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Un pio esercizio di memoria

Posté par atempodiblog le 16 janvier 2022

Un pio esercizio di memoria dans Don Giustino Maria Russolillo Preghiera-di-memoria

Vi suggerisco allora un esercizio, che ci può fare molto bene. Proviamo oggi a frugare tra i ricordi alla ricerca dei segni che il Signore ha compiuto nella mia vita. Ognuno dica: nella mia vita, quali segni il Signore ha compiuto? Quali accenni della sua presenza? Segni che ha fatto per mostrarci che ci ama; pensiamo a quel momento difficile in cui Dio mi ha fatto sperimentare il suo amore… E chiediamoci: con quali segni, discreti e premurosi, mi ha fatto sentire la sua tenerezza? Quando io ho sentito più vicino il Signore, quando ho sentito la sua tenerezza, la sua compassione? Ognuno di noi nella sua storia ha di questi momenti. Andiamo a cercare quei segni, facciamo memoria. Come ho scoperto la sua vicinanza? Come in me è rimasta nel cuore una grande gioia? Facciamo rivivere i momenti in cui abbiamo sperimentato la sua presenza e l’intercessione di Maria. Lei, la Madre, che come a Cana è sempre attenta, ci aiuti a fare tesoro dei segni di Dio nella nostra vita.

Papa Francesco (Angelus, Piazza San Pietro, 16 gennaio 2022)

Divisore dans San Francesco di Sales

Lo vuole il Signore un ricordo periodico, perpetuo delle grazie sue maggiori delle grazie sue maggiori fatte all’anima nel corso della vita!

L’ho compreso da molto tempo e non l’ho ancora eseguito! Non temere vanità, Memoria memor ero et tabescet in me anima mea – Ben se ne ricorda e si accascia dentro di me la mia anima.

Beato Giustino Maria della Santissima Trinità Russolillo

Divisore dans San Francesco di Sales

La preghiera di memoria

Si parla poco di una preghiera che è importante: la preghiera di memoria. Io ho imparato ad esercitarla leggendo i salmi perché molti salmi sono una preghiera di memoria, cioè ripercorrono tutto ciò che Dio ha fatto per il popolo di Israele e dicono “eterna è la Sua misericordia”. La preghiera di memoria deve essere praticata anche a livello personale, in che modo? Fissando nella memoria tutti gli eventi di grazia nella nostra vita e magari anche scriverli per non dimenticarli.

Questi momenti di grazia, ogni tanto vanno ripassati, tutti, uno per uno ringraziando Dio. Devono essere conservati nello scrigno del cuore per i momenti difficili, quando magari siamo nelle tenebre e pensiamo che Dio non ci aiuti più, che Dio ci abbia abbandonato, allora in questi casi si va a rivedere tutto ciò che Dio ha fatto e questo riaccende in noi la speranza. Fra questi momenti di grazia c’è quando abbiamo sperimentato la dolcezza di Dio, non dimenticare la delicatezza con la quale Dio si è avvicinato alla tua anima, senza tentare di condizionarla o di sottometterla, conserva il ricordo della tenerezza infinitamente più grande di qualsiasi padre o di qualsiasi madre, sappi che non troverai mai altrove qualcosa di simile, solo Dio sa amare, e quelli che amano lo fanno perché ricevono nel cuore l’amore di Dio. Egli si è avvicinato a te per riempire del Suo amore il tuo cuore, non vi è altra medicina che possa guarire la condizione umana di infelicità.

Caro amico gli uomini, anche i più buoni, giudicano e condannano, anche tu hai sempre fatto così, pronto a vedere la pagliuzza nell’occhio degli altri ma non la trave che ingombra il tuo. Temevi che anche Dio facesse lo stesso, ora scopri, con tua grande gioia che Dio è diverso. Gesù lascia che la donna peccatrice si accovacci dietro ai Suoi piedi e piangendo li bagni di lacrime, poi li asciuga con i suoi capelli, mentre Li ricopre di baci e Li cosparge di profumo, ma il fariseo che Gli sedeva accanto disse fra se “se Costui fosse un profeta, saprebbe di quale genere è la donna che Lo tocca”, Gesù, invece, sapeva bene chi era quella donna come sa chi sei tu, sei una  Sua creatura, creata per il Cielo ma precipitata nell’abisso. Egli è disceso fino in fondo nella nostra abiezione per riportarci alla luce, alla vita e alla speranza. Ora che hai scoperto l’esistenza di un tale amore non hai più nulla da cercare.

Padre Livio Fanzaga

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Una somiglianza che dice tutto

Posté par atempodiblog le 3 janvier 2022

Una somiglianza che dice tutto

Una somiglianza che dice tutto dans Fede, morale e teologia Maria-e-Suo-Figlio

Marija ci ha detto quattro particolari che a me sembrano molto importanti: prima di tutto ha detto di che i capelli di Gesù sono né biondi né neri, a mezza strada, poi ha detto che gli occhi di Gesù sono azzurri come quelli di sua Madre. Sono particolari molto belli, molto interessanti. Ma a mio parere la cosa più bella che ha detto Marija è che i due si assomigliano molto, cioè il volto di Gesù bambino e quello di Sua Madre si assomigliano molto, tanto che la Madonna sembra il prolungamento di Gesù e Gesù sembra il prolungamento di Sua Madre. Questa è una cosa meravigliosa che ha detto Marija, che non so come dire… che dice tutto! Una somiglianza che dice tutto.

Poi la tenerezza con cui la Madonna tiene il Bambino, lo copre col velo, pur facendo vedere la faccina e gli occhi. Tutto questo quadro è circonvulso di una luce così luminosa e così meravigliosa che non si può descrivere, un quadro divino meraviglioso, estasiante. Si capisce perché Marija ho dovuto pressarla, lei è molto riservata quando racconta le sue apparizioni. Ma la cosa unica, a mio parere, è che Gesù Bambino ha dato la benedizione insieme con la Madre: “la benedizione che vi diamo”.

di Padre Livio Fanzaga – Radio Maria

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Vigila sull’inquinamento spirituale quotidiano

Posté par atempodiblog le 3 décembre 2021

Consigli per il cammino spirituale
Vigila sull’inquinamento spirituale quotidiano
di Padre Livio Fanzaga
Tratto da: Blog di p. Livio – Direttore di Radio Maria

Vigila sull’inquinamento spirituale quotidiano dans Fede, morale e teologia Padre-Livio

Caro amico,
giustamente ci esortano a stare attenti al cibo che mangiamo, perché potrebbe farci male e persino rovinare la salute a lungo andare. Questo però non basta per stare bene, perché non siamo animali, ma abbiamo una dimensione spirituale che dobbiamo custodire. Abbiamo una mente da nutrire con la verità, un cuore da preservare dalle passioni, un libero arbitrio da allenare e da rendere capace di scegliere. Tutto questo richiede una disciplina e una vigilanza continue, perché sei circondato da messaggi che ti assediano giorno e notte e che, se non sei forte, prendono il sopravvento.

Devi fare attenzione a ciò che leggi, a ciò che senti, a ciò che vedi, alle persone che frequenti. Basta poco perché i veleni entrino e abbruttiscano la tua anima. La società è organizzata in modo da catturare le persone e non lascia nulla di intentato per attirare la loro attenzione e ottenere il loro consenso. Ognuno di noi è una preda che il mondo vuole sedurre e conquistare. Nell’oscurità sei pedinato dalle serpe astuta che attende il momento propizio per assestare il morso mortale.

Hai notato come il mondo è riuscito a cambiare l’anima dei nostro popoli, che erano cristiani ed evangelizzatori, ma che in poco tempo sono diventati dei pagani? Se vuoi preservare la tua vita dalla catastrofe spirituale, chiedi la grazia del discernimento, in modo che nel tuo intimo entri solo ciò che è vero. bello, buono e santo. Sarai una persona di luce in questo mondo di tenebre.

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Nella festa di Cristo Re/ Un Re dal cuore di carne

Posté par atempodiblog le 20 novembre 2021

Nella festa di Cristo Re/ Un Re dal cuore di carne
di San Josemaría Escrivá de Balaguer
Tratto da: OPUS DEI

Nella festa di Cristo Re/ Un Re dal cuore di carne dans Fede, morale e teologia Cristo-Re-dell-Universo

“Voi tutti, nel considerare la santa Umanità di Nostro Signore, sentite nelle vostre anime una gioia immensa: un Re dal cuore di carne, come il nostro, che pur essendo l’autore dell’universo e di ogni singola creatura, non impone il suo dominio con prepotenza, ma viene come un poverello a chiedere un po’ d’amore, mostrandoci, in silenzio, le sue mani piagate.
E’ Gesù che passa, 179

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La recita del rosario dei sette dolori

Posté par atempodiblog le 6 novembre 2021

La recita del rosario dei sette dolori
di Padre Livio Fanzaga – Radio Maria

“Io non vengo soltanto per Kibeho, non soltanto per la diocesi di Butare, non soltanto per il Rwanda, non soltanto per l’Africa, ma per il mondo intero. Questo mondo è sull’orlo di una catastrofe.
Meditate sulle sofferenze di Nostro Signore Gesù e sul profondo dolore di Sua Madre. Pregate il Rosario, specialmente i Misteri Dolorosi, per ricevere la grazia di pentirvi”. Nostra Signora di Kibeho (Rwanda)

La recita del rosario dei sette dolori dans Apparizioni mariane e santuari Kibeho

Cari amici,
il principale messaggio dato alle veggenti di Kibeho si riferisce alla recita del rosario dei sette dolori. Sette misteri composti ciascuno da sette Ave Maria in cui si considerano i sette dolori principali nella vita della Madonna. Lei la definisce la sua “preghiera preferita”.

