“Nostra Signora della Cina, Regina celeste del popolo cinese”

Posté par atempodiblog le 24 mai 2024

Centenario della Consacrazione della Cina alla Vergine Maria
“Nostra Signora della Cina, Regina celeste del popolo cinese”
Tratto da: Aiuto alla Chiesa che Soffre

“Nostra Signora della Cina, Regina celeste del popolo cinese” dans Apparizioni mariane e santuari Nostra-Signora-della-Cina

Oggi ACSitalia celebra il centenario della Consacrazione della Cina alla Vergine Maria sotto il titolo di “Nostra Signora della Cina, Regina celeste del popolo cinese”.

Nel 1925, un anno dopo la consacrazione, iniziò la costruzione della Basilica di Santa Maria a Sheshan, situata sulla cima di una collina a circa 35 km fuori da Shanghai. Da allora, questo luogo è diventato meta di pellegrinaggi e un santuario mariano di grande importanza. Nel 2007, Papa Benedetto XVI chiamò la Chiesa universale a pregare per quella cinese.

Oggi, ACSitalia invita tutti a pregare per la Cina invocando “Nostra Signora della Cina, Regina celeste del popolo cinese!”.

Recitiamo insieme questa preghiera:

“O Nostra Signora di Sheshan,
sostieni i Tuoi figli che in Cina sono quotidianamente messi alla prova!

Fa’ che continuino a credere, a sperare, ad amare
e ad annunciare il Tuo Gesù senza paura.

Nella statua che sovrasta il Santuario,
sollevi il Figlio Tuo e Lo offri al mondo con amore, con le braccia aperte.

Aiuta i Tuoi figli ad essere testimoni credibili di questo Amore
e rendili sempre più fedeli a Pietro, roccia su cui è costruita la Chiesa.

O Madre della Cina e di tutta l’Asia, prega per noi!
Amen”.

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Sulle tracce di Maria: la Madonna del Pozzo

Posté par atempodiblog le 15 mai 2024

Sulle tracce di Maria: la Madonna del Pozzo
Il 15 maggio 1616 la Madonna appare e salva la vita a un soldato spagnolo, Martino De Nava, aggredito e gettato in un pozzo, nei pressi di San Salvatore Monferrato. In questa apparizione Maria viene a dirci che è lì, per ridarci la speranza.
di Diego Manetti
Fonte: La nuova Bussola Quotidiana
Tratto da:
Comboni 2000 – Spiritualità e Missione

Sulle tracce di Maria: la Madonna del Pozzo dans Apparizioni mariane e santuari Madonna-del-Pozzo-AL


Continuiamo la pubblicazione delle conversazioni che Diego Manetti tiene ogni primo sabato del mese a Radio Maria, alla scoperta dei santuari più importanti dedicati alla Vergine.

Benritrovati, cari amici, con il consueto appuntamento mensile di “Sulle tracce di Maria” per seguire insieme – passo dopo passo – il cammino di Maria tra gli uomini, ripercorrendo alcune delle più importanti tracce che la Vergine ha lasciato nel mondo, ovvero i santuari a Lei dedicati, intesi come risposta umana all’iniziativa di Maria di rivolgersi all’umanità con apparizioni o messaggi in precisi momenti della storia.

La traccia mariana che andiamo a esaminare questa volta mi è particolarmente cara poiché si trova in una terra cui sono molto legato, avendovi avuto i natali: il Monferrato. E’ lì che vi chiedo di seguirmi in questo ormai consueto pellegrinaggio del cuore e della mente che vuol condurvi a ripercorrere insieme alcuni tra i segni del cammino di Maria nel mondo. Andiamo in Monferrato, dunque, precisamente a San Salvatore. Definito il luogo, possiamo anche meglio indicare la data.

Si tratta del 15 maggio 1616. In quel giorno la Vergine appare nei pressi di San Salvatore Monferrato, originando una devozione popolare radicata e affettuosa, che nei secoli ha segnato la spiritualità locale delle migliaia di pellegrini che, nel tempo, hanno richiesto l’intercessione della B.V. Maria invocandola con il titolo di “Madonna del Pozzo” presso l’omonimo santuario. Bene, prima di illustrare il fatto – cioè l’apparizione – che è all’origine di un titolo così particolare – “la Madonna del pozzo” – conviene spendere qualche parola sul contesto storico in cui tale apparizione accade, offrendo qualche informazione che possa permetterci di meglio comprendere l’evento accaduto in Monferrato in quel 15 maggio 1616.

Occorre partire dalla metà del ‘500, da quando cioè la Spagna, con il re Carlo V, aveva esteso la propria sovranità in Italia, arrivando a controllare i Regni di Napoli e di Sicilia e il Ducato di Milano. Proprio tale ducato comprendeva anche l’alessandrino, tanto che in Valenza – ancora oggi famosa, a dispetto della crisi, come “città dell’oro” per l’abilità e l’industria dei molti maestri orafi che vi si trovano – proprio gli spagnoli si erano dotati di un robusto presidio militare. Per quanto riguarda il Piemonte, questo era all’epoca diviso in Ducato di Savoia e Ducato del Monferrato: quest’ultimo, unitamente a quello di Mantova, era soggetto alla famiglia dei Gonzaga.

Per quanto formalmente indipendenti, occorre precisare che questi piccoli “stati” italiani di fatto rientravano nella sfera di influenza (e di soggezione) dell’una o dell’altra delle due potenze che allora si contendevano il controllo dell’Italia, vale a dire la Spagna, già ricordata, e la Francia.

Per quanto riguarda il Monferrato giova rammentare che, dopo la fondazione del Marchesato da parte di Aleramo, intorno all’anno Mille, la famiglia Aleramica si era estinta all’inizio del XIV secolo; la reggenza era dunque passata ai Paleologi – cui si deve, tra l’altro, la costruzione nel 1414 della torre fortificata di avvistamento che ancora oggi può scorgere chiunque si avvicini proprio a San Salvatore. Estintisi anche i Paleologi, per motivi di parentela matrimoniale con i Gonzaga, il Monferrato passò poi a questi ultimi, Duchi di Mantova.

Gli intrecci familiari, che all’epoca erano spesso il frutto di accorte politiche matrimoniali finalizzate al mantenimento del potere dinastico, sono all’origine dei conflitti per il controllo sul Monferrato che si scatenarono a inizio Seicento, quando alle aspirazioni di reggenza dei duchi di Mantova si opposero le pretese dei Savoia – una figlia delle quali aveva sposato un Gonzaga. Le rivendicazioni di potere sfociarono in aperto conflitto: da una parte Carlo Emanuele I di Savoia, desideroso di espandere nell’alessandrino i propri possedimenti piemontesi; dall’altra Ferdinando Gonzaga, il quale chiese aiuto al re spagnolo Filippo III che cercò, con accorta azione diplomatica, di impedire la guerra tra le due famiglie, per evitare tensioni che avrebbero potuto ripercuotersi pericolosamente sul vicino Ducato di Milano controllato proprio dagli Spagnoli. La guerra ebbe però inizio e gli Spagnoli non poterono che intervenire in soccorso dei Gonzaga, dislocandosi nel Monferrato a partire dal 1613.

Non pensiate, cari amici, che l’intervento degli Spagnoli fosse una benedizione per le terre monferrine. Il conflitto tra le famiglie dei Savoia e dei Gonzaga dava infatti il pretesto ai soldati spagnoli per spadroneggiare su quelle stesse terre ove già le truppe dei Savoia si erano macchiate di crimini e violenze contro la popolazione contadina, indifesa ed estranea a quelle lotte dinastiche che parevano davvero troppo lontane dalla vita, povera e umile, condotta dal popolo della zona.

La guerra proseguì fino al 1618, risolvendosi infine in un nulla di fatto poiché il duca di Savoia restituì le terre sottratte ai Gonzaga e questi restarono duchi del Monferrato fino al definitivo passaggio del territorio alla famiglia dei Savoia, all’inizio del Settecento.

Scuserete, cari amici, questi brevi ma necessari riferimenti storici, senza i quali non si potrebbe avere un’idea precisa della situazione del Monferrato e delle campagne di San Salvatore ai tempi del fatto miracoloso che tra poco andremo a descrivere. Possiamo dunque immaginare come, al tempo di quel 1616, la guerra tra Savoia e Gonzaga avesse ridotto quelle terre, un tempo fertili e ricche, a una landa desolata, dove imperversavano soldati savoiardi e spagnoli, dei soprusi e delle violenze dei quali le popolazioni contadine erano egualmente vittime. Gli storici calcolano che quasi metà della popolazione morì a causa della fame, della malattia e degli scontri bellici. I soldati, poi, ovunque arrivassero si arrogavano il diritto di sequestrare beni e vettovaglie per provvedere al mantenimento della truppa, occupando case e terre sottratte ai legittimi e impotenti proprietari che, unitamente al resto del popolo, covavano dunque un sordo rancore nei confronti dei soldati che imperversavano in quella zona un tempo pacifica e felice.

