò in lui sentimenti di affetto profondo e filiale: la piccola icona – in lamina di rame dorato, alta 26 centimetri e larga quasi 21 – che rappresenta la Vergine col Bambino Gesù in braccio, nella tipica iconografia bizantina dell’Odigitria (Colei che indica la Via), diventò per il santo lucchese un tesoro da custodire e soprattutto da diffondere ancora di più presso tutto il popolo romano. Riguardo a ciò, è interessante leggere cosa scrive Carlo Antonio Erra, religioso dell’Ordine leonardino, nella sua Storia dell’Imagine, e Chiesa di Santa Maria in Portico di Campitelli (Stamperia del Komarek al Corfo, 1750): «Fece venire altri confratelli da Lucca e ampliò l’abitazione: introdusse la frequenza dei Santissimi Sacramenti con l’utilissimo esercizio della Dottrina Christiana e nel predicare la parola di Dio in tutte le Domeniche. Con che, e con il suo esempio della sua vita, non solo si tolsero via da quella contrada molti peccati e abusi di già invecchiati, ma ancora cominciò la chiesa per addietro sconosciuta ad essere anco da persone nobili e principali molto frequentata. Di più, acciò un tesoro sì grande, quale era la veneranda immagine, non istesse come nascosto, e sepolto, ma venisse a notizia di tutti, e da tutti fosse onorato, raccolse in compendio l’istoria di quella, e la pubblicò per mezzo delle stampe». «L’istoria» a cui si fa riferimento è La Narratione della Miracolosa Imagine della Beatissima Vergine del 1605.

I secoli passano, così come i volti delle donne e degli uomini di Dio che si sono rivolti alla miracolosa immagine di Santa Maria in Portico. L’effigie rimane lì, ormai impressa nella gloria d’oro della chiesa barocca romana. Ancora oggi viene vegliata da san Giovanni Leonardi, il cui corpo riposa in una delle cappelle laterali.

Publié dans Apparizioni mariane e santuari, Articoli di Giornali e News, Fede, morale e teologia, Riflessioni, Stile di vita | Pas de Commentaire »

La situazione è seria: La Madonna mobilita il suo esercito e chiama i fedeli a fare la novena sul Podbrdo

Posté par atempodiblog le 16 juin 2024

La situazione è seria: La Madonna mobilita il suo esercito e chiama i fedeli a fare la novena sul Podbrdo
di Padre Livio Fanzaga
Tratto da: Blog di p. Livio – Direttore di Radio Maria

IMPORTANTE DA MEDJUGORJE

POCO FA durante L’APPARIZIONE QUOTIDIANA A MARIJA PAVLOVIC veggente, la MADONNA ha invitato tutti AL ROSARIO dal 16 giugno alle 22:00 sulla COLLINA delle APPARIZIONI accanto alla statua della Madonna  APPARIZIONI ogni SERA durante la NOVENA alla REGINA DELLA PACE alle ore 23:30

La Madonna ha detto che in questa novena pregheremo per la pace nel mondo.

Radio Maria alle ore 21:55 si collegherà con il Podbrdo per la trasmissione del Santo Rosario e della apparizione della Madonna: in diretta su Radioblogdpadrelivio.it  Facebook

La situazione è seria: La Madonna mobilita il suo esercito e chiama i fedeli a fare la novena sul Podbrdo dans Apparizioni mariane e santuari Medjugorje-Radio-Maria

La Madonna chiama i fedeli a fare la novena sul Podbrdo

Cari amici,

la notizia, assolutamente inaspettata vista la situazione, è di straordinaria importanza. Non era mai accaduto che la Madonna chiamasse sul Podrbrdo per una seconda apparizione durante una novena intera e nel cuore della notte.

L’iniziativa della Madonna si spiega con la situazione di grande allarme che c’è nel mondo a causa di una guerra che si dilata e che rischia di precipitare l’umanità in un caos generalizzato.

La Madonna chiama la Parrocchia di Medjugorje e tutti quelli che vi appartengono idealmente a partecipare questa straordinaria intercessione.

Uniamoci spiritualmente a questo evento voluto dalla Gospa, che apre una fase nuova alla quale dobbiamo partecipare fervorosamente.

Divisore dans San Francesco di Sales

La situazione è seria: La Madonna mobilita il suo esercito

Cari amici,

che la situazione stesse divenendo sempre più preoccupante ce ne siamo accorto dai messaggi a partire dall’inizio dello scorso anno.

La prima preoccupazione è quella della guerra. “Satana vuole la guerra e l’odio nei cuori e nelle nazioni”, (25/01/2023).

La seconda preoccupazione è la deriva spirituale dell’uomo contemporaneo: “L’uomo moderno non vuole Dio . Perciò l’umanità va verso la perdizione”.

La terza e più grave preoccupazione è la tiepidezza e la mondanità di molti che hanno riposto alla chiamata e che si sono persi per strada: “Il modernismo vuole entrare nei vostri cuori” (25/09 /2023). “La zizzania ha preso molti cuori e sono diventati sterili”, (25/02/2024).

La Madonna ha dato uno scossone il primo Gennaio 2023 invitando tutti sul Podbrdo e mostrando di tenere ben salda nelle sue mani la Parrocchia che Lei stessa ha scelto e ha plasmato.

Ora, proprio in un momento in cui tutto era sepolto sotto una coltre di strano silenzio, ha chiamato la gente per una novena sul Podbrdo, con la relativa apparizione pubblica.

La Madre della Chiesa, è chiaro, non può permettere che satana faccia razzia di anime, porti la fede all’estinzione e il mondo alla distruzione.

Di qui l’importanza che tutti quelli che hanno risposto alla chiamata rinnovino la loro fedeltà perché questi sono tempi in cui chi dorme avrà un brutto risveglio.

Divisore dans San Francesco di Sales

Da questa sera, 16 giugno alle ore 21:55, Radio Maria si collegherà con la collina del Podbrdo per trasmettere la novena con il Rosario seguito dall’apparizione della Madonna: Diretta su Radio – blogdipadrelivio.itFacebook

Publié dans Apparizioni mariane e santuari, Articoli di Giornali e News, Fede, morale e teologia, Medjugorje, Misericordia, Padre Livio Fanzaga, Riflessioni, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Cuore Immacolato di Maria

Posté par atempodiblog le 8 juin 2024

Cuore Immacolato di Maria
La devozione al Cuore Immacolato di Maria ha superato vari ostacoli, radicandosi anche attraverso alcune delle più grandi manifestazioni mariane della storia, con in testa Fatima. Dove la Madonna chiese la Comunione riparatrice nei primi sabati del mese
a cura di Ermes Dovico – La nuova Bussola Quotidiana
Tratto da: Radio Maria

Cuore Immacolato di Maria dans Apparizioni mariane e santuari Sacro-Cuore-di-Maria

Il giorno dopo la solennità del Sacro Cuore di Gesù, la Chiesa celebra la memoria liturgica del Cuore Immacolato di Maria, attendendo con salda speranza il compimento della promessa fatta dalla Madre Celeste ai tre pastorelli di Fatima: “Infine, il mio Cuore Immacolato trionferà”. Sarà questo trionfo il preludio al tempo di pace “per quanti diranno di  a mio Figlio”, prima dell’ultimo combattimento escatologico che si concluderà con il secondo, definitivo e glorioso avvento dell’Agnello, Nostro Signore Gesù Cristo, come profetizzato da san Giovanni Evangelista nell’Apocalisse. La Madre e il Figlio, dunque, i cui Sacri Cuori sono così intrecciati e perfettamente uniti nello stesso mistero di salvezza da non poter essere separati. Lo insegnava già san Giovanni Eudes (1601-1680), fondatore della Congregazione di Gesù e Maria, il quale fu il primo a celebrare con i suoi confratelli le feste del Sacro Cuore e del Cuore Immacolato.

Le rivelazioni di Gesù a santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690) furono poi il più potente impulso alla devozione al Sacro Cuore, che si diffuse nonostante l’ostilità dell’eresia giansenista. Il radicamento del culto al Cuore Immacolato di Maria passerà, anch’esso superando vari ostacoli, attraverso alcune delle più grandi manifestazioni mariane della storia. Come l’apparizione del 27 novembre 1830 a santa Caterina Labouré, che dopo aver contemplato la figura radiosa dell’Immacolata vide apparire i Sacri Cuori di Gesù e Maria, il primo coronato di spine, il secondo trafitto da una spada, oltre a una M intersecata dalla I di Iesus e sormontata da una croce, con tutto intorno 12 stelle. È l’immagine divenuta celebre con la diffusione della Medaglia Miracolosa, lo straordinario compendio di simboli disseminati in tutte le Sacre Scritture e che ricordano in particolare la partecipazione di Maria all’opera redentrice del Figlio. Questa mirabile partecipazione, che fa di Maria la Corredentrice, è già implicita nelle parole rivolte da Dio a Satana subito dopo il peccato originale (Gn 3, 15), è espressa poi nella profezia di Simeone (“E anche a te una spada trafiggerà l’anima”; Lc 2, 35) e culmina nel segno grandioso della Donna vestita di sole (Ap 12).

