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Identikit del Messia

Posté par atempodiblog le 10 avril 2012

Giacomo card. Biffi
«Chi dice la gente che io sia?» domanda anche oggi Gesù
Identikit del Messia
Tratto da: sursumcorda-dominum.blogspot.it
Fonte: L’Osservatore Romano

Identikit del Messia dans Cardinale Giacomo Biffi Ges

Ciò che primariamente colpisce nel magistero di Gesù è la straordinaria chiarezza di idee. Tutto è lucidamente enunciato senza ambiguità o tentennamenti. Le esitazioni, il rifugio nel soggettivismo, le formule dubitative («forse», «secondo me», «mi parrebbe»), così frequenti nel nostro dire, non si incontrano mai nei suoi discorsi, dai quali sono lontanissimi i vezzi, le civetterie, l’apparente arrendevolezza del “pensiero debole”. Gesù manifesta anzi una sicurezza che sarebbe persino irritante, se non fossimo contestualmente conquistati dall’oggettiva elevatezza e luminosità del suo insegnamento.

Pur nella grande varietà degli argomenti toccati, non c’è frammentazione o incoerenza nella visione di Cristo. Tutto è raccolto e unificato attorno a due temi fondamentali sempre ricorrenti: quello del Padre (un padre che sta all’origine di qualsivoglia esistenza) e quello del Regno, traguardo di ogni tensione delle creature e del loro peregrinare nella storia. In lui però non c’è nulla né del pensatore distratto, così assorto nelle sue alte elucubrazioni da non accorgersi nemmeno più delle piccole cose, né del superuomo che disdegna di lasciarsi impigliare negli accadimenti senza rilevanza e senza gloria. Al contrario: Gesù si dimostra un osservatore attento — anzi interessato e compiaciuto — della realtà “feriale” nella quale siamo tutti immersi.

Le cose più umili vengono utilizzate nei suoi paragoni: i bicchieri e i piatti da lavare, la lucerna e il lucerniere, il sale da usare in cucina, il bicchiere d’acqua fresca, il vino vecchio che è più buono, il vestito rattoppato, la pagliuzza e la trave, la cruna degli aghi, i danni provocati dalle tarme e dalla ruggine, gli effimeri fiori del campo, le prime foglie del fico, l’arbusto di senape, il seme che cade in terreni diversamente accoglienti e produttivi, la rete dei pescatori che raccoglie al tempo stesso pesci commestibili e pesci da buttare, la pecora che si allontana dal gregge e si perde. E questo è un elenco che si potrebbe molto allungare.

Quanto s’è detto dovrebbe bastare a persuaderci che Gesù non ha somiglianza alcuna con l’ideologo che — tutto preso dalle sue grandiose teorie — non riesce più a vedere e a prendere in considerazione le vicissitudini spicciole della gente comune. E proprio questa sua sensibilità per le piccole cose concrete e l’arte sua inimitabile di incastonarle nei ragionamenti più alti gli consentono di parlare a tutti, anche ai semplici, delle verità più sublimi con la mediazione di un linguaggio limpido e originale; un linguaggio che ci appare ben diverso da quello di molti pensatori professionisti e di non pochi attori della scena politica.

Gesù si dimostra poi sempre un uomo sovranamente libero. Nessuno riesce a distoglierlo dai suoi intenti. È libero di fronte a quelli del suo clan, i quali, dopo averlo preso per matto (cfr. Marco, 3, 21), si immaginano di poter ricavare qualche vantaggio dal suo successo e dalla sua notorietà e cercano di riprendere i rapporti (cfr. Marco, 3, 31-34).

È libero di fronte ai capi del suo popolo e ai suoi avversari, che cercano di ostacolarlo nel suo ministero, e ai quali risponde seccamente: «Il Padre mio lavora sempre e anch’io lavoro» (Giovanni, 5, 17). Egli riconosce e rispetta l’autorità, ma non ha timori reverenziali nei confronti delle persone che ne sono investite. Basti pensare alle invettive rivolte ai farisei e agli scribi (cfr. Matteo, 23, 32). Ai sadducei, che ricoprivano le più alte cariche sacerdotali, non esita a manifestare il suo dissenso nei termini più decisi: «Voi vi ingannate, poiché non conoscete né le Scritture né la potenza di Dio» (Matteo, 22, 29). Con il tetrarca di Galilea, Erode, non fa proprio complimenti: «Andate a dire a quella volpe…» (cfr. Luca, 13, 32).

Del resto, la sua franchezza è esplicitamente riconosciuta anche da quelli che gli sono ostili, come i farisei e gli erodiani che una volta così gli si rivolgono: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non ti curi di nessuno; infatti non guardi in faccia agli uomini, ma secondo verità insegni la via di Dio» (Marco , 12, 14). Gesù è libero perfino dalla «apparenza della virtù»; vale a dire, non lo preoccupano affatto i giudizi malevoli e manifestamente infondati che la gente può formulare su di lui. Egli va avanti per la sua strada, anche a prezzo del deterioramento della sua buona fama: «È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori”» (Matteo, 11, 19). Si direbbe che ritenga valido anche per sé l’ammonimento che rivolge agli altri: «Guai a voi quando tutti gli uomini diranno bene di voi» (cfr. Luca, 6, 26).

Sono eccezionali in Gesù la solidità psicologica e il dominio di sé. È tranquillo e impavido nel bel mezzo di una tempesta che rischia di rovesciargli la barca (cfr. Marco, 4, 35-41), così come con impressionante forza d’animo affronta e quasi ipnotizza la folla inferocita di Nazaret che si propone di ucciderlo: «Tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò» (Luca, 4, 28-30).

Non è però un imperturbabile gentleman della società vittoriana, che si fa un punto d’onore di non lasciar trapelare all’esterno le proprie emozioni. Al contrario, Gesù non ha alcun ritegno a mostrarsi sconvolto, come per esempio davanti alle lacrime di Maria, la sorella di Lazzaro: «Quando la vide piangere (…) si commosse profondamente»; anzi «si turbò», precisa l’evangelista (cfr. Giovanni, 11, 33). E al pensiero della morte dell’amico, «scoppiò in pianto» anche lui; tanto che i presenti commentano: «Vedi come l’amava» (cfr. Giovanni, 11, 35-36). Contemplando dall’alto Gerusalemme, alla prospettiva della sua distruzione non sa frenare le lacrime: «Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo: “Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace”» (cfr. Luca, 10, 41-42).

Ma sa anche entusiasmarsi, lasciandosi contagiare dalla gioia dei discepoli, felici di aver portato a termine la loro prima esperienza di evangelizzazione: «I settantadue tornarono pieni di gioia (…) In quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: “Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra”» (cfr. Luca, 10, 17-21).

Gesù era dunque un uomo che sapeva piangere e sapeva stare allegro. Che sapesse piangere è esplicitamente documentato, come s’è visto; che sapesse anche stare lietamente in compagnia, lo si deduce se non altro dal piacere con cui i pubblicani — che erano di solito gaudenti e bontemponi — l’accoglievano alla loro mensa. Quando aveva di fronte della gente affaticata ed esausta, provvedeva fattivamente a sostentarla. Ma certo non doveva avere l’abitudine di rovinare la serenità e la giocondità di un convito con riflessioni troppo malinconiche o con richiami intempestivi alla fame nel mondo.

