Il mese di maggio

Posté par atempodiblog le 30 avril 2023

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“Il mese di maggio che è il più delizioso dell’anno doveva con tutta ragionevolezza essere consacrato a Maria”.

San Giovanni Bosco

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La corona del Rosario, “arma” dei Santi

Posté par atempodiblog le 18 février 2023

La corona del Rosario, arma dei Santi
Da Padre Pio a Carlo Acutis, da S. Alfonso a S. Giovanni Bosco la recita del Rosario è stata sempre parte integrante della vita spirituale dei Santi
di Gianluca Giorgio – ACI Stampa
Carlo Acutis: “Il Rosario è la scala più corta per salire in Cielo” dans Carlo Acutis Il-Rosario-la-scala-pi-corta-per-salire-in-Cielo-Beato-Carlo-Acutis

Il Rosario è una forma di preghiera che nasce all’interno dell’Ordine domenicano. Incoraggiata nelle Regole della fraternità di San Domenico, questa rappresenta uno dei modi più autentici di pregare la Madre di Dio. San Domenico, il beato Alano della Rupe e molti altri santi ne hanno custodito il segreto e la devozione.

Tra questi brilla anche San Pio da Pietrelcina. Sacerdote cappuccino, scomparso nel 1968, ne diffuse il culto e la spiritualità. Devotissimo alla Madonna, incoraggiava i propri devoti alla recita, fedele e costante, della preghiera mariana. Per loro disegnò i Gruppi di preghiera che si riuniscono, ogni mese, per la celebrazione della Messa, preceduta dalla recita del Rosario. Amava ripetere che la Madonna non gli aveva mai negato una grazia. La chiamava l’arma, non separandosene mai. Alla morte la lasciò in eredità ai suoi figli spirituali sparsi nel mondo, in continuità con il proprio apostolato sacerdotale.

Questa insegna a vivere con Cristo e Maria per le strade della vita. I venti misteri, gioiosi, gloriosi, dolorosi e luminosi, rivivono la vita del Redentore, permettendo di meditare sul mistero assunto. Questo è tanto altro è contenuto nel mistero di questa orazione, che è stata definita il breviario del Popolo di Dio.

Sant’Alfonso Maria de Liguori, il beato Carlo Acutis, San Serafino da Montegranaro, e molti santi hanno intessuto la propria giornata di rosari.

Don Dolindo Ruotolo e il venerabile Marcellino da Capradosso la recitavano, per la strada, in cammino. San Giovanni Bosco la diffuse nei propri oratori e per i suoi ragazzi.

Un tempo, nelle famiglie, si recitava la corona tutte le sere. Chiunque può, in pochi minuti, recitarlo in strada, in macchina o in casa. Un solo mistero o i cinque misteri di dieci poste, aiutano il contatto con Maria. Oggi come ieri e domani il santo Rosario resta una delle preghiere più belle che le persone possono rivolgere alla propria Madre, per onorala ma di più amarla.

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Festa di Maria Ausiliatrice: insieme pure a distanza

Posté par atempodiblog le 23 mai 2020

Festa di Maria Ausiliatrice: insieme pure a distanza
di ANS – Agenzia Notizie Salesiane

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Domenica prossima, 24 maggio, ricorre la festa di Maria Ausiliatrice. Normalmente a Torino la giornata di festa è sempre stata contrassegnata da molte celebrazioni e da una processione serale tra le più sentite e partecipate a livello cittadino. Ma quest’anno, a causa della pandemia da Covid-19, la festa sarà “speciale” e diventerà ancora più importante potervi partecipare pure restando “a distanza”. Ecco il calendario delle dirette streaming:

Domenica 24 maggio – Festa di Maria Ausiliatrice

Le principali celebrazioni avranno luogo nella Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino:

  • alle ore 11:00 (GMT+2), con la solenne concelebrazione eucaristica presieduta da mons. Cesare Nosiglia, Arcivescovo di Torino;

Diretta sulla pagina di Facebook di ANS, con commento in italiano.

  • alle ore 17:00, con la solenne concelebrazione eucaristica presieduta da Don Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore;

Diretta sulla pagina di Facebook di ANS, con commento in italianoinglese, spagnolo e portoghesee solo, in spagnoloanche sul canale YouTube di ANS e l’emittente colombiana TeleVid.

  • alle 20:30, con il Rosario meditato all’interno della Basilica. Successivamente la statua dell’Ausiliatrice sarà portata sul piazzale antistante la chiesa e l’arcivescovo di Torino e il Rettor Maggiore dei Salesiani pronunceranno una preghiera di affidamento a Maria Ausiliatrice.

Diretta sulla pagina di Facebook di ANS, con commento in italianoinglese, spagnolo e portoghesee solo, in spagnoloanche sul canale YouTube di ANS e l’emittente colombiana TeleVid.

Moltissimi fedeli e gruppi della Famiglia Salesiana di tutto il mondo hanno già confermato la loro partecipazione spirituale – in particolare all’atto di affidamento a Maria Ausiliatrice: una maniera per mettere sotto il suo manto le sorti del mondo provato dalla pandemia.

