Zamboanga, città-santuario dedicata a Nostra Signora del Pilar (Filippine)

Posté par atempodiblog le 11 octobre 2021

Zamboanga, città-santuario dedicata a Nostra Signora del Pilar (Filippine)
di Bruno Simonetto – Madre di Dio

Zamboanga, città-santuario dedicata a Nostra Signora del Pilar (Filippine) dans Apparizioni mariane e santuari Madonna-Pilar-festeggiata-nelle-Filippine
Immagine tratta di Z. Ecclesiastical Graphics

Zamboanga, a Mindanao, è una città-santuario dedicata a Nostra Signora del Pilar. [...] L’origine del santuario dedicato alla Madonna del Pilar è così narrata. Una notte, una sentinella spagnola si è addormentata al suo posto di guardia sul mare, nel bastione del forte. Improvvisamente, è svegliata da un dolce tocco sulla spalla, mentre una voce avvertiva: «Despierta, fieno moros en la costa! – Svegliati, stanno arrivando dal mare i moros!». Aperti gli occhi, la sentinella vide una bella signora, rivestita di un luccicante abito bianco, e puntandole il fucile contro gridò: «Alto, quien viene? – Alt! Chi va là?». La Signora rispose: «Sentinela, en tu cuarto no ves el alba del dia, no conosces Maria: a quien mandas ser alto? – Sentinella, dal tuo posto (di guardia) non si vede l’alba del giorno e non riconosci Maria: chi vuoi arrestare?». Al che la sentinella rispose: «Perdóname, Señora mia, madre de mi corazon; soy una pobre sentinela y solista cumplo mi obligacion! – Perdonami, Signora mia, madre del mio cuore; sono una povera sentinella e adempio solo al mio dovere di guardia!».
Così, la sentinella poté dare l’allarme per l’imminente sbarco dei mori che, nella feroce battaglia che ne seguì con i soldati spagnoli, perirono quasi tutti.
Narrando la sua esperienza al Comandante del porto, la sentinella fu obbligata a stendere la mano destra sul fuoco, per provare la veridicità delle sue parole con giuramento; ma la mano non fu toccata dal fuoco, così si ebbe conferma della straordinaria intercessione della Vergine del Pilar, tanto venerata in Spagna.

Intercessione della Madonna del Pilar durante lo tsunami
Un altro evento miracoloso è narrato per ricordare l’intercessione della Madonna del Pilar durante lo tsunami che ha colpito Zamboanga e la zona di Sulu, il 21 settembre 1897, con un’intensità tale da sventrare il terreno e inondare la città, spazzando via tutto ciò che si trovava a venti metri sul livello del mare, due ore dopo la prima scossa. Quelli che sono riusciti a sfuggire al maremoto, cercando salvezza sulle colline circostanti, supplicarono la Vergine a liberarli da questo flagello; e fu così che, improvvisamente, il maremoto cessò e le onde del mare si placarono. E i presenti giurarono di aver visto la Donna vestita di bianco, in piedi sulle acque dello Stretto di Basilan, stendere la sua mano sul mare, ordinandogli di placarsi. È così che il 21 settembre di ogni anno, le Chiese cattoliche di Zamboanga, Basilan e Sulu celebrano l’Eucaristia di ringraziamento, affinché queste comunità cristiane ricordino sempre la grande prova dalla quale furono liberate, per intercessione della Madonna del Pilar.

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Nostra Signora del Pilar. Quel solido pilastro nel cuore della Spagna

Posté par atempodiblog le 11 octobre 2021

Nostra Signora del Pilar. Quel solido pilastro nel cuore della Spagna
di Matteo Liut – Avvenire

Nostra Signora del Pilar. Quel solido pilastro nel cuore della Spagna dans Apparizioni mariane e santuari Pilar