Questo disegno divino, in cui il dolore acquista senso e diventa tutt’uno con l’Amore, è proseguito con Fatima. Qui, il 13 giugno 1917, la Madonna comunicò alla piccola Lucia dos Santos (1907-2008) la sua missione: “Gesù vuole servirsi di te per farmi conoscere e amare. Egli vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato”. Il 10 dicembre di otto anni più tardi, Lucia, già in convento, vide Maria e al suo fianco Gesù Bambino, che le disse: “Abbi compassione del Cuore Immacolato della tua Santissima Madre, ricoperto delle spine che gli uomini ingrati in tutti i momenti vi infiggono, senza che ci sia chi faccia un atto di riparazione per strapparle”. Fu allora che la Vergine fece a Lucia la solenne promessa sulla Comunione riparatrice dei cinque sabati: “A tutti coloro che per cinque mesi, al primo sabato, si confesseranno, riceveranno la santa Comunione, reciteranno il Rosario e mi faranno compagnia per 15 minuti meditando i Misteri, con l’intenzione di offrirmi riparazioni, prometto di assisterli nell’ora della morte con tutte le grazie necessarie alla salvezza”.

Nel 1944 la memoria liturgica venne estesa da Pio XII a tutta la Chiesa, a ricordo della consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria, operata due anni prima dallo stesso pontefice su invito della beata Alexandrina Maria da Costa. La celebrazione, inizialmente stabilita al 22 agosto, nell’Ottava dell’Assunta, venne spostata al giorno attuale (il primo sabato dopo il Sacro Cuore di Gesù) dalla riforma del 1969, con il grado di memoria facoltativa, poi resa obbligatoria da san Giovanni Paolo II. La liturgia ci ricorda che Maria, sede della Sapienza, meditava nel silenzio quotidiano la volontà divina e “custodiva tutte queste cose nel suo cuore”. La Madre Celeste ha assecondato ogni ispirazione della Grazia. Proprio per questo è necessario imitarla e combattere al suo fianco contro il male, affinché Lei e il Figlio possano regnare – come diceva san Massimiliano Maria Kolbe – “in ogni cuore che batte sulla terra”. In vista della gloria eterna.

Publié dans Apparizioni mariane e santuari, Commenti al Vangelo, Fatima, Fede, morale e teologia, Riflessioni, Rue du Bac - Medaglia Miracolosa, Sacri Cuori di Gesù e Maria, San Giovanni Eudes, San Massimiliano Maria Kolbe, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Nostra Signora dei dolori a Kibeho, Rwanda

Posté par atempodiblog le 26 mai 2024

Nostra Signora dei dolori a Kibeho, Rwanda
Tratto da: Radio Maria

Nostra Signora dei dolori a Kibeho, Rwanda dans Apparizioni mariane e santuari Nathalie-Kibeho

La Madonna apparve dal 1981 al 1989 a tre studentesse del Collegio di Kibeho (Rwanda): Alphonsine, Nathalie e Marie-Claire.
A Nathalie La madre del Verbo si mostra con le braccia aperte, come nell’immagine della Medaglia miracolosa. La Madonna le chiede di lasciare gli studi per dedicarsi interamente alla missione da Lei affidatale, riceve l’incarico particolare della preghiera di espiazione per la salvezza e la pace nel mondo.

Ecco la sua testimonianza ai microfoni di Radio Maria con Padre Livio Fanzaga il 15 marzo 2024

Padre Livio: Sono felicissimo di poter parlare con Nathalie, la veggente di Kibeho. Ho seguito fin dall’inizio le apparizioni di Kibeho e mai avrei pensato di poter parlare con te, benvenuta ai microfoni di Radio Maria.
Nathalie: Anche io vi ringrazio per avermi chiamata a parlare con voi a Radio Maria Italia.

Padre Livio: Nathalie, vorrei che ci parlassi della tua esperienza con la Madonna a Kibeho, in modo tale che il pubblico italiano possa comprendere l’importanza mondiale di questa apparizione.
Nathalie: La Vergine Maria ci è apparsa a Kibeho dal 28 novembre 1981. La Madonna è apparsa a me, ad altre cinque ragazze e ad un ragazzo: Alphonsine, Marie-Claire, Stephanie Agnes, Vestine ed Emmanuel.
La prima apparizione avvenuta nel collegio di Kibeho, gestito da suore e frequentato da un centinaio di ragazze della zona, sabato 28 novembre 1981. Alphonsine era con noi nel refettorio quando sentì una voce che la chiamava: recatasi nel corridoio, vide una donna bellissima, vestita di bianco, con le mani giunte; quando le chiese chi fosse, rispose: Io sono la Madre del Verbo.
A me la Vergine Maria è apparsa il 12 gennaio 1982, mi ha chiamata per nome e mi ha detto: <Nathalie, figlia mia, prega molto, prega sempre per il mondo perché sta male. Il giorno i seguente la Madonna mi è apparsa di nuovo e mi ha detto che Lei era la Madre di Dio, la Madre del Verbo, come aveva detto ad Alphonsine.
La Vergine Maria è apparsa alla terza veggente Marie-Claire, il 2 marzo 1982. Si è mostrata a lei con il Rosario dei Sette Dolori tra le mani, le ha insegnato questa preghiera e sua volta la ragazza l’ha insegnata a tutte noi. La Vergine Maria voleva che questo Rosario fosse conosciuto nel mondo intero. Ci ha fatto sapere che il Rosario dei Sette Dolori è importante, ma non sostituisce il Rosario ordinario.
La Madonna si mostrata a noi come una mamma bellissima, buona, semplice. Noi parlavamo con Lei senza paura, senza inquietudine proprio perché ci metteva a nostro agio.
Quando ci è apparsa eravamo delle ragazzine, ma il messaggio che ci ha dato era per gli adulti, per le persone già avanti nelle fede.
Guardandola ci sembrava una donna di circa venti/trent’anni; indossava una veste bianca e blu che la copriva dal capo ai piedi; ci chiedeva di stare attenti a tutto quello che ci diceva e di ascoltare bene il messaggio che ci stava dando.
La Vergine Maria ci ha chiesto di pregare incessantemente anche per quelli che non pregano; ci chiedeva di ascoltarla con fede. Parlava come una mamma parla ai suoi figli. 

Padre Livio: Nathalie, puoi raccontarci la tua esperienza quando la Madonna ti ha portato a vedere il Paradiso, l’inferno e il purgatorio?
Nathalie: La Vergine Maria ci ha portato a visitare questi luoghi per farci capire che la vita non finisce qui sulla Terra, ma continua in diversi modi, a seconda della fede che abbiamo avuto in vita.
Eravamo giovani, non capivamo tutto quello che la Madonna ci diceva ma ci chiedeva di non dimenticarlo, voleva farci capire che la vita continua anche dopo la morte e ci invitava a non essere troppo attaccati alle cose materiali perché sono passeggere.
La Vergine Maria ci diceva di prenderci cura della nostra anima come facciamo con il nostro corpo e che dovevamo prendere le cose di Dio sul serio.
In questo viaggio mistico eravamo con la Vergine Maria e ci sentivamo altrove, vedevamo una luce, eravamo distaccati da tutto. Il viaggio è durato più di dodici ore durante le quali la Madonna ci ha fatto vedere diversi tipi di persone e diversi luoghi.
La prima cosa che abbiamo visto sono stati gli angeli e i santi. Gli angeli avevano vesti bianche e la loro fisionomia era quella delle persone bellissime; la Madonna ci ha spiegato che gli angeli ci aiutano.
Abbiamo visto anche un altro luogo, dove ci sono persone che di tanto in tanto sorridono ma non sono pienamente felici; infine, ci ha portato in un altro luogo molto brutto dove ci sono persone cattive.
La Vergine Maria ha attribuito a questi luoghi dei nomi diversi rispetto a quelli che noi conosciamo dal Catechismo della Chiesa Cattolica, ad esempio, dove vivono le persone cattive il posto delle persone ribelli che non ascoltano; i luogo dove ci sono le persone che sorridono di tanto in tanto il luogo del discernimento. In quello che noi chiamiamo purgatorio ci sono le persone che si purificano; in quello che noi chiamiamo Paradiso ci sono persone felicissime e la Madonna ha detto che il luogo della pienezza della gioia e quelli che vivono là sono i benamati di Dio.
Quando siamo rientrati da questo viaggio la Vergine Maria ha detto di pregare sempre e di seguire tutto quello che Lei avrebbe detto per la salvezza.
A me ha affidato il messaggio particolare per la preghiera delle anime del Purgatorio, inoltre mi ha chiesto un tempo di digiuno della durata di quattordici giorni, durante la Quaresima dell’anno 1983. Durante quel periodo ricevevo solamente la Santa Comunione.
Questo viaggio mistico mi ha aiutato a capire che la nostra vita veramente non finisce sulla Terra.
La Vergine Maria mi ha dato il compito di pregare per le anime del Purgatorio proprio durante quel digiuno prolungato.
La Madonna ci ha parlato della sua sofferenza per coloro che pensano che la vita sia unicamente fatta per mangiare, bere e soddisfare bisogni del corpo.

