Elena Guerra, l’apostola dello Spirito Santo

Posté par atempodiblog le 11 avril 2025

Elena Guerra, l’apostola dello Spirito Santo
Ricorre oggi la memoria liturgica di santa Elena Guerra, grande propagatrice del culto alla terza persona della SS. Trinità, necessario per il rinnovamento della terra e la salvezza delle anime. Un culto che Leone XIII favorì in più modi, dietro esortazione della stessa santa.
di Ermes Dovico – La nuova Bussola Quotidiana

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«Se il clero coltivasse nelle anime la devozione allo Spirito Santo, se il mondo si ravvivasse in questa devozione, un’ondata di grazia potrebbe rinnovare i prodigi del Cenacolo di Gerusalemme, nell’efficacia dell’apostolato tra gl’infedeli, gli eretici, gli erranti!». Questa è una delle tante esortazioni scritte da santa Elena Guerra (23 giugno 1835 – 11 aprile 1914) a proposito della necessità di risvegliare nei fedeli il culto e quindi l’invocazione dello Spirito Santo, alla base delle meraviglie che resero possibile lo sviluppo straordinario della Chiesa primitiva.

L’11 aprile di questo anno giubilare è anche la prima volta che si celebra la memoria liturgica di Elena Guerra dopo la sua canonizzazione (avvenuta il 20 ottobre 2024). E di certo, riscoprire l’opera di colei che è stata definita l’apostola dello Spirito Santo non può che contribuire a diffondere quella speranza a cui è dedicato l’attuale Giubileo.

Figlia di nobili, nata, cresciuta e morta a Lucca, Elena aveva avvertito un grande trasporto verso la terza persona della Santissima Trinità già da bambina, precisamente dopo la Cresima, all’età di otto anni: «Da allora – come scriverà nel suo diario, ormai matura – quando mi trovavo in chiesa per la novena di Pentecoste, mi sembrava di essere in paradiso». Questo amore allo Spirito Santo, dopo la Prima Comunione, si tradusse nel desiderio di ricevere ogni giorno l’Eucaristia, desiderio che poté tradurre in pratica grazie a un permesso che all’epoca non era scontato.

L’amore di Dio, a sua volta, alimentò quello verso il prossimo, sia come servizio ai poveri e ai malati sia per la salvezza delle anime. Elena formò delle aggregazioni laicali femminili e a un certo punto, dopo aver superato una grave malattia, venne ammessa tra le Dame della Carità di san Vincenzo. E quando a Lucca scoppiò un’epidemia di colera, andava a visitare i malati, offrendo loro conforto fisico e spirituale. C’era chi, al suo passaggio, diceva: «Ecco la signorina santa».

Elena fondò un istituto dedicato alla patrona di Lucca, santa Zita, e dedito all’educazione cristiana delle ragazze. Questa originaria comunità laica – composta da insegnanti volontarie che non professavano voti – si evolvette nella congregazione religiosa delle Suore Oblate dello Spirito Santo. Tra le centinaia di allieve di Elena Guerra e delle altre Oblate la più celebre fu un’altra grande gloria lucchese, santa Gemma Galgani (1878-1903), che con la Guerra condivide anche il dies natalis, l’11 aprile.

Ma al di là di questa celeste coincidenza, è bene ritornare sull’opera per cui la nostra Elena è più conosciuta, appunto la propagazione del culto al Paraclito. Constatando quanto questo stesso culto fosse trascurato nella Chiesa dell’epoca (ma il discorso si può chiaramente allargare a quella odierna), la santa s’impegnò a diffonderlo personalmente attraverso la scrittura e la stampa di diversi opuscoli. Già nel 1865 scrisse la Pia Unione di preghiere allo Spirito Santo, per impetrare la conversione degli increduli. Poi, nel 1889, fece stampare un libretto intitolato Il Nuovo Cenacolo, con una novena allo Spirito Santo. Libretto che cinque anni più tardi fece avere, tramite un amico prelato, a Leone XIII.

Fu proprio papa Pecci il grande destinatario delle periodiche suppliche di Elena Guerra, alle quali il Santo Padre diede seguito con la pubblicazione, nell’arco di sette anni, di tre fondamentali documenti pontifici sullo Spirito Santo: il breve apostolico Provida Matris (5 maggio 1895), l’enciclica Divinum illud munus (9 maggio 1897), la lettera Ad fovendum in christiano populo (18 aprile 1902).