15 Maggio 1616
Veniamo dunque a quel 15 maggio 1616. Il comandante dell’esercito spagnolo dislocato presso il presidio di Valenza decide di spostare le truppe vicino alla zona di conflitto, dirigendosi verso le colline del Monferrato. Il percorso prevede una tappa presso il piccolo centro abitato di San Salvatore. Tra i soldati, la storia riporta quel Martino De Nava che fu protagonista dell’avvenimento miracoloso di cui trattiamo. Di Martino si dice che fosse uomo buono e particolarmente devoto alla Madonna – cosa non singolare, data la profonda fede cattolica della Spagna dell’epoca – al punto da accogliere con gratitudine quella corona del Santo Rosario che la madre, alla sua partenza per la guerra, gli aveva dato affinché la portasse sempre con sé.

Immaginiamo la scena di quel 15 maggio 1616. La compagnia giunge a San Salvatore, dopo aver marciato per un paio d’ore, provenendo da Valenza, e subito i soldati si accampano alla bell’e meglio, stanchi per il cammino compiuto sotto il sole di una calda giornata primaverile. Sistemati i bagagli delle truppe, ci si divide per cercare qualcosa con cui preparare la cena per la sera. Martino, da solo, si avvia nella campagna circostante alla ricerca di un pozzo dal quale attingere acqua sufficiente per l’intera compagnia, portando con sé un recipiente adatto allo scopo. Dopo un breve cammino, non molto distante dall’accampamento trova un pozzo che pare fare proprio al caso suo: è un tipico pozzo di campagna, abbastanza profondo per sperare di trovarvi acqua fresca e pulita, con un basso parapetto. Probabilmente doveva servire per irrigare le terre di quel fondo agricolo, situato nella zona detta “Pelagallo” e di proprietà di Guglielmo Della Valle.

Appena Martino vede il pozzo, vi si avvicina per attingere acqua e dissetarsi. Assicurato il recipiente a una cordicella, lo cala nel pozzo, ma l’acqua è troppo profonda. Si china allora sul basso parapetto, per riuscire a calare più in basso il contenitore. Finalmente riesce a raggiungere la superficie dell’acqua, e si mette di buona lena per tentare di riempire il secchiello. Tutto intento in tale operazione, non sia accorge di quanto sta accadendo alle sue spalle: un contadino, che in precedenza aveva notato l’arrivo del soldato spagnolo, si era nascosto tra le frasche, per controllarne i movimenti. Appena il soldato si era fermato ad attingere acqua, ecco che il povero contadino si era subito dipinto la scena seguente, immaginando che le cose sarebbero andate come solitamente accadeva durante l’imperversare dei soldati spagnoli nel corso di quegli anni di guerra: non avrebbero soltanto attinto un po’ di acqua dal pozzo, ma avrebbero senz’altro requisito ogni prodotto dei campi circostanti per sfamare le truppe. In preda all’angoscia e al timore di perdere un raccolto che era tanto prezioso in quei tempi di povertà, il contadino esce rapidamente dal proprio nascondiglio, giunge alle spalle di Martino, sdraiato sul bordo del pozzo e, con il falcetto che portava stretto in mano, mena rapidi e violenti fendenti al collo e alle spalle del soldato. Immaginatevi Martino: un po’ perché tutto intento ad attingere acqua in una scomoda e precaria posizione, un po’ perché sorpreso dall’improvviso attacco alle spalle, il poveretto non fa in tempo quasi a capire che cosa stia accadendo, e prima ancora che possa tentare una difesa si ritrova con profonde ferite, privo di sensi.

Non vedendolo più reagire, il contadino si rende conto della gravità dell’azione compiuta e, pensando di poter essere scoperto e temendo le ritorsioni dei soldati compagni di Martino, subito si affretta a buttare nel pozzo quello che ritiene un cadavere comprovante l’orribile delitto appena compiuto. Fatto questo, si allontana rapidamente, per far perdere definitivamente le sue tracce. A questo punto, cari amici, dobbiamo ammettere una sorta di “buco” nel racconto storico, poiché non ci è possibile conoscere l’identità del contadino, in quanto neppure le successive e accurate ricerche da parte del comandante della compagnia riuscirono a risalire al responsabile della brutale aggressione.

Ma torniamo al nostro Martino. Per quanto il contadino se ne sia andato credendolo morto, il giovane soldato è invece ancora vivo, benché gravemente ferito. Caduto nel pozzo, il contatto con l’acqua lo ha portato a riprendere i sensi. Subito cerca di restare a galla nell’angusto spazio delimitato dalle pareti del pozzo. Riavutosi dallo shock dell’aggressione e della caduta, dolorante, indebolito, Martino capisce che è condannato a morte certa. Il pozzo è infatti troppo profondo per pensare di uscirvi da solo; né può sperare, essendosi allontanato dall’accampamento, che qualcuno possa udire le sue grida d’aiuto. E poi, urlare con quale fiato, quando le ferite profonde gli fanno perdere sangue copioso e le forze lo stanno a poco a poco abbandonando?

Appena realizzata la drammatica situazione, il primo, spontaneo pensiero di Martino va subito alla Madonna, cui si rivolge fiducioso affinché lo aiuti in quella circostanza che appare disperata. All’improvviso, l’acqua del pozzo, già arrossata dal sangue fuoriuscito dalle profonde ferite, incomincia a innalzarsi di livello, sollevando a poco a poco Martino. A pochi metri dall’apertura del pozzo, mentre l’acqua continua a salire, ecco che Martino ritrova speranza appena intravede la luce del sole. Ma ecco che la luce diventa ancora più splendente, come un bagliore, e in essa si profila la figura di una bella Signora, con il Bambino in braccio, che gli porge la mano. L’acqua arriva ormai quasi all’orlo del pozzo e la Signora aiuta Martino a uscire, afferrandolo e portandolo finalmente all’asciutto.

La tradizione non riporta le parole – forse stupite, senz’altro riconoscenti – che il giovane soldato avrà rivolto alla Signora, né ci è dato di conoscere quanto Ella avrà forse detto a Martino, mentre si prendeva cura di lui e delle sue ferite con amorevole e materna cura. Riprese un po’ le forze, Martino avrà dunque espresso il desiderio di raggiungere la compagnia e di ricongiungersi ai commilitoni per poter essere opportunamente fasciato e medicato. Immaginiamo in che condizioni potesse trovarsi il poveretto e quanto arduo fosse anche solo il pensiero di fare ritorno, da solo, all’accampamento. Ecco dunque che la bella Signora non lo lascia solo, ma lo accompagna fino al luogo in cui i suoi compagni han posto il bivacco.

Lungo il cammino, la tradizione pone un episodio conosciuto come “l’inchino dell’albero”: Martino, stremato e ormai privo di forze, sconvolto e commosso al tempo stesso per il prodigioso intervento celeste in suo soccorso, si ferma per una sosta nei pressi di una siepe i cui rami protesi non bastavano tuttavia a ripararlo dal sole cocente. In preda al dolore, avrebbe emesso lamenti e sospiri così accorati da toccate il cuore della Signora che lo accompagnava. Ed ecco, subito un vicino albero, alto e frondoso, avrebbe chinato la propria chioma per offrire un riparo dal sole e un po’ di sollievo al giovane soldato. Tale albero, del quale si riportano notizie e testimonianze successive, pare esser rimasto così “inchinato”, segno del celeste privilegio, fino al 1724, quando sarebbe stato abbattuto dal proprietario del campo in cui l’albero stesso era piantato. Un taglio, questo, che ci pare denotare almeno scarsa sensibilità verso quello che era un muto e significativo testimone del miracolo avvenuto oltre un secolo prima.

Torniamo dunque a Martino, ormai prossimo all’accampamento. Appena i commilitoni lo vedono in quelle condizioni, subito gli si fanno intorno, curiosi e preoccupati, mentre qualcuno corre a chiamare il Comandante, per ragguagliarlo sul ritorno di Martino. Il giovane soldato, frattanto, racconta quanto successo: del pozzo, dell’aggressione, della caduta in acqua e della bella Signora con il Bambino in braccio che lo ha tirato fuori dal pozzo, portandolo in salvo, dopo che l’acqua era inspiegabilmente cresciuta di livello, sollevandolo giusto giusto fino all’orlo del pozzo. Il Comandante, accorso nei pressi di Martino per sincerarsi delle sue condizioni, ascoltatone il racconto, decide di ricompensare la Signora per il prezioso gesto compiuto con qualche moneta. Tuttavia, quando lui e i soldati si mettono a cercarla, non la trovano: la bella Signora con il Bambino in braccio se ne è andata, è scomparsa. Passata la sorpresa e la concitazione dei primi momenti, in tutti nasce spontanea la convinzione che Ella fosse la Madonna. Martino, curato e medicato a dovere, racconta ancora e ancora ai suoi compagni quanto accadutogli e, di particolare in particolare, in ognuno si radica la certezza dell’avvenuto miracolo.

“Madonna del pozzo”
Il giorno seguente, la notizia del miracolo incomincia a spargersi presso la popolazione e lo stupore per l’evento prodigioso presto supera il timore dovuto alla presenza dei soldati stanziati a San Salvatore. Sia per curiosità, sia per devozione, in molti cominciano a recarsi nei pressi del pozzo, per vedere il luogo del miracolo. In breve, si comincia a parlare della “Madonna del pozzo”, coniando quel titolo che, forse sulle prime un po’ originale, vi suonerà senz’altro più chiaro e familiare dopo la narrazione dell’apparizione della Vergine che abbiamo appena rivissuto insieme.