Padre Livio: Grazie Nathalie per questa bellissima testimonianza. Vorrei che ora facessi un’esortazione agli ascoltatori di Radio Maria affinché seguano sempre la Madonna.
Nathalie: Vorrei dire innanzitutto agli ascoltatori di Radio Maria di dare importanza al messaggio che la Vergine Maria ha dato da Kibeho al mondo intero perché, come Lei stessa ha detto, è indirizzato a tutti.
Sul messaggio della Vergine Maria ci sarebbero tante cose da dire, lo si può trovare in tanti libri, su internet e anche Radio Maria ne parla e lo divulga. Inoltre, la Madonna ha detto che desidera che la gente venga a Kibeho in pellegrinaggio.
La Vergine Maria insiste innanzitutto sulla crescita nell’amore per Dio: bisogna amare Dio al di sopra delle altre cose.
La Madonna ci invita anche a fare passi avanti nella fede e fare attenzione alla miscredenza che si sta diffondendo senza che noi ce ne accorgiamo.
Ci ha chiesto anche di pregare incessantemente e senza ipocrisia; la nostra preghiera deve essere nutrita dal senso di sacrificio e da atti di penitenza per arrivare alla vera conversione.
La Madonna ha detto ad Alphonsine che la sua vocazione era la consacrazione e le ha chiesto di pregare tanto per la Chiesa che negli anni avvenire si sarebbe imbattuta in diversi problemi. Attualmente Alphonsine vive in un Convento nella Comunità di Betlemme, a Gubbio, in Italia.
A Marie-Claire la Madonna ha detto che la sua vocazione era quella di essere una moglie e una mamma e le ha detto di pregare per le famiglie; in particolare le ha chiesto di continuare a insegnare la devozione del Rosario dei Sette Dolori. Marie-Claire e suo marito sono stati uccisi nel 1994, Dio li accolga nel suo Regno.
A me la Vergine Maria ha chiesto di rimanere qui, a Kibeho, e di pregare molto per il mondo perché sta per cadere nell’abisso. Mi ha chiesto anche di accettare la sofferenza come penitenza per ottenere la conversione dei ribelli; la mia missione anche quella di pregare per le anime del Purgatorio.
La Madonna ci ha anche detto di avere fiducia in Lei e di chiederle il suo soccorso. Lei sempre con noi anche se non la vediamo con i nostri occhi.

Chiederei a tutti gli ascoltatori di Radio Maria di amare sinceramente la Madonna e di avere fiducia in Lei, è la Madre di Dio, ci ama tanto e ascolta tutti noi.

Un’altra cosa che vorrei dire che la Madonna quando ci appariva ci mostrava spesso un grande prato fiorito: alcuni di questi fiori erano bellissimi, altri un po’ appassiti, altri proprio secchi.
I fiori rigogliosi rappresentano le persone buone che amano Dio e il prossimo; le persone che cambiano idea spesso sono rappresentate da quei fiori appassiti che stanno perdendo vita; fiori secchi rappresentano le persone cattive che non rispettano né Dio né il prossimo.
La Vergine Maria ci chiedeva ogni volta di essere come quei fiori rigogliosi e profumati che effondono il loro buon profumo dappertutto. La Madonna ha detto di essere persone che amano Dio e il prossimo senza ipocrisia.
Vi ringrazio per questo bella condivisione e per l’opportunità di raccontare qualche aspetto de le apparizioni a Kibeho e del messaggio che la Madonna ci ha dato.
La Vergine Maria ha detto che questo messaggio, preso sul serio, è come una medicina per il nostro mondo malato.

Padre Livio: Grazie Nathalie per questa bellissima testimonianza. Ti chiedo di pregare per tutti noi, affinché Radio Maria possa compiere la sua missione di portare il Vangelo in tutta l’Africa.
Nathalie: Anche io vi ringrazio per questa bella conversazione e per l’impegno che Radio Maria mette nel diffondere l’amore per la Madonna.
Caro Padre Livio, tanti auguri per il tuo anniversario di sacerdozio che hai festeggiato il 19 marzo, San Giuseppe sia sempre con te nel tuo cammino sacerdotale. Preghiamo sempre per voi, pregate per noi. Che Dio ti benedica, caro Padre Livio e renda fruttuoso il tuo apostolato.
A tutti gli ascoltatori di Radio Maria auguro mille benedizioni.

Publié dans Apparizioni mariane e santuari, Fede, morale e teologia, Kibeho, Padre Livio Fanzaga, Riflessioni, Stile di vita | Pas de Commentaire »

“Nostra Signora della Cina, Regina celeste del popolo cinese”

Posté par atempodiblog le 24 mai 2024

Centenario della Consacrazione della Cina alla Vergine Maria
“Nostra Signora della Cina, Regina celeste del popolo cinese”
Tratto da: Aiuto alla Chiesa che Soffre

“Nostra Signora della Cina, Regina celeste del popolo cinese” dans Apparizioni mariane e santuari Nostra-Signora-della-Cina

Oggi ACSitalia celebra il centenario della Consacrazione della Cina alla Vergine Maria sotto il titolo di “Nostra Signora della Cina, Regina celeste del popolo cinese”.

Nel 1925, un anno dopo la consacrazione, iniziò la costruzione della Basilica di Santa Maria a Sheshan, situata sulla cima di una collina a circa 35 km fuori da Shanghai. Da allora, questo luogo è diventato meta di pellegrinaggi e un santuario mariano di grande importanza. Nel 2007, Papa Benedetto XVI chiamò la Chiesa universale a pregare per quella cinese.

Oggi, ACSitalia invita tutti a pregare per la Cina invocando “Nostra Signora della Cina, Regina celeste del popolo cinese!”.

Recitiamo insieme questa preghiera:

“O Nostra Signora di Sheshan,
sostieni i Tuoi figli che in Cina sono quotidianamente messi alla prova!

Fa’ che continuino a credere, a sperare, ad amare
e ad annunciare il Tuo Gesù senza paura.

Nella statua che sovrasta il Santuario,
sollevi il Figlio Tuo e Lo offri al mondo con amore, con le braccia aperte.

Aiuta i Tuoi figli ad essere testimoni credibili di questo Amore
e rendili sempre più fedeli a Pietro, roccia su cui è costruita la Chiesa.

O Madre della Cina e di tutta l’Asia, prega per noi!
Amen”.

Publié dans Apparizioni mariane e santuari, Mese di maggio con Maria, Preghiere | Pas de Commentaire »

Sulle tracce di Maria: la Madonna del Pozzo

Posté par atempodiblog le 15 mai 2024

Sulle tracce di Maria: la Madonna del Pozzo
Il 15 maggio 1616 la Madonna appare e salva la vita a un soldato spagnolo, Martino De Nava, aggredito e gettato in un pozzo, nei pressi di San Salvatore Monferrato. In questa apparizione Maria viene a dirci che è lì, per ridarci la speranza.
di Diego Manetti
Fonte: La nuova Bussola Quotidiana
Tratto da:
Comboni 2000 – Spiritualità e Missione

Sulle tracce di Maria: la Madonna del Pozzo dans Apparizioni mariane e santuari Madonna-del-Pozzo-AL


Continuiamo la pubblicazione delle conversazioni che Diego Manetti tiene ogni primo sabato del mese a Radio Maria, alla scoperta dei santuari più importanti dedicati alla Vergine.

Benritrovati, cari amici, con il consueto appuntamento mensile di “Sulle tracce di Maria” per seguire insieme – passo dopo passo – il cammino di Maria tra gli uomini, ripercorrendo alcune delle più importanti tracce che la Vergine ha lasciato nel mondo, ovvero i santuari a Lei dedicati, intesi come risposta umana all’iniziativa di Maria di rivolgersi all’umanità con apparizioni o messaggi in precisi momenti della storia.

La traccia mariana che andiamo a esaminare questa volta mi è particolarmente cara poiché si trova in una terra cui sono molto legato, avendovi avuto i natali: il Monferrato. E’ lì che vi chiedo di seguirmi in questo ormai consueto pellegrinaggio del cuore e della mente che vuol condurvi a ripercorrere insieme alcuni tra i segni del cammino di Maria nel mondo. Andiamo in Monferrato, dunque, precisamente a San Salvatore. Definito il luogo, possiamo anche meglio indicare la data.

Si tratta del 15 maggio 1616. In quel giorno la Vergine appare nei pressi di San Salvatore Monferrato, originando una devozione popolare radicata e affettuosa, che nei secoli ha segnato la spiritualità locale delle migliaia di pellegrini che, nel tempo, hanno richiesto l’intercessione della B.V. Maria invocandola con il titolo di “Madonna del Pozzo” presso l’omonimo santuario. Bene, prima di illustrare il fatto – cioè l’apparizione – che è all’origine di un titolo così particolare – “la Madonna del pozzo” – conviene spendere qualche parola sul contesto storico in cui tale apparizione accade, offrendo qualche informazione che possa permetterci di meglio comprendere l’evento accaduto in Monferrato in quel 15 maggio 1616.

Occorre partire dalla metà del ‘500, da quando cioè la Spagna, con il re Carlo V, aveva esteso la propria sovranità in Italia, arrivando a controllare i Regni di Napoli e di Sicilia e il Ducato di Milano. Proprio tale ducato comprendeva anche l’alessandrino, tanto che in Valenza – ancora oggi famosa, a dispetto della crisi, come “città dell’oro” per l’abilità e l’industria dei molti maestri orafi che vi si trovano – proprio gli spagnoli si erano dotati di un robusto presidio militare. Per quanto riguarda il Piemonte, questo era all’epoca diviso in Ducato di Savoia e Ducato del Monferrato: quest’ultimo, unitamente a quello di Mantova, era soggetto alla famiglia dei Gonzaga.