Leggiamo ora un famoso episodio della sua vita, secondo la narrazione di Matteo: «Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarea di Filippo, chiese ai suoi discepoli: “La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?”. Risposero: “Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia o qualcuno dei profeti”. Disse loro: “Voi chi dite che io sia?”. Rispose Simon Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. E Gesù: “Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli”» (Matteo, 16, 13-17).

Come si vede, Gesù stesso propone qui il “problema di Cristo”. Ed è stimolante rilevare come Gesù sia interessato a un duplice tipo di investigazione: innanzitutto: La gente chi dice che io sia? Quali sono su di me le opinioni del mondo? Poi: Voi chi dite che io sia? Voi che siete la mia Chiesa, voi che vi esprimete ufficialmente per bocca di Pietro, che cosa dite agli uomini di me?

Ad ascoltare la «gente» non si raccoglie, a proposito di Cristo, una certezza, ma piuttosto una molteplicità di opinioni. Passiamole un po’ in rassegna, facendone in qualche modo tre gruppi, così da semplificare il discorso.

Gesù è per molti un mito, che ha arricchito e adornato l’esistenza, senza aver lui l’esistenza; qualcosa come Orfeo nell’antico mondo greco e, più modestamente, come Babbo Natale nel moderno Occidente secolarizzato. Oppure è un uomo leggendario che, proprio perché non è mai esistito, ha potuto essere rivestito a poco a poco dei caratteri della divinità. O, se si vuole, è un’idea divina, una fede, uno slancio dello spirito, che ha assunto progressivamente nella coscienza di una comunità di uomini sembianza e natura di uomo. Insomma, una grandezza sovrumana, ma irreale.

Gesù — dicono altri — è un uomo, straordinariamente ma semplicemente uomo, che con il suo fascino eccezionale, la sua intelligenza sublime, la sua meravigliosa personalità, ha impresso un corso nuovo alla storia universale: in una parola, un genio. C’è chi dice: un genio religioso, che, avendo intuito con chiarezza e intensità inarrivabili l’ultima verità delle cose, ha scoperto la paternità di Dio, il culto «in spirito e verità», la legge della carità. C’è chi dice: un genio filosofico, che ha rivelato il valore della coscienza soggettiva e il primato del mondo interiore su quello esteriore. C’è chi dice: un genio sociale, che ha affermato la sostanziale uguaglianza tra gli uomini e ha esaltato la ricerca della giustizia. C’è chi dice: un genio politico, che ha introdotto nella storia umana l’impegno e l’ideale della liberazione da tutte le prepotenze e da tutte le oppressioni esteriori. Insomma, una grandezza reale, ma non sovrumana.

Gesù — dice una terza opinione — è un uomo certamente esistito, ma del quale non è possibile sapere niente di certo: i documenti in nostro possesso ci parlano tutti del Cristo che è stato oggetto della fede, dell’amore, dell’adorazione della comunità primitiva, ma non ci mettono in condizione di chiarire chi sia stato veramente in se stesso il Gesù della storia. Insomma, un enigma storico che non sarà mai risolto.

C’è da notare che, in genere, i giudizi che circolano tra la «gente» sono intenzionalmente positivi e benevoli: nessuno, o quasi nessuno, parla male di lui. Istituire la critica di queste opinioni, mostrandone sia il bagliore di verità che c’è in ciascuna sia i suoi limiti e la sua globale inconsistenza, è un lavoro di analisi lungo, ma non difficile, e in altra sede anche doveroso per il cristiano che vuol vivere la sua fede in modo intellettualmente maturo. Ma noi non ce lo proponiamo, in questa che vuol essere una meditazione e si prefigge solo il confronto tra le due posizioni (quella della gente e quella della Chiesa), per rilevare i due diversi modi di accostare il mistero di Cristo e prendere consapevolezza della loro totale e assoluta incompatibilità.

Questa riflessione vuol solo inquietare, fino a estinguere, se possibile, la coesistenza nel nostro spirito di mondo e Chiesa, delle opinioni della gente e della conoscenza donataci dal Padre, per crescere nella limpidità della fede e nella coerenza della vita.

Anche se molto diverse tra loro, le opinioni della «gente» hanno in comune il ritenere Gesù di Nazaret un “caso classificabile”: «uno dei profeti». È un mito? La storia è piena di miti. È un’idea che ha segnato la vicenda umana? Sarebbe paragonabile alla gnosi del mondo antico o al marxismo del mondo moderno. Un genio religioso? Possiamo annoverarlo con Buddha, con Mosè, con Maometto. Un filosofo? Platone e Aristotele lo possono prendere in loro compagnia. Un indagatore del sociale? Potrebbe stare con gli Enciclopedisti del XVIII secolo e con Marx. Un agitatore? Come lui e più efficaci di lui, ci sarebbero Spartaco, Masaniello, Bakunin. Un liberatore? Mettiamolo con Simón Bolivar e con Giuseppe Garibaldi. Un uomo di cui non si può sapere nulla di certo? Se ne danno altri esempi: Omero, Pitagora, lo stesso Socrate sarebbero a lui assimilabili.

Sembrerebbe di capire che lo sforzo inconscio della «gente», pur manifestandosi in ipotesi molto disparate e pur esprimendosi in giudizi solitamente benigni, sia quello di ridurre Gesù di Nazaret a qualcosa di già contemplato, di risaputo, di “normale”: l’importante è metterlo in qualche scompartimento previsto dalla esperienza umana; così, quando è sistemato in un cassetto ed etichettato, non è più un caso unico e non può turbare più.

Se la caratteristica del parere della «gente» è la pluralità delle opinioni, la connotazione della risposta ecclesiale è l’unità. Non c’è pluralismo nella Chiesa a proposito di Gesù Cristo: la risposta di Pietro è la risposta di tutti. L’identità della convinzione di ciascuno di noi con la fede di Pietro è la “pietra” di paragone che giudica la legittimità dell’appartenenza ecclesiale. Chi altera questa fede non può avere posto nella Chiesa. La comunità apostolica non conosce su questo punto alcuna propensione all’irenismo. «Se qualcuno viene a voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo in casa e non salutatelo» (2 Giovanni, 10). «Vi metto in guardia dalle bestie in forma d’uomo, che non solo voi non dovete accogliere, ma, se è possibile, neppure incontrare. Solo dovete pregare per loro perché si convertano, il che è difficile » (Ignazio, Agli Smirnesi IV, 1). «Sono cani rabbiosi, che mordono di nascosto; voi dovete guardarvi da costoro, che sono difficilmente curabili» (Ignazio, Agli Efesini VII, 1).

E mentre le “opinioni” mondane su Gesù di Nazaret tendono, come si è visto, a renderlo classificabile, la fede ecclesiale, che si esprime per bocca di Pietro, sottolinea la sua assoluta unicità: Gesù di Nazaret è «il Cristo, il figlio del Vivente, il figlio di Dio». Gesù di Nazaret è «il»: un caso a sé del tutto imparagonabile.

Come si è potuto vedere, il nocciolo del problema cristologico sta proprio qui: Gesù è “uno dei…” o “il”?; è catalogabile o è un caso a sé? la sua comparsa nel mondo è un fatto importante, ma commisurabile con i nostri metri di giudizio, o è un evento unico, decisivo, irripetibile?