L’Arciprete di San Martino – chiesetta sita in San Salvatore – interrogò personalmente il soldato sull’accaduto e decise di stenderne un resoconto scritto per il Vescovo di Pavia, nella cui diocesi rientrava il piccolo centro abitato monferrino.

E Martino? Di lui non sappiamo molto, se non che fu affidato alle cure di una famiglia del posto, per poi morire, probabilmente, appena una decina di giorni dopo il fatto miracoloso, in conseguenza delle gravi ferite riportate, secondo quanto testimoniato da uno scritto dell’Archivio Parrocchiale. Purtroppo i registri parrocchiali riportano gli atti di morte in maniera accurata e rigorosa solo dal 1630. Il corpo dovette essere sepolto sotto il pulpito di San Martino, così almeno riporta la tradizione. Mentre le armi del soldato furono a lungo custodite presso il santuario sorto sul luogo del miracolo, per esser poi sottratte da mano ignota durante gli anni della Seconda Guerra mondiale. Per quanto riguarda Martino, poco o tanto che visse dopo il miracolo (qualcuno pospone la morte alla fine del 1617), certo è che la tradizione gli attribuì una profonda devozione e una santa morte. La scarsità delle notizie relative a Martino può esser un elemento indiretto di verità sulla apparizione, poiché induce a credere che la vera protagonista dell’evento sia anzitutto e solo Lei, la bella Signora che portò aiuto al soldato ferito. E che Martino quasi scompaia dinnanzi al miracolo è segno della grandezza dell’intervento celeste, i cui frutti si videro fin da subito dall’accorrere di pellegrini sempre più numerosi, al punto che il generale spagnolo Bravo De Laguna, profondamente religioso, decise che si dovesse erigere un edificio sacro a memoria dell’accaduto, inviando tramite l’Arciprete di San Martino in San Salvatore apposita richiesta al Vescovo di Pavia in data 31 marzo 1617:

«… dopo che il predetto soldato Martino De Nava fu gettato in un certo pozzo da cui fu, per intercessione della Beatissima Vergine Maria, Madre di Dio, miracolosamente estratto … furono assunte e si continua ad assumere informazioni da trasmettere ai Superiori Ecclesiastici. Così il predetto Illustrissimo Signore, Maestro dei soldati, con la reverenza dovuta a Dio Onnipotente e all’intemerata Beatissima Madre, ha deciso di far costruire una cappella con altare, col nome e il titolo della stessa Beatissima Vergine, nello stesso campo, luogo e sito».

L’autorizzazione ufficiale da parte del Vescovo, mons. Giovanni Battista Biglia, giunse già il successivo 2 aprile 1617. Di lì a poco, il proprietario del fondo, il già ricordato Guglielmo Della Valle, decise di donare il terreno su cui sorgeva il pozzo affinché si potesse erigere l’edificio sacro. Di questo importante gesto si conserva prova tramite l’atto notarile, redatto in lingua latina, risalente al 14 aprile 1617, dunque a meno di un anno di distanza dal miracoloso evento. Tale documento si ritrova oggi nell’Archivio di Stato di Alessandria, nel fondo “Notai del Monferrato”, busta 271. Questo particolare solo per bilanciare il racconto della tradizione con i dovuti richiami alla storia concreta, evidenziando come entrambe – storia e tradizione, appunto – vadano nella stessa direzione del riconoscimento dell’apparizione mariana, in favore della quale pesa anche la prontezza con cui il Vescovo di Pavia concedette l’autorizzazione per l’edificazione della cappella.

Con pari celerità, già il 15 aprile 1617 – dunque all’indomani della donazione del terreno circostante il pozzo – veniva posta la prima pietra della Cappella, presto ornata dal dipinto raffigurante l’intervento miracoloso eseguito già nel 1622 dal pittore Giorgio Alberini.

Negli anni a seguire, la fama delle grazie abbondantemente concesse dalla Vergine fece crescere il numero dei pellegrini, portando alla possibilità, con le offerte da essi devolute, di ampliare la cappella in una vera e propria chiesa. L’aumento dei lasciti e dei fondi in favore della sacra istituzione portò alla richiesta di erigere, accanto alla chiesetta, un edificio che fosse adibito a casa di Esercizi Spirituali per i sacerdoti e anche per i numerosi fedeli. Tale richiesta venne approvata dal Vescovo di Pavia nel 1732 e l’edificio divenne un ulteriore e forte richiamo per il Santuario, offrendo occasioni di esercizi e ritiri spirituali fino al 1940.

Passando gli anni, l’intero complesso si sviluppò e venne sempre più abbellito da dipinti e affreschi, rendendo davvero splendida la cornice artistica che abbracciava – a abbraccia tuttora – il cuore del santuario, ovvero il pozzo posto al centro della cappella, sul sito originario del miracolo.

Alla crescente affluenza dei fedeli fecero riscontro le numerose indulgenze concesse dai Pontefici nel corso dei Settecento e dell’Ottocento, tra le quali ricordiamo “l’indulgenza plenaria perpetua concessa a tutti coloro che, confessati e comunicati, visiteranno nei tra giorni di feste della Pentecoste la suddetta Chiesa o nella Natività di Maria SS.” (concessa da Pio VI nel 1778) e “l’indulgenza plenaria ai reverendi sacerdoti che avranno fatto gli Esercizi Spirituali presso il Santuario” (concessa da Pio VII nel 1816).

Un momento di particolare difficoltà il santuario lo visse in occasione delle emanazioni da parte del Regno Savoiardo delle cosiddette “Leggi Siccardi”, secondo le quali venivano incamerati dal Regno tutti i beni di proprietà di quegli Ordini religiosi che, non dedicandosi espressamente alla assistenza dei malati o all’istruzione, andavano soppressi, secondo il progetto di riduzione della presenza della Chiesa a puro soggetto di azione sociale di ispirazione cavouriana.

Nel 1867 si tentò dunque l’incameramento dell’intera proprietà, che venne evitato al prezzo di una lunga discussione che vedeva schierati a difesa del santuario l’amministrazione e la chiesa locali, unitamente al popolo. Alla fine, nel 1870, si giunse alla restituzione di quanto incamerato, ad eccezione di appezzamenti di terreno e donazioni, che furono probabilmente definitivamente sottratti alla proprietà del santuario.

Resistendo alle avversità della storia, il santuario andava intanto diffondendo la propria fama, al punto che lo stesso Don Bosco, con i ragazzi dell’oratorio, vi si reca in visita nel 1861 (L. Deambrogio, “Le passeggiate autunnali di Don Bosco per i colli monferrini”, Castelnuovo Don Bosco 1975, pp. 275-280), raggiungendo San Salvatore il 17 ottobre 1861 – dopo esser passato per il vicino abitato di Mirabello Monferrato, dove sorgeva il primo collegio salesiano fondato al di fuori di Torino, che ben conosco essendo quello il paese natale dei miei nonni materni. Perché Don Bosco si reca al Santuario della Madonna del pozzo, se non perché ben sapeva che “la SS. Vergine lascia tracce misteriose nel profondo incanto delle anime giovanili”?

Attraversati gli anni della Seconda Guerra, la gestione del Santuario venne affidata ai Padri Benedettini Olivetani nel 1946, mentre parallelamente andava costituendosi una fondazione per gestire il generoso lascito di Giacomo Roncati in favore delle opere di mantenimento e restauro del Santuario. Negli anni Cinquanta la Chiesa venne dunque completamente rinnovata, facendo un corpo solo con la splendida cappella che accoglie il pozzo, vero cuore del santuario. Pure la Casa degli Esercizi venne completamente ristrutturata, mentre del giardino e dell’orto si fece uno splendido chiostro.

Nonostante il proliferare della devozione e delle opere legate al Santuario, per il calo delle vocazioni i padri Benedettini dovettero lasciare la gestione del Santuario alla Diocesi di Casale nel 1977. Dopo alcuni anni di gestione ad opera della associazione dei “Missionari della fede”, la diocesi decise di costituire nel Santuario un’opera di assistenza per anziani, malati, non autosufficienti, affidandone la gestione all’Opera Diocesana di Assistenza, supportati nella gestione del santuario dalle Suore di S. Giovanna Antida Thouret, il cui carisma e missione risiedono proprio nell’assistenza ad anziani e ammalati. L’opera è stata inaugurata il 14 maggio 1988, vigilia della ricorrenza dell’apparizione di Maria a Martino De Nava.

Giunti al termine di questo ampio excursus storico sulle vicende del Santuario, possiamo ora tornare all’apparizione per cercare di metterne in evidenza il significato spirituale che ne rende attuale il contenuto anche per noi, qui e ora. Certo, rispetto ad altre apparizioni che abbiamo esaminato in questa trasmissione, in questo caso ci troviamo nella assenza di un messaggio della Madonna. Ma tale assenza è solo apparente, perché il fatto che la tradizione non riporti le parole che la Santa Vergine ha detto a Martino non significa che la Madonna non abbia comunque lasciato un messaggio in occasione di quella sua venuta miracolosa di quel 15 maggio 1616. Se da quella venuta di Maria tra gli uomini che è stato il miracolo del pozzo di San Salvatore è infatti disceso un fiume di devozione popolare arricchito da numerose grazie, generosamente elargite dal Cielo per intercessione della Vergine ai fedeli recatisi in pellegrinaggio al santuario, tutto questo sta a significare che le gesta umane – l’edificare una cappella, poi una chiesetta, poi il complesso del santuario, e ancora il recarsi là in pellegrinaggio da parte di fedeli, laici, sacerdoti e religiosi – non sono che le risposte a una iniziativa celeste. Che questa iniziativa sia stata silenziosa, beh, questo non significa che essa non abbia molto da dire attraverso quello che la Madonna ha fatto, piuttosto che tramite quello che avrebbe potuto dire.

