La vera storia dell’esorcismo di Emily Rose

Posté par atempodiblog le 5 juin 2014

La vera storia dell’esorcismo di Emily Rose
Anneliese Michel, questo il vero nome, acconsentì alla richiesta della Madonna di espiare i peccati dei giovani tedeschi e dei sacerdoti: tale espiazione consistette nelle sofferenze della possessione demoniaca
di Rino Camilleri
Tratto da: Ascolta tua Madre

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La storia che oggi raccontiamo [...] si svolse ai tempi di Paolo VI e scosse la Germania, anche se praticamente non ne superò i confini. Data l’epoca sessantottarda, la Chiesa stessa ne fu imbarazzata e la cosa finì lì. Si trattava infatti di una indemoniata, Anneliese Michel, che morì nel 1976 a soli ventiquattro anni. Gli esorcisti che l’avevano trattata furono condannati in tribunale appunto perché avevano fatto il loro mestiere, mestiere che la « scienza » rubricava sotto la voce «ciarlatanerie medievali». Poco importava che la ragazza parlasse con voci maschili e diversificate, che manifestasse una forza sovrumana, che si esprimesse in aramaico e latino e greco antichi, che facesse a pezzi ogni oggetto sacro che vedeva, che avesse piaghe incurabili nei punti della Passione, che dicesse di essere posseduta dallo spirito malvagio di un personaggio storico realmente esistito ma di cui né lei né nessuno aveva mai sentito parlare. Anneliese morì il giorno esatto che aveva predetto. Ci sono molte registrazioni audio al riguardo del suo caso. Ma il tribunale sentì solo il parere dei « periti » (cioè, medici e psichiatri) e giudicò la ragazza semplicemente epilettica. Però lei i farmaci per l’epilessia li prendeva, perché il vescovo locale, correttamente, prima di autorizzare l’esorcismo si era assicurato che non si trattasse solo di un male fisico e/o psichico. L’esorcismo non si sostituì alle cure, bensì le affiancò, perché Ia « malata » manifestava fenomeni che andavano ben oltre una normale, per quanto grave, malattia. Niente, esorcisti e pure i genitori di lei vennero condannati, in pratica, per abbandono di incapace, perché, Anneliese, quando morì, era così debilitata che pesava solo trenta chili. Il caso, prevedibilmente, scatenò le solite accuse alla Chiesa. Tanto che teologi e vescovi tedeschi, intimiditi, chiesero al Papa di abolire tout court l’esorcistato. Il Vaticano si limitò a farsi consegnare l’intero dossier, e tutto finì nel silenzio. Ma del caso di Anneliese non si scordò il cinema che sfornò [...] « The Exorcísm of Emily Rose » del 1999. [Nota di BB: per informazioni http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=12] Anneliese era la prima dei quattro figli di un falegname bavarese. Nata a Leibfing nel 1952, amava il tennis e il pianoforte. Come i suoi familiari, era cattolica e, anzi, manifestava una religiosità particolarmente accentuata: recitava il rosario, seguiva incontri di preghiera, si dice che ogni tanto dormisse sul pavimento per penitenza. Nel 1968, a sedici anni, ebbe il primo attacco epilettico che la costrinse al ricovero a Wurzburg, dove fu adeguatamente curata. Nel 1970 si aggiunse la tubercolosi e un altro ricovero, a Mittelbert. Tornata a casa, la notte cominciò a vedere volti demoniaci, a sentire un orribile fetore, a ritrovarsi col torace e le mani deformati, a non poter muoversi né parlare. Ma poteva trattarsi di forme dell’epilessia, e continuò a curarsi. Però non guariva. Così, nel 1973 la famiglia la portò in pellegrinaggio in Italia, a San Damiano nel piacentino, dove si diceva che nel 1961 era apparsa la Madonna a Rosa Quattrini. La Chiesa non ha riconosciuto queste apparizioni né si sa se mai lo farà, anche se i pellegrini continuano ad andarci a vedere il famoso pero fiorito miracolosamente e a bere l’acqua, anch’essa ritenuta miracolosa. Comunque, Anneliese non riuscì nemmeno a entrare nella cappella. Si bloccò, disse che sentiva il terreno bruciare. Al ritorno, sul pullman, gli altri pellegrini udirono una voce bassa e roca che proferiva maledizioni, mentre una puzza insopportabile costringeva ad aprire i finestrini.

