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Il mistero di Ghiaie di Bonate

Posté par atempodiblog le 13 mai 2015

Il mistero di Ghiaie di Bonate
dell’Associazione Gifra Vigevano

Il mistero di Ghiaie di Bonate dans Apparizioni mariane e santuari Ghiaie-001

Premessa
La catechesi del Gifra affronta il mistero delle apparizioni della Madonna a Ghiaie di Bonate, località a breve distanza da Bergamo in cui Adelaide Roncalli ha sostenuto – è scomparsa lo scorso agosto a 77 anni – di aver visto la Madonna dall’13 al 31 maggio 1944. All’epoca l’Italia era dilaniata dalla seconda guerra mondiale e dalla guerra civile tra i reduci del ventennio fascista e i partigiani sostenuti dagli alleati. Ghiaie di Bonate si trovava all’interno della Repubblica di Salò e quindi sotto l’occhio attento di alleati e forze di occupazione naziste, a concreto rischio di bombardamento. Eppure Adelaide Roncalli, una bambina di 7 anni, fu capace di portare migliaia di pellegrini a testimoniare la propria devozione alla “Madonna delle Ghiaie”, che secondo la veggente sarebbe apparsa nove volte, dal 13 al 21 maggio e dal 28 al 31. Fin qui la cronaca dei fatti, tuttavia su quella che è stata definita la “Fatima di Lombardia” si è scatenato sin dal 1944 un duro confronto tra sostenitori e negatori delle apparizioni, ancora oggi non sopito. La Chiesa si è espressa sulla questione con un decreto dell’allora vescovo monsignor Adriano Bernareggi, datato 30 aprile 1948, nel quale si afferma che «non consta della realtà della apparizioni». Anche riguardo a questa pronuncia, confermata da tutti i successori di mons. Bernareggi, sono state fornite valutazioni differenti, contrapponendo da un lato chi vi legge una chiusura definitiva e dall’altro chi ritiene che il giudizio sia sospeso, analogamente a quanto accade oggi per Medjugorje.

Nota dell’autore
L’interpretazione, che contrappone non solo i fedeli, ma perfino i sacerdoti, è sottile, per cui chi scrive ritiene di prendere come riferimento le “Normae de modo procedendi in diudicandis praesumptis apparitionibus ac revelationibus” della Congregazione per la Dottrina della Fede, pubblicate il 25 febbraio del 1978 (dopo le apparizioni del 1944) e recanti le linee guida per la valutazione di apparizioni private, almeno in attesa di migliori e precisi chiarimenti. In esse si fa riferimento esclusivamente alle formule “constat de” e “non constat de” supernaturalitate, nel primo caso esprimendo un giudizio positivo e nel secondo caso esprimendo un giudizio negativo. In entrambi i casi c’è l’espressione di un giudizio e pertanto c’è un pronunciamento della Chiesa, che è possibile ritenere non definitivo solo perché in qualunque momento le autorità ecclesiastiche potrebbero decidere di riaprire il caso, cosa che per Ghiaie di Bonate non è accaduta.

Ghiaie-002 dans Ghiaie di Bonate

Dalla parte di Adelaide
Decisamente a favore della veridicità delle apparizioni è il relatore Alberto Lombardoni, autore del libro “Non mi hanno voluta!” che [...] ha messo in fila tutti i dati che a parere suo, e di molti fedeli, fanno pendere la bilancia verso Adelaide Roncalli. «Nella valutazione del caso – ha spiegato Lombardoni – la diocesi di Bergamo non ha preso in esame le 300 guarigioni, di cui 80 non ordinarie, che sono legate alle apparizioni di Ghiaie. C’è un documento del 1 giugno 1944 dell’allora mons. Testa – Gustavo, poi cardinale – in cui si fa riferimento a centinaia di guarigioni, persone visitate da medici. A Fatima, c’è stato un solo fenomeno solare concentrato solo sulla Cova da Iria, a Ghiaie ce ne sono stati sei, visti anche altrove, non solo in montagna a 50 chilometri di distanza, ma anche in Piemonte, Veneto e, da testimonianze, persino in Svizzera e in Germania». Per questo Lombardoni ha avviato un lavoro certosino fatto di raccolta di testimonianze e di documenti, a partire dai racconti di chi sostiene di aver assistito al fenomeno solare, come il sacerdote Attilio Goggi che in quei giorni era insegnante nella diocesi di Novara oppure il senatore Giuseppe Belotti di Bergamo che durante uno dei fenomeni si trovava con il vescovo Bernareggi, il quale «disse di entrare in chiesa per intonare il “Te Deum” di ringraziamento», come ricorda lo stesso Belotti in uno dei reportage presentati da Lombardoni, il quale ha raccolto anche le riprese originali di Vittorio Villa, nelle quali compare la giovane Roncalli. Un altro argomento portato dal relatore a favore delle apparizioni sono le guarigioni, in particolare quella del cieco Antonio Zordan, della rachitica Rita Azzuffi miracolata dalla sabbia di Ghiaie e del malato di leucemia Ettore Bonaldi, sacerdote che entrò in contatto con Adelaide Roncalli in ospedale nel 1966, quando questa era diventata infermiera dopo aver ricevuto, nel 1953, l’ordine di “svestizione” dalla diocesi di Bergamo, che le aveva impedito in due occasioni di entrare a far parte delle suore Sacramentine. Terzo punto che confermerebbe il racconto della veggente, le profezie fatte dalla Madonna, in particolare quella sulla fine della seconda guerra mondiale e quella sul rapimento di Pio XII ad opera dei nazisti, effettivamente progettato in quel periodo. «La Madonna – ha commentato Lombardoni – disse ad Adelaide “Io lo proteggerò ed egli non uscirà dal Vaticano”, riferendosi esplicitamente al Papa. Effettivamente nel ’44 ci sarà l’ordine di deportare il papa, non eseguito dal generale Wolff che si recherà di nascosto dal pontefice: come poteva saperlo una bambina? La Madonna rispose anche alla domanda sulla pace dicendo “se gli uomini faranno penitenza fra due mesi, altrimenti fra poco meno di due anni”. Adelaide aveva anche aggiunto “quel giovedì” e il 20 luglio del ’44 ci sarà l’attentato a Hitler nella “Tana del lupo”, la cosiddetta Operazione Valchiria. La Madonna non aveva detto che sarebbe finita la guerra con certezza».

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Il contenuto delle apparizioni
«Cosa ha detto – ha interloquito Lombardoni – la Madonna a Ghiaie? Tante cose. Ha parlato di famiglia, di doveri dei figli, di amore verso il prossimo, di pace, del papa, dei “peccatori ostinati che fanno soffrire il mio cuore perché non pensano alla morte”. Adelaide dice che la Sacra Famiglia si manifesta in mezzo a una chiesa, con un asino, una pecora bianca, un cavallo “del solito colore marrone” e un cane maculato. Le quattro bestie sono inginocchiate e muovono il muso come se pregassero, rivolte verso la Sacra Famiglia. Il cavallo a un tratto si allontana e si dirige verso un campo di gigli, intenzionato a calpestarli, san Giuseppe lo raggiunge, lui tenta di dissimulare le sue intenzioni, ma si fa ricondurre accanto agli altri animali. Chi era il cavallo? Il capofamiglia, una persona cattiva, avida di dominio, che voleva distruggere il semplice candore dei gigli». Delle apparizioni e dei messaggi tuttavia non esiste alcuna interpretazione teologica perché «nessun teologo finora ha voluto interpretarle».

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Una vita difficile
Quello che resta, al di là delle valutazioni, è un’esistenza travagliata per una bambina strappata alla famiglia all’età di sette anni e sottoposta a pressioni psicologiche notevoli, in primis da quel don Luigi Cortesi «giovane professore del seminario di Bergamo» che, secondo quanto riporta il vaticanista Andrea Tornielli, «quasi da solo si mise a investigare» e lo fece in maniera quanto meno inusuale.

«Don Cortesi – ha confidato Lombardoni – ha ammesso lui stesso di aver condotto esperimenti che sarebbero stati considerati sacrilegi, tra cui, secondo le mie ricerche, ci fu anche l’ipnosi. Suscitò in Adelaide l’incubo del peccato mortale e dell’inferno, la interrogò giorno e notte, anche senza farla mangiare, in confessione gli diede una penitenza per l’intera vita, fino a strappargli una ritrattazione scritta il 15 settembre del 1945. Adelaide la ritrattò il 12 luglio del 1946, ma questo secondo testo non fu preso in considerazione. Inoltre Adelaide, ancora bambina, nel 1947 fu sottoposta a processo ecclesiastico, cinque sedute più una seduta tecnica intermedia di cui non furono informati neppure i genitori».

