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Ricordati: anche tu sei ‘dispensatore’ di benedizioni!

Posté par atempodiblog le 10 mars 2016

Ricordati: anche tu sei ‘dispensatore’ di benedizioni!
Tratto da: Papaboys

benedizione

“Quando un Sacerdote benedice, è il Signore che benedice!” – Un sacerdote anziano disse un giorno: “Per me è una grande consolazione pensare che ho benedetto molto nella mia vita, non solo i miei cari, ma tutti gli uomini, specialmente i malati, i sofferenti, i morenti, gli atei, tutti i peccatori e carcerati, tutte le persone consacrate a Dio, le anime vittime e anche i defunti in purgatorio. Ho benedetto giorno e notte, alle vol­te anche da infermo a letto, stremato di forze, e in­debolito del tutto. Quando benedicevo, sentivo la forza della benedizione anche in me stesso, e ne ero veramente grato a Dio. Chi ha visto Papa Pio XII benedire i pellegrini, non lo potrà mai più dimentica­re: quelle braccia stese, quelle mani alzate verso il cielo come se avesse voluto far scendere tutte le gra­zie sulla terra: quelle benedizioni fatte in tutte le di­rezioni, erano attimi che commuovevano i cuori! Pa­pa Paolo VI benediceva con la stessa interiorità e commozione.

Fratelli, sorelle! La benedizione di un Papa, di un Vescovo o quella di ogni Sacerdote, è qualcosa di grande e di santo.

Le mani di tutti i Sacerdoti sono mani benedicenti, quelle di un semplice Sacerdote non sono meno di quelle del S. Padre. Esse sono sta­te consacrate dalle mani del Vescovo ed unte dallo Spirito Santo: ma esse danno anche la forza dello Spirito Santo e comunicano le grazie e l’aiuto di Dio alle anime. La benedizione libera uomini e cose dal potere di Satana. “Tutta la creazione geme ancora sotto la maledizione del peccato originale”. (Lettera ai Romani). Le mani dei Sacerdoti irradiano benedi­zione sugli uomini, sugli animali e su tutto il creato, in nome di Nostro Signore Gesù Cristo.

“Lo stato sacerdotale è l’amore del Cuore di Gesù”Questa è la frase meravigliosa che disse il S. Cu­rato d’Ars. Il Sacerdozio è nato dal Cuore amorosis­simo di Gesù, e continuerà sempre a nascere dal suo Cuore Amorosissimo. Gesù vive, agisce, prega, prov­vede, benedice ed ama nel Sacerdote. Il Sacerdote è un secondo Cristo.

Un’anima ebbe la fortuna di sentire queste parole stupende:

“Quando un Sacerdote benedice, sono IO che benedico. In questo momento scorrono su di te gra­zie in grande abbondanza dal mio Divin Cuore. IO ho dato un grande potere alla mia benedizione….

“Pensa che succede qualcosa di grande quando tu ricevi la benedizione di un Sacerdote. La benedi­zione è un’irradiazione della mia Santità divina… Con la mia benedizione tu ricevi amore per amare, forza per soffrire, aiuto per l’anima e il corpo. La mia benedizione contiene tutto ciò che serve ai biso­gni degli uomini. E questo deriva dall’amore infinito del mio Cuore. Se essa viene impartita e se viene ri­cevuta con grande devozione, potente è il suo effet­to! La benedizione è più grande, è infinitamente più grande di mille mondi… essa è maggiore di ogni tua aspettativa. Ogni volta che vieni benedetto, vieni di nuovo in contatto con Me, vieni santificato di nuovo, e vieni avvolto nella grazia del mio Cuore, nell’amo­re, della protezione… Cerca di essere un figlio della benedizione, e così anche tu potrai essere ovunque una benedizione per gli altri!”.

“A questo siete chiamati, affinchè abbiate in ere­dità la benedizione! ” (Pietro 3,9).

II Signore ha donato la sua benedizione come un ultimo atto del Suo Amore.

Cristo vuole essere sempre operante nei suoi apo­stoli benedicenti. Certo: vogliamo distinguere bene i Sacramenti dai Sacramentali. I Sacramentali non sono stati istituiti da Cristo e non comunicano la grazia santificante, ma predispongono a riceverla, in virtù della nostra fede, nei meriti infiniti di Gesù Cristo. La benedizione del Sacerdote attinge dalle ricchezze infinite del Cuore di Gesù, e perciò ha una forza sal­vifica e santificante, una potenza esorcizzante e protettiva. Il Sacerdote celebra la S. Messa ogni giorno, amministra i Sacramenti, quando è necessario, ma può benedire continuamente e ovunque. Così pure lo può un Sacerdote malato, perseguitato o incarcerato.

Un Sacerdote incarcerato in un campo di concen­tramento ha fatto questo racconto commovente. Egli ha lavorato tanto tempo a Dachau in una fabbrica delle SS. Un giorno fu pregato da un conta­bile di andare subito in un’abitazione, costruita in una soffitta, e di benedire la sua famiglia: “Io ero vestito come un povero detenuto di un campo di concentramento. Non mi era forse mai capitato di stendere le mie braccia benedicenti con una commozione tale come in quel momento. Malgrado fossi stato marchiato da vari anni come elemento indeside­rato, reietto, di rifiuto, ero tuttavia ancora un Sacer­dote. Mi avevano pregato di dar loro la benedizione, l’unica ed ultima cosa che potevo dare ancora”.

Una contadina molto credente racconta: “In casa mia si ha una grande fede. Quando un Sa­cerdote entra da noi, è come se entrasse il Signore: la sua visita ci rende felici. Non lasciamo mai che un Sacerdote esca dalla no­stra casa, senza chiedergli la benedizione. Nella no­stra famiglia di 12 figli la benedizione è qualcosa di tangibile”.

Un Sacerdote: “È vero: nelle mie mani è stato messo un preziosissimo tesoro immenso. Cristo stesso vuole operare con grande forza mediante la benedizione fatta da me uomo debole. Come un tempo, Egli an­dava benedicendo attraverso la Palestina, così vuole che il Sacerdote continui a benedire. Sì, noi Sacerdo­ti siamo dei milionari non in denaro, ma nella grazia che comunichiamo agli altri.

Noi possiamo e dobbia­mo essere delle trasmittenti di benedizioni. In tutto il mondo ci sono antenne che captano onde di benedi­zioni: malati, carcerati, emarginati, ecc… Inoltre con ogni benedizione che diamo, aumenta la nostra forza benedicente, e cresce il nostro zelo nel benedire. Tutto ciò riempie i Sacerdoti di ottimismo e di gioia! E questi sentimenti crescono con ogni benedizione che diamo con fede”. Anche nei nostri tempi difficili.

Caterina Emmerich parla molto seriamente su que­sto argomento: “È molto triste vedere come ai nostri giorni i Sacerdoti siano trascurati quando si tratta di benedire. Pare che essi non conoscano più il valore della benedizione sacerdotale. Molti non credono più si vergognano della benedizione, come se essa fosse una cerimonia antiquata e superstiziosa.

Molti infine si servono di questa forza e grazia che Gesù Cristo diede loro, senza pensarci e superficialmente. Così perdo spesso benedizioni, ma le ricevo di quando in quando da Dio. Però, dal momento che il Signore ha istituito il Sacerdozio e gli ha conferito la potenza di benedire, spesso mi pare di morire dal desiderio di riceverla! Tutti siam un solo corpo con la Chiesa, e se ne risente la mancanza”.

Un’anima amante di Dio scrive: “Ogni benedizio­ne sacerdotale che io posso ricevere è come una nuo­va forza vitale che mi viene donata. Noi non possia­mo misurare l’effetto di una benedizione sacerdotale. Con la benedizione di Cristo cresce l’amore Suo nei nostri cuori, specialmente l’amore per la purezza… Io me ne sono convinto già da giovane. La benedi­zione di un Sacerdote risplende di luce come i raggi cocenti del sole di mezzogiorno. La benedizione sacerdotale è una grande grazia”. (Maria T. Meyer – Bernhold – fi 29.3.1952).

La benedizione sacerdotale frequente è una neces­sità dei tempi in cui viviamo. La benedizione sacerdo­tale non è mai stata così preziosa come oggi. Un famoso predicatore ha definito il nostro tempo “un’era di demoniocrazia”: effettivamente quanti demoni stanno lavorando ai nostri giorni!

Pensiamo solo a quante disgrazie capitano oggi: essi hanno origine nella potenza di Satana. Il peccato gli dà forza; e così pure le bestemmie e le imprecazioni. Quindi, prima di tutto, è necessario allontanar­si dal Maligno, e, in secondo luogo; proteggersi con la benedizione! – Come le onde della radio incrocia­no l’atmosfera, così le benedizioni devono attraversa­re il mondo. Esse avranno un influsso benefico, ed allontaneranno l’azione malefica dei demoni. I Sacer­doti che benedicono molto, scacciano moltissimi spi­riti maligni.

Un Sacerdote dei nostri giorni scrive in questo modo convincente: “La benedizione è l’arma del mio cuore. Io bene­dico tutti coloro che mi evitano e scansano, tutti co­loro che mi calunniano e che mi odiano. Benedico tutti gli agitatori della mia Parrocchia.
– “Insultati, benediciamo” (1 Corinti 4,12). – Ogni giorno recito l’esorcismo, ed ogni sera bene­dico la mia Parrocchia. Il segno della Croce spazia lontano e raggiunge ogni lembo della terra. Le sue braccia danno amplesso al mondo intero in tutta la sua ampiezza”.

Ci sono Sacerdoti che benedicono ad ogni ora: è un continuo atto d’amore, dell’amore infinito di Cri­sto. È sempre una nuova vittoria sul Maligno. In questo modo i Sacerdoti benedicenti possono essere continuamente delle stazioni spirituali trasmittenti. Al mondo ci sono ovunque delle antenne, cioè dei cuori che hanno bisogno di benedizioni, che deside­rano ricevere delle benedizioni, e che sono fortificati dalla forza della benedizione.

La benedizione ha bisogno di anime ricettive. Il Signore ha detto ai suoi apostoli: “In qualunque casa entrerete, dite prima: Pace a questa casa. E se lì c’è un figlio di pace, la vostra pace poserà sopra di lui: altrimenti ritornerà a voi”. (Luca 10,5). Questo significa: Pace e bene alla casa e alle per­sone che l’abitano, a condizione che queste siano ri­cettive. Gli uomini devono chiedere la benedizione con fede. La ricettività di queste persone dipende so­prattutto dalla loro fede e dalla loro fiducia.

L’imposizione delle mani di un Sacerdote fa mira­coli. La parola di S. Marco: “Imporranno le mani ai malati e guariranno” (Marco 16,18) si è avverata mille volte, e sarà sempre così.

Un’anima vittima dei nostri giorni scrisse: “Mi è accaduto spesso di ricevere la benedizione sacerdota­le quando ero molto ammalata, e fui guarita. Alle volte avevo la febbre alta: improvvisamente essa di­minuiva. Mi sentivo più leggera, sentivo la mano be­nedicente del Sacerdote sulla mia testa, e la febbre era scomparsa” (Mamma M.T. Meyer – Bemhold).
Naturalmente non si esclude il medico, infatti nel­la S. Scrittura si legge: Onora il medico perchè è necessario” (Ecclesiastico 38, I).

II Vescovo Waitz scrive nel suo “Messaggio di Konnersreuth”: “Nella mia vita non ho mai osserva­to la forza della benedizione sacerdotale come in Te­resa Neumann, nei momenti di grandi sofferenze”. – Quanta forza potrebbero dare i Sacerdoti all’umanità sofferente se continuassero a benedire, ad una condizione, però: che, sia colui che dà la benedizione, co­me colui che la riceve abbiano una fede che sposta le montagne!

Un’anima molto provata dal dolore e malata già da molti anni disse: “Durante la mia malattia ricevo spesso la benedizione di un Sacerdote. Ogni volta sento (non posso esprimerlo in altro modo) come una forza che mi viene data per accettare la mia sof­ferenza, per abbandonarmi sempre più alla volontà del Signore, che domanda molto sacrificio. La consa­pevolezza di essere benedetta molte volte da lontano da un Sacerdote, mi dà improvvisamente forza e co­raggio per affrontare le grandi tentazioni, e le ore di profondo abbattimento. Quante volte la benedizione di un Sacerdote mi ha dato pace e tranquillità nelle lotte interiori e nelle grandi burrasche spirituali”.

Ogni segno di croce è come una consacrazione per uomini e cose. Il Sacerdote benedice sempre con la mano che forma il segno di croce. Questo ci ricorda che l’efficacia della benedizione proviene dalla morte in croce di Cristo, cioè dalla Redenzione. Essa si rin­nova sempre durante la S. Messa. Ogni segno di cro­ce irradia la Redenzione. E’ il segno del Suo Sangue, il segno della vittoria. “Consecratio mundi”, la con­sacrazione del mondo, la santificazione del mondo, stava molto a cuore a Sua Santità Papa Pio XII. Il dono della salvezza è sempre dato dalla Croce di Cristo.

Per mezzo del segno della croce, impartito da un Sacerdote, vengono benedetti non solo gli uomini, ma anche le cose, i luoghi e il lavoro. Come sono meravigliose le preghiere usate dalla Chiesa per le bendizioni alle mamme, ai bambini, ai malati, ma anche all’acqua che si benedice, alle case, alle stalle, alle officine, agli attrezzi di lavoro, ai prodotti del la­voro, ai mezzi di trasporto di ogni specie, ai trattori, alle automobili ed agli aeroplani. Noi dobbiamo be­nedire ogni mezzo che ci serve per il nostro lavoro giornaliero, dobbiamo, per così dire, consacrarlo al servizio di Dio. Ogni segno di croce ha efficacia sal­vifica, tanto più se proviene dalla mano consacrata del Sacerdote, in nome della Chiesa.

