Résultats de votre recherche

Il messaggio di Nostra Signora di Banneaux

Posté par atempodiblog le 6 janvier 2021

Il messaggio di Nostra Signora di Banneaux
La traccia mariana ci conduce in Belgio, e più precisamente al Santuario di Notre Dame de Banneux (Belgio). In questo luogo Maria è apparsa otto volte: le apparizioni tra gli uomini rispondono a un preciso disegno di Dio. Che attraverso i messaggi della Vergine vuole portare alla salvezza tutta l’umanità.
di Diego Manetti
Tratto da: La nuova Bussola Quotidiana

Il messaggio di Nostra Signora di Banneaux dans Apparizioni mariane e santuari Vergine-di-Banneux

La traccia mariana che questa volta esaminiamo ci conduce in Belgio, e più precisamente a Banneux, per un ciclo di otto apparizioni che ci mostreranno come la presenza della Madonna tra gli uomini negli ultimi due secoli risponda a un preciso disegno di Maria che con sempre maggior premura di fa presente e offre messaggi per mettere in guardia l’umanità dagli attacchi del Demonio. Ci troviamo dunque a Banneux: si tratta di un piccolo borgo situato nel comune di Louveigné, distante una ventina di chilometri da Liegi, nelle Ardenne. Il nome “Banneux”, letteralmente “(luogo) banale”, indica la natura del posto, reso insignificante – per lo meno fino a un certo punto, e agli occhi del mondo – da una dilagante povertà che costringe gli abitanti a una vita di fatica e di sacrifici.  Nel 1914 il villaggio muta denominazione, assumendo quella di Notre-Dame de Banneux per soddisfare un voto che gli abitanti hanno fatto chiedendo protezione alla Madonna dalle distruzioni del Primo conflitto mondiale. Ed effettivamente la Vergine ascolta le preghiere dei poveri di Banneux – contadini e minatori, per lo più – e ottiene dal Signore la grazia per cui il borgo attraversa indenne la guerra senza incappare in quella spirale di morte e distruzione che colpisce i villaggi vicini.

Ma veniamo ora ai fatti. Siamo nel 1933. In una frazione di Banneux, La Fange – “il fango”, a indicare la natura paludosa della zona -, vive una povera famiglia: il padre, Julien Beco, è operaio, mentre la moglie, Louise, accudisce i sette figli (che in seguito diventeranno undici, con la nascita di altri 4 bambini). La più grande di questi si chiama Mariette. È nata il 25 marzo 1921 e ha dunque appena 12 anni ma, come primogenita, è chiamata ad assumersi pesanti responsabilità nell’aiutare la madre a badare alla casa e alla numerosa prole. Una condizione di vita che poco si concilia con gli impegni di studio della bambina che, così, si trova presto in ritardo di due anni rispetto ai suoi coetanei. Altrettanto lacunosa è la preparazione catechistica, tanto che lo stesso cappellano di Banneux rimprovera più volte la piccola (e innocente) Mariette. I genitori, persone operose e oneste, ma non religiose, non si preoccupano affatto della scarsa educazione alla fede della figlia, dovendo impegnarsi nella dura lotta per affrontare le necessità quotidiane. La vita sembra scorrere come sempre, per Mariette, che dai genitori ha ereditato un forte senso del lavoro e un profondo spirito di sacrificio, ma che manca di una fede genuina e profonda, tanto da saltare anche la messa festiva oltre che le lezioni di catechismo per non incorrere nei rimbrotti del parroco, preoccupato per la scarsa applicazione della fanciulla. Ma ecco che, domenica 15 gennaio 1933, accade qualcosa che renderà Banneux qualcosa di affatto “banale”, rendendo anzi la località nota in tutto il mondo, fino a oggi.

È dunque domenica 15 gennaio 1933. Un mese particolarmente freddo, tanto che neve e ghiaccio hanno ricoperto la piccola frazione dove vivono i Beco, in una povera abitazione ai margini del bosco. Ormai è sera, è quasi ora di cena e Mariette sta guardando fuori dalla finestra della cucina, in attesa che il fratello Julien faccia ritorno a casa. All’improvviso, nel buio del giardino, vede, a pochi metri dalla casa, la figura di una Bella Signora, avvolta di una luce splendente. Dopo averla osservata meglio, la bambina chiama la mamma, dicendole che in giardino è apparsa una donna di una bellezza e una eleganza mai viste prima. La Signora indossa infatti una veste bianca ornata da un nastro blu che le cinge la vita, mentre la testa è coperta da un velo bianco e trasparente. Mariette nota anche una rosa d’oro sul suo piede destro e un rosario – che sembra fatto anch’esso d’oro – sulla mano destra. La Signora ha le mani giunte come se pregasse.  La bambina intuisce subito che deve trattarsi della Madonna e, presa la corona del Rosario che aveva trovato per strada qualche tempo prima, comincia a recitare alcune “Ave Maria”, senza distogliere lo sguardo dalla figura che, nel frattempo, le fa come un cenno con la mano destra, come invitandola a uscire e a raggiungerla. La madre di Mariette però, che scorge invece solo un’ombra indistinta, credendo forse che si tratti di qualche spirito o fantasma, si spaventa e impedisce alla figlia di uscire, serrando l’ingresso a chiave. Mariette, che si era diretta verso l’uscio di casa, torna precipitosamente alla finestra, ma rimane delusa nell’accorgersi che la Bella Signora non c’è più e che il giardino è nuovamente sprofondato nel buio della serata invernale.

Il giorno successivo la Bella Signora non compare, così il giorno dopo ancora, martedì 17 gennaio, Mariette si reca da don Jamin, il parroco, per raccontargli l’accaduto. Il parroco non dà molto credito al racconto della bambina, pensando che magari si sia immaginata una statua della Madonna di Lourdes nel giardino di casa propria, mescolando le ombre della notte con la suggestione e la fantasia tipiche di quell’età. Il sacerdote resta però colpito dal fatto che Mariette ha ripreso a frequentare le lezioni di catechismo, come se qualcosa fosse davvero cambiato in lei. Si giunge così a mercoledì 18 gennaio. Verso le sette di sera, dunque alla stessa ora di domenica, Mariette esce di casa, senza di nulla. Incuriosito dallo strano comportamento della figlia, il padre la segue e, stupito, la trova in ginocchio sul sentiero che conduce alla siepe del giardino, intenta a pregare a bassa voce, rivolta in direzione del luogo dove, tre giorni prima, aveva visto la Bella Signora. D’un tratto, la Donna le appare su una piccola nube grigia che la tiene sollevata dal terreno. La bambina continua a pregare sottovoce, con il rosario in mano, tenendo lo sguardo verso l’alto, in direzione della Signora la quale, sorridendo dolcemente, muove le labbra come se pregasse. Dopo circa venti minuti di preghiera, l’apparizione chiede a Mariette di seguirla. La piccola veggente si alza e, varcato il cancello della proprietà dei Beco, si incammina lungo la strada. Per due volte, durante il breve tragitto, Mariette cade in ginocchio, in estasi, pregando alcune “Ave Maria” prima di rialzarsi e proseguire il cammino. A un certo punto, giunta presso una sorgente che scorre lungo la strada, Mariette si inginocchia, una terza volta, sull’orlo del fossato, mentre la Bella Signora resta sospesa sulla scarpata, dicendole: “Immergi le mani nell’acqua”. Immediatamente, la bambina obbedisce, facendo però scivolare il suo rosario nella gelida acqua della sorgente.

La Signora prosegue: “Questa sorgente è riservata a me”, per poi salutarla: “Buona sera, arrivederci” e somparire quindi, lentamente, sollevandosi in cielo, sopra gli alberi circostanti. Mariette rientra in casa, felice per quella che pare la promessa di un ulteriore incontro – la Signora le ha infatti detto “arrivederci” prima di lasciarla. Il padre, stupito per l’accaduto, si reca dal parroco per informarlo sui fatti. Don Jamin è però a Liegi. Appena il parroco viene a sapere di esser stato cercato da Julien Beco, si reca egli stesso a casa della famiglia, dove però trova la piccola Mariette già a letto. Prima che faccia ritorno in parrocchia, Julien gli chiede di incontrarlo il giorno dopo per potersi accostare ai sacramenti. La cosa colpisce assai il sacerdote poiché, dopo che Mariette gli aveva raccontato dell’apparizione, aveva chiesto proprio la conversione del padre – notoriamente poco propenso alla devozione e alla preghiera – come segno della veridicità degli eventi.

La terza apparizione – ormai possiamo così definirle, visto che la stessa Mariette non ha più dubbi sul fatto che le stia apparendo la Vergine – avviene il giorno successivo, giovedì 19 gennaio. Indossato un pesante cappotto per ripararsi dal freddo, la veggente va a inginocchiarsi in giardino verso le sette di sera, sulla neve gelata, come il giorno prima. Dopo alcuni minuti di preghiera a voce sommessa, la piccola allarga le braccia ed esclama: “Eccola!”. Quindi, fattasi coraggio, domanda alla Donna: “Chi siete, mia Bella Signora?”.  E la Signora risponde: “Io sono la Vergine dei Poveri”. L’espressione non è casuale, neppure per Mariette e gli abitanti della zona, poiché il bosco limitrofo alla sorgente era proprio detto “dei poveri” in quanto vi si poteva tagliare legna gratuitamente, in ragione delle gravi condizioni di miseria in cui versava la popolazione della zona. A quel punto Mariette si alza e, seguendo la Madonna, compie il percorso della sera precedente, inginocchiandosi nei tre punti dove era caduta in estasi il giorno prima. Giunta nei pressi della sorgente, domanda alla Vergine perché Ella abbia detto che quella sorgente sia riservata per Lei.

La Madonna le risponde, sorridendole: “Questa sorgente è per tutte le nazioni … (per dare sollievo) agli ammalati”. Mariette ripete, scandendole come per meglio ricordarsele, queste parole, dicendoLe: “Grazie, grazie!”. La Vergine si congeda quindi dalla bambina, con l’implicita promessa di tornare – “Pregherò per te, arrivederci!” -, scoparendo poi in cielo, al di sopra degli abeti circostanti la sorgente. E’ importante notare come questo saluto contenga una doppia promessa: da una parte l’impegno a tornare, in quell’arrivederci che sa di un appuntamento che presto si rinnoverà; ma, soprattutto, la promessa a esser sempre accando a Mariette nella preghiera: “pregherò per te” le dice infatti la Vergine, indicando così il suo ruolo di celeste Mediatrice di grazia presso Dio.

Il giorno successivo, venerdì 20 gennaio, alla solita ora la veggente si reca in giardino per pregare il rosario, in ginocchio sulla nece, come nei giorni precedenti. Questa volta sono presenti diversi vicini, fedeli e curiosi, poiché la voce delle presunte apparizioni ha cominciato a spargersi nei dintorni.  Dopo la preghiera del Rosario, ecco che l’esclamazione di Mariette annuncia l’arrivo della Madonna: “Eccola!”. La bambina le domanda: “Che cosa desiderate, mia Bella Signora?”. La risposta non si fa attendere: “Desidererei una piccola cappella”. Con queste parole, la Madonna rinnova una richiesta che tante volte abbiamo visto caratterizza le apparizioni mariane, laddove la Vergine richiede la costruzione di un edificio sacro che possa restare a memoria della traccia del Suo passaggio tra gli uomini e costituire altresì meta di pellegrinaggio, luogo di preghiera e di devozione, nel quale ricevere le numerose grazie che la Madonna concede a quanti la invocano con fiducia filiale. La Vergine traccia quindi un segno di croce con la mano, benedicendo così la piccola, prima di scomparire in cielo. Provata dalle intense emozioni, oltre che dalle avverse condizioni climatiche, Mariette perde i sensi. Julien, il padre, si fa aiutare da un vicino di casa e la riporta in casa, mettendola a letto, affinché possa riposare. Dopo di che, il signor Beco si ferma a riflettere sugli avvenimenti di quei giorni, profondamente commosso per quanto sta toccando il cuore della figlia. Oltre che il proprio.

Dal giorno successivo, 21 gennaio 1933, fino al 10 febbraio compreso, Mariette si ripresenta all’appuntamento con la Signora tutte le sere verso la stessa ora – le 19 -, a volte da sola, altre accompagnata dal padre. La stagione è la più fredda dell’anno e il gelo e la neve non sembrano dare tregua alla regione. Eppure la bambina non si arrende e ogni sera si inginocchia in giardino, pregando, in attesa della Bella Signora. Non è stata forse Lei a dire: “Arrivederci”? Perché dunque non dovrebbe tornare? E non si è forse presentata come “Vergine dei Poveri”? Come potrebbe dunque dimenticarsi di Mariette, figlia di una delle famiglie più povere del borgo di Banneux? La piccola non si arrende, dunque, e persevera nella preghiera, per quanto la Madonna non le appaia più. E a chi proverà a farle notare che forse è tutto finito – e che magari si è trattato solo di un inganno o di una fantasia – lei replicherà sempre, con tono pacato ma deciso: “Devo uscire, devo andare perché è Lei che mi chiama!”, dando così prova di una fede matura, solida, capace di nutrirsi di sacrificio, attesa e pazienza. Finché tale fede sarà premiata e la Madonna tornerà nuovamente ad apparirLe, l’11 febbraio 1933.

Prima di esaminare la quinta apparizione, quella dell’11 febbraio, appunto, vorrei riflettere su questa data. L’11 febbraio 1933 è infatti il 75° anniversario delle apparizioni di Lourdes. Non è un caso, se notiamo gli elementi che accomunano le apparizioni di Banneux e quelle, famose in tutto il mondo, che hanno reso Lourdes cara a milioni di fedeli nel mondo. Anzitutto, la Madonna si presenta in entrambi i casi a una bambina: da una parte la piccola Bernardette, dall’altra Mariette. Entrambe sono adolescenti – 12 anni ha Mariette, 14 Bernardette nel 1858, al tempo delle apparizioni -, sono di povera famiglia e non hanno cultura né formazione religiosa.  Sia a Lourdes sia a Banneux, inoltre, è presente l’elemento dell’acqua, sia nella fonte che l’Immacolata indica a Bernardette, sia nella sorgente che la Vergine dei Poveri mostra a Mariette. L’acqua è dunque un elemento comune di particolare rilievo. Essa indica la purificazione dell’uomo, la sua rinascita interiore, rimandando al lavacro battesimale. È come se la Madonna indicasse la necessità per i fedeli di “lavare” il loro cuore dal peccato e da quanto inquina la loro anima. Numerosissime sono le conversioni che, accadute a Lourdes, testimoniano come siano anzitutto le guarigioni interiori quelle grazie che la Madonna riversa a piene mani sui pellegrini, ben più dei miracoli fisici. Basti pensare che quelli ufficialmente riconosciuti sono circa una settantina, contro le migliaia di conversioni e di “ritorni alla fede” che invece hanno inciso e profondamente trasformato una moltitudine di cuori. Anche da questo punto di vista si può individuare un parallelismo tra Lourdes e Banneux, poiché pure nel santuario belga sono accadute e accadono numerose conversioni, accompagnate pure da alcune guarigioni fisiche straordinarie.