In quello stesso anno Anneliese finì il liceo e si iscrisse a Pedagogia a Wurzburg, dove si innamorò, ricambiata, di uno studente, Peter Himsel. Che non la lasciò mai, nemmeno quando si accorse che la sua ragazza ogni tanto, e sempre più spesso « dava di fuori »: di punto in bianco aggrediva i compagni, urlava come una pazza, smetteva di mangiare. Una domenica, mentre lui e lei passeggiavano in campagna, Anneliese ebbe un attacco dolorosissimo del suo male. Di colpo, però, il suo viso si illuminò e lei sembrò parlare con qualcuno. Quando la « visione » svanì, il dolore era scomparso e Anneliese rivelò a Peter di aver visto la Madonna. La Vergine le aveva chiesto se accettava di farsi carico di tante anime che rischiavano la dannazione: aveva tre giorni per pensarci. Peter testimoniò in seguito tutto questo, e pure che Anneliese aveva deciso di offrire a Dio se stessa, così come avevano fatto le due mistiche tedesche a cui era molto devota, Theresa Neumann (1898-1962) e Barbara Weigand (1845-1943). La Neumann, stigmatizzata, si nutrì di sola comunione per quasi quarant’anni. La Weigand, terziara francescana, vedeva continuamente la Madonna, apparizioni che il suo vescovo riconobbe.

Quanto ad Anneliese, in breve tempo le vessazioni demoniache (evidentemente, era questo il tipo di espiazione riparatoria che doveva sopportare) diventarono vere e proprie possessioni, e fu lei stessa a rivolgersi al suo confessore, Ernst Alt. Questi si rese conto che il caso era serio e chiese al vescovo di Wurzburg, Josef Stangl, il permesso di procedere con l’esorcismo. Stangl (che poi divenne Primate e nel 1977 consacrò vescovo Joseph Ratzinger) dapprima consigliò di continuare con le cure. Poi, consultata un’autorità in materia, il gesuita Adolf Rodewyk, autorizzò Alt affiancandogli l’ex missionario Arnold Renz. I due eseguirono il cosiddetto Grande Esorcismo secondo il rituale del 1614. Dal 24 settembre 1975 al 30 giugno 1976 tre volte alla settimana la povera Anneliese venne esorcizzata. Ma sempre invano. I fenomeni di cui era vittima erano spaventosi ed era difficile pure riuscire a tenerla ferma, data la forza disumana che manifestava. Quando la possessione le lasciava un po’ di tregua, si metteva in ginocchio e pregava da spezzare il cuore. Ci fu un momento in cui si credette ottenuta la vittoria, tanto che Anneliese riuscì a conseguire il titolo di studio. Ma fu gioia di breve durata, perché i problemi ricominciarono peggio di prima. Il rituale prevedeva che l’esorcista chiedesse il nome del diavolo che voleva scacciare. Si presentarono in tanti, ognuno con una voce diversa. Dissero di essere Giuda, Caino, Nerone, Belial, Hitler, Legione (il demone multiplo esorcizzato da Gesù a Gerasa) e Valentin Fleischmann. Quest’ultimo destò stupore, perché nessuno sapeva chi fosse. Dopo qualche ricerca si scoprì trattarsi di un prete bavarese di Ettleben, donnaiolo e ubriacone, che nel 1575 era stato condannato per aggressione e omicidio. L’ultimo demone disse di essere addirittura Lucifero. Anneliese, comunque, non era in grado di mangiare né di dormire. Morì, infatti, di denutrizione e strapazzo. Nell’aprile del 1976 disse che sarebbe morta il primo di luglio, e così fu.

Anneliese Michel, dunque, acconsentì a espiare i peccati dei giovani tedeschi e dei sacerdoti (così pare si sia espressa la Madonna), e tale espiazione consistette nelle sofferenze della possessione demoniaca? In effetti, l’epoca in cui tutto ciò accadde era quella dei « ragazzi dello zoo di Berlino » e del terrorismo della Rote Armee Fraktion (le brigate rosse tedesche). Per quanto riguarda il clero cattolico di Germania, be’, ancora oggi le posizioni di non piccola parte di esso danno qualche pensiero al Vaticano. La forma di espiazione, poi, pur sconcertante, non sarebbe una novità. Il vaticanista Marco Tosatti nel 2004 ci fece un libro apposito: Santi posseduti dal demonio (Piemme), nel quale ricordò in particolare le beate Christina di Stommeln (1242-1313), Eustochio di Padova (1445-1469) e Maryam Baouardy (1846-1878). Agli esorcisti che, sfiniti, chiedevano ai demoni che infestavano la povera Anneliese perché non se ne andassero, quelli rispondevano di non potere: una forza più potente di loro lo impediva. Il che confermerebbe l’assunto: Anneliese aveva accettato di sacrificare la propria vita per evitare che molte anime si dannassero. II caso di Anneliese è tornato alla luce solo nel 1997 e dalle trascrizioni è emerso anche questo suo sfogo col padre Alt: «Ho voluto soffrire per altre persone di modo che non finiscano all’inferno. Ma non avrei mai pensato che sarebbe stato così spaventoso, così orribile». Dopo la sua morte, una suora carmelitana rivelò ai coniugi Michel che la figlia le era apparsa in sogno. Sulla scorta di quel sogno, nel 1978 il corpo di Anneliese venne riesumato e ci fu chi disse che era rimasto incorrotto. Ma, a parte questa voce, nulla è mai trapelato. Così, la parola passò al cinema. Ma questo, quando non ha le autorizzazioni necessarie, deve cambiare nomi e contesto, col risultato che lo spettatore non saprà mai se sta assistendo a un film horror o no, e a poco serve scrivere nei titoli di coda «ispirato a un fatto realmente accaduto». Un eventuale iter di beatificazione per Anneliese Michel dovrebbe riportare alla luce l’intera vicenda, ma qual vescovo tedesco, oggi, avrebbe voglia di finire sotto ai riflettori per una storia di diavoli, possessioni ed esorcismi?