L’ ingratitudine degli uomini ferisce il Cuore della Madonna e di suo Figlio, nostro Signore.

I sette dolori dell’Addolorata che compongono la Corona sono quelli che la Chiesa da sempre commemora nella Liturgia e nella pratica:

Primo dolore: Il vecchio Simeone annuncia a Maria che una spada di dolore le trapasserà l’anima;
Secondo: Maria fugge in Egitto con Gesù e Giuseppe;
Terzo: Lo smarrimento di Gesù;
Quarto: Maria incontra suo Figlio carico della Croce;
Quinto: Maria sta presso la Croce del Figlio;
Sesto: Maria riceve il corpo inanimato di suo Figlio;
Settimo: Maria si reca alla tomba di Gesù.

Le apparizioni di Kibeho iniziarono nel 1981, la Madonna si presenta come Madre del Verbo. Gli eventi durano otto anni, dal novembre 1981 sino a novembre 1989, lungo i quali la Madonna consegna i suoi messaggi a tre giovani ragazze: Nathalie (18 anni), Marie Claire (21 anni) e Alphonsine (16 anni).

Uno dei fatti più impressionanti sta in una visione che la Madonna mostra alle ragazze, il 15 agosto 1982. Fiumi di sangue, fuoco ardente, uomini che si uccidono a vicenda e una fossa enorme dove molte persone stanno per precipitare… le ragazze vedono tutto questo mentre Nyina wa Jambo appare loro piangente.

Questo messaggio della Madonna non è rivolto solo al Ruanda, ma all’umanità intera che continua ancora oggi.

“Il mondo va assai male”, dice la Madonna a Nathalie, una delle veggenti, il 15 agosto 1982, “se voi non fate nulla per pentirvi e per rinunciare ai vostri peccati, guai a voi!”. E poi: “Il mondo è in ribellione contro Dio, vi si commettono troppi peccati, non c’è più né amore né pace… Se voi non vi pentite e non convertite i vostri cuori, voi cadrete tutti in un baratro. Io voglio liberarvi dal baratro perché voi non vi cadiate, ma voi rifiutate”. “Verrà il tempo in cui voi desidererete pregare, pentirvi e obbedire, senza più la possibilità di farlo, a meno che non lo cominciate a fare subito adesso, pentendovi e facendo tutto quello che io attendo da voi”. A Kibeho la Madonna mette in guardia contro la perdita della fede e l’apostasia.

Divisore dans San Francesco di Sales

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Anime del Purgatorio…

Posté par atempodiblog le 24 octobre 2021

Anime del Purgatorio... dans Citazioni, frasi e pensieri san-padre-pio

Anime sante, anime del Purgatorio, pregate Iddio per me, ch’io Lo pregherò per voi, affinché vi doni presto la gloria del Paradiso”.

di San Pio da Pietrelcina

Divisore dans San Francesco di Sales

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Freccia dans Viaggi & Vacanze Offertorio del Prez.mo Sangue di N. S. per le anime purganti

Freccia dans Viaggi & Vacanze Novena alle Sante Anime del Purgatorio

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Sant’Antonio Maria Claret e i “Quindici minuti con Gesù”

Posté par atempodiblog le 24 octobre 2021

Sant’Antonio Maria Claret e i “Quindici minuti con Gesù”
Scrittore fecondo e molto devoto dell’Eucaristia, Antonio Maria Claret vedeva in Cristo un Amico, seppur divino. Nel suo dialogo “mistico” intitolato Quindici minuti con Gesù, emerge, in 11 domande, la grande confidenza del santo con il Signore e la fiducia nella Sua onnipotenza.
di Antonio Tarallo – La nuova Bussola Quotidiana

Sant’Antonio Maria Claret e i “Quindici minuti con Gesù” dans Fede, morale e teologia Sant-Antonio-Maria-Claret

“Spirito grande, sorto come per appianare i contrasti: poté essere umile di nascita e glorioso agli occhi del mondo; piccolo nella persona però di anima gigante; modesto nell’apparenza, ma capacissimo d’imporre rispetto anche ai grandi della terra; forte di carattere però con la soave dolcezza di chi sa dell’austerità e della penitenza; sempre alla presenza di Dio, anche in mezzo ad una prodigiosa attività esteriore; calunniato e ammirato, festeggiato e perseguitato. E tra tante meraviglie, quale luce soave che tutto illumina, la sua devozione alla Madre di Dio”. Sono parole di Pio XII al momento della canonizzazione, nel maggio 1950, di Antonio Maria Claret.

Come si comprende dalle parole di Pio XII, Antonio Maria Claret è un personaggio difficile da descrivere perché ha toccato, nella sua ricca vita sacerdotale, una molteplicità di aspetti che ne fanno un monumento della storia della Chiesa. Scrittore fecondo, mistico, devotissimo dell’Eucaristia e apostolo del Cuore di Maria.

Nell’Eucarestia sant’Antonio Maria Claret trova una culla dei suoi pensieri, delle sue preghiere, del suo sentimento verso i poveri e i sofferenti. La preghiera, mirabile strumento di dialogo continuo con Dio. Preghiera e scrittura, vivacità di pensiero e di azione. In lui si fondono i due elementi in un equilibrio del tutto particolare. L’azione è per lui delineata, soprattutto, in una parola: carità. Una carità del tutto paolina. Basterebbe ricordare il suo stemma episcopale che reca la frase “L’amore del Cristo ci spinge”, tratta dalla Seconda Lettera ai Corinti. Questa è la sintesi estrema della sua spiritualità profondamente apostolica. Lo scriverà bene nella sua Autobiografia: “Lo dico e lo ripeto: la virtù di cui ha maggiormente bisogno il missionario è l’amore. Il missionario deve amare Dio, Gesù Cristo, la Madonna e i fratelli. Mancando di amore, egli vanifica tutte le sue qualità; ma se l’amore informa la sua vita, il missionario ha tutto”. Dunque, al Cristo povero, mansueto e umile di cuore, saranno rivolti i suoi pensieri.

Chi vedeva in Cristo, sant’Antonio Maria Claret? Chi era, per lui, il Figlio dell’Uomo? Alla domanda si potrebbe rispondere con un solo termine, profondo, che reca in sé una diversità di sentimenti di non poco conto: Cristo è, per il santo, un Amico. Con la “A” maiuscola, s’intende. Con Lui parla, con Lui prega, con Lui si interroga e Lo interroga sulla sua missione apostolica. È bello questo rapporto perché rende Cristo – seppur Re dei re, seppur di natura divina, come direbbe sempre il suo amato Paolo di Tarso – profondamente umano. E, allora, leggere la sua preghiera-dialogo dal titolo Quindici minuti con Cristo non ci scandalizza per la sua confidenzialità con il Re Gesù.

Il tono che usa il santo per scrivere questo dialogo “mistico” (così potrebbe essere definito) ci dà l’indice dell’intero testo. Già l’incipit ci dice tutto: “Non è necessario, figlio mio, sapere molto per farmi piacere. Basta che tu abbia fede e che ami con fervore. Se vuoi farmi piacere ancora di più, confida in me di più, se vuoi farmi piacere immensamente, confida in me immensamente. Allora parlami come parleresti con il più intimo dei tuoi amici, come parleresti con tua madre o tuo fratello”. Ciò che Gesù chiede è semplice: amarlo. E avere fede in Lui. Come è possibile notare, il tema dell’Amore ritorna in questo scritto così profondo, ma di una semplicità assoluta, disarmante. Ricambiare Cristo con l’Amore per ciò che ci dona – che poi non può che non essere Amore – è fondamentale per instaurare un rapporto dialogico con Lui. Questo ci insegna sant’Antonio Maria Claret.

Il testo è suddiviso in undici domande che Cristo pone al fedele in preghiera. È un fedele che non appartiene solo al tempo di ieri, ma anche a quello di oggi. Ma non solo. Il tempo non è definito, perché potrebbe essere benissimo il fedele di domani. Cristo è padrone del tempo, quindi, qualsiasi persona può ritrovarsi in quelle domande che Gesù pone in grande semplicità. Sono domande che stanno ad indicare la sua attenzione per ogni nostra necessità o richiesta. È possibile suddividere questo libretto in undici paragrafi, corrispondenti alle undici domande che Gesù pone: “Vuoi farmi la supplica in favore di qualcuno? E per te hai bisogno di qualche cosa? Per te hai bisogno di qualche grazia? E per oggi che ti occorre? Hai adesso fra le mani qualche progetto? Cosa posso fare per i tuoi amici? E per i tuoi genitori? C’è qualche familiare che ha bisogno di qualche favore? E per me? Sei forse triste o di malumore? Vuoi raccontarmi di qualche gioia?”.

Sono domande di un amico sincero che ascolta chi gli si pone davanti con cuore altrettanto sincero. Il dialogo – in cui le risposte sono silenti nel nostro animo – è schietto e anche molto pragmatico, se vogliamo. Cristo ci pone domande ben specifiche. E aspetta da noi una risposta precisa. Ma soprattutto ci chiede di parlare a Lui, come se il dialogo fosse tra il più intimo dei nostri amici, con nostra madre o con nostro fratello. E dopo aver parlato con Lui, allora è possibile “ritornare alle proprie occupazioni”. Il congedo di Cristo che sant’Antonio Maria Claret descrive è sublime: “Ma non dimenticare questi quindici minuti di gradevole conversazione che abbiamo avuto qui nella solitudine del santuario. Conserva più che puoi il silenzio, la modestia e la carità con il prossimo. Ama mia Madre, che è anche Madre tua. Ricorda che essere buon devoto della Vergine Maria è segno di sicura salvezza”.