La festa di Maria Ausiliatrice è stata fissata al 24 maggio da Papa Pio VII in ricordo del suo rientro a Roma (24 maggio 1814), dopo la prigionia sotto Napoleone a Fontainebleau. In origine la festa era limitata alla Chiesa di Roma, ma fu presto adottata dalle diocesi toscane (1816) e poi estesa alla Chiesa universale. I gruppi della Famiglia Salesiana sono molto legati alla devozione di Maria sotto il titolo di Ausiliatrice, perché San Giovanni Bosco, il fondatore della Congregazione Salesiana, la scelse come principale patrona della Famiglia Salesiana e delle sue opere.

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Il coronavirus, Santa Giacinta di Fatima e San Giovanni Bosco

Posté par atempodiblog le 22 février 2020

Il coronavirus, Santa Giacinta di Fatima e San Giovanni Bosco
La diffusione della infezione da coronavirus ci fa giustamente molto paura, ci mette angoscia. Tutta la nostra fiducia nelle nostre capacità tecniche e nella potenza della scienza viene velata dal dubbio. Eppure nel passato vi sono state pestilenze e santi. Cosa ci hanno insegnato?
Ecco un articolo di Donal Anthony Foley, pubblicato su The Wandererche ci parla di  Santa Giacinta di Fatima e San Giovanni Bosco nella traduzione di Sabino Paciolla

di Sabino Paciolla – Il blog di Sabino Paciolla

Tutta la nostra confidenza in Maria dans Citazioni, frasi e pensieri San-Giovanni-Bosco

Per una di queste curiose coincidenze, l’attuale minaccia del coronavirus cinese è venuta alla ribalta proprio mentre si celebra il centenario della morte di Santa Giacinta di Fatima, una morte che può essere attribuita alle complicazioni derivanti dalla pandemia di influenza spagnola che afflisse il mondo tra il gennaio 1918 e il dicembre 1920. Si pensa che questa malattia abbia contagiato fino a 500 milioni di persone in tutto il mondo e abbia causato tra i 50 e i 100 milioni di morti.

Santa Giacinta è stata l’esempio perfetto di come comportarsi di fronte alla morte in giovane età. La Madonna le aveva detto che avrebbe dovuto andare in due ospedali ma non sarebbe stata curata, piuttosto avrebbe sofferto di più per amore di Dio, per la conversione dei peccatori e per rimediare ai peccati contro il Cuore Immacolato di Maria.

Dopo aver sopportato un dolore costante e un’operazione per rimuovere due costole malate con il solo anestetico locale, Giacinta finalmente morì il 20 febbraio 1920. In questo, la giovane santa ci ha lasciato un esempio meraviglioso dell’importanza della conformità alla volontà di Dio, in quanto era disposta ad accettare la morte particolare che Egli voleva per lei, indipendentemente da quanto potesse essere solitaria e dolorosa.

L’insorgenza del coronavirus, invece, anche se forse pericolosa, non è necessariamente mortale, anche se ci sono stati migliaia di casi confermati durante l’attuale epidemia, e centinaia di persone sono di fatto morte. Coloro che lo contraggono soffrono di una grave infezione respiratoria e hanno sintomi che includono febbre e tosse secca.

La malattia si sta diffondendo rapidamente, ma al momento non è possibile dire se diventerà un fenomeno mondiale come l’influenza spagnola. Ma data l’interconnessione del mondo moderno, c’è sicuramente la possibilità che ciò accada.

Dobbiamo sperare e pregare sinceramente che non sia così, ma la possibilità fa sorgere la domanda: cosa possiamo fare se diventa più grave, non solo dal punto di vista pratico ma anche con mezzi spirituali?

Per quanto riguarda le questioni pratiche, è ovviamente ragionevole seguire i più recenti consigli medici, e prendere precauzioni prudenti per evitare l’esposizione al virus – laddove possibile.

Ma possiamo anche combattere le malattie minacciose in senso spirituale, come nel caso di San Giovanni Bosco nel XIX secolo.

Questo santo incredibile, il cui Oratorio e altre opere avevano sede a Torino, nel nord Italia, è stato il fondatore dei Salesiani, un ordine dedicato all’educazione dei giovani. Fu una delle figure spirituali più alte della sua epoca, un miracolato e un fidato confidente dei Papi Pio IX e Leone XIII. Era particolarmente noto per la sua profonda devozione alla Santa Vergine, sotto il titolo di “Maria Ausiliatrice”.

Prima dell’avvento della medicina moderna, il colera era una malattia particolarmente pericolosa e spesso mortale, e il santo aveva infatti profeticamente detto ai suoi ragazzi, nel maggio 1854, che Torino sarebbe stata colpita da un’epidemia; ma li confortava dicendo che se avessero fatto come diceva lui sarebbero stati al sicuro. Il consiglio che diede loro era semplice ma alla fine molto efficace: evitare il peccato, indossare una medaglia benedetta della Beata Vergine e ricorrere alla preghiera.

Proprio come aveva predetto, nel luglio 1854 in Italia scoppiò il colera. I sintomi e le conseguenze scoraggianti di questa malattia divennero presto evidenti, cioè vomito e dolori addominali, diarrea, crampi muscolari e, cosa più spaventosa di tutte, un tasso di mortalità molto elevato, fino al sessanta per cento.

Non appena Torino iniziò a essere colpita dalla malattia, Don Bosco adottò misure precauzionali, tra cui la pulizia di tutta la casa e la riduzione del numero di letti in ogni stanza. Ma andò oltre e, inginocchiato davanti all’altare, offrì la sua vita, se necessario, purché i suoi alunni potessero essere risparmiati da questo flagello.