Si conservano tredici lettere che la santa scrisse a Leone XIII, la prima delle quali datata 17 aprile 1895, in cui Elena esprimeva il desiderio che già quell’anno si facesse la novena di Pentecoste accompagnata, dove possibile, dalla predicazione della dottrina sullo Spirito Santo e da esortazioni ai fedeli a seguire le ispirazioni del Paraclito. In quella stessa missiva, la santa osservava: «Si raccomandano tutte le devozioni – e va bene – ma di quella devozione, che secondo lo spirito della Chiesa, dovrebbe essere la prima, si tace. Si fanno tante Novene, e va bene, ma quella Novena che per ordine del Salvatore medesimo, fu fatta anche da Maria SS. e dagli Apostoli, è ora quasi dimenticata. Si lodano dai Predicatori tutti i Santi, e va bene, ma una predica in onore dello Spirito Santo, che è quello che forma i Santi, quando mai si ascolta?».

Leone XIII, come accennato, corrispose prontamente già a quella prima supplica, pubblicando a pochi giorni di distanza il breve Provida Matris, in cui esortò i cristiani a fare la novena di Pentecoste, anche con il fine della «riconciliazione dei fratelli dissidenti», cioè degli scismatici. Fu una grande consolazione per la santa, la quale pure – dietro i ripetuti inviti di una sua umile consorella, di nome Erminia, una mistica giudicata degna di fede da mons. Giovanni Volpi (confessore della stessa Elena Guerra e servo di Dio) – continuò a scrivere al Papa, riferendogli che Dio stesso aveva chiesto che fosse «maggiormente diffusa la devozione al Divino Spirito». In particolare la fondatrice delle Oblate spiegava a Leone XIII che quella sua buona consorella, le cui parole erano confermate da segni precisi, «ripeté che il Signore vuole tutti gli anni nelle nostre Chiese, anche nelle Chiese di tutto il mondo, nove giorni di fervide preghiere allo Spirito Santo, con predicazione, dove è possibile, della divina Parola».

Nelle missive di Elena Guerra il linguaggio è sempre molto diretto, volto a sottolineare la gravità dei tempi e la necessità del culto allo Spirito Santo come rimedio per la Chiesa e il mondo intero. Il Signore vuole infatti dal Papa – scriveva la santa nella lettera del 6 novembre 1896 – «che egli procuri presto un risveglio universale di tanti tiepidi cristiani, e la conversione di tanti traviati; e in quel modo che il demonio – nemico eterno di Dio – col mezzo di nefande società ha disteso su tutta la terra una setta infernale per far preda di anime, così ora il Papa – che è il vero amico di Dio – allarghi sempre, a salute delle anime, la rete di S. Pietro e apra ai fedeli un NUOVO CENACOLO, nel quale, investiti da superna virtù, si rendano atti ad opporsi a quel torrente di male, che erompe dalle tenebrose leggi della Massoneria».

La santa insiste sul fatto che la Chiesa formi un «Cenacolo Universale» e ininterrotto, che invochi lo Spirito Santo come già Maria Santissima e gli Apostoli fecero durante la prima novena della Chiesa nascente, quella tra l’Ascensione di Gesù e la Pentecoste.

Con l’enciclica Divinum illud munus e poi con la lettera Ad fovendum, Leone XIII diede ulteriore seguito alle richieste celesti di cui si faceva mediatrice la santa. La quale notava nelle sue lettere sia che molti si erano convertiti per aver abbracciato la devozione allo Spirito Santo, sia che le esortazioni del Papa erano tuttavia ancora troppo poco seguite anche all’interno del clero. Bisognerebbe recuperare tutto il tesoro di quelle lettere e di quei documenti pontifici, perché si affretti quella nuova Pentecoste che Dio ha promesso anche attraverso altri santi e necessaria per rinnovare la faccia della terra.

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L’angelo custode può scherzare e giocare con chi custodisce?

Posté par atempodiblog le 11 mars 2025

L’angelo custode può scherzare e giocare con chi custodisce?
di Corrado Gnerre – Il Cammino dei Tre Sentieri

L’angelo custode può scherzare e giocare con chi custodisce? dans Amicizia HGAU8991

Nel Diario di santa Gemma Galgani (nata il 12 marzo 1878, ndr) si legge questo episodio:

La Santa sta per andare a dormire, ma si sente fortemente agitata a causa della vicinanza del demonio. Invoca il suo angelo custode che le appare, e così ella gli chiede di non lasciarla sola, di vegliare al suo fianco quella notte.