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Nostra Signora del Pilar. Quel solido pilastro nel cuore della Spagna

Posté par atempodiblog le 11 octobre 2021

Nostra Signora del Pilar. Quel solido pilastro nel cuore della Spagna
di Matteo Liut – Avvenire

Nostra Signora del Pilar. Quel solido pilastro nel cuore della Spagna dans Apparizioni mariane e santuari Pilar

La tradizione vuole che quello della Vergine del Pilar sia il Santuario più antico della Spagna, tanto che la devozione mariana legata a questo luogo è sentita come parte integrante dell’identità spagnola in tutto il mondo. A costruire a Saragozza la prima cappella dedicata a Maria sarebbe stato san Giacomo il Maggiore, che volle rendere grazie alla Madre di Dio apparsagli in quel luogo su un pilastro («pilar» in spagnolo) per sostenerlo davanti alle delusioni per i scarsi risultati nella sua opera di evangelizzazione. Storicamente è accertata la presenza della chiesa mariana prima dell’invasione araba del 711. Di certo la Madonna del Pilar ha accompagnato la storia della Spagna ed è cresciuta nel cuore dei fedeli anche grazie ad alcuni segni prodigiosi. Il suo messaggio è chiaro: la fede è un pilastro saldo che non teme i nostri insuccessi.

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Freccia dans Viaggi & Vacanze Quando la misericordia di Maria supera l’immaginazione degli scettici

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Il Santuario dell’“Aparecida”, cuore mariano del Brasile

Posté par atempodiblog le 11 octobre 2021

Il Santuario dell’“Aparecida”, cuore mariano del Brasile
di Bruno Simonetto – Madre di Dio

Il Santuario dell’“Aparecida”, cuore mariano del Brasile dans Apparizioni mariane e santuari Aparecida
12 ottobre: memoria liturgica di Nostra Signora Aparecida

Il Santuario dell’Aparecidanel Nord dello Stato di São Paulo, è il centro spirituale del Brasile, dove si dice che la Madonna è nera per restare accanto ai poveri e agli oppressi, come anche in questo grande Paese dell’America Latina sono molto spesso i neri. Ma eccone la storia.

Si tramanda che un gruppo di pescatori gettarono le reti per la pesca, le gettarono tutta la notte nel fiume Paranaba, nei pressi di Guaratinguetá, ma quella notte niente pesci. Delusi, quasi tutti ormeggiarono le loro imbarcazioni, tranne tre di loro, più ostinati, che vollero prendere di nuovo il largo in cerca di pesci. Ma inutilmente.

Era la prima volta che il fiume negava loro da mangiare, il rio Paranaíba che, a quei tempi, era il principale, se non l’unico, sostegno economico per la gente del posto. Proprio quando si presentava una giornata di vendita proficua poiché il Governatore della regione aveva organizzato un banchetto. I pescatori perciò non si arresero. Nelle prime ore dell’alba uno di loro, di nome João Alves, tirò dalla rete una minuscola statua di terracotta, decapitata. Una “pesca” inaspettata e alquanto singolare.

João l’avvolse nella sua camicia, adagiandola in un angolo della barca. Gettò ancora le reti, e questa volta emerse dalle acque una piccola palla di creta: era la testa della piccola statua di argilla nera, che rappresentava una figura di donna. A questo punto un senso di stupore colse i tre pescatori che gettarono nuovamente le reti. E lo stupore fu ancora più grande quando a fatica tirarono su le reti vedendovi impigliati un gran numero di pesci, e per di più anche di ottima qualità.

La pesca fu talmente abbondante che a stento la barca si manteneva in equilibrio sulle acque. Era il 17 ottobre 1717. I pescatori, prima di andare al mercato, pensarono di lasciare la statua rinvenuta nel fiume nelle mani di Silvana, la moglie di João, che subito ne incollò la testa al corpo e la tenne con sé per circa dieci anni.

Tutti i giorni la famiglia di João Alves, alla fine del lavoro, recitava insieme il rosario davanti alla prodigiosa statua. Nel 1726 questa venne affidata ai figli Atanasio e Pedroso che la deposero in una piccola nicchia di legno, e subito cominciarono i miracoli, e con i miracoli la storia della devozione alla Madonna Aparecida, che nel corso di quasi tre secoli ha conquistato i cuori di milioni e milioni di latino-americani.

Subito dopo la “pesca miracolosa” di quel lontano ottobre 1717, fu la gente semplice, incolta, ma con una fede profonda, a ricevere per prima dei grandi miracoli. Si racconta, fra gli altri, di uno schiavo di nome Zaccaria che viveva in una piantagione di caffè e, non riuscendo più a sopportare la ferocia dei suoi padroni, era scappato verso la città di São Paulo.

Il responsabile degli schiavi gli aveva dato la caccia, e alla fine lo aveva trovato in un bosco. Gli aveva messo alle mani e ai piedi delle catene pesanti sette chili e lo aveva trascinato per la strada. Sennonché, passando davanti alla cappella della Madonna Aparecida lo schiavo aveva implorato con tutto il cuore il suo aiuto e subito si erano aperte le catene che portava alle mani e ai piedi. Di fronte a tale fatto il suo aguzzino lo lasciò andare. Ecco perché la tradizione dice che la Madonna è nera: perché vuole essere accanto ai poveri e agli oppressi; e a quel tempo gli oppressi erano i neri.

La festa dell’Aparecida, il 12 ottobre, è festa nazionale
La Vergine Apparsa, come indica il nome stesso Aparecida, è la patrona di tutto il Brasile. La sua festa, il 12 ottobre, è proclamata festa nazionale. E il suo Santuario è, dopo Guadalupe, il Santuario mariano più frequentato di tutta l’America Latina, con i suoi dieci milioni circa di visitatori ogni anno.

Dal primitivo e grezzo oratorio, l’“altare di legno” di cui si parla nei documenti più antichi, alla cappella che lo sostituì e, con le successive aggiunte, fino all’antica Basilica eretta alla fine del XIX secolo e quindi alla costruzione di un tempio più grande e più adeguato, per rispondere alle esigenze dei pellegrini sempre più numerosi, che poté vedere la luce dopo anni di incessante lavoro e fu consacrato il 4 luglio 1980 da Giovanni Paolo II, la storia di questo Santuario rappresenta l’opera di fede dell’intero popolo brasiliano e il suo singolare amore alla Santissima Vergine.

Fu in tale circostanza che il venerabile Giovanni Paolo II affidò alla Madonna Aparecida la cura dell’intero popolo brasiliano, osservando che, un po’ di tempo prima, per un increscioso incidente, aveva saputo che la piccola statua della Madonna si era rotta in tanti pezzi. «Mi dicono – soggiunse allora il Papa – che tra tanti frammenti furono trovate intatte le due mani della Vergine, unite in preghiera. Ciò è come un simbolo: le mani giunte di Maria, in mezzo alle rovine, sono un invito ai suoi figli a dare spazio nella loro vita alla preghiera e all’ascolto di Dio, senza il quale tutto il resto perde senso e valore».

A maggio e ad ottobre in tutto il Paese si organizzano in continuazione numerosi pellegrinaggi ai santuari mariani: nel Brasile del Sud la meta preferita è appunto Nossa Senhora Aparecida, mentre al Nord, a Belém, si accorre a quello di Nossa Senhora de Nazareth.

Tradizionali poi nei mesi mariani sono un po’ ovunque le processioni in forma di Peregrinatio Mariae, in cui l’immagine della Vergine passa di casa in casa e, attorno ad altarini festosamente addobbati, la famiglia si raccoglie ogni sera, con parenti e vicini, per la recita del rosario. Alla fine del mese la processione termina in parrocchia con l’incoronazione della statua: un gesto di devozione che il popolo fa a Maria, riconoscendola regina; e sono proprio i bambini della prima Comunione, aiutati dalle loro catechiste, a preparare solitamente quest’omaggio alla Mamaezinha, alla Mammina.

La Basilica di Nossa Senhora Aparecida è lunga 173 metri e larga 168, è a forma di croce e può contenere fino a 45.000 persone. I mattoni forati di terracotta, dalla suggestiva forma di fiori, nella struttura architettonica costituiscono le finestre e sono tanti spazi di luce filtrata dall’esterno che invitano il pellegrino al raccoglimento interiore e alla preghiera silenziosa a Dio e alla Vergine. Questi può addirittura contemplare, da qualsiasi punto della chiesa egli si trovi, la statua nera di terracotta della Madonna Aparecida, del peso di circa tre chili e lunga 30 cm, al cui rinvenimento miracoloso è legata la storia di questo venerato Santuario.