Le autorità istituirono ospedali di fortuna, i lazzaretti, nel tentativo di far fronte alla malattia, ma trovarono molto difficile assumere personale, tale era la paura generale del colera.

La sera di sabato 5 agosto, festa della Madonna della Neve, parlò ai suoi alunni, sottolineando il potere della Madonna nel combattere la malattia, sia che fosse dovuta al contagio naturale, sia che si trattasse di una pestilenza mandata da Dio per punire il popolo per i suoi peccati. Parlò anche di come Lei fosse una sostenitrice immensamente potente, la Madre di Misericordia, che solo lei poteva aiutarli.

Soprattutto, disse ai suoi ragazzi che la migliore protezione era quella di fare una buona confessione e poi ricevere degnamente la Santa Comunione, e continuò dicendo che se si fossero messi in stato di grazia, e non avessero commesso peccato mortale, promise che nessuno di loro sarebbe stato colpito dalla malattia. Questa promessa ebbe un impatto enorme e il comportamento dei ragazzi divenne esemplare.

Devozione instancabile
Poi don Bosco e i suoi sacerdoti si impegnarono nella cura delle vittime della malattia in loco, e decise di chiedere ancora di più ai suoi alunni. Parlò loro in modo commovente dello stato di miseria a cui erano ridotte molte vittime del colera, e di come alcuni di loro erano morti perché non c’era nessuno che si occupasse di loro. Spiegò quanto fosse caritatevole impegnarsi in questo lavoro, anche a rischio personale, e finì chiedendo volontari tra loro perché aiutassero in quell’opera di misericordia. Il risultato fu che più di quaranta dei suoi ragazzi si offrirono volontari.

Furono rapidamente istruiti sui loro compiti e, mettendosi sotto la cura della divina Provvidenza, si misero al lavoro nelle condizioni più difficili che si potesse immaginare. Furono divisi in quattro gruppi e furono loro affidati quattro compiti: di aiutare nei lazzaretti; aiutare le vittime nelle loro case; cercare le persone che erano state abbandonate dai loro parenti, e un ultimo gruppo era di turno all’oratorio, aspettando giorno e notte per sapere dove sarebbe stato necessario il loro prossimo intervento.

Don Bosco era un grande esempio per tutti loro con la sua instancabile devozione ai malati e ai moribondi, ma i ragazzi dovevano comunque superare una grande ripugnanza nell’affrontare le vittime dell’epidemia, che spesso si contorcevano per il dolore e le terribili convulsioni, con schiuma alla bocca.

Questo andò avanti per oltre due mesi e lasciò i ragazzi completamente esausti, ma alla fine il peggio dell’epidemia di colera passò, e proprio come aveva promesso don Bosco, nessuno dei ragazzi prese la malattia.

La lezione che ci viene poi impartita dall’epidemia di colera a Torino nel 1854 è sicuramente che il miglior antidoto al coronavirus, o a qualsiasi altra simile minaccia per la salute, è quello di rimanere in uno stato di grazia, di pregare con fervore, e in particolare di avere una vera devozione alla Santa Vergine – espressa praticamente nell’indossare una medaglia benedetta a Lei dedicata, come la medaglia miracolosa.

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Il meraviglioso scherzo di don Bosco a chi voleva rinchiuderlo in manicomio

Posté par atempodiblog le 27 juin 2015

Il meraviglioso scherzo di don Bosco a chi voleva rinchiuderlo in manicomio
Pochi uomini al mondo furono protagonisti sin dall’infanzia di tante peripezie come lui
Tratto da: Aleteia

Il meraviglioso scherzo di don Bosco a chi voleva rinchiuderlo in manicomio dans Libri Don-Bosco

Non solo le autorità civili molestavano il povero don Bosco e tentavano d’impedire lo sviluppo della sua Opera, ma anche i suoi colleghi sacerdoti. Anzi, costoro si erano messi in testa che don Bosco stesse dando i numeri, e che tutto questo affaccendarsi appresso ai ragazzi fosse una vera mania.

Alcuni, infatti, andarono a trovarlo e, con tutta carità, presero a dirgli:

- Caro don Bosco, tu, capiscilo, comprometti il carattere sacerdotale! Con le tue stravaganze, con l’abbassarti a prendere parte ai giochi di quei monelli, con l’accompagnarti con loro per le vie e per le piazze, perdi il tuo decoro, desti ammirazione, ti fai ridere appresso!

E siccome don Bosco, sicuro dell’Opera sua, dava segno di non essere persuaso della logica di quegli avvisi, essi andavano continuando:

- Ma tu hai perso la testa! Non ragioni più! Povero e caro don Bosco, non bisogna ostinarsi… Tu non puoi fare l’impossibile! Non vedi che anche la Provvidenza è contraria alla tua opera e che non trovi nessuno che ti voglia affittare un locale?

- Oh la Provvidenza! – esclamò a questo punto don Bosco alzando le mani al cielo -, la Provvidenza mi aiuterà! Lei mi ha inviato questi ragazzi e io non ne respingerò neppure uno, ritenetelo bene! Voi siete in errore, la Provvidenza farà tutto ciò che è necessario. E poiché non mi si vuole affittare un locale, ne fabbricherò uno io con l’aiuto di Maria Santissima. Vi saranno vasti edifizi, con scuole, laboratori, officine, di ogni specie, spaziosi cortili e porticati… una magnifica chiesa. E poi, anche chierici, catechisti, assistenti, professori, capi d’arte, e numerosi sacerdoti. Vedrete, vedrete…

All’udire tali parole, quei suoi amici si sentirono profondamente commossi. Essi vi vedevano una prova certa della pazzia del loro amato collega, e se ne andarono crollando il capo e ripetendo fra loro:

- Poveretto! Davvero gli ha dato di volta il cervello! Occorre subito provvedere.