Per quanto formalmente indipendenti, occorre precisare che questi piccoli “stati” italiani di fatto rientravano nella sfera di influenza (e di soggezione) dell’una o dell’altra delle due potenze che allora si contendevano il controllo dell’Italia, vale a dire la Spagna, già ricordata, e la Francia.

Per quanto riguarda il Monferrato giova rammentare che, dopo la fondazione del Marchesato da parte di Aleramo, intorno all’anno Mille, la famiglia Aleramica si era estinta all’inizio del XIV secolo; la reggenza era dunque passata ai Paleologi – cui si deve, tra l’altro, la costruzione nel 1414 della torre fortificata di avvistamento che ancora oggi può scorgere chiunque si avvicini proprio a San Salvatore. Estintisi anche i Paleologi, per motivi di parentela matrimoniale con i Gonzaga, il Monferrato passò poi a questi ultimi, Duchi di Mantova.

Gli intrecci familiari, che all’epoca erano spesso il frutto di accorte politiche matrimoniali finalizzate al mantenimento del potere dinastico, sono all’origine dei conflitti per il controllo sul Monferrato che si scatenarono a inizio Seicento, quando alle aspirazioni di reggenza dei duchi di Mantova si opposero le pretese dei Savoia – una figlia delle quali aveva sposato un Gonzaga. Le rivendicazioni di potere sfociarono in aperto conflitto: da una parte Carlo Emanuele I di Savoia, desideroso di espandere nell’alessandrino i propri possedimenti piemontesi; dall’altra Ferdinando Gonzaga, il quale chiese aiuto al re spagnolo Filippo III che cercò, con accorta azione diplomatica, di impedire la guerra tra le due famiglie, per evitare tensioni che avrebbero potuto ripercuotersi pericolosamente sul vicino Ducato di Milano controllato proprio dagli Spagnoli. La guerra ebbe però inizio e gli Spagnoli non poterono che intervenire in soccorso dei Gonzaga, dislocandosi nel Monferrato a partire dal 1613.

Non pensiate, cari amici, che l’intervento degli Spagnoli fosse una benedizione per le terre monferrine. Il conflitto tra le famiglie dei Savoia e dei Gonzaga dava infatti il pretesto ai soldati spagnoli per spadroneggiare su quelle stesse terre ove già le truppe dei Savoia si erano macchiate di crimini e violenze contro la popolazione contadina, indifesa ed estranea a quelle lotte dinastiche che parevano davvero troppo lontane dalla vita, povera e umile, condotta dal popolo della zona.

La guerra proseguì fino al 1618, risolvendosi infine in un nulla di fatto poiché il duca di Savoia restituì le terre sottratte ai Gonzaga e questi restarono duchi del Monferrato fino al definitivo passaggio del territorio alla famiglia dei Savoia, all’inizio del Settecento.

Scuserete, cari amici, questi brevi ma necessari riferimenti storici, senza i quali non si potrebbe avere un’idea precisa della situazione del Monferrato e delle campagne di San Salvatore ai tempi del fatto miracoloso che tra poco andremo a descrivere. Possiamo dunque immaginare come, al tempo di quel 1616, la guerra tra Savoia e Gonzaga avesse ridotto quelle terre, un tempo fertili e ricche, a una landa desolata, dove imperversavano soldati savoiardi e spagnoli, dei soprusi e delle violenze dei quali le popolazioni contadine erano egualmente vittime. Gli storici calcolano che quasi metà della popolazione morì a causa della fame, della malattia e degli scontri bellici. I soldati, poi, ovunque arrivassero si arrogavano il diritto di sequestrare beni e vettovaglie per provvedere al mantenimento della truppa, occupando case e terre sottratte ai legittimi e impotenti proprietari che, unitamente al resto del popolo, covavano dunque un sordo rancore nei confronti dei soldati che imperversavano in quella zona un tempo pacifica e felice.

15 Maggio 1616
Veniamo dunque a quel 15 maggio 1616. Il comandante dell’esercito spagnolo dislocato presso il presidio di Valenza decide di spostare le truppe vicino alla zona di conflitto, dirigendosi verso le colline del Monferrato. Il percorso prevede una tappa presso il piccolo centro abitato di San Salvatore. Tra i soldati, la storia riporta quel Martino De Nava che fu protagonista dell’avvenimento miracoloso di cui trattiamo. Di Martino si dice che fosse uomo buono e particolarmente devoto alla Madonna – cosa non singolare, data la profonda fede cattolica della Spagna dell’epoca – al punto da accogliere con gratitudine quella corona del Santo Rosario che la madre, alla sua partenza per la guerra, gli aveva dato affinché la portasse sempre con sé.

Immaginiamo la scena di quel 15 maggio 1616. La compagnia giunge a San Salvatore, dopo aver marciato per un paio d’ore, provenendo da Valenza, e subito i soldati si accampano alla bell’e meglio, stanchi per il cammino compiuto sotto il sole di una calda giornata primaverile. Sistemati i bagagli delle truppe, ci si divide per cercare qualcosa con cui preparare la cena per la sera. Martino, da solo, si avvia nella campagna circostante alla ricerca di un pozzo dal quale attingere acqua sufficiente per l’intera compagnia, portando con sé un recipiente adatto allo scopo. Dopo un breve cammino, non molto distante dall’accampamento trova un pozzo che pare fare proprio al caso suo: è un tipico pozzo di campagna, abbastanza profondo per sperare di trovarvi acqua fresca e pulita, con un basso parapetto. Probabilmente doveva servire per irrigare le terre di quel fondo agricolo, situato nella zona detta “Pelagallo” e di proprietà di Guglielmo Della Valle.

Appena Martino vede il pozzo, vi si avvicina per attingere acqua e dissetarsi. Assicurato il recipiente a una cordicella, lo cala nel pozzo, ma l’acqua è troppo profonda. Si china allora sul basso parapetto, per riuscire a calare più in basso il contenitore. Finalmente riesce a raggiungere la superficie dell’acqua, e si mette di buona lena per tentare di riempire il secchiello. Tutto intento in tale operazione, non sia accorge di quanto sta accadendo alle sue spalle: un contadino, che in precedenza aveva notato l’arrivo del soldato spagnolo, si era nascosto tra le frasche, per controllarne i movimenti. Appena il soldato si era fermato ad attingere acqua, ecco che il povero contadino si era subito dipinto la scena seguente, immaginando che le cose sarebbero andate come solitamente accadeva durante l’imperversare dei soldati spagnoli nel corso di quegli anni di guerra: non avrebbero soltanto attinto un po’ di acqua dal pozzo, ma avrebbero senz’altro requisito ogni prodotto dei campi circostanti per sfamare le truppe. In preda all’angoscia e al timore di perdere un raccolto che era tanto prezioso in quei tempi di povertà, il contadino esce rapidamente dal proprio nascondiglio, giunge alle spalle di Martino, sdraiato sul bordo del pozzo e, con il falcetto che portava stretto in mano, mena rapidi e violenti fendenti al collo e alle spalle del soldato. Immaginatevi Martino: un po’ perché tutto intento ad attingere acqua in una scomoda e precaria posizione, un po’ perché sorpreso dall’improvviso attacco alle spalle, il poveretto non fa in tempo quasi a capire che cosa stia accadendo, e prima ancora che possa tentare una difesa si ritrova con profonde ferite, privo di sensi.

Non vedendolo più reagire, il contadino si rende conto della gravità dell’azione compiuta e, pensando di poter essere scoperto e temendo le ritorsioni dei soldati compagni di Martino, subito si affretta a buttare nel pozzo quello che ritiene un cadavere comprovante l’orribile delitto appena compiuto. Fatto questo, si allontana rapidamente, per far perdere definitivamente le sue tracce. A questo punto, cari amici, dobbiamo ammettere una sorta di “buco” nel racconto storico, poiché non ci è possibile conoscere l’identità del contadino, in quanto neppure le successive e accurate ricerche da parte del comandante della compagnia riuscirono a risalire al responsabile della brutale aggressione.

Ma torniamo al nostro Martino. Per quanto il contadino se ne sia andato credendolo morto, il giovane soldato è invece ancora vivo, benché gravemente ferito. Caduto nel pozzo, il contatto con l’acqua lo ha portato a riprendere i sensi. Subito cerca di restare a galla nell’angusto spazio delimitato dalle pareti del pozzo. Riavutosi dallo shock dell’aggressione e della caduta, dolorante, indebolito, Martino capisce che è condannato a morte certa. Il pozzo è infatti troppo profondo per pensare di uscirvi da solo; né può sperare, essendosi allontanato dall’accampamento, che qualcuno possa udire le sue grida d’aiuto. E poi, urlare con quale fiato, quando le ferite profonde gli fanno perdere sangue copioso e le forze lo stanno a poco a poco abbandonando?