Maria si fa prossima e tende la mano
Che cosa ha dunque fatto la Madonna? Ha offerto la salvezza a Martino quando questi si vedeva ormai spacciato, quando stava per sprofondare nelle fredde acque del pozzo in cui era stato gettato. Che cosa c’entra questo con noi? Per capirlo, basti pensare a quante volte siamo noi stessi nei panni di Martino, quando ci troviamo sprofondati nel dolore, nella colpa; quando siamo noi a esser gettati dal Nemico, dal Diavolo cioè, nel pozzo del male, del peccato. Come il contadino giunse di sorpresa alle spalle di Martino, così accade con Satana, che può sorprenderci alle spalle quando siamo tutti intenti alle nostre umane attività, ignari del pericolo che sta per sopraggiungere e ferire mortalmente la nostra anima. E quando il peccato ci ha colti, legandoci come una catena alla schiavitù del male, ecco che anche noi siamo gettati nel pozzo, siamo cioè precipitati nell’abisso dell’inganno, della menzogna, dell’errore, quasi come se il Diavolo volesse nascondere la nostra vita alla vista degli amici e di quanti potrebbero venire in nostro soccorso, risollevandoci dalla colpa, ridonandoci la speranza. Sicuro di aver trionfato, il Nemico si allontana, credendoci ormai morti. Ma ecco che proprio in quel momento, se abbiamo l’umiltà di invocarne l’aiuto e l’intercessione, che Maria stessa interviene in nostro aiuto. E allora l’acqua del pozzo cresce, si alza di livello, ci porta verso la salvezza, verso la luce; quella stessa acqua in cui avremmo potuto affogare, ecco che diventa il mezzo per risollevarci. Che cosa significa questo se non che i nostri peccati, che potrebbero essere la caparra della nostra condanna quando ci legassero alla disperazione e alla impenitenza, diventano invece il trampolino di salvezza quando, riconoscendoci umili peccatori bisognosi di perdono e di salvezza, ci spingono ad invocare l’aiuto di Gesù per intercessione di Maria.

Non è un compito facile, direte voi. E avete ragione. Infatti non siamo soli nel tentare questa ascesi a Dio, questo risollevarci dai nostri peccati, ma la Vergine stessa ci appare, nuova luce sul nostro cammino, recando in braccio il Bambino perché è stesso Gesù che ha chiesto a Maria di prendersi cura dell’uomo, fin dall’affidamento dell’umanità da parte di Gesù stesso alla Vergine, estremo gesto d’amore che si è compiuto sotto la croce.

Maria si fa dunque prossima e tende la mano all’uomo: come a dire che Maria è lì per aiutarci, ma tocca a noi afferrare quella mano, affidarci cioè all’aiuto di Maria e alla salvezza per sua intercessione offertaci, rinnovando la nostra vita con la preghiera, la penitenza e la vita sacramentale.

Ecco, Maria viene a dirci, in questa apparizione del 15 maggio 1616, in questo messaggio silenzioso, che Lei ci è veramente Madre, che Lei è lì, sul bordo del pozzo, di quel pozzo che è spesso la nostra vita quando siamo sprofondati nelle tenebre dell’errore e del peccato. Lei è lì, aiuto dei cristiani – come si usa invocarla – per ridare speranza a quanti speranza più non hanno, per salvarci dalla disperazione, per dirci che non c’è errore, colpa, tragedia, sofferenza, dolore che non possa essere riscattato, curato, redento da Gesù per Maria.

Quanto bene fanno al nostro cuore queste parole, per la vita di ogni giorno! E quanto più preziose risuonano ora, quando tra di noi ci sono quanti soffrono per le discordie, le separazioni e gli odi in famiglia; ancora, ci sono quelli che sono tribolati nel corpo e nello spirito e quelli che si disperano perché, in questo tempo di crisi, non riescono a trovare un lavoro; tanti altri sono quelli che si sentono soli, abbandonati, persi, feriti.

A tutti questi, Maria dice, silenziosamente, come a Martino: Dammi la tua mano, adesso ci sono qua io, ti risolleverò, ti ridarò la speranza e la pace vera, quelle che solo l’Amore di Mio Figlio Gesù può donare al cuore di ogni uomo.

Facciamo nostri questi sentimenti, affidando le nostre vite e quelle dei nostri cari a Maria, Regina della Pace e della Speranza.

Madonna-del-Pozzo-Alessandria dans Diego Manetti

Preghiera alla Madonna del Pozzo
Orazione composta da Mons. Ludovico Gavotti, vescovo di Casale, nel 1909.

O Vergine dolcissima,
che avete dato una nuova prova del vostro tenerissimo cuore
nel soccorrere l’infelice soldato Martino De Nava che,
nel profondo del pozzo in cui fu precipitato da mano nemica,
non aveva alcuna umana speranza di salvezza,
volgete pietosa i vostri occhi verso di noi che fidenti invochiamo il vostro soccorso.
Voi vedete i nostri bisogni e quelli delle persone che ci sono care:
ascoltate i desideri dei nostri cuori
che confidano nel vostro, così buono e compassionevole.
Otteneteci la grazia di ben conoscere tutti i nostri doveri
e la forza di adempierli fedelmente,
senza lasciarci abbattere dalle difficoltà o dallo sconforto.
Sollevateci o madre dal profondo della colpa e del dolore in cui spesso ci troviamo,
guarite le nostre piaghe,
e rendeteci quali Voi col vostro Divin Figliolo ci desiderate
Possa la nostra vita, da voi illuminata e protetta, essere quaggiù vita di santi
e un giorno in cielo vita di gloria
Così sia.

Fonte: Annibale Spalla, Il Santuario della Madonna del Pozzo in San Salvatore Monferrato (2000)

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Santuario della Madonna del Bosco di Imbersago (CO)

Posté par atempodiblog le 8 mai 2024

Santuario della Madonna del Bosco di Imbersago (CO)
Tratto da: Santuario della Madonna del Bosco

Santuario della Madonna del Bosco di Imbersago (CO) dans Apparizioni mariane e santuari Santuario-della-Madonna-del-Bosco-CO

Grazioso, silente, raccolto, molto bello il Santuario della Madonna del Bosco, poco fuori del paese di Imbersago (CO), e adagiato sul versante orientale di un’altura a quota 300 m. e quindi con una bellissima vista. È uno dei Santuari più conosciuti e più frequentati della Brianza; centro insigne di pietà mariana e meta costante di innumerevoli pellegrini.

La devozione a Maria, qui, e la presenza del suo Santuario hanno la loro origine nel tempo lontano, particolarmente in due avvenimenti straordinari:

L’apparizione della Madonna  Il 9 maggio 1617, sulla cima di un castagno come una bellissima Signora raggiante di tanta luce a tre pastorelli convenuti nella valletta a pascolare le loro pecore. Ai suoi piedi faceva fiorire un bellissimo riccio con le castagne mature. Fu grande la meraviglia di tutti nel vedere in maggio castagne mature e fu universale il commento: “È opera della Madonna. È il segno della sua presenza e del suo desiderio di essere là onorata”. Iniziano i primi pellegrinaggi e ben presto si costruì la prima cappelletta, “la Cappella del Miracolo”, ancora oggi esistente nella Cripta sotto il Santuario, o “Scurolo”, conglobata poi nella costruzione del Santuario stesso;

La liberazione di un bambino dalle fauci crudeli di un lupo  Grazia ottenuta immediatamente non appena la madre, accortasi del grande pericolo del figlio ebbe invocato nella sua profonda disperazione la Madonna del Bosco: “Vergine Santissima! Salva il mio bambino!”.

Il lupo si arresta subitamente, mentre sopra un castagno e come seduta su di una nube, appare la dolce figura della Vergine Benedetta, che regge il Bambino Gesù sulle ginocchia, e ai lati due Angeli. Ai suoi piedi dolcemente il lupo ammansito depone il bambino incolume e poi si allontana.

La storia  Alla sempre crescente devozione e riconoscenza dei fedeli alla Madonna del Bosco era troppo poca cosa la Cappelletta, perciò si diede inizio alla costruzione del Santuario. Il primo Santuario è a forma ottagonale, solenne, su disegno dell’Ing. Carlo Buzzo e inaugurato il 9 maggio 1646.

Venne poi in diverse riprese ampliato e abbellito: nel 1677si costruiva il secondo ottagono su disegno dell’Ing. Francesco Castelli di Perego; sulla fine del 1800 si aggiunse il terzo ottagono dell’Altare Maggiore, opera dell’Ing. G. Santamaria di Milano, e veniva collocata la bellissima statua in legno della Vergine, opera della Ditta Nardini di Milano. Grazie a Papa Giovanni XXIII il Santuario è Basilica Romana.

