31° anniversario delle apparizioni di Nostra Signora dei Dolori a Kibeho (Rwanda)
Posté par atempodiblog le 28 novembre 2012
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Posté par atempodiblog le 28 novembre 2012
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Posté par atempodiblog le 25 novembre 2012
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Posté par atempodiblog le 11 novembre 2012
“Gesù ci invita a posare, come Lui, uno sguardo buono e giusto sulle persone e sugli eventi. Spesso, ci lasciamo impressionare e condizionare dalle apparenze e dagli slogan che distorcono le cose. Cerchiamo di vedere, al di là di ciò che sembra, la scintilla di bontà che è deposta e che potrà illuminare il nostro giudizio. Allora il nostro rapporto con Dio e con gli altri sarà più vero, e le nostre scelte saranno più libere. L’umiltà ci insegna che noi non valiamo se non quello che siamo davanti a Dio! Su questo cammino che la Vergine Maria sia il nostro modello!”.
Dall’Angelus del Santo Padre Benedetto XVI (saluto ai pellegrini di lingua francese, traduzione a cura di atempodiblog)
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Posté par atempodiblog le 24 octobre 2012
Offertorio del Prez.mo Sangue di N. S. per le anime purganti
SS. Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo per le mani di Maria SS.ma Addolorata, Vi offriamo il perz.mo Sangue di N. S. Gesù Cristo:
O Divina trinità intendiamo offrirvi incessantemente il Prez.mo sangue di Nostro Signore Gesù Cristo perché la Vostra volontà si adempia, il Vostro amore trionfi, la Vostra gloria risplenda in noi e in tutti, sempre più come in Voi stesso! Amen.
Beato Giustino Maria Russolillo
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Posté par atempodiblog le 22 octobre 2012
NUOVI SANTI: CATERINA TEKAKWITHA, LA PELLEROSSA DI DIO
“Anche se noi indiani siamo molto poveri e miserevoli, tuttavia il nostro Creatore ha avuto grande compassione di noi e ci ha dato la religione cattolica. Oltre a ciò Egli ha avuto pietà di noi e ci ha dato Caterina Tekakwitha la nostra piccola sorella. E adesso speriamo che anche Tu, nostro Padre, che sei il Vicario di Gesù Cristo, vorrai pure concederci favore; ti supplichiamo con tutto il nostro cuore di parlare e di dire: ‘Voi indiani, miei figli, prendete Caterina come oggetto della vostra venerazione nelle chiese, perché lei è santa ed è in cielo’”.
Il 13 marzo 1885 il capo di una tribu’ di indiani del Nord America, di nome Meshkiassang, indirizzò questa richiesta a Leone XIII da Fort William, Lake Superior, Ontario. Nei giorni scorsi il testo della lettera è stato pubblicato dall’Osservatore Romano ed oggi, finalmente, Benedetto XVI ha accolto quella supplica, proclamando in piazza San Pietro la prima santa pellerossa della storia.
Nata nel 1656 a Ossernenon (nell’attuale Stato di New York) da un indiano irochese pagano e da una algonchina di nome Kahontake (che dopo aver ricevuto il battesimo era stata fatta prigioniera dagli irochesi e, nonostante le difficoltà di vivere fra pagani, era riuscita a preservare la sua fede) Santa Caterina Tekakwitha aveva ricevuto alla nascita il nome di Ioragode che significa Splendore del sole, ma a causa del vaiolo (che quando aveva 4 anni gli aveva anche ucciso la madre) ebbe il viso sfigurato e perse la vista, tanto che era costretta a camminare tenendo le mani protese in avanti per rendersi conto se c’era dinanzi a lei qualche ostacolo: da ciò il soprannome di “Tekakwitha”, che nel linguaggio indiano Mohawk significa appunto “una persona che procede con le mani in avanti” per allontanare gli ostacoli, ovvero, analogamente, “una persona che con le sue mani mette tutte le cose in ordine”.
Eppure, ricorda il postulatore, padre Paolo Molinari, “nonostante questi suoi limiti era sempre gioiosa, dolce, gentile e docile, industriosa e incline
alla virtù. Aveva ricevuto segretamente dalla madre i rudimenti della vita cristiana che, con l’andare del tempo e grazie all’azione di Dio in lei, maturarono facendone una ragazza singolare per la sua grande bontà nei confronti di tutti”.
