San Giovanni Eudes, l’apostolo dei Sacri Cuori

Posté par atempodiblog le 19 août 2024

San Giovanni Eudes, l’apostolo dei Sacri Cuori
Grande propagatore della devozione al Sacro Cuore di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria, san Giovanni Eudes spiegò in pagine mirabili l’unione tra i due Sacri Cuori, lasciando insegnamenti preziosi per il cammino spirituale di ogni fedele.
di Antonio Tarallo – La nuova Bussola Quotidiana
Tratto da: Radio Maria

San Giovanni Eudes, l’apostolo dei Sacri Cuori dans Fede, morale e teologia Ges-e-Maria

«Organo muscolare, cavo, che costituisce il centro motore dell’apparato circolatorio». E ancora: «Dall’antichissima credenza popolare che il cuore fosse il centro della vita spirituale e affettiva dell’uomo, si è formata ed è rimasta nel linguaggio comune una serie ricchissima di locuzioni e frasi». E ancora più avanti: «Il cuore è inteso come la sede dei vari moti dell’animo. Come sede dell’affetto, dell’amore». Sono definizioni colte dall’Enciclopedia Treccani: fanno riferimento al sostantivo «cuore». Sono immagini che riescono a donare diversi significati di questo termine così ricco e prezioso per la vita umana. Quando pensiamo a questa parola, infatti, sono tante le analogie, le metafore, i pensieri che nascono naturalmente nella mente. Forse, fra i tanti, quello più comune è che il cuore rappresenti la sede della vita e dei sentimenti. Ed è proprio al cuore – a due in particolare, quello di Gesù e della Vergine Maria – che san Giovanni Eudes (del quale oggi ricorre la memoria liturgica) ha guardato per l’intera sua esistenza terrena, meritando di essere definito «apostolo infaticabile della devozione ai Sacri Cuori di Gesù e Maria» (Benedetto XVI, udienza generale del 19 agosto 2009).

Per addentrarci meglio nella spiritualità di questo grande santo, fondatore della Congregazione di Gesù e Maria (1643) per la formazione dei futuri sacerdoti e dell’Ordine di Nostra Signora della Carità (1651), è importante focalizzare l’attenzione su quanto sia stata fondamentale nella sua visione spirituale la centralità della relazione personale con Gesù Cristo: il fedele, per san Giovanni Eudes, deve vivere il proprio cammino spirituale in stretta relazione con Cristo. E questo dialogo deve passare proprio per il Sacro Cuore di Gesù, sede dell’Amore di Dio per gli uomini. Per arrivare a Cristo, il fedele passa per Maria, la Vergine Santa.

Testimonianza di ciò, il testo Il Cuore Ammirabile della SS. Madre di Dio, un trattato teologico-spirituale e devozionale assai interessante per diversi aspetti. «Cuore ammirabile. Perché mai lo Spirito Santo la chiama “Signum magnum”? Per farci conoscere che Ella è tutta miracolosa e per farne oggetto di rapimento per gli Angeli e per gli uomini. Allo stesso scopo lo Spirito Santo fece cantare in suo onore, in tutto l’universo, per bocca di tutti i fedeli, questo elogio: “Mater admirabilis”! O Madre ammirabile, con quanta ragione portate questo nome! Però quel che è più ammirabile in Maria è il suo Cuore verginale. Esso è tutto un mondo di meraviglie, un oceano di prodigi, un abisso di miracoli. È il principio e la sorgente di tutte le cose più rare e più straordinarie che emergono in questa gloriosa Principessa».

La descrizione che Eudes fa del Cuore della Vergine è una perfetta sintesi teologica. Ciò che colpisce è il linguaggio del santo: poetico, alto, profondo e, allo stesso tempo, vicino al popolo di Dio. Tanto è racchiuso in quel passaggio, «il principio e la sorgente di tutte le cose più rare e più straordinarie», e il lettore non può che provare stupore, misto a meraviglia, davanti a questa sublime descrizione.

Ma perché è così importante il Cuore Immacolato della Vergine Maria? Il santo risponde con queste parole contenute sempre nel suo libro: «Non v’è parte del sacro corpo di Gesù che non sia degno dell’ammirazione eterna degli uomini e degli Angeli. Non c’è nulla nel corpo verginale di Maria che non sia meritevole delle lodi immortali di tutte le creature. Ma il suo cuore ha diritto ad un particolare onore per le sue meravigliose prerogative: 1) Esso è il principio della vita di questa Divina Madre e di tutte le funzioni della sua vita corporale e sensibile: origine della vita di colei che ha dato vita al Figlio di Dio; 2) Altra prerogativa di questo Cuore è d’aver preparato e donato il sangue verginale di cui fu formato il corpo santissimo dell’Uomo-Dio; 3) La terza è d’essere stato il principio della vita umana di Gesù Bambino, durante la dimora nascosta ch’Egli fece nel seno della madre sua. Come di ogni madre, si può dire che la vita e il cuore di Maria era la vita e il cuore di Gesù (…) 4) La quarta prerogativa è indicata da queste parole della Cantica: “Il nostro letto è tutto ricoperto di fiori profumati” (Ct I, 15). Qual è questo letto, se non il cuore purissimo di Maria, sul quale il Bambino Gesù ebbe a riposare dolcemente?». In queste righe comprendiamo, allora, l’importanza del Cuore di Maria. Ancora una volta, viene ribadito il concetto dello strettissimo legame tra questo Cuore e quello di Gesù.

L’unione dei due Sacri Cuori è il tema portante dell’intensa e alta spiritualità di san Giovanni Eudes. Fra le righe de Il Cuore Ammirabile della SS. Madre di Dio troviamo una pagina importantissima, fondamentale per il cammino spirituale di ciascuno: «Il Cuor di Gesù vive nel cuore di Maria, l’anima di Gesù nella sua anima, lo spirito di Gesù nel suo spirito; la memoria, l’intelletto, la volontà di Gesù sono viventi nella memoria, nell’intelletto, nella volontà di Maria; i suoi sensi interiori ed esteriori vivono nei sensi di Lei; le sue passioni nelle passioni di Lei; le sue virtù, i suoi misteri, i suoi divini attributi, tutti vivono nel cuore di Lei e regneranno sovranamente in Lei; vi opereranno affetti meravigliosi e incomprensibili a noi mortali, e v’imprimeranno l’immagine vivente di Gesù stesso».