Ma l’angelo le risponde che ha bisogno di riposo, che anch’egli vuole andare a dormire. Giustamente santa Gemma gli ribatte che questo non può essere perché gli angeli non hanno bisogno di riposo e di sonno. A queste parole, l’angelo sorride e le fa capire che aveva voluto scherzare.

La questione che pone la domanda è tutt’altro che banale: è possibile che l’angelo possa scherzare e giocare con chi custodisce?

E’ possibile perché lo scherzo, così come il gioco, possono servire per alzare il morale. Scherzo e gioco rientrano nel ristoro dello spirito, che, proprio perché è oggettivamente un bene, sta certamente a cuore a colui che la Divina Provvidenza ha scelto come sostegno e conforto.

A proposito del gioco non sono poche le esperienze che hanno avuto santi bambini di poter giocare perfino con Gesù Bambino.

Il piccolo san Gerardo Majella soleva recarsi al santuario di Nostra Signora delle Grazie dove si trovava una statua della Vergine avente tra le braccia il Divino Bambino. Un giorno, tornando dal santuario, san Gerardo mostrò alla mamma un pezzo di pane. La madre, insospettita, decise di seguire Gerardo la volta successiva in cui si fosse recato al santuario. Fu così testimone di un fatto straordinario: il Bambino della statua prendeva vita e scendeva dalle braccia della Vergine per giocare con il piccolo Gerardo… se dunque Gesù arriva a giocare con i Santi, volete che non lo possano fare gli angeli custodi?

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Papa Francesco proclama santa Suor Elena Guerra

Posté par atempodiblog le 21 octobre 2024

Papa Francesco proclama santa Suor Elena Guerra
de La Redazione di Antenna3

Papa Francesco proclama santa Suor Elena Guerra dans Articoli di Giornali e News Elena-Guerra

La lucchese Elena Guerra, fondatrice della Congregazione delle Oblate dello Spirito Santo, conosciuta anche come le Suore di Santa Zita, è stata ufficialmente proclamata santa. La cerimonia di canonizzazione si è svolta ieri a San Pietro, dove Papa Francesco ha citato la nuova santa durante la liturgia e la messa. Il Pontefice, nel corso dell’Angelus, ha anche rivolto un saluto speciale alle suore Oblate, conosciute affettuosamente come “zitine”.

L’evento ha rappresentato un momento storico per la comunità religiosa e la città di Lucca. Circa 300 lucchesi, tra cui il sindaco Mario Pardini, hanno partecipato alla cerimonia in piazza San Pietro, giungendo a Roma con quattro pullman, mezzi propri e treni. La canonizzazione di Elena Guerra è stata resa possibile dal riconoscimento, lo scorso aprile, di un miracolo attribuito alla sua intercessione, completando così un processo iniziato nel 1959 quando Papa Giovanni XXIII la proclamò beata.

Nata a Lucca nel 1835 e morta nel 1914, Elena Guerra proveniva da una famiglia nobile e fin da giovane si dedicò alla Chiesa e alla diffusione dello Spirito Santo. Nel 1872, fondò una scuola per le figlie della borghesia lucchese e successivamente l’Istituto di Santa Zita. Tra le sue allieve più famose, vi fu anche la futura Santa Gemma Galgani. Elena Guerra mantenne uno stretto legame con Papa Leone XIII, al quale scrisse numerose lettere, promuovendo la devozione allo Spirito Santo.

Il corpo di Santa Elena Guerra riposa nella chiesa di Sant’Agostino a Lucca. Oggi a Roma verrà celebrata una messa di ringraziamento che si terrà nella Chiesa dei Lucchesi, vicino al Quirinale.

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In questo nuovo anno…

Posté par atempodiblog le 1 janvier 2017

In questo nuovo anno... dans Citazioni, frasi e pensieri Gemma_Galgani

“In questo nuovo anno mi propongo di cominciare una nuova vita. Che mi accadrà in questo nuovo anno, non lo so. Mi abbandono in Voi, mio Dio. Tutte le mie aspirazioni, tutti i miei affetti saranno tutti per Voi. Mi sento debole, o Gesù; ma col vostro aiuto spero e risolvo di vivere in altro modo, cioè più vicina a Voi”.