Del trattamento inconsueto di cui fu destinataria Adelaide Roncalli era consapevole anche papa Giovanni XXIII, che in una lettera al vescovo di Faenza monsignor Giuseppe Battaglia scrisse: «ciò che vale… è la testimonianza della veggente: e la fondatezza di quanto asserisce a 21 anni e in conformità alla sua prima asserzione a 7 anni: e ritirata in seguito alle minacce, alle paure dell’inferno fattele da qualcuno». Parole di dubbio, anche se occorre ricordare che pure papa Roncalli fu sempre cauto sulla possibilità di riaprire il caso.

Nota del relatore Lombardoni
Prima del 1978, – i fatti di Ghiaie di Bonate sono avvenuti nel 1944 –, sulle manifestazioni soprannaturali, la Chiesa, poteva esprimersi con tre formule: «constat de supernaturalitate», con la quale riconosceva la soprannaturalità di un evento; «constat de non supernaturalitate», con la quale escludeva la soprannaturalità di un evento; e infine «non constat de supernaturalitate»,  con la quale si diceva che al momento non si era in grado di affermare che i fenomeni erano di origine soprannaturale, ma neppure si era in grado di smentire categoricamente tale possibilità, lasciando aperta la possibilità di eventuali riconoscimenti futuri. Dal 1978, però, la formula «constat de non supernaturalitate» non è più menzionata nel più recente documento della Chiesa sull’argomento, e cioè «Normae S. Congregationis pro doctrina fidei de modo procedendi in diudicandis praesumptis». Quindi per Ghiaie di Bonate sarebbero ancora in vigore le norme antecedenti al 1978. In merito al «non constat de supernaturalitate» del decreto di mons. Bernareggi del 1948, Lombardoni ha proiettato un intervento a Rai2 dell’esperto mariologo,
Padre Angelo Tentori, scomparso recentemente, che spiega che non si tratta di un giudizio negativo, ma di un giudizio sospensivo (altrimenti Bernareggi avrebbe usato la formula «constat de non supernaturalitate». Quindi, il caso è ancora aperto. Lombardoni ha tra l’altro rivelato dell’esistenza di una Commissione istituita un paio di anni fa, fuori diocesi, dal vescovo di Bergamo mons. Beschi, che avrebbe il compito di rivedere il Caso Ghiaie.

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Giubileo, ‘Missionari Misericordia’ rimetteranno scomuniche

Posté par atempodiblog le 9 mai 2015

Giubileo, ‘Missionari Misericordia’ rimetteranno scomuniche
Papa Francesco, nella Bolla di indizione del Giubileo straordinario della Misericordia, Misericordiae vultus, afferma che durante la Quaresima dell’Anno Santo invierà in tutte le diocesi del mondo i “Missionari della Misericordia”, come “segno vivo di come il Padre accoglie quanti sono in ricerca del suo perdono”. “Saranno sacerdoti – spiega il Papa – a cui darò l’autorità di perdonare anche i peccati che sono riservati alla Sede Apostolica”. Ma quali sono questi particolari peccati? Lo spiega, alla Radio Vaticana, don Arturo Cattaneo, sacerdote della Prelatura dell’Opus Dei, teologo e canonista, docente alla Facoltà di Teologia di Lugano, che fa chiarezza anche sui compiti che avranno durante l’Anno Santo questi particolari presbiteri.
Tratto da: News.va

Giubileo, 'Missionari Misericordia' rimetteranno scomuniche dans Fede, morale e teologia 9t1l5u

Non solo peccati, ma delitti
“I peccati riservati alla Sede Apostolica – spiega il canonista – sono peccati che la Chiesa ritiene particolarmente gravi, perché danneggiano dei beni importanti che la Chiesa ritiene di dover proteggere in modo speciale. Perciò, li considera non solo dei peccati ma dei veri e propri ‘delitti’ per i quali viene quindi prevista una pena canonica. Chi commette questi delitti, infatti, incorre, in alcuni casi in maniera automatica, in una pena canonica, la più grave delle quali è la scomunica. Alcuni di questi delitti sono appunto ‘riservati’ alla Sede Apostolica, nel senso che solo quest’ultima può rimettere le pene corrispondenti”.

Ma quali sono questi delitti la cui remissione è riservata alla Sede Apostolica? “Attualmente – spiega don Cattaneo – secondo il Codice di diritto canonico, sono cinque. Ma Papa Benedetto XVI ha aggiunto una sesta fattispecie che riguarda la ‘violazione del segreto del conclave’.

I cinque previsti dal diritto canonico sono: la profanazione delle specie consacrate; la violenza fisica contro il Romano Pontefice; l’ordinazione episcopale senza il mandato pontificio (il cui caso più noto è quello che ha riguardato mons. Lefebvre); il tentativo di assoluzione del complice in un peccato contro il sesto comandamento; la violazione diretta del Sigillo sacramentale, cioè del segreto della confessione”.

Scomunica ‘automatica’
“In questi sei casi – conferma il canonista – la remissione della scomunica è riservata alla Sede Apostolica”. “Infatti – spiega don Cattaneo -, trattandosi di una pena di scomunica ‘latae sententiae’, chi commette uno di questi delitti è ‘automaticamente’ scomunicato, senza necessità che il Papa, un vescovo o un tribunale, dichiari o infligga la ‘scomunica’. La scomunica può anche venir dichiarata per maggior chiarezza, come è successo nel caso di mons. Lefebvre, ad esempio, anche se non era strettamente necessario ai fini canonici”.

“Normalmente – spiega ancora il canonista – il Papa concede al Penitenziere maggiore (che attualmente è il card. Piacenza) la facoltà di assolvere da queste pene”. “Esistono però altri peccati gravi che la Chiesa considera delitti e che comportano la pena della scomunica e che non sono però riservati alla Sede Apostolica ma al vescovo diocesano; in ogni diocesi c’è un penitenziere maggiore che ha la facoltà di assolvere da tali censure. Anche i cappellani delle carceri e degli ospedali hanno tale facoltà”.

Il caso dell’aborto procurato
“Il caso più noto di questi peccati che comportano la scomunica, ma la cui assoluzione non è riservata alla Sede Apostolica – aggiunge don Cattaneo – è quello dell’aborto procurato”. “E’ un caso particolare per cui è prevista la scomunica automatica, non solo per la madre che ha abortito, ma anche per il marito o i familiari che l’hanno indotta a procurare l’aborto e per il personale medico-sanitario che vi hanno cooperato positivamente”.

Le facoltà dei missionari
E qui il canonista osserva che a questi ‘Missionari della Misericordia’ verrà concessa la facoltà di assolvere da qualsiasi pena. “Dalla scomunica riservata alla Sede Apostolica, ma anche dalle altre scomuniche, che normalmente possono rimettere solo il vescovo diocesano o il canonico penitenziere diocesano”.

“Il principale effetto della scomunica – precisa il canonista – è il divieto di accedere ai sacramenti, compreso quello della Riconciliazione. Perciò, uno scomunicato non può ricevere l’assoluzione sacramentale se prima non gli è stata rimessa la pena della scomunica”. “Abitualmente il confessore – spiega don Cattaneo – non ha il potere di rimettere la scomunica. Perciò quando riceve un penitente e constata che è scomunicato, non può semplicemente assolverlo ma deve rinviarlo, secondo il caso, o al penitenziere apostolico o a quello diocesano, perché possa, prima di ricevere l’assoluzione sacramentale, essere assolto dalla pena”. “Qui – precisa il teologo – emerge l’interesse della figura dei ‘Missionari della misericordia’ che avranno la facoltà di rimettere direttamente la scomunica e poi di concedere l’assoluzione, per facilitare la riconciliazione dei fedeli”.

Riflettere sulla gravità dei peccati
“La creazione di questa figura – conclude il teologo – mi pare una bellissima idea del Papa. Da un lato per far riflettere i fedeli sulla gravità di certi peccati. Penso soprattutto a quello dell’aborto, che fra i delitti che comportano la scomunica è sicuramente il più frequente”. “Ma, al contempo, il Papa va incontro ai fedeli con questo gesto, facendo sì che sia più facile per loro accogliere la misericordia di Dio che si manifesta attraverso la Chiesa”.