Torniamo dunque a quell’11 febbraio 1933. Mariette si trova inginocchiata in giardino, intonro alle sette di sera, mentre la luna piena risplende in cielo e illumina il paesaggio circostante. Sono presenti alcuni fedeli che accompagnano la veggente nella preghiera del rosario. A un certo punto, la bambina si alza di scatto – la Madonna le è apparsa, finalmente! – e si dirige verso la sorgente, inginocchiandosi nei tre medesimi punti dove già è caduta in estasi nelle precedenti apparizioni. Giunta alla fonte, immerge le mani nell’acqua e si fa il segno della croce. La Vergine le dice: “Io vengo ad alleviare la sofferenza”. La veggente la ringrazia, mentre la Madonna la saluta, secondo l’espressione ormai abituale – “arrivederci” – per poi scomparire in cielo.  La sesta apparizione avviene a distanza di pochi giorni. È mercoledì 15 febbraio 1933. Alla Madonna che le appare, Mariette chiede un segno, come suggeritole dal parroco, per provare l’autenticità di quegli avvenimenti soprannaturali. A quella richiesta la Madonna replica: “Credete in me, e io crederò in voi”. Confida quindi un segreto a Mariette, la quale si mette a piangere. Prima di allontanarsi, la Vergine aggiunge ancora: “Pregate molto. Arrivederci”.

Per comprendere la risposta della Madonna alla richiesta di Mariette occorre fare un passo indietro, accennando, in estrema sintesi, a un altro celeste avvenimento che prepara le apparizioni di Banneux. Mi sto riferendo alle apparizioni di Beauraing, piccolo villaggio del vescovado di Namur, in Belgio. Qui la Madonna apparve 33 volte a cinque piccoli veggenti di età compresa tra i 9 e i 15 anni, nella riproduzione di una grotta di Lourdes, a partire dal 29 novembre 1932. L’ultima delle apparizioni di Beaureing avvenne il 3 gennaio 1933, appena 12 giorni prima dell’inizio di quelle di Banneux. A conferma della soprannaturalità degli avvenimenti che avevano investito i 5 fanciulli, i fedeli avevano offerto una novena di preghiere per richiedere un segno dal Cielo. La novena era terminata il 16 gennaio 1933. Il segno era stato dato addirittura con un giorno di anticipo, poiché già il 15 gennaio aveva avuto inizio un nuovo corso di apparizioni, a Banneux, appunto, a conferma che la Madonna stava riservando una attenzione tutta particolare al Belgio.

Alla luce di questa premessa possiamo forse capire meglio perché la Madonna dica a Mariette: “Credete in me, e io crederò in voi”. E’ la risposta di una Mamma che dice ai propri figli di smetterla di chiedere segni e prove, per cominciare invece ad avere fiducia, abbandonandosi sereni tra le braccia materne. La richiesta di un segno porta anzi la Madonna quasi a ribaltare la prospettiva, esortando i fedeli stessi a dare un segno: “Credete in me”. L’unico segno che infatti possiamo offrire alla Vergine è quello di una fede sincera, tenera, filiale. Solo se daremo segno di una tale fiducia nella Madonna, Lei stessa potrà concederci un segno ne maggiore, ovvero la Sua fiducia in noi: “Io crederò in voi”. Vale a dire: invece di attendere passivamente segni dal cielo – atteggiamento che anche Gesù nel Vangelo ben stigmatizza, dicendo che la sua generazione non avrà altro segno che quello di Giona, alludendo alla sua morte e risurrezione – iniziate voi stessi a essere un segno (per sé e per gli altri), mostrando quella fede e quella fiducia in Gesù che la Madonna è venuta a chiedere ai suoi figli. Solo con tale fede potremo ricevere tutte le grazie e le benedizioni che la Madonna continuamente intercede per noi presso Dio.

Ancora, possiamo notare come le apparizioni mariane non possano intendersi isolatamente da quel grande mosaico che segna gli ultimi due secoli della nostra storia, secondo la tesi di Jean Guitton, grande filosofo cattolico e Accademico di Francia, per cui – da Rue du Bac, Parigi, nel 1830, fino a Fatima, 1917 – si snoderebbe un percorso di apparizioni mariane che mira a svelare il piano dell’attacco satanico al mondo contemporaneo. Ecco, credo che anche Banneux possa rientrare a pieno titolo in questo disegno mariano che ha lo scopo, attraverso apparizioni sempre più frequenti della Madonna, di invitare il mondo alla conversione, a ritornare a Dio, difendendosi dagli assalti del demonio che vuol spingere il mondo all’autodistruzione e l’umanità alla dannazione eterna. Perché dico questo? Anzitutto per il legame tra Lourdes e Banneux, che già ho cercato di mettere in luce soprattutto in riferimento alla sorgente d’acqua e al tema della guarigione (dell’anima e del corpo). Legame che a quanto pare si estende anche a Beaureing, laddove le apparizioni avvengono in una riproduzione della grotta di Lourdes e si legano poi a Banneux, come abbiamo appena visto, poiché le visioni di Mariette sono proprio la conferma richiesta con solenne novena di preghiere in seguito alle apparizioni di Beaureing, quale segno e conferma della soprannaturalità degli avvenimenti che hanno coinvolto i 5 giovani veggenti tra la fine del 1932 e l’inizio del 1933.

Torniamo ora al ciclo delle apparizioni, esaminando la settima. È lunedì 20 febbraio. Lo scenario è quello abituale: neve, freddo, ghiaccio. Mariette si trova in ginocchio in giardino, in preghiera. A un tratto la Vergine le appare, e la conduce, come al solito, presso la sorgente, al limitare del bosco. Là giunta, la Madonna sorride alla piccola veggente, quindi le dice: “Mia cara bambina, prega molto”. A quel punto la Madonna si fa seria, congedandosi con il solito: “Arrivederci”. Trascorrono poi alcuni giorni, prima dell’ottava e ultima apparizione, che ha luogo la sera di giovedì 2 marzo 1933. È una serata piovosa ma, all’inizio della recita della terza corona del rosario, ecco che improvvisamente la pioggia smette di cadere, il cielo si rasserena e si possono vedere innumerevoli stelle che rischiarano la notte nascente. Appena la Madonna appare a Mariette, ecco che la veggente la accoglie tendendole le braccia. Notiamo come l’attesa sempre più lunga che precede l’apparizione – questa volta la veggente ha dovuto aspettare la recita di tre corone del rosario – sia un modo concreto di condurre Mariette a quella preghiera intensa che la Madonna stessa è venuta a chiedere. La Vergine le dice: “Io sono la Madre del Salvatore, la Madre di Dio”. Il viso della Madonna è coperto da un velo di profonda tristezza, soprattutto quando pronuncia una grave raccomandazione: “Pregate molto”. Quindi con la mano destra traccia un segno di croce sulla bambina, per poi salutarla e congedarsi definitivamente dicendole: “Addio”.

Il commiato di questa ottava apparizione indica chiaramente che si è chiuso un ciclo: “Addio” dice infatti la Madonna, per significare che ha detto a Mariette quello che il Cielo l’ha incaricata di dire, affidandole i messaggi che, per suo tramite, sono rivolti al mondo intero. Già nel mese di maggio di quel 1933 viene posta la prima pietra della cappella nel giardino dei Beco, inaugurando il piccolo edificio sacro il 15 agosto dello stesso anno. Il vescovo di Liegi attese però qualche tempo, secondo la prudenza che contraddistingue la usuale prassi della Chiesa in materia di apparizioni mariane, prima di pronunciarsi. Nella lettera pastorale del 19 marzo 1942 diede quindi piena autorizzazione a praticare il culto alla “Madonna di Banneux”. Ricevuto incarico dalla Santa Sede di approfondire l’esame sulla soprannaturalità dei fatti, lo stesso vescovo, mons. Kerkhofs, riconobbe come autentiche e senza riserve le otto apparizioni della “Vergine dei Poveri” a Mariette Beco. Si apriva così la strada per l’espansione del culto, attraverso la posa, l’8 agosto 1949, della prima pietra del nuovo santuario che sarebbe sorto sul luogo delle apparizioni.

Mariette scelse di vivere la propria esistenza senza clamori né visibilità, all’insegna di quella poverta di spirito che la Madonna era venuta a insegnarle in quel di Banneux, scegliendo poi di sposarsi e metter su famiglia. Per introdurre alcune riflessioni sul messaggio di Banneux, ritengo utile riportare alcuni passi della lettera pastorale che, datata 22 agosto 1949 e firmata dal vescovo di Liegi, mons. Louis-Joesph Kerkhofs, sancì il riconoscimento ufficiale delle apparizioni di Banneux: “…crediamo veramente che la santa Vergine è apparsa e ha parlato a Banneux. A due riprese, prima nel 1942 e poi nel 1947, abbiamo riconosciuto ufficialmente, con qualche riserva, la realtà delle apparizioni di Banneux. Oggi, dopo due nuovi anni di preghiere e di osservazione, noi in coscienza crediamo di poter e dover riconoscere senza riserve questa realtà, cioè la realtà delle otto Apparizioni della santa Vergine a Mariette Beco, che hanno avuto luogo il 15, il 18, il 19 e il 20 gennaio, l’11, il 15 e il 20 febbraio e il 2 marzo 1933. Dedicando il futuro santuario alla Regina delle Nazioni, noi vogliamo allo stesso tempo rispondere al messaggio e al desiderio della nostra augusta Visitatrice, rendere omaggio alla sua regalità e sottolineare il legame tra la sua visita e la consacrazione del mondo al suo Cuore Immacolato. Del resto non è forse servire gli interessi di tutti i popoli, così giustamente preoccupati del loro avvenire e della loro sicurezza, orientare il loro sguardo e il loro cuore verso Colei che è la Regina delle Nazioni e la Regina della Pace?”.

Credo che questa citazione sia di grande aiuto per cogliere il valor profondo delle apparizioni di Banneux. Come il vescovo di Liegi riconosce, la Madonna è “Regina delle Nazioni”. Questo titolo lascia intendere che il messaggio consegnato a Mariette Beco non vale solo per il Belgio, bensì per il mondo stesso. La Bella Signora si presenta infatti come Vergine dei Poveri non intendendo con questo soltanto i poveri in senso materiale – come gli abitanti di Banneux, ad esempio, sempre impegnati in una dura lotta per la sopravvivenza quotidiana – ma anzitutto i poveri in spirito. La Madonna è cioè venuta per essere la Regina dei Cuori in quanti, distaccandosi dai beni terreni, riescono a liberare il loro cuore, scoprendo di non possedere niente e di avere bisogno di tutto, anzi di Colui che è il solo Tutto capace di saziare la sete d’infinito che è propria del cuore dell’uomo. Maria è dunque “Regina delle Nazioni” in quanto è “Vergine dei Poveri”, intendendosi con questi tutti coloro che, nel mondo, scelgono di rinunciare a tutto pur di conquistare il Regno dei Cieli.

È una scelta del cuore, tanto che il vescovo stesso evidenzia il legame che sussiste tra tali apparizioni e il tema della consacrazione al Cuore Immacolato di Maria: consacrarsi al Cuore della Madonna significa abbandonarsi totalmente alla Vergine, rinunciando con ciò in tutto e per tutto al Maligno, alle sue opere e seduzioni, aspirando a quel distacco da Satana che, nella sua assolutezza, fu proprio in terra solo di Maria, in quanto Immacolata. Quando tutto il mondo avrà imboccato la strada della consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, ecco che la Madonna sarà la Regina di tutti i cuori, e tramite essa nel mondo potrà regnare la vera pace, tanto che il vescovo stesso anticipa felicemente i tempi odierni indicando la Madonna come “Regina della Pace”. Con il titolo di Regina della Pace si allude senz’altro a una grande verità di fede che interessa ogni uomo: solo Dio dona la vera pace (Gesù ha ben detto di esser venuto per donare una pace vera, che non è quella del mondo, no?), e la Madonna è venuta tra gli uomini proprio per invitare l’umanità a riconciliarsi con Dio e a ottenere così la vera pace interiore, quella che il mondo non può assolutamente togliere né minacciare.

Il richiamo alla pace riporta però anche alla prospettiva specifica del Belgio. Notiamo infatti il parallelismo tra le apparizioni e i fatti storici più rilevanti del periodo. In particolare, il 30 gennaio 1933 ha inizio il Cancellierato di Adolf Hitler; la vittoria alle elezioni del 5 marzo 1933 del Partito Nazional-Socialista consolida poi il potere di Hitler, il quale prepara la completa eliminazioni dei poteri parlamentari nelle settimane successive. Facciamo un salto avanti, fino all’inizio della Seconda guerra mondiale, per notare come proprio il Belgio faccia le spese dell’espansionismo tedesco, e come proprio in Belgio si combatta, nel 1944, una delle battaglie più sanguinose, quella delle Ardenne, ovvero le zone delle foreste del Belgio in cui si trova anche Banneux: combattutasi tra il 16 dicembre 1944 e il 28 gennaio 1945, causerà oltre 150.000 morti tra i due schieramenti, e risulterà decisiva nella controffensiva che gli Alleati scateneranno per abbattere il Terzo Reich e sancire la fine del Nazionalsocialismo. Ecco forse perché la Madonna invita a più riprese Mariette alla preghiera, assumendo una espressione preoccupata, seria, tesa a mettere in guardia sulla serietà degli eventi futuri.

Il richiamo alla guerra permette di mettere in luce un ulteriore legame, quello tra Banneux e Fatima. Anzitutto nel nome della Consacrazione al Cuore Immacolato, che il vescovo di Liegi richiama proprio avendo ben presente l’invito fatto dalla Regina del Rosario ai tre pastorelli affinché attraverso la consacrazione della Russia (e del mondo) al Suo Cuore Immacolato il mondo potesse avere la tanto sospirata pace, scongiurando il pericolo di un secondo conflitto mondiale e gli orrori del Comunismo. La storia portò purtroppo con sé sia l’una che l’altra delle terribili realtà profetizzate dalla Madonna, in quanto l’uomo non volle accogliere nel profondo del proprio cuore l’invito alla conversione rivolto dalla Vergine a una umanità sempre più spinta dinnanzi al bivio tra la vita e la morte, tra il fare del mondo un giardino rigoglioso oppure ridurlo a un cumulo di macerie. Ecco dunque che la prospettiva della Seconda guerra mondiale lega in qualche modo Fatima e Banneux, laddove il Belgio sembra esser messo in guardia in modo speciale dalle conseguenze dell’ascesa politica di Hitler.

Il messaggio di Banneux non vale solo per il Belgio di quegli anni, ma deve poter valere anche per noi, se crediamo che ogni apparizione della Madonna abbia un valore storico ma anche uno universale, tale cioè da restare valido aldilà di un determinato contesto spazio-temporale. In questo caso, l’invito alla preghiera e al farsi poveri in spirito pare essere il cuore di un messaggio che interpella anche noi, oggi.  A Banneux la Madonna è dunque venuta per ricordarci ancora una volta che Ella, serva amorosa di Gesù, è Mediatrice di grazie per gli uomini e ci indica la sorgente di ogni grazia, cioè suo figlio Gesù suscitando in noi la fede e la preghiera necessarie per riconoscere e accogliere il Figlio di Dio come Re di tutti i cuori.  Certo, presentandosi come “Regina dei Poveri”, la Madonna si pone in linea con lo spirito di carità che anima il Vangelo, tutto intriso di richiami a un amore operoso verso i fratelli meno fortunati, secondo la missione che Gesù stesso ha affidato alla sua Chiesa (“I poveri li avrete sempre con voi”, Mt 26, 11). Tuttavia, come già abbiamo sottolineato, il cuore del messaggio riguarda l’interiorità dell’uomo ben più che la precarietà della vita economica: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei Cieli” (Mt 5, 3). Che in gioco ci sia la guarigione del cuore dell’uomo paiono dimostrarlo le numerose conversioni che sono avvenute proprio a Banneux per intercessione della Vergine dei Poveri, che nel richiedere incessanti preghiere ai fedeli ha forse di mira proprio di chiedere anche preghiere di intercessione da parte di ognuno di noi in favore della conversione dei peccatori. Invito che costituirebbe un ulteriore elemento di raccordo con Fatima, laddove la Madonna aveva espressamente detto che un grande numero di anime andava dannata poiché non vi era alcuno che pregasse per loro quando’esse ancora potevano salvarsi.