La tradizione vuole che quello della Vergine del Pilar sia il Santuario più antico della Spagna, tanto che la devozione mariana legata a questo luogo è sentita come parte integrante dell’identità spagnola in tutto il mondo. A costruire a Saragozza la prima cappella dedicata a Maria sarebbe stato san Giacomo il Maggiore, che volle rendere grazie alla Madre di Dio apparsagli in quel luogo su un pilastro («pilar» in spagnolo) per sostenerlo davanti alle delusioni per i scarsi risultati nella sua opera di evangelizzazione. Storicamente è accertata la presenza della chiesa mariana prima dell’invasione araba del 711. Di certo la Madonna del Pilar ha accompagnato la storia della Spagna ed è cresciuta nel cuore dei fedeli anche grazie ad alcuni segni prodigiosi. Il suo messaggio è chiaro: la fede è un pilastro saldo che non teme i nostri insuccessi.

Divisore dans San Francesco di Sales

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Quando la misericordia di Maria supera l’immaginazione degli scettici

Posté par atempodiblog le 12 octobre 2015

Quando la misericordia di Maria supera l’immaginazione degli scettici
di Dom Antoine Marie O.S.B. – Radici Cristiane

vergine del pilar
Immagine tratta da: Mis ilustraciones

Nel 1874, Émile Zola visita il santuario di Lourdes. Davanti ai numerosi ex-voto della grotta, egli dichiara, con ironia: “Vedo molti bastoni, molte stampelle, ma non vedo nessuna gamba di legno”. Voleva dire che mai, a Lourdes o altrove, si era visto un arto mancante o amputato riprendere vita e ricrescere.
Analogamente, Jean-Martin Charcot, celebre neurologo della sua epoca: «Consultando il catalogo di guarigioni cosiddette “miracolose” di Lourdes, non si è mai constatato che la fede abbia fatto rispuntare un arto amputato».
Queste dichiarazioni sotto forma di sfida miravano a distruggere, nel nome della ragione e dello spirito critico, la credenza nell’esistenza di un mondo soprannaturale. Ernest Renan dichiara senza ambagi: «Quello che noi confutiamo è il soprannaturale (…) Fino ad ora, non è mai avvenuto un “miracolo” che potesse essere osservato da testimoni degni di fede e constatato con certezza» (Prefazione della Vie de Jésus).

Renan smentito
Il miracolo che racconteremo è di molto anteriore a Renan. Si tratta non di un sogno, né di una favola, ma di un fatto, attestato con tutte le sue circostanze da prove storiche irrefutabili. Questo fatto smentisce categoricamente l’affermazione di Renan…
Per una curiosa anomalia, è rimasto pressoché sconosciuto al di fuori della Spagna per circa tre secoli. Il beneficiario, Miguel Juan Pellicer, è perfettamente noto grazie alle numerose informazioni conservate dagli archivi della parrocchia di Calanda (provincia di Aragona, Spagna settentrionale), che una persona coraggiosa ha sottratto al saccheggio e alle distruzioni durante la Guerra Civile del 1936.
Miguel Juan Pellicer riceve il battesimo il 25 marzo 1617. Egli è il secondo degli otto figli di modesti agricoltori che conducono una vita virtuosa. L’istruzione del bambino si riduce al catechismo. Questa formazione religiosa elementare radica in lui una fede cattolica semplice e solida, fondata sui Sacramenti ricevuti regolarmente e su un’ardente e filiale devozione alla Vergine Maria, venerata a Saragozza con il titolo di “Nuestra Señora del Pilar” (Madonna del Pilastro), Patrona della Spagna.
Verso l’età di diciannove o vent’anni, Miguel si stabilisce come bracciante, al servizio di uno zio materno, nella provincia di Valencia. Alla fine del luglio 1637, mentre guida verso la fattoria due muli che tirano un carro carico di grano, cade dal dorso di uno degli animali e una delle ruote del carro gli passa sulla gamba, al di sotto del ginocchio, provocando la frattura della tibia.
Lo zio Jaime trasporta senza indugio il ferito alla cittadina vicina, poi a una sessantina di chilometri di là, a Valencia, dove arriva il 3 agosto. Miguel vi rimane cinque giorni, nel corso dei quali gli vengono applicati vari rimedi che rimangono senza effetto.
Egli ritorna allora a Saragozza dove giunge nei primi giorni dell’ottobre 1637. Sfinito e febbricitante, viene ricoverato al Real Hospital de Gracia. Lì, viene esaminato da Juan de Estanga, docente all’università di Saragozza, primario del reparto di Chirurgia, e da due maestri chirurghi, Diego Millaruelo e Miguel Beltran. Questi medici, avendo constatato la cancrena avanzata della gamba, concludono che l’unico modo di salvare la vita del malato è l’amputazione.
Quando testimonieranno davanti ai giudici, questi medici descriveranno la gamba come «molto flemmonosa e incancrenita», al punto di apparire «nera».
Verso la metà di ottobre, Estanga e Millaruelo procedono all’operazione: essi tagliano la gamba destra «quattro dita sotto il ginocchio». Anche se assopito dalla bevanda alcolica e narcotica usata a quei tempi, il paziente prova atroci dolori: «Nei suoi tormenti - diranno i testimoni - il giovane invocava di continuo e con molto fervore la Vergine del Pilar».
Uno studente di chirurgia, di nome Juan Lorenzo Garcìa, è incaricato di raccogliere la gamba tagliata e di sotterrarla degnamente nella parte del cimitero dell’ospedale riservata a questo uso. In quell’epoca di fede, il rispetto verso il corpo destinato a risuscitare imponeva che anche i resti anatomici fossero trattati con pietà. Garcìa testimonierà in seguito di aver seppellito il pezzo di gamba, orizzontalmente, «in una buca profonda un palmo», cioè ventun centimetri secondo la misura aragonese.