Un’occasione per riscoprire la Confessione
“Sono fiducioso che questo Anno Santo straordinario possa far riscoprire a molti fedeli la bellezza del sacramento della Misericordia, che è la Confessione”, conclude don Cattaneo.
“Quelli che abbiamo citato sopra sono infatti casi speciali, ma ci sono tanti fedeli che hanno perso di vista il valore di questo sacramento che può fare un gran bene, aiutare tanta gente”. “E il Papa, fin dall’inizio del suo pontificato, si è impegnato a invitare i fedeli a riconciliarsi con Dio, a non stancarsi di chiedere perdono. Mi auguro che uno dei frutti di questo Giubileo sia proprio quello di riavvicinare tanta gente alla bellezza e alla gioia della Riconciliazione”.

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 2e2mot5 dans Diego Manetti Perché alcuni peccati li assolve solo il Papa?

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I segni della fede

Posté par atempodiblog le 12 avril 2015

I segni della fede
Tratto da: Le vie del cuore. Vangelo per la vita quotidiana, di Padre Livio Fanzaga. Ed. PIEMME

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La fede è un dono di grazia

Vi è un dolce rimprovero di Gesù all’apostolo Tommaso, il quale non aveva creduto alla testimonianza degli altri apostoli che affermavano di aver visto il Signore risorto. Ma insieme all’affettuoso richiamo dobbiamo cogliere anche un altro aspetto molto importante della pedagogia divina nei confronti della nostra fragilità, che spesso ci fa vacillare lungo in cammino di fede. Gesù viene incontro al desiderio di Tommaso di avere un segno che lo aiuti nell’atto di fede. Gli fa mettere il dito nel posto dei chiodi e la mano nella ferita del costato, come Tommaso stesso aveva chiesto come condizione per poter credere.

Dio sa che la fede pura, che non ha bisogno di appoggiarsi ai segni, è un punto di arrivo e non di partenza. Infatti quando il cammino spirituale diventa un’autentica esperienza di Dio non si ha più bisogno di segni perché Dio è una presenza più vera e più sicura di qualsiasi cosa materiale che possiamo vedere o toccare. Ma all’inizio, quando la fede bambina fa i primi passi, deve aggrapparsi ai segni per procedere senza inciampare.

La fede è senza dubbio un dono di Dio, ma anche i segni che l’accompagnano lo sono. Non si deve disprezzarli, perché nei momenti di oscurità perfino i santi ne hanno avuto bisogno. Non si deve neppure fare di essi una condizione per credere. Infatti il segno senza la corrispondenza alla grazia non approda a nulla. Non è forse vero che, davanti ai segni più grandi, i cuori induriti non si smuovono? Non fece forse Gesù dei miracoli, come mai prima era accaduto, a conferma della sua autorità divina? Eppure ci furono di quelli che l’accusarono di compiere prodigi con l’aiuto del maligno.

Il segno è un sostegno alla fede se con esso si accoglie la grazia. In questa luce, caro amico, soffermiamoci a meditare quali sostegni mirabili Dio ci ha dato per accompagnarci nel cammino di fede.  [...]

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“E’ importantissimo, signori, sottolineare il fatto empirico e sensibile dell’apparizione pasquale. Se non facciamo questo, noi cristiani corriamo il grande rischio di trasformare il cristianesimo in una gnosi”.

Paolo VI

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L’incredulo Tommaso che ha bisogno di vedere e toccare per poter credere, mette la sua mano nel fianco aperto del Signore e, nel toccare, conosce l’intoccabile e lo tocca realmente, guarda all’invisibile e lo vede veramente: “Mio Signore e mio Dio” (Gv 20,28) [...] Noi siamo tutti come Tommaso, l’incredulo, ma noi tutti, come lui, possiamo toccare lo scoperto cuore di Gesù; ed in esso toccare, guardare il Logos stesso, così, mano e cuore rivolti a questo cuore, giungere alla confessione: “Mio Signore e mio Dio”.

Joseph Ratzinger – Guardare al crocifisso

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“Chi crede ai miracoli lo fa perché ha delle prove a loro favore. Chi li nega lo fa perché ha una teoria contraria ad essi”.

Gilbert Keith Chesterton

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L’importanza dei segni
Tommaso viene rimproverato da Gesù perché avrebbe già dovuto credere per la testimonianza degli altri discepoli
di Padre Ignace de la Potterie

[...] Nell’ultimo episodio Gesù riappare ai discepoli una settimana dopo. Adesso c’è anche Tommaso, assente la prima volta. L’inizio è lo stesso, la vera novità è costituita dalla presenza di Tommaso, che riveste qui un duplice ruolo: essendo «uno dei Dodici» deve aver visto il Signore risorto; ma d’altra parte, lui è anche uno di quelli che non l’ha visto la prima volta e quindi rappresenta un pò tutti noi. Così il caso di Tommaso prefigura l’atteggiamento di tutti i credenti. Perciò vale per tutti l’invito: «Diventa un uomo di fede». Ma poi Gesù dice: «Perché mi hai visto, Tommaso, hai creduto», e l’evangelista utilizza due volte il perfetto. Ma viene rimproverato da Gesù perché avrebbe già dovuto credere per la testimonianza degli altri discepoli, i quali a loro volta avevano creduto a ciò che aveva detto loro la Maddalena.

Credere sui segni
Gesù dice allora all’apostolo: «Beati coloro che senza aver visto hanno creduto». Su questo versetto c’è molta confusione. Per Bultmann e per Marxsen sarebbe una critica radicale all’importanza dei segni e dell’apparizione pasquale del risorto. Una apologia della fede privata di ogni appoggio esteriore. Il fedele non deve vedere i segni come fatti storici ma come una rappresentazione simbolica che serve a far comprendere l’efficacia della croce. Allora la resurrezione non c’è! Ma un’altra lettura sbagliata è anche quella che traduce: «Beati coloro che senza aver visto crederanno». Non è corretto tradurre con un futuro. Ci sono due verbi all’aoristo, e in tutti gli altri casi di aoristo utilizzati da Giovanni questi hanno valore di anteriorità. Gesù si riferisce quindi al passato ed è questa la ripresa di quanto è accaduto all’inizio del capitolo, cioè il fatto che i discepoli hanno cominciato a credere già sui segni e poi anche sulla testimonianza degli altri senza avere visto il risorto. [...]

Per approfondire 2e2mot5 dans Diego Manetti Non è la richiesta di una fede cieca

Per approfondire 2e2mot5 dans Diego Manetti Guardare per credere

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Santa Teresina e la Vergine del sorriso

Spesso si dice che santa Teresa del Bambin Gesù non ebbe mai segni, nulla di straordinario, nella sua vita… in realtà non è vero. Dio da a ogni anima dei segni… chi fa un sogno, chi vede gli occhi di un immagine muoversi e così via… i segni sono importanti, come afferma anche padre De la Potterie.

Teresa di Lisieux, gravemente ammalata, tanto da far temere per la sua vita, fu miracolosamente guarita il 13 maggio 1883, domenica di Pentecoste, dall’intervento della Santissima Vergine.

Teresina vide la statua viva e maternamente sorridente, nello splendore della sua eterna giovinezza. Anche su questa vita eccezionale la Santa Vergine ha posto il sigillo di santità. D’altra parte come avrebbe potuto essere la santa dell’infanzia spirituale senza avere la Madonna come Maestra? E non è forse la Madonna colei che ci dona il Bambino Gesù?

Sunto di una riflessione di padre Livio Fanzaga

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Papa Francesco: Dio ci aiuti a non essere cristiani “sì, ma…”

Posté par atempodiblog le 26 mars 2015

Una dottrina propria

La maggior parte dei cattolici ormai oggi, in totale buona fede, pensando di continuare ad essere cattolici, dicono “mah, si la Chiesa… sono d’accordo su quasi tutto, però su questa cosa per esempio no”, sulla questione dei divorziarti-risposati no, oppure sulla questione dell’aborto no, oppure sulla questione del divorzio no, oppure sulla questione dell’eutanasia no, oppure su tutte queste cose insieme no. Quindi su tutta una serie di questioni i cattolici si fanno una morale, una teologia, una dottrina propria. E’ ovvio che chiunque dissenta in qualche cosa che riguarda la struttura fondamentale della fede, della dottrina… non è più cattolico, però questo sembra  difficile da far capire oggi. Spesso le persone più disorientate dalla ferma dottrina che sta ribadendo Benedetto XVI sono tanti cattolici, i quali non si rendono conto di come un Papa possa dire delle cose che non vanno discusse, vanno imparate. Questo verbo “imparare” piace molto poco.

Alessandro Gnocchi – Radio Maria

Papa Francesco: Dio ci aiuti a non essere cristiani “sì, ma…” dans Fede, morale e teologia 24yoc5i

“Anche noi fra i cristiani, quanti, quanti troviamo anche noi, ci troviamo noi un po’ avvelenati per questo scontento della vita. Sì, davvero, Dio è buono, ma cristiani sì, ma… Cristiani sì, ma… Che non finiscono di aprire il cuore alla salvezza di Dio, sempre chiedono condizioni. ‘Sì, ma così!’. ‘Sì, sì, sì, io voglio essere salvato, ma per questa strada’…  Così il cuore diviene avvelenato”.