È una cosa stupenda che un Sacerdote, di giorno e di notte, alzi molto spesso le sue mani consacrate per benedire. Da questa benedizione scorre una for­za esorcizzante contro il Maligno, una forza salutare per i corpi e santificante per le anime! Le mani di un Sacerdote non dovrebbero mai stancarsi di benedire: esse possono sempre benedire in nome della Chiesa. È sempre lo stesso Signore che benedice in loro, be­nedice con le sue Mani trafitte, da cui scorre il San­gue del suo Amore.

L’autore di questo libretto benedice molte volte al giorno i lettori dei suoi scritti.

Anche la Madonna apprezzava la benedizione del Sacerdote. Nel libro: “La mistica città di Dio” di Maria D’Agreda si legge: “La Madonna chiedeva ogni gior­no la benedizione degli Apostoli. All’inizio essi si schermivano dal compiere questo atto verso Maria, che veneravano come la loro Regina e Madre del loro Maestro. Ma la Vergine piena di saggezza face­va loro capire che, come Sacerdoti e servitori del­l’Altissimo, erano in dovere di impartirLe la benedi­zione. Ella spiegava loro la grande dignità e i compiti che spettavano loro. Ora, in questa gara, si trattava di sapere chi fosse il più umile: e si sapeva in parten­za che nessuno poteva essere più umile di Maria. Co­si gli Apostoli si rendevano conto di doverlo fare ed erano ammaestrati dall’esempio della Vergine”.

Tutte le mani dei Cristiani sono mani atte a benedire. Il potere di benedire che hanno i Sacerdoti fa parte del loro ufficio, in nome e per incarico della Chiesa; ma anche i laici possono benedire in nome della loro fede nella Croce ed in nome di Gesù Cri­sto. Essi possono benedire come membri attivi dei Corpo mistico di Cristo (Battesimo), e come tempio dello Spirito Santo (Cresima). Ogni cristiano si segna con il segno di croce. Ogni volta che fanno un segno di croce sopra di sè, benedicono i loro propri pensie­ri, le loro parole e la loro volontà.

I cristiani possono benedire anche gli altri con un segno di croce. S. Francesco d’Assisi dava la sua be­nedizione, che divenne famosa, e fu scritta come un testamento autografo per i secoli futuri:

“Il Signore ti benedica e ti custodisca: ti mostri la sua faccia e abbia misericordia di te;
rivolga a te il suo volto e ti dia pace. Il Signore ti dia la sua santa benedizione”.

I genitori sono chiamati per primi a benedire. Nella S. Scrittura si legge: “La benedizione del pa­dre consolida la case dei figli”. (Ecclesiastico 3,11).
Ciò che è benedetto dai genitori è benedetto da Dio. Inoltre la forza della benedizione dei genitori è parte integrante del mistero della loro missione crea­trice. Essi collaborano con Dio alla creazione, ed hanno non solo la grande responsabilità della crescita fisica dei loro figli, ma anche di quella morale e spi­rituale. La benedizione dei genitori ha origine lonta­ne nel mistero della missione sacerdotale. Infatti S. Paolo, nelle “Lettere agli Efesini” (5,31 – 32) dice: “L’uomo abbandonerà il padre e la madre sua, e sa­rà unito a sua moglie”… “Questo sacramento è grande”. Uomo e donna vengono consacrati come padre e madre nel sacramento del matrimonio.

S. Agostino dice che essi ricevono una forza sa­cerdotale che non verrà loro più tolta. Il potere e la forza di benedire fanno anche parte della dignità del posto che i genitori occupano come rappresentanti di Dio. Dio stesso sta dietro a loro. Egli conferma ed esaudisce i loro desideri, quando benedicono. La be­nedizione dei genitori è come il “sacramentale del focolare domestico”. Dal momento che la benedizio­ne dei genitori è tanto importante, padre e madre devono benedire fin dal primo giorno, già quando la madre sente la nuova vita sotto il suo cuore. Pieni di fede e fiducia, essi devono benedire con l’acqua san­ta i loro figli, facendo un segno di croce e dicendo: “Per l’intercessione di Maria, ti benedico, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen”.

Nelle nostre famiglie cattoliche dovrebbe esserci questa regola: Genitori, benedite ogni giorno!

Una mamma disse: “Se il mio bambino si abitua già da piccolo a ricevere la benedizione dei genitori, ar­rivato a 14 anni gli sembrerà una cosa naturale farsi benedire dal papà e dalla mamma prima di andare a letto”.
Perciò cari genitori, ogni giorno, sia alla mattina che alla sera, benedite i vostri figli. Benediteli in modo speciale il giorno della loro prima Comunione. Quando un vostro figlio parte, beneditelo e non di­menticatevi mai di benedire i vostri figli anche quan­do saranno lontani.
“La benedizione dei genitori ol­trepassa i monti e le valli, raggiunge i vostri figli ovunque si trovino”. Benediteli con l’acqua santa e con un segno di croce anche nel giorno del loro ma­trimonio, e specialmente nell’ora della loro morte. Questa ultima benedizione contiene tutte le altre be­nedizioni impartite durante tutta la vita, ed accompagna i vostri figli nel loro cammino qui sulla terra. Per questo motivo S. Cipriano disse: “Non abbandonate la vostra corona! Non mettete da parte la stola, voi che siete i Re ed i Sacerdoti della famiglia”.

Anche i nonni ed i bisnonni hanno la stessa facol­tà di benedire i loro nipoti, così pure gli educatori e le educatrici, e anche i fidanzati ed i coniugi. I coniugi, per esempio, dovrebbero segnarsi a vicenda sulla fronte. Con questo atto si fortificano, sciolgono delle tensioni burrascose, padroneggiano le loro passioni focose, santificano il corpo e l’anima.

Un’eletta mamma anziana, fa questa commovente testimonianza: “Reverendo, io ho sempre cercato e chiesto di cuore la benedizione del Sacerdote, ma anch’io benedicevo giorno e notte, quando stavo lavo­rando o riposando, se avevo delle preoccupazioni o delle gioie, quando ridevo o piangevo. E lo facevo sempre in nome di Gesù! Alle volte la mia mano de­stra si muoveva, nelle situazioni difficili della vita, senza che io me ne accorgessi, e come di nascosto, unita alla “Sua mano”.
Il segno di croce è sempre stata la mia arma e il mio aiuto. Anni fa rimasi vedo­va improvvisamente. Persi un ottimo marito, con cui avevo vissuto anni veramente felici. Rimasi con un figlio minore di 4 anni, una proprietà di 150 ettari di terreno, 20 operai e le mie mani deboli. Per fortuna, grazie a Dio, avevo una grande fiducia in Dio. Allo­ra, disperata, gridai: “Signore, adesso accompagna­mi, dammi la Tua Mano, e camminiamo insieme. Nessuno può nè deve sapere come noi andiamo in­sieme, e perché ci teniamo per mano. Io non ho altro che la Tua Mano e la Tua volontà; io non cerco di far altro che il mio dovere verso tutti gli altri”.
Così, pregando e benedicendo, amministrai i miei beni. In casa, in cortile, nei campi, nei prati e nei boschi, io continuavo a fare dei segni di croce. Benedicevo il tempo secco, quello umido, la grandine (al­le volte era il 900!) e le deformità. Benedicevo gli operai e le loro abitazioni, benedicevo le stalle nella buona e nell’avversa fortuna, benedicevo i miei cari, i ragazzi, e lo facevo giorno e notte. Più tardi, quan­do andavano a scuola ed arrivavano a casa. 
Quando erano piccoli, di notte facevo loro un segno di croce sulla fronte, anche quando dovettero andare al fronte!

Quanto ho benedetto da quel giorno! Ogni sera andavo nella loro camera e li benedicevo da lontano. E se davo loro la mano, come saluto o come segno di commiato, allora facevo un piccolo segno di croce sulla loro fronte e una nella mano vuota. La sera an­davo davanti ad una cappella della Madonna, pregavo e benedicevo nella direzione dove sapevo che era­no. (Essi erano in un paese nemico).
Bombe e guerra, necessità e saccheggi passarono come un miracolo vicino alla vecchia proprietà pater­na. Io riuscivo ad andare avanti a sopportare tutto, a superare tutto, e a saldare i miei conti. Riuscii a co­struire delle belle abitazioni per gli operai: cercavo pure di far piacere a Dio, facevo varie offerte alla Chiesa. Riuscii a dare un’istruzione ad ogni figlio, e a dar loro lavoro per decenni alle brave famiglie de­gli operai, che erano numerose. Io penso che tutto sia dovuto solo alle benedizioni di Dio che imparti­vo. Dovevo tutto a quella mano nascosta che mi gui­dava notte e giorno, e che benediceva con me. Malgrado tutte le difficoltà che dovetti affrontare in quelli anni, fu una bella vita benedetta, che condivisi con Gesù”.

E alla fine questa signora ha scritto questa frase meravigliosa: “Siccome noi cattolici dobbiamo pensare ed ama­re in senso universale, così da lontano io facevo pure dei segni di croce sul Papa, i Vescovi e Sacerdoti, sui nostri teologi e anche sulle regioni di diaspora. Que­sto è il segreto che conservai nel mio cuore, e che, alla fine della vita, volli confidare ad un Sacerdote”.
Nel frattempo la mano amorosa di Dio ha dato a quest’anima eletta una grave malattia. Ma lei conti­nuava a benedire. Sì, la sua benedizione sarà resa dieci volte maggiore, sarà moltiplicata per cento!

Il segno di croce significa ritornare a Cristo. Con la sua morte in croce per amore dei peccato­ri Cristo ha levato dal mondo la maledizione del peccatore. L’uomo però continua sempre a peccare e la Chiesa deve sempre aiutare ad effettuare la Reden­zione in nome del Signore. E ciò avviene in modo particolare per mezzo della S. Messa e dei Sacramen­ti, ma anche per mezzo dei Sacramentali: benedizioni dei Sacerdoti, acqua santa, ceri benedetti, olio bene­detto, ecc…

Ogni segno di croce fatto con fede è già un segno di benedizione. La croce irradia una corrente di be­nedizione per tutto il mondo, per ogni anima che crede in Dio e nella forza della croce. Ogni uomo unito a Dio può compiere la Redenzione ogni volta che fa un segno di croce.
Il segno di croce è il segno del Sangue di Cristo. La croce è il segno che irradia sempre amore, ri­porta Cristo: si, il segno di croce significa andare a Cristo, e per mezzo suo al Padre. Chi ha la fede di un bambino, lo potrà capire.

Già dall’inizio i cristiani benedicevano se stessi e gli altri con il segno della croce. Anche Tertulliano ne parla. Così pure noi dovremmo fare il segno di croce molto più spesso su di noi e sugli altri, e con molto rispetto, con fede profonda. Esso è il segno dell’amore più sublime, è il segno della vittoria continua: “In questo segno vincerai”.

La benedizione appartiene assolutamente ai cristiani. Il Signore ha detto: “In verità, in verità vi dico: Qualunque cosa domandiate al Padre nel nome mio, ve la concederà” (Giov. 16,23). Dunque: là dove c’è il nome del Signore c’è la benedizione; là dove c’è il segno della sua S. Croce, là si trova aiuto.

“Tu ti lamenti della cattiveria del mondo, o della mancanza di riguardo e dell’incomprensione della gente che ti circonda. La tua pazienza ed i tuoi nervi vengono messi a dura prova e spesso ti scappano, malgrado le migliori intenzioni. Trova una buona volta il mezzo e la ricetta della benedizione giornaliera” (Padre Kieffer O. Cap.)

Prendi ogni mattino un po’ d’acqua santa, fà un segno di croce e dì: “In nome di Gesù benedico tut­ta la mia famiglia, benedico tutti coloro che incontre­rò. Benedico tutti coloro che si raccomandano alle mie preghiere, benedico la nostra casa e tutti coloro che vi entrano ed escono. Ci sono moltissime persone, uomini e donne che lo fanno ogni giorno. Anche se questo atto non si sente sempre, esso ha sempre un effetto positivo. La cosa principale è questa: fare il segno di croce adagio e dire la formula di benedizione con il cuore! Oh, quante, quante persone ho benedetto!”.

Così disse la moglie di un tenente colonello, Maria Teresa Meyer­Bernhold: Io ero la prima che si alzava in casa mia: benedicevo con l’acqua santa mio marito, che stava ancora dormendo, pregavo spesso china su di lui. Poi entravo nella camera dei bambini, svegliavo i piccoli, ed essi recitavano le preghiere del mattino a mani giunte e ad alta voce. Poi facevo loro un segno di croce sulla fronte, li benedivo e dicevo qualcosa sugli Angeli Custodi.
Quando tutti erano usciti di casa, padre e figli, al­lora ricominciavo a benedire. Andavo per lo più in ogni camera, implorando protezione e benedizioni. Dicevo anche: “Mio Dio, proteggi tutti coloro che mi hai affidato: tienili sotto la tua protezione pater­na, con tutto ciò che posseggo e che devo amministrare, poiché tutto appartiene a Te. Tu ci hai dato tante cose: conservale, e fà che esse ci servano, ma che non siano mai occasione di peccato”.

Quando in casa mia ci sono ospiti, io prego pa­recchie volte per loro, prima che entrino in casa mia e mando loro la benedizione. Spesso mi fu detto che da me c’era un qualcosa di speciale, si sentiva una gran pace. Spesso succedeva che delle signore dice­vano: “Maria, ho potuto rimettermi spiritualmente in casa sua, la ringrazio di cuore. Com’è bello poter credere come lei. Noi non ce la facciamo, siamo po­veri. Lei è più felice di noi; noi lo sentiamo quando siamo da Lei. Preghi per noi! Ci benedica!”.