La potenza della Vergine
Dopo alcuni mesi di permanenza nell’ospedale, prima ancora che la sua piaga sia perfettamente cicatrizzata, Miguel si reca al santuario “del Pilar” distante circa un chilometro, e ringrazia la Vergine «di avergli salvato la vita, affinché potesse continuare a servirla e a manifestarle la sua devozione»; poi la prega con insistenza di «poter vivere del suo lavoro».
Nella primavera 1638, l’amministrazione dell’ospedale gli fornisce una gamba di legno e una stampella. Per sopravvivere, il giovane non ha altra soluzione che farsi “pordiosero”, cioè mendicante autorizzato dal Capitolo dei canonici del santuario del Pilar.
Saragozza conta allora 25.000 abitanti: la maggior parte si recano “a salutare la Vergine” ogni giorno. L’attenzione di questi innumerevoli visitatori è attirata dal viso sofferente di questo giovane storpio che sollecita la loro carità.
Miguel partecipa ogni giorno alla Santa Messa nel santuario; alla fine di questa, egli unge il suo moncone con l’olio delle lampade che ardono continuamente davanti alla statua della Madonna del Pilar. Il professor Estanga ha un bel spiegargli che queste unzioni avranno come effetto di ritardare la cicatrizzazione della sua piaga, Miguel continua il suo gesto di devozione: questo atto di fede nella potenza della Vergine prevale, per lui, sulle regole sanitarie.
All’inizio del 1640, Miguel rientra nel suo paese natale. Egli arriva a Calanda, a dorso di un asinello, nel mese di marzo. Il suo viaggio di circa 120 chilometri l’ha sfinito; ma l’accoglienza affettuosa dei suoi genitori gli restituisce le forze. Miguel sta per compiere 23 anni. Non potendo aiutare i suoi con il suo lavoro, ricomincia a chiedere l’elemosina.
Molti sono coloro che testimonieranno di aver visto il giovane mutilato nei villaggi dei dintorni di Calanda, a dorso di un asinello, con la gamba tagliata in vista, per fare appello alla carità degli abitanti.
Il 29 marzo 1640, si festeggia, quell’anno, il 1600° anniversario della «venuta in carne mortale» della Vergine Maria sulle rive dell’Ebro, secondo la convinzione della gente di quei luoghi. È qui l’origine della venerazione secolare degli spagnoli per la Vergine del Pilar.
Quel giovedì 29 marzo, Miguel si sforza di aiutare i suoi riempiendo di letame delle gerle caricate sul dorso dell’asinello. Lo fa nove volte di seguito, nonostante la sua difficoltà a reggersi sulla sua gamba di legno. Venuta la sera, rientra a casa, stanco, con il moncone più dolente del solito.
Quella notte, i Pellicer devono ospitare, per ordine del governo, uno dei soldati della Cavalleria reale che è in marcia verso la frontiera per respingere le truppe francesi: Miguel è costretto a lasciargli il suo letto e va a dormire su un materasso posato per terra, nella camera dei suoi genitori. Vi si corica, verso le dieci. Dopo essersi tolto la gamba di legno, si stende addosso un semplice mantello, troppo corto per coprire tutto il corpo, perché ha prestato la sua coperta al soldato, poi si addormenta…