[...]

“Tante volte diciamo che siamo nauseati dello stile divino. Non accettare il dono di Dio col suo stile: quello è il peccato quello è il veleno. Quello ci avvelena l’anima, ti toglie la gioia, non ti lascia andare”.

Papa Francesco

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Il senso della Grazia che pervade l’opera di Tolkien

Posté par atempodiblog le 26 mars 2015

Il senso della Grazia che pervade l’opera di Tolkien
Tratto da: Il Timone

Il senso della Grazia che pervade l'opera di Tolkien dans John Ronald Reuel Tolkien 2zf92mb

Michael White, autore di libri di giornalismo scientifico, ha pubblicato anche La vita di J.R.R. Tolkien (trad. it., Bompiani, Milano 2002). White è tutto tranne che un apologeta del cattolicesimo di Tolkien – che presenta costantemente sotto una luce irreale o addirittura come esempio di fanatismo – e decisamente non è un esegeta meticoloso della sua produzione narrativa. Che quindi White sia in grado, del tutto liberamente, di mettere in evidenza quanto segue, costituisce un elemento di valore non secondario. Infatti,

«[...] l’aspetto religioso più curioso del libro [Il Signore degli Anelli] non riguarda tanto gli elementi che concorrono a creare i personaggi chiave, ma una sottile tendenza nascosta implicita nel raccontare la storia, e nella scansione del tempo. Nell’Appendice B del Signore degli Anelli ci viene detto che la Compagnia lascia Granburrone per iniziare la sua missione il 25 dicembre. Il giorno in cui Frodo e Sam riescono a distruggere l’Anello, il giorno in cui viene gettato nella Voragine del Fato e la nuova Era inizia davvero, nel calcolo degli anni di Gondor, è il 25 marzo. Anche se questa data non significa nulla per la maggior parte della gente, nella vecchia tradizione inglese (materia con cui Tolkien aveva molta familiarità), il 25 marzo era la data del primo venerdì santo, la data della crocifissione di Cristo».

Inoltre, «[p]er altre due ragioni il 25 marzo è una data significativa nella tradizione cristiana. È la felix culpa, la data della cacciata di Adamo ed Eva e anche la data dell’Annunciazione e del concepimento di Cristo, esattamente nove mesi prima della sua nascita il 25 dicembre».

Secondo White, ciò significa
«[...] che gli eventi principali nella storia dei come viene distrutto l’Anello e sconfitto Sauron si svolgono nel mitico [sic] periodo fra la nascita di Cristo (il 25 dicembre) e la sua morte (il 25 marzo). Non ci sarebbe ragione di inserirlo nella storia se non come forma di sottile “messaggio nascosto”. Tolkien sta imponendo la sua fede su un mondo pagano, i suoi personaggi svolgono il loro ruolo in un vuoto non cristiano, ma il loro “subcreatore” può farli muovere in una struttura temporale che è cristiana; dopo tutto, ha lui l’ultima parola. Oltre a questo, quello che voleva dire Tolkien quando sosteneva che la sua opera era di natura cristiana, e persino cattolica, era il senso della Grazia che pervade l’opera. I suoi personaggi vivono in un mondo [...] in cui la fede da sola può far accadere le cose. Non è una semplice questione di forza di volontà o di determinazione [...]. E anche se nella narrativa di Tolkien non c’è un cristianesimo specifico, non ci sono Bibbie, crocifissi o altari, “lo spirito cristiano” è dappertutto».

Non scordiamoci questa fondamentale impostazione narrativa di Tolkien quando ne facciamo un fenomeno da baraccone buono per ogni palato. Tolkien, infatti, ci parla costantemente, in maniera immaginifica e bella, dell’unica verità che salva, la verità di Cristo.

Per approfondire ulteriormente la dimensione cattolica dell’opera tolkienana, non scordatevi il dossier pubblicato da 2e2mot5 dans Diego Manetti Il Timone.

2e2mot5 dans Diego Manetti La vita dell’uomo non è una tragedia, ma un felice ritorno a casa

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Festeggiamenti in onore della Beata Vergine Maria al Santuario di Lourdes di Napoli

Posté par atempodiblog le 5 février 2015

SANTUARIO IMMACOLATA DI LOURDES – NAPOLI
Missionari Vincenziani

Gradini San Nicola da Tolentino, 12 al Corso Vittorio Emanuele (Cariati)

Bernadette Soubirous è vissuta 35 anni: ventidue a Lourdes (1844 – 1866), tredici a Nevers (1866 – 1879). Nel 1858, nella Grotta di Massabielle, a Lourdes, la Vergine Maria le appare diciotto volte. La vita di Bernadetta ne fu trasfigurata. La nostra lo sarà, se noi accettiamo come lei di metterci alla scuola di Maria, alla scuola del Vangelo.

Diceva spesso: “Maria SS.ma Immacolata è così bella, che dopo averla vita una volta, non si attende altro che di rivederla in Cielo per sempre”. E andò a vederla, “la sua Madre del Cielo”, il 16 aprile 1879.
Insieme con Bernadette seguendo le sue orme di semplicità, di servizio e soprattutto di preghiera incontreremo in questi giorni Maria “la Signora vestita di bianco”.

Festeggiamenti in onore della Beata Vergine Maria al Santuario di Lourdes di Napoli dans Apparizioni mariane e santuari 2yyzjv8

Festeggiamenti in onore della Beata Vergine Maria di Lourdes

8 – 11 febbraio 2015 / 18 febbraio – 4 marzo 2015

Per approfondire le notizie sul Santuario alla Beata Vergine di Lourdes di Napoli: cliccare 2e2mot5 dans Diego Manetti QUI

PROGRAMMA

8 febbraio (domenica) – Apertura delle Celebrazioni Mariane 
Ore 8:30 Santo Rosario

Ore 10:00 Santa Messa
Ore 17:30 Santo Rosario
Ore 18:00 Pellegrinaggio GMV Montecalvario e Rione Traiano – Santa Messa
Ore 19:00 Processione aux flambeaux

9 febbraio – lunedì
Ore 8:30 Santo Rosario

Ore 9:00 Santa Messa alla Grotta
Ore 17:30 Santo Rosario
Ore 18:00 Pellegrinaggio III Decanato – Concelebrazione Eucaristica presieduta dal Decano Rev.mo don Giuseppe Carmelo
Ore 19:00 Processione aux flambeaux

10 febbraio – martedì
Ore 8:30 Santo Rosario

Ore 9:00 Santa Messa alla Grotta
Ore 18:00 Pellegrinaggio Parrocchia Medaglia Miracolosa Rione Traiano – Celebrazione Eucaristica
Ore 19:00 Processione aux flambeaux

11 febbraio – mercoledì
Ore 8:00 – 9:00 – 10:00 Sante Messe

Ore 11:00 Celebrazione Eucaristica presieduta dal Rev.mo don Antonio Serra, Parroco di Santa Maria Apparente
Ore 12:00 Supplica – Santa Messa presieduta dal Rev. Padre Provinciale dei Missionari Vincenziani p. Giuseppe Guerra C.M.
Ore 15:00 Santo Rosario
Ore 18:00 Solenne Celebrazione Eucaristica presieduta da Sua Ecc. Rev.ma mons. Gennaro Acampa, Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Napoli con la partecipazione della Parrocchia della Concordia
Ore 19:00 Processione aux flambeaux

18 febbraio (mercoledì) – Inizio della quindicina
Ore 8:30  Santo Rosario
Ore 9:00 Santa Messa alla Grotta

1 marzo – domenica
Ore 10:30  Santo Rosario
Ore 11:00 Santa Messa

2 –3 marzo (lunedì – martedì)
Ore 8:30 Santa Rosario
Ore 9:00 Santa Messa
Dalle ore 9:30 alle ore 12:00 Esposizione del Santissimo Sacramento e Adorazione

4 marzo – mercoledì
Chiusura delle Celebrazioni Mariane
Ore 8:30 Santo Rosario

Ore 9:00 Santa Messa
Dalle ore 9:30 alle ore 12:00 Esposizione del Santissimo Sacramento e Adorazione
Ore 17:00 Santo Rosario
Ore 18:00 Pellegrinaggio Parrocchia Immacolata Concezione Portici
Celebrazione Eucaristica presieduta dal Rev.mo don Antonio Serra, Parroco di Santa Maria Apparente e processione del Santissimo Sacramento