Queste parole le sentii dire da credenti e da non credenti. Tutti lo sentivano e l’esprimevano. Benedi­zione e preghiera: questo è il grande oceano con l’ac­qua salutare, per cui le anime trovano la pace. Che impressione faceva alla mia anima vedere queste po­vere persone davanti a me, che dimenticavano per un istante chi erano, capivano che la ricchezza non diceva loro più nulla. E mi guardavano con un’e­spressione implorante aiuto.
Quanto amavo queste anime che sapevano poco o nulla della vicinanza di Dio! Io avrei voluto abbrac­ciarle nel mio cuore, e promisi di pregare per loro. Ma feci di più: feci dei sacrifici per loro, le benedissi con il cuore che apparteneva tutto a Dio.

Sulla strada, quando uscivo per fare degli acquisti o altro, io benedicevo molte persone che passavano vicino a me. Benedicevo specialmente le donne e gli operai. Se ero fuori città, allora il mio amore anda­va alla natura, a tutto ciò che stava per maturare, ai fiori. Oh, quanto ne ho benedetto! – Anche le Chiese benedicevo volentieri. Quante volte dissi: “Padre, be­nedici la Tua Casa! Proteggila! Fa’ che i cuori raffred­dati delle anime che abitano le metropoli siano irra­diati dalla Tua Luce! Chiama gli uomini a Te!”.

Di notte mi alzo volentieri e benedico dalla fine­stra. Benedico le preoccupazioni degli uomini, i loro dolori. Benedico verso Roma, da cui viene tanta be­nedizione. Io benedico Lei, con i suoi parrocchiani, i seminari. Benedico le anime che mi sono state racco­mandate, le carceri, i morenti, tutti coloro che sono in pericolo. Guardo il firmamento e benedico le stel­le della volta celeste. Così, nel silenzio della notte, io benedico spesso e a lungo. Non è molto quello che le ho detto, ma io ho sentito in me e negli altri che le benedizioni hanno una gran forza viva e, che è sem­pre valido un detto: “Tutto dipende dalla benedi­zione…”. Voglia Dio che la mano di un Sacerdote mi benedica nell’ora della mia morte, poichè io ho amato tanto le benedizioni e nella mia vita ho conti­nuato a benedire”.

Il Signore ha esaudito questo suo desiderio: il 25 marzo 1952 lo stesso S. Padre le mandò una benedi­zione personale. Lo stesso giorno ricevette la visita del Vescovo ausiliare di R.; due Sacerdoti novelli le diedero varie volte la benedizione, e anche il 29 mar­zo, giorno della sua morte, un Sacerdote era al suo capezzale.

La forza della benedizione era tangibile nella baronessa Ancilla von Gebsattel, anima eletta, che morì in Germania, ad Altótting, in odore di santità il 3 novembre 1958, entrò all’età di 60 anni come Suo­ra nella Congregazione di S. Ludovico Maria Gri­gnion. Essa guidò le Suore del suo convento durante gli ultimi cinque anni della sua vita. Una sua conso­rella scrisse commossa: “È ancora come ce fosse og­gi, e non lo dimenticherò mai, quando fui benedetta per la prima volta da Madre Ancilla. Questa benedi­zione penetrò a poco a poco in me. Le poche parole sull’abbandono e l’accettazione della volontà di Dio, che essa mi rivolse, mi diedero molto coraggio e for­za, e mi accompagnarono durante la mia malattia. Fu all’inizio della malattia, ed io non pensavo di dover trascorrere due anni in un sanatorio”. Un’altra Suora scrive: “La sua mano benedicente fu una caratteristica della sua vita. Benediceva con ri­spetto, come sanno fare solo le anime sante. Quando non poteva più parlare e non aveva quasi la forza di ricevere visite, noi potevamo sempre andare giornal­mente da lei per ricevere la sua benedizione”. Quando io le parlai dell’efficacia della sua benedizio­ne, cercò di diminuirne l’importanza, dicendo: “Non ero io: era la Madonna”.

Il nostro tempo ha bisogno di molte, molte benedizioni! Benedizioni di Sacerdoti e di laici. Noi viviamo in un tempo pieno di dolori, oppresso, congestionato e pieno di pericoli? Anche il S. Padre ne ha fatto spesso allusione. Sì oggi gli uomini hanno bisogno di es­sere benedetti spesso, in nome e con il segno di Ge­sù Cristo.
Ci sono diversi Sacerdoti e anche laici che implorano ogni giorno la benedizione di Dio su tuoi gli uomini, sugli affamati ed oppressi, sui persecutori ed i perseguitati, sui deboli ed i peccatori, su tutti i Sacerdoti e religiosi, sulla diaspora, sui missionari e le loro missioni, sulla Chiesa di Dio e su tutti i popo­li della terra. In ultimo poi, essi benedicono tutte le anime del Purgatorio.
Ogni mattina ed ogni sera, essi prendono l’acqua santa e gettano l’acqua verso le quattro parti del mondo, e benedicono con il pollice o con una crocetta, dicendo: “Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo, benedite tutti gli affamati e gli oppressi, ecc…, per mezzo di Maria, la Mediatrice di tutte le grazie!”. Con il Battesimo e la Cresima Cri­sto ci ha uniti intimamente a sé ed alla Sua missione. Perciò ognuno può benedire, perciò ognuno dovreb­be benedire continuamente!

“L’Unione Mariana di Benedizione”, che fu ap­provato dalle autorità di Paderborn, riunisce Sacer­doti e laici di tutti i distretti della Germania e di altri stati che sotto l’intercessione di Maria, hanno deciso di benedirsi a vicenda da lontano, specialmente ogni sera alle 21. Queste anime benedicono anche tutti i Sacerdoti ed i religiosi di tutto il mondo. Questo è l’apostolato meraviglioso delle benedizioni, da cui scorrono molte grazie e molta forza. Anche tu ne puoi far parte:

In Germania: Segretariato MSK e V. Sede Centrale Untere Bergstrase, 7

D – 5419 LEUTEROD 1 Westerwald

In Austria: Elisabeth Wimmer – Segretario MSK C. Post. 210 – A – 5020 SALZBURG

In Italia: Segretariato U. M. B. C. Post. 1 – I-39012 – MERANO (BZ)

Ci sono quasi 400.000 Sacerdoti su tutto il globo terrestre e ci sono più di 600.000.000 di cattolici. Che forza benedicente c’è in tutte queste anime! Esse po­trebbero diventare un’armata vincente, ma ogni gior­no questa grazia benedicente dovrebbe essere adope­rata da un cuore pieno di amore e di fede. Ti prego: di­venta anche tu un dispensatore di benedizioni!

Signore, dammi delle mani che sappiano benedire, senza macchia e pure, che possano impartire la Tua Benedizione su tutto il mondo!

Formula di benedizione che può essere usata anche dai laici
La direzione della “Unione Mariana di Benedizio­ne” consiglia di prendere una piccola croce, per esem­pio quella del Rosario, e di fare un segno di croce ver­so le quattro parti dei mondo, dicendo: “Per intercessione della Beatissima Vergine Maria e Madre di Dio vi benedica Dio Onnipotente, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Amen”.

Altra formula che la Chiesa usa quando benedice
La benedizione del Padre e l’amore del Figlio e la forza dello Spirito Santo, la protezione materna della Regina del cielo, la paternità di S. Giuseppe, l’assistenza di tutti gli Angeli, l’intercessione di tutti i Santi, il desiderio ardente di vedere Dio, che provano le anime dei defunti in Purgatorio, sia con te e con i tuoi, e ti accompagni ovunque ed in ogni tempo! Amen.

Una formula di esorcismo e benedizione: “Ecco la croce del Signore: fuggite schiere nemi­che, ha vinto il leone della tribù di Giuda, la stirpe di Davide. Alleluja!”.

Oppure: “Per mezzo delle mani di 400.000 Sacerdoti del­l’orbe cattolico giunga la benedizione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo su di voi e su tutti gli uomini della terra”.

Pensiero del mattino
In nome e con la benedizione del Padre e del Fi­glio e dello Spirito Santo comincio la mia giornata di lavoro.
In nome di Gesù benedico ogni persona con cui parlerò oggi, ogni persona che incontrerò.
In nome di Gesù benedico anche tutte le persone che pensano a me. A loro vada la benedizione del Signore.

Alla sera
Gesù, benedici con la Tua potenza divina tutti co­loro a cui ho pensato. Gesù, degnati pure di benedi­re tutti coloro che hanno pensato a me. Sia gloria ed adorazione a Dio Padre, al Figlio ed allo Spirito San­to nei secoli dei secoli. Amen.

Dio ti benedica!
Quando esci di casa, porta con te una mano be­nedicente!
Dì, nel silenzio della tua anima, a coloro che so­no con te e che incontri: Dio ti benedica!
Essi saranno benedetti e porteranno la loro croce con più facilità. (Padre Roche S J)

Giorno e notte benedico tutti i cari lettori di questo libretto e gli eletti propagatori che lo fanno conoscere in questo tempo calamitoso:

l’autore riconoscente don Alfonso maria Weill 8303 Oberroning (Germania)

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I patimenti sono i fiori che Gesù ci dona

Posté par atempodiblog le 9 février 2015

I patimenti sono i fiori che Gesù ci dona dans Beata Anna Katharina Emmerick Don-Giustino

“Cara sorella morte sii benvenuta! Dopo di te viene il Signore. E sapete come la nostra celeste sorella, la Venerabile Anna Caterina Emmerich, vedeva in visione i patimenti? Come tanti fiori che Gesù le portava. E è vero! Sono fiori di paradiso che non tutti apprezzano, ma di cui gli angeli intrecciano ghirlande per le anime buone, per le anime sante. E non dite ho perduto tempo stando a letto! Il tempo non è mai perduto, ricordatevelo, quando si fa la volontà di Dio”.

Beato Giustino Maria della Santissima Trinità Russolillo

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Davide e Salomone

Posté par atempodiblog le 22 février 2014

Davide e Salomone dans Beata Anna Katharina Emmerick Padre-Fanzaga

Mi ha molto colpito un’osservazione che ho letto ne ‘le visioni della beata Caterina Emmerick’, in una delle sue visioni ha visto Davide e Salomone. Voi sapete che Davide fu adultero, omicida e anche falso. Ha fatto una cosa che per me è una depravazione incredibile, perché ha preso la moglie di un suo soldato, l’ha messa incinta, ha chiamato il soldato e lo ha mandato a casa perché stesse con sua moglie, lui non c’è stato… era il tempo del servizio militare, l’ha mandato in prima linea e così l’ha fatto ammazzare… ha fatto delle cose che non stavano né in cielo né in terra…
Salomone non ha mai fatto di queste cose eppure noi diciamo “santo re Davide”, ma non diciamo “santo Salomone”.
Caterina Emmerick osserva che Davide nel suo peccato ha riconosciuto la sua infermità e ha gridato “abbi pietà di me, Signore” (salmo 50), invece Salomone si è compiaciuto della sua sapienza.
Se uno dice “Signore, abbi pietà di me povero peccatore” si salva, anzi se lo si dice con il cuore va pure dritto in Paradiso come il Buon ladrone.
Salomone ha vissuto compiaciuto della sua sapienza e, alla fine della sua vita, ha perso la fede ed è andato ad adorare gli dei delle sue amanti. Non sto a disquisire sul suo destino eterno, ma questo lo dico perché c’è un atteggiamento interiore che porta alla perdizione eterna ed è l’indurimento del cuore.

di Padre Livio Fanzaga (da una catechesi audio, 2004)

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9 febbraio: beata Anna Katharina Emmerick

Posté par atempodiblog le 9 février 2014

9 febbraio: beata Anna Katharina Emmerick dans Beata Anna Katharina Emmerick 2881h6q