Nel 1755 il piazzale antistante il Santuario viene abbellito ed arricchito da una bellissima statua della Madonna in pietra, opera dello scultore Giudici di Viggiù (VA).

Ai piedi della Madonna un particolare delizioso: una pianticella di roselline rosse fiorisce, come prodigio, in tutte le stagioni dell’anno.

Dal 1817 al 1824 i lavori per la costruzione della Scala Santa su disegno dell’Ing. Luigi Rossi della Cassina Framartino. Scala Santa rifatta poi totalmente, perché distrutta da una frana, negli anni 1977 e 1981 dalla Ditta Caravaggini di Villa d’Adda.

Chi sale la Scala Santa vede stagliarsi tra il verde la maestosa statua di Papa Giovanni XXIII. E un bronzo, dell’altezza di 4 m. e grandiosa opera dello scultore Enrico Manfrini di Milano. Il monumento testimonia la grande devozione, sin da piccolo, del Papa Roncalli alla Madonna del Bosco ed è in pari tempo un fervido invito a tutti i pellegrini per una devozione più intima, più sentita alla Madonna sull’esempio del grande Papa.

Sono molto interessanti e molto belli i bassorilievi dello stesso scultore applicati su due fianchi del basamento e portano sei episodi della vita del Papa.

Santuario-della-Madonna-del-Bosco dans Mese di maggio con Maria

Preghiera alla Madonna del Bosco

O Vergine Santissima, amica del silenzio e della solitudine,
che ci invitate a questo prediletto vostro Santuario,
degnatevi parlarci al cuore parole di vita
quali Voi sapete rivolgere ai vostri figli,
massime nei momenti della tribolazione e della necessità,
e chiamateci a sincera penitenza,
a piena emenda dei nostri costumi,
a vita veramente cristiana e santa.

Ave Maria

O Vergine benignissima,
che tutto cuore pei vostri figli,
vi compiacete dispensare in questo santo luogo
con straordinaria larghezza i tesori di grazia
che il Vostro Divin Figlio vi ha affidati,
abbiate pietà anche di noi,
liberateci dai mali che soffriamo,
dateci forza contro le tentazioni,
ravvivate in noi lo spirito di Gesù Cristo e,
se è per il nostro meglio,
concedeteci quello che ardentemente desideriamo
e con tanta fiducia ci aspettiamo da Voi.

Ave Maria

O Vergine potentissima,
che in questo luogo di vostra particolare predilezione
avete consolato tante anime col liberarle dal peccato
e dai mali che ne sono le conseguenze,
col manifestar loro le vie su cui il Signore le voleva,
coll’infervorarle nei santi loro proponimenti,
consolate noi pure col renderci vostri fervorosissimi figli,
sempre fedeli al vostro amore
ed alla pratica generosa delle cristiane virtù fino alla morte.
Cosi sia.

Ave Maria

Salus infirmorum, ora pro nobis.
Consolatrix afflictorum, ora pro nobis.
Refugium peccatorum, ora pro nobis.

Madonna del Bosco, pregate per noi

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Madre della Divina Provvidenza di Cussanio (CN)

Posté par atempodiblog le 8 mai 2024

Madre della Divina Provvidenza di Cussanio (CN)

Madre della Divina Provvidenza di Cussanio (CN) dans Apparizioni mariane e santuari Santuario-di-Cussanio

“Il Santuario Madre della Divina Provvidenza fa memoria di una storia secolare, cominciata tra l’8 e l’11 maggio 1521, con l’apparizione della Madonna all’umile pastore Bartolomeo Coppa, muto e affetto da sordità. La vicenda è nota: Maria gli apparve una prima volta l’8 maggio esortandolo ad avvisare i fossanesi che, se non si fossero convertiti, sarebbero stati travolti dal male. Il pastore, toccato dalla sua grazia, ritrovò l’udito e la parola e corse verso l’abitato per fare ciò che gli era stato chiesto.

I fossanesi, pur sorpresi dal miracolo, non presero sul serio le parole del pastore. Dopo tre giorni di inutili tentativi, egli tornò in questi campi sconsolato e privo di forze. Si addormentò e vide la Madonna che gli porgeva del pane. Al risveglio, pensando di aver solo sognato, si rese invece conto di avere davvero tra le mani un pezzo di pane. Nell’autunno di quello stesso anno una terribile pestilenza, testimoniata anche da documenti presenti negli archivi comunali, decimò la popolazione. Perirono quasi seimila persone. I superstiti si radunarono in questo luogo ed edificarono una piccola chiesa, presumibilmente proprio nel luogo delle apparizioni…”.

di Don Pierangelo Chiaramello, Rettore del Santuario dedicato alla Madre della Divina Provvidenza
Tratto da: La Fedeltà, il settimanale del Fossanese

Madre-della-Divina-Provvidenza-di-Cussanio dans Mese di maggio con Maria

Preghiera

Vergine Maria, Immacolata Madre della Divina Provvidenza guidami sulla via della santità, nel compimento della volontà di Dio. Sii mio rifugio, mia difesa nel pellegrinaggio della vita: consolami nelle afflizioni, assistimi nei pericoli e dammi forza nelle avversità.
Ottienimi, o Maria il rinnovamento del cuore, perché diventi una degna dimora del tuo Figlio Gesù; aiutami nella lotta contro il peccato, la tiepidezza spirituale, la paura di professare apertamente la fede cristiana; liberami dall’orgoglio, dalla vanagloria, dall’egoismo che impediscono l’efficacia della tua protezione.
O dolcissima Madre di Provvidenza, volgi il tuo sguardo su di me, e se per debolezza o per cattiva volontà ho provocato la giustizia divina e amareggiato il Cuore amabilissimo di Gesù, tu coprimi con il manto della tua misericordia e otterrò salvezza.
Tu sei la Madre provvida, tu la mia speranza sulla terra: fa che io possa averti Madre di gloria in cielo.

Tre Pater, Ave, Gloria
Madre della Divina Provvidenza, prega per noi

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L’attualità e la forza della preghiera mariana

Posté par atempodiblog le 4 mai 2024

L’attualità e la forza della preghiera mariana
La preghiera mariana ha origine dalla vicinanza della Vergine ad ogni persona, dalla sua dolcissima maternità che si effonde su ognuno. Questa verità si riscontra nei Vangeli, i quali narrano la premura e la sollecitudine della Madre di Dio. Ciò accade, ad esempio, nell’episodio delle nozze di Cana (Gv 2), nel quale mostra una speciale attenzione verso gli sposi in difficoltà: è pronta a capire il loro disagio e ad intervenire invocando suo Figlio. Questa stessa cura dimostra quando si reca da Elisabetta per sostenerla ed aiutarla nel tempo del parto, secondo la puntuale descrizione “lucana” (Lc 1, 39-56). La ammiriamo al fianco di Gesù, nell’accompagnarlo in ogni evento della sua vita: dalla culla al Calvario. Sul Gòlgota è con Lui nel condividere il momento del dolore e della massima oblazione.
di Raffaele Di Muro – Agenzia SIR

L’attualità e la forza della preghiera mariana dans Commenti al Vangelo Maria-primo-Tabernacolo
(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

La preghiera mariana ha origine dalla vicinanza della Vergine ad ogni persona, dalla sua dolcissima maternità che si effonde su ognuno. Questa verità si riscontra nei Vangeli, i quali narrano la premura e la sollecitudine della Madre di Dio. Ciò accade, ad esempio, nell’episodio delle nozze di Cana (Gv 2), nel quale mostra una speciale attenzione verso gli sposi in difficoltà: è pronta a capire il loro disagio e ad intervenire invocando suo Figlio.

Questa stessa cura dimostra quando si reca da Elisabetta per sostenerla ed aiutarla nel tempo del parto, secondo la puntuale descrizione “lucana” (Lc 1, 39-56). La ammiriamo al fianco di Gesù, nell’accompagnarlo in ogni evento della sua vita: dalla culla al Calvario.

Sul Gòlgota è con Lui nel condividere il momento del dolore e della massima oblazione. Egli si offre per la salvezza di tutti e Maria è pienamente inserita in questo incredibile mistero d’amore. La carità della Vergine verso tutti si manifesta fin dagli albori della Chiesa.

Lo sanno bene i discepoli che, dopo l’Ascensione di Gesù al Cielo, fanno esperienza della sua vicinanza. Lo sanno bene i primi cristiani che si recano in pellegrinaggio nei luoghi mariani di Terra Santa per “celebrare” la sua maternità. La sappiamo bene noi, oggi, che invochiamo il suo aiuto in ogni evento del nostro cammino.

Storicamente, attraverso le sue molteplici apparizioni in ogni parte del mondo, ha dato un segno della sua vicinanza ai fratelli e alle sorelle di ogni popolo. Ovunque ci sono santuari e luoghi significativi che attestano solennemente la sua delicatezza materna pronta a rivelarsi nella storia di ogni persona.

Altro importante fondamento della preghiera mariana è costituito dallo speciale ruolo di Maria nella storia della salvezza. Lei è scelta da Dio per cooperare alla redenzione dell’umanità e per questo entra pienamente nel progetto d’amore da Lui pensato per il bene di ognuno. È l’Immacolata concezione chiamata da Dio perché Gesù si incarni ed entri nella storia dell’umanità.