Appena realizzata la drammatica situazione, il primo, spontaneo pensiero di Martino va subito alla Madonna, cui si rivolge fiducioso affinché lo aiuti in quella circostanza che appare disperata. All’improvviso, l’acqua del pozzo, già arrossata dal sangue fuoriuscito dalle profonde ferite, incomincia a innalzarsi di livello, sollevando a poco a poco Martino. A pochi metri dall’apertura del pozzo, mentre l’acqua continua a salire, ecco che Martino ritrova speranza appena intravede la luce del sole. Ma ecco che la luce diventa ancora più splendente, come un bagliore, e in essa si profila la figura di una bella Signora, con il Bambino in braccio, che gli porge la mano. L’acqua arriva ormai quasi all’orlo del pozzo e la Signora aiuta Martino a uscire, afferrandolo e portandolo finalmente all’asciutto.

La tradizione non riporta le parole – forse stupite, senz’altro riconoscenti – che il giovane soldato avrà rivolto alla Signora, né ci è dato di conoscere quanto Ella avrà forse detto a Martino, mentre si prendeva cura di lui e delle sue ferite con amorevole e materna cura. Riprese un po’ le forze, Martino avrà dunque espresso il desiderio di raggiungere la compagnia e di ricongiungersi ai commilitoni per poter essere opportunamente fasciato e medicato. Immaginiamo in che condizioni potesse trovarsi il poveretto e quanto arduo fosse anche solo il pensiero di fare ritorno, da solo, all’accampamento. Ecco dunque che la bella Signora non lo lascia solo, ma lo accompagna fino al luogo in cui i suoi compagni han posto il bivacco.

Lungo il cammino, la tradizione pone un episodio conosciuto come “l’inchino dell’albero”: Martino, stremato e ormai privo di forze, sconvolto e commosso al tempo stesso per il prodigioso intervento celeste in suo soccorso, si ferma per una sosta nei pressi di una siepe i cui rami protesi non bastavano tuttavia a ripararlo dal sole cocente. In preda al dolore, avrebbe emesso lamenti e sospiri così accorati da toccate il cuore della Signora che lo accompagnava. Ed ecco, subito un vicino albero, alto e frondoso, avrebbe chinato la propria chioma per offrire un riparo dal sole e un po’ di sollievo al giovane soldato. Tale albero, del quale si riportano notizie e testimonianze successive, pare esser rimasto così “inchinato”, segno del celeste privilegio, fino al 1724, quando sarebbe stato abbattuto dal proprietario del campo in cui l’albero stesso era piantato. Un taglio, questo, che ci pare denotare almeno scarsa sensibilità verso quello che era un muto e significativo testimone del miracolo avvenuto oltre un secolo prima.

Torniamo dunque a Martino, ormai prossimo all’accampamento. Appena i commilitoni lo vedono in quelle condizioni, subito gli si fanno intorno, curiosi e preoccupati, mentre qualcuno corre a chiamare il Comandante, per ragguagliarlo sul ritorno di Martino. Il giovane soldato, frattanto, racconta quanto successo: del pozzo, dell’aggressione, della caduta in acqua e della bella Signora con il Bambino in braccio che lo ha tirato fuori dal pozzo, portandolo in salvo, dopo che l’acqua era inspiegabilmente cresciuta di livello, sollevandolo giusto giusto fino all’orlo del pozzo. Il Comandante, accorso nei pressi di Martino per sincerarsi delle sue condizioni, ascoltatone il racconto, decide di ricompensare la Signora per il prezioso gesto compiuto con qualche moneta. Tuttavia, quando lui e i soldati si mettono a cercarla, non la trovano: la bella Signora con il Bambino in braccio se ne è andata, è scomparsa. Passata la sorpresa e la concitazione dei primi momenti, in tutti nasce spontanea la convinzione che Ella fosse la Madonna. Martino, curato e medicato a dovere, racconta ancora e ancora ai suoi compagni quanto accadutogli e, di particolare in particolare, in ognuno si radica la certezza dell’avvenuto miracolo.

“Madonna del pozzo”
Il giorno seguente, la notizia del miracolo incomincia a spargersi presso la popolazione e lo stupore per l’evento prodigioso presto supera il timore dovuto alla presenza dei soldati stanziati a San Salvatore. Sia per curiosità, sia per devozione, in molti cominciano a recarsi nei pressi del pozzo, per vedere il luogo del miracolo. In breve, si comincia a parlare della “Madonna del pozzo”, coniando quel titolo che, forse sulle prime un po’ originale, vi suonerà senz’altro più chiaro e familiare dopo la narrazione dell’apparizione della Vergine che abbiamo appena rivissuto insieme.

L’Arciprete di San Martino – chiesetta sita in San Salvatore – interrogò personalmente il soldato sull’accaduto e decise di stenderne un resoconto scritto per il Vescovo di Pavia, nella cui diocesi rientrava il piccolo centro abitato monferrino.

E Martino? Di lui non sappiamo molto, se non che fu affidato alle cure di una famiglia del posto, per poi morire, probabilmente, appena una decina di giorni dopo il fatto miracoloso, in conseguenza delle gravi ferite riportate, secondo quanto testimoniato da uno scritto dell’Archivio Parrocchiale. Purtroppo i registri parrocchiali riportano gli atti di morte in maniera accurata e rigorosa solo dal 1630. Il corpo dovette essere sepolto sotto il pulpito di San Martino, così almeno riporta la tradizione. Mentre le armi del soldato furono a lungo custodite presso il santuario sorto sul luogo del miracolo, per esser poi sottratte da mano ignota durante gli anni della Seconda Guerra mondiale. Per quanto riguarda Martino, poco o tanto che visse dopo il miracolo (qualcuno pospone la morte alla fine del 1617), certo è che la tradizione gli attribuì una profonda devozione e una santa morte. La scarsità delle notizie relative a Martino può esser un elemento indiretto di verità sulla apparizione, poiché induce a credere che la vera protagonista dell’evento sia anzitutto e solo Lei, la bella Signora che portò aiuto al soldato ferito. E che Martino quasi scompaia dinnanzi al miracolo è segno della grandezza dell’intervento celeste, i cui frutti si videro fin da subito dall’accorrere di pellegrini sempre più numerosi, al punto che il generale spagnolo Bravo De Laguna, profondamente religioso, decise che si dovesse erigere un edificio sacro a memoria dell’accaduto, inviando tramite l’Arciprete di San Martino in San Salvatore apposita richiesta al Vescovo di Pavia in data 31 marzo 1617:

«… dopo che il predetto soldato Martino De Nava fu gettato in un certo pozzo da cui fu, per intercessione della Beatissima Vergine Maria, Madre di Dio, miracolosamente estratto … furono assunte e si continua ad assumere informazioni da trasmettere ai Superiori Ecclesiastici. Così il predetto Illustrissimo Signore, Maestro dei soldati, con la reverenza dovuta a Dio Onnipotente e all’intemerata Beatissima Madre, ha deciso di far costruire una cappella con altare, col nome e il titolo della stessa Beatissima Vergine, nello stesso campo, luogo e sito».

L’autorizzazione ufficiale da parte del Vescovo, mons. Giovanni Battista Biglia, giunse già il successivo 2 aprile 1617. Di lì a poco, il proprietario del fondo, il già ricordato Guglielmo Della Valle, decise di donare il terreno su cui sorgeva il pozzo affinché si potesse erigere l’edificio sacro. Di questo importante gesto si conserva prova tramite l’atto notarile, redatto in lingua latina, risalente al 14 aprile 1617, dunque a meno di un anno di distanza dal miracoloso evento. Tale documento si ritrova oggi nell’Archivio di Stato di Alessandria, nel fondo “Notai del Monferrato”, busta 271. Questo particolare solo per bilanciare il racconto della tradizione con i dovuti richiami alla storia concreta, evidenziando come entrambe – storia e tradizione, appunto – vadano nella stessa direzione del riconoscimento dell’apparizione mariana, in favore della quale pesa anche la prontezza con cui il Vescovo di Pavia concedette l’autorizzazione per l’edificazione della cappella.

Con pari celerità, già il 15 aprile 1617 – dunque all’indomani della donazione del terreno circostante il pozzo – veniva posta la prima pietra della Cappella, presto ornata dal dipinto raffigurante l’intervento miracoloso eseguito già nel 1622 dal pittore Giorgio Alberini.

Negli anni a seguire, la fama delle grazie abbondantemente concesse dalla Vergine fece crescere il numero dei pellegrini, portando alla possibilità, con le offerte da essi devolute, di ampliare la cappella in una vera e propria chiesa. L’aumento dei lasciti e dei fondi in favore della sacra istituzione portò alla richiesta di erigere, accanto alla chiesetta, un edificio che fosse adibito a casa di Esercizi Spirituali per i sacerdoti e anche per i numerosi fedeli. Tale richiesta venne approvata dal Vescovo di Pavia nel 1732 e l’edificio divenne un ulteriore e forte richiamo per il Santuario, offrendo occasioni di esercizi e ritiri spirituali fino al 1940.

Passando gli anni, l’intero complesso si sviluppò e venne sempre più abbellito da dipinti e affreschi, rendendo davvero splendida la cornice artistica che abbracciava – a abbraccia tuttora – il cuore del santuario, ovvero il pozzo posto al centro della cappella, sul sito originario del miracolo.