Questa è la questione. Essere “cristiani” significa avere capito che Gesù è “il”, che non ci sono qualifiche adeguate a lui, che è una singolarità assoluta. Ne viene come conseguenza esistenziale che anche il nostro rapporto con lui non sopporta altre connotazioni che la “unicità”. La nostra conoscenza di lui non può essere quella che vale per le altre cose e le altre persone, ma è una luce che ci è data dall’alto: «Né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli». Il riconoscimento della sua signoria non è la conclusione di un teorema, ma una docilità allo Spirito Santo: «Nessuno può dire: Gesù è Signore, se non nello Spirito Santo» (1 Corinzi, 12, 3). Il nostro amore per lui non può tollerare confronti: «Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me» (Matteo, 10, 37). Il nostro puntare la vita per lui non può che essere totale, assoluto, definitivo, come nessuna militanza è ragionevole che sia: «Chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà» (Matteo, 10, 39).

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Novena alla Divina Misericordia (dal 6 al 14 aprile 2012)

Posté par atempodiblog le 6 avril 2012

Novena alla Divina Misericordia (dal 6 al 14 aprile 2012) dans Preghiere 2hqqqlv

La Festa della Divina Misericordia, secondo le apparizioni di Gesù a santa Faustina, deve essere preceduta da una novena, che va recitata ogni giorno a partire dal Venerdì Santo per nove giorni consecutivi, fino al sabato precedente la Festa della Misericordia (seconda Domenica di Pasqua, dal 6 al 14 aprile 2012). Gesù per due volte espresse il desiderio che la sua confidente, attraverso una preghiera di nove giorni, si preparasse a questa Solennità. La Santa ci ha trasmesso la promessa del Salvatore rivolta a tutti i fedeli e contenuta in queste parole: “Durante questa novena elargirò alle anime grazie di ogni genere”.
Sebbene il tempo tra il Venerdì Santo e la seconda Domenica di Pasqua possegga un particolare privilegio, tuttavia la novena alla Divina Misericordia può essere recitata anche in qualsiasi altro periodo dell’anno. (Radio Maria)

Per recitare la novena cliccare qui 2e2mot5 dans Diego Manetti NOVENA ALLA DIVINA MISERICORDIA

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Caso Tomislav

Posté par atempodiblog le 20 février 2012

Cari amici,
il Documento sottostante è stato pubblicato da Radio Maria su sollecitazione di chi è al corrente degli ultimi sviluppi, molto gravi, che circolano in rete. Il Documento della S. Sede prevede per la persona di cui si parla la scomunica se rilascia dichiarazioni in materia religiosa o in relazione al « fenomeno di Medjugorje ».

di Padre Livio Fanzaga



Per leggere il documento citato da Padre Livio cliccare  Caso Tomislav dans Medjugorje iconarrowti7 QUI



Per approfondire cliccare iconarrowti7 dans Medjugorje QUI

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Commento di Don Dolindo Ruotolo al Vangelo di oggi

Posté par atempodiblog le 9 février 2012

Commento di Don Dolindo Ruotolo al Vangelo di oggi dans Antonio Socci don-Dolindo

[…] C’è però un episodio del Vangelo – uno solo (Mt 15,21 – 28) – in cui Gesù sembra rispondere addirittura con durezza a una dolorosa implorazione dell’uomo. Una durezza che in Gesù è del tutto insolita. Come si spiega? Che cosa nasconde? E come finisce quell’episodio? E’ una pagina che in genere viene fraintesa. Invece è estremamente significativa. (Antonio Socci)

Cliccare per approfondire Freccia dans Commenti al Vangelo Non siamo degli abbandonati nel mondo

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Testimonianza di Mirjana Dragicevic di Medjugorje al Palavesuvio

Posté par atempodiblog le 4 février 2012

Testimonianza di Mirjana Dragicevic di Medjugorje al Palavesuvio
Ponticelli (Napoli), 02/02/2012

Testimonianza di Mirjana Dragicevic di Medjugorje al Palavesuvio dans Apparizioni mariane e santuari

Io vi voglio prima salutare tutti e dirvi grazie, grazie perché siete venuti, grazie perché volete seguire cosa Nostra Madre vuole da noi. Vi prego solo di aprire il cuore, vedete dopo cosa traducono il messaggio che è un po’ triste come penso io perché noi siamo un po’ teste dure, non volgiamo capire cosa è veramente importante in questo mondo, non vogliamo col cuore seguire Nostra Madre. Io vi prego quando dopo viene letto quel messaggio pregate e con la preghiera provate a capire dove siete voi in questo messaggio, cosa voi dovete cambiare cosa voi dovete fare per seguire Nostra Madre e per conoscere l’amore di Dio perché sicuro tanti tra voi sanno che io dall’87 ho l’apparizione ogni 2 del mese e questa apparizione è soprattutto per quelli che non hanno ancora conosciuto l’amore di Dio, noi diciamo non credenti e ogni due del mese la Madonna ci da messaggi come conoscere amore di Dio, Lei ci insegna che se noi La seguiamo sicuro un giorno conosciamo vero amore di Dio.

Non lo so se tanti di voi non sono stati mai a Medjugroje e io vi voglio dire in poche parole cosa è più importante, cosa la Madonna chiede di più, adesso noi siamo noi sei veggenti, ora Vicka, Ivan e Marija hanno ancora apparizioni tutti i giorni, Jakov, Iavanka e io no. Il 18 marzo è l’apparizione che la Madonna mi ha detto che io avrò tutta la mia vita, quella dell’ogni due del mese non so fino a quando l’avrò perché Lei non mi ha detto niente fino a quando dura quello. Questa apparizione, come vi ho detto, è per non credenti, Madonna chiede che noi tutti i giorni noi preghiamo per loro, non solo noi veggenti anche tutti quelli che sentono che sono figli della Madonna perché Lei dice che noi possiamo cambiare i non credenti, ma solo con la nostra preghiera e solo con il nostro esempio. Lei vuole che noi nelle preghiere che facciamo tutti i giorni mettiamo al primo posto le preghiere per loro perché la Madonna dice che tante brutte cose che succedono nel nostro mondo, soprattutto oggi come potete vedere tutti, guerre, separazioni, omicidi, droga, aborti Lei dice che tutto questo arriva da non credenti e Lei dice figli miei (scusate sono un po’ emozionata) quando voi pregate per loro poi pregate per voi e per vostro futuro.

Lei chiede anche il nostro esempio, Lei non vuole che andiamo in giro e predichiamo Lei vuole che noi con la nostra vita parliamo, che i non credenti possono vedere in noi Dio e l’amore di Dio. Io vi prego con tutto il cuore soprattutto oggi che questa cosa la prendete come una cosa veramente seria perché se potete vedere una sola volta le lacrime che la Madonna ha nei suoi occhi per non credenti io sono sicura che preghereste con tutto il cuore perché Lei dice che questo tempo che noi viviamo adesso è tempo di decisioni, è un indice che c’è come noi, che diciamo che siamo figli di Dio, una grande responsabilità. Quando Lei chiede preghiere per loro Lei vuole che le facciamo nel modo, a come ho capito io, prima sentire amore per non credenti, sentirli come nostri fratelli e sorelle che non erano fortunati come noi per conoscere amore di Dio e quando senti così puoi pregare per loro, mai giudicare, mai criticare, mai forzare, semplicemente amarli, pregare per loro e dare nostro esempio, solo questo è il modo di aiutarli.

In queste apparizioni di Medjugorje la Madonna ha dato a ognuno di noi sei veggenti una missione, un compito. Mia missione è pregare per non credenti, Vicka e Jakov pregano per i malati, Ivan prega per giovani e per sacerdoti, Marija per anime in purgatorio e Ivanka, lei prega per le famiglie.

