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6 Ottobre: Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe, mistica. Preghiera per avere figli o una grazia

Posté par atempodiblog le 6 octobre 2021

6 Ottobre: Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe, mistica. Preghiera per avere figli o una grazia
Santa Maria Francesca delle Piaghe del Signore nostro Gesù Cristo è stata una mistica e vergine del Terz’Ordine Secolare di San Francesco; viene invocata per avere il dono di un figlio.
de La Redazione dei PapaBoys

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La storia
Anna Maria Gallo, questo il nome al secolo, nasce a Napoli il 25 Marzo 1715; era figlia di piccoli commercianti di mercerie. Visse nei famosi “Quartieri spagnoli” della città partenopea, zona popolosa e non certamente rinomata. Fin da bambina manifestò una grande fede, tanto che nei Quartieri era soprannominata la “santarella”, sia per la sua grande devozione alla Chiesa e ai sacramenti, sia per la sua docilità nell’accettare i maltrattamenti del padre e delle sorelle, offrendo a Dio tutte le sue sofferenze per la salvezza delle anime.

In quel periodo frequentava la chiesa di Santa Lucia al Monte, annessa al convento dei frati alcantarini, ed ebbe come direttore spirituale Giovan Giuseppe della Croce, che poi sarebbe stato canonizzato, e che ne avrebbe predetto già da allora la santità. Anche un altro santo, San Francesco Geronimo, quando Anna Maria Gallo aveva circa un anno, ne avrebbe predetto la santità.

All’età di sedici anni, manifestò al padre il desiderio di entrare nel Terz’Ordine francescano alcantarino, ma questi glielo impedì, perché l’aveva promessa in sposa a un ricco giovane che ne aveva chiesto la mano. Solo qualche tempo dopo, nel settembre 1731 il padre si lasciò persuadere da un Frate Minore francescano, Padre Teofilo, ad acconsentire che la figlia divenisse terziaria francescana.

L’8 settembre 1731, Anna Maria pronunciò i voti assumendo il nome di Maria Francesca delle Cinque Piaghe, per la particolare devozione che aveva verso la Passione di Cristo, San Francesco e la Madonna. Vestì l’abito religioso e continuò a vivere nella casa paterna, continuando a essere maltrattata.

Per qualche tempo fu affidata alla direzione spirituale di un prete di tendenze gianseniste che, per saggiarne la santità, le imponeva gravose penitenze, che ella avrebbe accettato volentieri, aggiungendone altre volontarie.

A 38 anni andò, insieme a un’altra terziaria, suor Maria Felice, a fare la governante nella casa del suo direttore spirituale, il padre Giovanni Pessiri, un sacerdote che viveva al secondo piano di un antico palazzo in vico Tre Re a Toledo, dove rimase per 38 anni fino alla morte. La vita di Santa Maria Francesca è tutto un susseguirsi di sofferenze fisiche e morali, che in continuità si accanirono contro di lei, donate a Cristo come pegno per i peccatori.

La morte e il culto
Morì il 6 ottobre 1791 a 76 anni e il suo corpo riposa nel Santuario-Casa della Santa in Vico Tre Re a Toledo. Ai funerali partecipò una grande folla e giunta la bara alla chiesa questa fu presa d’assalto da chi voleva ad ogni costo un reliquia; dovettero intervenire le Guardie del Corpo del Re.

Fu beatificata il 12 novembre 1843 da papa Gregorio XVI ed è stata proclamata santa il 29 giugno 1867 dal Pio IX. Si tratta della prima santa napoletana della Chiesa.

Secondo i suoi seguaci, la donna possedeva il carisma della profezia e dei miracoli: avrebbe predetto molti eventi poi avvenuti a persone di fede e sacerdoti che si rivolgevano a lei come guida e consigliera, come Francesco Saverio Maria Bianchi, di cui avrebbe predetto la santità. Pare anche che abbia predetto, molti anni prima, l’evento della Rivoluzione francese. Era considerata stigmatizzata come San Francesco e ogni venerdì e per tutta la durata della Quaresima riferiva di avvertire i dolori della Passione di Cristo. Oggi è particolarmente venerata a Napoli, soprattutto dalla popolazione dei Quartieri spagnoli, che invocò la sua protezione anche durante la seconda guerra mondiale.