Santa Gemma Galgani

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Santa Gemma Galgani: una sfida al positivismo

Posté par atempodiblog le 11 avril 2014

Santa Gemma Galgani: una sfida al positivismo
«Vedevo bene che Gesù mi aveva tolto i genitori, e alle volte mi sgomentavo, perché credevo di essere abbandonata. Quella mattina me ne lamentavo con Gesù, e Gesù sempre più buono, sempre più tenero, mi ripeteva: “Io, figlia, sarò sempre con te. Sono Io tuo Padre, la Mamma tua sarà quella…” e m’indicò Maria Addolorata. “Vieni, avvicinati… non sei felice di essere figlia di Gesù e di Maria?”». Queste parole di Santa Gemma Galgani sintetizzano bene la sua vita di sofferenza e tutto il suo abbandono a Gesù e a Maria.

di Corrado Gnerre – Radici Cristiane

Santa Gemma Galgani: una sfida al positivismo dans Angeli 2ckmr4

Gemma Galgani nacque nel 1878 a Camigliano, un piccolo paese in provincia di Lucca. La famiglia era di modeste condizioni: il padre farmacista e la madre casalinga. Gemma ebbe un’infanzia normale. Frequentò la scuola a Lucca (dove la famiglia si era trasferita) ed ebbe anche molte amiche.

Dolore, stimmate, santità
La normalità fu infranta da prove ravvicinatissime. Nel 1886 morì la mamma, nel 1894 il fratello Gino e nel 1897 il papà. A questi lutti seguì un crollo finanziario della famiglia e, per lei, una serie di malattie, alcune anche gravi. Da una di queste, nell’inverno del 1898, fu miracolosamente guarita per intercessione di Santa Margherita Maria Alacoque. Queste prove permisero a Gemma di fare passi da gigante nella vita spirituale. Era sempre stata attratta ad avere una forte confidenza con  Gesù. Già dai tempi della scuola riempiva i suoi quaderni di pensieri spirituali e di preghiere. Fu così che, crescendo nella vita spirituale, fu beneficiata di doni mistici straordinari: avvertiva chiaramente accanto a sé la presenza dell’angelo custode e parlava con Gesù e Maria.  Fin quando non ebbe il dono delle stimmate. Ella narra così l’avvenimento: «Eravamo alla sera dell’8 giugno 1899, quando tutto ad un tratto mi sento un interno dolore dei miei peccati… Comparve Gesù, che aveva tutte le ferite aperte; ma da quelle ferite non usciva più sangue, uscivano come fiamme di fuoco, che vennero a toccare le mie mani, i miei piedi, il mio cuore. Mi sentii morire…». Quanto simile questa descrizione a quella che san Pio da Pietrelcina farà della sua stimmatizzazione avvenuta il 20 settembre del 1918. Le profonde ferite alle mani, ai piedi e al costato si riaprivano dalle ore 20 di ogni giovedì alle ore 15 del venerdì, e lo straordinario fenomeno era accompagnato da estasi. I bravi coniugi Giannini vollero prendere Gemma nella loro casa, per sottrarla ad una vita di miseria e la trattarono come una figlia. Qui Gemma condusse una vita ritirata tra casa e chiesa, obbediente alle direttive del direttore spirituale, padre Germano, e delle suore passioniste, che la seguivano da vicino. Intanto la malattia che l’aveva colpita nell’età adolescenziale riprese vigore facendola soffrire tantissimo. L’11 aprile del 1903, vigilia della Pasqua, dopo aver partecipato al racconto della Passione di Gesù, si concluse il suo calvario. Fu beatificata nel maggio del 1933 e canonizzata da Pio XII nel maggio del 1940.

Una “derisione” della mentalità corrente
I tempi in cui visse santa Gemma erano tempi di trionfante positivismo. Ebbene, la sua vita fu una grande confutazione di questa convinzione filosofica. Tanti scienziati andavano a studiarla e non ci capivano nulla. Nessuna teoria umana poteva spiegare i fenomeni straordinari che accompagnavano la sua persona. Santa Gemma parlava con il suo angelo custode e gli dava anche incarichi delicati, come quello di recapitare a Roma la corrispondenza ad alcuni suoi direttori spirituali. Scrisse: «La lettera, appena terminata, la dò all’Angelo. È qui accanto a me che aspetta». E le lettere, misteriosamente, giungevano a destinazione senza passare attraverso le Poste del Regno. Santa Gemma prediceva avvenimenti futuri, cadeva in estasi, sudava sangue. Molti che andavano da lei per curiosare, ne uscivano convinti e convertiti.