Credo che questo invito alla preghiera possa valere ancor più per noi oggi, chiamandoci a fidarci della Madonna, senza troppi ragionamenti né obiezioni (tipiche di chi non è affatto povero in spirito…), ma semplicemente abbandonandosi alla volontà di Dio tramite Maria. Quello a “pregare molto” è un invito che fin da subito viene preso sul serio a Banneux, tanto che nel 1934 viene fondata sul posto l’Unione Internazionale di Preghiere, approvata dal vescovo di Liegi nello stesso anno. Il programma di preghiera prevede la recita del Rosario completo, ogni sera intorno alle 19 presso la cappellina delle apparizioni, per proseguire poi con la recita delle invocazioni. L’Unione si è diffusa nel mondo (anche in Italia, dove il Movimento Madonna dei Poveri di Milano vi aderisce fin dal 1950) portando così decine di migliaia di fedeli ad alimentare ogni giorno quel grande fiume di preghiera che è partito da Banneux e si è diffuso in tutto il mondo. Uniamoci anche noi alla preghiera alla Vergine dei Poveri, certi che la Madonna non mancherà di assisterci nella preghiera, secondo quanto ha promesso a Mariette Beco: “Pregherò per te”. Certi di questa comunione di affetto e di preghiera con la Madre di Dio, ci rivolgiamo supplici alla Vergine dei Poveri perché venga in nostro aiuto:

Nostra Signora di Banneux, Madre del Salvatore Madre di Dio, Vergine dei Poveri, tu che hai detto: « Credete in me, io crederò in voi », noi riponiamo in te tutta la nostra fiducia. 

Degnati di ascoltare le preghiere che ti rivolgiamo, abbi pietà di tutte le miserie spirituali e temporali, ridona ai peccatori i tesori della fede, dai sollievo agli ammalati, allevia la sofferenza, prega per noi e, per la tua intercessione, ottieni che il regno di Cristo Re si estenda a tutte le nazioni. 

Vergine dei Poveri, prega con noi (si ripete tre volte) e con tutti i membri della tua Unione Internazionale di Preghiere.

Divisore dans San Francesco di Sales

Freccia dans Viaggi & Vacanze Novena alla Santa Vergine dei Poveri di Banneux (da recitarsi dal 6 al 14 gennaio)

Publié dans Apparizioni mariane e santuari, Banneux, Diego Manetti, Fede, morale e teologia, Riflessioni | Pas de Commentaires »

Novena alla Santa Vergine dei Poveri di Banneux (da recitarsi dal 6 al 14 gennaio)

Posté par atempodiblog le 5 janvier 2020

Preghiera a Nostra Signora di Banneux utilizzabile sia come novena sia come triduo. Può essere recitata in preparazione dell’anniversario della prima apparizione, il 15 gennaio, dal 6 al 14 gennaio, o in qualsiasi momento per le proprie necessità:

Novena alla Santa Vergine dei Poveri di Banneux (da recitarsi dal 6 al 14 gennaio) dans Banneux Banneux

Vergine dei Poveri, accompagnaci a Gesù unica sorgente di grazia e insegnaci la docilità allo Spirito Santo, perché divampi quel fuoco d’amore che è venuto a portare per l’avvento del Regno.

Vergine dei Poveri, salva le nazioni: ottienici di essere guidati da saggi governanti e la grazia che tutti i popoli, rappacificati tra loro e concordi, formino un unico ovile sotto un solo pastore.

Vergine dei Poveri, chiedi la guarigione per quanti soffrono, sostieni chi li serve con amore, donaci la grazia di appartenere solo a Cristo e liberaci da ogni pericolo.

Vergine dei Poveri, conforta gli ammalati con la tua presenza; insegnaci a portare con Gesù la nostra croce quotidiana e fa’ che ci impegniamo lealmente al servizio dei poveri e dei sofferenti.

Vergine dei Poveri, intercedi presso il tuo Figlio e ottienici tutte le grazie necessarie per la nostra salvezza, per quella delle nostre famiglie, di coloro che si raccomandano alle nostre preghiere e dell’intera umanità.

Vergine dei Poveri, noi crediamo in Te e, confidando nella tua intercessione materna, ci abbandoniamo alla tua protezione. Ti affidiamo il cammino che la Chiesa sta percorrendo in questo terzo millennio, la crescita morale e spirituale dei giovani, le vocazioni religiose, sacerdotali, missionarie e l’opera della nuova evangelizzazione.

Vergine dei Poveri, che hai detto: «Credete in me, io crederò in voi», ti ringraziamo perché ci accordi la tua fiducia. Rendici capaci di scelte conformi al Vangelo, aiutaci a gestire la nostra libertà nel servizio reciproco e nell’amore di Cristo per la gloria del Padre.

Vergine dei Poveri, colmaci di grazie, donaci la tua benedizione come hai fatto con Mariette a Banneux imponendo le tue mani sul suo capo e trasforma la nostra vita. Fa’ che nessuno si lasci soggiogare dalla schiavitù e dal peccato, ma sia consacrato a Cristo, unico Signore.

Vergine dei Poveri, Madre del Salvatore Madre di Dio, ti diciamo grazie per la tua disponibilità alla volontà divina che, nella sua bontà, ci ha donato il Redentore. Ti ringraziamo perché ascolti le nostre invocazioni presentandole a Gesù, unico mediatore. Insegnaci a benedire il Padre in ogni circostanza della nostra esistenza e a vivere fruttuosamente l’Eucaristia, cibo di vita eterna.

Vergine dei Poveri, ti presentiamo in particolare questa intenzione… affinché Tu interceda presso il Signore ottenendoci, secondo la sua volontà e per la tua mediazione materna, la grazia che imploriamo. Amen.

Divisore dans San Francesco di Sales

Invocazioni alla Santa Vergine dei Poveri di Banneux

Vergine dei Poveri, accompagnaci a Gesù, sorgente della grazia.
Vergine dei Poveri, salva le nazioni.
Vergine dei Poveri, dai sollievo agli ammalati.
Vergine dei Poveri, allevia la sofferenza.
Vergine dei Poveri, prega per ciascuno di noi.
Vergine dei Poveri, noi crediamo in te. Vergine dei Poveri, credi in noi.
Vergine dei Poveri, noi pregheremo molto.
Vergine dei Poveri, donaci la tua benedizione.
Vergine dei Poveri, Madre del Salvatore Madre di Dio, grazie!

Publié dans Banneux, Preghiere | Pas de Commentaires »

15 gennaio: la Vergine dei Poveri di Banneux

Posté par atempodiblog le 15 janvier 2015

15 gennaio: la Vergine dei Poveri di Banneux  dans Apparizioni mariane e santuari Banneux

Alcuni anni prima della Seconda Guerra Mondiale, nel 1933, Maria appariva a Banneux come messaggera di pace. Esortava in un certo senso i protagonisti della società a diventare artefici di pace ed educatori dei popoli, invitando ogni uomo a prendersi cura dei propri fratelli, dei più piccoli, di quanti vengono disprezzati e di coloro che soffrono, tutte persone amate da Dio. Spetta a noi ancora oggi pregare affinché «Maria, Mediatrice di grazia, sempre vigile e premurosa verso tutti i suoi figli, ottenga per l’umanità intera il dono prezioso della concordia e della pace» (Messaggio in occasione del cinquantesimo anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale, 8 maggio 1995, n. 16). […]

Le apparizioni di Banneux invitano i cristiani a interrogarsi sul mistero della sofferenza, il cui significato è insito nel mistero della Croce del Signore. Davanti alla sofferenza, che non può essere spiegata dal punto di vista umano, il credente si volge spontaneamente a Dio, che è l’unico a poterlo aiutare a sopportarla e a viverla, e che alimenta la speranza della salvezza e della felicità eterna. In modo particolare, con tenerezza e amore, Dio è presente per ogni persona colpita dalla malattia, in quanto si lascia commuovere da ciò che vive il suo popolo, che Egli ama, e desidera offrirgli sollievo e conforto. «Il Signore disse: ho osservato la miseria del mio popolo, … ho udito il suo grido…; conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo . . . e per farlo uscire da questo paese verso un paese bello e spazioso» (Es 3, 7-8). Come ho detto nella Lettera Apostolica Salvifici doloris, ogni persona che offre la propria sofferenza contribuisce misteriosamente a elevare il mondo a Dio e si associa in modo speciale all’opera della nostra Redenzione (cfr n. 19). Si unisce dunque in maniera particolare a Cristo Salvatore.

Raccomando a Dio anche coloro che, uomini e donne, hanno come missione quella di curare i propri fratelli, di assisterli e di seguirli con compassione nelle loro prove fisiche e morali, così come i membri dei gruppi di cappellania negli ospedali e nelle case di cura, e tutti coloro che visitano i malati e le persone anziane. Seguendo l’esempio dal Buon Samaritano, essi in un certo senso sono la mano amorevole del Signore, tesa verso coloro che soffrono nel corpo e nel cuore; dimostrano loro che nessuna prova può annientare la loro dignità di figli di Dio (cfr Ibidem, nn. 28-30). Che possano proseguire instancabilmente la propria missione, ricordando così al mondo che ogni vita umana, dalla sua origine al suo termine naturale, è preziosa agli occhi di Dio!

di Giovanni Paolo II

Divisore dans San Francesco di Sales

Per approfondire Freccia dans Viaggi & Vacanze Il Belgio negli anni di Hitler: la Madonna a Beauraing e a Banneux

Publié dans Apparizioni mariane e santuari, Banneux | Pas de Commentaires »

Il messaggio della visita di Maria a Banneux è lo specchio di tutta la Mariologia

Posté par atempodiblog le 15 janvier 2014

Il messaggio della visita di Maria a Banneux è lo specchio di tutta la Mariologia dans Apparizioni mariane e santuari La-Vergine-dei-Poveri-di-Leon-Jamin

A Banneux, dicendo prima “Io sono la Madre del Salvatore”, ha voluto mettere in risalto non solo la sua opera nel dare alla luce come madre il Figlio di Dio e quindi di Dio, ma anche e in prima istanza, la sua collaborazione all’opera del Salvatore. Come a dire che lo scopo della sua vita, di tutta la sua esistenza non si esauriva nel fatto di aver generato e dato alla luce il Figlio di Dio, ma continuava nel collaborare alla missione di questo Figlio di Dio, venuto per salvare. Sempre. Ora, questa missione di “Corredntrice” continua a svolgerla ancora, sempre, fino alla fine del mondo.

Lei, infatti, era venuta alla ricerca personale dei poveri, aveva quasi bussato alla loro porta, per riportarli alla sorgente di grazia, di ogni ricchezza; Lei era venuta a chiamare, a mettersi a disposizione di tutte le Nazioni. Gesù aveva mandato a predicare il Vangelo a tutte le Nazioni. Lei era venuta per addolcire la sofferenza degli ammalati di ogni tipo. E queste sono le opere che suo Figlio ha compiuto e ora continua a compiere attraverso di Lei e con Lei, fino al punto da rendere visibile a tutti questa sua collaborazione chiamandola accanto a Sé sulla croce.

Ecco che il messaggio della visita di Maria a Banneux, ritenuta a torto “un’apparizione da nulla”, diventa lo specchio di tutta la Mariologia, per immagini prima e con le parole poi.

Padre Angelo Maria Tentori – Sorriso tra gli abeti. La Vergine dei Poveri di Banneux

Publié dans Apparizioni mariane e santuari, Banneux, Fede, morale e teologia, Padre Angelo Maria Tentori | Pas de Commentaires »

Il Belgio negli anni di Hitler: la Madonna a Beauraing e a Banneux

Posté par atempodiblog le 29 novembre 2013

Il Belgio negli anni di Hitler
Tratto da: A.D. 2012. La Donna, il drago e l’Apocalisse. Di Saverio Gaeta e Andrea Tornielli. Ed. PIEMME

Due delle ultime apparizioni ufficialmente riconosciute in Europa si sono verificate quasi contemporaneamente a Beauraing e a Banneux, due paesi distanti fra loro in linea d’aria una settantina di chilometri, situati nella parte occidentale del Belgio che separa Francia e Germania.

Il Belgio negli anni di Hitler: la Madonna a Beauraing e a Banneux dans Andrea Tornielli Baureing

A Beauraing la Vergine si rivelò per trentatré volte, tra il 29 novembre 1932 e il 3 gennaio 1933, a cinque ragazzi. Quando i veggenti le chiesero il motivo della sua venuta sulla terra, la Madonna – il 30 dicembre 1932 e il successivo 1° gennaio – rispose in maniera coincisa: “Pregate, pregate molto, pregate sempre”. I bambini si sposarono tutti, cercando di restare il più possibile in secondo piano, in quanto si consideravano unicamente uno strumento per la diffusione del messaggio della Madonna. Le apparizioni vennero ufficialmente riconosciute nel 1949.

Banneux dans Apparizioni mariane e santuari

Dopo neanche due settimane da questi avvenimenti, fra il 15 gennaio e il 2 marzo 1933, la Madonna apparve per altre otto volte a Banneux. Alla veggente Mariette indicò una piccola fonte, affermando: “Io sono la Madonna dei poveri. Questa sorgente è riservata a me, per tutte le nazioni”. Nel 1949 il vescovo di Liegi ha dichiarato autentiche le otto apparizioni.

Le due manifestazioni contigue, sia dal punto di vista dello spazio che del tempo, sono state interpretate dai mariologi come un’ulteriore conferma dell’attenzione della Vergine per il destino degli uomini in particolari momenti della storia, con l’obiettivo di segnalare i pericoli e di offrire un aiuto per affrontarli. Donald Anthony Foley, nel suo Libro delle apparizioni mariane, osserva come “nel contesto dell’imminente salita al potere di Hitler, questi messaggi assumono un significato profondo”.

La Madonna invita a “pregare, pregare moltissimo”, “pregare sempre” e “sacrificarsi”. E’ l’urgente necessità di preghiere, aggiunge Foley “per il popolo tedesco e per i suoi politici, affinché non commettessero il tremendo orrore di permettere a Hitler di andare al potere”. Ma le preghiere della gente di Beauraing e altrove in Belgio non avrebbero ottenuto il risultato sperato e Hitler sarebbe divenuto il Cancelliere del Reich il 20 gennaio 1933.

Anche nelle apparizioni di Banneux il tema della preghiera è centrale. Il 15 febbraio, la veggente Mariette riferì queste parole della Madonna: “Credete in me, Io crederò in voi. Pregate molto”. Il 20 febbraio, la Vergine, con aria particolarmente afflitta, si era limitata a dire: “Mia cara figlia, prega molto”, mentre nell’apparizione finale, il 2 marzo 1933, le sue parole per Mariette furono: “Io sono la Madre del Salvatore, Madre di Dio, pregate molto”. Anche le parole con cui la Madonna disse che la fonte era “riservata a tutte le nazioni, per dare sollievo agli ammalati”, erano, spiega Foley “un rifiuto implicito nei confronti delle grossolane teorie razziali naziste; infatti Hitler, anziché dare sollievo agli ammalati e alle persone portatrici di un handicap, stava pianificando di liberarsene”.