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Giornata antitratta. Le religiose: lotta forte per la dignità

Posté par atempodiblog le 5 février 2015

Giornata antitratta. Le religiose: lotta forte per la dignità
Sarà l’8 febbraio, in occasione della ricorrenza di Santa Bakhita, che si celebrerà la prima giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta delle persone, fortemente voluta da Papa Francesco, e promossa dalle Unioni internazionali femminili e maschili dei superiori e superiore generali. La presentazione stamattina in Sala Stampa vaticana, alla presenza dei cardinali presidenti dei dicasteri coinvolti: Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, e il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Con loro le vere protagoniste della lotta alla tratta, le suore missionarie di “Thalita Kum”, la rete internazionale della vita consacrata contro la tratta delle persone.
di Francesca Sabatinelli – Radio Vaticana

Giornata antitratta. Le religiose: lotta forte per la dignità dans Articoli di Giornali e News w87yg9

Si accenderà una luce contro la tratta l’8 febbraio, giornata in cui si ricorda la santa sudanese Bakhita, passata dalla schiavitù alla libertà di poter scegliere poi la vita consacrata, una figura che fa riflettere su questa piaga che oggigiorno rende schiave nel mondo milioni di persone, donne, bambini e uomini. La tratta di esseri umani – hanno ripetuto le suore in Sala Stampa, coloro che più di ogni altro sono impegnate al fianco di chi la subisce – “ferisce la dignità di tutte le persone, sfigura il volto umano delle vittime e lacera vite e storie di vita individuale e familiare”. L’8 febbraio sarà una giornata anche per spezzare la paura, l’ignoranza, la negazione e l’indifferenza, silenziose complici di quell’orribile fenomeno che è la tratta. Suor Valeria Gandini, missionaria comboniana, da diversi anni vive a Palermo. Conosce da vicino il dramma dell’immigrazione e delle diverse forme di tratta. Sua, una delle toccanti testimonianze in sala stampa:

Prostitute bambine
“Ultimamente, le ragazze sulla strada sono aumentate e sono sempre più giovani. Spesso si tratta di ragazze arrivate con i barconi. Succede anche che nei centri di accoglienza alcuni gruppi lavorano sulle ragazzine più giovani per avviarle sulla strada. Le incontriamo in città e ci raccontano di provenire da centri di accoglienza di varie parti della Sicilia. Cosa ci dicono, queste donne-bambine? Nude sulle nostre strade, a tutte le ore? Cosa ci dicono? Che nome dare ai “clienti” che sono i nostri nonni, mariti, fidanzati, figli, fratelli?”

I clienti, quindi spiega suor Gandini, hanno una grande responsabilità, perché sono i primi sfruttatori delle ragazze, “sono coloro che pagano il sesso, ma i soldi passano alla organizzazione criminale che sta dietro”:

Mercanti di schiave “intoccabili”
“Noi che andiamo sulla strada, li vediamo. Ci sono dentro tutti, no? C’è una mancanza di responsabilità! Giocano, si sfogano e poi tornano. Però, io lo dico sempre: un uomo che ha bisogno di comprare sesso, non è un vero uomo. Io dico che anche loro sono schiavi: sono schiavi del sesso e non si accorgono che diventano i primi sfruttatori delle ragazze. Ecco: mi fanno paura, i clienti. E poi i mercanti, questi sfruttatori che sono ancora liberi battitori! Loro sono le persone che sono in regola e non vengono arrestati. Noi li conosciamo e la polizia li conosce, però aspetta che la ragazza, la vittima, sporga denuncia. Ma loro hanno problemi grossi e non possono denunciare, perché hanno paura per la loro famiglia, del ricatto fatto nei riguardi della loro famiglia”.

Poi, ripete le cifre fornite dall’Oim, l’Organizzazione internazionale delle migrazioni, che denuncia un aumento del 335% del numero delle donne nigeriane arrivate: 1.454 contro le 433 del 2013. Nel mondo sono oltre venti milioni le vittime di tratta, ogni anno circa 2,5 milioni di persone cadono preda del traffico e della riduzione in schiavitù, il 70% dei quali donne e bambini:

Lottiamo per la dignità
“We are here because we want to encourage all people of good will…”
Siamo qui per incoraggiare tutte le persone di buona volontà a unire le forze per fermare questo terribile fenomeno globale, ha detto suor Carmen Sammut, presidente dell’Unione Internazionale delle Superiore Generali. Ogni anno migliaia di bambini, donne e uomini sono venduti come schiavi, per il  lavoro forzato, la prostituzione, il traffico di organi. Lottiamo con tutte le forze, chiede suor Sammut, in nome dei diritti e della dignità di ogni persona. Accendiamo il mondo contro la tratta di esseri umani, diamo la voce ai milioni di fratelli e sorelle che sono senza voce.

Leggi più efficaci
L’appello è quindi a combattere per garantire istruzione a tutti, per sconfiggere la povertà, perché proteggere le vittime non è sufficiente senza il coraggio e la determinazione per persuadere gli Stati a varare leggi efficaci al contrasto del traffico e per fermare le organizzazioni criminali. In preparazione all’8 febbraio, quindi in tanti Paesi si prepareranno veglie di preghiera, come quella che a Roma si svolgerà il 6, nella Basilica dei Santi Apostoli. Inoltre, chiunque attraverso il sito www.slavesnomore.it potrà prendere parte attiva all’iniziativa accendendo una luce e inviando storie di speranza.

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Novena alla Madonna di Lourdes (da recitarsi dal 2 al 10 febbraio)

Posté par atempodiblog le 1 février 2015

Novena alla Madonna di Lourdes (da recitarsi dal 2 al 10 febbraio) dans Lourdes Maria-della-Piccola-Lourdes

O Vergine Immacolata, Madre di Misericordia, salute degli infermi, rifugio dei peccatori, consolatrice degli afflitti, tu conosci i miei bisogni e le mie sofferenze; degnati di volgere su di me uno sguardo propizio a mio sollievo e conforto. Con l’apparire nella grotta di Lourdes hai voluto che essa divenisse un luogo privilegiato, da dove diffondere le tue grazie, e già molti infelici vi hanno trovato il rimedio alle loro infermità spirituali e corporali. Anch’io vengo pieno di fiducia a implorare i tuoi materni favori; esaudisci, o tenera Madre, la mia umile preghiera e, colmato dei tuoi benefici, mi sforzerò di imitare le tue virtù, per partecipare un giorno alla tua gloria in Paradiso. Amen.

3 Ave Maria.

Nostra Signora di Lourdes, prega per noi.

Sia benedetta la santa e immacolata Concezione della beatissima Vergine Maria, Madre di Dio.

Tratto da: Lourdes-France.net

Divisore dans San Francesco di Sales

Cliccare per leggere Freccia dans Viaggi & Vacanze Le prove di Bernadette

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La «notte illuminata da una luce sconosciuta»

Posté par atempodiblog le 26 janvier 2015

Fatima. Il presagio sulla guerra
Così Speer raccontò la «notte illuminata»
di Michele Brambilla – Corriere della Sera (22/05/2000)

La «notte illuminata da una luce sconosciuta» dans Articoli di Giornali e News 2467swh

«Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che quello è il grande segno che Dio vi dà prima di punire il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra…». Così si legge nella seconda parte del messaggio che suor Lucia dos Santos dice di aver ricevuto dalla Madonna il 13 luglio 1917 a Fatima. La punizione annunciata è la seconda guerra mondiale, e coloro che hanno indagato il «caso Fatima» hanno quasi sempre identificato la «notte illuminata da una luce sconosciuta» con quella tra il 24 e il 25 gennaio 1938, quando il cielo di tutta Europa fu illuminato da un’ eccezionale aurora boreale: meno di due mesi dopo, Hitler avrebbe invaso l’ Austria.

Questa interpretazione dei «fatimologi» è rafforzata dal fatto che nella profezia si sostiene anche che la seconda guerra mondiale sarebbe cominciata «durante il pontificato di Pio XI», quindi non nel 1939. Ma se questa è l’interpretazione «ufficiale», c’è però un fatto che – pur mantenendo, ovviamente, la prudenza dovuta quando si parla di profezie – desta perlomeno curiosità. Nelle sue «Memorie del Terzo Reich», Albert Speer – architetto del nazismo e ministro degli armamenti dal ’42 – così racconta cosa accadde la notte del 22 agosto 1939, poche ore dopo che Goebbels aveva annunciato la firma del patto di non aggressione con l’ Unione Sovietica: «Quella notte ci intrattenemmo con Hitler sulla terrazza del Berghof ad ammirare un raro fenomeno celeste: per circa un’ora, un’intensa aurora boreale illuminò di luce rossa il leggendario Untersberg che ci stava di fronte, mentre la volta del cielo era una tavolozza di tutti i colori dell’ arcobaleno. L’ ultimo atto del ‘Crepuscolo degli dei’ non avrebbe potuto essere messo in scena in modo più efficace. Anche i nostri volti e le nostre mani erano tinti di un rosso innaturale. Lo spettacolo produsse nelle nostre menti una profonda inquietudine. Di colpo, rivolto a uno dei suoi consiglieri militari, Hitler disse: “Fa pensare a molto sangue. Questa volta non potremo fare a meno di usare la forza”».