Don Bosco attendeva gli eventi, pronto a ogni più dura lotta.

Quei tali, presi gli accordi con la Curia Vescovile, andarono a parlare col direttore del manicomio. Ottenuto un posto al creduto pazzo, due di loro, i più svelti e coraggiosi, accettarono di eseguire il pietoso disegno.

Presero a nolo una vettura chiusa, si recarono all’abitazione di don Bosco e, fatti i primi convenevoli, lo invitarono a una passeggiata dicendogli:

- Un po’ d’aria ti farà bene, caro don Bosco; vieni, abbiamo qui una carrozza che ci aspetta.

Il Santo si avvide subito del gioco che gli volevano fare, ma accolse l’invito esclamando:

- Corbezzoli!… una carrozza!… Evviva la carrozza!….Veramente non ci sono assuefatto, ma via!…andiamo.

Giunti alla vettura, lo invitarono a entrare per primo; ma egli si scusò dicendo:

– No! Sarebbe una mancanza di rispetto per parte mia. Favoriscano loro per primi.

Quelli salirono senza alcun sospetto, persuasi che don Bosco li avrebbe seguiti; ma egli, appena li vide dentro, chiuse con fragore lo sportello, gridando al cocchiere:

– Presto! …al manicomio!!! Il vetturino sferza il cavallo, e più veloce che non si dica, giunge alla mèta ove, trovato il portone spalancato e gli infermieri pronti in attesa, entra di corsa.

Il custode chiude prontamente il portone; gli infermieri circondano la carrozza, aprono gli sportelli e invece di un pazzo ne vedono due.

Quantunque entrambi protestassero energicamente, furono condotti al piano superiore, ed essendo assenti medici e direttore, perché era l’ora del mezzogiorno, dovettero adattarsi a pranzare coi ricoverati. Solo verso sera, chiarito l’equivoco, poterono essere messi in libertà.

La cosa fece in un baleno il giro della città, e da quel giorno si corressero le idee nei riguardi del Santo, e l’ammirazione verso di lui s’accrebbe assai.

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Alcuni pensieri di don Bosco

Posté par atempodiblog le 31 janvier 2015

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Giudicare
Siate sempre facili a giudicare bene del prossimo, e quan­do non potete altro, giudicate bene delle intenzioni, scusandolo almeno per queste. VI,694.

Quando ti è fatto rapporto intorno a qualcheduno, procura di rischiarare bene il fatto prima di giudicare. Spes­so ti saranno dette cose che sembrano gravi e sono sol­tanto paglie. VI,524.

Il Santo Padre
Figlioli miei, tenete come nemici della religione coloro che colle parole o cogli scritti offendono l’autorità del Papa e cercano di scemare, l’ubbidienza ed il rispetto do­vuto ai suoi insegnamenti ed ordini. V,573.

Parlare con disprezzo
Guardatevi dal parlare con disprezzo di un giovane per qualche difetto, massime alla presenza sua o dei compagni. VII,508.

La Pazienza
Ci sia il vero zelo, sì… ma sempre pacatamente, con dolcezza, con pazienza. III,456.

Se volete ottenere molto dai vostri allievi, non mostratevi mai offeso contro alcuno. XVII,271.

Predicare
Il dogma va predicato. Esso è la sostanza della nostra Reli­gione, quindi è necessario che i fedeli ne siano istruiti e lo conoscano: esso ha relazione intima colla morale. Il dogma va predicato:
1) perché esso è la parte più nobile e vitale della religione;
2) il dogma è il segno, il carattere con cui il fedele si distingue dall’infedele;
3) il dogma è ger­me delle virtù soprannaturali;
4) il dogma è la materia del­la nostra fede: perché “fides est sperandarum substantia rerum”, dice san Paolo, “non apparentium”; e deve essere noto ai fedeli, affinché possa essere esercitata la loro fede;
5) il dogma dimostra la relazione che passa tra le verità naturali e le soprannaturali. Supera la forza della ragione, ma non è mai contrario a questa. Vi è tal nesso tra le verità dogmatiche, che negata una logicamente si dovrebbero negare tutte;
6) il dogma va predicato, perché nutrisce l’umiltà che è il fondamento della vita morale. É la sottomissione dell’intelligenza a Dio rivelatore e alla Chiesa docente. IX,733-4.

(Da un sogno) I giovani che il demonio voleva portar via con sé, sono particolarmente quelli che si confessano male, che fanno sacrilegi nella confessione. Ricordati bene: quando predichi soprattutto alla gioventù insisti molto sulla necessità di fare buone confessioni e in specie sulla ne­cessità della contrizione. XVII,449.