Nota di BastaBugie: per approfondimenti sulla vicenda, sentire la registrazione dell’esorcismo di Anneliese oppure per vedere foto e trailer dello stupendo film « L’esorcismo di Emily Rose » vai al link seguente http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=12

Titolo originale: Lo strano caso di Anneliese
Fonte: Il Timone, maggio 2014

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«Ho offerto la messa per te»

Posté par atempodiblog le 8 mars 2014

Una storia incredibile di conversione
di Rino Cammilleri
Tratto da: Una casa sulla Roccia

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Ho letto su «Il Cedro» n. 3-2013 una storia che val la pena di essere raccontata. Il vecchio p. Stanislas, prete del Sacro Cuore, la narrò a un’anziana suora che la riferì alla consorella suor Mary Veronica Murphy. Un capitano della forestale, in Lussemburgo, era dal macellaio quando entrò una vecchietta. Chiese un pezzetto di carne ma non poteva pagarla, così disse che avrebbe offerto in cambio la messa a cui stava andando. I due, di fatto agnostici, risero ma stettero al gioco. Lei andò, tornò e, su invito dei due, scrisse su un pezzetto di carta: «Ho offerto la messa per te». Il macellaio mise il foglietto su un piatto della bilancia e, sull’altro, un pezzo di carne. Ma la carta risultava più pesante. Quello aggiunse carne, con lo stesso risultato. Controllò la bilancia, mise dell’altra carne ma, niente, il foglio pesava di più. I due uomini, impressionati, garantirono alla donna carne ogni giorno in cambio di un ricordo nella messa. Il capitano prese ad andare a messa tutti i giorni. Un suo figlio si fece gesuita, l’altro era padre Stanislas.

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9 febbraio: beata Anna Katharina Emmerick