Ma più importante messaggio che Madonna ripete spesso è Santa Messa, ma santa Messa non solo la domenica, quando noi eravamo bambini all’inizio di apparizioni una volta Madonna ci ha detto se dovete scegliere tra vedere Me,  avere apparizione o andare a Santa Messa dovete scegliere sempre Santa Messa perché durante Santa Messa Mio Figlio è con voi. In tutti questi anni di apparizioni Madonna non ha detto mai pregate e Io vi do, Lei ha sempre detto pregate che io posso pregare Mio Figlio per voi. Sempre Gesù in primo posto.

Tanti pellegrini quando arrivano in Medjugorje pensano che noi veggenti siamo privilegiati che basta a dire a noi perché Dio ascolta di più noi di altri, pensare così è sbagliato, mi dovete credere perché per la Madonna, come per una mamma, non esistono figli privilegiati, per Lei tutti siamo Suoi figli e Lei ci sceglie per diverse cose. Noi sei che tramite noi da messaggi la Madonna ha scelto ognuno di voi perché Lei ha sempre un messaggio dove si rivolge proprio a voi 2 gennaio Lei ha detto “cari figli Io vi ho invitato, aprite il vostro cuore lasciatemi entrare che posso fare i Miei apostoli di voi”. Per questo io vi voglio dire che veramente sapete con tutto il cuore che davanti al nostro Dio tutti siamo stessi; come una mamma sulla terra una mamma se ha due o tre figli non può dire che è vera mamma se vuole un figlio di più dell’altro, potete pensare Nostra Madre Celeste. Io visto tante volte quando ho apparizione ogni due del mese sulla collina dopo mi dicono chi è guarito, chi ha conosciuto amore di Dio, io no ho chiesto per queste persone, io anche non li conoscevo, loro avevano cuore aperto, loro chiedevano aiuto della Madre e Lei li aiutava, quando avete bisogno della Madre l’importante è solo che il vostro cuore è aperto non vi serve nessun altro, non vi servono i veggenti, solo il vostro cuore.

Se qualcuno è privilegiato per Nostra Madre, come ho capito io guardando i messaggi che Lei mi da, sono i nostri sacerdoti perché Lei non dice mai che cosa loro devono fare, lei sempre dice cosa è che noi dobbiamo fare per loro, Madonna dice “loro non hanno bisogno del vostro giudizio, ma hanno bisogno delle vostre preghiere e vostro amore perché Dio giudicherà loro come erano come sacerdoti, ma giudicherà voi come era vostro comportamento con sacerdoti”. Lei dice “se voi figli miei perdete rispetto per i sacerdoti piano piano perdete il rispetto perla Chiesa e dopo per il Signore” e anche ogni due del mese la Madonna sempre dice qualcosa sull’importanza del sacerdote, ad esempio quando ci da la benedizione. Lei dice figli miei Io vi do mia benedizione materna, ma la più importante benedizione che voi potete ricevere sulla terra è quella che vi danno i sacerdoti perché tramite loro Mio Figlio vi benedice. Lei ha detto “non dimenticate di pregare per i vostri Pastori, loro hanno mani benedette da mio Figlio”. In un messaggio Lei ha detto anche che noi non dobbiamo giudicare quelli che suo Figlio ha invitato, a me dispiace perché io non vi posso dire di più su questo che deve venire, perché cosa Madonna ci sta preparando, ma vi posso dire una cosa del tempo che noi viviamo adesso, c’è questo tempo e c’è il tempo del trionfo del Cuore di Nostra Madre perché Lei ha detto quello che ho cominciato a Fatima lo finirò a Medjugorje che il mio Cuore trionferà. Allora tra quei due tempi c’è un ponte, quel ponte sono i nostri sacerdoti; per questo la Madonna insiste così tanto sulla preghiera per loro perché quel ponte deve essere molto forte, lo dobbiamo sorpassare tutti perché la Madonna dice “con loro trionfo”, allora senza i nostri sacerdoti non c’è neanche il trionfo del Cuore Nostra Madre, io in tutto questo voglio ringraziare tutti i nostri sacerdoti che ci hanno guidato che ci hanno aiutato ad aprire il cuore per ricevere tutto quello che la Madonna ci dice. Vi ringrazio.

Voglio dire una cosa che per me è sempre molto simpatico quando a Medjugorje devo dire questo a voi pellegrini di Italia, perché io sono cresciuta con la Madonna e la Madonna mi ha insegnato che nazionali non esistono perché Lei non dice mai cari croati, cari italiani, cari americani… Lei dice “cari figli sulla terra”, ma per me è molto carino vedere in Medjugorje quando dico i messaggi della Madonna come ogni nazionale reagisce per qualche messaggio. Ad esempio io so che quando io dico a voi che la Madonna chiede il digiuno il mercoledì e il venerdì a pane e acqua che è inutile, ma purtroppo che devo dire? Perché chi è che dopo brontola di più che fa mille domande siete sempre voi, questo devo dire la verità! Quanto dura mercoledì? Quanto dura venerdì? Come se forse io posso accorciare qualche cosa. Dopo si può mangiare un piatto di pasta? Ma si può quello e  quello…? La Madonna è chiara: pane e acqua. E voi, io vi posso dire che non avete mai fatto il digiuno due volte a settimana, che non avete mai detto il Rosario completo tutti i giorni, io vi suggerisco di provare a fare come la Madonna faceva con noi quando è apparsa perché la prima cosa che Lei ha chiesto era sette Padre nostro, ave Maria e Gloria… dopo un po’ di tempo Lei chiedeva una parte di Rosario e che facciamo digiuno il venerdì,dopo un po’ di tempo la seconda parte, dopo terza parte e che facciamo digiuno il mercoledì. Io ricordo le parole del piccolo Jackov, che quando cominciarono le apparizioni aveva solo nove anni, e quando Madonna ha detto, infine, anche mercoledì digiuno e terza parte del Rosario e quando era finita l’apparizione lui ha guardato noi altri veggenti e ha detto “ma io spero con tutto il cuore che la Madonna si ferma qua”. Ho detto come potete anche voi provare pace, l’importante è che il vostro cuore dice: “si, io voglio camminare con la Madonna” e dopo Lei ci darà la mano. Lei sa che noi non siamo perfetti, ma l’importante è dire di sì, l’importante è fare i primi passi con la Madonna, dopo Lei è subito vicino, Lei dà la mano perché l’unica cosa che la Madonna vuole è darci Suo Figlio. Noi possiamo avere tutto quello che esiste nel mondo, ma se non abbiamo la pace non abbiamo niente. Ma l’unica vera pace è solo quella che ci da Gesù, è questo quello che la Madonna vuole che i suoi figli hanno la vera pace, che hanno Gesù. Come ha detto vedete anche oggi in Paradiso perché il nostro cuore sarà in Paradiso questo è che Madonna vuole dare a noi.

Non dimenticate anche la Bibbia. La Madonna invita tante volte di tornare alla Bibbia in casa. Non importa quanto leggiamo, due, tre parole ma l’importante è che la Bibbia è presente in nostra casa. A volte sta in un angolo e noi diciamo che l’abbiamo, ma non la tocchiamo mai.