315fyfr dans Fede, morale e teologia

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La discrezione di don Bosco e le “parole all’orecchio”

Posté par atempodiblog le 31 janvier 2015

La discrezione di don Bosco e le “parole all’orecchio”

La discrezione di don Bosco e le “parole all'orecchio” dans Fede, morale e teologia 2ntgxox

Lo spirito del Signore era davvero sulle labbra di don Bosco quando consigliava. Preti, chierici e alunni dell’oratorio facevano esperienza quotidiana di questa realtà, quando avvicinavano don Bosco in cortile, nella cameretta o in confessionale.
I consigli del cortile venivano chiamati “parole all’orecchio”.

Avveniva così, ricorda don Ceria: “Posata una mano sul capo di un giovane e curvatosi al suo orecchio, don Bosco gli parlava in segreto, riparandosi con l’altra mano la bocca perché nessuno sentisse. Era una questione di pochi secondi. Ma che effetti!”.

È ancora don Ceria a ricordare che i consigli che don Bosco dava nella sua silenziosa stanzetta, se fossero raccolti nella sua genuina semplicità, formerebbero un bel manuale di sapienza cristiana.

Tratto da: Don Bosco Torino

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San Giovanni Bosco: “Vergogniamoci di ciò che possa avere in noi l’aria di dominatori”

Posté par atempodiblog le 30 janvier 2015

“Quando devi comandare, non umiliare: comportati con delicatezza; rispetta l’intelligenza e la volontà di chi ubbidisce”.

di San Josemaría Escrivá de Balaguer

San Giovanni Bosco: “Vergogniamoci di ciò che possa avere in noi l'aria di dominatori” dans Citazioni, frasi e pensieri 1z55df5Dalle «Lettere» di san Giovanni Bosco: “Vergogniamoci di ciò che possa avere in noi l’aria di dominatori”
Fonte: Epistolario, Torino, 1959, 4, 202. 294-205. 209
Tratto da: News.va

Riguardiamo come nostri figli quelli sui quali abbiamo da esercitare qualche potere. Mettiamoci quasi al loro servizio, come Gesù che venne ad ubbidire e non a comandare, vergognandoci di ciò che potesse aver l’aria in noi di dominatori; e non dominiamoli che per servirli con maggior piacere. Così faceva Gesù con i suoi apostoli, tollerandoli nella loro ignoranza e rozzezza, nella loro poca fedeltà, e col trattare i peccatori con una dimestichezza e familiarità da produrre in alcuni lo stupore, in altri quasi lo scandalo, ed in molti la santa speranza di ottenere il perdono da Dio. Egli ci disse perciò di imparare da lui ad essere mansueti ed umili di cuore (Mt 11, 29).

Dal momento che sono i nostri figli, allontaniamo ogni collera quando dobbiamo reprimere i loro falli, o almeno moderiamola in maniera che sembri soffocata del tutto. Non agitazione dell’animo, non disprezzo negli occhi, non ingiuria sul labbro; ma sentiamo la compassione per il momento, la speranza per l’avvenire, ed allora voi sarete i veri padri e farete una vera correzione.

In certi momenti molto gravi, giova più una raccomandazione a Dio, un atto di umiltà a lui, che una tempesta di parole, le quali, se da una parte non producono che male in chi le sente, dall’altra parte non arrecano vantaggio a chi le merita.

Ricordatevi che l’educazione è cosa del cuore, e che Dio solo ne è il padrone, e noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l’arte, e non ce ne mette in mano le chiavi.

Studiamoci di farci amare, di insinuare il sentimento del dovere del santo timore di Dio, e vedremo con mirabile facilità aprirsi le porte di tanti cuori.

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Usare grande amorevolezza coi giovani

Posté par atempodiblog le 9 juin 2014

“Bisogna usare grande amorevolezza coi giovani, trattarli bene. Questa bontà di tratto e questa amorevolezza sia un carattere a tutti i superiori, nessuno eccettuato. Fra tutti riusciremo ad attirar uno e basta per allontanar tutti! Oh! quanto si affeziona un giovane, quando si vede ben trattato! Egli pone il suo cuore in mano ai superiori”.

“Per riuscir bene coi giovanetti, fatevi un grande studio si usare con essi belle maniere; fatevi amare e non temere; mostrate loro e persuadeteli che desiderate la salute della loro anima; correggete con pazienza e con carità i loro difetti; soprattutto astenetevi dal percuoterli; insomma adoperatevi a far si, che quando veggono, vi corrano attorno e non vi fuggano”.

San Giovanni Bosco

Usare grande amorevolezza coi giovani dans Charles Dickens fxfh1e

“Per quanto riguarda invece la socialità, un giorno sì e un giorno no lo si conduceva nello stanzone dove i ragazzi cenavano e lì veniva socievolmente fustigato, a monito ed esempio. Né gli erano negate le consolazioni della religione giacché, all’ora della preghiera, lo si spingeva a calci ogni mattina in quel medesimo stanzone e, a edificazione del proprio spirito, gli si consentiva di ascoltare l’orazione recitata coralmente dai ragazzi.

La quale orazione includeva una preghierina speciale, inserita per preciso ordine della Direzione, affinché essi fossero resi virtuosi, obbedienti e contenti, e immuni dai peccati e vizi di Oliver Twist, che veniva presentato come succube e schiavo delle forze del male, e come un soggetto uscito dalla fucina del diavolo in persona”.

 Charles Dickens – Oliver Twist

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Evitare le cattive letture

Posté par atempodiblog le 31 mars 2014

«Dimmi quello che leggi e ti dirò chi sei» è vero; ma ti conoscerei meglio se mi dicessi quello che rileggi.