Nacque nel 1774 a Flamschen, in casa di poveri contadini della Westfalia, e fu sempre gracile e malaticcia. A ventotto anni riuscì a farsi ammettere come monaca agostiniana nel monastero di Dülmen, dove rimase nove anni. Poi l’invasione napoleonica impose la chiusura dei monasteri e la Emmerick passò i dodici anni che le restavano in una misera stanza messale a disposizione da benefattori, sempre malata e senza mai poter alzarsi dal letto. Quinta di nove figli, fin da piccola aveva sentito l’impulso di pregare per poter addossarsi le sofferenze degli altri. Le appariva Gesù Bambino e si intratteneva con lei, rivelandole i segreti delle erbe medicinali. La ragazzina era convinta che tutti vedessero quel che vedeva lei, ma raccoglieva solo incredula commiserazione (fu così che imparò a tenere per sé le sue visioni). Poté frequentare la scuola per pochissimo, in compenso imparò a cucire. Cresciuta, cercò di farsi ammettere in tre diversi monasteri, ma nessuno la volle per via della salute cagionevole e l’estrema povertà (a quel tempo i vestiti, le lenzuola, la biancheria e gli asciugamani dovevano essere confezionati a mano e costavano: i conventi, vivendo di elemosine, non potevano accollarsi una suora priva di dote).
Intanto, le sue visioni si arricchivano di profezie: “vide” la Rivoluzione francese, la morte del re di Francia sulla ghigliottina, l’avvento di Napoleone, la prigionia del papa Pio VI, la Restaurazione… A venticinque anni, mentre pregava in chiesa, le apparve il Cristo che le porgeva due corone, una di fiori ed una di spine. Lei scelse la seconda e da quel momento dovette nascondere le stimmate sul capo sotto una cuffia da contadina. Andò a servizio a casa di un organista, la cui figlia finì per farsi agostiniana e pose come condizione al suo ingresso in monastero che venisse accolta anche la Emmerick. Le monache accettarono perché avevano bisogno di una che sapesse suonare l’organo. La Emmerick lavorava in giardino e gli uccelli venivano a posarsi sulle sue spalle. Era in grado di conversare col suo angelo custode e spesso trascorreva la notte davanti al Santissimo. Il confessore delle monache la prese a benvolere: era il francese Martin Lambert, prete “refrattario” fuggito dalla Francia per non aver voluto prestare il giuramento scismatico “costituzionale”.
La Emmerick, spesso malata per via del suo caricarsi (soprannaturale) dei dolori altrui, nel 1802 avvertì un forte dolore al petto e si ritrovò con una stigmata a forma di croce impressa sulla pelle. Nel 1811, causa l’abolizione degli ordini religiosi, il monastero venne chiuso d’autorità e le monache rimandate in famiglia. Il Lambert prese in affitto una casa e vi alloggiò la Emmerick, ormai così malata da non poter lasciare il letto. Fu fatta venire una sua sorella, Gertrud, per accudirla, ma questa si rivelò rozza e limitata, di carattere bisbetico e insensibile. Intanto, Anna Katharina subiva estasi che duravano ore, ma anche sofferenze indicibili. Nel 1812 ebbe altre due stimmate a forma di croce sul petto e i segni della Passione su mani, piedi e torace. Si sparse la voce e la cosa incuriosì il medico razionalista Franz Wilhelm Wesener, che si recò al capezzale della stigmatizzata per smascherare l’imbroglio. Quando la veggente lo vide entrare gli rivelò particolari biografici che solo lui poteva conoscere. Il Wesener si convertì e non lasciò più la suora. La vedeva andare in estasi e divenire insensibile a tutto, tranne all’acqua benedetta e alle benedizioni impartite da un prete, anche a distanza o lontano: in quel momento la Emmerick si faceva il segno della croce. Il medico attestò anche un altro fenomeno: la Emmerick visse per anni di sola acqua e di comunione. Non poteva mangiare nulla di solido, perché rimetteva. Intanto, la gente arrivava sempre più copiosa e il vicario della diocesi, August von Droste Vischering, volle vederci chiaro. Ordinò una severa inchiesta che fu condotta dal medico, massone, von Druffel. Questi cercò per settimane di curare le piaghe della Emmerick ma dovette arrendersi e certificare che non erano prodotte artatamente. Intanto, la veggente ogni venerdì soffriva i dolori della Passione, compresi quelli della flagellazione e della crocifissione. A questo univa una capacità tutta soprannaturale di riconoscere le reliquie vere in mezzo a quelle false e di dare informazioni dettagliate sul martire cui appartenevano. A visitarla arrivarono importanti personaggi come il conte Stolberg (amico di Goethe e poi convertitosi al cattolicesimo), la famosa poetessa Luise Hensel (anch’ella poi fattasi cattolica) e soprattutto il massimo poeta romantico tedesco, Clemens Brentano. Quest’ultimo, dai trascorsi burrascosi (tra cui due matrimoni falliti), andò a Dülmen per curiosità, spinto dalla Hensel (di cui era vanamente innamorato). La veggente, appena lo vide, gli disse che era lui l’uomo che, per rivelazione divina, aspettava. Finì che il Brentano si stabilì a Dülmen e per sei anni non lasciò il capezzale della Emmerick. Fu lui a mettere per iscritto le visioni di lei. Riempì diciassettemila pagine che composero diversi volumi. L’opera, in seguito pubblicata via via, ebbe un clamoroso successo e fu seguendone le indicazioni che alcuni archeologi trovarono la casa della Madonna ad Efeso.
I prodigi intorno alla Emmerick sembravano senza fine: durante le estasi eseguiva gli ordini che il sacerdote le impartiva in latino (lei, che non aveva studiato); una volta, in una sola notte – e al buio più completo – cucì un incredibile numero di abitini per bambini poveri; toccando un oggetto sapeva dire tutto del suo proprietario; rispondeva alle domande formulate mentalmente di Brentano che le teneva la mano… Nel 1819 il governo prussiano, inquietato dall’affluenza di gente a Dülmen, decise di procedere a un’inchiesta sulla monaca stigmatizzata e mandò i gendarmi. La Emmerick fu prelevata di forza e portata su una barella in un’altra casa: qui per tre settimane la tennero in una stanza illuminata giorno e notte, sorvegliata ininterrottamente e a vista da squadre di uomini che si davano il cambio, con interrogatori continui e reiterate ispezioni delle sue stimmate. Minacciata, perquisita, costretta a ingoiare cibo che regolarmente vomitava, non si riuscì a farle “confessare” il suo “inganno”. La povera donna, che era in grado di esprimersi solo in dialetto e non sapeva scrivere, subì ogni sorta di vessazione inutilmente, perché anche l’inchiesta statale dovette gettare la spugna. Finalmente la riportarono a casa e il Brentano poté riprendere con i suoi appunti su quel che lei dettava.
La precisione con cui la Emmerick descriveva luoghi e usanze giudaiche e dettagli degli abiti del tempo di Gesù era stupefacente. Come si è detto, era quasi analfabeta e non si era mai mossa dalla Westfalia. Ma anche il Brentano non aveva alcuna preparazione teologica o storica. Però quel che venne scritto delle visioni della Emmerick aveva una precisione incredibile (il poeta Paul Claudel si convertì dopo aver letto i resoconti della Passione dettati dalla monaca). Nel 1819, dopo anni di preghiere, le ferite della stigmatizzata si chiusero (aveva chiesto a Dio di toglierle l’imbarazzo che le procuravano e lasciarle solo i dolori): si riaprivano solo il Venerdì Santo. Il 9 febbraio 1824, come aveva profetizzato da mesi, la Emmerick morì di paralisi polmonare. Due mesi dopo, corsa la voce che il suo corpo era stato trafugato a scopo di studio, venne riaperta la sua tomba e il cadavere fu trovato assolutamente fresco e incorrotto.
Brentano durante la sua vita riuscì a far pubblicare solo i volumi La dolorosa passione di Nostro Signor Gesù Cristo e Vita della santa Vergine Maria. Il volume Anni di insegnamento di Gesù vide la luce solo dopo la sua morte, avvenuta nel 1842. Nel 1869 uscì I segreti dell’Antico e del Nuovo Testamento. Nel 1881, seguendo le indicazioni contenute in questi libri, due archeologi ritrovarono in Turchia, nei paraggi dell’antica Efeso, la casa dove Maria aveva trascorso gli ultimi anni prima della sua Assunzione, Meryem- Ana-Evi, che Paolo VI visitò nel 1967 e Giovanni Paolo II nel 1979. È bene ricordare che tutti i testi ricavati da Brentano dalle visioni della Emmerick hanno ricevuto l’imprimatur.

di Rino Cammilleri – Il Timone

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La Santa Casa di Loreto nelle visioni della beata Anna Katharina Emmerick

Posté par atempodiblog le 9 février 2013

La Santa Casa di Loreto nelle visioni della beata Anna Katharina Emmerick dans Apparizioni mariane e santuari casamadonnaloreto

Nel caso della Beata Caterina Emmerich si può dire che, ancora di più che della rivelazione di Santa Caterina da Bologna, l’autenticità e veridicità delle sue “rivelazioni” e “visioni” avute (oltre che dal riscontro oggettivo fatto nella realtà), sono state avallate in modo straordinario proprio da Dio stesso, con il “miracolo vivente” della sua “sussistenza miracolosa” mediante il solo “nutrimento” della sola Comunione con Gesù Eucaristia. Non può perciò ella aver ingannato nessuno, se Dio stesso ne comprovava la veridicità di quanto affermava con il “miracolo vivente” che la sua vita stessa costituiva presso i suoi contemporanei.

In proposito, Gesù stesso dice nel Vangelo (e ciò forse non vale anche per i suoi Santi?…): “Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere…” (Gv.10,37-38). E anche “Se fossi io a render testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera; ma c’è un altro che mi rende testimonianza, e so che la testimonianza che egli mi rende è verace” (Gv.5,31-32). E ancora: “Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza; chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero” (Gv.3,32-33).

A riguardo della Santa Casa di Loreto, la Beata Caterina Emmerich – per anni immobile nel letto – la descrive con esattezza, pur senza averla mai vista, dichiarando che ivi avvenne l’Annunciazione dell’Angelo a Maria; e afferma anch’ella che la Santa Casa fu portata via da Nazareth proprio dagli “angeli” (quelli “veri”, quelli “spirituali”), e proprio “in volo”, e affermando risolutamente (e testualmente): “Le pareti della Santa Casa di Loreto sono assolutamente le stesse di Nazareth” (cfr. “Le Rivelazioni di Caterina Emmerick”, ed. Cantagalli, Siena, 1968, I°, p.140).

Questa è la descrizione del “trasporto angelico” della Santa Casa come avuto “in visione” dalla Beata: “Ho visto spesso, in visione, la traslazione della Santa Casa di Loreto. (…) Ho visto la Santa Casa trasportata sopra il mare da sette angeli. Non aveva alcun fondamento (…). Tre angeli la tenevano da una parte e tre dall’altra; il settimo si librava di fronte: una lunga scia di luce sopra di lui (…)” (Beata Caterina Emmerick, “Vita di Gesù Cristo e rivelazioni bibliche”, cap. IV, par.2°).

La Beata Caterina Emmerich, nel testo sopra riportato, “rivela” persino il numero degli angeli deputati da Dio a questo “miracoloso trasporto”: esattamente sette angeli. Forse che “episodi” simili non si leggono anche nella Sacra Scrittura? (cfr. Es.14,19; Es.23,20-23; Tobia 8,3; Dan.14,33-36; e tanti altri)… Forse che Dio non può far fare dagli angeli, nel Nuovo Testamento, quanto faceva a loro fare nel Vecchio Testamento? (cfr. anche At.8,39-40)… Non c’è anche scritto nel Salmo (90,12), a riguardo degli angeli: “Sulle loro mani ti porteranno…”?

Fonte: La voce cattolica
Tratto da: Filia Ecclesiae

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Pensieri sul diavolo della Beata Caterina Emmerick

Posté par atempodiblog le 3 février 2013

Pensieri sul diavolo della Beata Caterina Emmerick
Un araccolta di pensieri su una realtà di cui si parla poco: il demonio e la sua nefasta azione. “Una volta, mentre ero ammalata il diavolo mi aggredì in modo spaventoso e dovetti lottare con tutte le mie forze contro di lui…”

Ho letto  tutti gli scritti sulla mistica tedesca, la monaca  agostiniana Anna Caterina Emmerick, beatificata da Giovanni Paolo II e  ho raccolto alcuni suoi pensieri su una realtà di cui si parla poco  nella Chiesa Cattolica odierna: il demonio e la sua nefasta azione.
di Don Marcello Stanzione – Don Bosco Land

Pensieri sul diavolo della Beata Caterina Emmerick dans Anticristo emerich-boze-nar-746x280

“Il  diavolo si rivolge alla nostra mente con una tale familiarità che è  capace di ispirarci immediatamente certi pensieri che, a volte, la  stessa ragione ritiene grotteschi e abominevoli”.

“A  volte, il nemico malvagio mi smuoveva dal sonno, mi stringeva il  braccio e mi scuoteva come se volesse strapparmi dal letto. Ma gli  resistevo pregando e facendomi il segno della croce”.

“Il  diavolo ci toglie ogni vergogna nel momento in cui commettiamo il  peccato, e, quando abbiamo intenzione di confessarlo, pretende di  restituirci questa vergogna. Ma non ne ha il diritto!”.

“Una  volta, mentre ero ammalata (il diavolo) mi aggredì in modo spaventoso e  dovetti lottare con tutte le mie forze contro di lui, con il pensiero  le parole e la preghiera. Ringhiava contro di me, come se mi volesse  pestare e fare a pezzi, sputandomi contro la sua rabbia. Ma mi feci il  segno della croce e, tendendogli con coraggio il pugno, gli dissi: «Và e  mordi!». A questo punto scomparve”.

“Vidi  poi alcuni Angeli uscire fuori dai cori e contemplare la propria  bellezza; avevano preso coscienza di possedere una volontà propria e  iniziavano a distaccarsi da quella divina. Gli altri Angeli erano  rimasti silenziosamente uniti nei cori furono ricomposti, vidi quegli  Angeli, che si erano ribellati alla volontà divina, cadere dalle  altitudini celesti e finire in un disco oscuro molto più sotto delle  altezze celesti. Caddero così in una zona profonda e oscura  dell’universo dover furono costretti a rimanervi; avevano perduto tutta  la loro luminosità e la loro bellezza. Il mio Angelo custode mi disse  che essi erano stati condannati da Dio a vivere nelle tenebre in uno  stato di perenne impazienza”.

“Compresi  che le forme di superstizione del regno di Satana, quali la magia, il  magnetismo, la scienza  e l’arte mondana, sono tutti mezzi per  addormentare la coscienza degli uomini, per adornare e addolcire la  morte e i loro peccati. Queste arti vengono praticate da coloro che  vogliono allontanare dai  cuori dei fedeli la venuta del regno di Dio.  Così essi  cercano anche d’infrangere la celebrazione dei misteri divini  della Chiesa cattolica”.