Alla crescente affluenza dei fedeli fecero riscontro le numerose indulgenze concesse dai Pontefici nel corso dei Settecento e dell’Ottocento, tra le quali ricordiamo “l’indulgenza plenaria perpetua concessa a tutti coloro che, confessati e comunicati, visiteranno nei tra giorni di feste della Pentecoste la suddetta Chiesa o nella Natività di Maria SS.” (concessa da Pio VI nel 1778) e “l’indulgenza plenaria ai reverendi sacerdoti che avranno fatto gli Esercizi Spirituali presso il Santuario” (concessa da Pio VII nel 1816).

Un momento di particolare difficoltà il santuario lo visse in occasione delle emanazioni da parte del Regno Savoiardo delle cosiddette “Leggi Siccardi”, secondo le quali venivano incamerati dal Regno tutti i beni di proprietà di quegli Ordini religiosi che, non dedicandosi espressamente alla assistenza dei malati o all’istruzione, andavano soppressi, secondo il progetto di riduzione della presenza della Chiesa a puro soggetto di azione sociale di ispirazione cavouriana.

Nel 1867 si tentò dunque l’incameramento dell’intera proprietà, che venne evitato al prezzo di una lunga discussione che vedeva schierati a difesa del santuario l’amministrazione e la chiesa locali, unitamente al popolo. Alla fine, nel 1870, si giunse alla restituzione di quanto incamerato, ad eccezione di appezzamenti di terreno e donazioni, che furono probabilmente definitivamente sottratti alla proprietà del santuario.

Resistendo alle avversità della storia, il santuario andava intanto diffondendo la propria fama, al punto che lo stesso Don Bosco, con i ragazzi dell’oratorio, vi si reca in visita nel 1861 (L. Deambrogio, “Le passeggiate autunnali di Don Bosco per i colli monferrini”, Castelnuovo Don Bosco 1975, pp. 275-280), raggiungendo San Salvatore il 17 ottobre 1861 – dopo esser passato per il vicino abitato di Mirabello Monferrato, dove sorgeva il primo collegio salesiano fondato al di fuori di Torino, che ben conosco essendo quello il paese natale dei miei nonni materni. Perché Don Bosco si reca al Santuario della Madonna del pozzo, se non perché ben sapeva che “la SS. Vergine lascia tracce misteriose nel profondo incanto delle anime giovanili”?

Attraversati gli anni della Seconda Guerra, la gestione del Santuario venne affidata ai Padri Benedettini Olivetani nel 1946, mentre parallelamente andava costituendosi una fondazione per gestire il generoso lascito di Giacomo Roncati in favore delle opere di mantenimento e restauro del Santuario. Negli anni Cinquanta la Chiesa venne dunque completamente rinnovata, facendo un corpo solo con la splendida cappella che accoglie il pozzo, vero cuore del santuario. Pure la Casa degli Esercizi venne completamente ristrutturata, mentre del giardino e dell’orto si fece uno splendido chiostro.

Nonostante il proliferare della devozione e delle opere legate al Santuario, per il calo delle vocazioni i padri Benedettini dovettero lasciare la gestione del Santuario alla Diocesi di Casale nel 1977. Dopo alcuni anni di gestione ad opera della associazione dei “Missionari della fede”, la diocesi decise di costituire nel Santuario un’opera di assistenza per anziani, malati, non autosufficienti, affidandone la gestione all’Opera Diocesana di Assistenza, supportati nella gestione del santuario dalle Suore di S. Giovanna Antida Thouret, il cui carisma e missione risiedono proprio nell’assistenza ad anziani e ammalati. L’opera è stata inaugurata il 14 maggio 1988, vigilia della ricorrenza dell’apparizione di Maria a Martino De Nava.

Giunti al termine di questo ampio excursus storico sulle vicende del Santuario, possiamo ora tornare all’apparizione per cercare di metterne in evidenza il significato spirituale che ne rende attuale il contenuto anche per noi, qui e ora. Certo, rispetto ad altre apparizioni che abbiamo esaminato in questa trasmissione, in questo caso ci troviamo nella assenza di un messaggio della Madonna. Ma tale assenza è solo apparente, perché il fatto che la tradizione non riporti le parole che la Santa Vergine ha detto a Martino non significa che la Madonna non abbia comunque lasciato un messaggio in occasione di quella sua venuta miracolosa di quel 15 maggio 1616. Se da quella venuta di Maria tra gli uomini che è stato il miracolo del pozzo di San Salvatore è infatti disceso un fiume di devozione popolare arricchito da numerose grazie, generosamente elargite dal Cielo per intercessione della Vergine ai fedeli recatisi in pellegrinaggio al santuario, tutto questo sta a significare che le gesta umane – l’edificare una cappella, poi una chiesetta, poi il complesso del santuario, e ancora il recarsi là in pellegrinaggio da parte di fedeli, laici, sacerdoti e religiosi – non sono che le risposte a una iniziativa celeste. Che questa iniziativa sia stata silenziosa, beh, questo non significa che essa non abbia molto da dire attraverso quello che la Madonna ha fatto, piuttosto che tramite quello che avrebbe potuto dire.

Maria si fa prossima e tende la mano
Che cosa ha dunque fatto la Madonna? Ha offerto la salvezza a Martino quando questi si vedeva ormai spacciato, quando stava per sprofondare nelle fredde acque del pozzo in cui era stato gettato. Che cosa c’entra questo con noi? Per capirlo, basti pensare a quante volte siamo noi stessi nei panni di Martino, quando ci troviamo sprofondati nel dolore, nella colpa; quando siamo noi a esser gettati dal Nemico, dal Diavolo cioè, nel pozzo del male, del peccato. Come il contadino giunse di sorpresa alle spalle di Martino, così accade con Satana, che può sorprenderci alle spalle quando siamo tutti intenti alle nostre umane attività, ignari del pericolo che sta per sopraggiungere e ferire mortalmente la nostra anima. E quando il peccato ci ha colti, legandoci come una catena alla schiavitù del male, ecco che anche noi siamo gettati nel pozzo, siamo cioè precipitati nell’abisso dell’inganno, della menzogna, dell’errore, quasi come se il Diavolo volesse nascondere la nostra vita alla vista degli amici e di quanti potrebbero venire in nostro soccorso, risollevandoci dalla colpa, ridonandoci la speranza. Sicuro di aver trionfato, il Nemico si allontana, credendoci ormai morti. Ma ecco che proprio in quel momento, se abbiamo l’umiltà di invocarne l’aiuto e l’intercessione, che Maria stessa interviene in nostro aiuto. E allora l’acqua del pozzo cresce, si alza di livello, ci porta verso la salvezza, verso la luce; quella stessa acqua in cui avremmo potuto affogare, ecco che diventa il mezzo per risollevarci. Che cosa significa questo se non che i nostri peccati, che potrebbero essere la caparra della nostra condanna quando ci legassero alla disperazione e alla impenitenza, diventano invece il trampolino di salvezza quando, riconoscendoci umili peccatori bisognosi di perdono e di salvezza, ci spingono ad invocare l’aiuto di Gesù per intercessione di Maria.

Non è un compito facile, direte voi. E avete ragione. Infatti non siamo soli nel tentare questa ascesi a Dio, questo risollevarci dai nostri peccati, ma la Vergine stessa ci appare, nuova luce sul nostro cammino, recando in braccio il Bambino perché è stesso Gesù che ha chiesto a Maria di prendersi cura dell’uomo, fin dall’affidamento dell’umanità da parte di Gesù stesso alla Vergine, estremo gesto d’amore che si è compiuto sotto la croce.

Maria si fa dunque prossima e tende la mano all’uomo: come a dire che Maria è lì per aiutarci, ma tocca a noi afferrare quella mano, affidarci cioè all’aiuto di Maria e alla salvezza per sua intercessione offertaci, rinnovando la nostra vita con la preghiera, la penitenza e la vita sacramentale.

Ecco, Maria viene a dirci, in questa apparizione del 15 maggio 1616, in questo messaggio silenzioso, che Lei ci è veramente Madre, che Lei è lì, sul bordo del pozzo, di quel pozzo che è spesso la nostra vita quando siamo sprofondati nelle tenebre dell’errore e del peccato. Lei è lì, aiuto dei cristiani – come si usa invocarla – per ridare speranza a quanti speranza più non hanno, per salvarci dalla disperazione, per dirci che non c’è errore, colpa, tragedia, sofferenza, dolore che non possa essere riscattato, curato, redento da Gesù per Maria.

Quanto bene fanno al nostro cuore queste parole, per la vita di ogni giorno! E quanto più preziose risuonano ora, quando tra di noi ci sono quanti soffrono per le discordie, le separazioni e gli odi in famiglia; ancora, ci sono quelli che sono tribolati nel corpo e nello spirito e quelli che si disperano perché, in questo tempo di crisi, non riescono a trovare un lavoro; tanti altri sono quelli che si sentono soli, abbandonati, persi, feriti.

A tutti questi, Maria dice, silenziosamente, come a Martino: Dammi la tua mano, adesso ci sono qua io, ti risolleverò, ti ridarò la speranza e la pace vera, quelle che solo l’Amore di Mio Figlio Gesù può donare al cuore di ogni uomo.