“Ma, in ogni caso” osserva “proprio la contemporaneità delle due apparizioni con le vicende relative a Hitler dimostrano che la Vergine non ha trascurato di avvertirci a riguardo della tragedia nazista. Per di più, Beauraing e Banneux si trovano nel territorio delle Ardenne dove, fra dicembre 1944 e gennaio 1945, si sarebbe svolta l’ultima sanguinosa battaglia fra i nazisti e gli eserciti alleati durante la Seconda guerra mondiale”. Uno straordinario tempismo storico che richiama alla mente le apparizioni del 1981 a Medjugorje in Bosnia-Erzegovina, dieci anni prima della guerra in ex Jugoslavia, e a Kibeho in Africa, avvenute anche lì una dozzina d’anni prima delle stragi nella regione dei “Grandi Laghi”.

Il significato profondo e profetico delle due apparizioni di Beauraing e Banneux va dunque colto sotto l’aspetto storico: di fronte alla bufera incombente sull’Europa, la Madonna ha indicato la vera e unica soluzione, l’implorazione a Dio affinché allontani il male dalla faccia della Terra.
“Del resto” aggiunge padre Fanzaga “non è per nulla casuale che, in ben diciannove delle trentatré apparizioni a Beauraong, la Madonna non abbia detto nulla, ma sia venuta soltanto per pregare. Questo desidero sottolinearlo perché, anche riguardo a Medjugorje, ci sono critiche e perplessità per la ripetitività delle apparizioni: se però una sola volta al mese, il giorno 25, viene dato il messaggio, in tutti gli altri giorni la Regina della Pace appare ai veggenti e prega con loro”.

E’ interessante ritornare infine sul fatto che proprio quelle zone sono state teatro di terribili scontri tra le truppe tedesche in ritirata e quelle alleate in avanzata. I tedeschi si sarebbero scatenati in queste terre con le bombe volanti. “Leggiamo nella storia che, nel dicembre 1944” scrive Foley “la controffensiva tedesca era penetrata a sud della linea Liegi-Namur. Inspiegabilmente si arrestò, a qualche chilometro da Beauraing e sul suo fianco nord, a dieci chilometri da Banneux, cioè a Spa, località che nel centro del suo abitato aveva eretto una statua della Madonna dei poveri”.

Anche la città di Liegi non fu più colpita da bombardamenti tedeschi dal giorno in cui il vescovo si era recato a Banneux a implorare dalla Madonna questa grazia. In precedenza, 2141 bombe volanti V1 e V2 avevano distrutto più della metà dell’abitato e provocato la morte di oltre tremila persone. “Banneux stessa” continua Foley “che veniva sorvolata in continuazione da queste bombe, sperimentò uno speciale intervento di protezione. Una bomba volante, un giorno, fu vista mentre stava per colpire in pieno l’Ospizio dei bambini che ne ospitava una cinquantina. E invece, tra lo stupore di chi assisteva al fatto, la bomba fece un quarto di giro e andò a scoppiare sulla strada che costeggia l’edificio. L’impatto fu tremendo: i vetri saltarono tutti, e volarono schegge ovunque; ma, alla fine, si dovette constatare che, eccetto la paura e i danni materiali, non ci fu nessun morto e addirittura nessun ferito”.

Si racconta anche un episodio commovente e anche un po’ divertente. Quando il fumo scatenato dallo scoppio aveva cominciato a dissiparsi, la gente che si trovava nel rifugio vide, con grande meraviglia, scendere la Madonna dei poveri. Non lei in persona, ma la sua statua che si trovava nella cappella, portata in braccio da un giovane ufficiale americano che, pur essendo di religione protestante, aveva pensato bene do non lasciarla fuori dal rifugio, esposta alle bombe.

Nel libro Ipotesi su Maria, lo scrittore Vittorio Messori scrive: “I legami (di Banneux, N.d.A.) con Lourdes sembrano indubbi; e ancor più se si pensa che le precedenti apparizioni di Beauraing hanno inizio e in gran parte si svolgono presso ‘una grotta di Massabielle’ costruita nel giardino delle suore locali. E il cappellano di Banneux è colui che lega, con il suo voto, un evento mariano all’altro. Bernadette e Mariette sono accomunate non solo dall’età giovanissima, dall’ignoranza, dalla miseria, ma anche dal fatto di essere state le sole testimoni: cosa che non avvenne nelle altre apparizioni degli ultimi due secoli, escludendone la prima, quella della Medaglia miracolosa nella Parigi del 1830. C’è un legame anche nel fatto  che, mentre sul gave de Pau (a Lourdes, N.d.A.) fu confermato il dogma mariano dell’Immacolata Concezione, sulle Ardenne (il “Sono la Madre del Salvatore, Madre di Dio” dell’ultima apparizione) fu confermato il più antico dogma della Theotòkos, della maternità divina”.

Messori fa notare anche un’altra coincidenza: “La diocesi di Liegi confina non soltanto con la Germania, ma anche con l’Olanda. A poche decine di chilometri da Banneux c’è Maastricht, che è giusto a ridosso del confine belga. E’ la città dove le nazioni d’Europa hanno completato la fase iniziale del processo unitario. Sarà davvero un caso che, proprio lì accanto, Maria abbia dedicato una sorgente a ‘tutte le nazioni’? E’ una domanda che ci poniamo, a conferma dei molti enigmi che circondano questa tappa belga della moderna epifania mariana. Enigmi tra i quali, non ultimo, quello della presa del potere da parte di Hitler proprio in quel gennaio del 1933. La riproposta dell’umanità, del servizio, della povertà, del nascondimento, mentre iniziava la sanguinosa parabola un regime nato proprio dal rifiuto di questo”.

Publié dans Andrea Tornielli, Apparizioni mariane e santuari, Banneux, Beauraing, Libri, Riflessioni, Saverio Gaeta | Pas de Commentaires »

Sulle tracce di Maria: Ghiaie di Bonate

Posté par atempodiblog le 7 juillet 2013

Sulle tracce di Maria: Ghiaie di Bonate
di Diego Manetti
Tratto da: La nuova Bussola Quotidiana

Sulle tracce di Maria: Ghiaie di Bonate dans Apparizioni mariane e santuari Ghiaie-di-Bonate

Ogni primo sabato del mese, su Radio Maria, va in onda alle 22.45 un programma condotto da Diego Manetti e titolato « Sulle tracce di Maria ». Si tratta di un cammino che, puntata dopo puntata, porta gli ascoltatori nei tanti santuari dedicati alla Madonna. Per gentile concessione dell’autore, seguiremo anche noi questo cammino, pubblicando la trascrizione di ogni puntata del programma, non appena terminata. Dopo quella d’esordio su Notre Dame du Laus, ecco la trascrizione della seconda puntata dedicata alla Regina della Famiglia delle Ghiaie di Bonate (Bg).

Ben ritrovati a un nuovo appuntamento con “Sulle tracce di Maria”. Per quanti si fossero persi la precedente puntata, vorrei ricordare in breve le ragioni di un tale titolo. Le “tracce di Maria” sono i santuari mariani che la pietà e la devozione popolari hanno edificato nei diversi luoghi del mondo in risposta a segni, messaggi, apparizioni che la Vergine Maria ha donato all’umanità in un tempo e in un sito preciso. Segni che, beninteso, indirizzati a una comunità o parrocchia particolari, hanno però mostrato di possedere una valenza universale, come nel caso – il più noto forse – delle apparizioni di Lourdes, del 1858, nel corso delle quali l’Immacolata rivolse tramite Bernadette l’invito alla preghiera e alla penitenza non solo ai fedeli di quella sperduta località dei Pirenei, ma a tutti i fedeli che ancora oggi, a milioni, si recano in pellegrinaggio a Lourdes.

Adelaide-Roncalli-Ghiaie-di-Bonate dans Diego Manetti

Partire da un santuario significa dunque esaminare la risposta che l’umanità ha dato a una iniziativa mariana. Dopo che Maria ha affidato un certo messaggio a un veggente che si è scelto – per lo più tra i piccoli e gli umili, come dimostrano i casi di Bernadette o dei pastorelli di Fatima – ecco infatti che i fedeli decidono di edificare un santuario per consacrare quel luogo in modo particolare alla Madonna, celebrandone le virtù con titoli specifici, legati al messaggio o a quanto la Vergine Stessa ha rivelato. Pensiamo in questo caso ancora a Lourdes, dove è Maria stessa che si presenta come “Immacolata Concezione”, confermando il relativo dogma promulgato da Pio IX appena quattro anni prima delle apparizioni della Vergine a Bernadette, nel 1854. Ecco, la Madonna prende spesso l’iniziativa di rivelare il nome o la virtù verso cui intende indirizzare la devozione dei fedeli. E per la stessa materna attenzione nei confronti di tutti noi Suoi figli è spesso proprio Lei a chiedere che si edifichi una cappella o una chiesa sul luogo delle apparizioni, affinché la si possa pregare e onorare come a Lei conviene e come necessita per l’edificazione e la salvezza degli uomini. In proposito, si può citare il caso più noto, quello già ricordato di Lourdes, oppure anche quello di Notre Dame de Laus, il santuario che abbiamo esaminato nella scorsa puntata. Se vi ricordate, quando la Vergine appare alla piccola Benedetta, ecco che le chiede proprio di costruire una chiesa sul luogo dove all’epoca sorgeva una piccola cappella dedicata a “Nostra Signora del buon incontro”. E dove oggi, invece, i pellegrini che si recano a Laus possono trovare il santuario che reca al proprio interno l’indicazione – tanto semplice quanto eclatante -: “Questa chiesa fu edificata per volontà della Madonna”.

Insomma, è la Madonna che prende l’iniziativa, offrendo segni, messaggi e apparizioni che tracciano come un cammino tra gli uomini, nel mondo. Andando a esaminare alcuni di questi santuari potremo ripercorrere insieme il cammino di Maria, rivisitandone quelle “tracce” visibili che sono proprio i luoghi di devozione mariana. E faremo questo con una particolare attenzione al messaggio e alla spiritualità che promana da tali realtà, convinti che le parole di Maria pronunciate a Laus a fine Seicento oppure i messaggi consegnati a Bernadette a metà Ottocento – solo per fare due tra i molti esempi che si potrebbero qui ricordare – hanno ancora (forse soprattutto) oggi per noi un valore e una importanza straordinari. Sono parole che attraversano il tempo, che percorrono le strade del mondo, per raggiungere sempre e ovunque i fedeli che siano disposti a mettersi alla scuola di Maria per andare, per mezzo di Lei, a Gesù.

Se l’intento è quello di fare emergere la spiritualità legata ai santuari mariani, non tralasceremo però di offrire anche quelle informazioni che sono necessarie dal punto di vista storico per la corretta collocazione dell’evento originario. Non dimentichiamoci infatti che, se il messaggio mariano possiede un valore senza tempo, ciò che lo ha originato è invece posto in un certo tempo e in un dato luogo, con una concretezza e una determinazione che rispondono in pieno alla logica della Incarnazione del Cristo che, per realizzare quel grandioso atto salvifico che è il farsi uomo da parte di Dio, ha scelto un villaggio della Palestina di duemila anni fa. Inaugurando quella splendida avventura di redenzione e salvezza che è il cristianesimo, capace in breve di raggiungere gli uomini ai confini del mondo per portare a tutti la “buona novella”.

GHIAIE DI BONATE: UN CASO ANCORA APERTO
La scelta di questa puntata cade su Ghiaie di Bonate, dove la Madonna si è presentata nel 1944 come “Regina della Famiglia”. Prima di specificare il criterio e i motivi che ci hanno condotto a una simile scelta, vorrei ricordare, come già fatto la volta scorsa, quanto il Cardinale Joseph Ratzinger, poi divenuto Papa Benedetto XVI, allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, diceva a Vittorio Messori in merito alle apparizioni in “Rapporto sulla fede” (Ed. Paoline 1985): “Nessuna apparizione è indispensabile alla fede, la Rivelazione è terminata con Gesù Cristo, Egli stesso è la rivelazione. Ma non possiamo certo impedire a Dio di parlare a questo nostro tempo, attraverso persone semplici e anche per mezzo di segni straordinari che denunciano l’insufficienza delle culture che ci dominano, marchiate di razionalismo e di positivismo… Uno dei segni del nostro tempo è che le segnalazioni di “apparizioni” mariane si stanno moltiplicando nel mondo…”.

Nel corso della trasmissione può dunque accadere – è il caso di questa puntata dedicata a Ghiaie di Bonate – di riferirsi anche a santuari sorti in luoghi dove le apparizioni di Maria ancora attendono il riconoscimento della Chiesa. Nella piena obbedienza alla Chiesa e nella totale fedeltà al suo Magistero lo faremo dunque dandone conto in termini di pura testimonianza umana, senza richiedere alcun impegno o riconoscimento di fede né intendendo in alcun modo indirizzare, valutare o prevenire il giudizio della Chiesa stessa in merito, desiderando semplicemente illustrare la devozione e le testimonianze di fede raccolti in tali luoghi. Da parte mia, avrò la massima cura nel distinguere i diversi casi e nel mettere in luce lo stato di fatto rispetto al riconoscimento delle apparizioni che di volta in volta ci potrà accadere di dover illustrare o riportare.

Relativamente a Ghiaie di Bonate devo dunque subito precisare che le presunte apparizioni della Vergine non sono state ancora riconosciute ufficialmente dalla Chiesa. La Commissione di indagine diocesana di Bergamo alla fine del processo concluso con il decreto del 30 aprile 1948 ha infatti pronunciato il “Non consta che”, vale a dire che, all’esame dei fatti, all’epoca non vi era materia sufficiente per potersi pronunciare sulla soprannaturalità degli eventi di Ghiaie. Cosa ben diversa dall’espressione “Consta che non”, con la quale si asserisce invece di aver materia sufficiente per giudicare non soprannaturali certi avvenimenti. Nel caso di Ghiaie, dunque, si tratta di un caso ancora aperto. Questo ci spinge dunque alla massima prudenza nel trattare dell’argomento, presentandolo al momento come pura testimonianza umana, in spirito di piena obbedienza alla Chiesa, concentrandoci sulla spiritualità e il significato profondo del messaggio della Regina della Famiglia.

L’ATTUALITA’ DEL MESSAGGIO
Perché Ghiaie di Bonate, dunque? Perché in quel borgo del bergamasco, nel 1944, la Vergine appare a una bambina di sette anni, Adelaide Roncalli, presentandosi come “Regina della Famiglia”. Nel momento in cui ancora infuria la guerra, che insanguina l’Europa ormai da quasi cinque anni, dalla fine di luglio del 1939, ecco che la Vergine non si presenta come “Regina della Pace” – anche se il tema della pace non sarà assente né secondario nei messaggi di Ghiaie – bensì come Regina della Famiglia, puntando su un tema che forse poteva non apparire particolarmente urgente all’epoca, ma che allo stato attuale della famiglia – in Italia e nel mondo – rivela invece una grandissima attualità, facendo emergere la grande valenza profetica delle parole di Maria alla piccola Adelaide in quel lontano 1944.