“Vidi  che Satana tormentò con mille illusioni Giobbe per deviare la sua  fiducia verso Dio, addirittura gli inviò spiriti maligni che si  presentarono sotto spoglie angeliche e lo tentarono. I suoi discepoli  persero più volte la fiducia in lui pensando che egli non fosse giusto  con Dio. Ma l’Onnipotente volle solo provargli che Egli invia le  sofferenze ai suoi prediletti per rinforzarli nello spirito. Comunque  Giobbe non tradì mai Dio nonostante le dure prove a cui fu sottoposto;  egli aspettò nostalgico la venuta del Salvatore e contribuì alla  crescita della generazione di Davide, alla quale si riallacciava per  mezzo della madre di Abramo”.

“Ho  passato una notte spaventosa. Ho visto avvicinarsi al mio letto un  gatto, che è saltato sulle mie mani. L’ho preso per le zampe e l’ho  buttato fuori dal letto, desiderando di ucciderlo, ma mi è scappato di  mano ed è fuggito. Ero sveglia, e vedevo tutto quello che mi succedeva  intorno. Vidi la bambina [sua nipote] addormentata e inquieta, e temetti  che vedesse il mio stato pietoso. Per tutta la notte, fino alle tre del  mattino, il nemico continuò a torturarmi, sotto le sembianze di  qualcosa di nero e spaventoso. Mi diede botte e mi buttò giù dal letto,  in modo tale che con le mani toccavo il pavimento. Mi scagliò in avanti  con i cuscini e mi premette con molta violenza. Tutto questo, e l’avermi  sollevato in alto, mi provocò un’angoscia indicibile. Vedevo con  assoluta chiarezza che tutto questo non era un sogno , e sapevo tutto  quello che facevo; ma non ebbi risposta. Scongiurai il nemico in nome di  tutti i santi che mi dicesse quali diritti aveva su di me. Non mi  rispose nulla, ma continuò a tormentarmi. Mi afferrava per la nuca, o  metteva sulle mie spalle i suoi artigli freddi come la neve. Alla fine,  dopo essere riuscita ad arrivare, trascinandomi per terra, fino  all’armadio che si trova ai piedi del letto, presi la stola del  confessore che era lì custodita, e me la misi al collo. E allora smise  di picchiarmi”.

“Appresi  che la magia egiziana era legata alle forze occulte sotterranee, e gli  spiriti malvagi erano intrisi di potenza tellurica. Vidi un sacerdote  pagano praticare la magia contemplando gli odiosi idoli degli animali,  mentre un sottile vapore scuro entrava nella sua bocca. Subito dopo  l’estatico iniziò a profetare. Era come se si fosse svelato  improvvisamente in lui un mondo dimenticato nelle profondità della sua  anima. Egli poteva vedere vicino e lontano i paesi e gli uomini, tutte  le cose nascoste, velate e segrete. Durante l’estasi prese contatto con  gli spiriti che avevano relazione con tali cose. La magia egiziana dei  tempi seguenti, invece, mi apparve più  dipendente dall’influsso degli  spiriti dell’aria. Quello che i maghi vedevano per mezzo di questi  spiriti appariva come riflesso delle loro azioni. Vidi gli spiriti del  male come ombre indefinite”.

“Vidi  Gesù pregare nella grotta, inginocchiato e con le braccia levate,  implorò il Padre celeste di dargli coraggio tra le sofferenze che  avrebbe dovuto sopportare. Allora vidi apparire nella grotta decine di  Angeli bellissimi, trasparenti, e pieni di luce; essi si accostarono al  Signore per consolarlo e rassicurarlo che Dio Padre l’avrebbe sollevato  da tutte le pene. Allo stesso tempo gli mostrarono la croce, la corona  di spine e tutti gli strumenti della sua futura Passione. Poi gli  mostrarono tutte le miserie dell’umanità e la cattiveria che dimora nei  cuori umani e che Egli avrebbe dovuto sperimentare: tradimento, ironia,  gelosia e calunnia; allora lo vidi piangere con gli Angeli bellissimi.  Egli seppe che la sua missione era quella di fondare la prima Chiesa sul  sangue delle sue sofferenze, iniziando quaranta giorni di digiuno. Alla  fine, per consolarlo, il coro angelico gli mostrò come l’umanità  sarebbe stata salvata grazie al suo sacrificio”.

“Dinanzi  agli occhi dell’anima mi apparvero le immagini delle tentazioni che  Satana fece a Nostro Signore. Vidi quando Satana giunse nel deserto e si  preparò in tutti i modi a tentare il Signore. Siccome il demonio  ignorava la divinità di Cristo, avendo udito le divine parole durante il  battesimo: “Questo è il mio diletto Figlio”, considerava il Redentore  un profeta privilegiato di Dio. Così il demonio, non immaginando quanto  grande fosse la forza del Cielo, gli preparò una serie di tentazioni  illusorie per farlo cadere in grave peccato e distruggerlo. Chiesi  all’Angelo custode come mai il demonio non riconoscesse la divinità del  Salvatore, allora mi fu risposto in questo modo: “Come uomo Gesù non  sapeva che il serpente tentatore fosse Satana, così quest’ultimo non  doveva sapere che Gesù, il Redentore dell’umanità , fosse Dio. Seppi poi  che Satana riconobbe la divinità di Gesù solo quando Egli discese il  limbo per liberare le anime dei Santi Padri”.

“Il  diavolo presentò al Signore l’immagine di alcuni discepoli, credo  fossero nove o sette. Essi si presentarono al Signore uno per volta  nella grotta, dissero che Eustachio aveva loro rivelato il luogo  dov’Egli si era ritirato. Essi dissero che erano venuti per  consigliargli timorosamente che non doveva rovinarsi la salute e non  doveva lasciarli. Gesù, riconoscendo in quelle false immagini il  demonio, non disse altro che queste parole: “Allontanati da me Satana,  non è giunto ancore il tempo”.

“Un  altro giorno il demonio apparve al Signore nelle vesti di un vecchio  esseno stanco per aver scalato la montagna. Il vecchio aveva una lunga  barba ed era mezzo nudo, cingeva ai lombi una pelle d’animale e si  lamentava per la stanchezza. Gesù non lo guardò neppure. Il vecchio  disse di essere un eremita del monte Carmelo e pregò quindi il Salvatore  di istruirlo sul mondo celeste. Ma Gesù gli disse: “Allontanati da me,  ti riconosco, tu sei Satana a queste parole il diavolo subito scomparve  con una risata orrenda”.

“Vidi  Gesù orante mentre soffriva la fame, allora gli apparve Satana nelle  belle vesti di un Angelo di Dio. Aveva una veste scintillante e due  grosse ali, un volto soave ma molto pallido. Non era però trasparante e  la luce che emanava era morta, il Signore lo riconobbe subito e non lo  guardò. Il falso angelo apparve dalla parte orientale della grotta dove  non c’era nessun ingresso. Lo spirito del male disse che l’aveva inviato  Dio per consolarlo dalle sue pene. Ma Gesù continuava a non  rispondergli e non guardarlo. Allora il falso angelo apparve dalla parte  dell’ingresso della grotta dove Gesù era rivolto. Gli disse che era un  angelo di Dio e che Egli avrebbe dovuto guardarlo come di librava sulla  roccia. Quando Gesù, ancora una volta, non lo guardò e non gli rispose  Satana mostrò il suo vero volto e scomparve”.

“Vidi  Gesù stanco e affamato, era a piedi nudi e indossava la sua lunga e  larga tunica senza cintura. A terra c’erano il suo mantello e un paio di  borse. Compresi che non beveva e digiunava da parecchi giorni. Vidi una  gloria luminosa emanare dalla figura del Signore, diventava radiosa  ogni volta che Gesù pregava e supplicava il padre celeste. Questa volta  Satana assunse le sembianze di un notabile di Gerusalemme; l’uomo  distinto invitò Gesù a recarsi con lui al Palazzo di Erode per ricevere  il riconoscimento della sua missione. Satana gli disse che doveva  seguirlo subito perché erano attesi. Gesù non lo guardò e nemmeno gli  rivolse la parola, allora il diavolo disparve pieno di rabbia”.

“Siccome  Satana era cieco come i farisei e credeva che Gesù fosse un pio uomo,  lo tentava sempre in una nuova maniera credendo che prima o poi sarebbe  caduto in tentazione. L’ultimo tentativo lo fece presentandosi come uomo  di grande sapienza e tentando Gesù ad interrompere il digiuno, giunto  ormai quasi al quarantesimo giorno. Il redentore mostrava segni di  sfinimento ed aveva fame e sete. Il diavolo, assumendo le spoglie di un  grande saggio presentò a Gesù una cesta piena di primizie della natura,  frutta ed uva grossa e appetitosa. Gesù non lo guardò, ma rivolse lo  sguardo verso l’ingresso della caverna continuando a pregare; appena gli  voltò le spalle il demonio disparve”.

“Quando  ero ancora una bambina percepivo il suono delle campane benedette come  se fossero raggi di benedizione. Credo sicuramente che le campane  benedette mettano in fuga Satana. Quando in gioventù pregavo nel campo  durante la notte, vedevo spesso i demoni che mi circondavano, ma appena  le campane di Coesfeld suonavano il mattutino, sapevo che scappavano…  Gesù ha elargito la sua benedizione ai sacerdoti perché questa  benedizione arrivi a tutte le cose penetrando e lavorando in esse da  vicino e da lontano per il suo servizio…Il suono delle campane benedette  è per me più santo, più gioioso, più vigoroso e dolce di tutti gli  altri suoni”.

“La discordia che regnava in una famiglia a Coesfeld mi addolorava  molto. Pregai per quegli infelici e feci la Via Crucis il Venerdì Santo  nella chiesa, alle nove di sera. Mi apparve il maligno in figura umana,  in una via stretta, e voleva uccidermi. Chiamai Dio con tutto il cuore e  il maligno fuggì. Da allora il capo di quella famiglia si comportò  meglio con la moglie”.

“Ieri,  27 ottobre 1821, fui portata da una donna che era sul punto di  perdersi. Lottai con Satana davanti al letto della malata, ma il demonio  mi buttò fuori. Era troppo tardi…Questa donna era sposata e aveva tre  figli. Era considerata molto bella e viveva secondo il mondo e la moda.  Aveva un rapporto illecito con un sacerdote, e aveva taciuto in  confessione questo peccato. Aveva ricevuto i santi sacramenti e tutti  facevano grandi elogi della sua buona preparazione e disposizione per  ben morire…Tutti i miei sforzi risultarono vani. Era troppo tardi, non  mi fu possibile avvicinarmi a lei e morì. Era atroce vedere Satana che  si portava via quell’anima. Piansi e gridai. Una donna anziana e  indiscreta entrò e consolò i parenti della defunta, parlando loro della  sua bella morte. Passando per un ponte per andare in città incontrai  molte persone che volevano andare a casa della defunta, e io dicevo a me  stessa: «Se avessero visto quello che ho visto io, certamente  fuggirebbero dalla sua presenza»”.

“Una  volta che andavo di notte in chiesa mi si presentò una figura simile a  un cane. Misi la mano davanti e ricevetti un colpo così forte al viso da  buttarmi fuori strada. In chiesa mi si gonfiò la faccia e le mani si  riempirono di bolle. Fino al ritorno a casa fui irriconoscibile. Mi  lavai con acqua benedetta. Sulla strada della chiesa c’era un cerchio  che bisognava attraversare saltando sopra una tavola. Quando tornai lì  di mattina presto, il giorno di san Francesco, vidi una grande sagoma  nera che cercava di trattenermi. Lottai con essa finché passai, senza  provare angoscia né paura del nemico. Sempre mi viene incontro nel  cammino e vuole che io faccia un giro lungo con lui; ma non lo ottiene”.

“Quando  ero bambina, un giorno i mie genitori erano fuori casa. Mia madre mi  aveva ordinato di pulire la casa e di non uscire. Venne una donna molto  anziana che mi disse: «Vai al mio pero e raccogli le pere, presto, prima  che torni tua madre». Caddi in tentazione; mi dimenticai di quello che  mia madre mi aveva ordinato e corsi nell’orto di quella donna tanto in  fretta che mi colpii al petto con un aratro che era nascosto tra la  paglia e caddi a terra senza sensi. Così mi trovò mia madre, e mi fece  tornare in me con una punizione corporale. A lungo sentii il dolore del  colpo preso. In seguito seppi che il maligno si era servito della  cattiva volontà di quella donna per mettere alla prova la mia obbedienza  con l’appetito sregolato e che, essendo caduta in tentazione, mise in  pericolo la mia vita. Questo mi fece diventare molto cauta nei confronti  della gola, e mi fece riconoscere quanto sia necessario all’uomo  mortificarsi e vincere se stesso”.

“Quando  tornai a pregare in quel posto, fui presa come se venissi gettata in  una grotta che era lì vicino. Mantenni però una salda fiducia in Dio e  dissi: «Non puoi nulla contro di me, Satana», e il demonio fuggì.  Continuai a pregare con fervore, e da allora non ho più visto le ombre, e  tutto è rimasto tranquillo”.

“Non  lontano da casa nostra c’era un lungo complementare sterile, posto in  mezzo ad altre terre che producevano frutti. Quando da bambina passavo  di lì provavo sempre angoscia e mi sembrava di essere sempre estranea a  quel luogo; varie volte caddi per terra senza sapere come. Vedevo due  specie di ombre nere che vagavano, e i cavalli si imbizzarrivano quando  si avvicinavano. Avendo provato tante volte quanto fosse spaventoso quel  luogo, ne chiesi il motivo, e la gente mi rispose che avevano visto lì  cose strane. Una notte mi misi a pregare in quel luogo, con le braccia  in croce. La prima volta questo mi costò una grande violenza; la seconda  venne una figura con la forma di un cane, che poneva la testa sulla mia  spalla. Io lo guardai e vidi i suoi occhi di fuoco e il suo grugno.  Ebbi paura ma non mi turbai, anzi dissi: «Oh Signore, Tu che hai pregato  nell’orto degli ulivi in mezzo alle angosce più grandi, Tu stai con me  il demonio non può nulla contro di me». Poi ripresi a pregare e il  nemico si allontanò”.