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Freccia dans Viaggi & Vacanze «Maria non impedisce minimamente il contatto immediato dei credenti con Cristo, anzi lo facilita»

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Siamo nati e non moriremo mai più

Posté par atempodiblog le 13 août 2021

La solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria
Siamo nati e non moriremo mai più
di don Luigi Maria Epicoco – L’Osservatore Romano

Siamo nati e non moriremo mai più dans Chiara Corbella Petrillo Maria-assunta-in-Cielo

C’è così tanta luce nella festa dell’Assunzione di Maria al cielo, che si fa fatica a tenere gli occhi aperti. È la fatica che si prova davanti al Mistero che non riusciamo mai ad addomesticare fino in fondo nella formula giusta, nella teologia più capiente. Per quanto ci sforziamo di dare voce e corpo ai dogmi cristiani (e tra di essi anche quelli che si riferiscono specificamente a Maria), l’unica cosa che rimane è riuscire ad intravedere qualcosa di quel Mistero in una immensa luce. Ecco perché potremmo dire che la festa dell’Assunzione di Maria al cielo è una di quelle feste che evangelizzano lo sguardo. È verso l’alto che dobbiamo guardare. «Siamo nati e non moriremo mai più», scrisse quella straordinaria donna di nome Chiara Corbella che ci ha lasciato una bellissima testimonianza di donna, di moglie, di madre, di amica. Perché la morte è solo quella direzione di cielo che prendiamo con una rincorsa un po’ misteriosa e un po’ carica di paura. Maria che varca il cielo ci ricorda che quello è il nostro destino, cioè quella è la nostra destinazione. Ed è per questo che Maria è per ciascuno di noi “segno sicuro di speranza”, perché guardando Lei capiamo un po’ che fine faremo anche noi.

La liturgia che accompagna la festa di oggi ci fa leggere un brano dell’evangelista Luca in cui si racconta l’incontro tra Maria e la cugina Elisabetta (Lc 1, 39-56). È un incontro in cui l’effetto collaterale si chiama gioia: «Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo», dice Elisabetta, e Maria risponde: «L’anima mia magnifica il Signore». Il segno distintivo che siamo fatti per il cielo lo si vede dalla gioia che proviamo e che portiamo. Un cristiano o è un portatore di gioia o non è cristiano. Ma non la gioia dei sorrisi, ma la gioia di sapersi amati definitivamente. È la gioia di chi riesce a vedere che Dio rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili. Dà conoscenza agli umili e confonde le idee ai superbi. Provvede a chi si riconosce povero e lascia a bocca asciutta coloro che pensano di bastare a se stessi. La festa di oggi quindi, come una seconda Pasqua tutta mariana, accende una luce di speranza sul nostro destino. Questa luce però non è solo una luce che ci parla del dopo, ma è una luce che ci parla del qui ed ora. Infatti è proprio pensando a Maria che tutta la nostra vita di adesso assume una profondità nuova. Ha ragione quindi Dante a dire di Maria: «Sei di speranza fontana vivace».

Un ultimo aspetto riguarda lo “scandalo del corpo”. Fintanto che penseremo alla fede e alla vita spirituale come qualcosa che tocca solo la nostra anima, un nostro principio spirituale, interiore, non ci discosteremo di molto dalle altre esperienze religiose. Ma la fede cristiana è fede nel “corpo del Risorto”, è fede nella risurrezione della carne. Il fatto che Maria sia in cielo non solo con la sua anima, ma con il suo corpo, ci interroga profondamente sulla nostra fede nella risurrezione. Il cristianesimo poggia o cade proprio su questo: sullo scandalo del nostro corpo che non è, come diceva Platone, «la tomba dell’anima», ma bensì «tempio dello Spirito Santo» (1 Cor 6, 13), anch’esso, quindi, in attesa di redenzione. Potremmo quindi aggiungere che oggi è la festa della riconciliazione con il nostro corpo.

Divisore dans San Francesco di Sales

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Freccia dans Viaggi & Vacanze  La dormizione di Maria

Publié dans Chiara Corbella Petrillo, Don Luigi Maria Epicoco, Fede, morale e teologia, Riflessioni | Pas de Commentaires »

Perché le cose più buone ce le hanno i monaci?

Posté par atempodiblog le 4 avril 2021

Una riflessione di don Luigi Maria Epicoco
Perché le cose più buone ce le hanno i monaci?
“La miglior cioccolata, la miglior birra, i migliori liquori, i migliori infusi, i migliori manufatti? Perché chi è allenato alla presenza del Signore, a servirlo perché lo riconosce in qualcosa di sacro, comprende che il profano è ugualmente sacro e per questo fa tutto con amore”. (don Luigi Maria Epicoco)
Fonte: Pane e focolare

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Cari amici del blog, prima che scoppiasse la pandemia avevo dei bellissimi progetti che stavano prendendo il volo, nei quali mettevo tutto il mio entusiasmo. Poi è andata come sappiamo e ho dovuto mettere tutto momentaneamente nel cassetto. Ma quando questa emergenza finirà, tutto ripartirà e quegli eventi saranno realizzati con la soddisfazione di poterci rivedere e riabbracciare.

Nel frattempo non sto con le mani in mano, ho scritto un saggio per un libro di prossima uscita (spero al più presto di darvi notizie in proposito), posso trovare gioia e soddisfazione nell’aggiornare il mio blog e approfondire i temi che mi stanno a cuore. Sono molto compiaciuta quando, leggendo qua e là, trovo in libri autorevoli la conferma di tutto quanto vi sto raccontando ormai da molti anni. Sono volumi che magari parlano di tutt’altro ma poi dedicano un passo al tema del cibo e al suo simbolismo, alla cultura della tavola, al valore dei prodotti monastici, all’importanza della bellezza nelle piccole cose quotidiane. Proprio a questo proposito, vi presento un brano tratto dal libro di don Luigi Maria Epicoco: Sale, non miele. Per una fede che brucia (Ed. San Paolo). Ve lo suggerisco come piccola meditazione in vista della Settimana Santa, mentre stiamo pensando alla tavola di Pasqua.

«Perché le cose più buone ce le hanno i monaci? La miglior cioccolata, la miglior birra, i migliori liquori, i migliori infusi, i migliori manufatti? Perché chi è allenato alla presenza del Signore, a servirlo perché lo riconosce in qualcosa di sacro, comprende che il profano è ugualmente sacro e per questo fa tutto con amore, con cura, con dedizione, con passione, con totalità, con gusto, perché riesce ad avere cura di una cosa che normalmente consideriamo banale, rallentando, gustando, mettendoci tutto sé stesso. Ecco, quando si riesce a fare questo, si tira fuori la sacralità del resto della creazione, di una pietra, di una pianta, di un posto, di un libro. Realtà che normalmente sono profane, ma che quando sono amate, lavorate e vissute da chi è allenato a riconoscere la presenza del Signore, vengono tutte trasfigurate da questa Presenza.

S’intende che noi non crediamo che un tavolo contenga Dio, non siamo panteisti. Ma crediamo che questo tavolo è un pretesto per amare Dio. Qui non c’è Dio, ma uso questo tavolo come pretesto per dire a Dio: «Ti amo». Ecco perché lo vivo bene, lo faccio bene, lo curo bene, lo pulisco bene, ne ho cura. Non riconosco nessuna divinità nelle cose ma capisco che ogni cosa è pretesto per amarLo

N.B. Don Luigi Maria Epicoco, nato a Mesagne, in Puglia, nel 1980, è stato ordinato sacerdote a L’Aquila nel 2005. Insegna filosofia alla Pontificia Università Lateranense e all’ISSR “Fides et Ratio” a L’Aquila. Si dedica alla predicazione per la formazione di laici e religiosi e ha al suo attivo diversi volumi di carattere filosofico, teologico e spirituale.

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Dal Brasile alle Filippine: Grotte di Lourdes da tutto il mondo

Posté par atempodiblog le 16 février 2021

Dal Brasile alle Filippine: Grotte di Lourdes da tutto il mondo
Copie esatte o ispirate, semplicistiche o esuberanti, le repliche della grotta di Massabielle hanno invaso tutto il mondo: prova che le apparizioni mariane alla piccola Bernadette Soubirous hanno avuto un’eco senza eguali.
di Caroline Becker – Aleteia
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

Dal Brasile alle Filippine: Grotte di Lourdes da tutto il mondo dans Apparizioni mariane e santuari Italie-Chiampo-Shutterstock
Italia. Costruita in cemento dal beato Claudio Granzotto, dell’Ordine dei Frati Minori, questa riproduzione della grotta si colloca nei pressi della città di Chiampo. La statua della Vergine è opera di Claudio in persona, che l’ha scolpita nel marmo. Il religioso/artista è sepolto nel fondo della grotta e numerosi sono i pellegrini che vengono a raccogliersi sulla sua tomba. © Shutterstock – giocalde

Vicine a un santuario, isolate in una foresta o nascoste in una chiesetta, le repliche della grotta di Lourdes si contano a migliaia nel mondo, testimonianze palmari della devozione dei cristiani per le apparizioni nella cittadina pirenaica.

L’11 febbraio 1858 la piccola Bernadette Soubirous se ne va a raccogliere legna verso la grotta di Massabielle. È lì, nelle cavità della pietra, che per la prima volta vede la Vergine Maria. Quattro anni più tardi, il 18 gennaio 1862, la Chiesa avrebbe ufficialmente riconosciuto le 18 apparizioni raccontate da Bernadette e avviato la costruzione della prima cappella (oggi cripta della basilica superiore) dell’Immacolata Concezione.

Fin dal principio delle apparizioni, l’evento rimbomba: pellegrini affluiscono alla grotta per raccogliersi e riportarsi un po’ d’acqua dalla fonte miracolosa. Nel corso degli anni, il fervore non accenna a scemare e i pellegrini vengono da ogni dove (anche dall’estero) per ottenere una guarigione del corpo e/o dello spirito. Questo fervore, accentuato dal rinnovamento del cattolicesimo nel XIX secolo e dai primi pellegrinaggi verso la grotta, spinse i fedeli a costruire dei piccoli luoghi di devozione nei loro comuni. Tali (più o meno esatte) repliche della grotta di Lourdes permettono ai fedeli di pregare regolarmente l’Immacolata Concezione e di sentirsi più prossimi, simbolicamente, al luogo delle apparizioni.