È la Madre di Dio mediante la quale il Cristo fa il suo ingresso nel mondo per portare a tutti la certezza della vita eterna. Tutta questa meraviglia si realizza grazie alla disponibilità della Vergine, che aderisce in pieno al meraviglioso progetto divino. Per questa ragione è definita mediatrice di grazie e di bene a favore dei fratelli e delle sorelle di ogni latitudine, di ogni tempo.

Ci sono stati santi che sono arrivati ad affidare alla Vergine tutta la loro esistenza. Essi ci fanno comprendere in che modo mirabile Ella agisce in noi e quanti miracoli può realizzare nel nostro cammino di fede. Ricordo l’esempio di S. Massimiliano Kolbe (1894-1941), martire di Auschwitz. Da giovane frate in formazione, con altri sei frati, si “consacra” all’Immacolata e fonda la Milizia dell’Immacolata (Roma 1917).

Il santo dà vita ad un apostolato senza precedenti, fondando nel 1927 una vera e propria Città dell’Immacolata in Polonia. Si tratta di un centro di irradiazione del messaggio cristiano a mezzo stampa e radio. Questi si dona ancora generosamente, affidandosi a Maria, offrendo la propria disponibilità per la missione giapponese (1930-1936).

Ad Auschwitz il santo polacco ha la forza di sostituirsi ad un padre di famiglia nella pena capitale. Tanta forza e tanta determinazione derivano proprio dal fatto di aver posto la propria esistenza nelle mani dell’Immacolata.

Con Lei nel cuore tutto è un miracolo e anche gli intenti pastorali più difficili si realizzano prodigiosamente. La forza che la Vergine dona è un potente baluardo, la luce che da Lei promana è foriera di gesti eroici, come quello del santo polacco nel campo di sterminio. Sperimentando, passo dopo passo, la delicatezza della Vergine, è possibile rendere la propria vita un dono, un’oblazione.

La vita di Massimiliano Kolbe, come quella di tanti santi che si sono affidati alla Madre di Dio, è la conferma che abbandonarsi nelle mani di Maria conduce al porto sicuro della comunione con il Signore e ad un cammino spirituale ed apostolico altamente significativo.

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“Magnificat anima mea Dominum!”

Posté par atempodiblog le 13 mai 2023

“Magnificat anima mea Dominum!”

Come sarà stato lo sguardo gioioso di Gesù!: lo stesso che avrà brillato negli occhi di sua Madre, che non può contenere la propria allegrezza e la sua anima glorifica il Signore «Magnificat anima mea Dominum!» , da quando lo porta dentro di sé e al suo fianco. Oh!, Madre!: sia la nostra, come la tua, la gioia di stare con Lui e di avere Lui. (Solco, 95)

“Magnificat anima mea Dominum!” dans Citazioni, frasi e pensieri Mamma-del-Cielo

La nostra fede non è un peso, non è una limitazione. Che povera idea della verità cristiana dimostrerebbe chi non ne fosse convinto! Scegliendo Dio non perdiamo nulla, guadagniamo tutto: chi, a scapito della propria anima, avrà trovato la sua vita, la perderà; e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà [Mt 10, 39].

Abbiamo in mano la carta vincente, il primo premio. Se qualcosa ci impedisce di vedere chiaramente questa verità, esaminiamo il fondo della nostra anima: forse c’è poca fede, poco rapporto personale con Dio, poca vita di preghiera. Dobbiamo chiedere al Signore — per mezzo di sua Madre, che è anche Madre nostra — di farci crescere nel suo amore, di concederci di gustare la dolcezza della sua presenza; perché soltanto quando si ama si giunge alla libertà più piena: la libertà di non voler mai abbandonare, per tutta l’eternità, l’oggetto del nostro amore. (Amici di Dio, 38)

di San Josemaría Escrivá de Balaguer
Tratto da: OPUS DEI

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Questi sono i motivi per cui il mese di maggio è dedicato alla Vergine Maria

Posté par atempodiblog le 6 mai 2023

Questi sono i motivi per cui il mese di maggio è dedicato alla Vergine Maria
A maggio la Chiesa contempla la Vergine Maria
di Almudena Martínez-Bordiú –  ACI Prensa
Testo tradotto dalla redazione di 
ACI Stampa

Questi sono i motivi per cui il mese di maggio è dedicato alla Vergine Maria dans Articoli di Giornali e News Viviamo-maggio-con-Maria-nostra-Madre

A maggio la Chiesa contempla la fede della Vergine Maria e la propone come esempio perfetto di seguace di Gesù. Esploriamo grazie ad un articolo di ACI Prensa l’origine di questa tradizione e il suo significato profondo.

La docente di Mariologia a Roma e membro della Congregazione delle Suore della Santissima Madre Addolorata, suor Vittorina Marini, spiega ad ACI Prensa che “in questo tempo l’opera di Maria nella storia della salvezza è riconosciuta dalla sua divina maternità”.

L’esperta sottolinea che questo tempo dedicato dalla Chiesa cattolica “non coincide per tutte le chiese e il mese scelto può essere diverso”.
“Durante questo periodo, la pietà del popolo cristiano esprime il suo autentico amore per la Madonna attraverso varie iniziative di preghiera, come il rosario, le processioni, i pellegrinaggi ai santuari mariani o speciali pratiche pie”, afferma suor Vittorina.

Queste pratiche “cercano di riconoscere e onorare il posto della Beata Vergine nella storia della salvezza e di evidenziare il suo legame materno con Cristo e con i fedeli”, sottolinea.

Suor Vittorina ha spiegato che nell’antica Grecia il mese di maggio era consacrato alle divinità femminili della fertilità o della primavera.
“Nel corso dei secoli questi culti pagani si unirono ad altri rituali e tradizioni popolari presenti in Occidente, che si esprimevano in omaggi cortesi di amanti alla donna amata; trasformando maggio in un periodo di festa e divertimento, dedicato alla vita e alla maternità”, ha detto ad ACI Prensa la suora.

Nel tentativo di cristianizzare queste feste, la Chiesa ha legato a questo mese la tradizione di rendere un sentito omaggio alla Vergine Maria, “celebrata come la creatura più alta e più bella tra le donne”.
“Nella Chiesa primitiva sembra che ci fosse già una festa solenne in onore della Madre del Signore che si celebrava il 15 maggio di ogni anno; tuttavia, l’intero mese non è stato associato alla Vergine Maria fino al XVIII secolo”, dice la professoressa di mariologia.
Le prime pratiche devozionali legate al mese di maggio sono già nel XVI secolo a Roma con San Filippo Neri, che insegnò ai suoi giovani ad adornare l’immagine della Madre di Dio con fiori, a cantare le sue lodi e ad offrire atti in suo onore.

Inoltre, “alla fine del XVII secolo, nel noviziato domenicano di Fiesole (Firenze), don Angelo Domenico Guinigi fondò nel 1677 una sorta di confraternita chiamata Comunella, che iniziò a dedicare il mese di maggio alla Vergine con esercizi di devozione”.

Secondo suor Vittorina, “non era ancora il mese di maggio come lo conosciamo oggi, ma aveva in comune alcuni elementi che ancora a volte troviamo: il canto delle litanie di Lauret o l’incoronazione di Maria con una corona di rose”.

Il mese mariano di maggio come lo conosciamo venne nel 1725 dalla mano di P. Annibale Dionisi SJ, con il suo libro intitolato Mese di Maria, e nell’anno 1800 la pratica devozionale si arricchì ulteriormente con il rosario, “legato prima al mese di ottobre e successivamente esteso al mese di maggio”.

Nella prima metà dell’Ottocento, il mese di maggio era diffuso in Europa e in America, e a poco a poco si impiantava in varie parti del mondo grazie all’opera dei missionari.

Secondo Vittorina, “il dogma dell’Immacolata Concezione consolidò questa tradizione nel 1854, per il desiderio dei Pontefici e del popolo cristiano di rendere il più grande onore alla Madre del Signore. I Papi Pio VII, Gregorio XVI e Pio XIX vi si sono dati e maggio è diventato il mese mariano per eccellenza e si è messo a competere con i punti più alti dell’anno liturgico”.

“Da Leone XIII a Pio XII, il Magistero si interessò al mese di maggio e lo indicò ai fedeli nelle encicliche, e a queste raccomandazioni si aggiunsero le lettere pastorali di molti vescovi”.
“Tutti i Papi, anche Papa Francesco, hanno riaffermato l’importanza della devozione mariana, incoraggiandone la diffusione tra il popolo cristiano, specialmente in questo mese ad essa dedicato. Saranno infatti gli stessi Pontefici, nei momenti di grave difficoltà e necessità nella Chiesa e nella storia, a raccomandare la pratica del mese di maggio, invocando l’aiuto della Beata Vergine Maria”.

“In questo tempo di speciale sofferenza nel mondo, i cristiani sono chiamati ancora una volta a vivere questo tempo mariano: a crescere nell’ascolto della Parola di Dio, orientata ad una vera testimonianza evangelica secondo le Beatitudini, e a invocare l’intercessione di Maria per proteggere e liberare l’umanità dalla distruzione della guerra”, conclude suor Vittorina.