Nel giorno di Pasqua 1676 venne battezzata e ricevette il nome di Kateri (Caterina). Una volta ricevuto il sacramento dell’iniziazione cristiana, la giovane pellerossa divenne in modo sempre crescente una fervente “figlia di Dio”: la sua sollecitudine per i malati, i sofferenti, i più poveri; la sua umile dolcezza e la carità verso tutti, resa ancor più trasparente dalla sua purezza, non poterono rimanere nascoste.
Non pochi, non potendo accettare la sfida che loro veniva dalla virtù e dalla bontà di una giovane della loro tribù, la schernivano, la maltrattavano e la minacciavano in molti modi. Kateri riuscì a sopportare tutto con ammirevole serenità, perdonando chi le faceva del male.
Per togliere la giovane neofita da quell’ambiente a lei ostile venne trasferita nella colonia di indiani cristiani, conosciuta come missione di San Francesco Saverio, alla prairie de la Madeleine, nel Canada, di fronte alla città di Montreal, al di là del grande fiume Saint Laurence.
I gesuiti della missione considerarono l’arrivo della Tekakwitha come quello di un’inviata da Dio per edificare tutti con la sua vita esemplare e le permisero, dopo averle dato la comunione, di fare voto di verginità, che per una squaw significava condannarsi a vivere nella misera. Quando aveva appena 24 anni, morì di malattia, lodando il Signore fino all’ultimo, nonostante fosse afflitta da grandissimi dolori.
di Salvatore Izzo – AGI
Fonte: Il blog degli amici di Papa Ratzinger
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Posté par atempodiblog le 15 octobre 2012
“Vorremmo ricordare la vigilia della festa del 1 novembre, l’invito per ogni uomo a vivere senza maschere la grande chiamata all’amore da parte di Cristo, proprio come i santi fratelli che ci hanno preceduto. Viviamo già in una società in cui conta apparire più che essere. E i giovani pur di essere accettati sono disposti ad indossare le varie maschere: dal ‘duro’ al playboy… Il dramma è che spesso i giovani non solo non si sentono accettati e amati, ma si sentono profondamente soli. Paradossalmente nella società della comunicazione passiamo ore su Internet coperti da uno schermo, cercando di far vedere solo le parti ideali di noi stessi. E così nei luoghi di aggregazione: puoi ritrovarti in una discoteca di mille persone ma sentirti immensamente solo.
Per me Halloween non è solo una carnevalata. Mi viene da piangere al pensiero che tanti giovani ogni giorno assumono delle maschere e cadono nel piacere illusorio delle droghe. Quelle maschere mi ricordano la triste realtà del popolo della notte, tutti quei volti incontrati in questi anni, sguardi segnati dalla morte nel cuore. Eppure molti di loro oggi hanno fatto l’esperienza della resurrezione”.
Chiara Amirante – La Bussola Quotidiana
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Posté par atempodiblog le 10 octobre 2012
Socci: «L’eroica quotidianità di Chiara Corbella. La sua storia è opera della Grazia»
di Emmanuele Michela – tempi.it
«C’è un giardino nel mondo dove fioriscono queste meraviglie. È la Chiesa, che però per i giornali è tutt’altro». Intervista ad Antonio Socci, sulla storia di Chiara Corbella: «Colpisce il suo affidamento totale a Gesù»
Di spazio per lei ce n’è stato ben poco sui giornali nazionali. L’affascinante storia di Chiara Corbella (qui la testimonianza inedita del marito Enrico raccolta da Tempi), la giovane mamma che ha preferito non curare un tumore pur di far nascere il figlio Francesco, ha stupito tante persone, ma nelle pagine dei quotidiani non trova eco. E proprio contro questa “dimenticanza” si è concentrato ieri Antonio Socci dalle colonne di Libero e del suo blog “Lo straniero”, raccontando lui della “semplice santità” di questa ragazza di 28 anni morta lo scorso 13 giugno. «C’è un giardino nel mondo dove fioriscono queste meraviglie. Dove accadono cose stupende, inimmaginabili altrove. È la Chiesa di Dio», scriveva ieri. «Nessuno dei potenti e dei sapienti lo conosce. Per loro e per i giornali la Chiesa è tutt’altro. I giornali strapazzano il Vaticano e Benedetto XVI per il Vatileaks. I riflettori dei media sono tutti per i Mancuso, i don Gallo, gli Enzo Bianchi. O per ecclesiastici da loro ritenuti “moderni”. Ma nel luminoso giardino di Dio, che Benedetto XVI ama e irriga, fioriscono silenziosamente giovani come Chiara».
Socci, cosa l’ha stupita di più della vicenda di Chiara Corbella?