Se la Francia è il Paese che ne conta di più, gli altri non sono certo rimasti a guardare: la grotta di Lourdes – che si declina sotto tutte le forme (copia perfetta, minimalista, grandiosa o discreta – si trova in tutti i Paesi del globo: Italia, Germania, Stati Uniti ma anche Russia, Slovacchia, Filippine o ancora Marocco ed Emirati Arabi Uniti. Sempre visitate da pellegrini che vengono a raccogliervisi e a deporvi un cerco, esse testimoniano della devozione particolare che i cristiani hanno per la Vergine di Lourdes.

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Immagini della Vergine Maria in Italia che hanno mosso gli occhi

Posté par atempodiblog le 3 février 2021

Immagini della Vergine Maria in Italia che hanno mosso gli occhi
Accadde durante l’invasione di Napoleone, ed egli stesso ne rimase colpito. Sono passati alla storia come “I miracoli mariani del 1796”
di Maria Paola Daud – Aleteia

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Il 1796 fu un anno molto difficile per l’Italia. Napoleone invadeva con le sue truppe il Paese, ed entrò in lotta con l’Italia settentrionale e centrale – con il Regno di Sardegna e lo Stato Pontificio.

Al suo passaggio, Napoleone lasciava morte e desolazione, distruggendo e saccheggiando tutto ciò che trovava nelle chiese e cattedrali più importanti, che erano ricchissime di opere d’arte.

Quello che non poteva aspettarsi era che si verificasse un evento straordinario, noto come “I miracoli mariani del 1796”: più di 120 immagini della Vergine Maria mossero gli occhi a Roma e in varie parti del Paese.

Miracolo della Vergine Regina di tutti i santi
Il primo evento si verificò il 25 giugno ad Ancona. Nella cattedrale dedicata a San Ciriaco, un registro di quell’anno curato dai parroci riferisce e constata l’accaduto.

Le truppe francesi si apprestavano a invadere la zona. Spaventati dalla notizie delle retate francesi, gli abitanti si rifugiarono nella cattedrale per pregare per la loro città.

Francesca Marotti, una giovane vedova che si trovava nella cattedrale, vide muoversi gli occhi del quadro della Vergine “Regina di tutti i santi”, e poi assistettero all’evento anche gli altri fedeli. Le palpebre si aprivano e si chiudevano lentamente, per lo stupore e l’emozione dei presenti.

Presto giunsero chierici ed esperti per analizzare il fenomeno, che durò vari mesi.

Il 10 febbraio dell’anno successivo, Napoleone entrò in città, si rese conto di quello che stava accadendo nella cattedrale e si diresse verso il quadro con l’intenzione di bruciarlo.

Quando si avvicinò e lo guardò, impallidì vedendo muoversi gli occhi della Vergine. Spaventato, cambiò idea e ordinò di coprirlo con un panno anziché darlo alle fiamme.

Tutto l’accaduto venne riconosciuto come autentico dal vescovo Vincenzo Ranuzzi.

Le Vergini di Roma
Il 9 luglio lo stesso miracolo si verificò a Roma con la Madonna dell’Archetto.

Nelle settimane successive, il miracolo si ripeté in varie immagini della Vergine collocate negli angoli delle strade di Roma, che aprivano e chiudevano gli occhi o sorridevano.

Il cardinale segretario di Stato, Francesco Saverio de Zelada, informò i nunzi europei dei fatti che si stavano verificando a Roma. Nella lettera che inviò al nunzio a Madrid scrisse:

“Molte immagini della Vergine Maria, alcune dipinte su tela, altre sui muri, alcune nelle chiese, per la maggior parte per le strade, sono state viste muovere gli occhi in modo significativo”.

Il Papa, allora, non esitò a chiedere di invocare la Vergine Maria per far tacere le armi.

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Anno giubilare per il 150° anniversario dell’apparizione della Madonna a Pontmain

Posté par atempodiblog le 19 janvier 2021

Anno giubilare istituito per ricordare i 150 anni dell’apparizione della Madonna a Pontmain
Maria a Pontmain/ 17  gennaio 1871 – 2021, 150 anni di grazie

Anno giubilare per il 150° anniversario dell’apparizione della Madonna a Pontmain dans Apparizioni mariane e santuari Pontmain

Il 17 gennaio 2021, in occasione del 150° anniversario dell’apparizione di Nostra Signora di Pontmain, la diocesi di Laval ha istituito un anno giubilare per riscoprire il messaggio di pace e di misericordia donato dalla Santa Vergine Maria. Il grande giubileo durerà fino a domenica 16 gennaio 2022.

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Il messaggio di Nostra Signora di Banneaux

Posté par atempodiblog le 6 janvier 2021

Il messaggio di Nostra Signora di Banneaux
La traccia mariana ci conduce in Belgio, e più precisamente al Santuario di Notre Dame de Banneux (Belgio). In questo luogo Maria è apparsa otto volte: le apparizioni tra gli uomini rispondono a un preciso disegno di Dio. Che attraverso i messaggi della Vergine vuole portare alla salvezza tutta l’umanità.
di Diego Manetti
Tratto da: La nuova Bussola Quotidiana

Il messaggio di Nostra Signora di Banneaux dans Apparizioni mariane e santuari Vergine-di-Banneux

La traccia mariana che questa volta esaminiamo ci conduce in Belgio, e più precisamente a Banneux, per un ciclo di otto apparizioni che ci mostreranno come la presenza della Madonna tra gli uomini negli ultimi due secoli risponda a un preciso disegno di Maria che con sempre maggior premura di fa presente e offre messaggi per mettere in guardia l’umanità dagli attacchi del Demonio. Ci troviamo dunque a Banneux: si tratta di un piccolo borgo situato nel comune di Louveigné, distante una ventina di chilometri da Liegi, nelle Ardenne. Il nome “Banneux”, letteralmente “(luogo) banale”, indica la natura del posto, reso insignificante – per lo meno fino a un certo punto, e agli occhi del mondo – da una dilagante povertà che costringe gli abitanti a una vita di fatica e di sacrifici.  Nel 1914 il villaggio muta denominazione, assumendo quella di Notre-Dame de Banneux per soddisfare un voto che gli abitanti hanno fatto chiedendo protezione alla Madonna dalle distruzioni del Primo conflitto mondiale. Ed effettivamente la Vergine ascolta le preghiere dei poveri di Banneux – contadini e minatori, per lo più – e ottiene dal Signore la grazia per cui il borgo attraversa indenne la guerra senza incappare in quella spirale di morte e distruzione che colpisce i villaggi vicini.

Ma veniamo ora ai fatti. Siamo nel 1933. In una frazione di Banneux, La Fange – “il fango”, a indicare la natura paludosa della zona -, vive una povera famiglia: il padre, Julien Beco, è operaio, mentre la moglie, Louise, accudisce i sette figli (che in seguito diventeranno undici, con la nascita di altri 4 bambini). La più grande di questi si chiama Mariette. È nata il 25 marzo 1921 e ha dunque appena 12 anni ma, come primogenita, è chiamata ad assumersi pesanti responsabilità nell’aiutare la madre a badare alla casa e alla numerosa prole. Una condizione di vita che poco si concilia con gli impegni di studio della bambina che, così, si trova presto in ritardo di due anni rispetto ai suoi coetanei. Altrettanto lacunosa è la preparazione catechistica, tanto che lo stesso cappellano di Banneux rimprovera più volte la piccola (e innocente) Mariette. I genitori, persone operose e oneste, ma non religiose, non si preoccupano affatto della scarsa educazione alla fede della figlia, dovendo impegnarsi nella dura lotta per affrontare le necessità quotidiane. La vita sembra scorrere come sempre, per Mariette, che dai genitori ha ereditato un forte senso del lavoro e un profondo spirito di sacrificio, ma che manca di una fede genuina e profonda, tanto da saltare anche la messa festiva oltre che le lezioni di catechismo per non incorrere nei rimbrotti del parroco, preoccupato per la scarsa applicazione della fanciulla. Ma ecco che, domenica 15 gennaio 1933, accade qualcosa che renderà Banneux qualcosa di affatto “banale”, rendendo anzi la località nota in tutto il mondo, fino a oggi.

È dunque domenica 15 gennaio 1933. Un mese particolarmente freddo, tanto che neve e ghiaccio hanno ricoperto la piccola frazione dove vivono i Beco, in una povera abitazione ai margini del bosco. Ormai è sera, è quasi ora di cena e Mariette sta guardando fuori dalla finestra della cucina, in attesa che il fratello Julien faccia ritorno a casa. All’improvviso, nel buio del giardino, vede, a pochi metri dalla casa, la figura di una Bella Signora, avvolta di una luce splendente. Dopo averla osservata meglio, la bambina chiama la mamma, dicendole che in giardino è apparsa una donna di una bellezza e una eleganza mai viste prima. La Signora indossa infatti una veste bianca ornata da un nastro blu che le cinge la vita, mentre la testa è coperta da un velo bianco e trasparente. Mariette nota anche una rosa d’oro sul suo piede destro e un rosario – che sembra fatto anch’esso d’oro – sulla mano destra. La Signora ha le mani giunte come se pregasse.  La bambina intuisce subito che deve trattarsi della Madonna e, presa la corona del Rosario che aveva trovato per strada qualche tempo prima, comincia a recitare alcune “Ave Maria”, senza distogliere lo sguardo dalla figura che, nel frattempo, le fa come un cenno con la mano destra, come invitandola a uscire e a raggiungerla. La madre di Mariette però, che scorge invece solo un’ombra indistinta, credendo forse che si tratti di qualche spirito o fantasma, si spaventa e impedisce alla figlia di uscire, serrando l’ingresso a chiave. Mariette, che si era diretta verso l’uscio di casa, torna precipitosamente alla finestra, ma rimane delusa nell’accorgersi che la Bella Signora non c’è più e che il giardino è nuovamente sprofondato nel buio della serata invernale.