Grazie a queste pagine si riesce a comprendere come i due Sacri Cuori siano profondamente connessi tra loro. L’uno potrebbe definirsi il prosieguo dell’altro: vi è un filo rosso che li unisce, vi è un’arteria che li congiunge e li fa vivere e palpitare all’unisono. Ed è a questi due Cuori che san Giovanni Eudes ci invita ad accostarci attraverso la preghiera e l’Eucaristia.

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Cuore Immacolato di Maria

Posté par atempodiblog le 8 juin 2024

Cuore Immacolato di Maria
La devozione al Cuore Immacolato di Maria ha superato vari ostacoli, radicandosi anche attraverso alcune delle più grandi manifestazioni mariane della storia, con in testa Fatima. Dove la Madonna chiese la Comunione riparatrice nei primi sabati del mese
a cura di Ermes Dovico – La nuova Bussola Quotidiana
Tratto da: Radio Maria

Cuore Immacolato di Maria dans Apparizioni mariane e santuari Sacro-Cuore-di-Maria

Il giorno dopo la solennità del Sacro Cuore di Gesù, la Chiesa celebra la memoria liturgica del Cuore Immacolato di Maria, attendendo con salda speranza il compimento della promessa fatta dalla Madre Celeste ai tre pastorelli di Fatima: “Infine, il mio Cuore Immacolato trionferà”. Sarà questo trionfo il preludio al tempo di pace “per quanti diranno di  a mio Figlio”, prima dell’ultimo combattimento escatologico che si concluderà con il secondo, definitivo e glorioso avvento dell’Agnello, Nostro Signore Gesù Cristo, come profetizzato da san Giovanni Evangelista nell’Apocalisse. La Madre e il Figlio, dunque, i cui Sacri Cuori sono così intrecciati e perfettamente uniti nello stesso mistero di salvezza da non poter essere separati. Lo insegnava già san Giovanni Eudes (1601-1680), fondatore della Congregazione di Gesù e Maria, il quale fu il primo a celebrare con i suoi confratelli le feste del Sacro Cuore e del Cuore Immacolato.

Le rivelazioni di Gesù a santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690) furono poi il più potente impulso alla devozione al Sacro Cuore, che si diffuse nonostante l’ostilità dell’eresia giansenista. Il radicamento del culto al Cuore Immacolato di Maria passerà, anch’esso superando vari ostacoli, attraverso alcune delle più grandi manifestazioni mariane della storia. Come l’apparizione del 27 novembre 1830 a santa Caterina Labouré, che dopo aver contemplato la figura radiosa dell’Immacolata vide apparire i Sacri Cuori di Gesù e Maria, il primo coronato di spine, il secondo trafitto da una spada, oltre a una M intersecata dalla I di Iesus e sormontata da una croce, con tutto intorno 12 stelle. È l’immagine divenuta celebre con la diffusione della Medaglia Miracolosa, lo straordinario compendio di simboli disseminati in tutte le Sacre Scritture e che ricordano in particolare la partecipazione di Maria all’opera redentrice del Figlio. Questa mirabile partecipazione, che fa di Maria la Corredentrice, è già implicita nelle parole rivolte da Dio a Satana subito dopo il peccato originale (Gn 3, 15), è espressa poi nella profezia di Simeone (“E anche a te una spada trafiggerà l’anima”; Lc 2, 35) e culmina nel segno grandioso della Donna vestita di sole (Ap 12).

Questo disegno divino, in cui il dolore acquista senso e diventa tutt’uno con l’Amore, è proseguito con Fatima. Qui, il 13 giugno 1917, la Madonna comunicò alla piccola Lucia dos Santos (1907-2008) la sua missione: “Gesù vuole servirsi di te per farmi conoscere e amare. Egli vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato”. Il 10 dicembre di otto anni più tardi, Lucia, già in convento, vide Maria e al suo fianco Gesù Bambino, che le disse: “Abbi compassione del Cuore Immacolato della tua Santissima Madre, ricoperto delle spine che gli uomini ingrati in tutti i momenti vi infiggono, senza che ci sia chi faccia un atto di riparazione per strapparle”. Fu allora che la Vergine fece a Lucia la solenne promessa sulla Comunione riparatrice dei cinque sabati: “A tutti coloro che per cinque mesi, al primo sabato, si confesseranno, riceveranno la santa Comunione, reciteranno il Rosario e mi faranno compagnia per 15 minuti meditando i Misteri, con l’intenzione di offrirmi riparazioni, prometto di assisterli nell’ora della morte con tutte le grazie necessarie alla salvezza”.

Nel 1944 la memoria liturgica venne estesa da Pio XII a tutta la Chiesa, a ricordo della consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria, operata due anni prima dallo stesso pontefice su invito della beata Alexandrina Maria da Costa. La celebrazione, inizialmente stabilita al 22 agosto, nell’Ottava dell’Assunta, venne spostata al giorno attuale (il primo sabato dopo il Sacro Cuore di Gesù) dalla riforma del 1969, con il grado di memoria facoltativa, poi resa obbligatoria da san Giovanni Paolo II. La liturgia ci ricorda che Maria, sede della Sapienza, meditava nel silenzio quotidiano la volontà divina e “custodiva tutte queste cose nel suo cuore”. La Madre Celeste ha assecondato ogni ispirazione della Grazia. Proprio per questo è necessario imitarla e combattere al suo fianco contro il male, affinché Lei e il Figlio possano regnare – come diceva san Massimiliano Maria Kolbe – “in ogni cuore che batte sulla terra”. In vista della gloria eterna.

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Sacro Cuore di Gesù

Posté par atempodiblog le 7 juin 2024

Sacro Cuore di Gesù
Attraverso le straordinarie rivelazioni a santa Margherita Maria Alacoque, il Signore stabilì le devozioni dell’Ora Santa e della Comunione riparatrice nei primi venerdì del mese. Quest’ultima pratica è legata alla “Grande Promessa” sulla salvezza eterna
a cura di Ermes Dovico – La nuova Bussola Quotidiana
Tratto da: Radio Maria

Sacro Cuore di Gesù dans Fede, morale e teologia Sacro-Cuore

Il 27 dicembre del 1673, nel giorno della festa di san Giovanni Evangelista (l’apostolo che nell’Ultima Cena aveva reclinato il capo sul petto di Nostro Signore per sapere chi lo tradiva), santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690) ebbe la prima grande rivelazione sui segreti del Sacro Cuore di Gesù, che la riempì della sua divina presenza mentre la monaca visitandina era raccolta in adorazione eucaristica. Dopo averla fatta riposare sul suo petto, Gesù le disse: “Il mio Cuore divino è tanto appassionato d’amore per gli uomini e per te in particolare, che non potendo più contenere in sé stesso le fiamme del suo ardente Amore sente il bisogno di diffonderle per mezzo tuo e di manifestarsi agli uomini per arricchirli dei preziosi tesori che ti scoprirò e che contengono le grazie in ordine alla santità e alla salvezza, necessarie per ritirarli dal precipizio della perdizione”.