Mi ha colpito la semplicità della sua santità: Chiara è una di quelle persone normali che per serietà con l’incontro fatto con Gesù riescono ad arrivare fino a questo livello di testimonianza. E a vedere e sentire i suoi familiari si capisce che la storia di Chiara è davvero opera della Grazia: mi ha stupito, per esempio, quanto raccontava il marito Enrico. «Siamo stati un po’ spettatori di noi stessi in questi anni». Ecco, anche senza che loro se ne rendessero conto sono diventati testimoni della Grazia che opera tra noi. E ha stupito molti questa storia: in tanti sono rimasti commossi da questa testimonianza di semplice santità.
Cos’hanno da insegnare vite così emblematiche?
Potremmo parlare per delle ore. È ciò che compie Cristo nelle nostre vite, è il segno che è vivo e agisce tra noi facendo vivere le cose di tutti giorni in maniera straordinaria, il quotidiano in modo eroico. E di Chiara colpisce una cosa: l’affidamento totale a Gesù. Grazie alla semplicità di Cristo, vivo qualcosa di grande. In più tutto questo succede in un momento in cui si parla della Chiesa solo per metterne in luce divisioni, scandali, rotture, le critiche di chi si reputa la vera Chiesa. Ma in realtà la vera Chiesa è Chiara e le persone come lei. E, guarda caso, di queste vicende non si parla sui giornali, dove l’immagine del mondo ecclesiastico è solo quella di Vatileaks. Oppure, se se ne parla, lo si fa in maniera assurda: mesi fa avevo letto un pezzo dedicato a Chiara sul sito del Corriere, nel blog “Genitori e figli”. Leggere questo post è molto istruttivo su come viene guardata questa vicenda: «Dov’è il limite tra l’amore e l’incoscienza? I genitori hanno il dovere di crescere i figli, di seguirli, di curarli. Sono cattolica, ma non mi riconosco in questo amore, sono mamma, ma rinuncerei di mettere al mondo un figlio già condannato prima di nascere».
In un tempo in cui ci viene spesso data un’immagine del mondo dei giovani vuoto e senza guide, lei titola il suo articolo “Il giardino della giovinezza che il mondo non conosce”. Dove sta l’eccezionalità di questa ragazza? Lei nel suo pezzo fa riferimento anche alla adunata di Tor Vergata per il Giubileo del 2000.
Sì, perché ricordo che allora si ironizzava molto sui giornali circa l’incapacità di capire in cosa la Chiesa potesse interessare ai giovani, e dove stesse il fascino di Gesù per la gente. La nostra società non riesce a capire perché una persona riesca a dire a 20 anni che Cristo è la sua vita, come diceva proprio Giovanni Paolo II e dice oggi Benedetto XVI.
Di storie come questa non se ne parla sui giornali, troppo impegnati a scrivere di Vatileaks e Imu sui beni ecclesiastici. Solo voglia di sparlare su temi che hanno un mercato o c’è invece un’avversione alla Chiesa?
Credo sia prima di tutto un problema di non conoscenza: il cristianesimo è un continente che si crede di aver visto fino in fondo, ma di cui in realtà si ha, tante volte, un’immagine solo superficiale. Niente come il cristianesimo è qualcosa che si pensa di conoscere ma che in realtà non si conosce fino in fondo. Non dimentichiamoci poi quello che diceva Augusto Del Noce: la cultura moderna è estranea al cristianesimo perché non lo vuole conoscere. E infine, bisogna aggiungere come spesso il discorso si ideologizzi quando si parla di Chiesa e fede.
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Posté par atempodiblog le 4 octobre 2012
Le apparizioni di Balestrino (Savona):
la Madonna della Riconciliazione
e della Pace
“Dolce cuore di Maria, siate la salvezza dell’anima mia”. (Giaculatoria insegnata dalla Madonna a Caterina il 5 gennaio del 1951, da recitare durante il Santo Rosario – atempodiblog.unblog.fr).
Caterina Richero nacque il 7 ottobre 1940 a Bergalla, la frazione più alta di Balestrino, da una umile famiglia di contadini.
Era la prima di quattro fratelli e la sua vita trascorse nella serenità della fanciullezza sino all’età di nove anni. Il 4 ottobre 1949 qualcosa cambiò radicalmente la sua vita. Qualcosa che porterà Caterina a sacrificare umilmente la sua vita con una testimonianza di fede continua e silenziosa. Una vita rivolta alla preghiera ed alla devozione per quella figura femminile che le si presentò ben 138 volte sino al 5 novembre 1986 e che il 5 giugno 1950 alla domanda: “Chi sei?”. Ella rispose: “Io sono l’ Immacolata Concezione”.