François Mauriac

Evitare le cattive letture dans Citazioni, frasi e pensieri f0uo46

“Non leggere mai libri o giornali della bontà dei quali non sei più che sicuro. […] Non devi neppure lasciarti attirare a leggere questi libri o giornali con la scusa che contengono bellezze letterarie o artistiche. Berresti tu infatti un liquore avvelenato soltanto perché ti viene offerto in una tazza d’oro? No certamente! Ebbene, tanto maggiormente dovrai perciò respingere l’inganno di Satana che vuole avvelenare ed uccidere la vita dell’anima tua”.

San Giovanni Bosco

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Una devozione costante a Maria

Posté par atempodiblog le 22 janvier 2014

Una devozione costante a Maria dans Citazioni, frasi e pensieri t8l0gi

“Una sincera, figliale, illimitata fiducia in Maria, una tenerezza singolare verso di Lei, una devozione costante ci renderanno superiori ad ogni ostacolo, tenaci nelle risoluzioni, rigidi verso di noi, amorevoli con il prossimo ed esatti in tutto”.

San Giovanni Bosco

divisore dans Medjugorje

freccetta.jpg Novena a San Giovanni Bosco (da recitarsi dal 22 al 30 gennaio)

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Della predicazione

Posté par atempodiblog le 30 août 2013

Della predicazione dans Citazioni, frasi e pensieri sh18

“Non si offendano le persone con ironie o invettive; specialmente nelle piccole borgate non si dica parola che possa essere giudicata allusiva alla condotta di qualche individuo.

Il predicatore badi a non inasprire menomamente gli erranti. Le sue parole spirino sempre carità e benignità.

Le invettive non ottengono le conversioni: l’amor proprio si ribella. Era questo il metodo che teneva S. Francesco di Sales e che era da lui consigliato. Egli narrava che i protestanti correvano in folla ad udirlo e dicevano che loro piaceva, perché non lo vedevano infuriarsi come i loro Ministri”.

San Giovanni Bosco

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Don Bosco apostolo e teologo popolare dell’Ausiliatrice

Posté par atempodiblog le 24 mai 2013

Don Bosco apostolo e teologo popolare dell’Ausiliatrice
In preparazione alla consacrazione della chiesa dedicata a Maria Ausiliatrice, don Bosco pubblicò come fascicolo del mese di maggio un libretto dal titolo: Maraviglie della Madre di Dio invocata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice. In esso esponeva le ragioni teologiche, storiche e contingenti che motivavano…
di Don Pierluigi Cameroni – Salesiani Don Bosco, Casa Madre Torino-Valdocco

Don Bosco apostolo e teologo popolare dell’Ausiliatrice dans Angeli JMHZ4468

Com’è noto, gli anni 1862-68 furono cruciali per la religiosità mariana di don Bosco. Nonostante la fondazione della compagnia dell’Immacolata tra i suoi giovani nel 1855, nonostante avesse pubblicato nel 1858 Il mese di maggio consacrato a Maria SS. Immacolata, le sue preferenze dopo il 1862 si concentrarono in modo dominante e definitivo sul titolo mariano Auxilium Christianorum. Iniziata nel 1865 la costruzione della chiesa dedicata a Maria Ausiliatrice, l’edificio sacro fu portato a compimento e solennemente consacrato il 9 giugno 1868.

In preparazione a quell’evento don Bosco pubblicò come fascicolo del mese di maggio delle Letture cattoliche un libretto dal titolo: Maraviglie della Madre di Dio invocata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice.

In esso esponeva le ragioni teologiche, scritturistiche, storiche e contingenti che motivavano la scelta di quel titolo. Le argomentazioni erano compendiate nelle pagine introduttive. Attingendo all’apologista francese Auguste Nicolas e citando espressamente l’autorità di Mons. Parisis, arcivescovo di Parigi, don Bosco asseriva che era ormai la Chiesa stessa a volere «negli ultimi tempi segnalare il titolo di Auxilium Christianorum»; si era infatti in un’epoca di «crisi straordinarie»: «Il bisogno oggi universalmente sentito di invocare Maria non è particolare, ma generale; non sono più tiepidi da infervorare, peccatori da convertire, innocenti da conservare [...].

Ma è la stessa Chiesa Cattolica che è assalita. È assalita nelle sue funzioni, nelle sacre sue istituzioni, nel suo capo, nella sua dottrina, nella sua disciplina; è assalita come Chiesa Cattolica, come centro della verità, come maestra di tutti i fedeli». Appunto per questo, aggiungeva don Bosco, «per meritarsi una speciale protezione del Cielo [...] si ricorre a Maria, come madre comune, come speciale ausiliatrice dei re e dei popoli, come cattolici di tutto il mondo». In quei medesimi anni don Bosco aveva moltiplicato i fascicoli delle Letture cattoliche che ragguagliavano sulle grazie straordinarie ottenute invocando Maria aiuto dei cristiani; aveva introdotto nei suoi oratori e collegi la nuova effigie e il nuovo culto; aveva fondato nel 1869 l’Associazione dei devoti di Maria Ausiliatrice; aveva indotto a denominare la pratica pia del mese di maggio come mese di Maria Ausiliatrice. A Mornese, in diocesi di Acqui, Maria Domenica Mazzarello e altre giovani, già associate nell’Unione di Maria Immacolata, aderiscono a don Bosco e danno origine alla congregazione femminile delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

L’invocazione e il culto dell’Ausiliatrice diventavano distintive di don Bosco e delle sue opere che andavano ormai dilatandosi fuori d’Italia, in Europa e in America. Il fatto che l’Ausiliatrice nel sentire comune della gente del popolo figuri come “La Madonna di don Bosco” è dovuto oltre all’attività taumaturgica del santo, alle sue fondazioni ed opere, anche alla sua produzione letteraria specificatamente mariana. Infatti non appena don Bosco avvertì che la devozione e il titolo dell’Ausiliatrice andava sempre più diffondendosi, volle accompagnare tale fatto offrendo contributi teologici e storici.