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Il mese di maggio

Posté par atempodiblog le 30 avril 2023

Il mese di maggio dans Citazioni, frasi e pensieri Maggio-mese-di-Maria

“Il mese di maggio che è il più delizioso dell’anno doveva con tutta ragionevolezza essere consacrato a Maria”.

San Giovanni Bosco

Divisore dans San Francesco di Sales

 Freccia dans Viaggi & Vacanze Preghiera del mese di Maggio a cura di Radio Maria

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“O Madre del bell’Amore, riscalda i nostri cuori!”

Posté par atempodiblog le 30 avril 2023

“O Madre del bell'Amore, riscalda i nostri cuori!” dans Citazioni, frasi e pensieri Viviamo-maggio-con-Maria

“O Madre del Bell’Amore, riscalda i nostri cuori!”.

del venerabile padre Sosio Del Prete

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Imitando Maria

Posté par atempodiblog le 30 avril 2023

Imitando Maria dans Citazioni, frasi e pensieri Santa-Maria-di-Fianarantsoa

Se ci identifichiamo con Maria, se imitiamo le sue virtù, potremo far sì che Cristo nasca, per virtù della grazia, nell’anima di molti che si identificheranno con Lui per opera dello Spirito Santo.

Se imitiamo Maria, in qualche modo parteciperemo alla sua maternità spirituale.

In silenzio, come la Madonna; senza farlo notare, quasi senza parole, con la testimonianza di un comportamento cristiano, integro e coerente, con la generosità di ripetere senza sosta un fiat che rinnovi costantemente la nostra intimità con Dio.

di San Josemaría Escrivá de Balaguer

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La pia pratica del mese di maggio

Posté par atempodiblog le 1 mai 2022

La pia pratica del mese di maggio
Ogni incontro con la Madonna non può non risolversi in un incontro con Cristo stesso

La pia pratica del mese di maggio dans Citazioni, frasi e pensieri Maggio-mese-di-Maria-nostra-Madre

Maggio [...] il mese in cui, nei templi e fra le pareti domestiche, più fervido e più affettuoso dal cuore dei cristiani sale a Maria l’omaggio della loro preghiera e della loro venerazione. Ed è anche il mese nel quale più larghi e abbondanti dal suo trono affluiscono a noi i doni della divina misericordia.

Ci riesce pertanto assai gradita e consolante questa pia pratica del mese di maggio, così onorifica per la Vergine e così ricca di frutti spirituali per il popolo cristiano. Giacché Maria è pur sempre strada che conduce a Cristo. Ogni incontro con lei non può non risolversi in un incontro con Cristo stesso. E che altro significa il continuo ricorso a Maria, se non un cercare fra le sue braccia, in lei e per lei e con lei, Cristo Salvatore nostro, al quale gli uomini, negli smarrimenti e nei pericoli di quaggiù, hanno il dovere e sentono senza tregua il bisogno di rivolgersi, come a porto di salvezza e come a fonte trascendente di vita?

Paolo VI

Divisore dans San Francesco di Sales

Freccia dans Viaggi & Vacanze Lettera enciclica “Mense Maio” di Paolo VI

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Il mese di maggio per tutto l’anno

Posté par atempodiblog le 30 avril 2022

Il mese di maggio per tutto l'anno dans Citazioni, frasi e pensieri San-Giuseppe-Cottolengo

“Mio gran desiderio è questo: che il mese di maggio continui per dodici mesi all’anno”.

San Giuseppe Cottolengo

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Maratona di preghiera da Medjugorje: Questa prova è un’occasione per testimoniare la nostra fede

Posté par atempodiblog le 25 mai 2021

Maratona di preghiera da Medjugorje: Questa prova è un’occasione per testimoniare la nostra fede
Fonte: Medjugorje.hr

Maratona di preghiera da Medjugorje: Questa prova è un’occasione per testimoniare la nostra fede dans Apparizioni mariane e santuari Medjugorje-I-Santuari-del-mondo-pregano-il-Rosario-per-la-fine-della-pandemia

“Cari fratelli e sorelle, il tempo di pandemia ha inciso profondamente sulle nostre vite. Questa prova è un’ occasione per testimoniare la nostra fede, per alimentare la speranza e compiere gesti d’ amore attraverso opere di carità corporale e spirituale.

In questa esperienza ci sentiamo come la prima comunità cristiana, che il testo degli Atti descrive con questa bella espressione “da tutta la Chiesa saliva incessantemente la preghiera a Dio” (At. 12,5). Anche noi desideriamo unirci al Santo Padre per far salire a Dio la preghiera, che possa esaudire le nostre richieste”.

In modo speciale oggi, da questa parrocchia di San Giacomo, in assenza del Visitatore Apostolico Henryk Hoser per motivi di salute, con il Nunzio Apostolico in Bosnia ed Erzegovina mons. Luigi Pezzuto desideriamo pregare per i migranti, per tutti coloro che hanno lasciato il proprio Paese, casa, famiglia in cerca di sicurezza.

“Che questa candela, accesa dalla lampada che arde dinanzi alla statua della Madonna, qui nella nostra chiesa, possa illuminare e trasformare questo momento di buio in aurora di luce nuova” ha detto il Provinciale della Provincia francescana in Erzegovina, p. Miljenko Šteko, all’inizio della preghiera del Rosario trasmessa da Medjugorje il 15 maggio 2021, invitando tutti coloro che seguono i canali web ad unirsi spiritualmente alla recita del Rosario con le proprie famiglie.

Il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione ha organizzato a maggio la “maratona di preghiera” del Rosario trasmesso da 30 santuari e luoghi di preghiera di tutto il mondo, tra cui Medjugorje, per porre fine alla pandemia.

L’iniziativa con il motto “Da tutta la Chiesa saliva incessantemente la preghiera a Dio” (At. 12,5) include la preghiera quotidiana nei santuari di tutto il mondo, divenuti così promotori della preghiera del Rosario tra credenti, famiglie e comunità. Il Papa ha iniziato la maratona di preghiera il 1° maggio nella Basilica Vaticana e la concluderà il 31 maggio nei Giardini Vaticani.

Il Rosario a Medjugorje è stato recitato da P. Miljenko Šteko e dall’Arcivescovo Luigi Pezzuto, assistiti dai novizi della Provincia Francescana dell’Erzegovina. Il rosario è stato recitato dai parrocchiani della parrocchia di Medjugorje e il coro ‘Regina della Pace’ di Medjugorje ha animato con le canzoni. La preghiera del Rosario è stata trasmessa in diretta sui canali ufficiali della Santa Sede.

A Medjugorje sono stati recitati i misteri gloriosi del Rosario, e prima di ogni mistero è stato letto un brano della Sacra Scrittura e un brano della lettera di Papa Francesco in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato del 27 settembre 2020.

Si è pregato per i fratelli e per le sorelle che fuggono dalla fame, dalla guerra, da altri pericoli gravi, alla ricerca di sicurezza e di una vita dignitosa per sé e per le proprie famiglie: per trovare  nella Chiesa un rifugio degno di ogni uomo; per tutte le persone, soprattutto i cristiani, per non dimenticare nel rumore e nella quantità di informazioni di ascoltare il grido di tutti coloro che soffrono, degli sfollati, di tutti i bisognosi; per medici, infermieri e tecnici, che non si stanchino di testimoniare con il loro esempio il significato evangelico del servizio ai malati e ai bisognosi; per il Papa, i vescovi, i sacerdoti, i monaci e le monache: essere nei momenti difficili dell’umanità sempre testimoni dell’amore e della misericordia incommensurabile di Dio, e portatori di speranza per tutti gli uomini, ed essere pronti per l’amore reciproco, la responsabilità e la cooperazione nella prevenzione della pandemia di coronavirus.

Prima della benedizione finale del Nunzio Apostolico in BiH, mons. Luigi Pezzuto, P. Miljenko Šteko, ha detto:  “Nella presente situazione drammatica, carica di sofferenze e di angosce che avvolgono il mondo intero, ricorriamo a Te, Madre di Dio e Madre nostra, Regina della Pace e cerchiamo rifugio sotto la tua protezione”.

“O Vergine Maria, volgi a noi i tuoi occhi misericordiosi in questa pandemia del coronavirus, e conforta quanti sono smarriti e piangenti per i loro cari morti, sepolti a volte in un modo che ferisce l’anima. Sostieni quanti sono angosciati per le persone ammalate alle quali, per impedire il contagio, non possono stare vicini. Infondi fiducia in chi è in ansia per il futuro incerto e per le conseguenze sull’economia e sul lavoro.

Madre di Dio e Madre nostra, implora per noi da Dio, Padre di Misericordia, che questa dura prova finisca e che ritorni un orizzonte di speranza e di pace. Come a Cana, intervieni presso il tuo Figlio Gesù, chiedendogli di confortare le famiglie dei malati e delle vittime e di aprire il loro cuore alla fiducia.

Proteggi i medici, gli infermieri, il personale sanitario, i volontari che in questo periodo di emergenza sono in prima linea e mettono la loro vita a rischio per salvare altre vite. Accompagna la loro fatica e dona loro forza, bontà e salute.