Il Sacro Cuore le apparve come una fornace incandescente, in cui il cuore di Margherita venne immerso e fatto divampare da Gesù. Il Signore le lasciò un dolore nel costato come segno tangibile che tutto quanto aveva vissuto era reale. In una seconda grande rivelazione le si presentò risplendente di gloria “con le sue cinque piaghe sfolgoranti come cinque soli”, le rivelò fino a quale eccesso era arrivato il suo Amore per gli uomini e il suo dolore nel vedersi ricambiato con ingratitudini e indifferenze. In riparazione alle offese e ai peccati, Gesù domandò a Margherita di comunicarsi ogni volta che il sacerdote glielo avesse consentito e in particolare il primo venerdì di ogni mese; le chiese inoltre di pregare, prostrandosi con la faccia a terra, tutti i giovedì sera dalle undici a mezzanotte, dicendole che a quell’ora le avrebbe partecipato la tristezza mortale provata nel Getsemani.

Attraverso la mistica francese, il Signore stabilì dunque le devozioni dell’Ora Santa e della Comunione riparatrice nei primi venerdì del mese. Quest’ultima pratica è legata alla “Grande Promessa” sulla salvezza eterna: il fedele che per nove mesi consecutivi, ogni primo venerdì, si comunicherà in stato di grazia morirà certamente in grazia di Dio perché, come ha promesso Gesù, “il mio Cuore si renderà asilo sicuro in quel supremo momento”. In un’altra rivelazione Gesù disse a Margherita che tra i tanti sacrilegi e freddezze “ciò che più mi amareggia è che ci siano dei cuori a me consacrati che mi trattano così” e le comunicò il desiderio di una nuova festa: “Ti chiedo che il primo venerdì dopo l’ottava del Santo Sacramento [il Corpus Domini] sia dedicato a una festa particolare per onorare il mio Cuore, ricevendo in quel giorno la santa Comunione e facendo un’ammenda d’onore per riparare tutti gli oltraggi ricevuti durante il periodo in cui è stato esposto sugli altari. Io ti prometto che il mio Cuore si dilaterà per effondere con abbondanza le ricchezze del suo divino Amore su coloro che gli renderanno questo onore e procureranno che gli sia reso da altri”.

Margherita, che da molti non era creduta, riuscì poi a diffondere la devozione al Sacro Cuore grazie all’aiuto del gesuita san Claudio de la Colombière, che divenne la sua guida spirituale. Gesù affidò a santa Margherita anche la missione di chiedere a Luigi XIV di consacrare la Francia al suo Sacro Cuore e di rappresentarlo sugli stendardi del regno: ma il re non assecondò la richiesta, ricevuta nel 1689, esattamente cento anni prima dell’inizio della Rivoluzione francese. Il culto del Sacro Cuore – che rivela il vero volto dell’Amore, pronto al sacrificio e alla morte in croce – incontrò inoltre la forte avversione degli eretici giansenisti, ma nonostante ciò si diffuse da un luogo all’altro della cristianità. Nel 1794, con la bolla Auctorem Fidei, Pio VI confutò una volta per tutte gli oppositori del Sacro Cuore, ribadendo che ad esso si deve il culto di latria (cioè di adorazione, dovuta solo a Dio) perché nell’adorare il Cuore di Gesù, segno della sua sacra umanità, i fedeli adorano “il Verbo Incarnato con la propria Carne di Lui”, nella sua unione perfetta di vero Dio e vero uomo.

Fu infine il beato Pio IX, nel 1856, a estendere la solennità liturgica a tutta la Chiesa. Negli anni seguenti si diffusero gli atti di consacrazione al Sacro Cuore di Gesù per le famiglie e le nazioni. Il primo Paese a essere consacrato fu nel 1874 l’Ecuador, grazie al suo presidente Gabriel Garcia Moreno, poi ucciso dalla massoneria. Gli atti di consacrazione ci ricordano la necessità di riconoscere Cristo sia nei nostri cuori sia nella vita pubblica nostra e degli Stati.

Va fatto almeno un cenno ai principali precursori del culto al Sacro Cuore, come le tre sante e mistiche tedesche che vissero nel XIII secolo nel monastero di Helfta – cioè Matilde di Magdeburgo, Matilde di Hackeborn e Gertrude la Grande – e come san Giovanni Eudes (1601-1680), che potrebbe essere proclamato Dottore della Chiesa per i suoi insegnamenti sull’unità mistica tra il Sacro Cuore di Gesù e il Cuore Immacolato di Maria: “Non devi mai separare ciò che Dio ha così perfettamente unito. Gesù e Maria sono così intimamente legati l’uno con l’altro che chi vede Gesù guarda Maria; chi ama Gesù, ama Maria; chi ha la devozione per Gesù, ha la devozione per Maria”.

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Devozione e preghiera: perché è popolare il culto del Sacro Cuore di Gesù

Posté par atempodiblog le 16 juin 2023

Devozione e preghiera: perché è popolare il culto del Sacro Cuore di Gesù
Alle origini di un culto molto popolare che ha ispirato chiese, atenei, oratori. Dalle visioni di santa Margherita Maria Alacoque a Papa Francesco: non un’immaginetta ma il cuore della rivelazione
di Riccardo Maccioni – Avvenire
Tratto da: 
Radio Maria

Parole accorate che ci vengono dal Cielo dans Fatima Sacro-Cuore-di-Ges

Non un’immaginetta per devoti ma «il simbolo per eccellenza della misericordia di Dio», «il cuore della rivelazione, il cuore della nostra fede perché Cristo si è fatto piccolo» scegliendo la via di «umiliare sé stesso e annientarsi fino alla morte» sulla Croce. Con queste parole papa Francesco ha riflettuto in più occasioni sul Sacro Cuore di Gesù, o meglio della “solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù” che nel 2023 si celebra 16 giugno.