E’ molto diverso, mi dovete credere, parlare da qua di Medjugorje e molto diverso è venire a vivere Medjugorje, molto diverso è quando tu sei sulla collina dove senti Lei, dove senti la Madre, dove senti che ti abbraccia, che ti bacia, dove c’è profumo di Lei, ma io ho provato a portarvi un po’ di tutto quello Lei ci sta dicendo e di cosa ci insegna. Io vi ringrazio per vostra venuta, perché io so che non era facile, anche io sono venuta ieri, brutto tempo, neve, pioggia ma vi ringrazio perché avete fatto questo per la Madonna e vi prego aprite il vostro cuore, Lei ha tanto bisogno degli apostoli, dato che gli altri quando ci vedono vedano Dio in noi, vedano amore di Dio in noi. Io voglio anche ringraziare a tutti quelli che hanno organizzato questo, soprattutto la mia cara amica Nietta perché io so che non è facile lavorare per Dio. Io so che quando si lavora per Dio che sempre ci sono croci sulla strada, ma vedete quando non trovate croci fermatevi perché qualche cosa non va bene, perché quando si segue Gesù, quando si lavora per Lui, sempre ci sono croci. Per questo non perdete la forza, la speranza. Gesù ci da la croce, ma ci aiuta a portarla e vi prego, come sorella, quando sarà finito tutto facciamo vedere la fraternità cristiana. Io ho paura quando uscite che non vi fa male qualcuno, per favore la Madonna è stata con noi, Nostra Madre, fate che anche andiamo con pace che Lei ci da, che aiutiamo a quelli che non sono forti e veloci come noi, facciamo vedere come fanno i figli che conoscono l’amore di Dio. Vi ringrazio.

Trascrizione a cura di atempodiblog.unblog.fr

gospa dans Medjugorje

Messaggio del 2 febbraio 2012:
“Cari figli, da così tanto tempo io sono con voi e già da così tanto tempo vi sto mostrando la presenza di Dio ed il suo sconfinato amore, che desidero tutti voi conosciate. Ma voi, figli miei? Voi siete ancora sordi e ciechi; mentre guardate il mondo attorno a voi non volete vedere dove sta andando senza mio Figlio. State rinunciando a Lui, ma Egli è la fonte di tutte le grazie. Mi ascoltate mentre vi parlo, ma i vostri cuori sono chiusi e non mi sentite. Non state pregando lo Spirito Santo affinché vi illumini. Figli miei, la superbia sta regnando. Io vi indico l’umiltà. Figli miei, ricordate: solo un’anima umile brilla di purezza e di bellezza, perché ha conosciuto l’amore di Dio. Solo un’anima umile diviene un paradiso, perché in essa c’è mio Figlio. Vi ringrazio. Di nuovo vi prego: pregate per coloro che mio Figlio ha scelto, cioè i vostri pastori”.

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Medjugorje Napoli: fedeli arrivati da tutt’Italia e anche dall’estero per l’apparizione

Posté par atempodiblog le 2 février 2012

Medjugorje Napoli
25mila per la veggente
Messaggio della Madonna: siete ciechi e sordi
Fedeli arrivati da tutt’Italia e anche dall’estero per l’apparizione
La veggente di Medjugorje Mirjana: pregare per i non credenti
Fonte: Il Mattino

Medjugorje Napoli: fedeli arrivati da tutt'Italia e anche dall'estero per l'apparizione dans Apparizioni mariane e santuari
La veggente di Medjugorje a Napoli (NewFotoSud-Sergio Siano)

Venticinquemila persone, di tutte le età, hanno sfidato il grande freddo di questa notte pur di partecipare al momento di preghiera con la veggente di Medjugorje, Mirjana Dragicevic.

I primi fedeli sono arrivati al Palavesuvio di via Argine intorno alla mezzanotte: autobus provenienti da tutt’Italia e anche dall’estero. Alle 7:30 l’inizio della Santa Messa. Poi l’arrivo della veggente, scortata dalla polizia, e il momento più emozionante quando per Mirjana c’è stata l’apparizione della Madonna, seguita dalla lettura del messaggio della Vergine.

Poco dopo l’ingresso della veggente alcuni fedeli sono caduti (qualcuno ha iniziato ad urlare) forse a causa del forte impatto emotivo. «È un messaggio un po’ triste – ha detto la veggente in un lungo (e insolito) discorso durato quasi 10 minuti – perché siamo teste dure e non vogliamo capire cos’è importante in questo mondo. La nostra santa madre ci ha chiesto di pregare per i non credenti che ancora non hanno conosciuto l’amore di Dio. Tante brutte cose nel mondo arrivano dai non credenti: guerre, separazioni, suicidi, droga, aborti. Possiamo cambiarli con la nostra preghiera».

Mirjiana Dragicevic ha poi ringraziato i fedeli presenti, «per essere venuti qui nonostante sia stata dura, non è stato facile neanche per me con la neve e il brutto tempo, ma lo avete fatto per la Madonna». L’evento è stato organizzato dall’associazione Cieli nuovi, che già due anni fa aveva portato a Napoli Dragicevic.

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Della santificazione della domenica

Posté par atempodiblog le 8 janvier 2012

Della santificazione della domenica dans Riflessioni Curato-d-Ars

La domenica appartiene al buon Dio; è il giorno dedicato a lui, il giorno del Signore. Egli ha fatto tutti i giorni della settimana: poteva mantenerli tutti per sé; ve ne ha dati sei, si è riservato solo il settimo. Con quale diritto toccate ciò che non vi appartiene? Sapete che i beni rubati non fruttano. Nemmeno il giorno che prendete al Signore vi frutterà. Conosco due modi sicurissimi per diventare poveri: lavorare la domenica e prendere ciò che appartiene agli altri.

Tratto da: Curato d’Ars, Pensieri scelti e fioretti, ed. San Paolo

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Riflessione sullo shopping domenicale Freccia dans Stile di vita Le domeniche d’oro… per chi?

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Santo Stefano: il primo martire cristiano

Posté par atempodiblog le 26 décembre 2011

Santo Stefano: il primo martire cristiano dans Stile di vita Santo-Stefano

Stefano è considerato il primo martire cristiano e per tale ragione viene celebrato subito dopo la nascita di Gesù. Fu arrestato nel periodo dopo la Pentecoste e morì lapidato. In lui si realizza in modo esemplare la figura del martire come imitatore di Cristo; egli contempla la gloria del Risorto, ne proclama la divinità, gli affida il suo spirito, perdona i suoi uccisori. Saulo (S.Paolo), testimone della sua lapidazione, ne raccoglierà l’eredità spirituale.

Fonte: Radio Maria

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Omelia di Luigi Giussani per la festa di Santo Stefano Freccia dans Viaggi & Vacanze Santo Stefano ovvero dell’amicizia di Cristo

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Il vero figlio di Maria è un cristiano che prega

Posté par atempodiblog le 13 décembre 2011

Il vero figlio di Maria è un cristiano che prega dans Apparizioni mariane e santuari aparecida

So che, qualche tempo fa, per un increscioso incidente si ruppe la piccola immagine di Nostra Signora Aparecida. Mi dissero che tra i tanti frammenti furono trovate intatte le due mani della Vergine unite in preghiera. Ciò è come un simbolo: le mani giunte di Maria in mezzo alle rovine sono un invito ai suoi figli a dare spazio nelle loro vite alla preghiera, all’assoluto di Dio, senza il quale tutto il resto perde senso, valore e efficacia. Il vero figlio di Maria è un cristiano che prega.