Questo non deve sorprendere, perché rientra nella strategia con la quale Maria accompagna l’umanità, svelando in anticipo i piani di Satana quando questo si propone di distruggere l’umanità per invidia e disprezzo di Dio. Perché la crisi della famiglia nel mondo contemporaneo non può essere ascritta a semplici fattori culturali o sociali, come spesso si vuol far credere, ma è il frutto della perversa opera del Maligno che tenta di colpire la prima e più alta espressione della creazione di Dio, cioè la famiglia, la chiesa domestica. La Madonna, conoscendo per grazia di Dio i piani di Satana, è venuta dunque in anticipo a dire: state in guardia! Fate attenzione, perché la famiglia è in pericolo. E lo dice in un momento – nel 1944, in quel di Ghiaie – in cui a viste umane ci si poteva aspettare un diverso tipo di messaggi, al più riguardanti la pace, che allora sembrava il bene più minacciato. Ma la pedagogia della Madonna è di quelle che “mirano lontano”: sapeva bene, infatti, quale grande attacco il Diavolo andava preparando contro la famiglia, e si premura di venire tra gli uomini per rivelarne l’imminenza, facendo capire che senza la pace e l’armonia in famiglia non è possibile quella pace degli uomini con Dio e tra di loro che è la sola condizione per cui si realizza la vera e stabile pace nel mondo. Ecco dunque che Maria non viene a parlare di “altro”, trascurando il problema, allora quanto mai urgente, della pace: la Madonna a Ghiaie di Bonate parla proprio della pace nel mondo ma lo fa andando direttamente a quella che è la sua condizione indispensabile, ovvero la pace e l’armonia nelle famiglie.

L’INIZIO DELLE APPARIZIONI
Ghiaie di Bonate è un piccolo paese situato a una decina di chilometri da Bergamo. Come indica il nome, è una frazione di Bonate Sopra. Raggiungerlo in auto è facile: basta percorrere la autostrada A4 e uscire al casello di Capriate, seguendo poi per Ponte San Pietro. Il nome del luogo deriva da “ghiaia”, poiché quel pugno di case è sparso sul greto di un lago ormai prosciugato. La Chiesa parrocchiale – risalente al 1899 e già punto di riferimento della piccola comunità all’epoca delle apparizioni – è dedicata alla Sacra Famiglia, con quella che pare esser stata una felice e profetica intuizione dei fatti che avrebbero portato nella piccola frazione di Ghiaie milioni di pellegrini.

Nella contrada del Torchio – cosiddetta per la presenza del torchio per la spremitura dei cereali – nasce il 23 aprile 1937 Adelaide Roncalli, quinta di otto figli di Annetta ed Enrico. All’epoca delle apparizioni la piccola ha dunque sette anni. Siamo nel maggio del 1944, e l’Italia è ormai prostrata per il perdurare del secondo conflitto mondiale, scoppiato, come previsto a Fatima, “sotto il pontificato di Pio XI”.
In quel 1944, nel pomeriggio del 13 maggio, Adelaide si reca nei campi a raccoglier fiori per ornare l’altarino domestico dedicato alla Immacolata di Lourdes. Mentre sta ammirando un bellissimo fiore di sambuco, troppo in alto perché lei lo possa cogliere, ecco che scorge un punto luminoso che, disceso dal cielo, le si avvicina, ingrandendosi, fino a rivelare l’immagine della Sacra Famiglia circondata da tre cerchi di luce così abbaglianti da farle arrossare gli occhi. Spaventata per quella visione, Adelaide vorrebbe scappare – reazione simile troviamo nei molti casi in cui la Vergine appare ai piccoli veggenti – ma ecco che è la Madonna stessa a dirle: “Non scappare, ché io sono la Madonna”. E’ l’invito da cui hanno inizio i colloqui tra Maria e la piccola Adelaide, in un totale di 13 apparizioni che avranno luogo tra il 13 maggio (anniversario delle apparizioni di Fatima) e  il 31 maggio 1944.

LA SACRA FAMIGLIA
Quale messaggio è venuta a dare la Madonna? Lo rivela subito Ella stessa, apparendo non da sola ma nel contesto della Sacra Famiglia, accanto cioè a San Giuseppe e con in braccio Gesù Bambino. La Vergine indossa un abito bianco e un velo azzurro, come quando si presentò nell’ultima apparizione proprio a Fatima, secondo quanto disse Lucia. Al braccio destro, la Vergine porta una corona del Rosario con grani bianchi, mentre due rose bianche sono poggiate sui piedi nudi. Sono tutti elementi che paiono mettere in continuità questa apparizione con le precedenti, soprattutto con Fatima, come se la Madonna volesse proseguire a Ghiaie il discorso là cominciato.

1^ apparizione, sabato 13 maggio – “Devi essere buona, ubbidiente, rispettosa col prossimo e sincera. Prega bene, e ritorna in questo posto per nove volte, sempre alla stessa ora”.
Come a Lourdes e a Fatima, la Madonna invita la piccola Adelaide a tornare sul luogo delle apparizioni, per svelarle poco alla volta, secondo una sapiente pedagogia rivolta ai piccoli che si è scelta, il Suo messaggio per essi e per il mondo. Il primo invito è a essere buona e obbediente, forse indicando la grande pazienza che verrà chiesta ad Adelaide nell’obbedire alle suore e ai superiori religiosi che, come nel caso di Bernadette, aiuteranno la piccola a esercitare le virtù della umiltà e della carità, sopportando fatiche e difficoltà con grande pazienza, fino a farsi ubbidiente coma Maria stessa che di sé dice: “Eccomi, sono la serva del Signore” (Lc 1, 38).
La Madonna invita poi Adelaide a essere rispettosa del prossimo, così come Dio rispetta sempre la libertà dell’uomo, senza mai imporre nulla ma solo rivolgendo pazienti e amorosi inviti. E poi, altra esortazione, alla sincerità. Cosa che Adelaide cercherà di fare sempre, anche quando verrà messa sotto pressione da quanti non ritengono veritiero il suo racconto delle apparizioni. Ultimo invito, a “pregare bene”, cioè con il cuore, in maniera sentita, partecipata, per comprendere, accogliere e realizzare la volontà di Dio sulla sua vita. Dopo di che, la visione ha termine.
Ripresasi dall’estasi, Adelaide confida alle sue amiche di aver visto la Madonna, invitandole a serbare il segreto. Si sa come sono i bambini… in breve la mamma viene a saperlo e, pensando che si sia inventata tutto, la manda a letto senza cena.

2^  apparizione, domenica 14 maggio – In breve la voce della presunta apparizione si diffonde nella contrada del Torchio. Nel pomeriggio, mentre Adelaide si trova presso l’oratorio delle Suore Sacramentine, ecco che sente una forte spinta interiore a raggiungere il luogo delle apparizioni. Giunta sul luogo delle apparizioni, cade in estasi dinnanzi alla visione della Sacra Famiglia. La Madonna le dice: “Devi esser buona, ubbidiente, sincera e pregare bene, rispettosa verso il prossimo. Tra il 14° e il 15° anno ti farai suora sacramentina. Soffrirai tanto e poi tanto, ma non piangere perché dopo verrai con me in Paradiso”.
Proseguendo nella sua dolce pedagogia, la Madonna, apparsale con la Sacra Famiglia, ripete ad Adelaide le esortazioni del giorno prima, affinché penetrino meglio nel cuore e nella mente della Sua piccola “allieva”. Poi ci sono le parole profetiche sulla vocazione religiosa di Adelaide (desiderio per altro già espresso in precedenza dalla piccola), che effettivamente si realizzeranno, come pure la seconda parte di tale profezia, relativa alla sofferenza che Adelaide avrebbe incontrato nel cammino religioso. Tutto questo dolore futuro è però nulla rispetto alla promessa del Paradiso che la Madonna stessa le fa, regalandole quella splendida certezza che risuonò anche alle orecchie e nel cuore a Bernadette quando l’Immacolata le disse: “Non prometto di farti felice in questo mondo, ma nell’altro”.
Terminata l’estasi, la piccola si avvia all’oratorio, con le amiche che la accompagnavano. Per strada incontrano Candido Maffeis, di 14 anni, che insiste affinché Adelaide torni sul luogo delle apparizioni per chiedere alla Madonna se potrà essere sacerdote consacrandosi alla Madonna. Adelaide, spinta da generosa disponibilità, acconsentì a tale richiesta e tornò con Candido sul luogo delle apparizioni. Dopo pochi minuti, ecco che la piccola cadde nuovamente in estasi: la Madonna, colpita dalla tenera fiducia manifestata da Adelaide, era pronta a tornare sui Suoi passi per continuare il dialogo con lei. Candido raccontò anni dopo l’accaduto: “Osservai Adelaide che aveva lo sguardo sempre fisso a una certa altezza, corrispondente al centro del ramo fiorito, non muoveva mai gli occhi, muoveva le labbra, si vedeva che parlava, ma io non sentivo nulla. Ho notato che c’era una domanda e una risposta dal movimento delle labbra, poiché ho notato delle pause. (…) Ho pensato che si dicessero le loro cose e si sarebbero dimenticate di me. Allora la richiamavo e le dicevo “diglielo” e Adelaide, senza mai spostare lo sguardo, mi faceva cenno con la testa di sì. “La Madonna è qui e ti sorride”, queste sono le uniche parole che mi disse, poi non capii più nulla.” Che cosa aveva detto la Madonna ad Adelaide? “Sì, egli si farà sacerdote missionario secondo il mio Sacro Cuore quando la guerra sarà terminata”. Appena seppe la cosa, il giovane ebbe il cuore ricolmo di gioia. Prima di andarsene, la Madonna invita Adelaide a tornare altre “sette sere” (che, sommate alle due apparizioni della domenica, portano a 9 volte il ritorno della bimba dopo la prima volta, come chiesto da Maria). Frattanto la notizia degli avvenimenti di Ghiaie comincia a diffondersi.

3^ apparizione,  lunedì 15 maggio – I presenti sul luogo delle apparizioni sono ormai un centinaio e molti di loro invitano la piccola ad affidare alla Vergine i bambini ammalati e a chiedere quando finirà la guerra. La visione della Sacra Famiglia è caratterizzata da una luce ancora più intensa della prima volta. La Madonna risponde alle richieste di Adelaide: “Di’ loro che se vogliono i loro figli guariti devono fare penitenza, pregare molto ed evitare certi peccati. Se gli uomini faranno penitenza la guerra finirà in due mesi, altrimenti in poco meno di due anni”. Dopo questo, la Vergine prega con Adelaide una decina del Rosario. Sono parole in apparenza dure; che però svelano quanto stia a cuore a Maria che la famiglia allontani da sé tutti quelle situazioni di peccato che possono minarne la stabilità e l’armonia interna. Se i genitori vogliono la guarigione dei figli, devono pregare, fare penitenza e astenersi dal peccato. Questo perché la guarigione – fisica, ma soprattutto dell’anima – è subordinata al completo affidamento all’arma più potente, ovvero alla preghiera, accompagnata dalla penitenza come condizione per rafforzare l’animo e il cuore nella lotta contro il peccato.
Quale relazione corre tra questa richiesta di conversione dei genitori e la guarigione dei figli? Che rapporto c’è tra peccato e malattia? Sono domande ardue se affrontate con la misura degli uomini, mentre si rivelano stimolo forte per un deciso cambiamento se poste nell’ottica della fede: che cosa infatti può meglio favorire la crescita sana e la guarigione di un bambino se non il vivere in una famiglia incamminata verso la santità attraverso la preghiera e la penitenza? Perché non accorgersi che tante “malattie” dei bambini di oggi sono somatizzazioni delle realtà di peccato e di conflitto, di disarmonia e di disordine in cui vivono i genitori?
Altro argomento urgente toccato da Maria è la guerra: sarebbe finita entro due mesi se gli uomini avessero fatto penitenza. L’occasione in effetti ci fu perché dopo due mesi (20 luglio 1944) vi fu il fallito attentato a Hitler. Si avverò la seconda ipotesi (la guerra sarebbe finita nel settembre 1945, meno di due anni dopo le apparizioni) perché forse non si prese abbastanza sul serio il monito di Maria, come pure accadde a Fatima, dove la Vergine predisse a Lucia una seconda guerra “peggiore della prima” sotto il pontificato di Pio IX.

4^ apparizione, martedì 16 maggio “Tante mamme hanno i bimbi disgraziati per i loro peccati gravi; non facciano più peccati, e i bimbi guariranno”: le parole della Madonna riecheggiano quelle del giorno precedente, segno che il messaggio è davvero importante. Questa volta sul luogo delle apparizioni ci sono circa 150 persone. La visione della Sacra Famiglia è preceduta dal volo di due candide colombe, forse figura della purezza del vincolo matrimoniale. La parole della Madonna sono accompagnate dal volto “addolorato”, come dirà Adelaide, segno della gravità del messaggio e della preoccupazione di Maria per i Suoi figli. Nuovamente risuona l’invito ad astenersi dai peccati per ottenere la guarigione dei figli: se la famiglia è unita nella preghiera, essa resiste agli assalti del demonio e anche i bambini sono più protetti. L’invito alla purezza e alla santità è segno della preoccupazione materna di Maria che invita tutte le famiglie a cercare rifugio sotto il Suo Manto.
Adelaide porta poi alla Vergine il messaggio della gente che chiede un segno e la Madonna risponde: “Verrà anche quello, a suo tempo”. Non può in merito non venire alla mente il “fenomeno del sole”, il prodigioso segno del cielo che si ripeté per ben 6 volte in quei giorni e fu visibile non solo a Ghiaie ma anche nei dintorni, avendo molteplici testimoni. Un fenomeno celeste che molti videro come conferma delle apparizioni, ma che non valse a convincere gli scettici, dato che non vi sono miracoli che convincano quelli che non credono, come pure non vi sono miracoli che servano a chi già crede. Un fenomeno che fu anzitutto segno della pazienza di Maria, della sua disponibilità a venire incontro alla richiesta tutta umana di una conferma visibile delle apparizioni. Cosa per nulla scontata, visto che a Banneux la “Vergine dei Poveri” alla richiesta di un segno da parte del cappellano, non lo concederà e risponderà invece, con tristezza, “Credete in me, io crederò in voi”.
Aldilà dei segni visibili nel cielo, quelli più significativi riguardano le numerosissime confessioni  e conversioni accadute in quel tempo. Tanto che il parroco di Ghiaie, don Cesare Vitali, inizialmente scettico, dirà: “Bisognava essere nei confessionali per capire se in tutto quel movimento c’era o non c’era il dito di Dio”. Tantissimi cuori vengono infatti toccati in profondità, e moltissime persone decidono di tornare a Dio, cambiando radicalmente vita. Questi sono i veri miracoli che non possono essere trascurati, oltre ovviamente alle numerose guarigioni fisiche inspiegabili accadute in quel tempo di grazia.
Prima di lasciare la piccola Adelaide, la Madonna le raccomanda: “prega per i poveri peccatori che hanno bisogno della preghiera dei bimbi”. Come a Fatima, come a Lourdes, è ai bambini, ai piccoli e ai puri di cuore, che la Madonna si rivolge invitandoli a pregare per i peccatori. Il Signore predilige i piccoli e la preghiera dei bambini è potente. Insegniamo dunque, nelle nostre famiglie di oggi, ai bambini la preghiera il prima possibile, poiché Maria, che è Madre, non potrà non ascoltare le loro preghiere!