La vita di caterina da quel lontano giorno del 1949 non fu affatto facile. Dovette affrontare lo scherno e la diffidenza di molti e soprattutto dovette attenersi a quello che le veniva impartito dal vescovo. Le fu anche proibito di recarsi sul monte Croce ma la Madonna le iniziò ad apparire in casa.
In tutti quegli anni la Madonna chiese di pregare molto, di convertirsi, di avere fede e di fare molte penitenze per la conversione dei peccatori. Il 5 ottobre 1971 disse: “Sul monte Croce troverete la luce e la forza, ed Io, in questo luogo, vi otterrò numerose grazie”.
Ora sul monte Croce vi è una splendida cappella con un Cristo che attende i pellegrini in cima ad una scalinata. Al suo interno, intenta a sistemare i fiori sull’altare oppure assorta nelle preghiere, Caterina… che con la sua presenza silenziosa dice a tutti molte più cose di quante ne potrebbero dire migliaia di articoli e libri.
Fonte: Maria di Nazareth
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Posté par atempodiblog le 11 septembre 2012
“La Madonna mi ha salvato dalla disperazione. Era il pericolo più grave: le persone come noi hanno sempre fede e carità quanto è necessario. Ma è la speranza che può mancare…Per diciotto mesi non ho potuto dire il Padre Nostro… Non potevo dire: “Sia fatta la tua volontà”. Non potevo proprio. Comprendete? Non si trattava di dire le preghiere in un modo qualsiasi. Si trattava di dire con verità quello che dicevo. E non potevo dire con verità: “Sia fatta la tua volontà”.
Allora ho pregato Maria. Le preghiere a Maria sono le preghiere di riserva… Non ce n’è una in tutta la liturgia, una, capite, una che il peggiore dei peccatori non possa dire con verità. Nel meccanismo della salvezza, l’Ave Maria è l’ultimo soccorso. Con essa non si può essere perduti”.
di Charles Péguy
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Posté par atempodiblog le 25 août 2012
Le prove aumenteranno per la Chiesa cattolica nel periodo in cui i dieci segreti profetici della Vergine Maria affidati ai veggenti di Medjugorje si avvereranno. Un assaggio è già presente, ha detto il veggente Ivan Dragicevic a Radio Maria il 14 agosto.
“Ivan, è giusto dire che il tempo dei dieci segreti sarà un tempo di grande prova per la Chiesa e per il mondo?” ha chiesto Padre Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria.
“Certamente. Sono pienamente d’accordo. Sui dieci segreti non possiamo dire nulla. Posso solo dire che è un periodo molto importante. In modo particolare è un periodo importante per la Chiesa. Tutti dobbiamo pregare per questo”. Ha risposto Ivan.
“Sarà un periodo di prova per la fede delle persone?”, “un po’ è presente già ora”. È stata la risposta del veggente.
Papa Benedetto XVI ha annunciato l’Anno della Fede il 16 ottobre 2011. Inizierà l’11 ottobre quest’anno e si concluderà il 24 novembre 2013.
“Forse è per questa ragione che Papa Benedetto, ispirato dalla Madonna, ha annunciato “l’Anno della Fede”?
“Penso che il Papa sia guidato direttamente dalla mano della Vergine Maria, e in questo è sicuramente d’accordo con te. Guida la sua Chiesa, e quello che avviene qui viene trasmesso a tutto il mondo”.
Perché tutto vada nel migliore dei modi Ivan raccomanda e incita tutti a pregare per le intenzioni della Vergine Maria. Dice di non conoscere per intero il piano della Vergine Maria, ma ciò non esime lui o altri dalla corresponsabilità per la realizzazione:
“Io non so esattamente quale sia il piano della vergine Maria, ma questo non significa che io non debba pregare per la realizzazione di questo piano. Noi non abbiamo bisogno di sapere tutto, ma noi dobbiamo pregare e cercare di adempiere le richieste della Madonna.”
“La Madonna ha un piano per il mondo. La Madonna ha un piano per la Chiesa. Ma invita tutti noi a partecipare perché ognuno di noi è parte del suo piano. La Madonna dice: <<sono con voi e con voi voglio realizzare i miei piani. Perciò decidetevi per il bene, combattete contro il peccato e il
male>>.
“Vedi, quando parliamo del piano della Madonna, non so dire di preciso di cosa si tratti, ma questo non significa che non devo pregare per la sua realizzazione. Se la Madonna lo vuole, dobbiamo accettare le sue richieste”.