Il giorno dopo, sul Völkischer Beobachter si leggeva: «Martedì mattina (22 agosto) alle ore 2.45 l’ osservatorio astronomico del Sonnenberg ha notato una gran luce nel cielo settentrionale». All’ alba del 1° settembre, 60 divisioni tedesche entravano in Polonia.

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L’aurora boreale del 25 gennaio 1938
di don Aldo Galli

Lucia ritenne che la straordinaria “aurora boreale” avvenuta nella notte del 25 gennaio 1938 (la “notte illuminata da una luce sconosciuta” descritta dalla Vergine) era il segno di Dio per l’inizio della guerra. In realtà tale fenomeno, descritto come “aurora boreale”, si manifestò come  una strana colorazione del cielo, che divenne – secondo le testimonianze – di color rosso fuoco, come un enorme bagliore di fuoco che si alzava verso il cielo.

Questo fenomeno fu visibile anche in Italia nella notte tra il 25 e il 26 gennaio del 1938 (dalle ore 20,45 all’1,15 con brevi intervalli), evento rarissimo alle latitudini dell’Europa meridionale. In Italia fu soprattutto visibile in Piemonte e si vide addirittura sino a Napoli e tutta la stampa dell’epoca ne parlò. Come sappiamo la seconda guerra mondiale scoppiò l’1/9/1939 a seguito dell’invasione della Polonia da parte della Germania, anche se nel suo discorso al Reichstag del 30/1/1939 Hitler dichiarò di aver deciso l’invasione dell’Austria (l’Anschluss) proprio nel gennaio 1938.

Per approfondire:

2e2mot5 dans Diego Manetti La Madonna a Fatima predisse un grande segno nel cielo prima della II° guerra mondiale
2e2mot5 dans Diego Manetti Quando Hitler vide un segno nel cielo

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Sposalizio della Santa Vergine con Giuseppe (23 gennaio)

Posté par atempodiblog le 23 janvier 2015

Sposalizio della Santa Vergine con Giuseppe (23 gennaio) dans Maria Valtorta zjcojk2prebso dans San Giuseppe
Sposalizio di Maria, fontana di Hohen Markt (Vienna), di Antonio Corradini

Dice Gesù a Maria Valtorta (05/09/1944):

«Che dice il libro della Sapienza cantando le lodi di essa? Nella sapienza è infatti lo spirito d’intelligenza, santo, unico, molteplice, sottile”. E continua enumerandone le doti, terminando il periodo con le parole: …che tutto può, tutto prevede, che comprende tutti gli spiriti, intelligente, puro, sottile. La sapienza penetra con la sua purezza, è vapore della virtù di Dio… per questo nulla in lei vi è d’impuro… immagine della bontà di Dio. Pur essendo unica può tutto, immutabile come è rinnovella ogni cosa, si comunica alle anime sante e forma gli amici di Dio e i profeti”. (Sap. 7, 22-27)

Tu hai visto come Giuseppe, non per cultura umana ma per istruzione soprannaturale, sappia leggere nel libro sigillato della Vergine intemerata, e come rasenti le profetiche verità col suo vedere” un mistero soprumano là dove gli altri vedevano unicamente una grande virtù. Impregnato di questa sapienza, che è vapore della virtù di Dio e certa emanazione dell’Onnipotente, si dirige con spirito sicuro nel mare di questo mistero di grazia che è Maria, si intona con Lei con spirituali contatti in cui, più che le labbra, sono i due spiriti che si parlano nel sacro silenzio delle anime, dove ode voci unicamente Dio e le percepiscono coloro che a Dio sono grati, perché servi a Lui fedeli e di Lui pieni.

La sapienza del Giusto, che aumenta per l’unione e vicinanza con la Tutta Grazia, lo prepara a penetrare nei segreti più alti di Dio e a poterli tutelare e difendere da insidie d’uomo e di demone. E intanto lo rinnovella. Del giusto fa un santo, del santo il custode della Sposa e del Figlio di Dio.

Senza sollevare il sigillo di Dio, egli, il casto, che ora porta la sua castità ad eroismo angelico, può leggere la parola di fuoco scritta sul diamante virginale dal dito di Dio, e vi legge quello che la sua prudenza non dice, ma che è ben più grande di quel che lesse Mosè sulle tavole di pietra. E, perché occhio profano non sfiori il Mistero, egli si pone, sigillo sul sigillo, arcangelo di fuoco sulla soglia del Paradiso, entro il quale l’Eterno prende le sue delizie passeggiando al rezzo della sera” e parlando con Quella che è il suo amore, bosco di gigli in fiore, aura profumata di aromi, venticello di freschezza mattutina, vaga stella, delizia di Dio. La nuova Eva è lì, davanti a lui, non osso delle sue ossa né carne della sua carne, ma compagna della sua vita, Arca viva di Dio, che egli riceve in tutela e che a Dio egli deve rendere pura come l’ha ricevuta.

“Sposa a Dio” era scritto in quel libro mistico dalle pagine immacolate… E quando il sospetto, nell’ora della prova, gli fischiò il suo tormento, egli, come uomo e come servo di Dio, soffrì, come nessuno, per il sospettato sacrilegio. Ma questa fu la prova futura. Ora, in questo tempo di grazia, egli vede e mette sé al servizio più vero di Dio. Dopo verrà la bufera della prova, come per tutti i santi, per esser provati e resi coadiutori di Dio.

Cosa si legge nel Levitico (Lev, 16, 2-4)? Dì ad Aronne tuo fratello di non entrare in ogni tempo nel santuario che è dietro al Velo dinanzi al propiziatorio che copre l’Arca, per non morire – ché Io apparirò nella nuvola sopra l’oracolo, se prima non avrà fatto queste cose: offrirà un vitello per il peccato e un montone in olocausto, indosserà la tunica di lino e con brache di lino coprirà la sua nudità”.

E veramente Giuseppe entra, quando Dio vuole e quanto Dio vuole, nel santuario di Dio, oltre il velo che cela l’Arca sulla quale si libra lo Spirito di Dio, e offre sé e offrirà l’Agnello, olocausto per il peccato del mondo e l’espiazione di esso peccato. E questo fa, vestito di lino e con mortificate le membra virili per abolirne il senso, che una volta, al principio dei tempi, ha trionfato ledendo il diritto di Dio sull’uomo, e che ora sarà conculcato nel Figlio, nella Madre e nel padre putativo, per tornare gli uomini alla Grazia e rendere a Dio il suo diritto sull’uomo. Fa questo con la sua castità perpetua.

Non vi era Giuseppe sul Golgota? Vi pare non sia fra i corredentori? In verità vi dico che egli ne fu il primo e che grande è perciò agli occhi di Dio. Grande per il sacrificio, la pazienza, la costanza e la fede. Quale fede più grande di questa, che credette senza aver visto i miracoli del Messia?

Sia lode al mio padre putativo, esempio a voi di ciò che in voi più manca: purezza, fedeltà e perfetto amore. Al magnifico lettore del Libro sigillato, istruito dalla Sapienza a saper comprendere i misteri della Grazia ed eletto a tutelare la Salvezza del mondo contro le insidie di ogni nemico».