Sii accanto a coloro che notte e giorno assistono i malati, ai sacerdoti e alle persone consacrate che, con sollecitudine pastorale e impegno evangelico, cercano di aiutare e sostenere tutti. Vergine Santa, illumina le menti degli uomini e delle donne di scienza, perché trovino giuste soluzioni per vincere la malattia”,  ha concluso padre Miljenko Šteko. Dopo di che il Nunzio Pezzuto ha impartito la benedizione e ha iniziato la Messa in concelebrazione con altri 19 sacerdoti.

“Giovedì scorso abbiamo celebrato la Festa dell’Ascensione. Questa domenica il Vangelo approfondisce il messaggio dell’Ascensione, cioè il messaggio salvifico. Il primo approfondimento del messaggio dell’Ascensione è questo: Gesù ritorna al Padre, ma è solo un’impressione che Gesù se ne va. Gesù va, ma per essere ancora più presente in mezzo a noi. Lui stesso ha detto ‘Se non vado dal Padre, non posso mandarvi lo Spirito Santo’ e lo Spirito Santo è la presenza profonda di Gesù in mezzo a noi. Così Gesù se ne va, ma rimane in mezzo a noi. Nel giorno dell’Ascensione, Pietro e gli altri apostoli lo capiscono molto bene.

Quando Gesù ascende al Cielo, gli Atti degli Apostoli dicono che gli apostoli tornano a Gerusalemme pieni di gioia. Tutti abbiamo sperimentato che quando una persona va via, proviamo tristezza. Tuttavia, Gesù ascende al Cielo e gli apostoli sono gioiosi. Questo perché gli apostoli si rendono conto che Gesù se ne stava andando e così approfondiva ancora di più la sua presenza tra noi. È impossibile spiegare quella paura che a volte ci travolge, la paura che proviamo quando abbiamo l’impressione che Gesù sia lontano da noi. È con un senso di profonda fede che si vive questa esperienza di completo abbandono a Dio. Ad esempio, chi di noi nel tempo di questa pandemia non ha detto: ‘Signore, dove sei? Non vedi cosa sta succedendo?’ Confesso pubblicamente di averlo detto a volte, ma sono sicuro che lo avete detto anche voi a volte. È vero o no? », ha chiesto mons. Pezzuto, sottolineando di essere certo che ci sono stati momenti di ribellione a Dio in questo tempo di pandemia.

“Questa sera in questa Eucaristia dobbiamo dire, non solo per la paura in questa pandemia, ma per qualsiasi paura: ‘Via la paura dalla mia vita perché il Signore è vicino a noi’. Il Signore sa, il Signore vede e noi non siamo soli, non siamo abbandonati a noi stessi”, ha detto il Nunzio Pezzuto, ringraziato dal parroco di Medjugorje p.  Marinko Šakota per essere venuto a Medjugorje, sottolineando che “questa sera siamo tutti felici e grati perché Medjugorje è stata scelta tra trenta santuari del mondo in cui si prega per la fine della pandemia”.

“Sono molto contento come i Padri francescani e voi, come comunità, avete organizzato questo incontro per prendere parte alla maratona di preghiera organizzata da Papa Francesco. È evidente che la preghiera del Rosario per questa comunità parrocchiale è un pilastro così solido che non se ne può fare a meno. Per quanto conosco papa Francesco, se fosse stato al mio posto, vi avrebbe sicuramente detto le stesse cose”, ha detto mons. Pezzuto invitando tutti a non dimenticare di pregare affinché il Visitatore Apostolico, l’Arcivescovo Henryk Hoser recuperi la salute e possa continuare a lavorare in mezzo a noi”.

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Lì dove c’è la Madonna, c’è lo Spirito Santo

Posté par atempodiblog le 23 mai 2021

Medjugorje/ Sunto dell’apparizione della Regina della Pace ad Ivan del 22 maggio 2021
Ivan Dragicevic: “Lì dove c’è la Madonna, c’è lo Spirito Santo”

Tratto da: Radio Maria FB

Lì dove c’è la Madonna, c’è lo Spirito Santo dans Apparizioni mariane e santuari Nostra-Signora-della-Pentecoste-pregate-per-noi

Cari sacerdoti, cari amici in Cristo, ancora una volta vi saluto tutti dal cuore durante il nostro incontro di preghiera stasera.

Dio manda sua Madre e lì dove viene Lei c’è sempre una vita, una crescita, una presenza dello Spirito Santo.

Io lo so dall’esperienza di tanti pellegrini che sono arrivati a Medjugorje con il cuore aperto, con un desiderio onesto di avvicinarsi alla Madonna e a Gesù.

Lì dove c’è la Madonna, c’è lo Spirito Santo.

Lei è la serva e la sposa dello Spirito Santo.

Questo lo sappiamo dalle parole dell’angelo Gabriele: “Che lo Spirito Santo scenderà su di te e ti coprirà con la sua forza, con l’Altissimo”.

Cari amici, che questo tempo di Pentecoste sia un tempo per aprirci.

Decidiamoci per Dio, affinché Lui in noi e attraverso di noi cambi il nostro cuore e il cuore degli altri.

Anche stasera la Madre è venuta da noi molto gioiosa e felice. Ci ha salutati con il suo saluto materno, “che Gesù sia lodato, cari figli miei”.

Poi ha pregato specialmente con le mani stese su tutti i sacerdoti presenti e su tutti gli ammalati presenti. Poi ci ha detto queste brevi parole:

“Figlioli, che i vostri cuori siano pronti ad ascoltare e vivere tutto quello che lo Spirito Santo ha come piano per ognuno di voi e per tutte le vostre famiglie.
Permettete allo Spirito Santo di guidarvi sul cammino della verità e della salvezza.
Grazie cari figli per aver risposto alla mia chiamata”.

La Madonna ci ha benedetti con la sua benedizione materna e ha anche benedetto tutti gli oggetti che avete portato per la benedizione. Come sempre vi ho raccomandati tutti quanti, i vostri bisogni, le vostre intenzioni e le vostre famiglie. Specialmente ho raccomandato tutti voi che avete mandato le vostre domande di preghiera e che vi siete raccomandati.
La Madonna conosce. Lei è quella che sa meglio di tutti quello che c’è nel nostro cuore.
Poi la Madonna ha pregato su tutti noi presenti per un certo tempo e in questa preghiera poi se n’è andata nel segno della luce e della croce con le parole, con il saluto: “Andate in pace, cari figli miei”.

Questa era la parte più importante dell’incontro con la Madonna di stasera con le mie parole e secondo le mie possibilità. Grazie.

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La maternità di Maria

Posté par atempodiblog le 9 mai 2021

La maternità di Maria

La maternità di Maria dans Fede, morale e teologia OHIS1682

Non si tratta di una maternità «adottiva», ma di una vera e propria generazione nell’ordine della grazia, per cui Maria è veramente nostra madre e noi siamo veramente suoi figli. L’evento dell’Incarnazione si estende lungo tutta la storia della salvezza e nel grembo di Maria non solo Cristo, ma anche l’intera Chiesa è concepita e generata per opera dello Spirito Santo. Ogni cristiano fin dal giorno del Battesimo, divenendo figlio di Dio e fratello di Gesù Cristo, diviene nel medesimo tempo figlio di Maria. Nel momento della nostra nuova nascita ci viene data una madre la quale si dedicherà a ognuno di noi come si è dedicata a Gesù. Quando il magistero afferma che Maria è «Madre di Dio» e nel medesimo tempo «Madre della Chiesa» coglie in tutta la sua vastità il mistero dell’Incarnazione. Si tratta di un’unica maternità che riguarda il «Cristo totale», Capo e membra. Gesù in croce, mentre la redenzione si compiva, ci ha indicato colei dalla quale tutti i redenti vengono generati.

La maternità di Maria nei nostri confronti, se vista alla luce del mistero dell’Incarnazione e della Croce, ci appare in tutta la sua grandezza e verità. Molti, infatti, la intendono in un modo piuttosto superficiale ed esteriore. Lo stesso affidamento a Maria, se non è approfondito alla luce del mistero della salvezza, rischia di essere inteso come una specie di «affido», dove però mancano i vincoli profondi della generazione. Non pochi, pur accettando l’insegnamento del magistero riguardo a Maria, Madre della Chiesa, la intendono come una adozione dall’esterno, che non impegna in profondità e della quale si potrebbe fare anche a meno. Non è assolutamente così. La Madre di Dio genera veramente ogni uomo nell’ordine della grazia e questo ne spiega l’amore, la responsabilità e la dedizione, non diversamente dal legame indissolubile che la unisce al Figlio.

Non solo siamo concepiti da Maria nel suo grembo per opera dello Spirito Santo, ma lei, come osserva sant’Agostino, ci porta nel suo grembo, finché non veniamo generati alla vita eterna. La maternità di Maria nei nostri confronti si estende a tutto il periodo della nostra vita, come ben vediamo nella maternità naturale. Una madre non cessa mai di essere madre. La Madonna ci segue con il suo cuore di madre durante tutto il pellegrinaggio della vita, proteggendoci, sostenendoci e aiutandoci, finché non siamo con lei in Cielo. Anche là, nella gloria della Trinità Santissima, Maria è la Madre di tutti i redenti.

Tratto da: L’affidamento a Maria, di Padre Livio Fanzaga – Edizioni Ares

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