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Nascita di Maria

Posté par atempodiblog le 5 août 2011

Nascita di Maria
Tratto da: L’Evangelo come mi è stato rivelato
Opera di Maria Valtorta.

compleanno madonna

[26 agosto 1944]
Vedo Anna uscire nell’orto-giardino. Si appoggia al braccio di una parente certo, perché le somiglia. È molto grossa e pare affaticata forse anche dall’afa, proprio simile a questa che accascia me.Per quanto l’orto sia ombroso, pure l’aria vi è rovente, pesante. Un’aria da tagliarsi come una pasta molle e calda, tanto è densa, sotto uno spietato cielo di un azzurro che la polvere sospesa negli spazi fa lievemente fosco. Da molto deve esservi siccità, perché la terra, dove non e irrigata, è letteralmente ridotta a polvere finissima e quasi bianca. Di un bianco lievemente tendente ad un rosa sporco, mentre è marrone rosso scuro, per esser bagnata, al piede delle piante o lungo le brevi aiuole dove crescono filari di ortaggi, e intorno ai rosai, ai gelsomini, ad altri fiori e fioretti, che sono specie sul davanti e lungo una bella pergola che taglia per metà il brolo sino al principio dei campi, ormai spogli di biade. Anche l’erba del prato, che segna la fine della proprietà, è arsiccia e rada. Solo ai margini di esso, là dove è una siepe di biancospino selvatico, già tutto tempestato dei rubini dei piccoli frutti, l’erba è più verde e folta, e là, in cerca di pastura e d’ombra, sono delle pecorelle con un piccolo mandriano. Gioacchino è intorno ai filari e agli ulivi. Ha con lui due uomini che l’aiutano.

Ma, per quanto anziano, è svelto e lavora con gusto. Stanno aprendo delle piccole chiudende ai limiti di un campo, per dare acqua alle piante assetate; e l’acqua si fa strada gorgogliando fra l’erba e la terra arsa, e si stende in anelli, che per un momento paiono di un cristallo giallastro e poi sono solo anelli scuri di terra umida, intorno ai tralci e agli ulivi stracarichi. Lentamente Anna, per la pergola ombrosa, sotto la quale api d’oro ronzano, ghiotte dello zucchero di acini biondi, va verso Gioacchino, che quando la vede le si affretta incontro. “Fin qui sei giunta?”. “La casa è calda come un forno”. “E tu ne soffri”.

“L’unica sofferenza di questa mia ultima ora di gravida . La sofferenza di tutti, uomini e bestie. Non ti accaldare troppo, Gioacchino”. “L’acqua, sperata da tanto e che da tre giorni pareva proprio vicina, non è ancora venuta, e la campagna brucia. Buon per noi che vi è la sorgente vicina ed è così ricca d’acque. Ho aperto i canali. Poco sollievo per le piante, che hanno le foglie vizze e coperte di polvere. Ma quel tanto da tenerle in vita. Se piovesse!…”.

Gioacchino, con l’ansia di tutti gli agricoltori , scruta il cielo, mentre Anna, stanca, si sventola con un ventaglio che pare fatto con una foglia secca di palma, intrecciata con fili multicolori che la tengono rigida.La parente dice: “Là, oltre il grande Hermon , sorgono nubi veloci. Vento di settentrione. Rinfrescherà e forse darà acqua”. “Son tre giorni che si leva e poi cade col sorger della luna. Farà così ancora”.
Gioacchino è sconfortato.“Torniamo in casa. Anche qui non si respira, e poi penso che sia bene tornare…” dice Anna, che sembra ancor più olivastra per un pallore che le è venuto sul viso. “Soffri?”.

“No. Ma sento quella gran pace che ho sentito nel Tempio quando mi fu fatta grazia, e che ho sentito ancora quando seppi d’esser madre. È come un’estasi. Un dolce sonno del corpo, mentre lo spirito giubila e si placa in una pace senza paragone umano. Ti ho amato, Gioacchino, e quando sono entrata nella tua casa e mi sono detta: “Sono sposa di un giusto”, ho avuto pace, e così tutte le volte che il tuo provvido amore aveva cure per la tua Anna. Ma questa pace è diversa. Vedi, io credo che è una pace come quella che dovette invadere, come olio che si spande e molce, lo spirito di Giacobbe, nostro padre, dopo il suo sogno d’angeli; e, meglio ancora, simile alla pace gioiosa dei Tobia dopo che Raffaele si manifestò loro. Se mi vi sprofondo, nel gustarla essa sempre più cresce. È come io salissi per gli spazi azzurri del cielo… e, non so perché, da quando io ho in me questa gioia pacifica, io ho un cantico in cuore, quello del vecchio Tobia. Mi pare sia stato scritto per quest’ora… per questa gioia… per la terra d’Israele che la riceve… per Gerusalemme peccatrice e ora perdonata… ma… – ma non ridete dei deliri di una madre… – ma quando dico: “ingrazia il Signore per i tuoi beni e benedici il Dio dei secoli, affinché riedifichi in te il suo Tabernacolo”, io penso che colui che riedificherà nella Gerusalemme il Tabernacolo del Dio vero sarà questo che sta per nascere…, e penso ancora che non più della Città santa, ma della mia creatura sia profetizzata la sorte quando il cantico dice: “Tu brillerai di luce splendida, tutti i popoli della terra a te si prostreranno, le nazioni verranno a te portando doni, adoreranno in te il Signore e terranno come santa la tua terra, perché dentro di te invocheranno il Grande Nome. Tu sarai felice nei tuoi figli, perché tutti saranno benedetti e si riuniranno presso il Signore. Beati quelli che ti amano e gioiscono della tua pace!… e la prima a gioirne sono io, la sua madre beata…” Anna si trascolora e si accende come cosa portata da luce lunare a gran fuoco e viceversa, nel dire queste parole. Delle dolci lacrime le scorrono sulle gote, né se ne avvede, e sorride alla sua gioia. E intanto va verso casa fra lo sposo e la parente, che ascoltano e tacciono commossi.

Si affrettano perché le nubi, spinte da un vento alto, galoppano e crescono per il cielo, e la pianura si fa scura e abbrividisce per un avviso di temporale. Quando giungono alla soglia di casa, un primo lampo livido solca il cielo e il rumore del primo tuono pare il rullare di un’enorme grancassa che si mesca all’arpeggio delle prime gocce sulle foglie arse. Entrano tutti e Anna si ritira, mentre Gioacchino, raggiunto dai garzoni, parla, sulla porta, di questa tanto attesa acqua, che è benedizione per la terra sitibonda. Ma la gioia si muta in timore, perché viene un temporale violentissimo con fulmini e nubi cariche di grandine. “Se la nube rompe, l’uva e le ulive saranno frante come da mola. Miseri noi!”. Un’altra ansia ha poi Gioacchino, per la sposa a cui è giunta l’ora di dare alla luce il figlio. La parente lo rassicura che Anna non soffre affatto. Ma egli è in orgasmo, e ogni volta che la parente o altre donne, fra cui la mamma di Alfeo, escono dalla stanza di Anna per poi tornarvi con acqua calda e bacili e lini asciugati alla fiamma, che splende ilare sul focolare centrale in un’ampia cucina, va e chiede, e non si placa per le loro rassicurazioni. Anche l’assenza di gridi da parte di Anna lo preoccupa. Dice: “Io sono uomo e non ho mai visto partorire. Ma mi ricordo d’aver sentito dire che l’assenza di doglie è fatale…”. Viene la sera, anticipata dalla furia temporalesca che è violentissima. Acqua torrenziale, vento, fulmini, vi è di tutto, meno la grandine che è andata ad abbattersi altrove.

Uno dei garzoni nota questa violenza e dice: “Sembra che Satana sia uscito coi suoi demoni dalla Geenna. Guarda che nubi nere! Senti che fiato di zolfo è nell’aria, e fischi e sibili e voci di lamento e maledizione. Se è lui, è furente questa sera!”. L’altro garzone ride e dice: “Gli sarà sfuggita una grande preda, oppure Michele lo ha percosso con nuova folgore di Dio, e lui ne ha corna e coda mozze e arse”. Passa di corsa una donna e grida: “Gioacchino! Sta per nascere! E tutto fu svelto e felice!” e scompare con un’anforetta fra le mani. Il temporale cade di colpo, dopo un ultimo fulmine così violento che sbatte contro le pareti i tre uomini; e sul davanti della casa, nel suolo dell’orto, resta a suo ricordo una buca nera e fumante. E mentre un vagito, che pare il lamento di una tortorina che per la prima volta non pigoli più ma tubi, viene da oltre la porta di Anna, un enorme arcobaleno  stende la sua fascia a semicerchio su tutta l’ampiezza del cielo. Sorge, o per lo meno pare sorgere, dalla cima dell’Hermon che, baciata da una lama di sole, pare di alabastro di un bianco rosa delicatissimo; si alza fino al più terso cielo di settembre e, valicando per spazi detersi da ogni impurità, sorvola le colline di Galilea e la piana che appare, fra due alberi di fico, che è a sud, e poi ancora un altro monte; e sembra posare la sua punta estrema all’estremo orizzonte, là dove un’aspra catena di monti chiude ogni altra veduta. “Che cosa mai vista!”. “Guardate, guardate!”. “Pare che leghi in un cerchio tutta la terra di Israele, e già, ma guardate, già vi è una stella mentre ancor non è scomparso il sole. Che stella! Brilla come un enorme diamante!…”.

“E la luna, là, è tutta piena, mentre ancor mancano tre giorni al suo esserlo. Ma guardate come splende!”. Le donne sopraggiungono festanti con un batuffolino roseo fra candide tele. È Maria, la Mamma! Una Maria piccolina che potrebbe dormire fra il cerchio di braccia di un fanciullo, una Maria lunga al massimo quanto un braccio, una testolina di avorio tinto di rosa tenue e dalle labbruzze di carminio, che non piangono già più ma fanno l’istintivo atto di succhiare, così piccine che non si sa come faranno a prendere un capezzolo, un nasetto minuto fra due gotine tonde e, quando stuzzicandola le fanno aprire gli occhietti, due pezzettini di cielo, due puntini innocenti e azzurri che guardano, e non vedono, fra ciglia sottili e di un biondo quasi roseo, tanto è biondo. Anche i capellucci sulla testolina tonda hanno la velatura roseo-bionda di certi mieli che sono quasi bianchi. Per orecchie, due conchigliette rosee e trasparenti, perfette.

E per manine… cosa sono quelle due cosine che annaspano per l’aria e poi vanno alla bocca? Chiuse come ora, due bocci di rosa borraccina che abbiano fenduto il verde dei sepali e sporgano la loro seta di rosa tenue; aperte come ora, due gioiellini d’avorio appena rosato, di alabastro appena rosato, con cinque pallide granate per unghiette.Come faranno quelle manine ad asciugare tanto pianto? E i piedini? Dove sono? Per ora sono solo uno zampettio nascosto fra i lini. Ma ecco che la parente si siede e la scopre… Oh! i piedini! Lunghi un quattro centimetri, hanno per pianta una conchiglia corallata, per dorso una conchiglia di neve venata d’azzurro, per ditine dei capolavori di scultura lillipuziana, anche loro coronate di piccole scaglie di granata pallida. Ma come si troveranno sandaletti, quando quei piedini di bambola faranno i primi passi, tanto piccini da poter stare su quei piedini? E come faranno quei piedini a fare tanto aspro cammino e sorreggere tanto dolore sotto una croce?

Ma ora questo non si sa, e si ride e sorride del suo annaspare e sgambettare, delle belle gambette tornite, delle cosce minute che fanno fossette e braccialetti tanto sono grassottelle, della pancina, una coppa capovolta, del piccolo torace perfetto sotto la cui seta candida si vede il moto del respiro e certo si ode, se, come fa il padre felice ora, vi si appoggia la bocca ad un bacio, battere un cuoricino… Un cuoricino che è il più bello che ha la terra nei secoli dei secoli, l’unico cuore immacolato di uomo. E la schiena? Ecco che la rivoltano, e si vede la falcatura delle reni e poi le spalle grassottelle e la nuca rosea così forte che, ecco, la testolina si alza sull’arco delle vertebre minute, e pare il capino di un uccello che scruti intorno il mondo nuovo che vede, e ha un gridino di protesta per esser così mostrata, Lei, la Pura e Casta, agli occhi di tanti, Lei che uomo non vedrà mai più nuda, la Tutta Vergine, la Santa ed Immacolata. Coprite, coprite questo Boccio di giglio che non sarà mai aperto sulla terra e che darà, più bello ancor di Lei, il suo Fiore, pur restando boccio.