Si tratta di una festa mobile che però, nella vita della Chiesa orienta l’intero mese di giugno. Nello specifico cade il venerdì dopo il Corpus Domini ed è strettamente legato al giorno successivo cioè al sabato, dedicato invece al “cuore immacolato di Maria”. Anche se la prima celebrazione risale al XVII secolo, probabilmente nel 1672 in Francia, la devozione al sacro cuore di Gesù ha origini molto più antiche. Punto di partenza è per così dire la figura di san Giovanni apostolo che tantissime iconografie ritraggono nell’Ultima Cena con il capo appoggiato al cuore di Gesù. Notevole impulso venne poi anche nel Medio Evo da figure come Matilde di Magdeburgo (1207-1282), Matilde di Hackeborn (1241-1299), Gertrude di Helfta (1256-1302) ed Enrico Suso (1295-1366).

Tuttavia la vera diffusione del culto va attribuita a san Jean Eudes (1601-1680) e soprattutto a santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690). Quest’ultima, monaca visitandina nel monastero di Paray-le-Monial, ebbe per 17 anni apparizioni di Gesù che le domandava appunto una particolare devozione al suo cuore. La prima visione risale al 27 dicembre 1673 festa di san Giovanni evangelista e la santa nella sua autobiografia la raccontò così: «Ed ecco come, mi sembra, siano andate le cose. Mi disse: Il mio divin cuore è tanto appassionato d’amore per gli uomini e per te in particolare, che non potendo più contenere in se stesso le fiamme del suo ardente Amore, sente il bisogno di diffonderle per mezzo tuo e di manifestarsi agli uomini per arricchirli dei preziosi tesori che ti scoprirò e che contengono le grazie in ordine alla santità e alla salvezza necessarie per ritirarli dal precipizio della perdizione. Per portare a compimento questo mio grande disegno ho scelto te, abisso di indegnità e di ignoranza, affinché appaia chiaro che tutto si compie per mezzo mio».

Al centro di un acceso dibattito teologico, la festa del Sacro Cuore fu autorizzata nel 1765 limitatamente alla Polonia e presso l’Arciconfraternita romana del Sacro Cuore. Fu solo con Pio IX, nel 1856, che la Festa divenne universale, accompagnandosi da subito alla dedicazione di congregazioni, atenei, oratori e chiese, la più famose della quali è probabilmente la Basilica di Montmartre a Parigi. Raccogliendo o meglio riunendo le tesi del dibattito sul significato teologico nel sacro Cuore di Gesù si celebra insieme il cuore come organo umano unito con la divinità di Cristo e l’amore del Signore per gli uomini di cui il cuore è simbolo.

Tradizionalmente nella solennità del Sacro Cuore di Gesù si celebra la Giornata di santificazione sacerdotale.

La preghiera al Sacro Cuore
Sono tante le preghiere dedicate al Sacro Cuore di Gesù, a cominciare dall’atto di consacrazione, ispirato da santa Margherita Maria Alacoque. Di seguito il testo dell’offerta della giornata, che tanti fedeli ripetono ogni mattina.

«Cuore Divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, madre della Chiesa, in unione al Sacrificio Eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno in riparazione dei peccati e per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del Divin Padre. Amen».

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Per vivere fedelmente gli impegni battesimali la consacrazione a Cristo per le mani della Madre

Posté par atempodiblog le 11 janvier 2015

Celebrando il Signore lodiamo Maria
Per vivere fedelmente gli impegni battesimali la consacrazione a Cristo per le mani della Madre
di don Sergio Gasparti smm – Madre di Dio

Per vivere fedelmente gli impegni battesimali la consacrazione a Cristo per le mani della Madre dans Fede, morale e teologia San-Luigi-M-Grignon-de-Montfort

1. Varie forme di consacrazione mariana. Nel secolo XX e inizio del XXI nella Chiesa cattolica si sono praticate  varie forme di consacrazione mariana, ricorrendo a molteplici metodi e terminologie. Pur nella loro diversità verbale, esse sono complementari tra loro. Tutte trovano il loro fondamento biblico-liturgico in Gv 19,26-27. Il duplice gesto di Gesù morente sulla croce – affidamento di Giovanni alla Madre e della Madre a Giovanni – è interpretato come: 1) consacrazione al Cuore immacolato di Maria: si richiama alla consacrazione del genere umano al Sacro Cuore di Gesù a opera di Leone XIII nel 1899 e al messaggio delle apparizioni di Fatima; 2) consacrazione all’Immacolata proposta da san Massimiliano Maria Kolbe (+1941) come appartenenza a Dio mediante l’immedesimazione con l’Immacolata; 3) affidamento alla Vergine secondo la liturgia e il magistero pontificio, rilevato soprattutto da Giovanni Paolo II; 4) espressione e mezzo di rinnovazione delle promesse battesimali conforme alla tradizione ecclesiale; consacrazione insegnata con rigore teologico ed efficace strategia pastorale dall’ardente apostolo della Vergine: san Luigi Maria di Montfort che addita la Madre del Signore quale formatrice degli «apostoli degli ultimi tempi» (Trattato della vera devozione a Maria = VD 58) e dei candidati alla santità.

In tutte queste forme di onsacrazione si vuole indicare che per vivere la vocazione battesimale di morte e risurrezione con Cristo, sostenuti dalla presenza materna della Vergine, è bene, come l’apostolo Giovanni, accogliere Maria e consegnarsi a lei ilialmente. Introdurla «in tutto lo spazio della propria vita interiore», come auspica Giovanni Paolo II (cf Redemptoris Mater = RM 45), è risposta al testamento di amore di Cristo, che ha affidato tutti i credenti alla propria Madre (Gv 19,26), educatrice della fede, della carità e della perfetta unione con lui (LG 63), «maestra di vita spirituale» (MC 21) e colei che riproduce «nei figli i lineamenti spirituali del Figlio primogenito» (MC 57). Oggi si parla di “affidamento a Maria”, così motivato da Stefano De Fiores (+2012) in Vita Pastorale 5/2012, pp. 28-30. Già dal titolo, Consacrazione o affidamento?, De Fiores sembra preferire il termine “affidamento” e, rifacendosi a Giovanni Paolo II, afferma: «La spinta decisiva a favore dell’affidamento è data dall’enciclica Redemptoris Mater, pubblicata in occasione dell’Anno mariano (1987). Infatti, nel descrivere la “dimensione mariana della vita dei discepoli di Cristo” (RM 45), l’enciclica evita l’espressione “consacrazione a Maria” ed esprime l’accoglienza di Maria da parte del discepolo particolarmente con il termine “affidamento”» (pag. 30).