Il giorno successivo la Bella Signora non compare, così il giorno dopo ancora, martedì 17 gennaio, Mariette si reca da don Jamin, il parroco, per raccontargli l’accaduto. Il parroco non dà molto credito al racconto della bambina, pensando che magari si sia immaginata una statua della Madonna di Lourdes nel giardino di casa propria, mescolando le ombre della notte con la suggestione e la fantasia tipiche di quell’età. Il sacerdote resta però colpito dal fatto che Mariette ha ripreso a frequentare le lezioni di catechismo, come se qualcosa fosse davvero cambiato in lei. Si giunge così a mercoledì 18 gennaio. Verso le sette di sera, dunque alla stessa ora di domenica, Mariette esce di casa, senza di nulla. Incuriosito dallo strano comportamento della figlia, il padre la segue e, stupito, la trova in ginocchio sul sentiero che conduce alla siepe del giardino, intenta a pregare a bassa voce, rivolta in direzione del luogo dove, tre giorni prima, aveva visto la Bella Signora. D’un tratto, la Donna le appare su una piccola nube grigia che la tiene sollevata dal terreno. La bambina continua a pregare sottovoce, con il rosario in mano, tenendo lo sguardo verso l’alto, in direzione della Signora la quale, sorridendo dolcemente, muove le labbra come se pregasse. Dopo circa venti minuti di preghiera, l’apparizione chiede a Mariette di seguirla. La piccola veggente si alza e, varcato il cancello della proprietà dei Beco, si incammina lungo la strada. Per due volte, durante il breve tragitto, Mariette cade in ginocchio, in estasi, pregando alcune “Ave Maria” prima di rialzarsi e proseguire il cammino. A un certo punto, giunta presso una sorgente che scorre lungo la strada, Mariette si inginocchia, una terza volta, sull’orlo del fossato, mentre la Bella Signora resta sospesa sulla scarpata, dicendole: “Immergi le mani nell’acqua”. Immediatamente, la bambina obbedisce, facendo però scivolare il suo rosario nella gelida acqua della sorgente.

La Signora prosegue: “Questa sorgente è riservata a me”, per poi salutarla: “Buona sera, arrivederci” e somparire quindi, lentamente, sollevandosi in cielo, sopra gli alberi circostanti. Mariette rientra in casa, felice per quella che pare la promessa di un ulteriore incontro – la Signora le ha infatti detto “arrivederci” prima di lasciarla. Il padre, stupito per l’accaduto, si reca dal parroco per informarlo sui fatti. Don Jamin è però a Liegi. Appena il parroco viene a sapere di esser stato cercato da Julien Beco, si reca egli stesso a casa della famiglia, dove però trova la piccola Mariette già a letto. Prima che faccia ritorno in parrocchia, Julien gli chiede di incontrarlo il giorno dopo per potersi accostare ai sacramenti. La cosa colpisce assai il sacerdote poiché, dopo che Mariette gli aveva raccontato dell’apparizione, aveva chiesto proprio la conversione del padre – notoriamente poco propenso alla devozione e alla preghiera – come segno della veridicità degli eventi.

La terza apparizione – ormai possiamo così definirle, visto che la stessa Mariette non ha più dubbi sul fatto che le stia apparendo la Vergine – avviene il giorno successivo, giovedì 19 gennaio. Indossato un pesante cappotto per ripararsi dal freddo, la veggente va a inginocchiarsi in giardino verso le sette di sera, sulla neve gelata, come il giorno prima. Dopo alcuni minuti di preghiera a voce sommessa, la piccola allarga le braccia ed esclama: “Eccola!”. Quindi, fattasi coraggio, domanda alla Donna: “Chi siete, mia Bella Signora?”.  E la Signora risponde: “Io sono la Vergine dei Poveri”. L’espressione non è casuale, neppure per Mariette e gli abitanti della zona, poiché il bosco limitrofo alla sorgente era proprio detto “dei poveri” in quanto vi si poteva tagliare legna gratuitamente, in ragione delle gravi condizioni di miseria in cui versava la popolazione della zona. A quel punto Mariette si alza e, seguendo la Madonna, compie il percorso della sera precedente, inginocchiandosi nei tre punti dove era caduta in estasi il giorno prima. Giunta nei pressi della sorgente, domanda alla Vergine perché Ella abbia detto che quella sorgente sia riservata per Lei.

La Madonna le risponde, sorridendole: “Questa sorgente è per tutte le nazioni … (per dare sollievo) agli ammalati”. Mariette ripete, scandendole come per meglio ricordarsele, queste parole, dicendoLe: “Grazie, grazie!”. La Vergine si congeda quindi dalla bambina, con l’implicita promessa di tornare – “Pregherò per te, arrivederci!” -, scoparendo poi in cielo, al di sopra degli abeti circostanti la sorgente. E’ importante notare come questo saluto contenga una doppia promessa: da una parte l’impegno a tornare, in quell’arrivederci che sa di un appuntamento che presto si rinnoverà; ma, soprattutto, la promessa a esser sempre accando a Mariette nella preghiera: “pregherò per te” le dice infatti la Vergine, indicando così il suo ruolo di celeste Mediatrice di grazia presso Dio.

Il giorno successivo, venerdì 20 gennaio, alla solita ora la veggente si reca in giardino per pregare il rosario, in ginocchio sulla nece, come nei giorni precedenti. Questa volta sono presenti diversi vicini, fedeli e curiosi, poiché la voce delle presunte apparizioni ha cominciato a spargersi nei dintorni.  Dopo la preghiera del Rosario, ecco che l’esclamazione di Mariette annuncia l’arrivo della Madonna: “Eccola!”. La bambina le domanda: “Che cosa desiderate, mia Bella Signora?”. La risposta non si fa attendere: “Desidererei una piccola cappella”. Con queste parole, la Madonna rinnova una richiesta che tante volte abbiamo visto caratterizza le apparizioni mariane, laddove la Vergine richiede la costruzione di un edificio sacro che possa restare a memoria della traccia del Suo passaggio tra gli uomini e costituire altresì meta di pellegrinaggio, luogo di preghiera e di devozione, nel quale ricevere le numerose grazie che la Madonna concede a quanti la invocano con fiducia filiale. La Vergine traccia quindi un segno di croce con la mano, benedicendo così la piccola, prima di scomparire in cielo. Provata dalle intense emozioni, oltre che dalle avverse condizioni climatiche, Mariette perde i sensi. Julien, il padre, si fa aiutare da un vicino di casa e la riporta in casa, mettendola a letto, affinché possa riposare. Dopo di che, il signor Beco si ferma a riflettere sugli avvenimenti di quei giorni, profondamente commosso per quanto sta toccando il cuore della figlia. Oltre che il proprio.

Dal giorno successivo, 21 gennaio 1933, fino al 10 febbraio compreso, Mariette si ripresenta all’appuntamento con la Signora tutte le sere verso la stessa ora – le 19 -, a volte da sola, altre accompagnata dal padre. La stagione è la più fredda dell’anno e il gelo e la neve non sembrano dare tregua alla regione. Eppure la bambina non si arrende e ogni sera si inginocchia in giardino, pregando, in attesa della Bella Signora. Non è stata forse Lei a dire: “Arrivederci”? Perché dunque non dovrebbe tornare? E non si è forse presentata come “Vergine dei Poveri”? Come potrebbe dunque dimenticarsi di Mariette, figlia di una delle famiglie più povere del borgo di Banneux? La piccola non si arrende, dunque, e persevera nella preghiera, per quanto la Madonna non le appaia più. E a chi proverà a farle notare che forse è tutto finito – e che magari si è trattato solo di un inganno o di una fantasia – lei replicherà sempre, con tono pacato ma deciso: “Devo uscire, devo andare perché è Lei che mi chiama!”, dando così prova di una fede matura, solida, capace di nutrirsi di sacrificio, attesa e pazienza. Finché tale fede sarà premiata e la Madonna tornerà nuovamente ad apparirLe, l’11 febbraio 1933.

Prima di esaminare la quinta apparizione, quella dell’11 febbraio, appunto, vorrei riflettere su questa data. L’11 febbraio 1933 è infatti il 75° anniversario delle apparizioni di Lourdes. Non è un caso, se notiamo gli elementi che accomunano le apparizioni di Banneux e quelle, famose in tutto il mondo, che hanno reso Lourdes cara a milioni di fedeli nel mondo. Anzitutto, la Madonna si presenta in entrambi i casi a una bambina: da una parte la piccola Bernardette, dall’altra Mariette. Entrambe sono adolescenti – 12 anni ha Mariette, 14 Bernardette nel 1858, al tempo delle apparizioni -, sono di povera famiglia e non hanno cultura né formazione religiosa.  Sia a Lourdes sia a Banneux, inoltre, è presente l’elemento dell’acqua, sia nella fonte che l’Immacolata indica a Bernardette, sia nella sorgente che la Vergine dei Poveri mostra a Mariette. L’acqua è dunque un elemento comune di particolare rilievo. Essa indica la purificazione dell’uomo, la sua rinascita interiore, rimandando al lavacro battesimale. È come se la Madonna indicasse la necessità per i fedeli di “lavare” il loro cuore dal peccato e da quanto inquina la loro anima. Numerosissime sono le conversioni che, accadute a Lourdes, testimoniano come siano anzitutto le guarigioni interiori quelle grazie che la Madonna riversa a piene mani sui pellegrini, ben più dei miracoli fisici. Basti pensare che quelli ufficialmente riconosciuti sono circa una settantina, contro le migliaia di conversioni e di “ritorni alla fede” che invece hanno inciso e profondamente trasformato una moltitudine di cuori. Anche da questo punto di vista si può individuare un parallelismo tra Lourdes e Banneux, poiché pure nel santuario belga sono accadute e accadono numerose conversioni, accompagnate pure da alcune guarigioni fisiche straordinarie.