Solo nei Cieli il Giglio del Trino Signore aprirà tutti i suoi petali. Perché lassù non vi è polvere di colpa che possa involontariamente profanare quel candore. Perché lassù vi è da accogliere, alla vista di tutto l’Empireo, il Trino Iddio che ora, fra pochi anni, celato in un cuore senza macchia, sarà in Lei: Padre, Figlio, Sposo.
Eccola di nuovo fra i lini e fra le braccia del padre terreno, cui Ella somiglia. Non ora. Ora è un abbozzo d’uomo. Io dico che gli somiglia fatta donna. Della madre non ha nulla. Del padre il colore della pelle e degli occhi, e certo anche dei capelli che, se ora sono bianchi, in gioventù erano certo biondi come lo dicono le sopracciglia; del padre le fattezze, rese più perfette e gentili per esser Lei donna, e quella Donna; del padre il sorriso e lo sguardo e il modo di muoversi e la statura. Pensando a Gesù, come lo vedo, trovo che Anna ha dato la sua statura al Nipote e il colore più avorio carico della pelle. Mentre Maria non ha quell’imponenza di Anna, una palma alta e flessuosa, ma la gentilezza del padre. Anche le donne parlano del temporale e del prodigio della luna, della stella, dell’immenso arcobaleno, mentre con Gioacchino entrano dalla madre felice e le rendono la creaturina.  Anna sorride ad un suo pensiero: “È la Stella” dice. “Il suo segno è nel cielo. Maria, arco di pace! Maria, stella mia! Maria, pura luna! Maria, perla nostra!”.  “Maria la chiami?!”. “Si. Maria, stella e perla e luce e pace…”. “Ma vuol dire anche amarezza… Non temi portarle sventura?”. “Dio è con Lei. È sua da prima che fosse. Egli la condurrà per le sue vie ed ogni amarezza si muterà in paradisiaco miele. Or sii della tua mamma… ancora per un poco, prima di esser tutta di Dio…”. E la visione ha termine sul primo sonno di Anna madre e di Maria infante.

Divisore dans San Francesco di Sales

La Madonna a Medjugorje ha detto di essere nata il 5 agosto. Per approfondire  Freccia dans Viaggi & Vacanze Compleanno della Mamma del Cielo

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Ricordando Wojtyla: le minacce alla vita

Posté par atempodiblog le 30 avril 2011

Cari amici, si avvicina il giorno della beatificazione di Giovanni Paolo II. Vi segnalo l’attualissimo passaggio di un suo discorso (nel quale noterete una notevole sintonia con le parole del suo successore), tenuto ai giovani della GMG il 14 agosto 1993, al Cherry Creek State Park di Denver.

Ricordando Wojtyla: le minacce alla vita dans Andrea Tornielli wojtyla

Il ventesimo secolo verrà considerato un’epoca di attacchi massicci contro la vita, un’interminabile serie di guerre e un massacro permanente di vite umane innocenti. I falsi profeti e i falsi maestri hanno conosciuto il maggior successo possibile.

Allo stesso modo, dei falsi modelli di progresso hanno portato a mettere in pericolo l’equilibrio ecologico della terra. L’uomo, fatto a immagine e somiglianza del Creatore – era chiamato ad essere il buon pastore dell’ambiente, contesto della sua esistenza e della sua vita. È il compito che ha ricevuto da molto tempo e che la famiglia umana ha assunto non senza successo lungo tutta la sua storia, fino a un’epoca recente, in cui l’uomo è divenuto egli stesso il distruttore del suo ambiente naturale. Questo è già avvenuto in alcuni luoghi, dove si sta compiendo.

Ma c’è dell’altro. Assistiamo anche alla diffusione di una mentalità di lotta contro la vita – un atteggiamento di ostilità vero la vita nel seno materno e verso la vita nelle sue ultime fasi. È nel momento in cui la scienza e la medicina riescono ad avere una maggiore capacità di vegliare sulla salute e sulla vita, che, per l’appunto, le minacce contro la vita si fanno più insidiose. L’aborto e l’eutanasia – omicidio vero e proprio di un autentico essere umano – vengono rivendicati come dei “diritti” e delle soluzioni a dei “problemi”, problemi individuali o problemi della società. La strage degli innocenti non è un atto meno peccaminoso o meno distruttivo solo perché viene compiuto in modo legale o scientifico. Nelle metropoli moderne, la vita – primo dono di Dio e diritto fondamentale di ogni individuo, base di tutti gli altri diritti – è spesso trattata tutt’al più come una merce da organizzare, da commercializzare e da manipolare a proprio piacimento.

Tratto da: il blog di Andrea Tornielli

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Nuovo Santuario Diocesano a Napoli

Posté par atempodiblog le 19 janvier 2011

SANTUARIO IMMACOLATA DI LOURDES – NAPOLI
Missionari Vincenziani
Gradini San Nicola da Tolentino, 12 al Corso Vittorio Emanuele (Cariati)

Nuovo Santuario Diocesano a Napoli dans Apparizioni mariane e santuari 3525a3m

Festeggiamenti in onore della Beata Vergine Maria di Lourdes

4 – 11 febbraio 2011 / 18 febbraio – 4 marzo 2011

Per approfondire le notizie sul Santuario alla Beata Vergine di Lourdes di Napoli cliccare 2e2mot5 dans Diego Manetti QUI

PROGRAMMA

4 febbraio venerdì Apertura delle Celebrazioni Mariane
Ore 8:30 Santo Rosario
Ore 9:00 Santa Messa alla Grotta
Ore 17:30 Santo Rosario
Ore 18:00 Concelebrazione Eucaristica presieduta da Sua Ecc. Rev.mo Mons. Antonio Di Donna, Vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi di Napoli.
Parteciperanno le comunità parrocchiali di: S. Maria del Carmine alla Concordia, S. Maria Apparente, Immacolata a Pizzofalcone.
Ore 19:00 Processione aux flambeaux

5 febbraio – sabato
Ore 8:30 Santo Rosario
Ore 9:00 Santa Messa alla Grotta
Ore 20:00 Concelebrazione Eucaristica presieduta dal Rev.mo Padre Salvatore Farì con le Comunità Neocatecumenali della Città

6 febbraio – domenica
Ore 11:00 Santa Messa
Ore 19:00 Vespri d’organo

7 febbraio – lunedì
Ore 8:30 Santo Rosario
Ore 9:00 Santa Messa alla Grotta
Ore 10:00 Omaggio floreale degli alunni dell’Istituto Monte calvario delle Figlie della Carità e riflessione guidata dal Rev.mo P. Juan Carlos Cerquera
Ore 17:30 Santo Rosario
Ore 18:00 Concelebrazione Eucaristica presieduta dal Rev.mo Decano Don Giuseppe Carmelo.
Partecipano le comunità parrocchiali di: S. Lucia a Mare, SS. Francesco e Matteo, Santa Lucia al Monte, San Marco di palazzo.
Ore 19:00 Processione aux flambeaux

8 febbraio – martedì
Ore 8:30 Santo Rosario
Ore 9:00 Santa Messa alla Grotta
Ore 17:30 Santo Rosario
Ore 18:00 Concelebrazione Eucaristica presieduta dal Rev.mo Don Michele Autuoro
Parteciperanno le comunità parrocchiali di: San Gioacchino, Medaglia Miracolosa, Sant’Anna di Palazzo, S. Maria della Mercede in S. Orsola, Concezione a Montecalvario, San Carlo alle Mortelle. Ore 19:00 Processione aux flambeaux

9 febbraio – mercoledì
Ore 8:30 Santo Rosario
Ore 9:00 Santa Messa alla Grotta
Ore 16:40 Ora di Spiritualità (Santo Rosario, Vespro e Benedizione Eucaristica) in diretta con Radio Maria, animata dalle Figlie della Carità di Napoli
Ore 19:30 Veglia di preghiera con i giovani presieduta dal Rev.mo P. Juan Carlos Cerquera

10 febbraio – giovedì
Ore 8:30 Santo Rosario
Ore 9:00 Santa Messa alla Grotta
Ore 17:30 Santo Rosario
Ore 18:00 Solenne Concelebrazione Eucaristica per gli ammalati presieduta da Sua Em. Rev.ma Card. Crescenzio Sepe, Arcivescovo Metropolita di Napoli che erigerà la Chiesa a Santuario Diocesano

11 febbraio – venerdì
Sante Messe ore 8:00 – 9:00 – 10:00 – 11:00
Ore 12:00 Supplica alla Vergine di Lourdes e Celebrazione Eucaristica presieduta dal Rev.mo P. Giuseppe Guerra, Visitatore dei Missionari Vincenziani. Benedizione dell’ambulatorio medico polispecialistico gratuito
Ore 17:30 Santo Rosario
Ore 18:00 Sublime Celebrazione Eucaristica presieduta sa Sua Ecc. Rev.ma Mons. Vincenzo Pelvi, Arcivescovo Ordinario Militare per l’Italia
Nei giorni 10 e 11 febbraio, i volontari del Sovrano Militare Ordine di Malta, aiuteranno le persone con difficoltà deambulatoria a raggiungere la grotta della Madonna.

18 febbraio – venerdì
Inizio della Quindicina
Ore 8:30  Santo Rosario
Ore 9:00 Santa Messa alla Grotta

1-2-3 marzo
Ore 8:30 Santa Rosario
Ore 9:00 Santa Messa alla Grotta
Dalle ore 9:30 alle ore 12:00 Esposizione del Santissimo Sacramento e Adorazione

4 marzo – venerdì
Chiusura delle Celebrazioni Mariane
Ore 8:30 Santo Rosario
Ore 9:00 Santa Messa alla Grotta
Ore 17:00 Santo Rosario
Ore 18:00 Celebrazione Eucaristica presieduta dal Rev.mo Don Renato De Simone e processione del Santissimo Sacramento

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Nostra Signora de La Salette

Posté par atempodiblog le 19 septembre 2010

Notre-Dame delle altezze
da « Pellegrino a quattro ruote » di P. Livio Fanzaga

Nostra Signora de La Salette dans Apparizioni mariane e santuari La-Salette

La Salette: tra cielo e terra

Non saprei dire con esattezza quante volte sono stato a La Salette, essendo la località facilmente raggiungibile dal Nord Italia. Mi ricordo però molto bene la prima volta, quando decisi il pellegrinaggio a metà degli anni novanta, nel momento in cui in Italia ferveva la campagna per un referendum sull’apertura dei negozi alla domenica. Le parole della Santa Vergine (“Vi ho dato sei giorni per lavorare, mi sono riservato il settimo, e non me lo si vuole concedere. E’ questo che appesantisce tanto il braccio di mio Figlio”) mi erano rimaste impresse nel cuore e mi avevano fatto comprendere come fosse importante anche per la società civile il rispetto della domenica, il giorno del Signore, per ottenere la benedizione di Dio e la sua protezione.

In quell’occasione mi era capitata un’esperienza singolare che ho interpretato come un segno del Cielo, a causa del quale questo santuario mi è sempre stato particolarmente caro. Appena arrivato in cima al pianoro, sono sceso lungo il valloncello dove sgorga l’acqua della sorgente e, dopo essermi lavato le mani e aver bevuto dell’acqua, mi sono recato in chiesa che, nonostante numerosi pellegrini che si trovavano nei pressi del santuario, in quel momento era completamente vuota. Approfittando della circostanza ho raggiunto l’altare, quindi ho girato intorno ad esso, verso destra, per leggere un versetto della Sacra Scrittura che era già aperta sul leggio. Mi cadde sotto gli occhi un versetto del Salmo 25 al versetto 6 che, con mia grande meraviglia, suonava così: “Lavo nell’innocenza le mie mani e giro attorno al tuo altare, Signore, per far risuonare voci di lode e per narrare tutte le tue meraviglie”.  Ho compreso subito che non poteva trattarsi di un caso (come sarebbe stato possibile?) e ho subito pensato che, nonostante i soliti sondaggi manipolati, il referendum sulla liberalizzazione del lavoro domenicale non sarebbe passato. E così fu.  Ritornato a Radio Maria, ho coniato per l’occasione un “spot” da mandare in onda più volte al giorno, che suonava così: “Cari amici, piuttosto che entrare in un negozio alla domenica, sparatevi!”. Non so se in Cielo abbiano gradito, ma qui in terra ci siamo divertiti assai.

Quando giungi al termine della scalata, sull’accogliente radura detta Les Baisses, dove sorge il santuario, ti si presenta davanti uno spettacolo grandioso che gli occhi non si saziano di contemplare. E’ proprio vero che la Madonna non sceglie mai a caso i luoghi dove ella vuole incontrare gli uomini. Le montagne si elevano maestose, il silenzio è solenne, la solitudine del luogo è popolata di mistero. Non c’è posto più adatto per dimenticare le cose effimere della terra e riflettere sull’eternità che ci chiama. Qui la Madonna ha convocato noi peccatori perché potessimo udire la voce di Dio nell’intimo del nostro cuore.

La Madonna si sfoga con due bambini

La-Salette dans Fede, morale e teologia

Parcheggiata senza difficoltà la quattrouote, mi si apre dinanzi un ampio spazio sul quale è stato edificato il santuario con un centro di accoglienza moderno ed efficiente, capace di dare ospitalità a centinaia di pellegrini.  A La Salette non ci sono né case, né alberghi, né negozi, salvo quello del santuario e questa è una caratteristica piuttosto unica, che l’avvicina al Laus. In questi luoghi di montagna nel corso dei secoli la popolazione è più diminuita che aumentata. La Chiesa ha l’aspetto solido e arcigno delle montagne che la circondano, mentre i due campanili che l’affiancano mi fanno pensare a quelli, ormai universalmente famosi, della parrocchia di Medjugorje.