Due piedi e due gambe
Tra le dieci e mezzo e le undici, la madre di Miguel entra nella camera, con in mano una lampada a olio. Essa avverte subito «un profumo, un odore soave». Sorpresa, solleva la lampada: dal mantello che copre suo figlio profondamente addormentato sporgono non uno, ma due piedi, «l’uno sull’altro, incrociati».
Colta dallo stupore, va a cercare il marito; questi solleva il mantello: non c’è dubbio, sono proprio due piedi, ognuno all’estremità di una gamba! Non senza difficoltà, riescono a svegliare il figlio. Prendendo a poco a poco coscienza di quello che è avvenuto, Miguel ne è meravigliato; le prime parole che gli vengono sulle labbra sono per chiedere a suo padre che «gli dia la mano e che lo perdoni per le offese che ha potuto fargli».
Questa reazione spontanea e immediata di umiltà, in lui che è il beneficiario di un prodigio, è un segno molto forte dell’origine divina di quest’ultimo. Quando gli si chiede, con emozione, se ha «qualche idea del modo in cui questo è avvenuto», il giovane risponde che non ne sa nulla, ma che quando è stato scosso dal suo sonno, «stava sognando che si trovava nella Santa Cappella di Nostra Signora del Pilar e che si ungeva la gamba tagliata con l’olio di una lampada, come aveva l’abitudine di fare».
Egli tiene subito per certo che è Nostra Signora del Pilar ad avergli riportato e rimesso a posto la gamba tagliata. Davanti al notaio, il lunedì seguente, i genitori affermano a loro volta di «giudicare e tenere per verità che la Vergine Santissima del Pilar ha pregato suo Figlio, Redentore nostro, e che da Dio ha ottenuto questo miracolo, grazie alle preghiere di Miguel, o perché tali erano le Sue vie misteriose».
Riavutosi dalla sua prima emozione, il giovane comincia a muovere e a palparsi la gamba. Osservandola, si scoprono su questa dei segni di autenticità: il primo è la cicatrice lasciata dalla ruota del carro che ha fratturato la tibia; vi è anche la traccia dell’asportazione di una grossa cisti, quando Miguel era ancora piccolo; due graffi profondi lasciati da una pianta spinosa; infine, le tracce del morso di un cane sul polpaccio.
Miguel e i suoi genitori hanno quindi la certezza che «la Vergine del Pilar ha ottenuto da Dio Nostro Signore la gamba che era stata sepolta più di due anni prima». Essi lo dichiareranno sotto giuramento e senza esitazione, davanti ai giudici di Saragozza.
Un giornale del tempo, L’Aviso Histórico, scrive in data 4 giugno 1640, il giorno prima dell’apertura del processo, che, nonostante le ricerche fatte nel cimitero dell’Ospedale di Saragozza, la gamba sepolta non è stata ritrovata: la buca che la conteneva era vuota!