Posté par atempodiblog le 9 février 2014

9 febbraio: beata Anna Katharina Emmerick dans Angeli 2881h6q

Nacque nel 1774 a Flamschen, in casa di poveri contadini della Westfalia, e fu sempre gracile e malaticcia. A ventotto anni riuscì a farsi ammettere come monaca agostiniana nel monastero di Dülmen, dove rimase nove anni. Poi l’invasione napoleonica impose la chiusura dei monasteri e la Emmerick passò i dodici anni che le restavano in una misera stanza messale a disposizione da benefattori, sempre malata e senza mai poter alzarsi dal letto. Quinta di nove figli, fin da piccola aveva sentito l’impulso di pregare per poter addossarsi le sofferenze degli altri. Le appariva Gesù Bambino e si intratteneva con lei, rivelandole i segreti delle erbe medicinali. La ragazzina era convinta che tutti vedessero quel che vedeva lei, ma raccoglieva solo incredula commiserazione (fu così che imparò a tenere per sé le sue visioni). Poté frequentare la scuola per pochissimo, in compenso imparò a cucire. Cresciuta, cercò di farsi ammettere in tre diversi monasteri, ma nessuno la volle per via della salute cagionevole e l’estrema povertà (a quel tempo i vestiti, le lenzuola, la biancheria e gli asciugamani dovevano essere confezionati a mano e costavano: i conventi, vivendo di elemosine, non potevano accollarsi una suora priva di dote).
Intanto, le sue visioni si arricchivano di profezie: “vide” la Rivoluzione francese, la morte del re di Francia sulla ghigliottina, l’avvento di Napoleone, la prigionia del papa Pio VI, la Restaurazione… A venticinque anni, mentre pregava in chiesa, le apparve il Cristo che le porgeva due corone, una di fiori ed una di spine. Lei scelse la seconda e da quel momento dovette nascondere le stimmate sul capo sotto una cuffia da contadina. Andò a servizio a casa di un organista, la cui figlia finì per farsi agostiniana e pose come condizione al suo ingresso in monastero che venisse accolta anche la Emmerick. Le monache accettarono perché avevano bisogno di una che sapesse suonare l’organo. La Emmerick lavorava in giardino e gli uccelli venivano a posarsi sulle sue spalle. Era in grado di conversare col suo angelo custode e spesso trascorreva la notte davanti al Santissimo. Il confessore delle monache la prese a benvolere: era il francese Martin Lambert, prete “refrattario” fuggito dalla Francia per non aver voluto prestare il giuramento scismatico “costituzionale”.
La Emmerick, spesso malata per via del suo caricarsi (soprannaturale) dei dolori altrui, nel 1802 avvertì un forte dolore al petto e si ritrovò con una stigmata a forma di croce impressa sulla pelle. Nel 1811, causa l’abolizione degli ordini religiosi, il monastero venne chiuso d’autorità e le monache rimandate in famiglia. Il Lambert prese in affitto una casa e vi alloggiò la Emmerick, ormai così malata da non poter lasciare il letto. Fu fatta venire una sua sorella, Gertrud, per accudirla, ma questa si rivelò rozza e limitata, di carattere bisbetico e insensibile. Intanto, Anna Katharina subiva estasi che duravano ore, ma anche sofferenze indicibili. Nel 1812 ebbe altre due stimmate a forma di croce sul petto e i segni della Passione su mani, piedi e torace. Si sparse la voce e la cosa incuriosì il medico razionalista Franz Wilhelm Wesener, che si recò al capezzale della stigmatizzata per smascherare l’imbroglio. Quando la veggente lo vide entrare gli rivelò particolari biografici che solo lui poteva conoscere. Il Wesener si convertì e non lasciò più la suora. La vedeva andare in estasi e divenire insensibile a tutto, tranne all’acqua benedetta e alle benedizioni impartite da un prete, anche a distanza o lontano: in quel momento la Emmerick si faceva il segno della croce. Il medico attestò anche un altro fenomeno: la Emmerick visse per anni di sola acqua e di comunione. Non poteva mangiare nulla di solido, perché rimetteva. Intanto, la gente arrivava sempre più copiosa e il vicario della diocesi, August von Droste Vischering, volle vederci chiaro. Ordinò una severa inchiesta che fu condotta dal medico, massone, von Druffel. Questi cercò per settimane di curare le piaghe della Emmerick ma dovette arrendersi e certificare che non erano prodotte artatamente. Intanto, la veggente ogni venerdì soffriva i dolori della Passione, compresi quelli della flagellazione e della crocifissione. A questo univa una capacità tutta soprannaturale di riconoscere le reliquie vere in mezzo a quelle false e di dare informazioni dettagliate sul martire cui appartenevano. A visitarla arrivarono importanti personaggi come il conte Stolberg (amico di Goethe e poi convertitosi al cattolicesimo), la famosa poetessa Luise Hensel (anch’ella poi fattasi cattolica) e soprattutto il massimo poeta romantico tedesco, Clemens Brentano. Quest’ultimo, dai trascorsi burrascosi (tra cui due matrimoni falliti), andò a Dülmen per curiosità, spinto dalla Hensel (di cui era vanamente innamorato). La veggente, appena lo vide, gli disse che era lui l’uomo che, per rivelazione divina, aspettava. Finì che il Brentano si stabilì a Dülmen e per sei anni non lasciò il capezzale della Emmerick. Fu lui a mettere per iscritto le visioni di lei. Riempì diciassettemila pagine che composero diversi volumi. L’opera, in seguito pubblicata via via, ebbe un clamoroso successo e fu seguendone le indicazioni che alcuni archeologi trovarono la casa della Madonna ad Efeso.
I prodigi intorno alla Emmerick sembravano senza fine: durante le estasi eseguiva gli ordini che il sacerdote le impartiva in latino (lei, che non aveva studiato); una volta, in una sola notte – e al buio più completo – cucì un incredibile numero di abitini per bambini poveri; toccando un oggetto sapeva dire tutto del suo proprietario; rispondeva alle domande formulate mentalmente di Brentano che le teneva la mano… Nel 1819 il governo prussiano, inquietato dall’affluenza di gente a Dülmen, decise di procedere a un’inchiesta sulla monaca stigmatizzata e mandò i gendarmi. La Emmerick fu prelevata di forza e portata su una barella in un’altra casa: qui per tre settimane la tennero in una stanza illuminata giorno e notte, sorvegliata ininterrottamente e a vista da squadre di uomini che si davano il cambio, con interrogatori continui e reiterate ispezioni delle sue stimmate. Minacciata, perquisita, costretta a ingoiare cibo che regolarmente vomitava, non si riuscì a farle “confessare” il suo “inganno”. La povera donna, che era in grado di esprimersi solo in dialetto e non sapeva scrivere, subì ogni sorta di vessazione inutilmente, perché anche l’inchiesta statale dovette gettare la spugna. Finalmente la riportarono a casa e il Brentano poté riprendere con i suoi appunti su quel che lei dettava.
La precisione con cui la Emmerick descriveva luoghi e usanze giudaiche e dettagli degli abiti del tempo di Gesù era stupefacente. Come si è detto, era quasi analfabeta e non si era mai mossa dalla Westfalia. Ma anche il Brentano non aveva alcuna preparazione teologica o storica. Però quel che venne scritto delle visioni della Emmerick aveva una precisione incredibile (il poeta Paul Claudel si convertì dopo aver letto i resoconti della Passione dettati dalla monaca). Nel 1819, dopo anni di preghiere, le ferite della stigmatizzata si chiusero (aveva chiesto a Dio di toglierle l’imbarazzo che le procuravano e lasciarle solo i dolori): si riaprivano solo il Venerdì Santo. Il 9 febbraio 1824, come aveva profetizzato da mesi, la Emmerick morì di paralisi polmonare. Due mesi dopo, corsa la voce che il suo corpo era stato trafugato a scopo di studio, venne riaperta la sua tomba e il cadavere fu trovato assolutamente fresco e incorrotto.
Brentano durante la sua vita riuscì a far pubblicare solo i volumi La dolorosa passione di Nostro Signor Gesù Cristo e Vita della santa Vergine Maria. Il volume Anni di insegnamento di Gesù vide la luce solo dopo la sua morte, avvenuta nel 1842. Nel 1869 uscì I segreti dell’Antico e del Nuovo Testamento. Nel 1881, seguendo le indicazioni contenute in questi libri, due archeologi ritrovarono in Turchia, nei paraggi dell’antica Efeso, la casa dove Maria aveva trascorso gli ultimi anni prima della sua Assunzione, Meryem- Ana-Evi, che Paolo VI visitò nel 1967 e Giovanni Paolo II nel 1979. È bene ricordare che tutti i testi ricavati da Brentano dalle visioni della Emmerick hanno ricevuto l’imprimatur.