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Don Giustino e la beata Anna Caterina Emmerick

Posté par atempodiblog le 9 février 2012

Don Giustino e la beata Anna Caterina Emmerick  dans Beata Anna Katharina Emmerick

Don Giustino affermò che la Venerabile Caterina Emmerick è la sua sorella, la gemella della sua anima (in una conferenza esortò i novizi a zelare la buona riuscita della Causa di Canonizzazione della Emmerick). Solo chi conosce la mistica tedesca può comprendere la vastità degli orizzonti che questa affermazione dischiude. Egli ha portato con sé nell’eternità i segreti dell’anima sua.

Tratto da: L’Apostolo delle Divine Vocazioni

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Parto di Maria Santissima

Posté par atempodiblog le 19 décembre 2008

SUL PARTO VERGINALE ED INDOLORE DI MARIA SANTISSIMA

Madonna e Bambin Gesù

« Senza alcun dubbio dobbiamo affermare che la madre di Cristo fu vergine anche nel parto, poiché il Profeta (Is 7,14) non dice solo « Ecco la vergine concepirà », ma aggiunge: « e partorirà un figlio ». (San Tommaso d’Aquino)

« Ella lo concepì come vergine, lo partorì come vergine, rimase vergine » (Sant’Agostino)

San Pietro Canisio, Dottore della Chiesa riflette su come Satana cerchi tutti i modi per aggredire e per distruggere la fama della purezza e della verginità di Maria e come molti « si scagliano per impedire che il mondo riconosca e che la Chiesa predichi che la Madre del Signore è rimasta incorrotta prima del parto, nel parto e dopo il parto« .

Il parto indolore non è dogma di fede, ma una conseguenza logica del dogma della verginità durante il parto.
Secondo i santi Padri Gesù è uscito dal grembo di Maria nel medesimo modo in cui una stella col suo raggio passa il vetro, non lo rompe, ma lo illumina.Per questo i medesimi santi padri dicono che il parto di Gesù avvolse Maria nella luce e nella gioia.

L’integrità fisica  di Maria « nel parto » è un aspetto che per molti appare secondario, anche per chi crede nella assoluta verginità di Maria. Spesso anzi si crede erroneamente che il parto di Maria seguì vie ordinarie, anche a causa di molti film sulla nascita di Cristo che descrivono una Madonna in preda alle contrazioni e piangente di dolore. Per questo credo sia necessario ascoltare la voce materna della Chiesa, dei santi e dei teologi.
Ma andiamo per gradi.

Secondo cio’ che ci insegna la Rivelazione (il Magistero e la Tradizione della Chiesa) la verginità nel parto, oltre all’aspetto spirituale o morale richiede anche l’aspetto materiale o fisico consistente nell’integrità corporale, così come attesta il dogma « Maria fu vergine prima del parto, nel parto e dopo il parto“ (Papa Paolo IV).  La verginità corporale di Maria « nel parto » perciò non è altro che un’irradiazione della sua verginità morale. In forza dell’unione vitale, inscindibile, tra l’anima e il corpo, così vi è una speciale relazione tra la verginità morale e la verginità corporale: due realtà che costituiscono la verginità integrale e perfetta di Maria.
La verginità integrale e perfetta di Maria SS. « nel parto », conseguentemente, esclude due cose: esclude, in primo luogo, che il parto abbia compromesso l’integrità della sua verginità corporale; ed esclude, in secondo luogo, tutti quei fenomeni fisiologici che accompagnano un parto ordinario (doglie, lesioni somatiche, dolori, emorragie, ecc.).


  »Esultò Maria nel sacratissimo tipo di parto, esulta la Chiesa in questa generazione dei suoi figli». L’aggettivo sacratissimo evoca l’opera dello Spirito, il medesimo sia per il concepimento di Cristo dalla Vergine che per il concepimento delle membra del suo Corpo nel fonte battesimale. È da notare anche il verbo esultò, relativo al parto di Maria, allusivo al fatto che fu senza dolori perché verginale«  (Dal sito del Vaticano-Monsignor Corrado Maggioni, Pontificia Facoltà Teologica Marianum di Roma)


Molti forse si chiederanno se un parto non ordinario come quello verginale di Maria possa sminuire il concetto di Maternità Divina della Madonna. Ma in realtà i fenomeni fisiologici che accompagnano il parto ordinario (lesioni, doglie, dolori, ecc.) non sono essenziali al concetto di vera maternità. Maria fu vera madre di Gesù, come tutte le madri lo sono dei loro figli; ma non lo fu come le altre madri: oltre che nel concepimento verginale, Ella fu diversa da esse anche nel parto verginale. Madre, infatti, è colei che concepisce e dà alla luce un figlio: questo, scientificamente, è il concetto di madre. Il modo poi di concepirlo e di darlo alla luce non appartiene all’essenza della maternità. Se il modo di dare alla luce un figlio fosse essenziale alla maternità, ne seguirebbe che la madre la quale da alla luce un figlio mediante parto cesareo, non sarebbe vera madre o pienamente madre di quel figlio: cosa dinanzi alla quale lo stesso buon senso si ribella. Tanto meno poi può dirsi parte essenziale della maternità il dolore del parto, dal momento che nello stato di giustizia originale (prima del peccato originale, dal quale Maria, novella Eva, è immune) le madri avrebbero dato alla luce i propri figli senza dolore, e anche oggi si parla di parto indolore ottenuto con mezzi farmacologici.

Anche l’integrità corporale (la verginità materiale) è indubbiamente una perfezione, e perciò ha la sua reale, positiva importanza, in se stessa. Il fatto che Cristo abbia voluto rispettarla nascendo nella Madre sua, dimostra la squisita delicatezza del suo amore per la propria madre, alla quale non volle togliere, nel nascere da Lei, una tale perfezione. Cristo perciò volle che la Madre sua fosse una vergine perfetta, e perciò vergine non solo moralmente ma anche corporalmente. Negare la verginità corporale e ammettere in Maria SS. soltanto la verginità morale, equivale a negarle la perfetta verginità. Come il Verbo, nascendo dal seno del Padre, non lese minimamente la natura di Lui, così nascendo dal seno della Madre, non lese minimamente la perfetta verginità di Lei. 

« Come Abramo viene appellato Padre, perché è sopra tutti i padri; come Paolo viene appellato l’Apostolo, perché è sopra tutti gli apostoli; così Maria viene appellata, fra tutte, la Vergine, e viene predicata dalla Chiesa « Vergine tra le vergini ».  Ella fu sempre, « Vergine di corpo, vergine di anima, vergine di professione ».  Ella fu  » il modello più completo della vergine  » la  » sola vergine insieme e madre « :  » Madre di Cristo e Vergine di Cristo  » (San Pietro Canisio)
 

«Noi crediamo che Maria è la Madre, rimasta sempre vergine, del Verbo Incarnato, il nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo». Papa Paolo VI


Ma vediamo come si esprime sul parto verginale di Maria San Tommaso d’Aquino, dottore della Chiesa, nella Summa Theologica:

« La donna che dà alla luce una carne comune perde la verginità. Ma quando nasce nella carne il Verbo, allora Dio custodisce la verginità, rivelandosi così come Verbo. Come infatti il nostro verbo mentale non corrompe la mente quando viene proferito, così neppure il Verbo sostanziale che è Dio, volendo nascere, viola la verginità »».«Cristo venne a togliere la nostra corruzione. Non era quindi opportuno che nascendo corrompesse la verginità della madre. Dice infatti S. Agostino (Serm. 121): « Non era giusto che violasse l’integrità con la sua nascita colui che veniva a sanare la corruzione »». «Era conveniente che colui il quale aveva comandato di onorare i genitori, nascendo non menomasse l’onore della madre».

 

« Ogni primogenito maschio che apre il seno materno sarà sacro al Signore (Lc 2,23). L’Evangelista « usa l’espressione ordinaria per indicare la nascita, e non già per dire che il Signore, uscendo da quel sacro seno che lo aveva ospitato e che egli aveva santificato, ne violasse la verginità. Perciò l’azione di aprire, attribuita al primogenito, non indica che Cristo abbia lacerato il velo del pudore verginale, ma indica la sola uscita della prole dal seno materno».

Alla difficoltà tratta invece dal fatto che un corpo fisico non può attraversare un altro corpo, San Tommaso d’Aquino risponde così:

 


«Cristo volle dimostrare la realtà del suo corpo in modo da manifestare insieme la propria divinità. Perciò mescolò insieme meraviglie e umiliazioni. Per mostrare la verità del suo corpo nacque da una donna, e per mostrare la sua divinità nacque da una vergine. Come infatti dice S. Ambrogio (Veni Redemptor Gentium): « Tale è il parto che si addice a Dio »».


S. Tommaso infatti ammette che la compenetrazione dei corpi è possibile per miracolo:

« Dobbiamo quindi affermare che tutti questi fatti sono stati compiuti dalla potenza divina miracolosamente. Di qui le parole di S. Agostino: « Dove interveniva la divinità, il corpo non si arrestava di fronte a porte sprangate. Poteva ben entrare, senza aprirle, colui che nacque lasciando inviolata la verginità di sua madre ». E Dionigi scrive, che « Cristo compiva in modo sovrumano le cose umane: e lo dimostra il concepimento miracoloso da una vergine e la solidità delle mobili acque sotto il peso dei suoi piedi terrestri ». »

Il testo della Somma teologica di san Tommaso dice così: “Il dolore della partoriente è prodotto dal dilatarsi delle vie attraverso le quali deve uscire la prole. Ma abbiamo spiegato che Cristo uscì dal grembo della madre senza che questo si aprisse, e quindi senza dilatazione delle vie.
Perciò nel suo parto non vi fu dolore di sorta, né corruzione alcuna, ma somma gioia, poiché ‘l’uomo Dio nasceva alla luce del mondo’, secondo le parole di Isaia 35,1: ‘La solitudine canterà come un giglio; canterà nella gioia e nel giubilo’” (III, 35, 7).

Il noto teologo mariano Renè Laurentin ci ricorda:


«Il mistero della verginità nel parto ci ricorda delle verità misconosciute e tuttavia essenziali al mistero cristiano: il corpo è parte integrante dell’uomo, è salvato da Cristo, associato a tutto il compimento della salvezza, promesso a un destino eterno. Fin da quaggiù il corpo è raggiunto dall’opera della grazia, poiché gli impulsi della nuova creazione sono all’opera (Rm 8,22), e Dio non ha mancato di manifestare talvolta nel suo corpo dei segni in forma di miracoli: il camminare sulle acque, la trasfigurazione e, per finire, la risurrezione. La verginità integrale della Madre di Dio appartiene all’ordine di questi segni (…)».
«Quanto al parto indolore, che la Tradizione afferma senza contestazione dal IV secolo, è abbastanza paradossale che si sia cominciato a contestarlo al momento stesso in cui il progresso scientifico instaurava « il parto indolore » per tutte le donne. È strabiliante che certi teologi e predicatori abbiano cominciato a celebrare le sofferenze « crocifiggenti » di Maria alla nascita del Salvatore nel momento in cui le cliniche ostetriche si applicano a denunciare i dolori del parto come un mito alienante e disumanizzante. Il segno del parto indolore attesta a suo modo che la verginità è spiritualizzazione dell’ordine della carne e che Maria è, sotto certi riguardi, donna esemplare, donna guida, là dove poteva sembrare donna di eccezione». 

Leggiamo insieme un brano tratto dalle visioni della Beata Anna Katharina Emmerick e che descrivono la nascita di Cristo:

« Lo splendore che irradiava la Santa Vergine diveniva sempre più fulgido, tanto da annullare il chiarore delle lampade accese da Giuseppe. La Madonna, inginocchiata sulla sua stuoia, teneva il viso rivolto ad oriente. Un’ampia tunica candida priva di ogni legame cadeva in larghe pieghe intorno al suo corpo. Alla dodicesima ora fu rapita dall’estasi della preghiera, teneva le mani incrociate sul petto. Vidi allora il suo corpo elevarsi dal suolo. Frattanto la grotta si illuminava sempre più, fino a che la Beata Vergine fu avvolta tutta, con tutte le cose, in uno splendore d’infinita magnificenza. Questa scena irradiava tanta Grazia Divina che non sono in grado di descriverla. Vidi Maria Santissima assorta nel rapimento per qualche tempo, poi la vidi ricoprire attentamente con un panno una piccola figura uscita dallo splendore radioso, senza toccarla, né sollevarla. Dopo un certo tempo vidi il Bambinello muoversi e lo udii piangere. Mi sembrò che allora Maria Santissima, sempre Vergine, ritornando in se stessa, sollevasse il Bambino e l’avvolgesse nel panno di cui l’aveva ricoperto. Alzatolo dalla stuoia, lo strinse al petto. » (con approvazione ecclesiastica).

La liturgia della Chiesa in una sua antifona prega così: “Virgo Maria sine dolore peperit Salvatorem saeculorum” (La Vergine Maria ha partorito senza dolore il Salvatore dei secoli). E non dobbiamo dimenticare la lex orandi est lex credendi (La regola della preghiera è regola della fede).

Felice Natale a tutti.