5^ apparizione, mercoledì 17 maggio La folla arriva ormai a circa tremila persone, in una escalation che arriverà a contare tra le 350.000 e le 500.000 persone nel corso dell’ultima apparizione, il 31 maggio. Circa un milione e mezzo di pellegrini si riversarono su Ghiaie di Bonate nel mese di Maggio: un’enormità, se si considera che furono poco più di 100.000 a Lourdes durante le apparizioni, dall’11 febbraio al 16 luglio 1858, e circa 125.000 a Fatima dal 13 maggio al 13 ottobre 1917. Consideriamo poi che si era nel pieno della guerra, situazione che rendeva ancora più difficile e drammatico il viaggiare e il trasferirsi per la povera gente.
La visione di Maria è particolare: vestita di rosso, con il velo verde lungo fino ai piedi, e il rosario dai grani bianchi al braccio destro. Varie sono le interpretazioni dei colori: chi dice rappresentino la bandiera italiana – nel mese di maggio il nostro Paese visse le vicende decisive per avviare quel processo di liberazione che portò alla riconquista alleata di Roma proprio a inizio giugno 1944 -, altri dicono rappresentino le tre virtù teologali: il rosso della carità, il verde delle speranza, il bianco della fede. Sono i colori rappresentati nella immagine ormai divenuta icona “ufficiale” della Regina della Pace, cioè del quadro realizzato dal pittore Galizzi.
La Madonna confida un segreto ad Adelaide: “Di’ al vescovo e al Papa il segreto che ti confido. Ti raccomando di eseguire quanto ti dico. Ma non dirlo a nessun altro”. Il segreto verrà rivelato al vescovo di Bergamo, mons. Adriano Bernareggi, il 20 maggio 1944, mentre al Papa Pio XII solo nel 1949. Questa distanza temporale fa supporre che si tratti di due segreti diversi. Una nota. Il Vescovo tornerà a metà giugno 1944 dalla piccola per farsi ripetere il segreto, segno che di qualcosa di importante doveva trattarsi. Il Papa, dal canto suo, riceverà la piccola nel 1949, dopo la pubblicazione dell’atto vescovile del 30 aprile 1948 che diceva che “non constava” la soprannaturalità degli eventi delle Ghiaie. Se l’incontro avviene dopo tale decreto, questo può esser segno che Pio XII riteneva credibili tali apparizioni, sulla scorta forse di quanto Lucia di Fatima gli avrebbe rivelato nel febbraio 1944, dicendo che in visione la Madonna le aveva predetto che sarebbe apparsa a una povera bambina di sette anni in Italia per proteggere il Papa e aiutare il mondo. Cosa che non poteva non aver colpito il Santo Padre all’epoca dei fatti di Ghiaie…

6^ apparizione, giovedì 18 maggio E’ la festa dell’Ascensione. La folla, ancor più numerosa del giorno prima, consegna ad Adelaide un sacco di biglietti di supplica e richieste di grazie.
La Madonna appare ancora con il vestito rosso e il manto verde e dice: “Preghiera e penitenza! Preghiera e penitenza! Preghiera e penitenza! Prega per i peccatori più ostinati che stanno morendo in questo momento e che trafiggono il mio Cuore. La preghiera a me più gradita è l’Ave Maria”.
Il triplice invito alla preghiera e alla penitenza – simile a quello risuonato a Lourdes e a Fatima, ma anche a Laus (1664), a La Salette (1846), a Beauraing (1932) e a Banneux (1933) – fa capire come la Madonna non si stanchi mai di richiamare ciò che considera essenziale per i Suoi figli. La preghiera e la penitenza sono le condizioni indispensabili per ottenere la pace, quella vera, radicata nel cuore degli uomini e capace di costruire un mondo nuovo. Non basta guardare con speranza alla fine della guerra, ma occorre puntare alla pace vera, più forte di ogni tregua provvisoria. Non basta accontentarsi della serenità in famiglia, ma occorre costruire sulla base della preghiera e della penitenza una famiglia forte, unita, incamminata verso la santità, capace di guardare al futuro con la serenità che viene dalla fede in Dio.
Torna poi il tema della preghiera (dei piccoli) rivolta in particolare ai peccatori, coloro che non stanno solo offendendo il Cuore di Maria ma addirittura lo trafiggono con i loro peccati. Risuona quel grande invito alla preghiera di intercessione che spalanca il mistero della Divina Misericordia, secondo lo splendido messaggio rivelato da Gesù a Suor Faustina Kowalska alcuni anni prima, in Polonia.
Infine, Adelaide chiede alla Madonna – come molti le hanno raccomandato di fare – quale sia la preghiera preferita. Ed Ella risponde: è l’Ave Maria! La preghiera più semplice, quella che raccoglie le parole dell’annuncio dell’Angelo e l’esultanza di Santa Elisabetta, unitamente alla richiesta di intercessione a Maria, per ogni peccatore, in punto di morte.

7^ apparizione, venerdì 19 maggio Sul luogo delle apparizioni, gremito ormai di nutrita folla di fedeli, viene posta una grande pietra di arenaria (tutt’oggi conservata sotto vetro dietro la cappellina che ricorda gli eventi di Ghiaie di quel maggio 1944 e che fu costruita pochi mesi dopo quei fatti) affinché Adelaide possa essere meglio visibile. In questo giorno giungono sul luogo delle apparizioni anche la dottoressa Eliana Maggi, che condurrà analisi e prove mediche su Adelaide con grande serietà professionale e apertura di cuore, e il professore bergamasco di filosofia, don Luigi Cortesi, che scriverà tre libri sui fatti di Ghiaie e sarà protagonista indiscusso della vita della piccola Adelaide fino al settembre 1945. Spendiamo qui alcune parole per parlare di quanto più non diremo, ovvero della questione della autenticità delle apparizioni.
Sarà infatti questo professor Cortesi a fare pressioni sulla piccola Adelaide affinché ella neghi di aver avuto le apparizioni. Dapprima la sottrarrà alla famiglia, isolandola in diverse case religiose per oltre un anno e mezzo, fino a condurla a scrivere sotto dettatura – così dirà la stessa Adelaide ormai adulta  – il biglietto del 15 settembre 1945 nel quale la piccola dirà di essersi inventata tutto. Salvo poi firmare una dichiarazione di senso opposto il 12 luglio 1946. Guadagnata la fiducia della bambina, don Cortesi ne sarà l’unico punto di riferimento nel periodo decisivo per allestire il processo diocesano sugli avvenimenti di Ghiaie e pare difficile negare che il suo atteggiamento sospettoso e indagatore non abbia influito negativamente sulla serenità e sulla testimonianza resa dalla piccola Adelaide, indotta da quello a ritenere che l’affermare di aver visto la Madonna – quantunque corrispondesse al vero  -costituisse di per sé un peccato. A don Cortesi, causa di un lungo periodo di sofferenza psicologica della piccola, Adelaide, ormai adulta, non negò il perdono, pregando anzi a suffragio della sua anima.
Torniamo dunque all’apparizione del 19 maggio. Questa volta è Adelaide, intraprendente e generosa, a prendere la parola; chiedendo alla Madonna, per conto dei pellegrini, se è necessario che portino là i malati per ottenere la guarigione. La Madonna risponde: “No, non è necessario che vengano proprio tutti qui. Quelli che possono vengano ché, secondo i loro sacrifici, saranno guariti o resteranno ammalati; però non si facciano più peccati gravi!”.
Colpisce la confidenza di Adelaide, che osa prender la parola per prima; e colpisce la dolcezza di Maria, che prontamente le risponde. Dicendole una cosa di fondamentale importanza: non conta tanto la presenza fisica, quanto piuttosto lo spirito di sacrificio che accompagna la richiesta di guarigione, laddove “sacrificio” letteralmente è la capacità di “render sacro” il tempo della propria vita; è l’atteggiamento del cuore di chi decide di esser tutto per Dio, affidando a lui con fiducia filiale ogni povertà, ogni problema, ogni malattia – fisica e dell’animo – sapendo che in Dio solo c’è vera guarigione e vera salvezza. Ecco svelata una grande verità: il vero male è nell’anima. Condizione unica per guarire è che non si facciano più peccati gravi, quelli che offendono Dio.
Alla richiesta di segni, Maria risponde: “Verranno anche quelli, molti si convertiranno ed io sarò riconosciuta dalla Chiesa. Medita queste parole ogni giorno della tua vita, fatti coraggio in tutte le pene. Mi rivedrai ancora nell’ora della tua morte. Ti terrò sotto il mio manto e ti porterò in Cielo”. E’ la Madonna stessa che precisa come i segni più importanti saranno proprio le molte conversioni che là avverranno. Per spingersi poi a profetizzare il riconoscimento delle apparizioni da parte della Chiesa. Infine, la grande promessa ad Adelaide: la promessa del Cielo, dinnanzi alla quale nulla sono le pene e le sofferenze che pure la Vergine predice alla piccola. L’invito di Maria è poi quello del fare memoria, del meditare  – come Maria stessa, fanciulla di Nazareth, che serbava nel cuore le cose accadutele, meditandole -  le parole della Vergine, per comprenderle e in profondità e trovare in esse il conforto per la vita di ogni giorno.
Terminata l’apparizione, a tarda sera don Vitali fa sapere che la piccola è attesa per l’indomani dal Vescovo di Bergamo, mons. Bernareggi.

8^ apparizione, sabato 20 maggio – La folla dei pellegrini ammonta ormai a 30.000 persone, radunatesi dalle prime ore del mattino. Anche per Adelaide la giornata si preannuncia lunga e faticosa, poiché all’alba è in partenza per Bergamo, per andare in vescovado a incontrare mons. Bernareggi. Il vescovo rimane colpito dalla spontaneità della piccola – “non c’è una cucina qui? Andiamo là, noi due, ché ti rivelo il segreto” – e ne accoglie il segreto rivelatole dalla Vergine.
Rientrata a Ghiaie, poco dopo le 18.00 si reca sul luogo delle apparizioni dove, cominciata la recita del Rosario, cade in estasi. La visione è accompagnata da segni esterni visibili ai presenti: un raggio di sole illumina la piccola e poco dopo una croce luminosa appare al centro del sole, fattosi bianco come una grande Ostia. La folla vide il sole muoversi e il fenomeno si ripeté anche il giorno successivo (due volte), poi il 28 e il 31 maggio (ancora due volte). Questo segno celeste, di cui già abbiamo detto, ha accompagnato anche l’anniversario delle apparizioni del 13 maggio 1959.
Torniamo alla apparizione del 20 maggio. La Madonna dice ad Adelaide: “Domani sarà l’ultima volta che ti parlo, poi per sette giorni ti lascio pensare bene quanto ti ho detto. Cerca di capirlo bene, perché fatta più grandicella ti servirà molto se vorrai essere tutta mia. Dopo questi sette giorni ritornerò altre quattro volte.”
Ecco che Maria chiede alla piccola di prepararsi al commiato, invitandola – come il giorno precedente – a meditare bene tutte le parole dettele, per comprendere quanto rivelato dalla Madonna rispetto alla sua vita, cioè le prove e le sofferenze che avrebbe dovuto affrontare, unitamente alla promessa del paradiso. Dopo questo, l’invito a “essere tutta” di Maria. E’ l’invito che la Madonna rivolge ad Adelaide, e in lei lo estende a tutti noi, secondo quanto già scrisse san Luigi Grignion de Montfort: essere tutti di Maria è la vera devozione alla Vergine, e consiste nel fare tutto in Maria, con Maria, per Maria. Riecheggia qui il motto che Giovanni Paolo II ha reso famoso: “Totus tuus”, tutto tuo, come suprema forma di consacrazione a Gesù tramite affidamento totale a Maria. Come scriveva nel “Trattato della vera devozione a Maria” il Montfort: “Poiché Maria è, fra le creature, la più conforme a Gesù Cristo, ne consegue che, fra tutte le devozioni, quella che consacra e conforma maggiormente un’anima a Nostro Signore è la devozione alla Santissima Vergine… Questa è appunto la devozione che io insegno, che si può anche chiamare una perfetta rinnovazione dei voti e delle promesse del Santo Battesimo”.

9^ apparizione, 21 maggio 1944 E’ una sera speciale, questa. I pellegrini sanno che le apparizioni stanno per concludersi (“torna qui altre nove volte” aveva detto Maria alla piccola Adelaide il 13 maggio) e sono in attesa del segno promesso dalla Vergine. Non stupisce dunque che nella piccola frazione di Ghiaie si riversino oltre 200.000 pellegrini. Alle 18.00 si ripete il fenomeno del sole che gira (accadrà ancora verso le 20.00). La ressa della folla è impressionante, al punto che la piccola Adelaide è spaventata da tanto clamore e inizia a piangere. Ritrovata la calma, entra in estasi verso le 18.40 per quella che sarà l’apparizione più lunga, durata circa 20 minuti.
L’apparizione di questa sera è particolare: non vi sono parole, ma solo una visione. Leggiamo direttamente dal diario della piccola Adelaide:
“Anche questa apparizione fu preceduta dai colombi e nel punto luminoso si manifestò la Sacra Famiglia vestita come ieri in una chiesa. Verso la porta principale c’era: un asino color grigiastro, una pecora bianca, un cane dal pelo bianco con macchie marroni, un cavallo del solito color marrone. Tutte le quattro bestie erano inginocchiate e muovevano la bocca come se pregassero. Ad un tratto il cavallo si alzò e, passando vicino alle spalle della Madonna, uscì dalla porta aperta e s’incamminò nell’unica strada che conduceva ad un campo di gigli, ma non fece in tempo a calpestarne quanti voleva perché San Giuseppe lo seguì e lo riprese. Il cavallo, appena vide San Giuseppe, cercò di nascondersi vicino a un muricciolo che serviva da cinta al campo di gigli. Qui si lasciò prendere con docilità e, accompagnato da San Giuseppe, ritornò in chiesa, ove si inginocchiò e riprese la preghiera”.
Ammiriamo anzitutto la sapiente pedagogia di Maria che ricorre alle immagini per meglio imprimere nella mente e nel cuore della piccola Adelaide il suo insegnamento. E’ un messaggio “non parlato” ma di grandissima importanza, poiché in esso si svelano – come ebbe a scrivere la stessa Adelaide nel suo diario – le virtù necessarie per una santa famiglia: la pazienza (l’asino), la fedeltà (il cane), la mitezza (la pecora), il silenzio (il cavallo). La famiglia che voglia essere stabile, unita, santa deve ispirarsi al modello supremo, quella Sacra Famiglia che Adelaide ha visto più volte nel corso delle apparizioni, e irrobustire il proprio cammino con le virtù esemplificate dai quattro animali. Non è un obbligo, ma un dolce invito che Maria rivolge a tutte le famiglie la cui libertà resta intatta (la porta della chiesa è infatti aperta).
Il cavallo in particolare rappresenta il capo-famiglia, la cui forza ed esuberanza diviene ribellione e disordine quando si distacca dalla preghiera. E’ molto bello notare che durante la fuga del cavallo – che con malizia tenta di nascondersi da San Giuseppe – gli altri animali non smettono di pregare: quante problematiche familiari troverebbero soluzione se invece di opporsi gli uni agli altri e sfinirsi in estenuanti discussioni si affidasse tutto alla preghiera, chiedendo l’aiuto del Cielo per i nostri cari che soffrono e si dibattono nel dubbio o nell’errore! Il cavallo ribelle è esattamente speculare a San Giuseppe, sposo giusto, l’uomo del silenzio e dell’obbedienza. A lui si oppone il cavallo che cerca di nascondersi, in un silenzio che diventa inganno diabolico. E a questo si oppone ancora il “santo silenzio” di San Giuseppe che, guardano il cavallo con aria di dolce rimprovero, lo riconduce nella casa di preghiera. Ecco: la preghiera silenziosa è lo strumento più forte per ottenere la conversione e la guarigione del cuore di quanti ci stanno accanto, e questo messaggio si rivela quanto mai decisivo per affrontare l’attuale crisi della famiglia.
La visione silenziosa offerta ad Adelaide esalta dunque l’attualità del messaggio di Ghiaie: la famiglia, espressione suprema della divina creazione, è minacciata dal Maligno il quale tenta di distruggerla per disprezzo e invidia nei confronti di Dio. E sappiamo bene come la distruzione della famiglia porterebbe con sé la distruzione della società stessa, di cui la famiglia è cellula fondamentale. Ecco il perché di attacchi così feroci da parte di Satana contro le famiglie di oggi!
Come opporsi a questi attacchi? Anzitutto affidandosi totalmente (totus tuus) a Gesù per Maria, nella preghiera. E poi esercitando le virtù proprie di una santa famiglia:
- la pazienza, come capacità di “patire” con l’altro, condividendone i pesi, rispettandone i tempi secondo quella carità che è anzitutto “paziente” come ricorda San Paolo (1Cor 13, 4ss);
- la fedeltà, come immagine della fedeltà di Dio al suo popolo, come fedeltà tra gli sposi quale specchio della fedeltà nei confronti di Dio;
- la mitezza, a immagine di Gesù “mite e umile di cuore”, come capacità di accogliere con docilità e affrontare con dolcezza ogni tensione e screzio familiare, l’esasperato ingigantirsi dei quali produce quella spirale di violenza domestica che ha portato ai delitti familiari più atroci;
- il silenzio familiare, come specchio del silenzio di Maria e di Giuseppe, come disponibilità ad ascoltare la Parola di Dio e ascoltare i bisogni e le richieste di quanti sono accanto a noi: quante crisi familiari si risolverebbero se ci fosse maggiore disponibilità all’ascolto reciproco da parte dei coniugi!
Terminata l’apparizione, la piccola Adelaide torna a casa. Il timore dei genitori rispetto alla grandezza degli eventi che hanno fatto riversare una fiumana su Ghiaie li porta a decidere di affidare la figlia alle suore Sacramentine dell’asilo di Ghiaie. Immediatamente si farà carico di occuparsi della bambina don Cortesi, il professore giunto da Bergamo, che disporrà il trasferimento della piccola in diverse case religiose per circa due anni, al fine di sottrarla al clamore della folla e per risolvere i problemi di “ordine pubblico” causati dalle grandi masse di pellegrini accorsi a Ghiaie. Di fatto, sarà una separazione dalla famiglia che sia la piccola sia i genitori si troveranno a dover subire.