di Rino Cammilleri – Il Timone

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Confessione

Posté par atempodiblog le 21 décembre 2013

Confessione dans Citazioni, frasi e pensieri Confessione

Vorrei confessarmi, vado in chiesa. I due confessionali sono vuoti, il prete sta confessando una attempata signora seduto con lei su uno dei banchi. La signora parla concitata, il prete ascolta. Si sente praticamente tutto. I fedeli fanno finta di nulla. Sto a debita distanza. Dopo un quarto d’ora, a gesti faccio capire che vorrei confessarmi anch’io. Il prete annuisce. Dopo mezz’ora la confessione non è ancora finita, così prendo e me ne vado. Alcuni giorni dopo, entro in una chiesa milanese dove, da tal ora a tal altra, confessano. Lucetta rossa accesa, mi siedo e aspetto il mio turno. Il confessionale è una moderna cabina con la porta di vetro smerigliato. Intravedo una signora che parla. Attendo, anche qui, mezz’ora abbondante. Finalmente tocca a me, entro e mi trovo faccia a faccia col prete. Scarico l’elenco e in tre minuti sono fuori. Ora, io sono una persona conosciuta nell’ambiente ecclesiale e non mi va di raccontare le mie miserie a un prete col quale potrei trovarmi, in seguito, a dover polemizzare per motivi professionali. Dunque, avrei necessità della grata interposta tra il mio viso e quello del confessore. Si chiama privacy, l’aveva inventata la Chiesa ma vi ha rinunciato [...] certo clero. E’ quest’ultimo, infatti, a scoraggiare il ricorso alla confessione in quei pochi che, in tempi di cristianizzazione, vorrebbero ritornarvi.

di Rino Cammilleri – Antidoti

Divisore dans San Francesco di Sales

Freccia dans Viaggi & Vacanze Elogio del confessionale (di Paolo Rodari)

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San Giuda Taddeo

Posté par atempodiblog le 28 octobre 2013

San Giuda Taddeo dans Rino Cammilleri San-Giuda-Taddeo

È l’Apostolo meno noto per via del nome (infatti, chi darebbe a suo figlio il nome ‘Giuda’?) ma, proprio per questo, patrono dei casi disperati. È sempre raffigurato con un ritratto di Cristo in mano perché pare che gli somigliasse fisicamente moltissimo. Erano anche, almeno giuridicamente, primi cugini, perché Giuda Taddeo era figlio di Maria di Cleofe (una delle ‘tre Marie’ sotto la croce) e di Alfeo, fratello di s. Giuseppe. Dunque, era anch’egli della stirpe di David. Coetaneo di Gesù e nato a Nazareth, era detto Taddeo dal siriaco ‘thad’, che vuol dire ‘amabile’. Quest’ultimo nome è ancora oggi diffusissimo in Polonia (Tadeusz). Giuda Taddeo evangelizzò la Mesopotamia e la Persia, dove fu raggiunto da un altro Apostolo, Simeone. Verso l’anno 70, nella città persiana di Suamyr, i due subirono il martirio per mano della popolazione aizzata loro contro dai sacerdoti pagani Arfexat e Zaroes. Il corpo di s. Giuda Taddeo si trova nella basilica di San Pietro, a Roma.
Leggo sulla rivista Radici Cristiane dell’aprile 2005 che s. Bernardo di Chiaravalle portava sempre con sé una reliquia di questo santo. Carlo Magno ne era così devoto che ottenne dal papa il permesso di portarne temporaneamente il corpo a Tolosa.
Infine, s. Brigida: mentre pregava per ottenere una grazia le apparve Cristo in persona e le disse di rivolgersi a suo cugino Giuda; Brigida eseguì e immediatamente fu esaudita. Purtroppo, come abbiamo detto, il culto di questo potentissimo santo da noi non è molto sentito. E sono davvero rare le chiese a lui dedicate (ma una la so: a Roma, in via Rovereto).