Arrivando al piazzale antistante la chiesa,  l’occhio va spontaneamente verso il valloncello sulla sinistra, dove i pellegrini fanno la fila per inginocchiarsi in preghiera e bere l’acqua della sorgente. Lì è il centro focale, il luogo dell’apparizione, dove la Madonna è scesa dal cielo e si è posata su questa nostra povera terra. La prima volta che sono arrivato a La Salette sono rimasto profondamente colpito dalla statua in bonzo della Madonna, seduta sulle pietre poste attorno alla fontana, del tutto asciutta in quella stagione, con le braccia appoggiate alle ginocchia e  il volto fra le mani, mentre si abbandona a un pianto dirotto. Così l’hanno vista da lontano Melania e Massimino, dopo che il globo di luce, più sfavillante del sole, si era aperto, mostrando questa mirabile visione.

Il messaggio della Santa Vergine a La Salette è racchiuso in questa immagine di dolore sommesso e quasi inconsolabile. E’ la Madre che versa lacrime sulla sorte dei suoi figli che, avendo abbandonato la via di Dio, si espongono ai più severi castighi. Tuttavia ciò che trafigge il cuore, nonostante la innegabile severità del messaggio, è la sofferenza quasi disperata della Madonna che piange sui nostri peccati. Ogni volta che vado a La Salette sento il bisogno di inginocchiarmi accanto a quella statua e, ben consapevole che piange anche per i peccati di oggi, mi chiedo quando faremo in modo che lei alzi il suo volto per donarci un sorriso. Maria che piange è un invito alla conversione che non ammette dilazioni. Le lacrime della Madonna a La Salette, come a Siracusa, come a Civitavecchia parlano da sole. Con la differenza che a La Salette non era una statua a piangere, ma la Madonna viva e presente. Sì, se è vero che in cielo si fa festa per i peccatori pentiti, deve anche essere vero che si soffre per quelli che si perdono.

Melania e Massimino si erano conosciuti solo il giorno prima. Ambedue pascolavano quattro mucche: la fanciulla era pastorella di professione, il ragazzo al contrario era stato imprestato dal padre a un vicino per non oltre una settimana. Il Cielo aveva disposto gli avvenimenti in modo tale che si trovassero solo loro due proprio in quel luogo, in quel giorno e in quell’ora. Il tutto a loro insaputa e come se ogni minimo particolare fosse dipeso dagli uomini. Melania aveva quindici anni, non sapeva né leggere né scrivere e non conosceva quasi nulla di catechismo. Di carattere timido e taciturno, era però modesta nel contegno e limpida nello sguardo. Massimino aveva undici anni, anch’egli era privo di ogni istruzione umana e religiosa e per di più aveva un carattere incostante e leggero. Però era sincero, generoso, puro e compassionevole.

Guardo le statue dei due bambini mentre corrono verso l’apparizione e concludo che, se gli uomini guardano le apparenze, la Madonna guarda i moti profondi del cuore. Si è molto discusso e si discute sull’esito della vita dei due veggenti de La Salette. Si è anche molto malignato, come sono soliti fare gli uomini, non esclusi gli ecclesiastici.

Melania ha cercato di entrare in diversi conventi, ma senza mai riuscire a inserirsi in modo stabile in una comunità religiosa. Ha vagato un po’ ovunque, finché non è approdata in Italia, dove ha concluso la sua vita travagliata. Qualcuno si chiede tutt’ora se fosse una mistica o una mitomane. La sua autobiografia, come la sua rivelazione del segreto affidatole dalla Madonna, hanno sollevato polemiche e riserve. Un santo che la conosceva bene, Annibale di Francia, ha intessuto su di lei due panegirici, dove non esita a presentarla come una donna di eccezionale santità:

“Calma, serena, tranquilla, consumata nella virtù e nel patire, appariva di fuori come se nulla patisse; garbatissima e delicata nel tratto, nelle maniere, nel parlare; e come se in Lei gli estremi si armonizzassero; era raccolta e socievole, umile e contegnosa, amabile e riservata, forte e arrendevole, e appariva più che adulta e matura colei che pur era una bambina! Era davvero semplice come la colomba e semplice come il serpente…Era vissuta povera, solitaria, penitente, desiderosa che tutti la dimenticassero, raccolta solo in Dio….Addio, anima bella, addio creatura di amore, tutta formata di Amore, del purissimo, del santissimo Amore di Gesù Sommo Bene! Addio, vergine vigilante e prudente! Quando nel colmo della notte lo sposo ti chiamò, ti gli comparisti dinnanzi con la mistica lampada ben fornita di olio e di splendore”.

Massimino a sua volta ha cercato di seguire la via del sacerdozio, entrando in diversi seminari, senza tuttavia mai raggiungere la meta, a causa della sua irrequietezza e della sua incorreggibile sbadataggine. Tuttavia lasciò ovunque dietro di sé una scia di fede semplice ma forte e di pietà profonda. Nella sua vita vagabonda ci sono anche alcuni mesi trascorsi a Roma come soldato del Papa, essendosi arruolato negli zuavi pontifici. Ovunque si è recato, ha condotto una vita irreprensibile e al di sopra di ogni sospetto. La sua morte prematura a soli 40 anni è stata esemplare per la rassegnazione e l’abbandono alla volontà di Dio. Ricevette gli ultimi sacramenti, rispose alle preghiera e prima di spirare chiese un po’ di acqua di La Salette. Mi è sempre un po’ dispiaciuto che di questi due fedeli testimoni di Maria non sia stata introdotta la causa di beatificazione. La loro vita forse non è “politicamente corretta”, ma è perfettamente coerente con le beatitudini. Abbiamo bisogno di santi di questo tipo.

“Venite avanti, bambini miei; non abbiate paura; io sono qui per annunziarvi una grande notizia”. Un po’ più in là ecco un nuovo blocco di statue, con la Madonna in piedi, col volto rigato di lacrime, mentre i due bambini le stanno in piedi davanti, quasi attaccati alla sua veste, mentre il cane ai piedi di Massimino sonnecchia ignaro della visione celeste. E’ un particolare che attira la mia attenzione e che mi conferma che i cani non hanno un’anima capace di Dio. La Madonna, come il più delle volte ama fare, sceglie dei bambini ignoranti, ma puri d’animo, per inviare i suoi messaggi al mondo. Su di essi lascia sempre impresso un segno di umiltà e di trasparenza che li accompagna per tutta la loro vita.

A La Salette si è verificata una sola apparizione e il messaggio, dato parte in francese e parte in dialetto locale, è lo sfogo amaro della Madre per i suoi figli che disprezzano la religione, bestemmiano Dio, profanano il giorno del Signore, irridono la Messa, e in Quaresima “vanno alla macelleria come cani”. Mi chiedo che cosa direbbe se dovesse descrivere ciò che facciamo oggi con la più assoluta superficialità e incoscienza. Le parole di Maria a La Salette sono quelle di una madre severa e amorosa nel medesimo tempo. La gente le ha accolte, salendo sul monte a migliaia nei mesi successivi, dando inizio a un rinnovamento dei costumi così impressionante da ottenere una rapida approvazione da parte della Chiesa.

“Se il mio popolo non vuole sottomettersi, sono costretta a lasciar cadere il braccio di mio Figlio; esso è così grave e pesante che non posso più sostenerlo”. I castighi preannunciati sono la carestia e quindi la fame, a causa dei raccolti andati a male, e soprattutto un’epidemia che colpirà i bambini al di sotto dei sette anni “che moriranno tra le braccia di coloro che li terranno” . Tuttavia il messaggio non è senza speranza. Infatti “se si convertiranno le pietre e le rocce si tramuteranno in mucchi di grano e le patate si troveranno seminate da loro stesse”. Non vi è dubbio che i dieci segreti di Medjugorje siano ben più gravi, in quanto in gioco vi è la stessa sopravvivenza del mondo, mormoro fra me in piedi davanti alla statua della Madonna che parla ai bambini. Tuttavia il messaggio è sempre lo stesso: senza Dio per l’uomo non c’è né futuro né vita eterna. La Madonna lo sta ripetendo da due secoli e ormai siamo alla stretta finale. Sono pochi però quelli che si scuotono e rispondono alla chiamata.

Quasi alla sommità del valloncello ecco l’ultima scena. La Madonna, raggiunta l’altura, sosta qualche momento e poi si eleva dal suolo un metro e mezzo circa. Guarda verso il cielo, poi volge i suoi occhi verso l’Italia e verso Roma. I bambini la seguono e le si affiancano, poi la visione incomincia gradualmente a dissolversi. Rimane alla fine una grande luce e poi più nulla. Anch’io mi colloco nella medesima posizione di Melania, davanti alla statua, per guardare il volto della Santa Vergine. Non ci sono più le lacrime, ma è sempre molto triste. Mi dirigo verso il piazzale sulla sinistra della chiesa, dove vedo un tavolino e alcune sedie. Mi metto comodo con l’intento di leggere un libretto che ho portato con me. Lo apro, mentre di tanto in tanto sollevo gli occhi verso la statua di bronzo della Santa Vergine in piedi sul piedestallo, in procinto di lasciare la terra. E’ lontana una ventina di metri circa.

Mi sembra tuttavia che invece di rivolgere lo sguardo in alto, oltre le vette dei monti, la statua della Madonna stia guardando verso la mia direzione. Mi sfrego gli occhi per vederci meglio, ma la sensazione non mi abbandona affatto. “Che cosa vorrà?”, mi dico, incominciando a inquietarmi. Non vorrei infatti ricevere qualche tirata d’orecchie. Faccio un rapido esame di coscienza, mentre al timore subentra una certa gioia. Mi fa piacere che la Madonna si sia accorta dei miei sudati 500 Km sulla quattroruote, mentre a lei basta un attimo per scendere dal cielo sulla terra e risalire. Decido di leggere qualche pagina del mio libretto. Ogni tanto alzo gli occhi, ma lei è sempre là che sembra interessata a quel che leggo. Dopo una ventina di minuti getto la spugna e decido di entrare in Chiesa a pregare davanti al Santissimo. Mi chiedo se per caso la mia vista non stia facendo capricci.  Una cosa è certa: le altre volte che mi sono recato a La Salette, mi sono puntigliosamente collocato nel medesimo posto, ma il viso della Madonna era rivolta verso il cielo.

Questa singolare esperienza mi ha lasciato un po’ soprappensiero finché non sono riuscito a farmene una ragione. Credo che la Madonna guardasse verso il tavolino dove ero seduto perché stavo leggendo la più poetica ed estasiata descrizione che mai sia stata fatta della sua divina bellezza. L’autrice di questa pagina immortale è Melania Calvat.

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La riforma del santo sacerdote

Posté par atempodiblog le 23 mai 2010

La riforma del santo sacerdote
di Paolo Rodari – Il Foglio

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Nelle difficoltà serve un celibato più puro e una liturgia più aderente al suo senso vero

Il vaticanista Sandro Magister dice una cosa che vale la pena ricordare quando si è di fronte alle richieste di riforma provenienti da una certa base del cattolicesimo, da coloro per i quali il dissenso è divenuto il centro della propria vita di fede: « Nei momenti cruciali, quando la chiesa è maggiormente in difficoltà anche a motivo dei peccati dei suoi componenti, i Pontefici hanno fatto sempre una cosa: rafforzare il celibato sacerdotale. La riformi gregoriana, ma anche quella tridentina, su questo caposaldo si sono affinate. Sulla ricerca di un clero scelto, una squadra di combattenti forti e virtuosi capaci di accettare la mortificazione del corpo a gloria di Dio e per il bene di tutta la chiesa. Preti celibi, preti sposi soltanto della. chiesa. E anche Benedetto XVI sta facendo la medesima cosa. Altrimenti non si spiegherebbe perché la straordinaria indizione di un anno dedicato ai sacerdoti il cui testimone principe è il curato d’Ars, un prete che visse il celibato totalmente, spendendo ogni energia per i suoi fedeli attraverso la celebra Il fuoco contro il celibato sacerdotale, in questo anno dedicato ai preti, è particolarmente insistente. Gli attacchi fanno male perché vengono da dentro la chiesa, dal suo interno, dai suoi uomini.