2. Consacrazione a Cristo per Maria: perfetta rinnovazione delle promesse battesimali secondo san Luigi Maria di Montfort. All’inizio del 1700 san Luigi di Montfort accetta e approfondisce con apporto personale la consacrazione mariana quale via privilegiata e perfetta per la rinnovazione delle promesse battesimali. Pur avendo attinto da vari suoi predecessori, come H. M. Boudon (+1702), P. de Bérulle (+1641) e J. Eudes (+1680), Montfort, sostenuto da un preciso contesto cristologico e sacramentale, perviene all’identificazione tra consacrazione a Cristo in Maria e voti battesimali, grazie anche alla riscoperta della vocazione universale alla santità. Su questo sfondo teologico del Montfort, Giovanni Paolo II puntualizza: «Mi è caro ricordare, tra i tanti testimoni e maestri di… spiritualità, la figura di san Luigi Maria de Montfort (+1716), il quale proponeva ai cristiani la consacrazione a Cristo per le mani di Maria, come mezzo efficace per vivere fedelmente gli impegni battesimali» (RM 48). (Questo numero della RM non è citato né analizzato da De Fiores nel suo articolo). I testi di riferimento del Montfort sono principalmente: «Questa onsacrazione alla santissima Vergine e a Gesù Cristo per le mani di lei, non è altro che una perfetta rinnovazione dei voti e promesse del battesimo» (VD 162); e prima aveva detto: è «una perfetta rinnovazione dei voti e delle promesse del santo battesimo» (VD 120).

Questa consacrazione cristocentrica: «A Cristo per Maria» – che ha il pregio di innestarsi sulla consacrazione battesimale e domanda di essere vissuta alla luce del battesimo – esplicita in modo eloquente un’indicazione del rito stesso del battesimo, che suggerisce al termine della celebrazione la possibilità di portare il neobattezzato davanti all’altare o all’icona della Vergine, per porlo sotto la sua materna protezione (cf Rito del Battesimo dei bambini, 80). La consacrazione monfortana tiene conto del magistero della Chiesa, che nel documento Orientamenti e proposte per la celebrazione dell’anno mariano 1987-88 a cura della Congregazione del culto divino nel 1987, rilevava: «Il termine consacrazione, dalle profonde radici cultuali, sottende, in riferimento alle persone, l’idea di totalità e di perpetuità nel dono di sé al Signore». Ogni forma di consacrazione mariana – continuava il documento – «richiede un’adesione personale, libera e maturata in una riflessione che, partendo da una corretta valutazione della primaria e fondamentale consacrazione battesimale, giunga a un’esatta comprensione del significato teologico della “consacrazione a Maria”» (n. 86).

La consacrazione proposta dal Montfort è in linea altresì con la tradizione liturgico-mariana. In una preghiera alla Madre del Signore, risalente all’XI secolo, si avverte un chiaro riferimento alla consacrazione mariana radicata sulle promesse battesimali: «Ricordati, Signora, che nel battesimo sono stato consacrato al Signore e ho professato con la mia bocca il nome cristiano. Purtroppo non ho osservato quanto ho promesso. Tuttavia sono stato affidato e consegnato a te dal mio Signore Dio vivo e vero. Tu, salva colui che ti è stato consegnato e custodisci colui che ti è stato affidato». Non di meno risponde al magistero del Concilio di Trento (1545-63), che domandava di porre il battesimo al centro della predicazione ecclesiale, dei ritiri annuali e della preghiera. Il sacerdote Montfort nelle missioni popolari chiedeva ai fedeli la rinnovazione delle promesse battesimali, quale «contratto d’alleanza con Dio», i quali poi recitavano: «Mi dono interamente a Gesù Cristo per le mani di Maria per portare la mia croce tutti i giorni della mia vita». La formula di questa alleanza era fatta firmare da quanti sapevano scrivere, ma tutti dovevano impegnarsi nella pratica frequente della confessione e della comunione. La consacrazione monfortana, ossia la perfetta consacrazione a Gesù per le mani di Maria, è accettata dalla Chiesa soprattutto a partire dal 1842, anno della scoperta del Trattato della vera devozione. Giovanni Paolo II l’ha fatta propria in modo solenne in un documento ufficiale del suo magistero e l’ha proposta a tutti i battezzati, in quanto è in sintonia con la consacrazione battesimale.

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Il Cuore di Maria ammirabile e incomprensibile abisso di meraviglie – di San Giovanni Eudes

Posté par atempodiblog le 19 août 2013

Il Cuore di Maria ammirabile e incomprensibile abisso di meraviglie – di San Giovanni Eudes dans Fede, morale e teologia 33uc
Notre Dame de la Gare, Parigi

Gesù nostro modello nell’amore a Maria. Gesù, Figlio unico di Dio, Figlio pure di Maria SS., ha voluto scegliere tra tutte le creature questa Vergine incomparabile per madre.

Nella sua bontà infinita volle poi donarla a noi quale Regina, Madre e Rifugio in tutte le necessità della vita, e attende che noi l’amiamo com’Egli l’ama, la onoriamo com’Egli l’onora.

Ha esaltata e onorata sua Madre al di sopra di tutti gli uomini e di tutti gli Angeli, e vuole che noi pure abbiamo per Lei più amore e più venerazione, che non per tutti gli Angeli e per tutti gli uomini insieme.

Egli è il nostro capo, noi siamo le sue membra; conseguentemente noi dobbiamo essere animati dallo stesso suo spirito, condividere le stesse sue inclinazioni e continuare in terra la sua vita, con l’esercizio delle virtù da Lui praticate.

Egli vuole perciò che la nostra devozione alla sua SS. Madre sia la continuazione della sua; ossia che noi abbiamo gli stessi sentimenti di rispetto, di sottomissione, di amore che Egli nutre per Lei. Maria SS. ha sempre occupato il primo posto nel Cuore di Gesù; fu e sempre sarà il primo oggetto del suo amore, dopo l’Eterno Padre. Perciò Gesù vuole che, dopo Dio, Ella occupi il primo posto anche nel nostro cuore.

Ma non si può amare ciò che non si conosce, perciò Gesù ci vuole svelare fin da quaggiù, per mezzo della S. Scrittura, qualcosa della grandezza di Maria, riservandosi di farci conoscere il resto, che è il più, in Cielo.

Uno degli oracoli divini che contiene come in riassunto tutto ciò che si può dire di Maria è quello del cap. XII dell’«Apocalisse»: «Signum magnum apparuit in coelo: Un meraviglioso prodigio apparve in cielo: una Donna rivestita di sole, con sotto i piedi la luna e in capo una corona di dodici stelle».

Chi è questa Donna? Qual è questo grande prodigio? S. Epifanio, S. Agostino, S. Bernardo e parecchi altri Dottori concordano nell’affermare che si tratta di Maria.