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Voltaire, padre (illegittimo) della tolleranza

Posté par atempodiblog le 23 janvier 2015

Dobbiamo screditare gli autori (che non la pensano come noi); dobbiamo abilmente infangare la loro condotta, trascinarli davanti al pubblico come persone viziose. [...] Se ci mancano i fatti, dobbiamo farne supporre l’esistenza fingendo di tacere parte delle loro colpe. Tutto è permesso contro di essi”. (frase di Voltaire, tratta da ‘La rivoluzione francese’ di Pierre Gaxotte, Mondadori, Milano 1989, p.63)
Per approfondire 2e2mot5 dans Diego Manetti Il Voltaire sconosciuto

Voltaire, padre (illegittimo) della tolleranza dans Articoli di Giornali e News 2qdvhn6
Immagini tratte dalle slide “Il mito di Voltaire” del prof. Mauro Mosconi

Eugenio Scalfari e Michela Marzano, domenica scorsa, si sono lanciati in un’apologia di François-Marie Arouet (1694–1778), più noto come Voltaire, il primo presentandolo fra i massimi «campioni di libertà», la seconda sottolineando come costui, nella sua opera, faccia «non solo l’elogio della ragione, ma anche della dolcezza» (La Repubblica, 19/1/2015, p.47). Peccato che entrambi, forse abbagliati dall’entusiasmo, abbiano omesso ai loro lettori dettagli, se così si può dire, che se non demoliscono quanto meno ridimensionano la statura del loro amato filosofo. Tanto per cominciare, avrebbero potuto spiegare che l’Autore del celebre Traité sur la tolérance (1763), contrariamente a quanto i più pensano, non disse mai quel «non condivido le tue idee, ma mi batterò fino alla morte affinché tu possa esprimerle», frase che invece dobbiamo alla scrittrice britannica Evelyn Beatrice Hall (1868–1956).

La sua stessa esistenza non fu così esemplare come uno, leggendo Scalfari e Marzano, si immaginerebbe: Voltaire amava il gioco d’azzardo, lucrosi affari fra i quali il prestito (a tassi stellari) e investimenti in azioni nella Compagnia delle Indie, che si occupava di compravendita di schiavi. Nulla di che stupirsi: il Nostro detestava gli zingari – «un ammasso disprezzabile di gente sconosciuta» – gli ebrei – «non crederemmo che un popolo tanto abominevole abbia potuto esistere sulla terra» – e, soprattutto, gli uomini di colore, che considerava null’altro che animali: «L’uomo nero è un animale che ha lana sulla testa, cammina su due zampe, è quasi tanto pratico quanto una scimmia, è meno forte che gli altri animali della sua taglia, possiede un poco più di idee ed è dotato di maggior facilità di espressione» (Trattato di Metafisica, 1978, p. 63).

Tutto questo suonerà probabilmente nuovo, forse incredibile, per i lettori di Repubblica. Ma è la pura realtà storica, come gli studiosi sanno bene, a partire da Carlo Ginzburg, il quale, pur sottolineando che Voltaire «non aderì mai pienamente al razzismo in senso stretto», ammette senza mezzi termini, fra le altre cose, come costui fosse «senza dubbio un razzista in senso lato» (Il filo e le tracce, Feltrinelli 2006, p.123).

Si dice questo, si badi, non già per ridimensionare, anzi per esaltare il valore della tolleranza. Che, proprio perché importante ai fini della convivenza civile, meriterebbe testimoni, ecco, un tantino più credibili di quello che Scalfari e Marzano con troppa superficialità osannano nella segreta speranza che in nessuno dei loro lettori si accenda mai la curiosità di andare a verificare l’effettiva fondatezza storica dei loro sperticati ed incauti elogi.

di Giuliano Guzzo

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L’apparizione della Madonna nella Chiesa di Sant’Andrea delle Fratte (Roma, 20 gennaio 1842)

Posté par atempodiblog le 20 janvier 2015

Il raggio che unisce Parigi a Roma nella Chiesa di Sant’Andrea delle Fratte porta il nome di Alfonso Ratisbonne
L’apparizione della Madonna nella Chiesa di Sant’Andrea delle Fratte (Roma, 20 gennaio 1842)

L’apparizione della Madonna nella Chiesa di Sant’Andrea delle Fratte (Roma, 20 gennaio 1842) dans Alfonso Maria Ratisbonne Alfonso-Ratisbonne

Un candore divino, che prima abbaglia e poi attira nelle trame dolcissime della sua purezza. La Madonna del Miracolo raffigurata nella Chiesa di Sant’Andrea delle Fratte, a Roma, appare così, come l’emblema di un’arte che trasuda grazia, tanto che, anche per chi non crede, sarà difficile restare indifferente davanti a tale bellezza. In pieno centro storico, a due passi da Via Veneto, la Basilica e Santuario mariano di Sant’Andrea delle Fratte è da secoli meta di devoti e turisti, i primi attratti dalla fama della “Lourdes romana”, come la definì Papa Benedetto XV, i secondi, credenti o meno, affascinati dalla sua preziosità barocca. Cupola e campanile sono opera del Borromini, mentre all’interno, ai lati dell’Altare maggiore, si stagliano maestosi i due angeli in marmo che Bernini realizzò per Ponte Sant’Angelo, ma che Papa Clemente IX preferì non esporre alle intemperie.

Il 27 novembre si festeggia la Beata Vergine della Medaglia Miracolosa, un culto che nasce nel cuore di Parigi, per diffondersi in tutto il mondo, ma che con Sant’Andrea delle Fratte ha un legame tutto speciale. Prima di scoprirlo, è necessario ricordare cosa accadde il 27 novembre 1830 in Rue du Bac, una via non molto distante dal Louvre. In questa data la Madonna apparve a Santa Caterina Labouré, suora delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, per affidarle il compito di realizzare e diffondere la Medaglia Miracolosa. Nella visione, i piedi di Maria erano poggiati sul globo terrestre e schiacciavano la testa a un serpente. Le dita delle mani erano ricoperte di anelli, ornati di gemme preziose di varie misure dalle quali si sprigionavano, verso il basso, raggi luminosi di diversa intensità, a seconda della dimensione delle pietre. I raggi, disse la Madonna, erano il simbolo delle Grazie da Lei sparse su quanti gliene domandavano.

La suora vide poi formarsi intorno a Maria un quadro ovale, mentre dalla Sua mano destra a quella sinistra apparve, in semicerchio, la scritta: “O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi”. Era la rivelazione dell’immagine frontale della Medaglia Miracolosa. Una voce disse alla Santa: “Fate coniare una medaglia su questo modello; tutte le persone che la porteranno, riceveranno grandi grazie specialmente portandola al collo; le grazie saranno abbondanti per le persone che la porteranno con fiducia…”. Santa Caterina vide anche il rovescio della medaglia, circondata da una corona di dodici stelle che ricordano il passo dell’Apocalisse: “Una donna vestita di sole, con la luna sotto i piedi e una corona di dodici stelle sul capo” (Ap, 12, 1). È la corona della Madre di Dio che, come regina del Cielo e della Terra, ha potere sulla creazione e tutto ottiene da Dio. Al centro vi erano la lettera “M”, monogramma di Maria, sormontata da una croce con la lettera “I”, monogramma di Gesù. Al di sotto, i Sacri Cuori di Gesù e della Madonna, l’uno circondato da una corona di spine, l’altro trafitto da una spada. Dopo alcune difficoltà, la medaglia venne realizzata da un orafo e, in pochi anni, guarigioni e conversioni furono così tante, che fu necessario coniarne milioni di copie. Oggi, al numero civico 140 di Rue du Bac, sorge un santuario con la Cappella della Medaglia Miracolosa, che ogni anno attira pellegrini in cerca di grazie.

Il raggio che unisce Parigi a Roma nella Chiesa di Sant’Andrea delle Fratte porta il nome di Alfonso Ratisbonne, un giovane ebreo che il 20 gennaio 1842 ricevette, proprio in questo santuario, la grazia della conversione. Alfonso, che apparteneva a una ricca famiglia di banchieri, non aveva mai praticato la religione ed era dedito soltanto ai piaceri della vita. Nel corso di un viaggio che l’avrebbe portato sino a Costantinopoli, fu costretto, da una serie di imprevisti, a fermarsi a Roma, città che non avrebbe mai voluto visitare perché cuore del cattolicesimo e sede del papa. Per un semplice atto di cortesia verso il barone Teodoro de Bussière, amico del fratello maggiore (anni prima convertitosi al cattolicesimo), accettò di portare al collo la Medaglia Miracolosa e di recitare la preghiera di San Bernardo: “Ricordati piissima Vergine”.

Il 20 gennaio 1842 Ratisbonne accompagnò Teodoro nella Chiesa di Sant’Andrea delle Fratte e, mentre l’amico era a colloquio con il parroco, decise di visitarla. Terminato l’incontro con il prete, Teodoro ritrovò Alfonso inginocchiato e in lacrime davanti alla cappella di San Michele. Stringendo tra le mani la Medaglia Miracolosa, in seguito raccontò di essere stato attratto da una luce sfolgorante e di aver visto la Vergine Maria, così com’è nella medaglietta, in piedi sull’altare della cappella. Nonostante la Madonna non gli avesse detto nulla, Alfonso comprese l’orrore della sua vita di peccato e capì anche la bellezza della religione cattolica. Il 31 gennaio, nella Chiesa del Gesù, fece abiura pubblica e ricevette il battesimo, prendendo anche il nome Maria. Divenne gesuita e lavorò insieme al fratello maggiore, fondatore della Congregazione di Nostra Signora di Sion a Gerusalemme.