di Rino Cammilleri
Tratto da: Il Giornale

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Chesterton

Posté par atempodiblog le 31 juillet 2012

Chesterton dans Gilbert Keith Chesterton

«Chesterton fu il primo intellettuale europeo a denunciare, nel 1924, “un credo che sta imponendo decime e impadronendosi delle scuole, il credo che è fatto osservare con multe e arresti, il credo che non è proclamato nelle omelie ma nelle leggi, e diffuso non dai pellegrini ma dai poliziotti. (…). Quel credo è il grande ma controverso sistema di pensiero cominciato con l’Evoluzione e finito con l’Eugenetica”». Cfr. Giulio Meotti, “Il processo della scimmia” (Lindau, p. 21).

di Rino Cammilleri

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Gita d’istruzione

Posté par atempodiblog le 27 janvier 2012

Gita d'istruzione dans Articoli di Giornali e News gita

Il 23 dicembre 2011 un paio di insegnati di un liceo del bergamasco hanno portato gli allievi, tutti minori, in gita d’istruzione (o esperienza extracurricolare, boh) in Val di Susa, a violare la disposizione prefettizia che vieta la circolazione nell’area dei lavori della Tav. Un parlamentare torinese (Pd) li ha denunciati anche perché a far loro da ciceroni c’erano i militanti NoTav. Indovinate che cosa insegnano quei due insegnati? Ve lo dico io: religione.

di Rino Cammilleri

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Il Bambino di Praga

Posté par atempodiblog le 8 novembre 2011

Il Bambino di Praga dans Antoine de Saint-Exupéry bambinodipraga

Nel settembre 2009 il Papa ha visitato la Repubblica Ceca, che il comunismo ha lasciato come uno dei Paesi più atei al mondo, dal momento che appena un quarto della sua popolazione si dichiara credente. Nella capitale, Praga, si venera il famoso Bambino, la cui statua miracolosa è da sempre affidata ai carmelitani. Si trova nella chiesa di Santa Maria della Vittoria (eretta dopo la vittoria dei cattolici sui protestanti nella battaglia della Montagna Bianca) nel quartiere praghese di Malá Strana dal 1628. I carmelitani hanno diffuso la devozione al Bambino di Praga in tutto il mondo (specialmente in India vi sono diversi santuari) e ogni anno quasi un milione di pellegrini si recano a venerarlo a Praga.

La statua arrivò in Boemia come dono di nozze per la figlia di una nobildonna spagnola. A quest’ultima era stata regalata da s. Teresa d’Avila in persona. Nel corso della Guerra dei Trent’Anni i protestanti le mozzarono le mani. Fu restaurata dal carmelitano lussemburghese Cirillo della Madre di Dio, al quale il Bambino era apparso in visione promettendo: «Quanto più mi onorerete, tanto più vi benedirò». La devozione al Santo Bambino è sempre stata di casa tra i carmelitani: devotissimi erano s. Teresina di Lisieux (il cui nome religioso era Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo) e s. Edith Stein. Il celebre convertito Paul Claudel gli dedicò un intero poema.

Il priore del Carmelo di Praga, p. Petr Sleich, in occasione della visita del papa rilasciò alcune dichiarazioni all’associazione internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre, riportate da Zenit il 15 settembre 2009. Tra le altre cose, rivelò: «Quello che pochi sanno è che Antoine de Saint-Exupéry aveva una grande familiarità con la venerazione del Bambin Gesù di Praga». Secondo il priore, il famosissimo libro Il piccolo principe fu ispirato proprio dal Bambino. E, stando a un sacerdote che era presente, anche Antonio Gramsci volle venerare il Bambino: in fin di vita in un ospedale romano, vide che le suore giravano nelle corsie portando ai malati la statuetta e chiese che la portassero anche a lui. Le suore, sapendo chi era, avevano saltato il suo letto ma lui le fece chiamare.

di Rino Cammilleri – La Bussola Quotidiana

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Miracolo

Posté par atempodiblog le 21 septembre 2011

Miracolo dans Articoli di Giornali e News rinocammilleri

La quindicenne inglese Lucy Hussey-Bergonzi nel 2009 è stata colpita da emorragia cerebrale a Londra. Dopo due operazioni inutili, i medici hanno avvisato la famiglia. La quale, anziché precipitarsi a donarne gli organi, ha voluto battezzarla cattolica. In ospedale, quando il sacerdote ha fatto gocciolare l’acqua sulla fronte di Lucy, questa ha avuto un sussulto e ha alzato un braccio. Il giorno dopo i tubi e le macchine cui era attaccata non erano più necessari. Oggi Lucy ha ripreso normalmente gli studi. I medici non sanno trovare spiegazione e parlano di «miracolo».