Apparve in cielo, perché è venuta dal cielo, di cui è Imperatrice, gloria, gioia; poiché nulla è in Lei che non sia celeste.

È rivestita dell’Eterno Sole e di tutte le perfezioni della divina Essenza, da cui è talmente penetrata da restare tutta trasformata nella santità di Dio.

Ha la luna sotto i piedi per dimostrare che tutto il mondo è soggetto a Lei, non avendo al di sopra che Dio, e che a Lei è dato un dominio assoluto su tutto il creato.

È coronata di dodici stelle per indicare le virtù che splendono sovrane in Lei, e tutti i misteri della sua vita. Ella supera tutti i Santi, stelle di varia grandezza, che formano la di Lei corona e gloria.

Cuore ammirabile. Perché mai lo Spirito Santo la chiama «Signum magnum»? Per farci conoscere che Ella è tutta miracolosa e per farne oggetto di rapimento per gli Angeli e per gli uomini.

Allo stesso scopo lo Spirito Santo fece cantare in suo onore, in tutto l’universo, per bocca di tutti i fedeli, questo elogio: «Mater admirabilis»! O Madre ammirabile, con quanta ragione portate questo nome!

Però quel che è più ammirabile in Maria è il suo Cuore verginale. Esso è tutto un mondo di meraviglie, un oceano di prodigi, un abisso di miracoli. È il principio e la sorgente di tutte le cose più rare e più straordinarie che emergono in questa gloriosa Principessa.

Maria è ammirabile nella sua maternità, perché essere Madre di Dio – dice S. Bernardino – è il miracolo dei miracoli «miraculum miraculorum»; ma è vero altresì che il suo Cuore augusto è un Cuore ammirabile, perché è il principio della sua divina maternità e di tutte le meraviglie che l’accompagnano.

O Cuore ammirabile della Madre incomparabile, che tutte le creature dell’universo siano altrettanti cuori che vi ammirino, vi amino, vi glorifichino eternamente innamorati!

Gli Angeli, osservando la loro e la nostra Regina, nel momento della sua Immacolata Concezione, vedendola così piena di grazia, di bellezza, sentirono per Lei tale un trasporto da esclamare meravigliando: «Chi è costei che pare elevarsi come l’aurora, bella come la luna, splendente come il sole, terribile come un esercito schierato in battaglia?».

E quali saranno ora i loro trasporti, le loro estasi al vedere in cielo le singolari meraviglie passate nel Cuore verginale di Maria SS. dal primo istante della sua vita terrena, fino al suo ultimo respiro!

La Chiesa, guidata dallo Spirito Santo, celebra sulla terra, e sempre celebrerà in cielo, le numerose feste ad onore di questa o quella azione particolare compiuta dalla Madre di Dio; ma quali onori e lodi, non merita il Cuore di Maria SS. che per tanti anni produsse innumerevoli sublimi atti di fede, di speranza, di carità, d’umiltà, d’obbedienza, d’ogni virtù, in una parola, e che è principio e sorgente di tutti i santi pensieri, affetti, parole, azioni di tutta la sua vita? Chi mai potrà comprendere le ricchezze inestimabili, le rarità prodigiose del Cuore di Maria? Si tratta d’un mare di grazia che non ha né fondo né rive.

Solo Gesù conosce Maria. – O madre mia divina, è il vostro Gesù che vi fece oceano!

Lui solo conosce i tesori infiniti che ha nascosto in voi. Lui solo è capace di calcolare le perfezioni immense di cui vi ha arricchita, quale capolavoro della sua onnipotente bontà!

Risolvi di studiare quest’ammirabile capolavoro di Dio per più degnamente onorarlo e più intensamente amarlo.

Fonte: Il Cuore Ammirabile della SS. Madre di Dio – di San Giovanni Eudes – pagg. 5-6, ed. Propaganda Mariana, Casa Missione – Casale Monferrato (AL) 1960.
Tratto da: Luci sull’Est

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«Il profumo mariano dell’Eucaristia»

Posté par atempodiblog le 28 mars 2013

Celebrando il Signore lodiamo Maria
«Il profumo mariano dell’Eucaristia»
Giovedì santo: la continuità salvifica tra “il Corpo dato per noi” e “il Corpo nato dalla Vergine”.
di Sergio Gaspari, smm – Madre di Dio

La sera del Giovedì santo, nell’invitare i fedeli a sostare in adorazione (fino a mezzanotte) del Santissimo Sacramento, è bene esortarli pure a respirare «il profumo mariano dell’Eucaristia», a contemplare cioè la continuità salvifica tra «il Corpo dato per noi» e «il Corpo nato dalla Vergine». L’Eucaristia richiama l’Annunciazione a Nazaret, ripresenta il Natale di Gesù a Betlemme, ritualizza il sacrificio pasquale della nuova ed eterna alleanza.

«Il profumo mariano dell'Eucaristia» dans Fede, morale e teologia Benedetto-XVI
Roma, 15.6.2006, Basilica di San Giovanni in Laterano: Benedetto XVI celebra la Messa del Corpus Domini (foto A. GIULIANI).

1. Maria-Pasqua-Eucaristia. «L’antichità cristiana – osserva Benedetto XVI – designava con le stesse parole Corpus Christi il Corpo di Cristo nato dalla Vergine Maria, il Corpo eucaristico e il Corpo ecclesiale di Cristo» (Sacramentum caritatis, 15). Infatti sant’Ambrogio di Milano (+397), parlando del miracolo dell’Eucaristia che rende presente Cristo nella celebrazione, affermava: «Quello che noi ripresentiamo è il Corpo nato dalla Vergine » (De Mysteriis, 53). Testo così ripreso da san Tommaso d’Aquino (+1274): «Ciò che noi consacriamo è il Corpo nato dalla Vergine» (S. Th. III, q. 75, a. 4).

«Caro Christi, Caro Mariae», esclamerà Ambrogio Auperto (+781): nella Caro Christi, “Carne di Cristo”, la fede della Chiesa rivede la Caro Mariae, “Carne di Maria”. Senza dubbio il riferimento alla Vergine è garante della retta fede nella presenza reale di Gesù nell’Eucaristia. Quando Berengario (+1088) propose un’interpretazione simbolica dell’Eucaristia, svuotando il realismo del Corpo di Cristo, il Concilio romano del 1079 gli impose di sottoscrivere che il pane e il vino dopo la consacrazione sono «il vero Corpo di Cristo che è nato dalla Vergine» (DS 700). Ma Ratrammo di Corbie (+875) aveva già reagito alla totale identificazione tra corpo storico e corpo sacramentale, osservando la «non piccola differenza tra il corpo che esiste nel mistero e il corpo che ha patito, fu sepolto ed è risorto».