10^ apparizione, domenica 28 maggio. – E’ un giorno di grande festa: è la Pentecoste, e inoltre Adelaide fa la sua prima Comunione. Sparsasi la voce di ulteriori apparizioni dopo la settimana di “silenzio” dal 21 al 27 maggio, ecco che migliaia di pellegrini sono accorsi nuovamente a Ghiaie. Dopo la funzione della Prima Comunione, la piccola è condotta in convento dalle Orsoline. Ma a metà pomeriggio torna, fortissimo, il richiamo a tornare al luogo delle apparizioni. Fattasi portare là, verso le sei di sera, ecco che alle 18.50 cade in estasi. Nuovamente il fenomeno del sole che si muove in cielo accompagna la visione.
La Madonna le dice: “Prega per i peccatori più ostinati che fanno soffrire il mio Cuore perché non pensano alla morte. Prega pure per il Santo Padre che passa momenti brutti: da tutti è maltrattato e molti attentano alla sua vita. Io lo proteggerò ed egli non uscirà dal Vaticano. La pace non tarderà, ma al mio Cuore preme quella pace mondiale nella quale tutti si amino come fratelli. Solo così il papa avrà meno da soffrire”.
Questo messaggio è molto significativo poiché la Vergine si presenta con due colombi scuri tra le mani, con le teste rivolte in opposte direzioni, simbolo di quella divisione tra gli sposi cui solo la Madonna sa porre rimedio, accogliendo tra le Sue mani la famiglia stessa per ridonarle amore e unità. E’ da questa immagine che trasse l’ispirazione il pittore Galizzi per realizzare il quadro della Regina della Famiglia che oggi è l’icona per antonomasia della Madonna delle Ghiaie, con il caratteristico abito rosso e manto verde.
Ma torniamo al messaggio. Maria invita Adelaide, come già fatto in precedenza, a pregare per i peccatori. Ma soprattutto per il Papa, alla cui vita molti attentano. Questo risponde a verità storica: in quei giorni avrebbe dovuto essere attuato il piano – ordito da Hitler – di sequestrare e deportare in Germania Pio XII e il collegio cardinalizio, premessa di un delirante disegno di distruzione della religione cristiana per sostituirla con una nuova religione nazista ispirata al culto del Führer, che si sarebbe così sostituito al Cristo Salvatore. Questo progetto folle e diabolico mostra perché nella figura e opera di Hitler non si fa fatica a scorgere una prefigurazione della impostura antichistica che caratterizzerà i tempi dell’Anticristo, secondo quanto rivela l’Apocalisse. Comunque, il progetto non andò in porto poiché il generale Wolff, incaricato del sequestro, svelò i piani allo stesso Pio XII, esortandolo a stare riparato in Vaticano. E sappiamo come proprio nel maggio 1944 si compirono le vicende che furono decisive per la liberazione di Roma, all’inizio del mese successivo.
Ancora in guerra, la Madonna chiarisce subito come l’obiettivo del suo Cuore non sia una tregua provvisoria, ma la vera pace, quella che dura perché fondata sull’armonia degli uomini con Dio e tra di loro.

11^ apparizione, lunedì 29 maggio “Gli ammalati che vogliono guarire debbono avere maggior fiducia e santificare la loro sofferenza se vogliono guadagnare il Paradiso. Se non faranno questo, non avranno premio e saranno severamente castigati. Spero che tutti quelli che conosceranno la mia parola faranno ogni sforzo per meritarsi il Paradiso. Quelli che soffriranno senza lamento otterranno da me e dal Figlio mio qualunque cosa chiederanno. Prega molto per coloro che hanno l’anima ammalata: il mio Figlio Gesù è morto sulla croce per salvarli. Molti non capiscono queste mie parole e per questo io soffro”.
Il messaggio del 29 maggio è una vera e propria catechesi sulla sofferenza. Ogni dolore ha senso solo se offerto a Gesù, cioè santificato, elevato come offerta e preghiera al Cielo. Sembrano parole dure, pensando ai malati che affrontano prove spesso terribili. Ma appaiono di altro sapore se pensiamo che la vera malattia è quella dell’anima, come dice la Madonna, quindi tutti noi siamo compresi negli ammalati cui Ella si rivolge. E tutti noi siamo chiamati a santificare ogni sofferenza e dolore – non solo fisica, ma anche e soprattutto spirituale – se vogliamo ottenere la guarigione dell’anima, che solo Gesù può dare. Siamo davvero chiamati in causa direttamente: “spero che tutti quelli che conosceranno la mia parola faranno ogni sforzo per meritarsi il Paradiso”. Ecco, le parole di Maria sono rivolte a noi, a me e a voi che ascoltate in questo momento. E’ l’invito più serio che ci possa essere rivolto dalla Madre celeste: a fare ogni sforzo per guadagnarsi il Cielo, il Paradiso.
Come iniziare questo cammino di guarigione? Anzitutto cercando di non lamentarsi: qui non si parla del lamento causato dal dolore fisico, ma da quel continuo lamentarsi con cui molti accusano il Cielo di ogni difficoltà o problema si trovino ad affrontare, incolpando Dio di quanto non va secondo gli umani progetti, chiedendo conto al Signore della propria vita e del Suo operato, novelli Giobbe pronti a un rapporto di sfida e inimicizia nei confronti del Creatore. Ecco che Maria ci invita a dire basta a tutto questo, recuperando quei sentimenti di fiducia e abbandono filiali con i quali potremo ottenere “qualunque cosa” chiederemo a Gesù e a Maria, abbracciando totalmente la volontà di Gesù su di noi.

12^ apparizione, martedì 30 maggio “Cara bambina, sei tutta mia; ma, pur essendo cara al mio Cuore, domani ti lascerò in questa valle di pianto e di dolore. Mi rivedrai nell’ora della tua morte e, avvolta nel mio manto, ti porterò in Cielo. Con te prenderò pure quelli che ti comprendono e soffrono”.
Con questo messaggio Maria prepara Adelaide al momento del saluto, della separazione, fino a quando si rivedranno in Cielo. E’ un giorno particolare, questo: a don Cortesi, che nel pomeriggio la interrogava dicendo: “Che c’entri tu? La Madonna poteva anche comparire ad un altro. Ci sono tante bambine anche più buone di te…”, Adelaide ha replicato: “La Madonna è apparsa a me perché sono povera”. Con che semplicità la bambina riconosce che non ha merito alcuno per la grazia che il Cielo le ha concesso, ma semplicemente gode della predilezione che Maria riserva ai Suoi poveri, come già mostrato per Bernadette e i pastorelli di Fatima! Ed ecco che, poche ore dopo, la Madonna conferma questa sua semplicità dicendole “Sei tutta mia”. Da queste poche parole emerge tutta la tenerezza della Madonna, pronta a confermare il suo amore per questa piccola bambina che presto sarà sola in una valle di lacrime e di dolore. Maria conferma ancora una volta che Adelaide avrà molto a soffrire – le invidie, le incomprensioni, la lontananza dalla famiglia, le pressioni psicologiche che la spingeranno a ritrattare, l’allontanamento dall’ordine religioso – ma al tempo stesso conferma la grande promessa del Cielo, del Paradiso.

13^ e ultima apparizione, giovedì 31 maggio “Cara figliolina, mi spiace doverti lasciare, ma la mia ora è passata. Non sgomentarti se per un po’ non mi vedrai. Pensa a quello che ti ho detto: nell’ora della tua morte verrò ancora. In questa valle di dolori sarai una piccola martire. Non scoraggiarti: desidero presto il mio trionfo. Prega per il Papa e digli che faccia presto, perché voglio essere premurosa per tutti in questo luogo. Qualunque cosa mi si chiederà la intercederò presso mio Figlio. Sarò la tua ricompensa e il tuo martirio sarà degno. Queste mie parole ti saranno di conforto nella prova. Sopporta tutto con pazienza, ché verrai con me in Paradiso. Quelli che volontariamente ti faranno soffrire non verranno in Paradiso se prima non avranno riparato e si saranno pentiti profondamente. Sta’ allegra, ché ci vedremo ancora, piccola martire.
E’ la sera dell’ultimo incontro terreno tra Maria e Adelaide. Il messaggio è di una ricchezza straordinaria. Ricordata ad Adelaide, la “piccola martire”, la vita di sofferenza che la attende, le rinnova la promessa del Paradiso. E le ricorda la potenza della preghiera di intercessione per i peccatori, ribadendo la grandezza della Divina Misericordia che è pronta a spalancare le porte del Regno per quanti invochino Gesù Misericordioso anche in punto di morte.
All’apparizione hanno presenziato da 350.000 a 500.000 persone, accorse in quella piccola frazione per sentire, tramite Adelaide, la parola della Madonna. Terminata l’estasi, è diffusa la consapevolezza che il termine delle visioni coincida con l’inizio di una grande avventura spirituale, legata al rinnovamento del cuore e alla guarigione dell’anima di quanti, da quel giorno in poi, cercheranno di vivere i messaggi della Regina della Famiglia.

GHIAIE, UN MESSAGGIO PER L’OGGI
Come proseguirono le vicende legate al riconoscimento delle apparizioni? Dopo il biglietto del 15 settembre 1945, sconfessato da un altro del 12 luglio 1946, nel maggio 1947 Adelaide negherà le apparizioni nel corso della audizione di fronte alla commissione diocesana, probabilmente per l’eccessiva pressione da parte di quanti non volevano dare credito ai suo racconti. Si giunse così al decreto del 30 aprile 1948 che lascia però il caso aperto. E’ infatti mons. Bernareggi a indicare la formula “Non consta che…” invece di “Costa che non…”, aggiungendo poi: “Con questo non intendiamo escludere che la Madonna, fiduciosamente invocata da quanti in buona fede la ritenevano apparsa a Ghiaie, possa aver concesso grazie speciali e non ordinarie guarigioni, premiando in tal modo la loro devozione verso di lei”. La fiducia che mons. Bernareggi nutrì nei confronti di Adelaide si ricava dal fatto che fu lui a permetterle di vestire l’abito delle religiose Sacramentine. E fu pure lui, nel proprio testamento spirituale, a lasciar scritto di volere che il suo decreto fosse “sottoposto al giudizio del Santo Padre”, cosa che però non accadrà.

A tutto questo si aggiunge una dichiarazione notarile resa spontaneamente da Adelaide Roncalli il 20 febbraio 1989 nella quale la donna – ormai sposata e madre di due figlie – si dichiara “assolutamente convinta di avere avuto le apparizioni della Madonna a Ghiaie di Bonate dal 13 maggio 1944 al 31 maggio 1944”.  Aggiungendo: “Le vicende da me dolorosamente vissute da allora le offro a Dio e alla legittima Autorità della Chiesa, alla quale sola appartiene di riconoscere o no quanto in tranquilla coscienza e in sicuro possesso delle mie facoltà mentali ritengo essere verità.”