Torniamo dunque a quell’11 febbraio 1933. Mariette si trova inginocchiata in giardino, intonro alle sette di sera, mentre la luna piena risplende in cielo e illumina il paesaggio circostante. Sono presenti alcuni fedeli che accompagnano la veggente nella preghiera del rosario. A un certo punto, la bambina si alza di scatto – la Madonna le è apparsa, finalmente! – e si dirige verso la sorgente, inginocchiandosi nei tre medesimi punti dove già è caduta in estasi nelle precedenti apparizioni. Giunta alla fonte, immerge le mani nell’acqua e si fa il segno della croce. La Vergine le dice: “Io vengo ad alleviare la sofferenza”. La veggente la ringrazia, mentre la Madonna la saluta, secondo l’espressione ormai abituale – “arrivederci” – per poi scomparire in cielo.  La sesta apparizione avviene a distanza di pochi giorni. È mercoledì 15 febbraio 1933. Alla Madonna che le appare, Mariette chiede un segno, come suggeritole dal parroco, per provare l’autenticità di quegli avvenimenti soprannaturali. A quella richiesta la Madonna replica: “Credete in me, e io crederò in voi”. Confida quindi un segreto a Mariette, la quale si mette a piangere. Prima di allontanarsi, la Vergine aggiunge ancora: “Pregate molto. Arrivederci”.

Per comprendere la risposta della Madonna alla richiesta di Mariette occorre fare un passo indietro, accennando, in estrema sintesi, a un altro celeste avvenimento che prepara le apparizioni di Banneux. Mi sto riferendo alle apparizioni di Beauraing, piccolo villaggio del vescovado di Namur, in Belgio. Qui la Madonna apparve 33 volte a cinque piccoli veggenti di età compresa tra i 9 e i 15 anni, nella riproduzione di una grotta di Lourdes, a partire dal 29 novembre 1932. L’ultima delle apparizioni di Beaureing avvenne il 3 gennaio 1933, appena 12 giorni prima dell’inizio di quelle di Banneux. A conferma della soprannaturalità degli avvenimenti che avevano investito i 5 fanciulli, i fedeli avevano offerto una novena di preghiere per richiedere un segno dal Cielo. La novena era terminata il 16 gennaio 1933. Il segno era stato dato addirittura con un giorno di anticipo, poiché già il 15 gennaio aveva avuto inizio un nuovo corso di apparizioni, a Banneux, appunto, a conferma che la Madonna stava riservando una attenzione tutta particolare al Belgio.

Alla luce di questa premessa possiamo forse capire meglio perché la Madonna dica a Mariette: “Credete in me, e io crederò in voi”. E’ la risposta di una Mamma che dice ai propri figli di smetterla di chiedere segni e prove, per cominciare invece ad avere fiducia, abbandonandosi sereni tra le braccia materne. La richiesta di un segno porta anzi la Madonna quasi a ribaltare la prospettiva, esortando i fedeli stessi a dare un segno: “Credete in me”. L’unico segno che infatti possiamo offrire alla Vergine è quello di una fede sincera, tenera, filiale. Solo se daremo segno di una tale fiducia nella Madonna, Lei stessa potrà concederci un segno ne maggiore, ovvero la Sua fiducia in noi: “Io crederò in voi”. Vale a dire: invece di attendere passivamente segni dal cielo – atteggiamento che anche Gesù nel Vangelo ben stigmatizza, dicendo che la sua generazione non avrà altro segno che quello di Giona, alludendo alla sua morte e risurrezione – iniziate voi stessi a essere un segno (per sé e per gli altri), mostrando quella fede e quella fiducia in Gesù che la Madonna è venuta a chiedere ai suoi figli. Solo con tale fede potremo ricevere tutte le grazie e le benedizioni che la Madonna continuamente intercede per noi presso Dio.

Ancora, possiamo notare come le apparizioni mariane non possano intendersi isolatamente da quel grande mosaico che segna gli ultimi due secoli della nostra storia, secondo la tesi di Jean Guitton, grande filosofo cattolico e Accademico di Francia, per cui – da Rue du Bac, Parigi, nel 1830, fino a Fatima, 1917 – si snoderebbe un percorso di apparizioni mariane che mira a svelare il piano dell’attacco satanico al mondo contemporaneo. Ecco, credo che anche Banneux possa rientrare a pieno titolo in questo disegno mariano che ha lo scopo, attraverso apparizioni sempre più frequenti della Madonna, di invitare il mondo alla conversione, a ritornare a Dio, difendendosi dagli assalti del demonio che vuol spingere il mondo all’autodistruzione e l’umanità alla dannazione eterna. Perché dico questo? Anzitutto per il legame tra Lourdes e Banneux, che già ho cercato di mettere in luce soprattutto in riferimento alla sorgente d’acqua e al tema della guarigione (dell’anima e del corpo). Legame che a quanto pare si estende anche a Beaureing, laddove le apparizioni avvengono in una riproduzione della grotta di Lourdes e si legano poi a Banneux, come abbiamo appena visto, poiché le visioni di Mariette sono proprio la conferma richiesta con solenne novena di preghiere in seguito alle apparizioni di Beaureing, quale segno e conferma della soprannaturalità degli avvenimenti che hanno coinvolto i 5 giovani veggenti tra la fine del 1932 e l’inizio del 1933.

Torniamo ora al ciclo delle apparizioni, esaminando la settima. È lunedì 20 febbraio. Lo scenario è quello abituale: neve, freddo, ghiaccio. Mariette si trova in ginocchio in giardino, in preghiera. A un tratto la Vergine le appare, e la conduce, come al solito, presso la sorgente, al limitare del bosco. Là giunta, la Madonna sorride alla piccola veggente, quindi le dice: “Mia cara bambina, prega molto”. A quel punto la Madonna si fa seria, congedandosi con il solito: “Arrivederci”. Trascorrono poi alcuni giorni, prima dell’ottava e ultima apparizione, che ha luogo la sera di giovedì 2 marzo 1933. È una serata piovosa ma, all’inizio della recita della terza corona del rosario, ecco che improvvisamente la pioggia smette di cadere, il cielo si rasserena e si possono vedere innumerevoli stelle che rischiarano la notte nascente. Appena la Madonna appare a Mariette, ecco che la veggente la accoglie tendendole le braccia. Notiamo come l’attesa sempre più lunga che precede l’apparizione – questa volta la veggente ha dovuto aspettare la recita di tre corone del rosario – sia un modo concreto di condurre Mariette a quella preghiera intensa che la Madonna stessa è venuta a chiedere. La Vergine le dice: “Io sono la Madre del Salvatore, la Madre di Dio”. Il viso della Madonna è coperto da un velo di profonda tristezza, soprattutto quando pronuncia una grave raccomandazione: “Pregate molto”. Quindi con la mano destra traccia un segno di croce sulla bambina, per poi salutarla e congedarsi definitivamente dicendole: “Addio”.

Il commiato di questa ottava apparizione indica chiaramente che si è chiuso un ciclo: “Addio” dice infatti la Madonna, per significare che ha detto a Mariette quello che il Cielo l’ha incaricata di dire, affidandole i messaggi che, per suo tramite, sono rivolti al mondo intero. Già nel mese di maggio di quel 1933 viene posta la prima pietra della cappella nel giardino dei Beco, inaugurando il piccolo edificio sacro il 15 agosto dello stesso anno. Il vescovo di Liegi attese però qualche tempo, secondo la prudenza che contraddistingue la usuale prassi della Chiesa in materia di apparizioni mariane, prima di pronunciarsi. Nella lettera pastorale del 19 marzo 1942 diede quindi piena autorizzazione a praticare il culto alla “Madonna di Banneux”. Ricevuto incarico dalla Santa Sede di approfondire l’esame sulla soprannaturalità dei fatti, lo stesso vescovo, mons. Kerkhofs, riconobbe come autentiche e senza riserve le otto apparizioni della “Vergine dei Poveri” a Mariette Beco. Si apriva così la strada per l’espansione del culto, attraverso la posa, l’8 agosto 1949, della prima pietra del nuovo santuario che sarebbe sorto sul luogo delle apparizioni.

Mariette scelse di vivere la propria esistenza senza clamori né visibilità, all’insegna di quella poverta di spirito che la Madonna era venuta a insegnarle in quel di Banneux, scegliendo poi di sposarsi e metter su famiglia. Per introdurre alcune riflessioni sul messaggio di Banneux, ritengo utile riportare alcuni passi della lettera pastorale che, datata 22 agosto 1949 e firmata dal vescovo di Liegi, mons. Louis-Joesph Kerkhofs, sancì il riconoscimento ufficiale delle apparizioni di Banneux: “…crediamo veramente che la santa Vergine è apparsa e ha parlato a Banneux. A due riprese, prima nel 1942 e poi nel 1947, abbiamo riconosciuto ufficialmente, con qualche riserva, la realtà delle apparizioni di Banneux. Oggi, dopo due nuovi anni di preghiere e di osservazione, noi in coscienza crediamo di poter e dover riconoscere senza riserve questa realtà, cioè la realtà delle otto Apparizioni della santa Vergine a Mariette Beco, che hanno avuto luogo il 15, il 18, il 19 e il 20 gennaio, l’11, il 15 e il 20 febbraio e il 2 marzo 1933. Dedicando il futuro santuario alla Regina delle Nazioni, noi vogliamo allo stesso tempo rispondere al messaggio e al desiderio della nostra augusta Visitatrice, rendere omaggio alla sua regalità e sottolineare il legame tra la sua visita e la consacrazione del mondo al suo Cuore Immacolato. Del resto non è forse servire gli interessi di tutti i popoli, così giustamente preoccupati del loro avvenire e della loro sicurezza, orientare il loro sguardo e il loro cuore verso Colei che è la Regina delle Nazioni e la Regina della Pace?”.