Facciamo nostri questi sentimenti, affidando le nostre vite e quelle dei nostri cari a Maria, Regina della Pace e della Speranza.

Madonna-del-Pozzo-Alessandria dans Diego Manetti

Preghiera alla Madonna del Pozzo
Orazione composta da Mons. Ludovico Gavotti, vescovo di Casale, nel 1909.

O Vergine dolcissima,
che avete dato una nuova prova del vostro tenerissimo cuore
nel soccorrere l’infelice soldato Martino De Nava che,
nel profondo del pozzo in cui fu precipitato da mano nemica,
non aveva alcuna umana speranza di salvezza,
volgete pietosa i vostri occhi verso di noi che fidenti invochiamo il vostro soccorso.
Voi vedete i nostri bisogni e quelli delle persone che ci sono care:
ascoltate i desideri dei nostri cuori
che confidano nel vostro, così buono e compassionevole.
Otteneteci la grazia di ben conoscere tutti i nostri doveri
e la forza di adempierli fedelmente,
senza lasciarci abbattere dalle difficoltà o dallo sconforto.
Sollevateci o madre dal profondo della colpa e del dolore in cui spesso ci troviamo,
guarite le nostre piaghe,
e rendeteci quali Voi col vostro Divin Figliolo ci desiderate
Possa la nostra vita, da voi illuminata e protetta, essere quaggiù vita di santi
e un giorno in cielo vita di gloria
Così sia.

Fonte: Annibale Spalla, Il Santuario della Madonna del Pozzo in San Salvatore Monferrato (2000)

Publié dans Apparizioni mariane e santuari, Diego Manetti, Fede, morale e teologia, Mese di maggio con Maria, Riflessioni, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Santuario della Madonna del Bosco di Imbersago (CO)

Posté par atempodiblog le 8 mai 2024

Santuario della Madonna del Bosco di Imbersago (CO)
Tratto da: Santuario della Madonna del Bosco

Santuario della Madonna del Bosco di Imbersago (CO) dans Apparizioni mariane e santuari Santuario-della-Madonna-del-Bosco-CO

Grazioso, silente, raccolto, molto bello il Santuario della Madonna del Bosco, poco fuori del paese di Imbersago (CO), e adagiato sul versante orientale di un’altura a quota 300 m. e quindi con una bellissima vista. È uno dei Santuari più conosciuti e più frequentati della Brianza; centro insigne di pietà mariana e meta costante di innumerevoli pellegrini.

La devozione a Maria, qui, e la presenza del suo Santuario hanno la loro origine nel tempo lontano, particolarmente in due avvenimenti straordinari:

L’apparizione della Madonna  Il 9 maggio 1617, sulla cima di un castagno come una bellissima Signora raggiante di tanta luce a tre pastorelli convenuti nella valletta a pascolare le loro pecore. Ai suoi piedi faceva fiorire un bellissimo riccio con le castagne mature. Fu grande la meraviglia di tutti nel vedere in maggio castagne mature e fu universale il commento: “È opera della Madonna. È il segno della sua presenza e del suo desiderio di essere là onorata”. Iniziano i primi pellegrinaggi e ben presto si costruì la prima cappelletta, “la Cappella del Miracolo”, ancora oggi esistente nella Cripta sotto il Santuario, o “Scurolo”, conglobata poi nella costruzione del Santuario stesso;

La liberazione di un bambino dalle fauci crudeli di un lupo  Grazia ottenuta immediatamente non appena la madre, accortasi del grande pericolo del figlio ebbe invocato nella sua profonda disperazione la Madonna del Bosco: “Vergine Santissima! Salva il mio bambino!”.

Il lupo si arresta subitamente, mentre sopra un castagno e come seduta su di una nube, appare la dolce figura della Vergine Benedetta, che regge il Bambino Gesù sulle ginocchia, e ai lati due Angeli. Ai suoi piedi dolcemente il lupo ammansito depone il bambino incolume e poi si allontana.

La storia  Alla sempre crescente devozione e riconoscenza dei fedeli alla Madonna del Bosco era troppo poca cosa la Cappelletta, perciò si diede inizio alla costruzione del Santuario. Il primo Santuario è a forma ottagonale, solenne, su disegno dell’Ing. Carlo Buzzo e inaugurato il 9 maggio 1646.

Venne poi in diverse riprese ampliato e abbellito: nel 1677si costruiva il secondo ottagono su disegno dell’Ing. Francesco Castelli di Perego; sulla fine del 1800 si aggiunse il terzo ottagono dell’Altare Maggiore, opera dell’Ing. G. Santamaria di Milano, e veniva collocata la bellissima statua in legno della Vergine, opera della Ditta Nardini di Milano. Grazie a Papa Giovanni XXIII il Santuario è Basilica Romana.

Nel 1755 il piazzale antistante il Santuario viene abbellito ed arricchito da una bellissima statua della Madonna in pietra, opera dello scultore Giudici di Viggiù (VA).

Ai piedi della Madonna un particolare delizioso: una pianticella di roselline rosse fiorisce, come prodigio, in tutte le stagioni dell’anno.

Dal 1817 al 1824 i lavori per la costruzione della Scala Santa su disegno dell’Ing. Luigi Rossi della Cassina Framartino. Scala Santa rifatta poi totalmente, perché distrutta da una frana, negli anni 1977 e 1981 dalla Ditta Caravaggini di Villa d’Adda.

Chi sale la Scala Santa vede stagliarsi tra il verde la maestosa statua di Papa Giovanni XXIII. E un bronzo, dell’altezza di 4 m. e grandiosa opera dello scultore Enrico Manfrini di Milano. Il monumento testimonia la grande devozione, sin da piccolo, del Papa Roncalli alla Madonna del Bosco ed è in pari tempo un fervido invito a tutti i pellegrini per una devozione più intima, più sentita alla Madonna sull’esempio del grande Papa.

Sono molto interessanti e molto belli i bassorilievi dello stesso scultore applicati su due fianchi del basamento e portano sei episodi della vita del Papa.

Santuario-della-Madonna-del-Bosco dans Mese di maggio con Maria

Preghiera alla Madonna del Bosco

O Vergine Santissima, amica del silenzio e della solitudine,
che ci invitate a questo prediletto vostro Santuario,
degnatevi parlarci al cuore parole di vita
quali Voi sapete rivolgere ai vostri figli,
massime nei momenti della tribolazione e della necessità,
e chiamateci a sincera penitenza,
a piena emenda dei nostri costumi,
a vita veramente cristiana e santa.

Ave Maria

O Vergine benignissima,
che tutto cuore pei vostri figli,
vi compiacete dispensare in questo santo luogo
con straordinaria larghezza i tesori di grazia
che il Vostro Divin Figlio vi ha affidati,
abbiate pietà anche di noi,
liberateci dai mali che soffriamo,
dateci forza contro le tentazioni,
ravvivate in noi lo spirito di Gesù Cristo e,
se è per il nostro meglio,
concedeteci quello che ardentemente desideriamo
e con tanta fiducia ci aspettiamo da Voi.

Ave Maria

O Vergine potentissima,
che in questo luogo di vostra particolare predilezione
avete consolato tante anime col liberarle dal peccato
e dai mali che ne sono le conseguenze,
col manifestar loro le vie su cui il Signore le voleva,
coll’infervorarle nei santi loro proponimenti,
consolate noi pure col renderci vostri fervorosissimi figli,
sempre fedeli al vostro amore
ed alla pratica generosa delle cristiane virtù fino alla morte.
Cosi sia.

Ave Maria

Salus infirmorum, ora pro nobis.
Consolatrix afflictorum, ora pro nobis.
Refugium peccatorum, ora pro nobis.

Madonna del Bosco, pregate per noi

Publié dans Apparizioni mariane e santuari, Mese di maggio con Maria, Preghiere | Pas de Commentaire »

Madre della Divina Provvidenza di Cussanio (CN)

Posté par atempodiblog le 8 mai 2024

Madre della Divina Provvidenza di Cussanio (CN)

Madre della Divina Provvidenza di Cussanio (CN) dans Apparizioni mariane e santuari Santuario-di-Cussanio

“Il Santuario Madre della Divina Provvidenza fa memoria di una storia secolare, cominciata tra l’8 e l’11 maggio 1521, con l’apparizione della Madonna all’umile pastore Bartolomeo Coppa, muto e affetto da sordità. La vicenda è nota: Maria gli apparve una prima volta l’8 maggio esortandolo ad avvisare i fossanesi che, se non si fossero convertiti, sarebbero stati travolti dal male. Il pastore, toccato dalla sua grazia, ritrovò l’udito e la parola e corse verso l’abitato per fare ciò che gli era stato chiesto.