Fonte: Spirit Daily
Traduzione a cura di: atempodiblog.unblog.fr
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Posté par atempodiblog le 2 août 2012
Una notte dell’anno del Signore 1216, Francesco era immerso nella preghiera e nella contemplazione nella chiesetta della Porziuncola, quando improvvisamente dilagò nella chiesina una vivissima luce e Francesco vide sopra l’altare il Cristo rivestito di luce e alla sua destra la sua Madre Santissima, circondati da una moltitudine di Angeli. Francesco adorò in silenzio con la faccia a terra il suo Signore!
Gli chiesero allora che cosa desiderasse per la salvezza delle anime. La risposta di Francesco fu immediata: « Santissimo Padre, benché io sia misero e peccatore, ti prego che a tutti quanti, pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa, conceda ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe ».
« Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande – gli disse il Signore -, ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza ».
E Francesco si presentò subito al Pontefice Onorio III che in quei giorni si trovava a Perugia e con candore gli raccontò la visone avuta. Il Papa lo ascoltò con attenzione e dopo qualche difficoltà dette la sua approvazione. Poi disse: « Per quanti anni vuoi questa indulgenza? ». Francesco scattando rispose: « Padre Santo, non domando anni, ma anime ». E felice si avviò verso la porta, ma il Pontefice lo chiamò: « Come, non vuoi nessun documento? ». E Francesco: »Santo Padre, a me basta la vostra parola! Se questa indulgenza è opera di Dio, Egli penserà a manifestare l’opera sua; io non ho bisogno di alcun documento, questa carta deve essere la Santissima Vergine Maria, Cristo il notaio e gli Angeli i testimoni ». E qualche giorno più tardi insieme ai Vescovi dell’Umbria, al popolo convenuto alla Porziuncola, disse tra le lacrime: « Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso! ».
Fonte: Luci sull’Est
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Posté par atempodiblog le 26 juillet 2012
Primo luogo di pellegrinaggio bretone, Ste-Anne d’Auray attira ogni anno migliaia di pellegrini e di turisti dal mondo intero, soprattutto nel giorno del Gran perdono di Sant’Anna, il 26 luglio. Dopo la visita del Papa Giovanni Paolo II, nel 1996, più di 600.000 visitatori si sono recati, ogni anno, presso il Santuario.
Cenni storici
La storia di Ste-Anne d’Auray ha avuto inizio intorno al XVII° secolo, in seguito all’apparizione di una “Signora maestosa” a Yves Nicolazic, pio contadino del villaggio Ker Anna. Questa signora era Sant’Anna, madre di Maria e nonna di Gesù. Nella notte tra il 25 ed il 26 luglio del 1624, Ella gli chiede di ricostruire una cappella che a Lei era stata dedicata nel VI° secolo. Dopo molte richieste e dopo aver verificato quanto avvenuto, la cappella viene costruita. La notizia si diffonde in tutta la Bretagna ed i pellegrini si mettono in cammino verso Sant’Anna d’Auray, dando inizio al più grande pellegrinaggio della regione. Nel XIX° secolo, l’affluenza è tale che la cappella diventa ormai troppo piccola. Per avere una maggiore capacità di accoglienza, tra il 1865 e il 1872, viene eretta l’attuale Basilica. Sant’Anna diventa, così, a partire dal 1914, la patrona dei bretoni.
Da visitare
La Basilica (1865/1872) : dedicata a Sant’Anna, é il cuore del Santuario. L’architetto Desperthes ha unito la sobrietà dello stile gotico alla grazia dello stile rinascimentale. All’interno, le vetrate istoriate descrivono le grandi tappe della vita del Santuario. L’altare della devozione a Sant’Anna presenta una statua in legno dorato di Sant’Anna e di Maria. Il gruppo fa parte di un..composto di medaglioni in marmo che riportano la vita di Sant’Anna e di San Gioacchino. Un reliquiario della casa di Anna d’Austria dato in dono al Santuario. Su uno dei pilastri del coro, un bassorilievo rappresenta Yves Nicolazic con i suoi compagni mentre, miracolosamente, nella notte tra il 7 e l’8 marzo 1625, scoprono la statua della cappella primitiva.
Il Chiostro (1638-1641): costruito dai Padri Carmelitani è il monumento più antico del Santuario. E’ composto da un ballatoio e da un piano superiore dove vivevano i Padri religiosi custodi del Santuario. Il piano terra era adibito a foresteria per i pellegrini. Tutto l’edificio è considerato monumento storico.
La Fontana (1898): é il luogo dove é avvenuta la prima importante apparizione di Sant’Anna a Yves Nicolazic. E’ stata ingrandita alla fine del XIX secolo.