Credo che questa citazione sia di grande aiuto per cogliere il valor profondo delle apparizioni di Banneux. Come il vescovo di Liegi riconosce, la Madonna è “Regina delle Nazioni”. Questo titolo lascia intendere che il messaggio consegnato a Mariette Beco non vale solo per il Belgio, bensì per il mondo stesso. La Bella Signora si presenta infatti come Vergine dei Poveri non intendendo con questo soltanto i poveri in senso materiale – come gli abitanti di Banneux, ad esempio, sempre impegnati in una dura lotta per la sopravvivenza quotidiana – ma anzitutto i poveri in spirito. La Madonna è cioè venuta per essere la Regina dei Cuori in quanti, distaccandosi dai beni terreni, riescono a liberare il loro cuore, scoprendo di non possedere niente e di avere bisogno di tutto, anzi di Colui che è il solo Tutto capace di saziare la sete d’infinito che è propria del cuore dell’uomo. Maria è dunque “Regina delle Nazioni” in quanto è “Vergine dei Poveri”, intendendosi con questi tutti coloro che, nel mondo, scelgono di rinunciare a tutto pur di conquistare il Regno dei Cieli.

È una scelta del cuore, tanto che il vescovo stesso evidenzia il legame che sussiste tra tali apparizioni e il tema della consacrazione al Cuore Immacolato di Maria: consacrarsi al Cuore della Madonna significa abbandonarsi totalmente alla Vergine, rinunciando con ciò in tutto e per tutto al Maligno, alle sue opere e seduzioni, aspirando a quel distacco da Satana che, nella sua assolutezza, fu proprio in terra solo di Maria, in quanto Immacolata. Quando tutto il mondo avrà imboccato la strada della consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, ecco che la Madonna sarà la Regina di tutti i cuori, e tramite essa nel mondo potrà regnare la vera pace, tanto che il vescovo stesso anticipa felicemente i tempi odierni indicando la Madonna come “Regina della Pace”. Con il titolo di Regina della Pace si allude senz’altro a una grande verità di fede che interessa ogni uomo: solo Dio dona la vera pace (Gesù ha ben detto di esser venuto per donare una pace vera, che non è quella del mondo, no?), e la Madonna è venuta tra gli uomini proprio per invitare l’umanità a riconciliarsi con Dio e a ottenere così la vera pace interiore, quella che il mondo non può assolutamente togliere né minacciare.

Il richiamo alla pace riporta però anche alla prospettiva specifica del Belgio. Notiamo infatti il parallelismo tra le apparizioni e i fatti storici più rilevanti del periodo. In particolare, il 30 gennaio 1933 ha inizio il Cancellierato di Adolf Hitler; la vittoria alle elezioni del 5 marzo 1933 del Partito Nazional-Socialista consolida poi il potere di Hitler, il quale prepara la completa eliminazioni dei poteri parlamentari nelle settimane successive. Facciamo un salto avanti, fino all’inizio della Seconda guerra mondiale, per notare come proprio il Belgio faccia le spese dell’espansionismo tedesco, e come proprio in Belgio si combatta, nel 1944, una delle battaglie più sanguinose, quella delle Ardenne, ovvero le zone delle foreste del Belgio in cui si trova anche Banneux: combattutasi tra il 16 dicembre 1944 e il 28 gennaio 1945, causerà oltre 150.000 morti tra i due schieramenti, e risulterà decisiva nella controffensiva che gli Alleati scateneranno per abbattere il Terzo Reich e sancire la fine del Nazionalsocialismo. Ecco forse perché la Madonna invita a più riprese Mariette alla preghiera, assumendo una espressione preoccupata, seria, tesa a mettere in guardia sulla serietà degli eventi futuri.

Il richiamo alla guerra permette di mettere in luce un ulteriore legame, quello tra Banneux e Fatima. Anzitutto nel nome della Consacrazione al Cuore Immacolato, che il vescovo di Liegi richiama proprio avendo ben presente l’invito fatto dalla Regina del Rosario ai tre pastorelli affinché attraverso la consacrazione della Russia (e del mondo) al Suo Cuore Immacolato il mondo potesse avere la tanto sospirata pace, scongiurando il pericolo di un secondo conflitto mondiale e gli orrori del Comunismo. La storia portò purtroppo con sé sia l’una che l’altra delle terribili realtà profetizzate dalla Madonna, in quanto l’uomo non volle accogliere nel profondo del proprio cuore l’invito alla conversione rivolto dalla Vergine a una umanità sempre più spinta dinnanzi al bivio tra la vita e la morte, tra il fare del mondo un giardino rigoglioso oppure ridurlo a un cumulo di macerie. Ecco dunque che la prospettiva della Seconda guerra mondiale lega in qualche modo Fatima e Banneux, laddove il Belgio sembra esser messo in guardia in modo speciale dalle conseguenze dell’ascesa politica di Hitler.

Il messaggio di Banneux non vale solo per il Belgio di quegli anni, ma deve poter valere anche per noi, se crediamo che ogni apparizione della Madonna abbia un valore storico ma anche uno universale, tale cioè da restare valido aldilà di un determinato contesto spazio-temporale. In questo caso, l’invito alla preghiera e al farsi poveri in spirito pare essere il cuore di un messaggio che interpella anche noi, oggi.  A Banneux la Madonna è dunque venuta per ricordarci ancora una volta che Ella, serva amorosa di Gesù, è Mediatrice di grazie per gli uomini e ci indica la sorgente di ogni grazia, cioè suo figlio Gesù suscitando in noi la fede e la preghiera necessarie per riconoscere e accogliere il Figlio di Dio come Re di tutti i cuori.  Certo, presentandosi come “Regina dei Poveri”, la Madonna si pone in linea con lo spirito di carità che anima il Vangelo, tutto intriso di richiami a un amore operoso verso i fratelli meno fortunati, secondo la missione che Gesù stesso ha affidato alla sua Chiesa (“I poveri li avrete sempre con voi”, Mt 26, 11). Tuttavia, come già abbiamo sottolineato, il cuore del messaggio riguarda l’interiorità dell’uomo ben più che la precarietà della vita economica: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei Cieli” (Mt 5, 3). Che in gioco ci sia la guarigione del cuore dell’uomo paiono dimostrarlo le numerose conversioni che sono avvenute proprio a Banneux per intercessione della Vergine dei Poveri, che nel richiedere incessanti preghiere ai fedeli ha forse di mira proprio di chiedere anche preghiere di intercessione da parte di ognuno di noi in favore della conversione dei peccatori. Invito che costituirebbe un ulteriore elemento di raccordo con Fatima, laddove la Madonna aveva espressamente detto che un grande numero di anime andava dannata poiché non vi era alcuno che pregasse per loro quando’esse ancora potevano salvarsi.

Credo che questo invito alla preghiera possa valere ancor più per noi oggi, chiamandoci a fidarci della Madonna, senza troppi ragionamenti né obiezioni (tipiche di chi non è affatto povero in spirito…), ma semplicemente abbandonandosi alla volontà di Dio tramite Maria. Quello a “pregare molto” è un invito che fin da subito viene preso sul serio a Banneux, tanto che nel 1934 viene fondata sul posto l’Unione Internazionale di Preghiere, approvata dal vescovo di Liegi nello stesso anno. Il programma di preghiera prevede la recita del Rosario completo, ogni sera intorno alle 19 presso la cappellina delle apparizioni, per proseguire poi con la recita delle invocazioni. L’Unione si è diffusa nel mondo (anche in Italia, dove il Movimento Madonna dei Poveri di Milano vi aderisce fin dal 1950) portando così decine di migliaia di fedeli ad alimentare ogni giorno quel grande fiume di preghiera che è partito da Banneux e si è diffuso in tutto il mondo. Uniamoci anche noi alla preghiera alla Vergine dei Poveri, certi che la Madonna non mancherà di assisterci nella preghiera, secondo quanto ha promesso a Mariette Beco: “Pregherò per te”. Certi di questa comunione di affetto e di preghiera con la Madre di Dio, ci rivolgiamo supplici alla Vergine dei Poveri perché venga in nostro aiuto:

Nostra Signora di Banneux, Madre del Salvatore Madre di Dio, Vergine dei Poveri, tu che hai detto: « Credete in me, io crederò in voi », noi riponiamo in te tutta la nostra fiducia. 

Degnati di ascoltare le preghiere che ti rivolgiamo, abbi pietà di tutte le miserie spirituali e temporali, ridona ai peccatori i tesori della fede, dai sollievo agli ammalati, allevia la sofferenza, prega per noi e, per la tua intercessione, ottieni che il regno di Cristo Re si estenda a tutte le nazioni. 

Vergine dei Poveri, prega con noi (si ripete tre volte) e con tutti i membri della tua Unione Internazionale di Preghiere.

Divisore dans San Francesco di Sales

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