I fossanesi, pur sorpresi dal miracolo, non presero sul serio le parole del pastore. Dopo tre giorni di inutili tentativi, egli tornò in questi campi sconsolato e privo di forze. Si addormentò e vide la Madonna che gli porgeva del pane. Al risveglio, pensando di aver solo sognato, si rese invece conto di avere davvero tra le mani un pezzo di pane. Nell’autunno di quello stesso anno una terribile pestilenza, testimoniata anche da documenti presenti negli archivi comunali, decimò la popolazione. Perirono quasi seimila persone. I superstiti si radunarono in questo luogo ed edificarono una piccola chiesa, presumibilmente proprio nel luogo delle apparizioni…”.

di Don Pierangelo Chiaramello, Rettore del Santuario dedicato alla Madre della Divina Provvidenza
Tratto da: La Fedeltà, il settimanale del Fossanese

Madre-della-Divina-Provvidenza-di-Cussanio dans Mese di maggio con Maria

Preghiera

Vergine Maria, Immacolata Madre della Divina Provvidenza guidami sulla via della santità, nel compimento della volontà di Dio. Sii mio rifugio, mia difesa nel pellegrinaggio della vita: consolami nelle afflizioni, assistimi nei pericoli e dammi forza nelle avversità.
Ottienimi, o Maria il rinnovamento del cuore, perché diventi una degna dimora del tuo Figlio Gesù; aiutami nella lotta contro il peccato, la tiepidezza spirituale, la paura di professare apertamente la fede cristiana; liberami dall’orgoglio, dalla vanagloria, dall’egoismo che impediscono l’efficacia della tua protezione.
O dolcissima Madre di Provvidenza, volgi il tuo sguardo su di me, e se per debolezza o per cattiva volontà ho provocato la giustizia divina e amareggiato il Cuore amabilissimo di Gesù, tu coprimi con il manto della tua misericordia e otterrò salvezza.
Tu sei la Madre provvida, tu la mia speranza sulla terra: fa che io possa averti Madre di gloria in cielo.

Tre Pater, Ave, Gloria
Madre della Divina Provvidenza, prega per noi

Publié dans Apparizioni mariane e santuari, Mese di maggio con Maria, Preghiere | Pas de Commentaire »

Le ritrattazioni imposte ad Adelaide Roncalli

Posté par atempodiblog le 6 février 2024

“Io sentivo soltanto don Cortesi che mi diceva sempre che ogni mia visione era peccato e non la finiva mai. Non ho mai avuto mezzo di parlare con altri sacerdoti che con lui. Io essendo piccolina e sempre in quell’ambiente così teso [era relegata in un convento di suore], non sapevo che fare.
Don Cortesi non la finiva mai di dirmi che facevo peccato dicendo di sì e che dovevo smetterla di ingannare la gente perché facevo fare ad essa altrettanti peccati. Ero piccola e ho pensato ai molti peccati che avrebbero fatto a causa mia e mi ha fatto dire per forza di no”. Questa testimonianza di Adelaide risale al marzo 1954, quindi a dieci anni dalle apparizioni.

Da parte mia nessun commento. Ciascuno può capire da sé quale valore avessero quelle ritrattazioni imposte alla veggente. E nessuno potrà mai capire le sofferenze lancinanti che Adelaide, fin da bambina, si portò dentro, ritenendosi traditrice della Madonna, anzi “un Giuda”, come si espresse lei. E sofferenze del genere non possono non segnare per tutta la vita.

La Madonna a Ghiaie di Bonate? Una proposta di riflessione – Padre Angelo Maria Tentori. Ed. Paoline

Le ritrattazioni imposte ad Adelaide Roncalli dans Apparizioni mariane e santuari Adelaide-Roncalli-di-Ghiaie-di-Bonate

Apparizioni della Madonna – Regina della famiglia – Ghiaie di Bonate (BG) – Maggio 1944
Tratto da: Blog di p. Livio – Direttore di Radio Maria – (06/02/2024)

Don Cortesi spiega la ritrattazione
Don Luigi Cortesi, professore di filosofia del Seminario di Bergamo, nel libro “Il problema delle apparizioni di Ghiaie”, descrive il modo con cui riuscì a indurre Adelaide Roncalli (7 anni) a ritrattare le apparizioni. Tipico esempio di mentalità modernista pregiudizialmente ostile a ogni forma di manifestazione del soprannaturale.

Egli scrive (pp. 220-221): “Ranzanico, 23 luglio, ore 22,30 — Siamo bucolicamente sdraiati nel praticello dell’asilo, in faccia al lago sottostante…

La conversazione sfarfalleggia da un argomento all’altro. Ma mi è facile condurla, al momento buono, dove voglio. La fermo sulle paure del buio, dalle quali Adelaide s’è lasciata agitare anche l’altra sera.

– Non devi aver paura, dunque, se quelle immagini non sono vere. Del resto, chi è quieto in coscienza non teme neppure il diavolo. Si direbbe che tu non sia quieta in coscienza.
– Che cosa vuol dire “quieta in coscienza”?
– Non si è quieti quando si prova rimorso, perché si hanno peccati sull’anima. Li hai tu?
– Non so… Chi ha un peccato sull’anima, se dice un’Ave-maria, il diavolo scappa via, no?
– Lascia stare il diavolo. È sempre bene dire un’Avemaria, ma non basta: chi è in peccato mortale deve confessarsi. Forse che ce l’hai tu?
– Non so. Che cosa sono i peccati mortali?
– Sono peccati grossi che, se morissimo…
– Per esempio?
– Per esempio…

E intanto annaspo per trovare l’esempio adatto. Non voglio buttarle in faccia il caso suo, senza averla preparata. La bimba è sulle spine e ripete tre volte:

– Per esempio?
– Ecco per esempio: un tale va in tribunale e dice al giudice: “Questo fascista ha ucciso dieci partigiani”. La cosa non è vera, ma il giudice fa ammazzare il fascista. Ebbene, quel tale ha commesso peccato grave.
– Io non ho mai fatto queste cose. Non ho mai parlato di soldati.
– Lo credo bene. Ma io non dicevo di te… Però anche tu hai fatto delle bugie grossettine, grossettine, colla storia della tua Madonna.

Adelaide non si ribella; pare angustiata della sua colpa e chiede ansiosa:

– È peccato mortale? — È terribile compito il convincere di peccato grave la coscienza di un bambino: ma bisognerà pure illuminarla, quandochessia.
– Adelaide mia, non ti voglio ingannare. Tu sei piccola e forse il tuo non è un peccato grave, perché tu non sapevi bene tutto il male che facevi. Ma se avessi fatto io, io che ho più di trent’anni quello che hai fatto tu, se io avessi detto alla gente che mi era apparsa la Madonna sapendo che non era vero, io avrei commesso un peccato mortale, grosso, grosso, uno dei più grossi… Invece, forse tu non sapevi…
– È più grosso ancora del peccato mortale?
– Eh, no. Tutti i peccati grossi sono mortali.
– No, ci sono dei peccati più grossi dei mortali.
– Quali? Vuoi dire i peccati contro lo Spirito Santo?
– No, un altro.
– Che gridan vendetta al cospetto di Dio?
– No, un altro.
– Me lo dirai quando ti viene in mente. Però, tu l’hai confessato per bene, non è vero?
– Sì, annuisce Adelaide col capo”.

Il 31 luglio (pag. 225) il Cortesi ripete ad Adelaide:

“Certo, una bugia, in queste cose della Madonna è peccato grosso… E quindi devi confessarti, chiedere di cuore perdono al Signore e alla Madonna: poi devi fare penitenza…
Domani saremo a Bergamo e ti potrai confessare. Se vuoi, puoi venire da me, perché io so già le cose…”.

Il 13 agosto (pp. 228-229), a Bergamo, don Cortesi, tra l’altro dice alla bambina:

– Io so che non ti sei ancora confessata…
– Sì, mi sono confessata da quell’altro…
– Volevo dire: non ti sei ancora confessata di quella bugia circa la tua Madonna, non è vero?
– No, non ne ho parlato.
– Vedi ascolta: secondo il tuo parere, fu bene o male che tu dicessi di aver visto la Madonna?
– Male.
– Perché fu male?
– Perché è una bugia.
– Se è male devi confessartene…
– Penso che Mons. Vescovo vorrà conoscere questa storia della Madonna: a lui bisogna dirla per bene. Tu certamente avrai vergogna di confessare la tua bugia. Perciò facciamo in questo modo: tu scrivi una lettera e ci metti tutto ciò che il cuore ti detta; io poi la porterò al vescovo. Vuoi?…”.

Gli interrogatori martellanti non potevano che portare alla ritrattazione. La resistenza della bambina, nell’isolamento, durata più di un anno, a una tale coercizione morale, è un prodigio.

Questi fatti procurarono gravi ferite nella psiche e nella coscienza della bambina, e furono la causa principale di altre ritrattazioni. [...]
(Regina della famiglia. Storia delle apparizioni a Ghiaie sessant’anni dopo – di Severino Bortolan – Kolbe Edizioni)

Publié dans Apparizioni mariane e santuari, Fede, morale e teologia, Ghiaie di Bonate, Libri, Riflessioni | Pas de Commentaire »

Medjugorje/ Messaggio straordinario della Regina della Pace del 1º gennaio 2024

Posté par atempodiblog le 1 janvier 2024

Medjugorje/ Messaggio straordinario della Regina della Pace del 1º gennaio 2024
Fonte: Radio Maria

Medjugorje/ Messaggio straordinario della Regina della Pace del 1º gennaio 2024 dans Apparizioni mariane e santuari Medjugorje-1-gennaio-2024

Publié dans Apparizioni mariane e santuari, Medjugorje | Pas de Commentaire »

12345...23