Il corpo storico «è la vera carne di Cristo», mentre il corpo del mistero «è il sacramento della sua carne»; inoltre questo «rappresenta la memoria della passione e morte del Signore» e ingloba tutti i fedeli che formano un solo corpo con lui. Riferendosi alla dimensione pasquale, Giovanni Paolo II nel 2003 precisava: «L’Eucaristia, mentre rinvia alla passione e alla risurrezione, si pone al tempo stesso in continuità con l’incarnazione » (Ecclesia de Eucharistia, 55).

Nella bolla Incarnationis mysterium (1998) il Pontefice aveva puntualizzato: «Da duemila anni, la Chiesa è la culla in cui Maria depone Gesù e lo affida all’adorazione e alla contemplazione di tutti i popoli… Nel segno del Pane e del Vino consacrati, Cristo Gesù risorto e glorificato… rivela la continuità della sua incarnazione» (n. 11).

Il 5.6.1983 Giovanni Paolo II predicava: «Quel Corpo e quel Sangue divino… conserva la sua originaria matrice da Maria… Ogni Messa ci pone in comunione intima con lei, la Madre, il cui sacrificio “ritorna presente”, come “ritorna presente” il sacrificio del Figlio». E continuava: «Pane fragrante che porta ancora in sé il sapore e il profumo della Vergine Maria». Nell’enciclica Redemptoris Mater (1987) ribadiva: la maternità divina «è particolarmente avvertita e vissuta» nell’Eucaristia, dove «si fa presente Cristo, il suo vero corpo nato da Maria Vergine» (n. 44).

Giovanni-Paolo-II dans San Giovanni Eudes
Roma, 22.2.2000: Giubileo della Curia romana. Celebrazione eucaristica in San Pietro presieduta da Giovanni Paolo II (GIULIANI).

2. Sguardo alla tradizione della Chiesa. Come in una polifonia sinfonica Padri, tradizione, riti liturgici, arte e fede popolare si intrecciano armonicamente nel rilevare il nesso Eucaristia-Maria, che ruota attorno a tre cerchi concentrici: Corpo di Cristo nato da Maria, dimensione pasquale dell’Eucaristia e corpo sacramentale.

Sant’Ireneo di Lione (ca. +202) afferma che se non si ammette che Cristo è vero uomo nato dalla Vergine, allora «neppure il calice dell’Eucaristia è la comunione con il suo sangue, né il pane che noi spezziamo è la comunione con il suo corpo».

Sant’Efrem Siro (+373) parla del «sacramento di quel corpo unico che (il Signore) prese da Maria», e aggiunge: «Maria ci ha dato il pane che conforta, al posto del pane che affatica datoci da Eva». Rivolgendosi al Cenacolo, Efrem esclama: «Benedetto il luogo, dove fu spezzato quel pane (proveniente) dal venerato covone (Maria). In te fu spremuto il grappolo (proveniente) da Maria, il calice della redenzione».

Ambrogio Auperto (+781) nella festa della Presentazione di Cristo al Tempio predica: il gesto della Madre che offre il Figlio profetizza misticamente l’azione sacramentale della Chiesa anch’essa offerente di Cristo.

Pascasio Radberto (ca. +865) identifica il Corpo eucaristico di Cristo con il Corpo storico avuto da Maria, quando afferma: Idem Corpus quod natum ex Virgine.

Per san Pier Damiani (+1072) il Corpo di Cristo che noi riceviamo nella Comunione eucaristica è il medesimo Corpo che Maria ha concepito, partorito, nutrito e allevato con materna sollecitudine. E conclude: «Eva ha mangiato un cibo a causa del quale ci ha condannati alla fame dell’eterno digiuno; al contrario, Maria ha confezionato un cibo che ci ha spalancato l’ingresso al convito del cielo».

Per san Bernardo di Chiaravalle (+1153) la Madre è unita al Figlio in un’unica offerta: ella sta presso la croce per presentare «la vittima santa, a Dio gradita». E in una mirabile espressione, estasiato dichiara alla Vergine: Filius tecum, qui ad condendum in te mirabile sacramentum, “Il Figlio è con te, per preparare in te il mirabile sacramento”.

Arnaldo di Bonneval o di Chartres (+ dopo il 1156), biografo di san Bernardo, afferma: «Unica è la carne di Maria e quella di Cristo, unico è lo Spirito, unica la carità». E aggiunge: fin dalla Presentazione di Gesù al Tempio, si profilano due offerenti: Unum olocaustum ambo (Christus et Maria) pariter offerebant, “Nello stesso tempo ambedue (Cristo e Maria) offrivano un unico olocausto”.

Isacco della Stella (ca. +1169), discepolo di san Bernardo, parla di novus Sacerdos, non vetus Melchisedech, neque natus caro de carne… sed novus Iesus natus de Spiritu, cioè l’Eucaristia richiama il mistero nuovo: nuovo annuncio alla Figlia di Sion, nuova maternità, nuova nascita di Cristo, nuovo ed eterno sacerdote.

Nell’Ufficio della primitiva festa del Corpus Domini, composto nel 1246, si afferma che questa vera carne che noi mangiamo è la stessa che Gesù ha preso dalla Vergine.

San Bonaventura (+1274) spiega: siccome il Corpo di Cristo nell’incarnazione ci è stato dato per mezzo di Maria, anche la nostra offerta e Comunione eucaristica devono realizzarsi tramite le mani di lei. Nel sec. XIV viene composta l’antifona Ave, verum Corpus, natum de Maria Virgine, che attraversa i secoli.

Santa Caterina da Siena (+1380) descrive la Vergine «terra fruttifera e germinatrice del fructo» e colei che nell’incarnazione del Verbo dà la «farina sua». Nel Pane eucaristico, frutto sacramentale dell’offerta pasquale di Cristo, la Chiesa riscontra la “farina”, l’offerta olocaustica della Madre.

Il francese Giovanni di Gersone (+1429) chiama Maria madre dell’Eucaristia: «Tu sei la Madre dell’Eucaristia, perché …tu più di tutti gli altri, dopo il Figlio, eri cosciente del sacramento nascosto ai secoli».

La Scuola francese di spiritualità del 1600-700 accentua la continuità tra la maternità di Maria e il ministero del sacerdote.

San Giovanni Eudes (+1680) vede nel sacerdote l’immagine della Vergine Madre, perché per mezzo di entrambi il Cristo è formato, è dato ai fedeli, è offerto in olocausto a Dio.