Fonte: Innamorati di Maria

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Dalle visioni della Emmerich

Posté par atempodiblog le 7 novembre 2008

Vi ripropongo uno stralcio tratto dagli scritti della Beata Emmerich

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Dalle visioni di Anna Katharina Emmerich:

Io vidi la condizione di mancanza e la caduta del sacerdozio e le sue cause […] Capii, per esempio, perché i preti oggi non sono più in grado di aiutare e salvare, e il motivo per cui non ne sono più capaci, oppure raramente e in modo così diverso. […] Il motivo per cui i preti di oggigiomo raramente salvano e benedicono mi venne spiegato con un esempio: vidi tre tipi di pittori, i quali imprimevano figure sulla cera. Uno aveva una cera bella e bianca ed era molto intelligente e abile, ma era pieno di sé stesso e non aveva l’immagine di Cristo in sé, perciò il suo quadro non valeva proprio niente. L’altro lavorava con cera sbiadita ed essendo tiepido e caparbio non era capace di niente. Il terzo era inabile e lavorava con grande imperizia, con la comune cera gialla, ma con diligenza e semplicità, e il suo lavoro diede un’immagine retta sebbene mostrasse dei tratti grezzi. Così vidi anch’io brillanti sacerdoti, pieni di scienza, predicare con grande saggezza però senza alcun effetto concreto per l’aiuto dell’uomo, dall’altra parte preti semplici e poveri mostrare la potenza del sacerdozio nell’ambito della benedizione e della salvezza. […] Andai in tutti i luoghi abitati della terra e non vidi altro che depravazioni. […] la perfidia, la cecità, la cattiveria, le insidie, la brama di vendetta, la superbia, l’inganno, l’invidia, l’avarizia, la discordia, l’omicidio, la prostituzione e l’ateismo, con cui gli esseri umani non guadagnavano nulla e divenivano sempre più ciechi e miserabili cadendo nelle tenebre più profonde. […] Mi trovavo in un mondo di peccati cosi orrendo, che credetti di essere nell’inferno e iniziai a lamentarmi ad altavoce. […] la mia guida mi disse […] “Adesso hai visto l’orrore della cecità e le tenebre dell’uomo; quindi non brontolare più sulla tua sorte, e prega!” […]
Tale fu la contro-chiesa, centro della malvagità, dell’errore, dell’inganno, dell’ipocrisia, della debolezza, che può accogliere l’elenco di tutti i demoni. Il pericolo più grande si cela dietro la loro apparente innocenza. Agiscono e vogliono tutt’altro di quello che, con fare innocente, mostrano di volere. Se questo pericolo non viene percepito gli uomini affluiscono inconsciamente con le loro attività in un centro comune. Tale centro ha come origine e viene diretto dal maligno. Ogni azione e attività di questo centro diabolico è volta contro i principi di Gesù Cristo, per mezzo del quale ogni vita può essere salvata e al di fuori del quale ogni azione resta un’opera della morte e del diavolo. […] La lotta fu così generalmente bene organizzata e serrata che la santa Chiesa in un primo momento dovette soccombere […] Io vidi intorno alla Chiesa di Pietro una enorme quantità di persone, alcune occupate a distruggerla e molte altre, invece, a ripristinarla.
Vidi il Papa in preghiera circondato da falsi amici, i quali spesso agivano in contrasto alle sue disposizioni.[…] vidi come  tanti religiosi avevano contribuito all’opera di distruzione, senza che ciò apparisse pubblicamente […] Fui resa consapevole che i cristiani intesi nel senso vero della parola non esistono più. Restai molto addolorata nell’apprendere questa realtà. […] Io vidi nuovi martiri, non di adesso, bensì del futuro […]
Sentii che Lucifero sarà liberato e gli verranno tolte le catene, cinquanta o sessant’anni prima degli anni 2000 dopo Cristo, per un certo tempo. […]
Quando la Chiesa fu quasi del tutto caduta in rovina, e ormai restavano solo il coro e l’altare, i demolitori entrarono con la bestia nella Chiesa ma Si trovaror di fronte ad una donna grande e maestosa. Essa si muoveva come un corpo benedetto, camminava molto lentamente, i nemici ne ebbero molto timore, la bestia si fermò e tese la sua gola verso la donna, come se volesse inghiottirla. Ma appena la donna la guardò, e fece per andarle incontro, la bestia fuggì nel mare e i nemici scapparono confusi. […] Allora i nemici della Chiesa, per sfuggire, presero a muoversi nelle più diverse direzioni senza che ne avessero la coscienza, ed erano molto confusi. Non sapevano cosa facevano, e neppure cosa avrebbero dovuto fare, e perciò correvano l’uno contro l’altro, cozzandosi a vicenda nel parapiglia. Quando poi, finalmente, furono serrati tutti insieme dai “gruppi della Fede”, li vidi rinunciare al loro lavoro distruttivo della Chiesa e sparpagliarsi. La Chiesa aveva ripreso il suo magnifico splendore. Fin dai confini del mondo la gente di buona voloflt, di tutte le condizioni e della terra intera, aveva formato un’immane catena umana per passarsi ad una ad una le pietre per ricostruirla. Vidi ancora tanti uomini cattivi e altri che sarebbero divenuti martiri per Gesù.
La Chiesa fu del tutto ricostruita in breve tempo. Dietro di questa, in alto su un monte, vidi l’Agnello di Dio e intorno un corteo di vergini con palme e le cinque schiere celesti, che rispecchiavano ed erano in sintonia con quelle terrene. Intorno all’Agnello stavano pure le quattro sacre bestie dell’Apocalisse. […]
Quando l’Angelo scese dalla cupola della Chiesa vidi, su di esso, apparire in cielo una Croce grande e scintillante sulla quale era appeso il Salvatore. Dalle sue piaghe splendenti si irradiavano su tutto il mondo fasci luminosi. Le piaghe erano rosse come chiazze luccicanti. Egli non aveva la corona di spine ma da tutte le piaghe della testa si sprigionavano raggi orizzontali sul mondo. Lo splendore delle mani, dei fianchi e dei piedi emetteva i colori dell’arcobaleno che si irradiavano intensamente verso il mondo, sui villaggi, cìttà, case, ecc. […] Mi apparve anche un Cuore che lievitava nel cielo, era rosso e illuminato e dirigeva sulle piaghe un fascio di raggi bianchi. Poi dal medesimo si diffondeva, a sua volta, un altro raggio di luce sulla Chiesa e in molte regioni del mondo. Questo elevarsi e alternarsi di energie assorbiva e salvava molte anime, le quali, attraverso il Cuore e il fascio di luce, potevano affiancarsi a Gesù. Mi venne detto che MARIA sarebbe stata questo Cuore. […] Quando io vidi tutto ciò ebbi la profonda sensazione che il Regno di Dio fosse vicino. […]

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Avvertimenti del Cielo

Posté par atempodiblog le 13 novembre 2007

 

Profezie sul futuro
Avvertimenti del Cielo

da Fede e Cultura   -   fedeecultura.it


LEONE XIII

Il 13 Ottobre 1884 Leone XIII ebbe una visione mentre celebrava la Messa. Il Pontefice disse che la visione riguardava il futuro della Chiesa, un periodo di circa cento anni in avanti quando il potere di Satana avrebbe raggiunto il suo culmine. Leone XIII sentì due voci: quella di Nostro Signore e quella di Satana. Satana affermava con orgoglio di poter distruggere la Chiesa, ma per fare questo chiedeva più tempo e più potere: aveva bisogno di 75 o 100 anni e un maggior potere su coloro che si fossero messi al suo servizio (in sostanza Satana pensava di potere distruggere la Chiesa cattolica in un periodo tra il 1959 e il 1984 circa). Nostro Signore acconsentì alla richiesta. Papa Leone XIII compose subito la preghieraesorcismo a San Michele Arcangelo, contro satana e gli angeli ribelli e dispose che questa preghiera, insieme al Prologo del Vangelo di San Giovanni, fossero sempre letti alla fine di ogni Messa. Dopo il Concilio le due preghiere vennero definitivamente soppresse dalla liturgia.

MEDJUGORJE

Mirjana dice di aver avuto, il 14 aprile 1982, un’apparizione che getta, secondo noi, raggi di luce sulla storia della Chiesa. Essa racconta un’apparizione nella quale satana le si era presentato con le apparenze della Vergine; satana chiese a Mirjana di rinunciare alla Madonna e di seguirlo, perché l’avrebbe resa felice, nell’amore e nella vita; mentre, con la Vergine, avrebbe dovuto soffrire, diceva lui. Mirjana lo respinse. E subito apparve la Vergine e satana scomparve. La Vergine le disse, sostanzialmente, quanto segue: 1) Scusami per questo, ma devi sapere che satana esiste. 2) Un giorno si è presentato davanti al trono di Dio e ha chiesto il permesso di tentare la Chiesa per un certo periodo. Dio gli ha permesso di metterla alla prova per un secolo. Questo secolo è sotto il potere del demonio, ma quando saranno compiuti i segreti che vi sono stati affidati, il suo potere verrà distrutto. Già ora egli comincia a perdere il suo potere ed è diventato aggressivo: distrugge i matrimoni, solleva discordie tra preti, crea ossessioni, assassinii. 3) Dovete proteggervi con la preghiera e con il digiuno; soprattutto con la preghiera comunitaria. Portate con voi dei simboli benedetti. Metteteli nelle vostre case, riprendete l’uso dell’acqua benedetta”.

BEATA ANNA CATERINA EMMERICH

Già più di due secoli fa la Venerabile Caterina Emmerich (1774-1824) preannunciava la liberazione di Satana poco prima dell’anno 2000: A) “ Mi è stato anche detto che Lucifero verrà liberato per un certo periodo cinquanta o sessanta anni prima dell’anno di Cristo 2000. Mi vennero indicate le date di molti altri eventi che non riesco a ricordare; ma un certo numero di demoni dovranno essere liberati molto prima di Lucifero, in modo che tentino gli uomini e servano come strumenti della giustizia divina”.

UNA PARTE DI GERUSALEMME È INFEDELE

Vidi una strana chiesa che veniva costruita contro ogni regola… Non c’erano angeli a vigilare sulle operazioni di costruzione. In quella chiesa non c’era niente che venisse dall’altoC’erano solo divisioni e caos. Si tratta probabilmente di una chiesa di umana creazione, che segue l’ultima moda…” (12 settembre 1820). “Vidi cose deplorevoli: stavano giocando d’azzardo, bevendo e parlando in chiesa; stavano anche corteggiando le donne. Ogni sorta di abomini venivano perpetrati là. I sacerdoti permettevano tutto e dicevano la Messa con molta irriverenza. Vidi che pochi di loro erano ancora pii, e solo pochi avevano una sana visione delle cose. Tutte queste cose mi diedero tanta tristezza.” (27 settembre 1820). “Poi vidi che tutto ciò che riguardava il Protestantesimo stava prendendo gradualmente il sopravvento e la religione cattolica stava precipitando in una completa decadenza. La maggior parte dei sacerdoti erano attratti dalle dottrine seducenti ma false di giovani insegnanti, e tutti loro contribuivano all’opera di distruzione. In quei giorni, la Fede cadrà molto in basso, e sarà preservata solo in alcuni posti, in poche case e in poche famiglie che Dio ha protetto dai disastri e dalle guerre.” (1820) “Stavano costruendo una Chiesa grande, strana, e stravagante. Tutti dovevano essere ammessi in essa per essere uniti ed avere uguali diritti: evangelici, cattolici e sette di ogni denominazione” (22 aprile 1823). “Ho visto di nuovo la strana grande chiesa. Non c’era niente di santo in essa. Ho visto anche un movimento guidato da ecclesiastici a cui contribuivano angeli, santi ed altri cristiani. [Nella strana chiesa] C’era qualcosa di orgoglioso, presuntuoso e violento in tutto ciò, ed essi sembravano avere molto successo. Sullo sfondo, in lontananza, vidi la sede di un popolo crudele armato di lance, e vidi una figura che rideva, che disse: “Costruitela pure quanto più solida potete; tanto noi la butteremo a terra” (12 settembre 1820). “Fra le cose più strane che vidi, vi erano delle lunghe processioni di vescovi. Le loro colpe verso la religione venivano mostrate attraverso delle deformità esterne” (1 giugno 1820). “La Messa era breve. Il Vangelo di San Giovanni non veniva letto alla fine” (12 luglio 1820). (Fino alla riforma liturgica del 1967, la Santa Messa si concludeva con la lettura del Prologo del Vangelo di Giovanni. Le profezie della santa si riferiscono quindi al periodo successivo al 1967). “Vidi la Chiesa di San Pietro in rovina, e il modo in cui tanti membri del clero erano essi stessi impegnati in quest’opera di distruzione – ma nessuno di loro desiderava farlo apertamente davanti agli altri. Gesù mi dice che la Chiesa sembrerà in completo declino. Ma sarebbe risorta” (4 ottobre 1820). “Vidi ancora una volta che la Chiesa di Pietro era minata da un piano elaborato dalla setta segreta, mentre le bufere la stavano danneggiando… Ma vidi anche che l’aiuto sarebbe arrivato quando le afflizioni avrebbero raggiunto il loro culmine. Vidi di nuovo la Beata Vergine ascendere sulla Chiesa e stendere il suo manto su di essa. Vidi un Papa che era mite e al tempo stesso molto fermo /…/ Vidi un grande rinnovamento e la Chiesa che si librava in alto nel cielo”.