La piccola chiesa santuario di vico Tre Re 13, ricavata vicino alla sua casa, è oggi meta di continui pellegrinaggi, e la casa convento è continuamente visitata. In particolare, all’interno del convento vi è una sedia ritenuta miracolosa dai fedeli. Essa è la sedia dove solitamente Maria Francesca sedeva per riposare e trovare sollievo mentre avvertiva i dolori della Passione.

Oggi chi vuol chiedere una grazia alla santa, vi si siede e le rivolge una preghiera. Questo rituale è particolarmente seguito dalle donne sterili che desiderano il concepimento di un figlio. Nella casa convento è custodita un’ampia collezione di ex voto in argento che rappresentano neonati. (Fonte it.wikepedia.org)

Preghiera a Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe
Santa Maria Francesca, che sopportando umiliazioni e sofferenze hai condiviso il dolore e l’angoscia provati da Gesù nella sua Passione, aiutaci a comprendere quel dolore, a guardare Gesù crocifisso con la tenerezza di una madre che vorrebbe sostituirsi a Lui pur di non farlo soffrire più.
Santa Maria Francesca, che hai fatto dell’Eucarestia l’unico grande desiderio della vita, aiutaci ad accogliere in noi, con fede e consapevolezza, l’Ostia consacrata.
Santa Maria Francesca, che hai raccomandato di aver fede in Dio e nella vergine Maria, aiutaci a pregarli con fiducia e l’ardore con cui hai pregato tu.
Santa Maria Francesca, sii la nostra guida, insegnaci ad ascoltare Gesù e a seguirlo sulla strada che ha preparato per ciascuno di noi. Amen.

Oppure recita:
Santa Maria Francesca oggi ti eleggo

a mia speciale patrona:
sostieni in me la Speranza,
confermami nella Fede,
rendimi forte nella Virtù.
Aiutami nella lotta spirituale,
ottienimi da Dio tutte le Grazie
che mi sono più necessarie
ed i meriti per conseguire con te
la Gloria Eterna…

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Il venerabile don Placido Baccher, la Madonna e il “Sabato privilegiato”

Posté par atempodiblog le 3 janvier 2015

Sabato_Privilegiato

I teologi gesuiti napoletani, come quelli di tutta la Compagnia di Gesù, seguendo l’esempio di altre Università, specie della Sorbona, s’impegnarono con giuramento a difendere l’Immacolata Concezione, e i membri dell’ordine nei secoli XVII-XIX stesero ben 900 studi sull’argomento. Vanno ricordate, per il loro influsso alla vigilia della definizione dogmatica dell’Immacolata, le opere poderose di Giovanni Perrone e Carlo Passaglia.

Grande fu a Napoli, nel Settecento, il contributo di S. Alfonso de’ Liguori e, nella prima metà dell’Ottocento, quella del venerabile don Placido Baccher (Napoli 5 aprile 1781-10 ottobre 1851).

Quest’ultimo, durante la repubblica partenopea, ebbe esiliato il padre, fucilati due fratelli ed egli stesso, imprigionato in Castel Capuano in attesa di condanna, in giorno di sabato fu riconosciuto innocente e liberato. Egli il giorno precedente con fede viva aveva così pregato: «Domani è sabato; questo giorno non mi può arrecare sventura, perché è il giorno della Madonna, giorno della divina misericordia».

La sera, mentre egli si assopiva recitando il Rosario, gli apparve la Madonna, che gli disse: «Confida, figliuolo; domani sarai liberato da questo orrido carcere. Tu poi dovrai essere mio; e sarai chiamato in una delle principali chiese di Napoli a zelare le glorie del mio immacolato concepimento».

Grato al Signore e alla Vergine, Placido Baccher abbracciò la vita clericale e il 31 maggio 1806 fu ordinato sacerdote nella Basilica di Santa Restituta. Collaborando con D. Pignataro, rettore della chiesa di S. Tommaso d’Aquino, promosse intensamente una cosciente partecipazione ai sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia, l’adorazione frequente del Cristo eucaristico, la devozione all’Immacolata e un’intensa attività evangelizzatrice e caritativa.