Non si tratta soltanto di dichiarazioni estemporanee di qualche vescovo della periferia dell’impero. Si tratta di uscite inaspettate di vescovi ritenuti vicini (anche idealmente) a Roma. A loro dire è impellente trovarsi a parlare, a confrontarsi e a discutere, del celibato. Che, fuori dall’ecclesialese, significa una cosa: eliminarlo. Perché soltanto riformando il cuore della vita della chiesa, appunto il sacerdozio, una vera rivoluzione in scia allo spirito dei tempi può avere luogo. Le dichiarazioni anti celibato di qualche giorno fa di monsignor Paul Iby, vescovo del Burgenland, sono soltanto ciò che emerge di una pressione sempre più intensa e sistematica. Una rivolta alimentata anche dall’evidente appoggio di alcuni cardinali. Tre giorni fa l’arcivescovo di Vienna, il cardinale Christoph Schönborn, ha detto di capire « le preoccupazioni » di Iby: « Le preoccupazioni sollevate dal vescovo Iby sono le preoccupazioni di tutti noi ». Parole ascoltate con gravità oltre il Tevere, soprattutto alla luce del fatto che il Papa, indicendo l’anno sacerdotale, ha proposto altri modelli. L’ha ricordato due giorni fa sull’Osservatore Romano, probabilmente non a caso, il segretario del Clero, monsignor Mauro Piacenza: « L’anno sacerdotale nasce da una ricorrenza ben precisa, il centocinquantesimo anniversario della nascita al cielo del curato d’Ars, e proprio per indicare un’autentica realizzazione del modello sacerdotale ». E poi l’affondo sul celibato, il cui fondamento è in Cristo,: « Non basta dire che Cristo e la sua vita furono verginali, la verginità non è qualcosa di aggunto all’esistenza terrena di Cristo, ma appartiene alla sua stessa essenza. Cristo è la verginità stessa e quindi ne è il modello. Certamente esistono molteplici ragioni di convenienza del celibato, sia sotto il profilo storico sia biblico, sia sotto quello spirituale e pastorale, tuttavia fondamentale è aderire alla fonte di tutto: Cristo stesso ». C’è chi ricorda che la chiesa di fatto già ammette i preti sposati: diverse comunità anglicane sono state da poco riammesse alla piena comunione con Roma, sacerdoti sposati compresi. E poi si rammenta l’esperienza delle chiese cattoliche di rito orientale: anche qui ci sono sacerdoti coniugati. Don Nicola Bux, consultore della Dottrina della fede, ci tiene però a puntualizzare un po’ di cose. Dice: « Anzitutto vorrei domandare a questi cardinali che continuamente chiedono aperture e nuove discussioni: ha forse ragione Karl Rahner quando sostiene nei ‘Nuovi saggi’ che i cardinali conoscono a mala pena ciò che hanno imparato nelle lezioni di teologia mentre non sanno nulla della dottrina cattolica? Forse si. Forse ha ragione Rahner. Tra l’altro vanno fatti alcuni chiarimenti sui preti sposati orientali. Questi propriamente non sono preti sposati nel senso che erano sposati già prima dell’ordinazione. Ai preti, infatti, non è concesso il matrimonio. Tecnicamente occorrerebbe chiamarli ‘sposati-ordinati preti’. E la cosa non è senza senso: è un sintomo evidente dell’antica tradizione comune con l’occidente che non ammette a chi è ordinato di accedere al matrimonio. Inoltre va ricordato quando e come l’oriente aprì ai preti sposati. Fu durante il Concilio di Trullo che si svolse a Costantinopoli nel 692. Di fatto questa apertura fu un cedimento. Perché occorre dirlo anche se forse è poco ecumenico: nella cristianità soltanto i cattolici di rito latino non hanno ceduto. Orientali, ortodossi e protestanti sono stati meno forti e decisi ». Don Luigi Negri, vescovo di San Marino e voce ascoltata nella galassia ciellina, dice che « la situazione è grave ». Perché? « Ci sono vescovi che prendono posizioni direttamente contrarie alla dottrina. Aprono su questioni sulle quali il Papa ha già detto cose di fatto definitive. Vorrei ricordare che molte dichiarazioni di Giovanni Paolo II erano prossime all’essere considerate come pronunciate ex cathedra, e dunque infallibili. Invece ci sono alcune autorità della chiesa che chiamano in causa il magistero giustificandolo agli occhi della mentalità dominante. Dimenticano Jean Guitton del ‘Cristo dilacerato’. E’ un breve saggio che scrisse di getto durante il Concilio. Disse che l’eresia si verifica quando è il mondo che giudica la fede, che chiama la fede a giustificarsi. Io contesto questa mentalità smascherata da Guitton perché non è più cristiana. E mi sgomenta che siano autorità della chiesa a fare proprie queste posizioni ». Il Papa ha parlato più volte del valore del celibato. Il 12 marzo si trovava a Castel Gandolfo. Qui ricevette i partecipanti a un convegno teologico. Parlò del « valore sacro del celibato ». E affondò il colpo contro le mode che vogliono far sì che anche il sacerdote si adegui, spirito e anima, al mondo. Disse: « Nel modo di pensare, di parlare, di giudicare i fatti del mondo, di servire e amare, di relazionarsi con le persone, anche nell’abito, il sacerdote deve trarre forza profetica dalla sua appartenenza sacramentale, dal suo essere profondo. Di conseguenza, deve porre ogni cura nel sottrarsi alla mentalità dominante, che tende ad associare il valore del ministro non al suo essere, ma alla sua funzione, misconoscendo, cosi, l’opera di Dio. che incide nell’identità profonda della persona del sacerdote, configurandolo a sé in modo definitivo ». Il richiamo all’abito non è senza senso. L’abito è un segno. Uno schiaffo in faccia al mondo. Ed è anche una forma di difesa dalle insidie e dalle tentazioni del mondo. Eppure, nel post Concilio, alcuni l’hanno abbandonato. E chi teorizza che sia giusto così, dimentica Giovanni Paolo Il. Racconta un frequentatore dell’appartamento wojtyliano: « Un giorno arrivò al Papa l’annuario dei vescovi brasiliani. C’erano i loro nomi e cognomi, gli indirizzi, e anche le foto. Il Papa lo apri e, pochi secondi dopo, lo scagliò contro il muro con violenza. Nelle foto molti vescovi erano in giacca e cravatta. Erano i tempi in cui la teologia della liberazione andava forte e faceva proseliti. n Papa non sopportava un simile tradimento ». Attacco al celibato, attacco al cuore della vocazione sacerdotale, fino agli attacchi alla liturgia, il luogo dove i fedeli, grazie ai ministri di Dio; appunto i sacerdoti, incontrano il mistero. Un Papa, Benedetto XVI, che indice l’anno sacerdotale per ritrovare il baricentro. Per ricordare qual è la giusta direzione. Anche se, a onor del vero; già molto aveva detto quando era cardinale e, ancora prima, vescovo e teologo. Per quanto riguarda la liturgia non si può non ricordare il suo « Introduzione allo spirito della liturgia », un cult alla stessa stregua del libro a cui Ratzinger si rifà, quello « Spirito della liturgia » di Romano Guardini pubblicato nella Pasqua del 1918 come volume inaugurale della collana « Ecclesia Orans » a cura dell’abate Herwegen: l’opera che, come scrive Ratzinger, « inaugurò il movimento liturgico in Germania. Essa diede il suo contributo perché si celebrasse la liturgia in maniera essenziale ». Per Ratzinger la riforma liturgica che ha portato il sacerdote a pregare versus populum ha introdotto « una clericalizzazione quale non si era mai data in precedenza. Ora infatti il sacerdote diviene il punto di riferimento di tutta la celebrazione. Tutto termina su di lui. E’ lui che bisogna guardare, è alla sua azione che si prende parte, è a lui che si risponde; è la sua creatività a sostenere l’insieme della celebrazione ». Invece « l’atto con cui ci si rivolgeva tutti verso oriente non era celebrazione verso la parete, non significava che il sacerdote volgeva le spalle al popolo: egli non era poi considerato così importante ». Alessandro Gnocchi dice che l’attacco al clero, al significato profondo del sacerdozio e quindi alla liturgia, ha le sue radici nell’immediato post Concilio. « Anche se – spiega – già nella riforma dei riti della Settimana santa del 1955-56 messa in campo, tra gli altri, da monsignor Annibale Bugnini ci furono dei prodromi di questo attacco: i cambiamenti stravolsero i riti secolari. Per la domenica delle Palme viene introdotta una ritualità verso il popolo e con le spalle alla croce e al Cristo dell’altare, il Venerdì santo si riducono gli onori da rendere al Santissimo e si altera la venerazione della croce con il risultato di oscurare la natura sacrificale dell’ultima cena. Per il Lunedì santo si proibisce la preghiera contra persecutores ecclesiae e la preghiera per il Papa ». Perché queste riforme? Difficile rispondere. Secondo padre Carlo Braga – lavorò a stretto contatto con Bugnini – questa riforma fu la « testa d’ariete » che scardinò la liturgia romana dei giorni più santi dell’anno. Secondo Annibale Bugnini, invece, la prima occasione d’inaugurare un nuovo modo di concepire la liturgia. Allora furono alcuni episcopati e anche vari liturgisti come Léon Gromier, consultore della Congregazione dei riti e membro dell’Accademia pontificia di liturgia, a lamentarsi. Ma con pochi risultati: Pio XII non aveva forse più la forza di reagire e la riforma passò. E a poco valse un segno lanciato qualche tempo dopo da Giovanni XXIII: nel 1959, nella sua celebrazione del Venerdì santo a Santa Croce in Gerusalemme, celebrò seguendo le pratiche tradizionali. Bugnini fu il principale protagonista della riforma liturgica. Una riforma che ha cambiato, di fatto, la vita dei fedeli e, insieme, quella dei preti. Dice Gnocchi: « Anzitutto il prete ha iniziato a celebrare ‘verso il popolo’ e non più ‘spalle al popolo’, ovvero volgendo il suo sguardo verso oriente, verso Cristo che viene. Questa è stata una svolta drammatica. Il prete è diventato un protagonista, quasi uno showman, al fondo il padrone della liturgia. In questo modo si è persa la dimensione verticale della celebrazione in favore di una dimensione circolare. Tutto è dentro un circolo chiuso composto dal prete e dai fedeli. Cristo resta fuori. Tant’è vero che il Santissimo è alle spalle del prete. Questa circolarità ha fatto sì che si perdesse il concetto di presenza reale di Cristo. Dell’eucaristia quasi ci si dimentica. Tutto è chiacchiera umana. Tutto è liturgia della parola. Prima del Concilio il celebrante sedeva a lato dell’altare così tutti guardavano a Cristo. Oggi siede dietro l’altare. E tutti sono costretti a guardare lui ».

Tratto da: pastorale.myblog.it

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Pedofilia: il Vaticano sembra il solo a fare notizia

Posté par atempodiblog le 28 mars 2010

Pedofilia: il Vaticano sembra il solo a fare notizia
di Vittorio Messori - Corriere della Sera

Pedofilia: il Vaticano sembra il solo a fare notizia dans Articoli di Giornali e News megafono 

Mi si scuserà se prendo spunto dall’esperienza personale. Credo che possa aggiungere un piccolo tassello al mosaico oscuro del sesso degli adulti con i minori. Oscuro per noi, oggi: non pochi di coloro che si atteggiano a inflessibili moralizzatori, furono apostoli attivi della sessantottarda « liberazione sessuale ».

Per coloro che non vissero quei tempi , sarà sorprendente un carotaggio tra tanti, troppi testi degli anni Settanta. Libertà di sesso, per chiunque e con chiunque! Bambini compresi, anzi questi per primi, per educarli da subito a una prospettiva « non repressiva », a un « eros liberato ». Tra questi difensori –ma solo oggi, va ripetuto– del rispetto per i piccoli, molti sono coloro per i quali non vale, non deve valere, il rispetto per i più piccoli ancora. Guai, dunque a chi tocca i bambini già nati. Ma guai anche a chi volesse difendere i bambini non ancora nati; e difenderli non da molestie, ma dalla estirpazione violenta dall’utero. Un certo sdegno liberal non è eguale per tutti: infanzia protetta, certo, ma solo quella scampata all’ecatombe.

Veniamo allora alla piccola, ma forse significativa, esperienza personale.Terminata l’università e in attesa di un varco per infilarmi in qualche giornale o casa editrice, sentii parlare di una possibilità di lavoro temporaneo come assistente –qualcosa a metà tra il sorvegliante e il tutor– in collegi che praticavano ancora l’internato. Feci domanda ad alcuni di essi (tutti laici, va precisato, nessuno religioso) e fui convocato per colloqui e per una prima esperienza. Parlando con coloro che avrebbero potuto divenire colleghi, sentii talvolta discorsi che non capivo: lo stipendio era esiguo, il lavoro impegnativo ma, in cambio, c’erano vantaggi, c’erano benefit riservati che compensavano i sacrifici . Compresi solo quando, in un collegio per i virgulti di ricchi borghesi, un cinquantenne mi disse, strizzando l’occhio: « Vieni, non esitare! Sai, di giorno si lavora molto ma, di notte, le nostre stanze sono accanto a quelle dei ragazzi… ». Abituato, nottetempo, a un altro genere di frequentazioni, cambiai direzione alla mia ricerca di un lavoro, seppur temporaneo. Passarono gli anni e, come inviato di un quotidiano, visitai molti manicomi in procinto di chiusura per la legge Basaglia. In molti istituti non ci si curava neanche di nascondere che le ricoverate – e i ricoverati – minorenni, erano un « bottino » tanto appetito da scatenare lotte accanite tra medici e paramedici. I sindacalisti tacevano: anzi, mi dissero in una di quelle case, si erano riservati un diritto di prelazione sugli imberbi. Ma poiché la vita è lunga e gli incontri tanti, non ho dimenticato quello con un capitano di mare che –ridendo, a tavola, un po’ alticcio– mi raccontava della sorte, secondo lui divertente, che toccava, e tocca, ai quindicenni imbarcati come mozzi nelle infinite navi di ogni bandiera che solcano i mari.

