Quel Rosario che unisce Leone XIII e il beato Longo
Posté par atempodiblog le 11 juin 2025
Quel Rosario che unisce Leone XIII e il beato Longo
di Vito Magno– Avvenire
Tratto da: Radio Maria
Terminato il mese di maggio, l’invito di Leone XIV a recitare ogni giorno il Rosario per la pace resta ed è stato accolto da diverse comunità cristiane.
La Madonna stessa ha raccomandato il Rosario nelle sue apparizioni e così hanno fatto i Papi dell’ultimo secolo. Proprio Leone XIII, di cui nei giorni scorsi si è ricordata l’attenzione verso la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale, è stato anche il Papa che più degli altri ha scritto encicliche sul Rosario; ben undici dal 1883 al 1898, tanto da meritarsi il titolo di “Papa del Rosario”. In realtà, alla sua epoca, maggio era “mariano” a tutti gli effetti, contrassegnato dalla recita del Rosario in famiglia, come sacramento supplementare per i duri impegni della vita. Le prime testimonianze che mettono in rapporto il mese appena trascorso e Maria risalgono al medioevo. A Chartres, in Francia, nel XII secolo, sorgeva una scuola di filosofia all’ombra di un santuario mariano molto rinomato. I filosofi locali riuscirono a convertire un gran numero di feste pagane, che si celebravano a maggio, in feste cristiane.
Nasce in quest’epoca il Rosario, come un insieme di Ave Maria da recitare ispirandosi, quanto al nome, alle ghirlande di rose con cui veniva ornata la statua della Vergine. Fu poi san Domenico di Guzman a propagare in tutta Europa la devozione. Da allora il cammino della fede cristiana è stato sempre costellato di anime anonime, ma non per questo meno grandi, che sono ricorse al rosario per meditare sul Vangelo, ma anche per trasmetterlo. Santa Teresina del Bambin Gesù ha pagine stupende sui Rosari recitati in famiglia, con lei sulle ginocchia del padre. San Pio X attribuiva la sua prima conoscenza del Vangelo ai Rosari e alle spiegazioni dei misteri che, nella stalla, al caldo, nelle lunghe notti invernali, mamma Margherita usava per tenere unita ed educare alla fede la famiglia Sarto.
Anche quest’anno il mese di maggio è stato l’occasione per riscoprire la spiritualità mariana attraverso la devozione popolare fatta soprattutto di pellegrinaggi ai santuari, che, a dire del Collegamento Santuari Italiani, hanno registrato un incremento di pellegrini grazie al Giubileo. Quello di Pompei, tra i più frequentati, conserva le spoglie del beato Bartolo Longo, di cui venerdì verrà annunciata la data di canonizzazione. Per Longo il Rosario era considerato uno strumento di sviluppo spirituale e sociale e come tale lasciò la sua personale testimonianza, con opere di carità rivolte agli orfani e ai figli dei carcerati. Nella Supplica alla Madonna di Pompei, da lui composta e che si è recitata l’8 maggio, il Rosario viene descritto con una metafora poetica, “la dolce catena che ci rannoda a Dio”. Ma in quel fine Ottocento di acceso anticlericalismo, neppure a Bartolo Longo fu facile promuovere la “dolce catena”. Lo si vedeva girare per Napoli con grosse corone e bussare casa per casa per raccogliere fondi per l’erigendo santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei, non curante degli insulti e dei torsoli che gli venivano scagliati. Per propagare la devozione alla Madonna mediante il Rosario si inventò più di qualche iniziativa. Nel 1877 iniziò la pubblicazione dei “Quindici sabati”; nel 1883 compose la Supplica e l’anno successivo diede vita al bollettino “Il Rosario e la Nuova Pompei. Era convinto che il Rosario servisse ad affratellare i cristiani appartenenti a culture diverse. In questa convinzione va inquadrata l’attualità del Rosario, forse oggi meno praticato, ma non con minore intensità, del tempo in cui la corona scorreva tra le mani dei componenti di una famiglia insieme ai propri vicini di casa.
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