IL MARTIRIO DI UN PAPA

“La Chiesa si trova in grande pericolo. Dobbiamo pregare affinché il Papa non lasci Roma; ne risulterebbero innumerevoli mali se lo facesse. Ora stanno pretendendo qualcosa da lui. La dottrina protestante e quella dei greci scismatici devono diffondersi dappertutto. Ora vedo che in questo luogo la Chiesa viene minata in maniera così astuta che rimangono a mala pena un centinaio di sacerdoti che non siano stati ingannati. Tutti lavorano alla distruzione, persino il clero. Si avvicina una grande devastazione” (1 ottobre 1820). “Mentre attraversavo Roma con San Francesco e altri santi, vedemmo un grande palazzo avvolto dalle fiamme, ma mentre ci avvicinavamo il fuoco diminuì e noi vedemmo un edificio annerito. Finalmente raggiungemmo il Papa. Era seduto al buio e addormentato su una grande poltrona. Era molto ammalato e debole; non riusciva più a camminare.Gli ecclesiastici nella cerchia interna sembravano insinceri e privi di zelo; non mi piacevano. Parlai al Papa dei vescovi che presto dovevano essere nominati. Gli dissi anche che non doveva lasciare Roma. Se l’avesse fatto sarebbe stato il caos. Egli pensava che il male fosse inevitabile e che doveva partire per salvare molte cose… Era molto propenso a lasciare Roma, e veniva esortato insistentemente a farlo. La Chiesa è completamente isolata ed è come se fosse completamente deserta. Sembra che tutti stiano scappando. Dappertutto vedo grande miseria, odio, tradimento, rancore, confusione e una totale cecità. O città! O città! Cosa ti minaccia? La tempesta sta arrivando; sii vigile!” (7 ottobre 1820). “Vedo il Santo Padre in grande angoscia. Egli vive in un palazzo diverso da quello di prima e vi ammette solo un numero limitato di amici a lui vicini. Temo che il Santo Padre soffrirà molte altre prove prima di morire. Vedo che la falsa chiesa delle tenebre sta facendo progressi, e vedo la tremenda influenza che essa ha sulla gente” (10 agosto 1820). “Il Santo Padre, immerso nel suo dolore, è ancora nascosto per evitare le incombenze pericolose. Ora può fidarsi solo di poche persone; è principalmente per questa ragione che deve nascondersi. Ma ha ancora con sé un anziano sacerdote di grande semplicità e devozione. Egli è suo amico, e per la sua semplicità non pensavano valesse la pena toglierlo di mezzo. Ma quest’uomo riceve molte grazie da Dio. Vede e si rende conto di molte cose che riferisce fedelmente al Santo Padre. Mi veniva chiesto di informarlo, mentre stava pregando, sui traditori e gli operatori di iniquità che facevano parte delle alte gerarchie dei servi che vivevano accanto a lui, così che egli potesse avvedersene”.

GRANDE TRIBOLAZIONE E ANTICRISTO

“Vidi quanto sarebbero state nefaste le conseguenze di questa falsa chiesa. L’ho veduta aumentare di dimensioni; eretici di ogni tipo venivano nella città [di Roma]. Il clero locale diventava tiepido, e vidi una grande oscurità… Allora la visione sembrò estendersi da ogni parte. Intere comunità cattoliche erano oppresse, assediate, confinate e private della loro libertà. Vidi molte chiese che venivano chiuse, dappertutto grandi sofferenze, guerre e spargimento di sangue. Una plebaglia selvaggia e ignorante si dava ad azioni violente. Ma tutto ciò non durò a lungo” (13 maggio 1820). “Ho avuto un’altra visione della grande tribolazione. Mi sembrava che si pretendesse dal clero una concessione che non poteva essere accordata. Vidi molti sacerdoti anziani, specialmente uno, che piangevano amaramente. Anche alcuni più giovani stavano piangendo. Ma altri (e i tiepidi erano fra questi), facevano senza alcuna obiezione ciò che gli veniva chiesto. Era come se la gente si stesse dividendo in due fazioni” (12 aprile 1820). “Vidi un’apparizione della Madre di Dio, che disse che la tribolazione sarebbe stata molto grande. Aggiunse che queste persone devono pregare ferventemente… Devono pregare soprattutto perché la chiesa delle tenebre abbandoni Roma” (25 agosto 1820). “Vidi la Chiesa di San Pietro: era stata distrutta ad eccezione del Santuario e dell’Altare principale (N.d.R. = La visione è da intendersi in senso simbolico: vuole indicare gli attacchi alla Fede e la decadenza della Chiesa che avranno luogo prima del suo più grande trionfo durante l’Era di Pace. Ma non si può escludere che i seguaci della Bestia, anche in Vaticano, provocheranno danni materiali e devastazioni = N.d.R.) (10 settembre 1820). “Vedo altri martiri, non ora ma in futuro… Vidi le sette segrete minare spietatamente la grande Chiesa. Vicino ad esse vidi una bestia orribile che saliva dal mare..(Ap 13,1). In tutto il mondo le persone buone e devote, e specialmente il clero, erano vessate, oppresse e messe in prigione. Ebbi la sensazione che sarebbero diventate martiri un giorno. Quando la Chiesa per la maggior parte era stata distrutta e quando solo i santuari e gli altari erano ancora in piedi, vidi entrare nella Chiesa i devastatori con la Bestia. Là essi incontrarono una donna di nobile contegno che sembrava portare nel suo grembo un bambino, perché camminava lentamente. A questa vista i nemici erano terrorizzati e la Bestia non riusciva a fare neanche un altro passo in avanti. Essa proiettò il suo collo verso la Donna come per divorarla, ma la Donna si voltò e si prostrò (N.d.R. = in segno di sottomissione a Dio = N.d.R.), con la testa che toccava il suolo. Allora vidi la Bestia che fuggiva di nuovo verso il mare, e i nemici stavano scappando nella più grande confusione” (Agosto-ottobre 1820). “Verranno tempi molto cattivi, nei quali i non cattolici svieranno molte persone. Ne risulterà una grande confusione. Vidi anche la battaglia. I nemici erano molto più numerosi, ma il piccolo esercito di fedeli ne abbatté file intere [di soldati nemici]. Durante la battaglia, la Madonna si trovava in piedi su una collina, e indossava un’armatura. Era una guerra terribile. Alla fine, solo pochi combattenti per la giusta causa erano sopravvissuti, ma la vittoria era la loro” (22 ottobre 1822). “Vidi, in grande lontananza, grandiose legioni che si avvicinavano. Davanti a tutti vidi un uomo su un cavallo bianco (Ap 19, 11-21?). I prigionieri venivano liberati e si univano a loro. Tutti i nemici venivano inseguiti. Allora, vidi che la Chiesa veniva prontamente ricostruita, ed era magnifica più di prima”. (Agosto-ottobre 1820).

UN NUOVO PAPA

Vidi un nuovo Papa che sarà molto rigoroso. Egli si alienerà i vescovi freddi e tiepidi. Non è un romano, ma è italiano. Proviene da un luogo che non è lontano da Roma. Ma per qualche tempo dovranno esserci ancora molte lotte e agitazioni” (27 gennaio 1822). “Vorrei che fosse qui il tempo in cui regnerà il Papa vestito di rosso. Vedo gli apostoli, non quelli del passato ma gli apostoli degli ultimi tempi e mi sembra che il Papa sia fra loro”. “Gli ebrei ritorneranno in Palestina e diverranno cristiani verso la fine del mondo”.

Comitato di Redazione (Fede e Cultura)

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Dalle visioni della Emmerich

Posté par atempodiblog le 9 novembre 2007

Dalle visioni di Anna Katharina Emmerich:

Io vidi la condizione di mancanza e la caduta del sacerdozio e le sue cause [...] Capii, per esempio, perché i preti oggi non sono più in grado di aiutare e salvare, e il motivo per cui non ne sono più capaci, oppure raramente e in modo così diverso. [...] Il motivo per cui i preti di oggigiomo raramente salvano e benedicono mi venne spiegato con un esempio: vidi tre tipi di pittori, i quali imprimevano figure sulla cera. Uno aveva una cera bella e bianca ed era molto intelligente e abile, ma era pieno di sé stesso e non aveva l’immagine di Cristo in sé, perciò il suo quadro non valeva proprio niente. L’altro lavorava con cera sbiadita ed essendo tiepido e caparbio non era capace di niente. Il terzo era inabile e lavorava con grande imperizia, con la comune cera gialla, ma con diligenza e semplicità, e il suo lavoro diede un’immagine retta sebbene mostrasse dei tratti grezzi. Così vidi anch’io brillanti sacerdoti, pieni di scienza, predicare con grande saggezza però senza alcun effetto concreto per l’aiuto dell’uomo, dall’altra parte preti semplici e poveri mostrare la potenza del sacerdozio nell’ambito della benedizione e della salvezza. [...] Andai in tutti i luoghi abitati della terra e non vidi altro che depravazioni. [...] la perfidia, la cecità, la cattiveria, le insidie, la brama di vendetta, la superbia, l’inganno, l’invidia, l’avarizia, la discordia, l’omicidio, la prostituzione e l’ateismo, con cui gli esseri umani non guadagnavano nulla e divenivano sempre più ciechi e miserabili cadendo nelle tenebre più profonde. [...] Mi trovavo in un mondo di peccati cosi orrendo, che credetti di essere nell’inferno e iniziai a lamentarmi ad altavoce. [...] la mia guida mi disse [...] “Adesso hai visto l’orrore della cecità e le tenebre dell’uomo; quindi non brontolare più sulla tua sorte, e prega! » [...]
Tale fu la contro-chiesa, centro della malvagità, dell’errore, dell’inganno, dell’ipocrisia, della debolezza, che può accogliere l’elenco di tutti i demoni. Il pericolo più grande si cela dietro la loro apparente innocenza. Agiscono e vogliono tutt’altro di quello che, con fare innocente, mostrano di volere. Se questo pericolo non viene percepito gli uomini affluiscono inconsciamente con le loro attività in un centro comune. Tale centro ha come origine e viene diretto dal maligno. Ogni azione e attività di questo centro diabolico è volta contro i principi di Gesù Cristo, per mezzo del quale ogni vita può essere salvata e al di fuori del quale ogni azione resta un’opera della morte e del diavolo. [...] La lotta fu così generalmente bene organizzata e serrata che la santa Chiesa in un primo momento dovette soccombere [...] Io vidi intorno alla Chiesa di Pietro una enorme quantità di persone, alcune occupate a distruggerla e molte altre, invece, a ripristinarla.
Vidi il Papa in preghiera circondato da falsi amici, i quali spesso agivano in contrasto alle sue disposizioni.[...] vidi come  tanti religiosi avevano contribuito all’opera di distruzione, senza che ciò apparisse pubblicamente [...] Fui resa consapevole che i cristiani intesi nel senso vero della parola non esistono più. Restai molto addolorata nell’apprendere questa realtà. [...] Io vidi nuovi martiri, non di adesso, bensì del futuro [...]
Sentii che Lucifero sarà liberato e gli verranno tolte le catene, cinquanta o sessant’anni prima degli anni 2000 dopo Cristo, per un certo tempo. [...]
Quando la Chiesa fu quasi del tutto caduta in rovina, e ormai restavano solo il coro e l’altare, i demolitori entrarono con la bestia nella Chiesa ma Si trovaror di fronte ad una donna grande e maestosa. Essa si muoveva come un corpo benedetto, camminava molto lentamente, i nemici ne ebbero molto timore, la bestia si fermò e tese la sua gola verso la donna, come se volesse inghiottirla. Ma appena la donna la guardò, e fece per andarle incontro, la bestia fuggì nel mare e i nemici scapparono confusi. [...] Allora i nemici della Chiesa, per sfuggire, presero a muoversi nelle più diverse direzioni senza che ne avessero la coscienza, ed erano molto confusi. Non sapevano cosa facevano, e neppure cosa avrebbero dovuto fare, e perciò correvano l’uno contro l’altro, cozzandosi a vicenda nel parapiglia. Quando poi, finalmente, furono serrati tutti insieme dai “gruppi della Fede”, li vidi rinunciare al loro lavoro distruttivo della Chiesa e sparpagliarsi. La Chiesa aveva ripreso il suo magnifico splendore. Fin dai confini del mondo la gente di buona voloflt, di tutte le condizioni e della terra intera, aveva formato un’immane catena umana per passarsi ad una ad una le pietre per ricostruirla. Vidi ancora tanti uomini cattivi e altri che sarebbero divenuti martiri per Gesù.
La Chiesa fu del tutto ricostruita in breve tempo. Dietro di questa, in alto su un monte, vidi l’Agnello di Dio e intorno un corteo di vergini con palme e le cinque schiere celesti, che rispecchiavano ed erano in sintonia con quelle terrene. Intorno all’Agnello stavano pure le quattro sacre bestie dell’Apocalisse. [...]
Quando l’Angelo scese dalla cupola della Chiesa vidi, su di esso, apparire in cielo una Croce grande e scintillante sulla quale era appeso il Salvatore. Dalle sue piaghe splendenti si irradiavano su tutto il mondo fasci luminosi. Le piaghe erano rosse come chiazze luccicanti. Egli non aveva la corona di spine ma da tutte le piaghe della testa si sprigionavano raggi orizzontali sul mondo. Lo splendore delle mani, dei fianchi e dei piedi emetteva i colori dell’arcobaleno che si irradiavano intensamente verso il mondo, sui villaggi, cìttà, case, ecc. [...] Mi apparve anche un Cuore che lievitava nel cielo, era rosso e illuminato e dirigeva sulle piaghe un fascio di raggi bianchi. Poi dal medesimo si diffondeva, a sua volta, un altro raggio di luce sulla Chiesa e in molte regioni del mondo. Questo elevarsi e alternarsi di energie assorbiva e salvava molte anime, le quali, attraverso il Cuore e il fascio di luce, potevano affiancarsi a Gesù. Mi venne detto che MARIA sarebbe stata questo Cuore. [...] Quando io vidi tutto ciò ebbi la profonda sensazione che il Regno di Dio fosse vicino. [...]

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