Fermo al principio di “illuminare le menti per rendere buono il cuore e di popolarizzare quanto si può la scienza”, ideò e condusse a termine nello spazio di un decennio la pubblicazione di sei operette che in ordine di tempo sono: Maraviglie della Madre di Dio invocata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice (1868). Rimembranza di una solennità in onore di Maria Ausiliatrice (1868). Associazione de’ divoti di Maria Ausiliatrice canonicamente eretta nella chiesa a lei dedicata in Torino con ragguaglio storico su questo titolo (1869). Nove giorni consacrati all’Augusta Madre del Salvatore sotto il titolo di Maria Ausiliatrice (1870). Maria Ausiliatrice col racconto di alcune grazie ottenute nel primo settennio dalla Consacrazione della Chiesa a Lei dedicata in Torino (1870). La Nuvoletta del Carmelo ossia la Devozione a Maria Ausiliatrice premiata di nuove grazie (1877). Non si tratta di opere scientifiche, né propriamente di divulgazione teologica, ma come emerge dai titoli di una teologia e di una storia popolare del titolo “Auxilium Christianorum”.

Questi umili opuscoli, di cui l’espressione più matura è Maraviglie della Madre di Dio, rappresentano il primo riuscito tentativo di una riflessione e giustificazione della dottrina concernente il culto a Maria Ausiliatrice. Attraverso la propagazione di tale titolo emerge da un lato la mediazione ecclesiale di Maria, tipica della coscienza cattolica italiana di quel tempo, dall’altro si impone la dimensione popolare del carisma salesiano, che mediante la devozione all’Ausiliatrice traccia un cammino di educazione alla fede per il popolo, valorizzando i contenuti della religiosità popolare e orientandoli verso la saggezza evangelica. Come già accennato è in particolare il trattatello delle Maraviglie della Madre di Dio a indicare le basi storiche e teologiche delle convinzioni e della missione di don Bosco.

Un primo livello sono le prove e le argomentazioni teologiche fondate su basi bibliche e patristiche. Ciò che colpisce è che la fatica fatta da don Bosco ci guida molto bene nello sviluppo degli enunciati fondamentali che desidera comunicare: al centro vi è la convinzione che “La più splendida prova che Maria è aiuto dei Cristiani noi la troviamo sul monte Calvario… Maria pertanto diventando nostra madre sul monte Calvario, non solo ebbe il titolo di aiuto dei cristiani, ma ne acquistò l’uffizio, il magistero, il dovere. Noi abbiamo dunque un sacro diritto di ricorrere all’aiuto di Maria. Questo diritto è consacrato dalla parola di Gesù e garantito dalla tenerezza materna di Maria. Ora che Maria abbia interpretato l’intenzione di Gesù Cristo in croce in questo senso e che Egli la facesse madre ed ausiliatrice di tutti i cristiani lo prova la condotta che essa tenne di poi”. Da ciò ne consegue “affinché la gloria di Maria potesse estendersi a tutte le generazioni e avessero a chiamarla beata, bisognava che qualche benefizio straordinario e perenne venisse da Maria a tutte queste generazioni; cosicché essendo perpetuo in esse il motivo di loro gratitudine fosse ragionevole la perpetuità della lode. Ora questo benefizio continuo e mirabile non può esser altro che l’aiuto che Maria presta agli uomini. Aiuto che doveva abbracciare tutti i tempi, estendersi a tutti i luoghi, ad ogni genere di persone”.

L’argomentazione teologica è integrata da quella storica: “Un’esperienza di diciotto secoli ci fa vedere in modo luminosissimo che Maria ha continuato dal cielo e col più gran successo la missione di madre della Chiesa ed ausiliatrice dei cristiani che aveva incominciato sulla terra”. E don Bosco con la sua spiccata sensibilità storica narra una numerosa serie di interventi di Maria a favore della Chiesa, in particolare le sue manifestazioni in difesa della Chiesa e del papato, sia dagli attacchi esterni, sia da quelli interni con le lacerazioni provocate dalle eresie e dagli scismi, che corrompono la fede e attaccano la comunione. Davvero Maria è “Magnum in Ecclesia praesidium: Grande presidio nella Chiesa”. Da tali racconti emerge una grande visione della storia che esalta, nella luce della fede, la mediazione materna dell’Ausiliatrice intimamente associata all’opera della redenzione e alla missione salvifica della Chiesa.