La Scala Santa (1622): per 300 anni luogo di celebrazione per le grandi assemblee all’aperto. In origine è stata utilizzata come porta monumentale del Santuario e situata sull’attuale piazza della Basilica. E’stata completamente costruita pietra su pietra.
La lapide ai caduti (1922-1932): eretto in memoria dei Bretoni vittime della 1° guerra mondiale.
La spianata Giovanni Paolo II: è stata realizzata dopo la visita del Santo Padre il 20 settembre 1996.
Il Museo del Tesoro: raccoglie gli ex-voto delle offerte di ringraziamento a Sant’Anna.
La casa Nicolazic: a 200 mt. dalla basilica, l’abitazione con arredamento bretone ed un oratorio.
Fonte: Villes Sanctuaire
Cliccare per approfondire:
Visita al santuario di Sant’Anna d’Auray di Padre Livio Fanzaga
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Posté par atempodiblog le 18 juillet 2012
Anniversario della morte di suor Consolata Bertrone, Clarissa Cappuccina
Tratto da: piangerestedigioia.myblog.it
Suor Maria Consolata Betrone ,al secolo Pierina Betrone, nasce a Saluzzo (Cuneo) il 6 aprile 1903 – e perciò nel 2013 “festeggeremo” i 110 anni dalla sua nascita- entra fra le Clarisse Cappuccine nell’aprile del 1929: ha quindi 26 anni ma già da tempo –dall’infanzia, potremmo dire- il Signore si era manifestato a lei facendole ben intendere che la voleva tutta per sé. La giovane Pierina, pur fra le difficoltà della vita e gli spostamenti della famiglia, ha già deciso di dire il suo “SI” a Dio.
Quel Dio che si “servirà” di lei per diffondere nel mondo la “piccolissima via d’amore” che è tutta condensata in quella espressione-giaculatoria che Gesù stesso le comunicò: “GESU’, MARIA, VI AMO: SALVATE ANIME”.
Come detto entra fra le Clarisse Cappuccine –inizialmente nel Monastero di Torino, successivamente sarà trasferita nella nuova fondazione di Moncalieri, il Monastero “Sacro Cuore” di Moriondo- dove con semplicità e mitezza svolgerà la sua vita da Religiosa senza che trapelasse nulla della esperienza mistica che viveva (della quale, però, era a conoscenza il suo Confessore).
Morirà lì, a Moriondo, a soli 43 anni “consumata” dalla malattia. Era l’alba del 18 luglio 1946. Ed era l’alba anche del Paradiso: Suor Consolata muore in concetto di Santità e numerose anime si rivolgeranno a lei per chiedere favori e Grazie celesti.
La fase Diocesana della sua Causa di Beatificazione dura dal 1995 al 1999. La Documentazione è ora nella Congregazione delle Cause dei Santi: il Relatore, nominato nel febbraio 2001, è il Domenicano Padre Daniel Ols; il Postulatore attuale è invece l’Avvocato Emilio Artiglieri. Siamo dunque in ….attesa!
Nel frattempo il Monastero del Sacro Cuore è mèta di continui e silenziosi pellegrinaggi di devoti da ogni parte del mondo che si recano sulla sua Tomba per pregare Suor Consolata: il suo corpo mortale si trova ora, in attesa della Risurrezione dei corpi, in una graziosa cappellina. Invitiamo tutti coloro che leggono queste righe a rivolgersi a lei: Gesù stesso le disse “Consolata diventerà Consolatrice”! Il Monastero di Moriondo (piccola frazione di Moncalieri, alle porte di Torino) può essere visitato. E può essere visitato anche il bel Sito Internet (multilingue) – ricco di notizie, foto e tanto altro- che offre una conoscenza a 360° della Serva di Dio. Basta ciccare sul link sottostante:
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Posté par atempodiblog le 12 juillet 2012
MESSAGGIO DA MEDJUGORJE DEL 25 Luglio 2006
Meditazione di Padre Jozo Zovko per le Coppie di Preghiera
“Cari figli, in questo tempo non pensate solo al riposo del vostro corpo ma, figlioli, trovate il tempo anche per l’anima. Che nel silenzio, lo Spirito Santo vi parli, e permettetegli di convertirvi e cambiarvi. Io sono con voi e intercedo davanti a Dio per ognuno di voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.