Sono solo piccole postille a quanto detto l’altro giorno dal portavoce vaticano, padre Federico Lombardi: « Certamente quanto compiuto in certi ambienti religiosi è particolarmente riprovevole, data la responsabilità educativa e morale degli uomini di Chiesa. Ma chi è obiettivo e informato sa che la questione è molto più ampia e il concentrare le accuse solo sulla Chiesa falsa la prospettiva ». Padre Lombardi ha citato l’inchiesta svolta in Austria dal governo: « Diciassette casi di molestie o violenze ascrivibili a religiosi cattolici, 510 in altri ambienti. Non sarebbe giusto, innanzitutto per le vittime, che ci si occupasse almeno un poco anche di loro? ». In America, nella nebulosa delle innumerevoli chiese, chiesuole, sette, comunità religiose non ve ne è alcuna che non debba affrontare denunce di fedeli, maschi e femmine, per le attenzioni riprovevoli di ministri del culto. Neanche le istituzioni della vasta e variegata comunità ebraica americana sono esenti dal dilagare del contagio. Preti, pastori, rabbini si ritrovano spesso insieme nelle aule dei tribunali. E altrettanto avviene per tanti che lavorano negli ambienti più laici e più lontani da prospettive religiose, come ho ricordato.

Eppure, solo la Chiesa cattolica sembra fare notizia. Ma a ben pensarci, un simile « privilegio » non dovrebbe dispiacere a un credente. Chi si sdegna per la malefatte di un prete, più che per quelle di chiunque altro, è perché lo lega a un ideale eccelso che è stato tradito. Chi considera più gravi le colpe « romane », rispetto a ogni altra, è perché vengono da una Chiesa da cui ben altro si aspettava. Molte invettive anticlericali sono in realtà proteste deluse. E’ scomodo, per i cattolici, che il bersaglio privilegiato sia sempre e solo « il Vaticano ». Ma chi denuncia indignato le bassezze, è perché misura l’altezza del messaggio che da lì viene annunciato al mondo e che, credenti o no che si sia, non si vorrebbe infangato.

Fonte: Sursum Corda

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«Niente da festeggiare»

Posté par atempodiblog le 8 mars 2010

La lettera: «Niente da festeggiare»
Io, studentessa, non credo nell’8 marzo. Donne svestite e senza molta dignità

«Niente da festeggiare» dans Riflessioni mimose

Caro direttore, che senso ha la giornata della donna? Essere italiani è già di per sé molto difficile. Se poi si hanno quasi vent’anni, un diploma, degli ideali e altre cosette futili di questo genere, figuriamoci. In effetti l’unica categoria messa peggio degli studenti italiani diciannovenni è quella delle studentesse italiane diciannovenni, e io ovviamente ne faccio parte: sono nata nel 1990, ho un diploma di maturità classica, frequento l’università, credo nella ragione e nella libertà dell’individuo, nella giustizia, e in molte altre cose che raramente vedo applicate. Credo nell’uguaglianza sociale e giuridica degli uomini, indipendentemente dalla razza, dalla religione, dal sesso, dalla cultura, e credo che l’articolo 3 della nostra Costituzione non sia stato scritto per non lasciare spazi vuoti.

Certo, quando mi si dice che donne e uomini hanno gli stessi diritti, la stessa considerazione, lo stesso trattamento in campo lavorativo, sociale e politico, allora sì che fatico a crederci. Ieri mattina sono stata svegliata dall’arrotino che passava sotto casa, che inizia il suo annuncio rivolgendosi esclusivamente alle donne, casalinghe e devote alla casa. Nel pomeriggio sono uscita e ho aspettato l’autobus di fianco a una supermodella bidimensionale che dall’alto del suo cartellone pubblicitario mi guardava con occhi languidi e espressione poco vispa. Tornata a casa ho sfogliato una rivista e nelle prime pagine ho trovato una ventenne brasiliana mezza nuda che pubblicizzava un’azienda telefonica. Immagino che se avessi acceso la tivù avrei trovato anche di peggio, ma non ho osato verificare.

Io non faccio la moralista, non mi deprime vedere ragazze mezze nude e orgogliose del loro bel fisichino mentre io inizio una dieta nuova ogni lunedì, non mi dà fastidio il fatto che loro abbiano trovato un modo semplice e veloce per guadagnare mentre io ho deciso di complicarmi la vita studiando: semplicemente mi vergogno. Mi vergogno perché se questa è la figura della donna adesso, io non mi ci voglio immedesimare, e non voglio essere accomunata a chi si lascia sfruttare in questo modo, gettando via vestiti e dignità. Abbiamo davvero qualcosa da festeggiare? Per quanto mi riguarda definire l’Otto marzo «la festa della donna» è semplicemente un modo più politically correct per dire che gli altri trecentosessantaquattro giorni dell’anno sono la festa dell’uomo. L’Otto marzo non siamo particolarmente privilegiate, non veniamo tenute in maggiore considerazione, non godiamo di diritti extra. L’Otto marzo è un giorno qualsiasi. Però, che bello, ci regalano una mimosa.

 dans Riflessioni* studentessa universitaria

Alice Zentilomo
Lettera tratta dal: Corriere della Sera

iconarrowti7 Festa inventata (di Vittorio Messori)

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I segreti de La Salette

Posté par atempodiblog le 19 septembre 2009

I segreti de La Salette
Tratto dal libro « I segreti de La Salette » di Mons. Antonio Galli – Sugarco Edizioni

I segreti de La Salette dans Anticristo La-Salette

IL MESSAGGIO DI MELANIA CALVAT

Melania, sto per dirti qualcosa che non dirai a nessuno. Il tempo della collera di Dio è arrivato, se, quando avrai detto ai popoli ciò che ho detto adesso e che ti dirò di dire ancora; se, dopo ciò, essi non si convertiranno, non si farò penitenza e non si cesserà di lavorare la domenica e si continuerà a bestemmiare il santo nome di Dio, in una parola, se la faccia della terra non cambia, Dio si vendicherà contro il popolo ingrato e schiavo del demonio. Il mio Figlio sta per manifestare la sua potenza.

Parigi, questa città macchiata da ogni sorta di crimini, perirà infallibilmente, Marsiglia sarà inghiottita poco tempo dopo. Quando queste cose succederanno, il disordine sarò completo sulla terra; il mondo si abbandonerà alle sue empie passioni.

Il Papa sarà perseguitato da ogni parte, gli si sparerà addosso, lo si vorrà mettere a morte, ma non gli potranno far nulla. Il Vicario di Cristo trionferà ancora una volta.

I sacerdoti, i religiosi e i vari servi del mio Figlio saranno perseguitati e molti moriranno per la fede in Gesù Cristo. Regnerà in quel tempo una grande fame.

Dopo che saranno avvenute tutte queste cose, molte persone riconosceranno la mano di Dio su di loro e si convertiranno e faranno penitenza dei loro peccati.

Un grande Re salirà sul trono e regnerà per alcuni anni. La religione rifiorirà e si spanderà su tutta la terra e la fertilità sarà grande, il mondo, contento di non mancare di nulla, ricomincerà con i suoi disordini e abbandonerà Dio e si darò in braccio alle sue passioni criminali.

Vi saranno anche dei ministri di Dio e delle spose di Gesù Cristo che si abbandoneranno ai disordini e questa sarà una cosa terribile; ìnfine un inferno regnerà sulla terra: sarà allora che nascerà l’Anticristo da una religiosa, ma guai ad essa; molte persone gli crederanno perché si dirà venuto dal cielo; il tempo non è molto lontano, non passeranno due volte 50 anni.

Figlia mia, tu non dirai ciò che ti ho detto, tu non dirai, se devi dirlo un giorno, tu non dirai quello che riguarda ciò, infine non dirai nulla finché non ti permetto di dirlo.

Prego il Santo Padre di darmi la sua santa Benedizione.
Melania Matthieu, pastorella de La Salette.
Grenoble, 6 luglio 1851

P.S.: Secondo l’abbé Corteville, la frase «due volte 50 anni» sarebbe stata aggiunta da Melania. Ritengo interessante però notare che quei cento anni ci porterebbero al 1951. Ora esiste un noto vaticinio della beata Caterina Emmerick, morta nel 1827, secondo la quale cinquanta o sessant’anni prima del 2000 frotte di demoni sarebbero uscite dall’inferno e lasciate libere di scorrazzare per la terra. Dobbiamo purtroppo constatare, a nostre spese, che nella seconda metà del secolo XX, Satana si è veramente scatenato, precipitando il mondo in un abisso di orrori e di tenebre.
La fotocopia del segreto di Melania, come più avanti quella del segreto di Massimino, fa parte della documentazione a corredo della tesi di laurea su La Salette dell’abbé Michel Corteville.

Il segreto rivelato da Melanie a Mons. Ginoulhiac

Melania, vengo a dirvi alcune cose che voi non rivelerete a nessuno, finché non sia io a dirvi di comunicarle. Se dopo che avrete annunciato al popolo tutto ciò che vi ho manifestato e tutto ciò che vi dirò ancora di rendere noto, se dopo ciò il mondo non si converte, in li una parola se la faccia della terra non cambia in meglio, arriveranno grandi sventure, giungerà una grande fame e nel tempo stesso una grande guerra, prima in tutta la Francia, in seguito nella Russia e in Inghilterra: dopo queste rivoluzioni si diffonderà una gran fame in tre parti del mondo, nel 1863, durante la quale si compirancio molti crimini, soprattutto nelle città; ma guai agli ecclesiastici, ai religiosi, alle religiose, perché sono essi che attirano sulla terra i mali maggiori. Mio Figlio li punirà in modo terribile; dopo queste guerre e queste carestie i popoli riconosceranno per un po di tempo che è la mano dell’Onnipotente a colpirli e ritorneranno ai loro doveri religiosi e sarà resa la pace, ma per breve tempo.

Le persone consacrate a Dio dimenticheranno i loro doveri religiosi e cadranno in preda a un grande rilassamento, fino a dimenticarsi di Dio e infine tutto il mondo dimenticherà il suo Creatore. Sarà allora che cominceranno di nuovo i castighi. Dio, irritato, colpirà il mondo intero infallibilmente in questo modo: un uomo malvagio regnerà in Francia. Egli perseguiterà la Chiesa, si chiuderanno le chiese, verrano incendiate. Scoppierà una grande carestia, accompagnata dalla peste e dalla guerra civile. In quel tempo Parigi sarà distrutta, Marsiglia inondata, e sarà sempre in quel tempo che i veri servi di Dio riceveranno la corona dei martiri per essere rimasti fedeli. Il Papa e i ministri [di Dio] subiranno la persecuzione. Ma Dio sarà con essi, il Pontefice otterrà la palma del martirio insieme ai religiosi e religiose. Che il sovrano Pontefice prepari le armi e si tenga pronto a marciare in difesa della religione di mio Figlio. Che domandi incessantemente la forza dello Spirito Santo, come pure le persone consacrate a Dio, poiché la persecuzione religiosa si scatenerà dovunque e molti sacerdoti, religiosi e religiose diverranno apostati. Oh! Quale grande offesa al mio Figlio da parte dei ministri e delle spose di Gesù Cristo! Dopo quella persecuzione non ve ne sarà un’altra [simile] sino alla fine del mondo.
Seguiranno tre anni di pace, poi avverrò la nascita e il Regno dell’Anticristo, il quale sarà terribile al massimo. Egli nascerò da una religiosa di un Ordine molto severo. Quella religiosa sarà considerata la più santa del monastero [il padre dell'Anticristo sarò un vescovo ecc.] Qui la Vergine mi donò la regola [degli Apostoli degli ultimi tempi], poi mi rivelò un altro segreto sulla fine dei mondo. Le religiose che dimoreranno nello stesso convento [dove è la madre dell'Anticristo] saranno accecate,finché non si accorgeranno che era l’inferno a guidarle. Per la fine del mondo non passeranno che due volte 40 anni.

LA MATERNA APOCALISSE DELLA MADRE DI DIO

1. «Melania, quello che sto per dirti ora non sarà sempre un segreto: lo puoi pubblicare nel 1858.

2. I sacerdoti, i ministri di mio Figlio, i sacerdoti, con la loro vita cattiva, con le loro irriverenze e le loro empietà nel celebrare i santi Misteri, con l’amore per il denaro, l’amore per gli onori ed i piaceri, i sacerdoti sono diventati cloache di impurità. Sì, i preti provocano la vendetta, e vendetta pende sulle loro teste. Siano maledetti i preti e le persone consacrate a Dio che, con la loro infedeltà e la loro vita cattiva, crocifiggono di nuovo mio Figlio! I peccati delle persone consacrate a Dio gridano al Cielo e richiamano vendetta, ed ora ecco la vendetta alle loro porte, giacché non si trova più alcuno che invochi misericordia e perdono per la gente non ci sono più anime generose; ora non c’è più nessuno degno di offrire la Vittima Immacolata all’Eterno in favore del mondo.