Insieme alle prove teologiche e storiche don Bosco accenna ad argomentazioni di natura liturgica, ad espressioni legate alla pietà popolare, a fatti taumaturgici e in particolare a due dipinti presenti nella basilica di Valdocco da lui ispirati e voluti, espressione plastica delle sue convinzioni. Il primo è la grande tela del Lorenzone da tutti conosciuta e che già abbiamo commentato. Il secondo, meno noto, è un affresco del Rollini suggerito da don Bosco per la volta della cappella di San Francesco di Sales. Sotto il globo del mondo su cui è posto un ostensorio col SS. Sacramento è rappresentato l’Arcangelo Michele che scaccia e disperde l’errore e l’eresia: “la Riforma in figura di donna, che al vedere gli angeli riverenti, i quali adorano il SS. fugge spaventata portando nell’una mano la bibbia adulterata e abbandonando dall’altra, quali armi spuntate, la maschera dell’ipocrisia e le monete corruttrici, con cui tenta di recar guerra al SS. Sacramento; 2° il Materialismo in figura d’uomo di forme atletiche, il quale stringendo una fiaccola accesa onde portare incendio e distruzione dovunque passa la Riforma, esso pure è rovesciato dall’angelo, e rotolando dall’alto sembra si stacchi dalla volta per piombare a capofitto sul pavimento”. In conclusione “Don Bosco non scrive con la penna del teologo, ma con il fervore del santo ed del fondatore. Scrive sotto la sua esperienza di Maria e del suo amore personale per Lei. Intimamente consapevole di quanto la Madonna fosse stata presente e determinante come Madre e Maestra nell’itinerario della sua vocazione e missione, egli è mosso dal profondo stupore di sperimentare quanto sia potente ed efficace l’intercessione e l’intervento dell’Ausiliatrice…

L’intento di Don Bosco è quello di accreditare la verità del titolo mariano di Ausiliatrice e di raccomandarlo alla venerazione del popolo di Dio, attestandone la prodigiosa efficacia nella vita della Chiesa e nella sua esperienza carismatica. Sotto il profilo teologico, il tema è quello di Maria come Mediatrice di grazia, ma le specificazioni legate al titolo di Ausiliatrice non sono irrilevanti. Non sarà difficile mostrare come la devozione all’Ausiliatrice non sia semplicemente legata alle circostanze storiche in cui Don Bosco è vissuto, ma si estenda ad ogni epoca, particolarmente la nostra, profondamente segnata dal divorzio fra fede e cultura, un’epoca in cui gli uomini sembrano non avere più antenne per Dio e in cui Dio sembra non avere più peso nella vita degli uomini. Così si esprime Papa Benedetto XVI: «Il vero problema in questo nostro momento della storia è che Dio sparisce dall’orizzonte degli uomini e che con lo spegnersi della luce proveniente da Dio l’umanità viene colta dalla mancanza di orientamento, i cui effetti distruttivi ci si manifestano sempre di più»”.

Preghiera
O Maria, Vergine potente,
Tu grande illustre presidio della Chiesa;
Tu aiuto meraviglioso dei Cristiani;
Tu terribile come esercito schierato a battaglia;
Tu sola hai distrutto ogni eresia in tutto il mondo;
Tu nelle angustie, nelle lotte, nelle strettezze
difendici dal nemico e nell’ora della morte
accogli l’anima nostra in Paradiso!
Amen

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Il mese di maggio con Don Bosco e Domenico Savio

Posté par atempodiblog le 6 mai 2013

Il mese di maggio con Don Bosco e Domenico Savio dans Mese di maggio con Maria domenicosaviodonbosco

«Sul finire del mese di aprile (1856), Domenico Savio si era presentato a don Bosco, chiedendogli come avrebbe potuto celebrare santamente il mese di Maria.

- Lo celebrerai, gli rispose don Bosco, con l’esatto adempimento dei tuoi doveri, raccontando ogni giorno ai compagni un esempio in onore di Maria e procurando di regolarti in modo da poter fare in ciascun giorno la santa comunione.

- Ciò procurerò di fare puntualmente; ma qual grazia dovrò domandare?

- Domanderai alla santa Vergine che ti ottenga da Dio sanità e grazia per farti santo.

- Sì! Che mi aiuti a farmi santo!» (cfr MB V, 462).

Tratto da: donbosco.it

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San Domenico Savio

Posté par atempodiblog le 9 mars 2013

San Domenico Savio dans San Domenico Savio

Un giorno, due amici di san Domenico Savio (1842-1857), il giovane allievo di don Bosco, si sfidarono a duello dopo una lite cominciata con insulti nei riguardi delle rispettive famiglie. I due convennero di battersi a colpi di pietra. Venutone a conoscenza, Domenico fece di tutto per impedirlo, senza riuscirvi. Ottenne solo la promessa che, se non avesse impedito loro di battersi, i due avrebbero ascoltato una sua proposta. Giunto il momento, Domenico si presentò al luogo stabilito per il duello. I due avevano in mano cinque pietre ciascuno. Allora Domenico estrasse di tasca un piccolo crocifisso, si inginocchiò dinanzi al primo e gli disse di mantenere la parola data, chiedendogli di colpirlo e così colpire anche il Crocifisso. Il duellante, scosso, si ritrasse, non avendone il coraggio. Così fece anche il secondo. A quel punto, Domenico invitò i due ragazzi a ragionare, facendo loro capire che avrebbero offeso Gesù se continuavano su quella strada. E i due si perdonarono a vicenda. L’episodio è tratto dal bel volume di S. Giovanni Bosco, Vita di Domenico Savio curato da Teresio Bosco (Elledici, 2002).

Tratto da: Il Timone

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