La devozione a Maria è fonte di vita cristiana profonda, è fonte di impegno nei confronti di Dio e dei fratelli. Rimanete alla scuola di Maria, ascoltate la sua voce, seguite i suoi esempi. Come abbiamo ascoltato nel Vangelo, essa ci guida verso Gesù: “Fate quello che vi dirà” (Gv 2,5). Come una volta a Cana di Galilea, fa presenti al Figlio le difficoltà degli uomini, ottenendo da lui le grazie desiderate. Preghiamo con Maria e per mezzo di Maria: ella è sempre la “Madre di Dio e nostra”.

Giovanni Paolo II

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Per approfondire: Freccia dans Viaggi & Vacanze 
La Madonna Aparecida regina e patrona del Brasile

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Vergine dei poveri, morta la veggente

Posté par atempodiblog le 12 décembre 2011

Vergine dei poveri, morta la veggente
di Giorgio Bernardelli – Avvenire

Vergine dei poveri, morta la veggente dans Apparizioni mariane e santuari Banneux

È morta a novant’anni nella casa di riposo intitolata alla Vergine dei poveri, il titolo che la Madonna proprio a lei aveva rivelato. Mariette Beco, la veggente delle apparizioni mariane di Banneux in Belgio, si è spenta l’altro giorno nel piccolo villaggio delle Ardenne dove nell’inverno del 1933 avvenne questo evento prodigioso. Era una bambina di 11 anni, allora, Mariette.

La figlia di un minatore e la primogenita di una famiglia umile, ma nemmeno troppo devota. Eppure il 15 gennaio di quell’anno – secondo quanto la Chiesa ha ufficialmente riconosciuto nel 1949 – la Madonna scelse proprio questa ragazzina di un villaggio a 25 chilometri da Liegi per portare un messaggio di conforto a tutti i poveri e i sofferenti. Indicando alla giovane veggente anche un segno: una sorgente divenuta presto meta di pellegrinaggi da parte di migliaia di ammalati «da tutte le nazioni», come la Vergine dei poveri le aveva detto. Apparve per otto volte nell’arco di poche settimane la Madonna a Mariette Beco. Fino a quando il 2 marzo 1933 si congedò dalla piccola veggente con le parole: «Io sono la Madre del Salvatore, la Madre di Dio. Prega molto». E proprio per raccogliere questo invito già nel 1934 a Banneux nacque l’Unione internazionale di preghiere, un sodalizio spirituale che vede persone di tanti Paesi del mondo unirsi ogni sera nella recita del Rosario ala Vergine dei poveri.
A differenza di altri bambini protagonisti delle apparizioni mariane, Mariette Beco dopo quella esperienza straordinaria non scelse la vita religiosa. Si sposò, ebbe tre figli, conobbe anche parecchie difficoltà tra cui qualcuna persino nella vita spirituale. In anni recenti ha vissuto lei stessa il dolore per la morte di due sue figlie. Sofferenze che anche lei – confusa tra tutti gli altri pellegrini – andava a mettere nelle mani della Vergine dei poveri recandosi a pregare alla sorgente o alla cappella delle apparizioni nel santuario, meta ogni anno per migliaia di pellegrini tra cui anche tanti italiani. Non si sentiva affatto protagonista di questa storia, Mariette Beco: «Sono stata solo un postino incaricato di portare un messaggio – diceva di sé -. Una volta che il messaggio è arrivato il postino non ha più alcuna importanza». «Mariette ha percorso lo stesso cammino di tante persone anziane, con le loro gioie ma anche le loro difficoltà», ha commentato la sua morte l’attuale rettore del Santuario di Banneux, Léo Palm.
Del resto era stato Giovanni Paolo II – che venne pellegrino a Banneux nel 1985 e incontrò Mariette Beco – a ricordare che oggi esistono anche povertà dal volto decisamente diverso rispetto a quello dei minatori della prima metà del Novecento. Sofferenze del corpo e dello spirito che trovano sempre in Maria un’acqua che ristora. «Sono più di cinquant’anni che non solo gli ammalati, ma l’immenso popolo dei poveri si sente a casa propria a Banneux – disse Wojtyla il 21 maggio 1985 –. Vengono a cercare qui conforto, coraggio, speranza, l’unione con Dio nella loro prova. Vengono a lodare e a invocare qui la Vergine Maria, sotto l’appellativo particolare e bellissimo di nostra Signora dei poveri. Sono a ragione convinti che una tale devozione corrisponda al Vangelo e alla fede della Chiesa: se Cristo ha definito la sua missione come l’annuncio della buona novella ai poveri, come potrebbe sua Madre non essere accogliente verso i poveri?». È il messaggio di speranza che la « postina » Mariette, al termine della sua lunga vita, ci lascia ancora in eredità.

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Per approfondire: Freccia  Banneux: la Madonna dei poveri

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Con Maria verso il Santo Natale

Posté par atempodiblog le 29 novembre 2011

Oggi inizia la novena a Maria SS. Immacolata (da recitarsi dal 29 novembre al 7 dicembre).

Con Maria verso il Santo Natale dans Avvento Nostra-Signora-di-Lourdes

Vi segnalo quella del Beato Giustino Maria RussolilloFreccia dans Stile di vita Novena a Maria SS. Immacolata

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Ricordo di Padre Slavko Barbaric

Posté par atempodiblog le 24 novembre 2011

Ricordo di Padre Slavko Barbaric (11/3/1946- 24/11/2000)