Nella natura umana Dio ha creato anche il bisogno del riposo. Durante la Creazione, Dio stesso ha creato un giorno per il riposo e lo ha chiamato il Giorno del Signore. E’ il giorno in cui la Chiesa mette l’Eucarestia come segno dell’incontro con il Signore risorto. E’ il giorno in cui il nostro corpo riposa e l’anima viene colmata di grazia. E’ cosa saggia armonizzare il riposo del corpo con il rinnovamento dello spirito. Dopo il primo viaggio missionario, Gesù mandò i suoi discepoli a riposare. Gli Apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato. Ed Egli disse loro: “Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po?” (Mc 6,31).
Nella natura umana esiste il bisogno di trovare l’armonia fra il corpo e l’anima. Persino i pagani dicevano: “Spirito sano in corpo sano”. E’ indispensabile avere cura del proprio corpo, perché esso è da Dio. Tuttavia, l’angoscia e l’eccessivo interesse per il corpo è una deviazione che rispecchia uno stato di salute malferma. Oggi, il culto del corpo e di tutto ciò che è materiale è estremamente esagerato. Il piacere fisicamente è diventato una méta. La promozione e il culto del corpo sono il contenuto dei programmi televisivi, dei giornali, dei film e degli altri mass-media. L’uomo ha perso la sicurezza e si sente indifeso, perché ha perduto la sua armonia. E’ come se nell’uomo la verità fosse inciampata, caduta e scomparsa. Purtroppo, la priorità viene data all’errore che guadagna uno spazio sempre maggiore e sopprime la verità.
Cos’è questa verità? E’ una virtù che protegge l’anima. E’ una virtù che fa trovare il tempo per far riposare l’anima, come c’invita a fare la Madonna in questo messaggio. E’ tempo di vacanze, un tempo per rinnovare la forza fisica e spirituale. Lasciando la nostra casa e la nostra Parrocchia non dobbiamo trascurare la nostra fede, la preghiera e la vita spirituale. Non dobbiamo diventare come coloro che identificano il loro riposo con una vita disgustosa, di solo divertimento e cose simili. Purtroppo, molti cristiani trascorrono il loro riposo senza la Santa Messa e senza la preghiera. Oggi, i centri turistici cercano di introdurre concetti nuovi nei programmi estivi, come ad esempio nuovi divertimenti e attività senza inibizioni. In questa maniera, durante le vacanze tanti cadono molto in basso in senso morale e cristiano. E così, anziché tornare a casa con il corpo e l’anima riposati, essi ritornano con i cuori feriti e con lo spirito, il matrimonio e la vita distrutti.
Materialmente, la Madonna ci invita a trovare ogni giorno il tempo da dedicare alla nostra anima. Pertanto, devo riflettere su come ciò è possibile. Ecco alcuni suggerimenti pratici. Ho bisogno di andare a riposarmi con quanto segue:
1) con la Bibbia,
2) con il mio Rosario familiare,
3) con un libro di contenuto cristiano,
4) con la decisione di andare regolarmente alla Santa Messa,
5) con la decisione di resistere e di evitare programmi non cristiani in cui mi posso imbattere,
6) con la decisione di iniziare ogni giornata con la preghiera e concluderla con la preghiera.
In vacanza è necessario rafforzare la nostra unione familiare, facendo insieme delle passeggiate e parlando con i nostri figli ed i nostri amici.
Dobbiamo sapere come cercare il silenzio. E’ lo Spirito Santo che stupendamente parla nel silenzio. Dobbiamo diventare aperti alle ispirazioni dello Spirito Santo che ci cambia e nobilita. Se solo abbiamo guardato un tramonto e ammirato i meravigliosi colori che si dipingono nel cielo, una tale stupenda esperienza di ciò che è bello, ci libera dai nostri fardelli e dalle nostre frustrazioni Il riposo è meraviglioso e benefico quando ce lo dona lo Spirito Santo. Allora, non vi è alcuna frustrazione o sovraccarico e la nostra anima è riposata e libera. Come ha detto il profeta: “Solo in Dio riposa l’anima mia”.
Che cosa ci dice e ci insegna la nostra Madre Celeste? Ella ci dice che il riposo ci deve edificare ed aiutare a crescere nella fede, nella pace e nell’amore. Ella c’insegna a non perdere la fede e l’anima durante le vacanze, ma usare le vacanze a vantaggio e per il bene sia dell’anima che del corpo. E’ suo desiderio che il riposo sia una occasione per la nostra crescita e arricchimento morale, intellettuale e spirituale.
In questo mese preghiamo per le seguenti intenzioni:
1. Per tutti i giovani che hanno accettato la vacanza come opportunità di peccato e di piacere.
2. Per le famiglie cristiane, perché sappiano come educare i loro figli e guidarli nei misteri della fede e della vita cristiana.