3. Dio colpirà in una maniera senza pari!

4. Guai agli abitanti della terra! Dio vuoterà la sua ira e nessuno sarà in grado di sfuggire a tanti mali tutti in una volta.

5. I capi, i condottieri del popolo di Dio, hanno dimenticato la preghiera e la penitenza, e il demonio ha ottenebrato le loro menti; essi sono divenuti quelle stelle erranti che l’antico diavolo con la sua coda trascinerà alla rovina. Dio abbandonerà gli uomini a se stessi e manderà castighi uno dopo l’altro per più di 35 anni.

6. La società è alla vigilia dei più terribili flagelli e dei più grandi eventi; ci si deve aspettare di essere governati da una verga di ferro e di bere il calice dell’ira di Dio.

7. Che il Vicario di mio Figlio, il Sovrano Pontefice Pio IX, non lasci Roma dopo il 1858; che egli sia fermo e generoso, faccia la battaglia con le armi della Fede e dell’amore. Io sarò con lui.

8. Che si guardi da Napoleone; il suo cuore è doppio, e quando egli vorrà essere papa e imperatore allo stesso tempo, Dio lo abbandonerà. Egli è l’aquila che, desiderando di alzarsi sempre più, cadrà sulla spada che lui voleva usare per forzare le popolazioni ad esaltano.

9. L’Italia sarà punita per la sua ambizione nel volere scuotersi il giogo del Signore dei Signori: così essa sarà consegnata alla guerra: sangue scorrerà da tutte le parti: chiese saranno chiuse o dissacrate: preti, religiosi saranno cacciati; essi saranno messi a morte e ad una morte crudele. Molti abbandoneranno la fede e il numero dei sacerdoti e dei religiosi che si separeranno dalla vera religione sarà grande: persino dei vescovi saranno trovati tra queste persone.

10. Che il papa stia in guardia contro gli operatori di miracoli, giacché è venuto il tempo in cui avverranno i più straordinari prodigi sulla terra e in cielo.

11. Nell’anno 1864, Lucifero ed un gran numero di demoni saranno sciolti dall’inferno: a poco a poco essi aboliranno la fede, e questo anche in persone consacrate a Dio; essi li accecheranno a tal punto che senza una grazia speciale, queste persone prenderanno lo spirito di questi angeli cattivi: numerose case religiose perderanno completamente la fede e causeranno la dannazione di molte anime.

12. Libri cattivi abbonderanno sulla terra e gli spiriti di oscurità spargeranio da ogni parte un universale rilassamento in tutto ciò che concerne il servizio di Dio. Essi avranno un grandissimo potere sulla natura: ci saranno chiese per servire questi spiriti [la Setta di Satana. NdR].
La gente sarà trasportata da un posto all’altro da questi spiriti cattivi, e persino i sacerdoti perché essi non avranno vissuto secondo lo spirito del Vangelo, che è spirito di umiltà, carità e zelo per la gloria di Dio. I morti e i giusti saranno fatti risorgere. [Cioè: questi morti assumeranno l'aspetto di anime giuste che una volta vissero sulla terra, con lo scopo di sedurre gli uomini più facilmente: ma non saranno altro che il demonio, sotto queste facce, predicheranno un altro Vangelo, contrario a quello vero di Gesù Cristo, negando l'esistenza del paradiso. Tutte queste anime appariranno unite ai loro corpi. Così ha poi aggiunto Melania]. Ci saranno straordinari prodigi dovunque, perché la vera fede è stata spenta ed una falsa luce illumina il mondo. Guai ai principi della Chiesa che saranno occupati solo ad accumulare ricchezze su ricchezze, a difendere la propria autorità e a dominare con orgoglio!

13. Il Vicario di mio Figlio dovrà soffrire molto, perché per un po’ la Chiesa sarà soggetta a grandi persecuzioni. Sarà l’ora delle tenebre: la Chiesa passerà una spaventosa crisi.

14. Dimenticata la santa fede di Dio, ogni individuo vorrà guidarsi da solo ed essere superiore ai suoi pari. L’autorità civile ed ecclesiastica sarà abolita, l’ordine e la giustizia saranno calpestati sotto i piedi. Si vedranno solo omicidi, odio, gelosia, menzogna e discordia, senza amore per la patria e per la famiglia.

15. Il Santo Padre soffrirà molto. Io sarò con lui fino alla fine per ricevere il suo sacrificio.

16. I malvagi faranno vari attentati alla sua vita, senza riuscire ad accorciare i suoi giorni; ma né lui né il suo successore vedranno il trionfo della Chiesa di Dio.

17. I governanti civili avranno tutti lo stesso scopo, che sarà quello di abolire e far sparire ogni principio religioso, per far strada al materialismo, all’ateismo, allo spiritismo e a vizi di tutti i tipi.

18. Nell’anno 1865, l’abominazione sarà vista nei luoghi santi; nei conventi, i fiori della Chiesa diverranno putridi e il diavolo si stabilirà come re di tutti i cuori. Coloro che sono a capo di comunità religiose stiano in guardia con le persone che devono ricevere, perché il diavolo userà tutta la sua malizia per introdurre negli Ordini religiosi persone date al peccato, giacché disordini e amore ai piaceri carnali saranno sparsi su tutta la terra.

19. La Francia, l’Italia, la Spagna e l’Inghilterra saranno in guerra; sangue scorrerà per le strade; il francese combatterà col francese, l’italiano con l’italiano; poi ci sarà una guerra generale che sarà spaventosa. Per un po’ Dio non si ricorderà più della Francia e dell’italia, perché il Vangelo di Gesù Cristo non è più conosciuto. I malvagi sguinzaglieranno tutta la loro malizia; persino nelle case ci saranno omicidi e mutui massacri.

20. Con il primo fulmineo colpo della sua spada, le montagne e tutta la natura tremeranno di spavento, perché i disordini e i crimini degli uomini stanno squarciando la volta dei cieli. Parigi sarà bruciata e Marsiglia inghiottita; numerose grandi città saranno scosse e inghiottite dai terremoti; tutto sembrerà perduto; si vedranno solo assassinii; si udranno strepito di armi e bestemmie. I giusti soffriranno molto; le loro preghiere, la loro penitenza e le loro lacrime saliranno fino al Cielo e tutto il popolo di Dio chiederà perdono e misericordia e chiederà il mio aiuto ed intercessione. Allora Gesù Cristo, per un atto della sua giustizia e per la sua grande misericordia verso i giusti, comanderà ai suoi angeli di mettere a morte tutti i suoi nemici.
In un colpo i persecutori della Chiesa di Gesù Cristo e tutti gli uomini dediti al peccato periranno e la terra diventerà come un deserto.
Poi, ci sarà la pace, la riconciliazione di Dio con gli uomini; Gesù Cristo sarà servito, adorato e glorificato; la carità fiorirà ovunque. I nuovi re saranno il braccio destro della Santa Chiesa, che sarà forte, umile, pia, povera, zelante, imitante le virtù di Gesù Cristo. Il Vangelo sarà predicato ovunque e gli uomini faranno grandi passi nella fede, perché ci sarà unità tra gli operai di Gesù Cristo e gli uomini vivranno nel timor di Dio.

21. Ma questa pace tra gli uomini non durerà molto: 25 anni di raccolti abbondanti faranno dimenticare loro che i peccati degli uomini sono la causa di tutti i guai che capitano sulla terra.

22. Un precursore dell’Anticristo, con le sue milizie prese da molte nazioni, muoverà guerra contro il vero Cristo, il solo Salvatore del mondo; egli spargerà molto sangue e cercherà di annullare il culto di Dio per essere considerato come un Dio.

23. La terra sarà colpita da castighi di ogni genere [oltre alla peste e alla carestia, che saranno diffuse, aggiunto da Melania]: ci saranno guerre fino all’ultima guerra, che sarà poi mossa dai dieci re dell’Anticristo, re che avranno un disegno comune e saranno gli unici governanti del mondo. Prima che questo accada, ci sarà una specie di falsa pace nel mondo: la gente penserà solo a divertirsi; i malvagi si lasceranno andare a ogni sorta di peccato; ma i figli della Santa Chiesa, i figli della vera fede, i veri miei imitatori, cresceranno nell’amore di Dio e nelle virtù a me più care.
Felici le anime umili guidate dallo Spirito Santo! o combatterò con loro fino a che essi raggiungeranno la pienezza della maturità.

24. La natura implora vendetta a causa degli uomini e trema di spavento, aspettando quello che deve accadere alla terra macchiata di crimini.

25. Trema, terra, e tu che professi di servire Gesù Cristo, mentre interiormente tu adori te stesso, trema! Perché Dio ti consegnerà al suo nemico, perché i luoghi santi sono in uno stato di corruzione; molti conventi non sono più le case di Dio, ma pascoli per Asmodeo e la sua gente.

26. Sarà in questo periodo che l’Anticristo nascerà da una monaca ebrea, una falsa vergine che sarà in comunicazione con l’antico serpente, maestro d’impurità; suo padre sarà un vescovo [in francese: Ev.] alla nascita vomiterà bestemmie, avrà denti; in una parola, questo sarà il demonio incarnato: emetterà grida terrificanti. farà prodigi, vivrà di impurità.
Egli avrà fratelli che, benché non demoni incarnati come lui, saranno figli del male; all’età di dodici anni saranno notati per le prodi vittorie che otterranno; presto essi saranno ognuno a capo di eserciti, assistiti da legioni dell’inferno.

27. Le stagioni cambieranno, la terra produrrà solo frutti cattivi: i corpi celesti perderanno la regolarità dei loro movimenti: la luna rifletterà solo una tenue luce rossastra; l’acqua ed il fuoco determineranno moti sconvolgenti alla sfera della terra, facendo inghiottire montagne e città; ecc.

28. Roma perderà la fede e diverrà la sede dell’Anticristo.

29. I demoni dell’aria, insieme all’Anticristo, opereranno grandi prodigi sulla terra e nell’aria, e gli uomini diverranno ancora più pervertiti: Dio avrà cura dei suoi servi fedeli e degli uomini di buona volontà: il Vangelo sarà predicato dovunque; tutti i popoli e tutte le nazioni conosceranno la verità.
Io rivolgo un pressante appello alla terra: faccio appello ai veri discepoli di Dio che vive e regna nei Cieli; faccio appello ai veri imitatori di Cristo fatto uomo, l’unico vero Salvatore degli uomini; faccio appello ai miei figli, ai miei veri devoti, coloro che mi si sono donati così che io possa condurli al mio divino Figlio, coloro che io porto come se fossero nelle mie braccia, coloro che hanno vissuto nel mio spirito. Infine, faccio appello agli apostoli degli ultimi tempi, i fedeli discepoli di Gesù Cristo che hanno vissuto nel disprezzo del mondo e di se stessi, in povertà e umiltà, in disprezzo e silenzio, in preghiera e mortificazione, in castità e in unione con Dio, in sofferenza e sconosciuti al mondo. E ora per loro di emergere e di venire ad illuminare la terra. Andate, mostrate di essere i miei cari figli; io sono con voi ed in voi, perché la vostra fede sia la luce che vi illumina in questi tempi cattivi. Possa il vostro zelo rendervi famelici della gloria e dell’onore di Gesù Cristo. Combattete, figli della luce! Voi, i pochi che vedono a questo proposito, giacché il tempo dei tempi, la fine delle finì, è vicina.

31. La Chiesa sarà eclissata; il mondo sarà in costernazione. Ma ci sono Enoch ed Elia, pieni dello spirito di Dio; essi predicheranno con il potere di Dio, e gli uomini di buona volontà crederanno in Dio, e molte anime saranno confortate; essi faranno un grande progresso per virtù dello Spirito Santo e condanneranno gli errori diabolici dell’Anticristo.

32. Guai agli abitanti della terra! Ci saranno guerre sanguinose e carestie; pesti e malattie contagiose: ci saranno spaventosi acquazzoni e moria di animali; tuoni che demoliranno città; terremoti che inabisseranno paesi; voci saranno sentite nell’aria; gli uomini batteranno la testa contro il muro; essi invocheranno la morte, ma la morte costituirà il loro tormento; il sangue scorrerà da tutte le parti. Chi potrebbe farcela se Dio non accorcia il tempo della prova? Al sangue, alle lacrime, alle preghiere dei giusti. Dio diverrà meno severo; Enoch ed Elia verranno messi a morte; la Roma pagana sparirà; il fuoco del Cielo cadrà e consumerà tre città, tutto l’universo sarà colpito dalla paura, e molti si lasceranno sedurre, perché essi non adorano il vero Cristo vivente in mezzo a loro. E ora, il sole si sta oscurando; solo la fede sopravviverà.