Tutti sono sbalorditi
Fin dall’alba del 30 marzo, venerdì della settimana di Passione, ricorrenza della Beata Vergine Addolorata, l’incredibile notizia si diffonde in tutto il villaggio. Don Juseppe Herrero, vicario della parrocchia, arriva dai Pellicer, segito dal “justicia” che riunisce le funzioni di giudice di pace e di responsabile dell’ordine pubblico, dal sindaco e dal suo vice, dal notaio reale e da due medici di Calanda. Si forma una processione per accompagnare il giovane miracolato alla chiesa parrocchiale, dove lo aspetta il resto degli abitanti. Tutti, dicono i documenti, sono sbalorditi vedendolo di nuovo con la sua gamba destra, mentre l’avevano visto con una sola gamba fino alla sera precedente. Il miracolato si confessa, e riceve la santa Comunione nel corso della Messa di ringraziamento celebrata dal vicario.
Tuttavia, la gamba non ha, all’inizio, un bell’aspetto: colore violaceo, dita del piede ricurve, muscoli atrofizzati e, soprattutto, lunghezza inferiore a quella della gamba sinistra di alcuni centimetri. Ci vogliono tre giorni perché la gamba riprenda il suo aspetto normale, con la sua scioltezza e la sua forza.
Queste circostanze, diligentemente osservate e studiate nel corso del processo, confermano che non si tratta di un numero di illusionismo; esse provano che la gamba restituita è proprio la stessa di quella che era stata sepolta due anni e cinque mesi prima, a più di 100 chilometri di distanza…
Nel mese di giugno seguente, i testimoni affermano davanti ai giudici di Saragozza che Miguel «può appoggiare il tallone a terra, muovere le dita del piede, correre senza difficoltà». Si constata inoltre che, a partire dalla fine di marzo, l’arto ricuperato si è«allungato di quasi tre dita», e che è attualmente lungo quanto l’altro. Un solo segno non scompare: la cicatrice che forma un cerchio rosso nel punto in cui il pezzo di gamba si è riunito all’altro. È come un marchio indelebile del prodigio.
«Bisognerebbe quindi che venisse constatato un miracolo da un certo numero di persone sensate che non avessero alcun interesse alla cosa», affermava Voltaire. «E bisognerebbe che le loro testimonianze fossero registrate in debita forma: in effetti, se noi abbiamo bisogno di tante formalità per atti come l’acquisto di una casa, un contratto di matrimonio, un testamento, quante non ne occorrerebbero per appurare delle cose naturalmente impossibili?» (Voce “Miracle” del suo Dizionario filosofico). Ora, cent’anni prima, è avvenuta precisamente la stesura di un simile atto a Calanda. Il lunedì 1° aprile 1640, quarto giorno dopo il prodigio, il parroco e un prete vicario di Mazaleón, villaggio alla distanza di 50 km, si spostano con il notaio reale del luogo per verificare la realtà dei fatti e ne stendono un atto ufficiale.

Nessuna voce discordante
Alla fine dello stesso mese di aprile, la famiglia Pellicer decide di andare a ringraziare la Vergine del Pilar. A Saragozza, il Comune chiede che si apra un processo, perché sia fatta tutta la luce possibile sull’avvenimento. Il 5 giugno, quindi due mesi e una settimana dopo l’evento, si apre ufficialmente il processo canonico. Esso è pubblico e non a porte chiuse. Vi prendono parte più di cento persone di svariate condizioni sociali.
Contro l’affidabilità di questo processo, non si è mai sollevata nessuna voce discordante. Il 27 aprile 1641, l’arcivescovo pronuncia solennemente la sua sentenza. Egli dichiara «mirabile e miracolosa» la restituzione della gamba destra, precedentemente amputata, di cui ha beneficiato Miguel Juan Pellicer, nativo di Calanda.
Il miracolo di Calanda, impensabile eppure perfettamente attestato, è di natura tale da confortare la nostra fede nell’esistenza di un mondo invisibile, quello di Dio e del suo Regno eterno, al quale siamo chiamati a partecipare in quanto figli adottivi. È questa la realtà suprema ed eterna, alla quale dobbiamo riferire tutte le altre, come un uomo prudente ordina i mezzi al fine.
I miracoli ci rivelano soprattutto il Cuore amante e misericordioso di Dio per l’uomo, in particolare per l’uomo che soffre, che è nel bisogno, che implora la guarigione, il perdono e la pietà. Essi contribuiscono a fondarci in una speranza indefettibile nella misericordia di Dio e ci incoraggiano a dire spesso “Gesù, confido in Te!”.