Sant’Alfonso Maria de’ Liguori (+1787) è l’autore del libretto Visite al Santissimo Sacramento e a Maria Santissima.

San Giovanni Bosco (+1888) raccomandava la devozione a Gesù sacramentato e a Maria.

Leone XIII (+1903) parlava dell’Eucaristia come il prolungamento sacramentale dell’incarnazione storica del Signore dalla Vergine.

San Pio X (+1914) chiamava Lourdes «il più glorioso Santuario eucaristico» per rafforzare l’idea che ogni santuario mariano ha il suo centro unico nell’Eucaristia.

Secondo I.A. Schuster (+1954), l’Eucaristia ci “imparenta” con la Madre del Signore. Quando facciamo la Comunione ella «riconosce in noi qualche cosa che è sua e che le appartiene».

Pio XII (+1958) affermava: Maria non ha altro desiderio che di introdurre gli uomini «nel cuore del mistero della redenzione che è l’Eucaristia».

Lo scrittore ateo J.P. Sartre (+1980) fa dire alla Vergine che contempla Gesù bambino: «Questa carne divina è la mia carne… È Dio e mi assomiglia».

Benedetto XVI, domenica 9.9.2007 all’Angelus, puntualizzava: «Come Maria portò Gesù nel suo grembo e gli diede un corpo perché potesse entrare nel mondo, anche noi accogliamo Cristo nel Pane spezzato. E rendiamo il nostro corpo lo strumento dell’amore di Dio».

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La santità è offerta a tutti

Posté par atempodiblog le 21 août 2008

BENEDETTO XVI
UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 20 agosto 2008

Cari fratelli e sorelle!

Ogni giorno la Chiesa offre alla nostra considerazione, uno o più santi e beati da invocare e da imitare. In questa settimana, ad esempio, ne ricordiamo alcuni molto cari alla devozione popolare. Ieri, san Giovanni Eudes, che di fronte al rigorismo dei giansenisti – siamo nel secolo XVII – promosse una tenera devozione, le cui fonti inesauribili egli indicò nei sacri Cuori di Gesù e di Maria. Quest’oggi ricordiamo san Bernardo di Chiaravalle che, dal Papa Pio VIII fu chiamato « dottore mellifluo », perché eccelleva « nel far distillare dai testi biblici il senso che vi si trova nascosto ». Questo mistico, desideroso di vivere immerso nella « valle luminosa » della contemplazione, fu condotto dagli eventi a viaggiare per l’Europa per servire la Chiesa, nelle necessità del tempo e per difendere la fede cristiana. È stato definito anche « dottore mariano » non perché abbia scritto moltissimo sulla Madonna, ma perché ne seppe cogliere l’essenziale ruolo nella Chiesa, presentandola come il modello perfetto della vita monastica e di ogni altra forma di vita cristiana.

Domani ricorderemo san Pio X, che visse in un periodo storico travagliato. Di lui Giovanni Paolo II ebbe a dire, visitandone il paese natale nel 1985: « Ha lottato e sofferto per la libertà della Chiesa, e per questa libertà si è rivelato pronto a sacrificare privilegi ed onori, ad affrontare incomprensione e derisione, in quanto valutava questa libertà come garanzia ultima per l’integrità e la coerenza della fede ». (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII, 1, 1985, pg. 1818)

Venerdì prossimo sarà dedicato alla Beata Maria Vergine Regina, memoria istituita dal Servo di Dio Pio XII nel 1955, e che il rinnovamento liturgico voluto dal Concilio Vaticano II ha posto a complemento della solennità dell’Assunta, poiché i due privilegi formano un unico mistero. Sabato, infine, pregheremo Santa Rosa da Lima, prima santa canonizzata del continente latinoamericano, del quale è patrona principale. Santa Rosa amava ripetere: « Se gli uomini sapessero che cos’è vivere in grazia, non si spaventerebbero di nessuna sofferenza e patirebbero volentieri qualunque pena, perché la grazia è frutto della pazienza » . Morì a 31 anni nel 1617, dopo una breve esistenza intrisa di privazioni e di sofferenza, nella festa di san Bartolomeo apostolo, del quale era molto devota, perché aveva patito un martirio particolarmente doloroso.

Cari fratelli e sorelle, giorno dopo giorno la Chiesa ci offre dunque la possibilità di camminare in compagnia dei santi. Scriveva Hans Urs von Balthasar che i santi costituiscono il commento più importante del Vangelo, una sua attualizzazione nel quotidiano e quindi rappresentano per noi una reale via di accesso a Gesù. Lo scrittore francese Jean Guitton li descriveva « come i colori dello spettro in rapporto alla luce », perché con tonalità e accentuazioni proprie ognuno di loro riflette la luce della santità di Dio. Quanto importante e proficuo è, pertanto, l’impegno di coltivare la conoscenza e la devozione dei santi, accanto alla quotidiana meditazione della Parola di Dio e a un amore filiale verso la Madonna!

Il periodo delle ferie costituisce certamente un tempo utile per prendere in mano la biografia e gli scritti di qualche santo o santa in particolare, ma ogni giorno dell’anno ci offre l’opportunità di familiarizzare con i nostri celesti patroni. La loro esperienza umana e spirituale mostra che la santità non è un lusso, non è un privilegio per pochi, un traguardo impossibile per un uomo normale; essa, in realtà, è il destino comune di tutti gli uomini chiamati ad essere figli di Dio, la vocazione universale di tutti i battezzati. La santità è offerta a tutti; naturalmente non tutti i santi sono uguali: sono infatti, come ho detto, lo spettro della luce divina. E non necessariamente è grande santo colui che possiede carismi straordinari. Ce ne sono infatti moltissimi i cui nomi sono noti soltanto a Dio, perché sulla terra hanno condotto un’esistenza apparentemente normalissima. E proprio questi santi « normali » sono i santi abitualmente voluti da Dio. Il loro esempio testimonia che, soltanto quando si è a contatto con il Signore, ci si riempie della sua pace e della sua gioia e si è in grado di diffondere dappertutto serenità, speranza e ottimismo. Considerando proprio la varietà dei loro carismi, Bernanos, grande scrittore francese che fu sempre affascinato dall’idea dei santi – ne cita molti nei suoi romanzi – nota che « ogni vita di santo è come una nuova fioritura di primavera ». Che ciò avvenga anche per noi! Lasciamoci per questo attrarre dal soprannaturale fascino della santità! Ci ottenga questa grazia Maria, la Regina di tutti i Santi, Madre e Rifugio dei peccatori!

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