33. Il tempo è vicino; l’abisso si sta aprendo. Ecco il re dei re delle tenebre. Ecco la bestia con i suoi sudditi, sedicente salvatrice del mondo. In orgoglio, egli si leverà verso il Cielo per andare su fino in Paradiso; ma egli sarà soffocato dal respiro di San Michele arcangelo. Egli cadrà, e la terra che per tre giorni sarà stata in continuo cambiamento aprirà il suo petto infiammato; egli sarà gettato per sempre con tutti i suoi seguaci negli eterni abissi dell’inferno.
Allora, l’acqua e il fuoco purificheranno la terra e consumeranno le opere dell’orgoglio degli uomini, e ogni cosa sarà rinnovata. Dio sarà servito e glorificato ».

IL SEGRETO DI MASSIMINO

Il 19 settembre 1846 noi abbiamo visto una bella Signora. Noi non abbiamo detto che quella Signora fosse la Santa Vergine, ma abbiamo sempre detto che era una bella Signora. Io non so se fosse la Santa Vergine o un’altra persona, ma oggi credo che fosse la Santa Vergine. Ecco ciò che quella Signora mi ha detto.

Se il mio popolo continua, ciò che sto per dirti arriverò al più presto, se cambia un poco, sarà più tardi. La Francia ha corrotto l’universo, un giorno sarà punita. La fede si spegnerà in Francia. Un terzo della Francia non praticherà più la religione o quasi. L’altra parte la praticherà ma non bene. [...] In seguito le nazioni si convertiranno e la fede si riaccenderà dovunque. Una grande contrada dell’Europa del Nord, ora protestante, si convertirà e sull’esempio di quella contrada anche le altre nazioni del mondo si convertiranno. Prima che questo accada si verificheranno nella Chiesa grandi turbamenti e poco dopo il Santo Padre, il papa, sarà perseguitato. Il suo successore sarà un pontefice che nessuno s’aspetta. Poco dopo giungerà una grande pace, ma non durerà a lungo. Un mostro verrà a turbarla. Tutto quello che vi dico accadrà nel prossimo secolo o al più tardi negli anni del duemila [Massimino Giraud]. Ella mi ha detto di dirlo qualche tempo dopo.

Mio Santo Padre, la vostra benedizione ad una delle vostre pecore.
Massimino Giraud,
Grenoble, 3 luglio 1851

Fonte: medjugorje.altervista.org

Divisore dans Apparizioni mariane e santuari

Freccia dans Fede, morale e teologia Descrizione della Madonna fatta da Melania Calvat

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Le morti dei personaggi famosi

Posté par atempodiblog le 15 septembre 2009

Le morti dei personaggi famosi dans Riflessioni cuoreb

Le morti dei personaggi famosi, di questo periodo, ci invitano – oltre a pregare per loro - a guardare al Cielo.

Cliccate qui iconarrowti7 dans Riflessioni La vita è adesso?

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Il calunniatore

Posté par atempodiblog le 6 août 2009

Il calunniatore dans Citazioni, frasi e pensieri Jean-Marie-Baptiste-Vianney-Curato-d-Ars

« Il calunniatore è simile ad un bruco che, camminando sui fiori, lascia sulla loro superficie la sua bava sporcandoli ».

S. Giovanni M. Vianney – Curato d’Ars

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Freccia dans Viaggi & Vacanze La Maldicenza (del Santo Curato d’Ars)

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Giacomone

Posté par atempodiblog le 29 novembre 2008

Giacomone
di Giovannino Guareschi
Tratto da: gamblin–ramblin.blogspot.com

Il vecchio Giacomone aveva bottega nella città bassa. Una stanzaccia con un banco da falegname, una stufetta di ghisa e una cassa.
Dentro la cassa, Giacomone teneva un materasso di crine che, la sera, cavava fuori e distendeva sul banco: e lì dormiva. Anche il mangiare non era un problema serio per Giacomone perché, con un pezzetto di pane e una crosta di formaggio, tirava avanti una giornata: il problema era il bere. Giacomone, infatti, aveva uno stomaco di quel tipo che usava tempo addietro: quando, cioè, c’era gente che riusciva a trovare dentro una pinta di vino il nutrimento necessario per vivere sani e svelti come un pesce. Forse perché, allora, non avevano ancora inventato le calorie, le proteine, le vitamine e le altre porcherie che complicano la vita d’oggigiorno.
Giacomone, quindi, finiva sbronzo la sua giornata: d’estate dormiva sulla prima panchina che gli capitava davanti. D’inverno dormiva sul banco. E, siccome il banco era lungo ma stretto e alto, Giacomone, agitandosi, correva il rischio di cascare per terra: allora, prima di chiudere gli occhi, si avvolgeva nel tabarro serrandone i lembi fra le ganasce della morsa. Così poteva rigirarsi senza il pericolo di sbattere la zucca contro i ciottoli del pavimento.
Giacomone accettava soltanto lavori di concetto: riparazioni di sedie, di cornici, di bigonci e roba del genere. La falegnameria pesante non l’interessava. E, per falegnameria pesante, egli intendeva ogni lavoro che implicasse l’uso della pialla, dello scalpello, della sega. Egli ammetteva soltanto l’uso della colla, della carta vetrata, del martello e del cacciavite. Anche perché non possedeva altri strumenti. Giacomone, però, trattava anche il ramo commerciale e, quando qualcuno voleva sbarazzarsi di qualche vecchio mobile, lo mandava a chiamare. Ma si trattava sempre di bagattelle da quattro soldi e c’era poco da stare allegri.
Un affare eccezionale gli capitò fra le mani quando morì la vecchia che abitava al primo piano della casa dirimpetto alla sua bottega. Aveva la casa zeppa di roba tenuta bene e toccò ogni cosa a un nipote che, prima ancora di entrare nella casa, si preoccupò di sapere dove avrebbe potuto vendere tutto e subito.

Giacomone si incaricò della faccenda e, in una settimana, riuscì a collocare la mercanzia. Alla fine, rimase nell’appartamento soltanto un gran Crocifisso di quasi un metro e mezzo con un Cristo di legno scolpito.
«E quello?» domandò l’erede a Giacomone indicandogli il Crocifisso.
«Credevo che lo teneste» rispose Giacomone.
«Non saprei dove metterlo» spiegò l’erede. «Vedete di darlo via. Pare molto antico. C’è il caso che sia una cosa di valore».
Giacomone aveva visto ben pochi Crocifissi in vita sua: comunque era pronto a giurare che quello era il più brutto Crocifisso dell’universo. Si caricò il crocione in spalla ma nessuno lo volea.
Tentò il giorno dopo e fu la stessa cosa. Allora arrivò fino a casa dell’erede e gli disse che se voleva vendere il Crocifisso si arrangiasse lui.
«Tenetevelo» rispose l’erede. «Io non voglio più saperne niente. Se vi va di regalarlo regalatelo. Se riuscirete a smerciarlo, meglio per voi: soldi vostri.»
Giacomone si tenne il Crocifisso in bottega e, il primo giorno che si trovò senza soldi, se lo caricò in spalla e andò in giro a offrirlo.
Girò fino a tardi e, prima di tornare in bottega, entrò nell’osteria del Moro. Appoggiò il Crocifisso al muro e, sedutosi a un tavolo, comandò un mezzo di vino rosso.
«Giacomone» gli rispose l’oste «dovete già pagarmi dodici mezzi. Pagate i dodici e poi vi porto il vino».
«Domani pago tutto» spiegò Giacomone. «Sono in parola con una signora di Borgo delle Colonne. È un Cristo antico, roba artistica, e saranno soldi grossi».
L’oste guardò il Cristo e si grattò perplesso la zucca:
«Io non me ne intendo» borbottò «ma ho l’idea che un Cristo più brutto di quello lì non ci sia in tutto l’universo».
«La roba antica più è brutta e più è bella» rispose Giacomone. «Voi guardate le statue del Battistero e poi ditemi se sono più belle di questo Cristo».
L’oste portò il vino, e poi ne portò ancora perché Giacomone aveva una tale fame che avrebbe bevuto una damigiana di barbera.
L’osteria si riempì di gente e il povero Cristo sentì discorsi da far venire i capelli ricci a un’ brigadiere dei carabinieri pettinato all’umberta.
A mezzanotte Giacomone tornò in bottega, col suo Cristo in spalla e, siccome due o tre volte si trovò a un pelo dal cadere lungo disteso perché quel peso io sbilanciava, tirò fuori di sotto il vino che aveva nello stomaco delle bestemmie lunghe come racconti.

La storia del Cristo si ripeté i giorni seguenti: e ogni sera Giacomone faceva tappa a un’osteria diversa e passò tutte le osterie dove era conosciuto.
Così continuò fino a quando, una notte, la pattuglia agguantò Giacomone che, col Cristo in spalla, navigava verso casa rollando come una nave sbattuta dalla burrasca.
Portarono Giacomone in guardina e il Cristo, appoggiato a un muro della stanza del corpo di guardia, ebbe agio di ascoltare le spiritose storie che rallegrano di solito i questurini di servizio notturno.
La mattina Giacomone fu portato davanti al commissario che gli disse subito che non facesse lo stupido e spiegasse dove aveva rubato quel Crocifisso.
«Me l’hanno dato da vendere» affermò Giacomone e diede il nome e l’indirizzo del nipote della vecchia signora morta.
Lo rimisero in camera di sicurezza e, verso sera, lo tirarono fuori un’altra volta.
«Il Crocifisso è vostro» gli disse il commissario «e va bene. Però questo schifo deve finire. Quando andate all’osteria, lasciate a casa il Cristo. La prima volta che vi pesco ancora vi sbatto dentro».
Fu, quella, una triste sera per il Cristo: perché Giacomone se la prese con lui e gli disse roba da chiodi.
Si ubriacò senza Cristo ma, alle tre del mattino, si alzò, si caricò il Cristo in spalla e, raggiunta per vicoletti oscuri la periferia, si diede alla campagna.
«Vedrai se questa volta non riesco a rifilarti a qualche disgraziato di villano o di parroco!» disse Giacomone al Cristo.
Era autunno e incominciava a far fresco, la mattina: Giacomone s’era buttato addosso il tabarro e così, col grande Crocifisso in spalla e il passo affaticato, aveva l’aria di uno che viene da molto lontano.
All’alba, passò davanti a una casa isolata: una vecchia era nell’orto e, vedendo Giacomone con la croce in spalla, si segnò.
«Pellegrino!» disse la vecchia. «Volete una scodella di latte caldo?»
Giacomone si fermò.
«Andate a Roma?» s’informò la vecchia.
Giacomone fece cenno di sì con la testa.
«Da dove venite?»
«Friuli» disse Giacomone.
La vecchia allargò le braccia in atto di sgomento e gli ripeté che entrasse a bagnarsi le labbra con qualcosa.
Giacomone entrò. Il latte, a guardarlo, gli faceva nausea: poi lo assaggiò ed era buono. Mangiò mezza micca di pane fresco e continuò la sua strada.
Schivò le strade provinciali; prese scorciatoie attraverso i campi e batté le case isolate.
«Passo di qui perché la strada è piena di sassi e di polvere e ho i piedi che mi sanguinano e gli occhi che mi piangono» spiegava Giacomone quando traversava qualche aia. «E poi ho fatto il voto così. Vado a Roma in pellegrinaggio. Vengo dal Friuli».
Una scodella di vino e un pezzo di pane non glieli negava nessuno. Giacomone metteva il pane in saccoccia, beveva il vino e riprendeva la sua strada. Di notte smaltiva la sua sbronza sotto qualche capanna in mezzo ai campi.
In seguito era diventato più furbo: s’era procurato una specie di grossa borraccia da due litri. Non beveva il vino quando glielo davano; lo versava dentro la borraccia:
«Mi servirà stanotte se ho freddo o mi viene la debolezza» spiegava.
Poi, appena arrivato fuori tiro, si attaccava al collo della borraccia e pompava. Però faceva le cose per bene in modo da trovarsi la sera con la borraccia piena. Allora, quando si era procurato il ricovero, scolava la borraccia e perfezionava la sbornia.