Fonte: associazionelatorre.com e centrostudifederici.org.
Tratto da: RinoCammielleri.com

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Gli occhi di Maria

Posté par atempodiblog le 20 septembre 2010

Gli occhi di Maria dans Fede, morale e teologia Gli-occhi-di-Maria

“Mai, nella storia della Chiesa, era avvenuto qualcosa di simile”. Affermazione impegnativa – ma giustificata – degli storici che si occuparono degli eventi cui questo libro è dedicato. Mentre i feroci saccheggiatori del Bonaparte invadevano lo Stato Pontificio, a Roma, a partire dal 9 luglio 1796, più di cento immagini (in gran parte mariane) si “animarono”. Muovevano, cioè gli occhi, mutavano colore, talvolta cambiavano espressione. Il fenomeno era iniziato poco prima ad Ancona ed avvia avuto per testimone Napoleone stesso. che ne fu scosso. Ma nella capitale si verificò un’autentica “esplosione” che durò mesi, sotto gli occhi dei duecentomila abitanti, anche non cattolici, senza una sola voce di dissenso. Le autorità religiose – pur desiderose di non irritare gli invasori – furono “costrette” ad aprire un rigoroso processo, dove sfilarono decine e decine di testimoni giurati. alcuni dei quali uomini di scienza. Alla fine, la sentenza non poté esitare: davvero Maria aveva voluto testimoniare così la sua protezione per la città minacciata. Nella liturgia fu inserita la “festa dei prodigi della Beata Vergine”. Se la ricorrenza è ancora celebrata, la storia, anche cattolica sembra avere perso memoria di quei fatti sconvolgenti, sbrigati troppo spesso come psicosi collettiva. Rino Cammilleri ha ricostruito. con oggettività e serietà, la catena di eventi misteriosi e inauditi. Dopo il racconto, si è confrontato sulla loro veridicità e sul loro significato con Vittorio Messori, lo scrittore noto anche per le sue ricerche sui “carismi” mariani. Messori abbozza un tentativo di “teologia della storia”: una tale ondata di prodigi proprio mentre la Rivoluzione investiva il centro del cattolicesimo non sembra affatto casuale. Ma pare inscriversi in mi enigmatico “piano” provvidenziale di cui qui – dati e nomi alla mano – si tenta di discernere le linee.

Fonte: et-et.it

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Perline

Posté par atempodiblog le 25 juillet 2008

Perline dans Riflessioni perlinema2

L’Africa nera fu lentamente colonizzata da uomini bianchi che truffavano i superstiziosi indigeni offrendo loro specchietti e perline in cambio di oro e gemme. Oggi, l’uomo bianco si vergogna del suo passato, tanto da accettare tranquillamente la legge del contrappasso.

Nelle nostre strade e sulle nostre piazze uomini neri ci vendono perline e specchietti e nastrini, che noi acquistiamo e indossiamo perché «portano fortuna». Pensate quanto sangue, quante rivoluzioni, quanti rivolgimenti ci sono voluti perché superstiziosi e creduloni diventassero i bianchi.

di Rino Cammilleri

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Tumore

Posté par atempodiblog le 3 juin 2008

Questa è proprio carina. Il Centro Cattolico di Documentazione mi ha passato una notizia comparsa sul «Corriere della Sera» del  5 febbraio 2008 che mi era sfuggita.

La londinese Michelle Stepney, trentacinque anni e madre di un bambino di cinque, incinta di due gemelline (Alice e Harriet) si è ritrovata affetta da un tumore all’utero. Ha deciso di accettare solo una chemioterapia blanda per non danneggiare i due feti. A rischio della sua vita. Ebbene, le piccole sono nate senza capelli per via della cura ma si è scoperto il perché scalciavano tanto nella pancia della mamma: avevano spostato a calci il tumore, impedendo che facesse del male a tutte e tre. Il tumore è poi stato felicemente operato dopo il parto.

Il Cancer Research Center britannico ha premiato la coraggiosa madre col Women Courage Award, assegnato a chi fa qualcosa di veramente speciale per gli altri.