padre slavko

Considerazioni di Padre Livio Fanzaga sulla morte di Fra Slavko

Sia Venerdì sera che Sabato mattina vi ho dato notizia della improvvisa morte di P. Slavko che, come sapete, era un po’ « l’anima » di Medjugorje dove si trovava dal 1982. P. Slavko non è mai stato Parroco di Medjugorje, ma aveva l’incarico, da parte del suo Padre Provinciale, di essere un po’ il « Parroco » di quella « Parrocchia » spirituale che fa capo a Medjugorje e che si è dilatata fino a toccare tutti i cinque continenti, che è appunto la « Parrocchia dei pellegrini » di Medjugorje. P. Slavko, quindi, era un po’ « l’anima » di tutte le iniziative di accoglienza dei pellegrini e di tutte le iniziative spirituali che la Parrocchia organizzava per i pellegrini. Era un uomo ancora giovane (55 anni) che dal 1987 ci inviava e commentava per noi il messaggio mensile della Madonna. P. Slavko è stato servo buono e fedele, servo infaticabile della Gospa. Mi pare che la connotazione migliore che si possa dare di P. Slavko sia proprio questa: un uomo totalmente a servizio della Madonna e dei pellegrini, un servo fedele e anche molto umile. Infatti, anche se era un po’ burbero di carattere, era però infaticabile e molto umile: non si metteva mai in cattedra, era proprio totalmente a servizio. Nella Parrocchia di Medjugorje la sua mancanza è grandissima!
La morte di P. Slavko è stata degna della sua vita, una morte che è stata un segno di Maria. Infatti P. Slavko è morto di Venerdì, alla vigilia del 25 del mese, dopo aver guidato la Via Crucis sul Krizevac per i pellegrini. Proprio là, davanti alla grande Croce, dopo aver dato la Benedizione e aver raccomandato di fare attenzione a non cadere scendendo poiché pioveva, si è accasciato a terra, probabilmente per un infarto. Questa morte è stata improvvisa e inaspettata. La Madonna lo ha voluto portare in Cielo.
Noi tutti ci siamo meravigliati perché la Madonna ha nominato P. Slavko in un suo messaggio, ma questa non è stata la prima volta. Posso dirvi con certezza che nel 1984 la Madonna ha fatto il suo nome in un messaggio, perché c’era una pressione per allontanarlo da Medjugorje. In quel tempo, infatti, il regime comunista cercava di soffocare le apparizioni, anche facendo pressioni sui superiori di P. Slavko perché fosse allontanato da Medjugorje. La Madonna disse al veggente Ivan: « Desidero che P. Slavko rimanga qui » e infatti, nonostante tutte le difficoltà che P. Slavko ha avuto fino a oggi, egli è rimasto a Medjugorje finché Dio non l’ha chiamato a Sé, finché non ha compiuto la sua missione. E la sua morte in cima al Krizevac alla vigilia del 25 del mese, è dolorosa e gloriosa nello stesso tempo perché da ciò che Maria dice nel suo messaggio del 25 Novembre 2000, comprendiamo che Maria ha messo il Suo sigillo su questa vita. Ma vorrei che comprendessimo bene il significato delle parole della Madonna: non si tratta di una « beatificazione » di P. Slavko da parte Sua, infatti la stessa morte di questo servo buono e fedele non può che essere interpretata come approvazione di Dio sulla sua vita. Credo che la Madonna con questa frase abbia voluto dire qualcosa anche a noi. Intanto l’espressione: « Gioisco con voi » ci ricorda che la morte del giusto è sempre motivo di gioia: « Beati i morti che muoiono nel Signore ». La Madonna ci chiede di gioire con Lei guardando a questa morte da un punto di vista soprannaturale. Poi l’espressione « Desidero dirvi”, a mio parere, va interpretata. Secondo me, infatti, la Madonna ha chiesto a Dio di poterci dire che Slavko era nato in Cielo. Perché lo ha chiesto a Dio? Secondo me perché ha voluto dirci che, se facciamo bene il nostro dovere andremo in Paradiso senza andare in Purgatorio, per dirci che non è poi così difficile andare in Paradiso. Tutti noi abbiamo i nostri limiti e difetti, ma Dio non ne tiene poi tanto conto. Dio tiene conto della fedeltà con cui lo serviamo. Certamente P. Slavko non era esente da difetti, ma l’essenza della sua personalità era quella del servo fedele e infaticabile della Madonna con dedizione
totale. La Madonna vuol dire a tutti noi che se adempiamo il compito che Dio ha affidato a ciascuno di noi andremo in Paradiso. Per la Madonna non esistono i compiti più importanti e quelli meno importanti, Lei ci ha detto: « Per me siete tutti importanti”! Il compito di P. Slavko che portava i messaggi in tutto il mondo per la Madonna era altrettanto importante di quello del Sacerdote sconosciuto che confessava o di quello delle donne di Medjugorje che lavano i pavimenti della Chiesa. Se ognuno di noi farà il proprio dovere in spirito di servizio alla Madonna, ci salveremo, perché a questo Dio guarda. Poi è bellissima l’espressione « E’ nato in Cielo”. Nel momento della morte, se moriamo nella fede, nasciamo in Cielo. « … e intercede per voi”: già è attivo, tutti noi, arrivati in Cielo, siamo già in missione!
La gioia più grande che ci da questo messaggio è quella di ricordarci che si può andare in Cielo senza passare dal Purgatorio facendo il proprio dovere con tanta fedeltà, essendo servi applicati e infaticabili. Ecco ciò che piace alla Madonna, ecco come Lei vuole il nostro cammino di santità: applicati, fedeli ogni giorno, con tanto amore.

Dal commento al messaggio del 25/11/2000 di P. Livio Fanzaga
Tratto da: Ascolta tua Madre

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L’Anticristo secondo Benson

Posté par atempodiblog le 9 novembre 2011

Nel visionario romanzo del 1907 « Padrone del mondo », il Male si cela dietro l’ideologia pacifista e progressista
All’inizio del Novecento Robert Benson, nel suo romanzo Il padrone del mondo, aveva previsto il venir meno della fede cristiana non a causa di una cruenta persecuzione ma attraverso una crisi interna della Chiesa segnata dall’Umanitarismo. Secondo questa nuova ideologia la carità sarebbe stata sostituita dalla filantropia e la fede sarebbe stata spodestata dalla cultura.

L'Anticristo secondo Benson dans Anticristo monsroberthughbenson
Robert Hugh Benson, con Il padrone del mondo, ci porta in una realtà nella quale l’uomo ha raggiunto gli estremi confini del progresso materiale e intellettuale, dove tutto è meccanizzato e programmato per un unico grande progetto: il trionfo dell’Umanitarismo

Cosa poteva pensare uno scrittore cattolico inglese, all’alba del XX secolo, del futuro che sarebbe toccato alla Chiesa di Roma? Il nuovo secolo era iniziato come il vecchio era finito. L’Europa rimaneva il centro del mondo e specchiava la propria supremazia nel progresso, nelle arti, nel divertimento, nel primato economico. La modernità, inarrestabile, garantiva lussi, ricchezze, viaggi, scoperte, e una pace duratura. Per rintracciare l’ultima vera guerra sul suolo europeo bisognava tornare indietro al 1870. Altri scontri non se ne vedevano all’orizzonte. La Belle Epoque, insomma, poteva prosperare tranquilla. In questo clima quanti rischi poteva correre la Chiesa?
Eppure non tutti i cattolici erano sereni. Robert Hugh Benson, figlio dell’arcivescovo di Canterbury, convertitosi al cattolicesimo, pubblicò nel 1907 un romanzo di fantascienza destinato ad avere grandissimo successo; Lord of the World (Il padrone del mondo, edito in Italia per la prima volta nel 1921, è stato ripubblicato da Jaca Book nel 1987, oggi alla sedicesima ristampa).

LA DECADENZA DELL’OCCIDENTE
Benson vedeva serie minacce addensarsi sul futuro della Chiesa. Nel suo romanzo così descrive il XX secolo. Il Partito del Lavoro, salito al potere nel 1927, aveva dato inizio ad un regime comunista, predicando un materialismo e un socialismo spinti alle estreme conseguenze. Fine ultimo della nuova ideologia era la felicità data dalla soddisfazione dei sensi. Per la Chiesa questo clima aveva schiuso una nuova stagione di persecuzioni. Indebolito al suo interno dalla diffusione del modernismo, il cattolicesimo vedeva diminuire paurosamente la sua influenza. E la psicologia aveva contribuito non poco nella lotta al cristianesimo. L’esoterismo camminava alacremente e favoriva la diffusione di un nuovo culto: l’umanitarismo. Cadute chiese e cattedrali si era imposta la religione del cuore. Non era più Dio il centro di riferimento dell’esistenza, ma l’umanità.
Benson struttura il suo romanzo in tre blocchi. Il primo gli serve per descrivere la decadenza del cristianesimo, relegato ormai ai margini e agonizzante. Nel secondo blocco prende forma l’accentuarsi dello scontro tra cristianesimo e modernità, Benson si serve di alcuni personaggi per sviluppare l’intreccio narrativo. L’influente deputato inglese Oliviero Brand, e sua moglie Mabel. I due, una mite coppia colta e tranquilla, avevano contratto matrimonio a scadenza. Oliviero vede nel cristianesimo una religione barbara e sciocca, pur se era stata la religione della vecchia madre (alla quale in fin di vita viene somministrata, come da regola, l’eutanasia). Oliviero è impegnato in primissimo piano, come politico, a fronteggiare il pericolo distruttivo che incombe su tutta l’umanità: lo scontro dell’Occidente con l’Oriente. A questo punto entra in scena un personaggio affascinante, misterioso e onnipotente: Giuliano Felsemburgh, 33 anni, capelli bianchi. Abilissimo nell’arte della diplomazia, Felsemburgh salva l’umanità, scivolata nel baratro della guerra iniminente. Non ci saranno più lotte, violenze. Non scorrerà più sangue. Felsenburg, per acclamazione, viene eletto Presidente d’Europa. È il nuovo messia, agli occhi del mondo, come lo era stato venti secolo prirna Gesù di Nazareth. Il Salvatore del mondo parla di una «grande fratellanza universale» che necessita dell’istituzione di un nuovo culto: Io «spirito del mondo». Per il futuro non ci sarà più bisogno di rivolgersi a un Dio che resta nascosto, ma all’uomo, poiché egli ha finalmente appreso la propria divinità. Il soprannaturale è dunque morto, ammesso che sia mai esistito. Anche in politica la distinzione tra destra sinistra e centro non ha più senso. L’umanità deve soltanto affidarsi al suo profeta.