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Proteggere l’intimità della persona

Posté par atempodiblog le 11 mars 2015

Non è lecito ad alcuno ledere illegittimamente la buona fama di cui uno gode, o violare il diritto di ogni persona a difendere la propria intimità.
Codice di Diritto Canonico n. 220 (Libro II – Il popolo di Dio. Parte I – I fedeli cristiani)

“Nulla disgusta maggiormente un’anima del fatto che si dica ad altri ciò che essa ha detto in fiducia, cioè in segreto”.
Santa Faustina Kowalska

“Compito del parroco, e di ogni sacerdote è quello di tutelare e difendere l’intimità di ogni persona, intesa come spazio vitale in cui proteggere la propria personalità oltre agli affetti più cari e più personali. Scopo del segreto, sia sacramentale, sia extra sacramentale, è proteggere l’intimità della persona, cioè custodire la presenza di Dio nell’intimo di ogni uomo. Chi viola questa sfera personalissima e ‘sacra’, compie non solo un atto di ingiustizia, un delitto canonico, ma un vero e proprio atto di irreligiosità”.
Card. Mauro Piacenza (Penitenziere Maggiore di Santa Romana Chiesa)

Proteggere l’intimità della persona dans Apparizioni mariane e santuari Santuario-di-Torreciudad

Il santuario di Torreciudad, dove nei confessionali la privacy è completamente assicurata

[…] E’ qui, in questa cornice spettacolare, al centro di un paesaggio di incredibile maestà e bellezza, circondato da pareti rocciose lambite dalle acque, che si eleva, come una fortezza celeste, il santuario mariano di Torreciudad, grazie all’amore per la Madre di Dio e allo zelo per le anime di San Josemaría Escrivá de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei.

[…] Scendo nella cripta del santuario dove incrocio tre cappelle dedicate rispettivamente alla Madonna di Loreto, alla Vergine del Pilar e alla Madonna di Guadalupe. Qui è il luogo che San Josemaría ha previsto per le confessioni. Ai lati di ogni cappella vi è una fila di confessionali dove, contrariamente a quello che succede un po’ ovunque, la privacy è completamente assicurata, mentre nel vestibolo di ingresso si trovano dei libretti che aiutano a preparare la confessione. Noto un po’ ovunque nel santuario una particolare attenzione per predisporre i servizi per gli invalidi e nella cappella del Pilar vi è un confessionale per i sordi e per i portatori di handicap.

Tratto da: Pellegrino a quattro ruote — Padre Livio Fanzaga

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Sulle tracce di Maria: Saragozza

Posté par atempodiblog le 6 octobre 2013

Sulle tracce di Maria: Saragozza dans Apparizioni mariane e santuari 1bbq

Il Santuario della Virgen del Pilar, una delle più grandi chiese al mondo, è costruita intorno alla colonna (pilar, in spagnolo) da dove nel 40 d.C. Maria, lì trasportata dagli angeli, ha parlato all’apostolo Giacomo. La Virgen del Pilar è anche legata al “miracolo dei miracoli”, avvenuto nel 1640, quando a Miguel Juan Pellicer «fu restituita la gamba che da molto tempo gli era stata amputata».

8m70 dans Diego Manetti

La nuova Bussola Quotidiana: Ogni primo sabato del mese, su Radio Maria, va in onda alle 22.45 un programma condotto da Diego Manetti e titolato “Sulle tracce di Maria”. Si tratta di un cammino che, puntata dopo puntata, porta gli ascoltatori nei tanti santuari dedicati alla Madonna. Per gentile concessione dell’autore, seguiamo anche noi questo cammino, pubblicando la trascrizione di ogni puntata del programma, non appena terminata. Dopo quelle dedicate a Notre Dame du Laus e alla Regina della Famiglia delle Ghiaie di Bonate (Bg), oggi è la volta della Virgen del Pilar di Saragozza.

Sulle tracce di Maria 2e2mot5 dans Diego Manetti Saragozza

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