Dagli ‘Antidoti’ di Rino Cammilleri

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Monnezza

Posté par atempodiblog le 11 janvier 2008

In qualità di vittima, è con gioia e sollievo che accolgo le seguenti parole scritte dal chimico e accademico Franco Battaglia su «Il Giornale» del 9 gennaio 2008: «Dovete sapere che il modo più rapido, economico e rispettoso dell’ambiente di smaltire i Rsu (rifiuti solidi urbani, ndr) è l’incenerimento, possibilmente accoppiato alla produzione d’energia. Il modo più bischero è quello della raccolta differenziata; bischerrima all’ennesima potenza, poi, è la cosiddetta raccolta porta-a-porta, che altro non è che la raccolta differenziata spinta fino all’esasperazione».
Ancora: «Che la raccolta differenziata sia una cosa bischera è semplice da capire. Innanzitutto, con essa non si smaltiscono i rifiuti ma li si separa.

L’idea sarebbe di riciclarli. Il condizionale non lo uso a caso. Infatti, il limite della produzione del riciclo e quello di mercato: a che pro un riciclo spinto, ad esempio, del vetro o della carta se poi il mercato del vetro scuro (che è il vetro che si può produrre dalla raccolta differenziata del vetro) o della carta riciclata è limitato? Che cosa succede al vetro e alla carta riciclata che rimangono invenduti? Vanno a finire il primo in discarica e la seconda bruciata negli inceneritori.

Tanto valeva portarcela prima». Due precisazioni: «bischero» è termine toscano che sta per «imbecille»; il Battaglia insegna giusto Chimica Ambientale (all’università di Modena). Si raccolgono firme per la sua elezione a Ministro al posto dell’attuale.

Fonte: rinocammilleri.it

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Giuseppe Moscati in tv così lontano dalla realtà

Posté par atempodiblog le 8 octobre 2007

Giuseppe Moscati in tv così lontano dalla realtà dans Articoli di Giornali e News sangiuseppemoscati

D’accordo, le vite dei santi fanno audience, tant’è che proprio mentre trasmettevano lo sceneggiato in due puntate su San Giuseppe Moscati compariva l’annuncio di Chiara e Francesco, ennesima fiction sul Poverello d’Assisi (una all’anno in media). Ma se le biografie agiografiche «tirano» e se, com’è ovvio, sono rivolte a un pubblico familiare (e soprattutto cattolico) da prima serata, che c’entra una scena di sesso, insistito e senza veli, nella prima puntata del Giuseppe Moscati? I santi sono il contrario del politicamente corretto e di certo non amano che si parli di loro nascondendosi dietro il dito della didascalia «liberamente ispirato a». Questa «avvertenza per lo spettatore» dovrebbe giustificare ogni volo pindarico, ma di fatto finisce col piegare il racconto alle regole più mediocri e banali del narrare per immagini.

Così, si prende un santo, persona per definizione eccezionale, e lo si trasforma in un generico buonista da telefilm d’ambientazione sanitaria. Ciò accade perché si diffida della capacità di una vita di santo di essere di per sé spettacolare. Il vero Moscati (che, per inciso, portava gli occhiali e non assomigliava a Beppe Fiorello, bensì all’attore che fa la parte dell’amico-nemico) era uomo da comunione quotidiana, di cui nello sceneggiato non c’è traccia. In tutta la prima puntata lo si vede una sola volta in preghiera e, paradossalmente, davanti al «Cristo velato» della napoletana cappella Sansevero, una scultura massonica ed esoterica. Forse si pensa di vendere lo sceneggiato all’estero, dove nessuno conosce quella statua? Ma lo stesso può dirsi della figura di S. Giuseppe Moscati, e specialmente all’estero.

Il vero Moscati, che fu famoso per l’infallibilità delle sue diagnosi, abilità definita «miracolosa» anche dai suoi colleghi razionalisti e atei, usava consultarsi con Dio prima di pronunciarne una. Al contrario, darebbe alla fiction una profondità che potrebbe aspirare al capolavoro. Lo stesso ragionamento vale per l’espediente escogitato dai soggettisti per spiegare la scelta celibataria del Moscati: una banale delusione d’amore. Invece, nella storia vera, l’ormai illustre cattedratico e scienziato (fu tra gli anticipatori della biochimica) venne chiamato d’urgenza al capezzale di una donna di malaffare. Era uno scherzo di pessimo gusto che sapeva di poter contare sulla carità eroica del santo, il quale non badava al suo rango e nemmeno alla parcella quando c’era da assistere un malato. Quel giorno Giuseppe Moscati si infilò nella chiesa delle Sacramentine e, davanti all’immagine della Madonna del Buon Consiglio, fece voto perpetuo di castità. Ovviamente, si è pensato che la castità non sia «telegenica». E si è persa un’altra occasione per uscire dall’usuale piattezza delle trame. E dire che il cattolicissimo Moscati era un pugno nell’occhio per la classe medica del suo tempo, trasudante positivismo agnostico e scientista: conflitto che da solo bastava a riempire un film. Domanda: perché non affidano a un vero romanziere cattolico i soggetti filmici sui santi?

di Rino Cammilleri
[Da «il Giornale», 30 settembre 2007]

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