Il freddo incominciò a farsi sentire, ma, quando Giacomone aveva fatto il pieno, era come se avesse un termosifone acceso dentro la pancia.
E via col suo povero Cristo in spalla.
«Vado a Roma, vengo dal Friuli» spiegava Giacomone. E quando era sborniato e traballava, la gente diceva:
«Poveretto, com’è stanco!».
E poi gli era cresciuta la barba e pareva un romito davvero.
Giacomone, che aveva la testa sulle spalle, aveva fatto in modo di gironzolare tutt’attorno alla città: ma l’uomo propone e il vino dispone. Così andò a finire che perdette la bussola e si trovò, un bel giorno, a camminare su una strada che non finiva mai di andare in su.
Voleva tornare indietro e rimanere al piano: poi pensò che gli conveniva approfittare di quelle giornate ancora di bel tempo per passare il monte. Di là avrebbe trovato il mare e, al mare, freddo che sia, fa sempre caldo.
Camminò passando da una sbronza all’altra, sempre evitando la strada perché aveva paura di imbattersi nei carabinieri: prendeva i sentieri e questo gli permetteva di battere le case isolate.
L’ultima sbronza fu straordinaria perché capitò in una casa dove si faceva un banchetto di nozze e lo rimpinzarono di mangiare e di vino fino agli occhi.
Oramai era quasi arrivato al passo. La notte dormì in una baita e, la mattina dopo si svegliò tardi, verso il mezzogiorno: affacciato alla porta della baracca si trovò in mezzo a un deserto bianco con mezza gamba di neve. E continuava a nevicare.
“Se mi fermo qui rimango bloccato e crepo di fame o di freddo” pensò Giacomone e, caricatosi il Cristo in spalla, si mise in cammino.
Secondo i suoi conti, dopo un’ora avrebbe dovuto arrivare a un certo paese. Aveva ancora la testa annebbiata per il gran vino bevuto il giorno prima, e poi la neve fa perdere l’orizzonte.
Si trovò, sul tardo pomeriggio, sperduto fra la neve. E continuava a nevicare.
Si fermò al riparo di un grosso sasso. La sbornia gli era passata completamente. Non aveva mai avuto il cervello così pulito.
Si guardò attorno e non c’era che neve, e neve veniva giù dal cielo. Guardò il Cristo appoggiato alla roccia.
«In che pasticcio vi ho messo, Gesù» disse. «E siete tutto nudo…».
Giacomone spazzò via col fazzoletto la neve che si era appiccicata sul Crocifisso. Poi si cavò il tabarro e, con esso, coperse il Cristo.
Il giorno dopo trovarono Giacomone che dormiva il suo eterno sonno, rannicchiato ai piedi del Cristo. E la gente non capiva come mai Giacomone si fosse tolto il tabarro per coprire il Cristo.
Il vecchio prete del paese rimase a lungo a guardare quella strana faccenda. Poi fece seppellire Giacomone nel piccolo cimitero del paesino e fece incidere sulla pietra queste parole:

Qui giace un cristiano
e non sappiamo il suo nome
ma Dio lo sa
perché è scritto nel libro dei Beati.

Publié dans Giovannino Guareschi, Racconti e storielle | 2 Commentaires »

Il Santo Rosario

Posté par atempodiblog le 2 octobre 2008

Giovanni Paolo II° disse: “il Rosario è la mia preghiera prediletta”, aggiungendo, “noi durante il Rosario guardiamo a Gesù con gli occhi di Maria”. Il Rosario è una preghiera cristologica e mediante questa la Madonna assolve il suo compito di ancella del Signore.

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Foto tratta da Vatican.va

Dalla newsletter di Radio Maria:

Ottobre è per eccellenza il mese del S. Rosario. il 7 Ottobre infatti celebriamo la memoria della Beata Vergine Maria del Rosario e il 13 Ottobre ricordiamo l’ultima apparizione a Fatima, dove la S. Vergine si è rivelata come la Madonna del Rosario.

Dio, nella sua misericordia, ha voluto attribuire a questa preghiera un’efficacia particolare, sia per conservare la fede, sia per difendere la Chiesa dai suoi nemici, sia per preservare il mondo dalla calamità della guerra. Il rosario infatti, in quanto rende presente Maria, è la più potente arma contro satana.

La Regina della pace ha voluto attribuire un’importanza speciale al rosario recitato in famiglia tutti insieme. In un momento di furioso attacco alla famiglia da parte delle porte dell’inferno, la corona ha il potere di legare il dragone e preservare la famiglia dalle sue insidie.

In questo mese offriamo alla Madonna il dono del rosario quotidiano della famiglia unita. Scenderà dal cielo una pioggia torrenziale di grazie.

Vostro Padre Livio

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Aiutiamo Mattia

Posté par atempodiblog le 18 août 2008

Tratto dal blog di MARIELLA:

Citazione

AIUTIAMO MATTIA!!!LEGGETE

CIAO, GENTE A bocca aperta FORSE DOPO TANTI INTERVENTI DICIAMO « STUPIDI » CHE HO MESSO SUL MIO BLOG ADESSO è IL CASO DI METTERE UNA COSA DAVVERO SERIA E SPERO CHE MOLTI PASSANDO DI QUI LO COPINO E LO DIFFONDANO NEI LORO BLOG E SOPRATTUTTO CONTRIBUISCANO A bocca aperta Animoticon GARANTISCO CHE NON è AFFATTO UNA TRUFFA A bocca aperta POTETE CONSTATARLO AL SITO   

 http://www.ilportaledimattia.com/

Aiutiamo Mattia dans Amicizia

RINGRAZIO DANIELE http://ragazzidiuntempo.spaces.live.com/default.aspx PER AVER DATO LA POSSIBILITà DI COPIARE QUESTO INTERVENTO E DI DIFFONDERLO Animoticon

                                                                                A bocca aperta MARIELLA A bocca aperta

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Solitudine

Posté par atempodiblog le 16 août 2008

« Alcuni si lamentano di coloro che non fanno nulla: alcuni, (e questi, gente più misteriosa, incutono maggior spavento), si lamentano perché non hanno nulla da fare. Quando vengon loro regalate belle ore o bei giorni vuoti, borbottano perché sono vuoti. Se si fa loro il dono della solitudine, che è dono di libertà, lo buttano via, lo vogliono distruggere deliberatamente con qualche orribile gioco di carte o con una piccola palla. Esprimo soltanto le mie opinioni personali. So che il mondo è bello perché è vario, ma non posso reprimere un brivido quando vedo buttar via, col fare qualcosa, le vacanze guadagnate con fatica. Da parte mia non posso procurarmi mai abbastanza Niente-da-fare. Mi sembra di non avere avuto mai il tempo libero per disfare neppure la decima parte dei pacchi della mia vita e dei miei pensieri. Non v’è bisogno di dire che non v’è nulla di misantropico nel mio desiderio di isolamento, tutt’altro. Talvolta nella mia morbosa adolescenza, fui, nel senso peggiore, solitario in piena società. Nella mia virilità non mi son mai sentito più socievole che nella solitudine ».

di G. K. Chesterton – Autobiografia
Tratto da: uomovivo.blogspot.com

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Un innocuo sapore di fragola

Posté par atempodiblog le 22 juin 2008

Un innocuo sapore di fragola

Il sesso chiedi e gusta spiegato ai ragazzini delle scuole medie.
Postato il Sabato, 21 giugno @ 06:48:40 CEST di David
Fonte:
http://www.fattisentire.net
Tratto da: Tempi.it

Un innocuo sapore di fragola
Il sesso chiedi e gusta spiegato ai ragazzini delle scuole medie.
di Rodolfo Casadei


Un innocuo sapore di fragola dans Articoli di Giornali e News accadeamilano

Strano posto, il territorio della provincia di Milano: se in una famiglia a una bambina capita di ritrovarsi sotto il banco a scuola un disegno pornografico con annessa legenda secondo la quale lei fa sesso a pagamento con suo fratello, quei genitori si vedranno portare via i figli perché non hanno esercitato a dovere la loro responsabilità di adulti. Se invece altri adulti insegnano a dei ragazzini di 13-14 anni come si pratica il sesso orale, spiegano che in caso di gravidanza possono ricorrere all’aborto senza parlare coi loro genitori o che l’età giusta per avere i primi rapporti sessuali è 15-16 anni, a questi adulti non succederà niente di male, anzi: lo Stato li pagherà per il loro lavoro, perché quello che stanno facendo si chiama, proprio così, « educazione sessuale ».

Per carità di patria non facciamo il nome delle scuole. Ma quello della zona sì: la zona 9 di Milano. Lì da alcuni anni nelle scuole medie inferiori viene portato, previa approvazione del singolo istituto su proposta di qualche commissione di docenti, un Progetto di educazione all’affettività dove ai ragazzini viene spiegato tutto ma proprio tutto, tranne l’affettività. Il progetto non è farina del sacco degli insegnanti (benché i lavori delle commissioni, 20 ore all’anno, siano retribuiti a 18-20 euro all’ora coi soldi del fondo di istituto), ma è calato dall’alto dall’Asl locale. Diciamo calato dall’alto perché è difficile definire diversamente un progetto che gli esperti dell’Asl presentano agli insegnanti della commissione che si è rivolta a loro nei seguenti termini: i contenuti sono quelli che vengono esposti e sono insindacabili, non si possono modificare o integrare, si può solo prendere o lasciare; durante le lezioni di dottoresse e psicologi loro, gli insegnanti, dovranno stare fuori dalla porta, affinché i ragazzi siano più liberi di esprimersi; da quest’anno il progetto, che è finanziato all’Asl dalla Regione (le scuole non devono pagare niente), va approvato e attuato non più su base annuale ma triennale: bisogna legarsi mani e piedi per tre anni a quello che l’Asl decide di fare.
Naturalmente le responsabili del progetto invitano anche i genitori dei ragazzi a un incontro di un’ora per presentare loro il lavoro che faranno coi figlioli. Ma pare che tacciano almeno un paio di circostanze: per esempio quella che gli insegnanti sono tassativamente esclusi dalla partecipazione alle lezioni; e per esempio quella che fra le informazioni trasmesse ai ragazzi c’è pure il fatto che possono rivolgersi ai servizi sanitari per interrompere un’eventuale gravidanza senza parlarne coi genitori. Un argomento fieramente dibattuto nei faccia a faccia con gli insegnanti, alcuni dei quali avrebbero obiettato che dire a un 13-14enne che ha facoltà di decidere di abortire senza nessun riferimento all’autorità dei genitori non è propriamente educativo. Significa investirlo di un senso di onnipotenza negativo per la sua crescita e per chi gli sta intorno. Ma quelli della Asl hanno replicato che la legge 194 prevede tale facoltà, che è loro compito informare in maniera completa ed esaustiva i ragazzi, in quanto non è automatico che alle medie superiori verranno correttamente informati, e perché il problema potrebbe presentarsi. La nuda informazione, senza interferenze da parte di giudizi di valore su cosa è giusto o sbagliato, bello o brutto. Tranne uno: che bisogna fare il possibile per evitare di contrarre malattie o gravidanze indesiderate.

Penna, quaderno e profilattico
Questa è la filosofia del Progetto educazione all’affettività. Gli insegnanti non sono ammessi ai corsi, ma i ragazzini parlano, e raccontano come si svolgono le lezioni. Lo spunto è dato dalle loro domande, raccolte per iscritto e in forma anonima in classe prima dell’incontro con la ginecologa. Costei parte dal singolo interrogativo per sviscerare l’intera materia. C’è sempre qualche curiosità circa il sesso orale, che dà la stura a spiegazioni dettagliate sui profilattici: «Per il sesso orale si usano preservativi al gusto di frutta», si sentono dire gli allibiti 13enni, «per il rapporto anale serve un preservativo più resistente, per i rapporti vaginali ne basta uno normale».
I profilattici fanno parte dei sussidi didattici, così come un pene e una vagina artificiali, che vengono fatti passare fra le mani di ragazzi e ragazze. A volte vengono invitati loro stessi ad applicare il coso di gomma sull’organo maschile, a volte fa tutto l’esperta della Asl. «A me non è piaciuto vedere la signora che continuava ad allungare il preservativo e poi ci ficcava le mani dentro», commenta un ragazzino.
Una delle ossessioni degli adolescenti maschi, si sa, è la misura del membro: nelle domande l’argomento torna spesso. «Cosa succede se il membro maschile è molto lungo?», diceva per esempio una domanda. Risposta: «Non succede nulla, la profondità della vagina è sette centimetri, più in là non si va. Anche Rocco Siffredi ha a disposizione solo quello spazio». L’aver evocato il Rocco nazionale ha indotto domande improvvisate sull’argomento: ma come fanno i pornoattori a fare quello che fanno? E per di più senza il profilattico che voi ci state caldamente consigliando? Risposta: «Quello che vedete al cinema è un montaggio di immagini. Nessun rapporto dura così a lungo come fanno vedere. E l’eiaculazione avviene sempre fuori dalla vagina». Un tempo c’era chi bigiava la scuola per frequentare cinema a luci rosse, adesso non c’è più bisogno: vai a lezione ed è quasi la stessa cosa.
Non tutti riferiscono le stesse cose. Secondo alcuni ragazzi il linguaggio è sempre scientifico e rigoroso, secondo altri «non abbiamo mai sentito dire tante parolacce da degli adulti come quel giorno». Le informazioni legali sul diritto all’interruzione di gravidanza non sono state sempre comunicate come era stato preannunciato agli insegnanti, ma solo dicendo che si può legalmente abortire nei primi tre mesi. Ma il paradigma generale è chiaro: dietro l’abito di una comunicazione puramente informativa su base scientifica e legale viene lasciata passare l’idea che in materia di sesso ognuno/a può fare quel che gli/le viene in mente senza porsi domande, se non circa le probabilità di beccarsi una malattia o una gravidanza non desiderata. Nessuno spiega ai ragazzi che quello che si vede nei film non è il modo giusto di vivere la sessualità. Nessuno gli racconta che il sesso è qualcosa di molto più affascinante e complicato di un meccanismo messo in moto da curiosità pruriginose. Sperma e gomma, gomma e sperma: nient’altro.

Rodolfo Casadei
www.tempi.it/blog/rodolfo

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