Nominato ben presto rettore della chiesa del Santissimo Salvatore, detta del Gesù Vecchio, egli, dopo essersi consigliato col suo confessore, il barnabita Francesco Saverio Bianchi, poi canonizzato, accettò l’incarico e subito si mise all’opera per sistemare questa artistica chiesa che con la soppressione della Compagnia di Gesù era passata al Demanio e adibita a teatro, ad aula magna dell’Università e, per diversi anni, persino abbandonata. A sue spese don Placido riparò il tetto e la cupola, acquistò suppellettili ed arredi sacri, riportò all’antico splendore marmi e bronzi, e fece costruire un organo idoneo per rendere più solenni le funzioni liturgiche.

Malgrado tutto, don Placido soleva dire che la chiesa gli sembrava una casa senza padrona e una reggia senza regina. Fece perciò modellare dall’artista napoletano Nicola Ingaldi la Madonnina, come gli era apparsa durante la sua prigionia in Castel Capuano. La statua è di proporzioni ridotte, è parte in creta e parte in legno; le sue vesti sono di lino ingessato e inargentato; sul manto, sulla veste e sopravveste sono dipinti fiori, stelle e frange dorate. La Madonnina sorregge sul braccio sinistro il Bambino, mentre col piede schiaccia la testa del serpente.

Don Placido volle porre nelle mani della Madonna e del Bambino la corona del Rosario, e ai piedi della Vergine, sul globo, simbolo del mondo, un gruppo di teste di angeli; a destra e a sinistra due angeli recanti nelle mani un giglio e una stella; e ancora a destra uno specchio e a sinistra una rosa quasi a richiamare le litanie lauretane.

La Madonnina fu collocata su un trono composto di colonne e cornici di legno indorato e ghirlandato di lauro, con in alto, a rilievo, le persone della Santissima Trinità. Vi si accede con due rampe di scale in marmo, sulle quali si adagiano due angeli sostenenti candelabri di bronzo dorato.

A questo punto va menzionata una data storica di grande importanza per la devozione dell’Immacolata a Napoli. Leone XII, a chiusura dell’anno giubilare del 1825, concesse all’Archidiocesi partenopea di celebrarlo ancora per tutto il 1826. Don Placido promosse ed ottenne dal Capitolo Vaticano che la Madonnina fosse incoronata il 30 dicembre 1826 dal card. Luigi Ruffo di Scilla, arcivescovo di Napoli.

La celebrazione fu solennissima e vi presenziò il re Francesco II con la regina Elisabetta. Incessante fu il pellegrinaggio dei fedeli e straordinaria la partecipazione ai Sacramenti. Allora don Placido scrisse al cardinale arcivescovo che la gran Signora gli aveva imposto di riferirgli queste sue parole: «Beati i sacerdoti che celebreranno al mio altare e beati i fedeli che vi faranno la comunione nel sabato seguente alla mia incoronazione».

Da allora sino ad oggi nel cosiddetto Sabato privilegiato accorrono a venerare la Madonnina di don Placido innumerevoli pellegrini a confessarsi e a ricevere l’Eucaristia da Napoli e dalla Campania. All’altare maggiore si celebrano ininterrottamente sante Messe durante la notte e il giorno e vari sacerdoti e diaconi distribuiscono l’Eucaristia. Non manca mai a presenziare l’Eucaristia e a confessare il cardinale arcivescovo.

Tratto da: GiuseppeMoscati.it
Per approfondire Il venerabile don Placido Baccher, la Madonna e il “Sabato privilegiato” dans Apparizioni mariane e santuari Freccia Napoli città dell’Immacolata

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Portiamo allegramente le nostre croci

Posté par atempodiblog le 31 janvier 2012

Portiamo allegramente le nostre croci dans Citazioni, frasi e pensieri sanfrancescosaveriomari

«La croce si porta, non si trascina. Portiamo allegramente e con amore filiale le nostre croci, perché dal Calvario si va al Cielo».

San Francesco Saverio Maria Bianchi

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Aver sempre Iddio presente

Posté par atempodiblog le 20 octobre 2011

Aver sempre Iddio presente dans Citazioni, frasi e pensieri sanfrancescosaveriomari

« Bisogna aver sempre Iddio presente, né mai anche per via, perdere il raccoglimento: forno aperto si raffredda e forno chiuso più s’accalora ».

San Francesco Saverio Maria Bianchi

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