L’incredibile lotta contro il diavolo
Un aspetto interessante della vita di santa Gemma fu la lotta contro il demonio. Questi fu ferocisissimo con lei, perché non solo la Santa si offriva vittima per la conversione dei peccatori, ma anche perché con i suoi doni straordinari riusciva a convertire molti. Il demonio le si accaniva infierendo atrocemente: tentava di farla cacciare da casa Giannini. Cercava di ingannare i suoi confessori: frugava il suo diario, lasciando le impronte sulle pagine. La tentava contro la castità, la percuoteva, la sollevava da terra, la trascinava sotto l’armadio della sua stanza. Le appariva sotto l’aspetto dell’angelo custode per ingannarla, le riempiva il cibo di vermi per impedirle di mangiare. Il Signore permise addirittura che il demonio si impossesasse di lei. Il diavolo la scagliava contro gli oggetti sacri, la spingeva a sputare sul crocifisso, la faceva urlare contorcendola. È Gemma stessa che ne dà una descrizione nelle lettere inviate al padre Germano suo confessore: «Il demonio mi fa la guerra, me ne fa di ogni specie. Il demonio non dorme. Chissà che tentazioni ancora avrò da passare… chissà che avverrà quando morirò e dovrò essere giudicata…». I testimoni oculari che l’assistevano, hanno sempre assicurato che Gemma non esagerava. Il padre Pietro Paolo la trovò a terra mentre gemeva. Cecilia Giannini disse di averla vista scuotersi come colpita da percosse, la vide cadere dal letto, la scoprì come morta con la bava alla bocca. Una ragazzina di 12 anni, rimasta a dormire una notte con lei per farle compagnia, si spaventò talmente dei colpi uditi, da rifiutarsi di ritornare. Le persone che l’assistevano, quando il mattino ritornavano, trovavano Gemma sfinita e l’aria satura di odore di zolfo. Una di esse, l’amica Eufemia, raccontò che la Santa chiedeva sempre preghiere e acqua benedetta. Raccontò che Gemma spesso vedeva delle cose brutte intorno a sé. Vedeva il letto pieno di pesci che la rodevano. Si vedeva coperta di vermi e di roba sudicia che chiamava “roba dell’inferno”. È sempre l’amica Eufemia a raccontare: «Non si fa altro che spargere il letto con acqua benedetta. Sta male, pochi minuti fa ha buttato un urlo perché le pareva di avere alla gola uno scorpione che la strozzasse, ma che poi per mezzo dell’acqua benedetta, è uscito dal letto in forma di gatto. Dice che si sente sempre pungere in ogni parte del corpo» E padre Pietro Paolo dichiarò: «Il demonio l’assaliva, ed imperando sopra i sensi di quella creatura, le faceva fare atti da ossessa. Si gettava in terra, si avventava alle persone, se queste le avessero presentato qualche oggetto di devozione, sputava addosso al crocifisso è all’immagine della Madonna, e ricordo che un giorno mi prese in mano la corona della cintola e me la troncò in vari pezzi». Un vero calvario, permesso dal suo Gesù affinché potesse meglio conformarsi a Lui. Pochi istanti prima di morire, santa Gemma pronunciò queste parole: «Non chiedo più nulla. Ho fatto a Dio il sacrificio di tutto e di tutti» …e due lacrime le scesero dagli occhi.

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Confidenza con Gesù

Posté par atempodiblog le 13 octobre 2011

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« Chi non tratta con confidenza Gesù, fa un torto alla sua bontà, che tante volte e in mille modi ci ha dimostrata ».

Santa Gemma Galgani

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Gesù, dammi il Paradiso

Posté par atempodiblog le 12 octobre 2011

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« Gesù – gli dico spesso quando mi sento con Lui – Gesù, a Te solo sospiro; Tu puoi darmi quanto vuoi; dammi dunque il Paradiso ».

Santa Gemma Galgani

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Il nostro cuore è fatto per amare Dio

Posté par atempodiblog le 3 mai 2011

Il nostro cuore è fatto per amare Dio dans Citazioni, frasi e pensieri gemmagalgani

Se tutti sapessero come Gesù è bello, com’è amabile, non cercherebbero altro che il suo amore.
Il nostro cuore è fatto per amare una cosa sola: il nostro grande Dio.

Santa Gemma Galgani

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