3. Per tutti i poveri che non hanno la possibilità di andare in vacanza, perché non siano sopraffatti dall’invidia e dalla gelosia.
Cari fratelli e sorelle, prego per tutti voi che non avete la possibilità di andarvi a riposare e per tutti voi che potete. La Regina della Pace possa accompagnarvi tutti e proteggervi con la sua benedizione. Prego per voi e vi saluto calorosamente.
Sinceramente vostro
Fra Jozo Zovko
Tratto da: Medjugorje Blog
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Posté par atempodiblog le 14 avril 2012
L’incredulo Tommaso che ha bisogno di vedere e toccare per poter credere, mette la sua mano nel fianco aperto del Signore e, nel toccare, conosce l’intoccabile e lo tocca realmente, guarda all’invisibile e lo vede veramente: “Mio Signore e mio Dio” (Gv 20,28) [...] Noi siamo tutti come Tommaso, l’incredulo, ma noi tutti, come lui, possiamo toccare lo scoperto cuore di Gesù; ed in esso toccare, guardare il Logos stesso, così, mano e cuore rivolti a questo cuore, giungere alla confessione: “Mio Signore e mio Dio”.
Joseph Ratzinger – Guardare al crocifisso
“Tu hai creduto perché hai visto” – dice Gesù a Tommaso – “beati coloro che senza aver visto [ossia che senza aver visto me, direttamente] hanno creduto”. E l’allusione non è ai fedeli che vengono dopo, che dovrebbero “credere senza vedere”, ma agli apostoli e ai discepoli che per primi hanno riconosciuto che Gesù era risorto, pur nell’esiguità dei segni visibili che lo testimoniavano. In particolare il riferimento indica proprio Giovanni, che con Pietro era corso al sepolcro per primo dopo che le donne avevano raccontato l’incontro con gli angeli e il loro annuncio che Gesù Cristo era risorto. Giovanni, entrato dopo Pietro, aveva visto degli indizi, aveva visto la tomba vuota, e le bende rimaste vuote del corpo di Gesù senza essere sciolte, e pur nell’esiguità di tali indizi aveva cominciato a credere. La frase di Gesù “beati quelli che pur senza aver visto [me] hanno creduto” rinvia proprio al “vidit et credidit” riferito a Giovanni al momento del suo ingresso nel sepolcro vuoto. Riproponendo l’esempio di Giovanni a Tommaso, Gesù vuole indicare che è ragionevole credere alla testimonianza di coloro che hanno visto dei segni, degli indizi della sua presenza viva. Non è la richiesta di una fede cieca, è la beatitudine promessa a coloro che in umiltà riconoscono la sua presenza a partire da segni anche esigui e danno credito alla parola di testimoni credibili. L’imprecisione introdotta dai traduttori riguardo al tempo dei verbi usati da Gesù è servita a cambiare il senso delle sue parole e a riferirle non più a Giovanni e agli altri discepoli, ma ai credenti futuri. E’ passata così inconsapevolmente l’interpretazione del teologo esegeta protestante Rudolf Bultmann,che traduceva i due verbi del passo al presente (“Beati coloro che non vedono e credono”) per presentarla “come una critica radicale dei segni e delle apparizioni pasquali e come un’apologia della fede privata di ogni appoggio esteriore” (Donatien Mollat). Mentre è esattamente il contrario. “Ciò che viene rimproverato a Tommaso non è di aver visto Gesù. Il rimprovero cade sul fatto che all’inizio Tommaso si è chiuso e non ha dato credito alla testimonianza di coloro che gli dicevano di aver visto il Signore vivo. Sarebbe stato meglio per lui dare un credito iniziale ai suoi amici, nell’attesa di rifare di persona l’esperienza che loro avevano fatto. Invece Tommaso ha quasi preteso di dettare lui le condizioni della fede”.
Per approfondire Non è la richiesta di una fede cieca
“I discepoli sono pieni di gioia «alla vista del Signore». Diranno a Tommaso: «Abbiamo visto il Signore». Lo avevano riconosciuto prima che aprisse bocca, perché avevano accettato la testimonianza della Maddalena. E’ molto importante saper accettare una cosa su testimonianza. Ciò che Tommaso non fa. Lui diffida della testimonianza dei suoi amici. Gesù voleva educare il loro sguardo così: la prima tappa è il vedere fisico, i segni, quindi il vedere su testimonianza, infine vedere e contemplare con lo sguardo trasformato dallo Spirito che permette di cogliere il senso delle cose, tutta la profondità della realtà”.
Per approfondire Guardare per credere
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