Nel 1848 l’altare dell’apparizione, dedicato a San Michele, venne consacrato alla Beata Vergine Maria, in ricordo della Medaglia Miracolosa che Ratisbonne indossava al momento della conversione. Tra i santi e beati che hanno pregato davanti al dipinto della Madonna del Miracolo: san Giovanni Bosco, santa Teresina di Gesù Bambino, san Luigi Orione, san Massimiliano Kolbe.

Ricorda
Il beato Giovanni Paolo II, in visita pastorale nel 1982, disse:

“Spalancate le porte del vostro cuore al Signore. Non temete. L’amore di Dio non ci carica di pesi che non siamo in grado di portare. Egli offre l’aiuto necessario. Poi c’è Maria, che come dice sant’Alberto Magno, distribuisce a tutti, tutti i beni”.

di Laura Guadalupi – Zenit

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Le bestemmie fanno felice Satana

Posté par atempodiblog le 19 janvier 2015

Le bestemmie fanno felice Satana
Viviamo in un mondo rovesciato, dove il bene si confonde con il male. Ma il futuro è nelle nostre mani e siamo ancora in tempo per cambiare
di Carlo Climati – Zenit
Tratto da: Ascolta tua Madre

Le bestemmie fanno felice Satana dans Anticristo 71n582

Che cosa sta succedendo in questo nostro pazzo mondo? Nel nome di una presunta “libertà d’espressione” si diffondono sempre di più riviste, giornali, vignette, spettacoli, canzoni, siti internet con contenuti apertamente blasfemi.

La bestemmia sembra essere di moda. Chi la usa ne va fiero. La sventola come il vessillo di chissà quale conquista sociale, gridandola, scrivendola o disegnandola il più possibile.

Ma è lecito offendere i sentimenti delle persone con immagini disgustose ed aggressive? La bestemmia, nelle sue forme più varie, può essere difesa con la scusa di tutelare il diritto alla libertà d’espressione?

La risposta a questa domanda è semplice. Una bestemmia non potrà mai essere un segno di libertà espressione, ma soltanto una prova di mancanza di rispetto e di buona educazione.

Uno dei simboli preferiti dei satanisti è la croce rovesciata, che spesso vediamo dipinta sui muri o sulle copertine di certi dischi di musica blasfema.

Quella croce capovolta rappresenta il tentativo di Satana di farci vivere in un mondo al contrario, dove il male diventa bene e viceversa. Un mondo in cui la bestemmia può trasformarsi in una specie di “opera d’arte”, da esibire con orgoglio.

La glorificazione della bestemmia è, in qualche modo, la metafora di tutti gli orrori che sono stati ammessi nel mondo rovesciato in cui viviamo: bambini uccisi prima di nascere, malati abbandonati ad un’eutanasia silenziosa, donne-schiave costrette ad affittare la gravidanza per soddisfare l’egoismo di chi non può avere figli, prostituzione incoraggiata e pubblicizzata, distruzione della famiglia, eugenetica, gioco d’azzardo, droga libera…

La lista degli orrori che sono diventati “diritti” potrebbe continuare all’infinito. Che cosa sarà scritto, un giorno, sui libri di scuola, quando si racconterà la storia dei nostri tempi? Si dirà che, agli inizi del terzo millennio, l’essere umano aveva raggiunto il livello più basso di tutta la sua esistenza.

Il male è sempre esistito nella storia dell’uomo. Satana è sempre stato molto attivo e scatenato. Oggi, come ieri, continuano ad esistere tutti gli orrori di sempre: guerra, fame, povertà, dominio dei forti sui più deboli…

Ma a tutti questi orrori se n’è aggiunto uno nuovo, che a Satana piace moltissimo: l’incapacità di distinguere il bene dal male.

Le coscienze di molti esseri umani sono deformate dal relativismo morale imperante. E così, nessuno si sente più responsabile delle proprie azioni.

“Che male c’è?”, sentiamo dire spesso. Con questa frase si giustificano cose che dovrebbero essere considerate disgustose, ma che ormai fanno parte del comportamento comune.

Ogni volta che qualcuno pronuncia la frase “Che male c’è?” Satana è felice. Si fa una grande risata e festeggia la sua vittoria sulla coscienza umana. Una vittoria che la libertà di bestemmia rappresenta alla perfezione.

Ma un vecchio proverbio dice “Ride bene chi ride ultimo”. Le vittorie di Satana su questa terra sono illusorie e provvisorie. Sta a noi fargli strozzare questa risata in gola, dicendo “no” agli inganni del nostro tempo e alla non-cultura del relativismo morale imperante.

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15 gennaio: la Vergine dei Poveri di Banneux

Posté par atempodiblog le 15 janvier 2015

15 gennaio: la Vergine dei Poveri di Banneux  dans Apparizioni mariane e santuari Banneux

Alcuni anni prima della Seconda Guerra Mondiale, nel 1933, Maria appariva a Banneux come messaggera di pace. Esortava in un certo senso i protagonisti della società a diventare artefici di pace ed educatori dei popoli, invitando ogni uomo a prendersi cura dei propri fratelli, dei più piccoli, di quanti vengono disprezzati e di coloro che soffrono, tutte persone amate da Dio. Spetta a noi ancora oggi pregare affinché «Maria, Mediatrice di grazia, sempre vigile e premurosa verso tutti i suoi figli, ottenga per l’umanità intera il dono prezioso della concordia e della pace» (Messaggio in occasione del cinquantesimo anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale, 8 maggio 1995, n. 16). […]

Le apparizioni di Banneux invitano i cristiani a interrogarsi sul mistero della sofferenza, il cui significato è insito nel mistero della Croce del Signore. Davanti alla sofferenza, che non può essere spiegata dal punto di vista umano, il credente si volge spontaneamente a Dio, che è l’unico a poterlo aiutare a sopportarla e a viverla, e che alimenta la speranza della salvezza e della felicità eterna. In modo particolare, con tenerezza e amore, Dio è presente per ogni persona colpita dalla malattia, in quanto si lascia commuovere da ciò che vive il suo popolo, che Egli ama, e desidera offrirgli sollievo e conforto. «Il Signore disse: ho osservato la miseria del mio popolo, … ho udito il suo grido…; conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo . . . e per farlo uscire da questo paese verso un paese bello e spazioso» (Es 3, 7-8). Come ho detto nella Lettera Apostolica Salvifici doloris, ogni persona che offre la propria sofferenza contribuisce misteriosamente a elevare il mondo a Dio e si associa in modo speciale all’opera della nostra Redenzione (cfr n. 19). Si unisce dunque in maniera particolare a Cristo Salvatore.

Raccomando a Dio anche coloro che, uomini e donne, hanno come missione quella di curare i propri fratelli, di assisterli e di seguirli con compassione nelle loro prove fisiche e morali, così come i membri dei gruppi di cappellania negli ospedali e nelle case di cura, e tutti coloro che visitano i malati e le persone anziane. Seguendo l’esempio dal Buon Samaritano, essi in un certo senso sono la mano amorevole del Signore, tesa verso coloro che soffrono nel corpo e nel cuore; dimostrano loro che nessuna prova può annientare la loro dignità di figli di Dio (cfr Ibidem, nn. 28-30). Che possano proseguire instancabilmente la propria missione, ricordando così al mondo che ogni vita umana, dalla sua origine al suo termine naturale, è preziosa agli occhi di Dio!

di Giovanni Paolo II

Divisore dans San Francesco di Sales

Per approfondire Freccia dans Viaggi & Vacanze Il Belgio negli anni di Hitler: la Madonna a Beauraing e a Banneux

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Il 3 gennaio: “sabato privilegiato” alla Chiesa del Gesù Vecchio di Napoli

Posté par atempodiblog le 28 décembre 2014

La Chiesa del Gesù Vecchio di Napoli e la devozione del “sabato privilegiato” dans Apparizioni mariane e santuari Ges_Vecchio_Napoli

Ogni anno, il primo sabato successivo al 30 dicembre (giorno dell’incoronazione della statua), si celebra il “sabato privilegiato”, in memoria della promessa fatta dall’Immacolata a don Placido: “Beati i sacerdoti che celebreranno al mio altare e i fedeli che vi faranno la Santa Comunione il primo sabato dopo la mia Incoronazione”.

di Luigi Vinciguerra – Radici Cristiane

315fyfr dans Fede, morale e teologia

Per approfondire 2e2mot5 dans Diego Manetti La Chiesa del Gesù Vecchio di Napoli e la devozione del “sabato privilegiato”

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