LA BATTAGLIA E LA CADUTA FINALE
Benson, nel terzo e conclusivo blocco, contrappone a Giuliano Felsemburgh un acuto sacerdote, Percy Franklin, anche egli di 33 anni e bianco di capelli. Padre Franklin diffida dell’uomo in grado di parlare perfettamente quindici lingue. Ai suoi occhi è il chiaro segno del Maligno, e capisce che il suo avvento segnerà per la Chiesa ulteriori lutti, ostruzioni e il rischio della caduta finale.
La vecchia fede cattolica chiedeva di abbracciare il dolore; la nuova, imposta per legge da Felsemburgh, chiede invece di allontanarlo, di eliminarlo. Ma è una illusione. La pace universale garantita e il dolore espunto non sono per i cattolici. Contro di loro cominciano persecuzioni terribili, sino alla distruzione della città di Roma, rasa al suolo da un bombardamento. Franklin, di un cattolicesimo stremato, diverrà pastore. E da papa dovrà scontrarsi con l’antipapa. È l’Armaghedòn. Le legioni di quanto rimasto della Chiesa contro quelle del diavolo. Nella battagìia finale.

LO SCONTRO CON I TOTALITARISMI
Il vento del pericolo modernista d’inizio Novecento soffia sulle pagine di Benson. Egli lancia all’albeggiare del suo secolo uno sguardo profetico. Per la fede cattolica e per l’umanità. Cristo è in procinto di essere cacciato dall’Europa; in sua sostituzione sono già pronti molti falsi profeti. La nuova religione della modernità è la religione del benessere. Un anestetico capace di rassicurare e non di guarire. Dio ormai è ridotto ad un contenuto della coscienza umana.
Vede molto lontano Benson. Mette a fuoco, uno dopo l’altro, tutti i tasselli delle fasi della secolarizzazione. Prima politica; poi, esaurito lo scontro con il totalitarismo come ideologia dei male, individualista, con l’affermazione del Dio-uomo e con la dolce rivoluzione di consumismo e relativismo. Benson in Il padrone del mondo costruisce un’anti-utopia cattolica di grande efficacia narrativa, ricorrendo all’impianto apocalittico. Ma la sua non è da intendersi come una visione pessimistico-apocalittica. In realtà L’Apocalisse di Giovanni è un libro affascinante, la cui interpretazione da secoli è questione controversa. Non vi viene annunciata, come molti erroneamente ritengono, la fine del mondo. Bensì viene tratteggiato un affresco teologico teso ad indicare il fine della storia (non la fine della storia), cioè il senso trascendente della vicenda umana. Benson intendeva parlare agli uomini del suo tempo, e metterli in guardia da un pericolo grave: l’imposizione di una cultura anti-cristiana. Lo scrittore cattolico ha una lucidissima intuizione nel denunciare come l’Occidente, nel corso del Novecento, farà registrare una profonda trasformazione culturale, tese a rimpiazzare l’antropologia e la cosmologia cristiana con l’umanitarismo. Un pericolo per nulla svanito. Anzi, oggi più forte che mai.

di Claudio Siniscalchi – Libero
Tratto da: Holy Queen
Per approfondire: Il dominatore del mondo

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La santità è la dimensione della vita cristiana

Posté par atempodiblog le 1 novembre 2011

 La santità è la dimensione della vita cristiana dans Fede, morale e teologia ognissanti

Questo mese di Novembre, che si apre con la festa dei Santi, è un invito alla santità, che è la dimensione propria della vita cristiana. La santità è innanzi tutto un dono di grazia, da chiedere ogni giorno nella preghiera. Ma è anche il frutto della nostra risposta e del nostro impegno.
Il cammino di santità è lungo e richiede pazienza e perseveranza. La forza che lo sostiene è quella dell’amore. Senza l’amore è impossibile superare gli ostacoli e le insidie che provengono dalla nostra fragilità, dalle seduzioni del mondo e dagli inganni del maligno.
Non pensare che la santità sia un esercizio ascetico per pochi eletti. Essa in ultima istanza consiste nell’amicizia con Gesù Cristo. Più si è amici di Gesù e più si è santi. Quando si ama Gesù, si è pronti per le più grandi imprese, quelle con le quali i santi hanno stupito il mondo.
Diventa intimo di Gesù. Impara a conoscerlo e ad amarlo. Sia Lui l’amico del cuore. La Madonna sarà la tua Maestra su questo strada che porta alla meta della vita. Coraggio!

Padre Livio Fanzaga

divisore dans Festa dei Santi e dei fedeli defunti

Per approfondire il tema della festa dei santi e della commemorazione dei fedeli defunti, cliccare sul link iconarrowti7 dans Padre Livio Fanzaga Festa dei Santi e dei fedeli defunti

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I santi Arcangeli

Posté par atempodiblog le 29 septembre 2011

Il 29 di settembre la Chiesa commemora la festa liturgica dei santi Arcangeli:

San MICHELE
San GABRIELE
San RAFFAELE

I santi Arcangeli dans Fede, morale e teologia santiarcangeli

Michele (Chi è come Dio?) è l’arcangelo che insorge contro Satana e i suoi satelliti (Gd 9; Ap 12, 7; cfr Zc 13, 1-2), difensore degli amici di Dio (Dn 10, 13.21), pretettore del suo popolo (Dn 12, 1).
Gabriele (Forza di Dio) è uno degli spiriti che stanno davanti a Dio (Lc 1, 19), rivela a Daniele i segreti del piano di Dio (Dn 8, 16; 9, 21-22), annunzia a Zaccaria la nascita di Giovanni Battista (Lc 1, 11-20) e a Maria quella di Gesù (Lc 1, 26-38).
Raffaele (Dio ha guarito), anch’egli fra i sette angeli che stanno davanti al trono di Dio (Tb 12, 15; cfr Ap 8, 2), accompagna e custodisce Tobia nelle peripezie del suo viaggio e gli guarisce il padre cieco.
La Chiesa pellegrina sulla terra, specialmente nella liturgia eucaristica, è associata alle schiere degli angeli che nella Gerusalemme celeste cantano la gloria di Dio (cfr Ap 5, 11-14; Conc. Vat. II, Costituzione sulla sacra liturgia, «Sacrosanctum Concilium», 8).
Il 29 settembre il martirologio geronimiano (sec. VI) ricorda la dedicazione della basilica di san Michele (sec. V) sulla via Salaria a Roma.

Fonte: Santi e Beati

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