Di fronte a tutto questo, qual è il nostro compito? Direi duplice. Da una parte, ricordarsi dell’invito di Maria rivolto a quanti hanno ascoltato la sua parola – quindi anche noi! – a fare ogni sforzo per guadagnare il Paradiso, cioè impegnarsi quotidianamente per vivere i messaggi e gli insegnamenti di Maria sulla unità della famiglia, la preghiera, la penitenza, la santificazione del dolore. Dall’altra, facciamo memoria delle parole dette ad Adelaide nell’ultima apparizione: “prega il Papa perché faccia presto”, cioè uniamoci anche noi a questa preghiera perché si possa presto riconoscere il valore di questa “traccia” che Maria ha voluto lasciare nel mondo, tra gli uomini, per condurli più facilmente a Gesù, rivolgendo un pensiero particolare per la famiglia, vertice della creazione di Dio. Alla Regina della Famiglia ci rivolgiamo dunque anche noi, facendo nostra la preghiera di Giovanni Paolo II:

Dio, dal quale proviene ogni paternità in cielo e in terra,
Padre, che sei Amore e Vita,
fa’ che ogni famiglia umana sulla terra diventi,
mediante il tuo Figlio, Gesù Cristo, « nato da Donna »,
e mediante lo Spirito Santo, sorgente di divina carità,
un vero santuario della vita e dell’amore
per le generazioni che sempre si rinnovano.
Fa’ che la tua grazia guidi i pensieri e le pene dei coniugi
verso il bene delle loro famiglie e di tutte le famiglie del mondo.
Fa’ che le giovani generazioni trovino nella famiglia un forte sostegno
per la loro umanità e la loro crescita nella verità e nell’amore.
Fa’ che l’amore, rafforzato dalla grazia del sacramento del matrimonio,
si dimostri più forte di ogni debolezza e di ogni crisi,
attraverso le quali, a volte, passano le nostre famiglie.
Fa’ infine, te lo chiediamo per intercessione della Sacra Famiglia di Nazareth,
che la Chiesa in mezzo a tutte le nazioni della terra possa
compiere fruttuosamente la sua missione nella famiglia e mediante la famiglia.
Tu che sei la Vita, la Verità e l’Amore, nell’unità del Figlio e dello Spirito Santo

Publié dans Apparizioni mariane e santuari, Diego Manetti, Ghiaie di Bonate | Pas de Commentaires »

Inginocchiarsi è pregare

Posté par atempodiblog le 18 avril 2013

Inginocchiarsi è pregare dans Apparizioni mariane e santuari Adorazione-eucaristica

Passano quattro sere da quando la Madonna fece visita a Mariette, la veggente usciva ogni sera in giardino a pregare, nell’attesa fiduciosa di rivedere la Bella Signora.
Finalmente la quinta sera, lunedì 20 febbraio, eccola puntuale all’appuntamento con la sua piccola veggente. I testimoni sono pochissimi, otto in tutto, e qualcuno non crede nemmeno nelle apparizioni, ma alla vista della preghiera di Mariette e da ciò che succede ci crederà. E c’è, poi, il fatto di sentirsi spinti a inginocchiarsi senza volerlo e senza neppure averlo pensato, senza accorgersene.
Notiamo che il gesto dell’inginocchiarsi è un motivo costante nello scenario delle apparizioni. La Madonna non lo dice espressamente, ma lo fa sentire nei veggenti e negli astanti. E’ il gesto dell’umiltà, dell’adorazione, è il primo gesto da compiere per cominciare a credere. Davanti a Dio e alla Vergine Santa prima ci si inginocchia e poi si può interrogare. Prima si manifesta a Dio la condizione della propria limitatezza e la condizione del proprio limite di creatura davanti al creatore. Poi si può discutere se sarà poi ancora il caso, prima si comincia ad accogliere l’amore di Dio e della nostra Madre Santissima e poi ci si può chiedere se ne varrà ancora la pena, se Dio esiste oppure no. Ma nella chiesa sta scomparendo sempre di più questo atteggiamento. Alcuni liturgisti dicono che il vero atteggiamento è lo stare in piedi perché è sconveniente che un figlio si inginocchi davanti a suo padre. Però questo Padre è anche Dio e la Madonna non lo ha mai dimenticato e ci insegna a inginocchiarci perché questo gesto è già di per sé una preghiera anche se non fosse seguito da parole.

Padre Angelo Maria Tentori – Sorriso tra gli abeti. La Vergine dei Poveri di Banneux

Divisore dans San Francesco di Sales

Inoltre Freccia dans Viaggi & Vacanze Inginocchiarsi è ADORARE

Publié dans Apparizioni mariane e santuari, Banneux, Fede, morale e teologia, Libri, Padre Angelo Maria Tentori, Preghiere, Stile di vita | Pas de Commentaires »

Il ‘fenomeno’ delle Apparizioni mariane

Posté par atempodiblog le 17 janvier 2013

Il ‘fenomeno’ delle Apparizioni mariane
Le Apparizioni della Madonna si presentano come un segno di Dio per il nostro tempo, una parola profetica a noi rivolta per mezzo di Maria, madre dell’umanità.
di Giuseppe Daminelli
Tratto dal: mensile mariano Madre di Dio – Ed. San Paolo

Il ‘fenomeno’ delle Apparizioni mariane  dans Apparizioni mariane e santuari mariaaiutocristiani

Il ‘fenomeno’ delle Apparizioni mariane è quanto mai vasto, sia in senso temporale che spaziale. Esso percorre tutte le epoche storiche della Chiesa, a cominciare dalla prima Apparizione a noi nota: quella di Maria a San Gregorio Taumaturgo (+ 270) per istruirlo intorno ai misteri della fede, secondo il racconto di San Gregorio Nisseno (cfr. PG 46, 909-913).
Una concentrazione di Apparizioni mariane si localizza nell’Europa Occidentale durante l’Ottocento e il Novecento: sono almeno le 7 Apparizioni approvate dal magistero episcopale o papale che rievocano località ormai note come Centri di fede e di pellegrinaggio: Rue du Bac a Parigi (1830), La Salette (1846), Lourdes (1858), Pontmain (1871), Fatima (1917), Beauraing (1932-1933), Banneux (1933).
Se si prendono in esame le 232 presunte Apparizioni che costellano il secolo che si è appena chiuso, il campo di riferimento si allarga smisuratamente e tocca aree culturali diverse da quella europea.
L’intensificarsi delle Apparizioni di Maria nell’età contemporanea, mentre è accettato dalla maggioranza dei credenti con semplicità, talvolta con credulità, diventa problematico per altri ambienti più critici e attenti al quadro globale della rivelazione. Molti si meravigliano di queste Apparizioni; e si chiedono: « Non potrebbe il Signore della Chiesa stesso rivelare la sua volontà? ».
Alcuni teologi hanno tentato una risposta a questi interrogativi, del tipo: « Chi si meraviglia in questo modo non ha capito chi è veramente Maria. Ella è il prototipo della Chiesa, la Chiesa nella sua forma più pura, la Chiesa come dovrebbe essere o, come dovrebbe cercare d’essere. Ella è ora ‘a disposizione’ del Figlio, per mostrare ai Cristiani ciò che la Chiesa è in realtà, o dovrebbe essere » (cfr. Hans Urs von Balthasr).

bernadettasoubirous dans Apparizioni mariane e santuari
Lamberto Lombardi: L’Apparizione della Vergine Immacolata a Bernadetta Soubirous, alla Grotta di Massabielle.

Apparizioni e funzione storico-salvifica di Maria

Al riguardo, il termine « rivelazione privata » non è molto felice. Esso è giustificato se si considera che, oltre alla Parola di Dio del Nuovo Testamento, non c’è da aspettarsi per il mondo nessuna rivelazione del Dio Uno e Trino. Ma l’abbiamo compresa nella sua profondità e pienezza? Non abbiamo bisogno sempre di nuove spiegazioni per capire ciò che in essa è contenuto in profondità di grazia, ma anche in richiesta di grazia? In che misura ne siamo assorbiti?
Il Cristianesimo, come il Giudaismo, è la religione della Parola. Nelle teofanie la manifestazione sensibile è al servizio della Parola. L’importante non è il fatto di vedere la divinità, ma quello di ascoltare la sua Parola… Questo prevalere dell’ascoltare sul vedere è uno dei caratteri essenziali della rivelazione biblica.
Il Nuovo Testamento insiste su questo principio: siamo nel regime dell’ascolto della Parola e non della visione: « Beati piuttosto quelli che ascoltano la Parola e la mettono in pratica » (Lc 11, 28). « Beati quelli che pur non vedendo, crederanno » (Gv 20, 29).Le Apparizioni si spiegano a motivo della triplice base della funzione storico-salvifica cui Dio ha chiamato Maria, della spiritualità di servizio che la caratterizza, del nostro bisogno permanente di esegesi vitale della Parola da parte di Colei che personifica la « Chiesa immacolata ».
Non è solo il passato a spiegare i segni di una più assidua presenza di Maria nel nostro tempo. Le mariafanie illuminano il passato, in quanto attualizzano il Vangelo e ne mettono in rilievo alcuni dati importanti. In ognuna di esse Maria non appare un assoluto, né esprime una maternità captativa: al contrario, richiama alle esigenze evangeliche [preghiera-penitenza], suscita il senso della solidarietà umana [« …non c’è chi preghi e si sacrifichi per loro »], conduce ai Sacramenti [« …voglio una Cappella »].

pianuradimedjugorje
Vicka, una dei presunti ‘Veggenti’ di Medjugorie, in una foto degli ultimi Anni ’80.

Sollecitudine materna di Maria verso il mondo

Le Apparizioni mariane non vogliono né possono sostituire i lineamenti biblici di Maria: la fondamentale « mariafania » è contenuta negli scritti del Nuovo Testamento; tuttavia, le Apparizioni sono interventi che manifestano la sollecitudine materna di Maria verso il mondo. Non è un personaggio del tempo passato, ma una persona viva che si interessa dei suoi figli e li guida verso il Cristo. Non un esempio da copiare, ma una presenza; o meglio, un esempio dinamico che aiuta nella concretizzazione della risposta cristiana.
Anzi, alla luce biblica dei corpi risorti (1Cor 15, 40-49), le Apparizioni di Maria sono incontri con la sua persona pneumatizzata, con il suo corpo glorificato, che pur appartenendo ad una dimensione extra-spazio-temporale realizza in modo misterioso ma profondo una comunione personale con il Veggente e, tramite questi, con i suoi figli ancora peregrinanti.
Poiché il messaggio della Vergine ai suoi diversi Veggenti comporta generalmente una proiezione sul futuro con toni apocalittici, le Apparizioni non possono comprendersi fuori dalla prospettiva dell’avvenire della Chiesa e del mondo.
I ripetuti inviti alla conversione, come prerequisito per la pace nel mondo o per il trionfo del Cuore immacolato di Maria [ vedi Fatima], indicano nella Vergine la ‘donna’ dell’Apocalisse (cfr. 12, 1) che scende in lizza nella Chiesa contro il ‘drago’, simbolo delle forze attuali disgregatrici della società e del cosmo. Così Maria diviene l’estremo tentativo intriso di maternità che Dio compie per provocare il ritorno al Vangelo della salvezza, impedire il folle cataclisma e ispirare fiducia nelle sue promesse.
La presenza carismatica di Maria nel nostro tempo non dipende dagli studi mariologici, ma dal libero disegno di Dio, che si manifesta in modo « femminile e materno » per unificare il mondo in Cristo mediante il richiamo irresistibile della Madre.

apparizionidifatima
Le  Apparizioni di Fatima e la profezia della conversione della Russia – Fatima, « Domus Pacis ».

Il Signore, con il suo Spirito di verità e di comunione, può liberare noi e la Chiesa dalla vana credulità che corre verso i « segni e prodigi », dimenticando lo statuto di fede adulta richiesta dal Vangelo. E nello stesso tempo, egli ci preserva dalla fredda chiusura agli interventi di Dio nella storia mediante  Maria, che mirano a convertire i cuori, sostenere la speranza, preparare la  Chiesa agli impegni futuri.
Dobbiamo infatti convincerci che l’armonia del piano divino richiede la presenza di Maria in tutti gli avventi del Cristo sul mondo. « Pertanto – afferma la Redemptoris Materla Chiesa, in tutta la sua vita, mantiene con la Madre di Dio un legame che abbraccia nel mistero salvifico il passato, il presente e il futuro… » (RM 47).
Ogni Apparizione mariana, che si presenta con i caratteri dell’autenticità, non fa che esprimere e rafforzare tale intimo legame e permettere alla Vergine di meglio esercitare la sua missione a favore dell’umanità: « Maria, l’eccelsa figlia di Sion, aiuta tutti i suoi figli – dovunque e comunque essi vivano – a trovare in Cristo la via verso la casa del Padre » (RM 47).

Publié dans Apparizioni mariane e santuari | Pas de Commentaires »

Sotto il segno di Maria

Posté par atempodiblog le 24 septembre 2012

Le apparizioni mariane dei tempi moderni
Dal Montfort a Medjugorje, una sintetica presentazione delle principali apparizioni di Maria e del loro significato. Viviamo un’epoca di tremenda lotta, scatenata dalle forze del male contro la Chiesa. E Maria combatte.
di Padre Livio Fanzaga
Fonte: Il Timone febbraio 2008
Tratto da: Armi di Salvezza

Sotto il segno di Maria dans Anticristo Apparizioni-mariane

Per comprendere il significato delle apparizioni mariane degli ultimi due secoli, che si sono succedute in Europa, ravvivando in modo straordinario la fede, è necessario fare riferimento alla figura di san Luigi Maria Grignion di Montfort (1673-1716), uno dei più grandi apostoli mariani di tutti i tempi. Quando il santo bretone scrisse il suo Trattato della Vera Devozione, presumibilmente nell’eremo di Saint-Eloi, nell’autunno del 1712, nessuno poteva prevedere l’eccezionale influsso che questo libretto avrebbe esercitato fino ai nostri giorni.

Il manoscritto, dimenticato in un baule, è stato ritrovato nel 1842 e pubblicato nel 1843. Fu un caso o un disegno della divina Provvidenza? Per chi vede la storia nella luce della fede non vi è dubbio che il capolavoro del Montfort sia stato pubblicato nel momento giusto, quando era incominciata a spuntare l’alba di quei “tempi di Maria” che egli aveva profetizzato. È stato Jean Guitton (1901-1999), filosofo e accademico di Francia, a far notare che l’opera aveva incominciato a diffondersi pressoché in concomitanza con l’apparizione della Madonna a Rue de Bac, a Parigi (1830), dando inizio così a quel ciclo di apparizioni che caratterizzano la fase più recente della storia della Chiesa.

Secondo questa interpretazione, l’apparizione della Madonna della Medaglia miracolosa rappresenta l’inizio di un tempo particolare, quello che per il Montfort è caratterizzato dalla lotta senza quartiere fra Maria e i suoi umili servi da una parte, e Satana e i suoi seguaci dall’altra: «Il potere di Maria su tutti i demoni risplenderà in modo particolare negli ultimi tempi, quando Satana insidierà il calcagno di Lei e cioè gli umili servi e figli ch’ella susciterà per muovergli guerra» (Trattato della vera devozione, 54). «Gli ultimi tempi» per il Montfort non sono necessariamente quelli che precedono immediatamente la venuta di Gesù Cristo nella gloria come Giudice del mondo.

Si tratta piuttosto di un periodo storico caratterizzato dallo scatenamento del Mysterium iniquitatis, al quale Dio risponde inviando Maria in soccorso della Chiesa. Il Montfort vedeva questi tempi profilarsi all’orizzonte e lui stesso, senza forse rendersene conto, li stava preparando con la sua mirabile opera.

Dopo l’apparizione a Rue de Bac, a Parigi, le apparizioni mariane si susseguono durante l’intero secolo XIX sulla terra di Francia. Prima La Salette (1846), poi Lourdes (1858) e infine Pontmain (1871) e Pellevoisin (1876). Si tratta di apparizioni che hanno avuto una straordinaria risonanza ecclesiale, ben oltre i confini francesi. Durante il secolo XX la “strategia” di Maria si è allargata ad altri Paesi del continente europeo, manifestando una premura particolare della Madre di Dio per quelle nazioni di antica cristianità, che corrono il pericolo di smarrire le radici della fede.

La prima apparizione di quello che viene chiamato “il secolo infernale” ha luogo a Fatima (1917) e la sua importanza è tale da rappresentare una grandiosa profezia che illumina il cammino della Chiesa e dell’umanità fino ai nostri giorni. Le apparizioni di Banneux (1932) e Beauring (1933) precedono la grande carneficina della seconda guerra mondiale e testimoniano la volontà della Madonna di essere presente nei momenti più bui della storia umana. Nella seconda parte del secolo, contrassegnata da trasformazioni profonde e dense di pericoli, che coinvolgono anche la Chiesa, la Madonna è più che mai presente con le sue apparizioni ad Amsterdam (1945), a Roma (Tre Fontane, 1947) e con la lacrimazione di Siracusa (1953).

Qui si fa allusione solo alle manifestazioni in ambito europeo, che hanno ricevuto un’esplicita approvazione ecclesiastica. In realtà, le apparizioni mariane degne di considerazione sono assai più numerose e ormai coinvolgono anche gli altri continenti. AI riguardo, il fenomeno di maggior impatto ecclesiale è senza dubbio quello rappresentato da Medjugorje (1981) dove, da oltre un quarto di secolo, accorrono pellegrini da ogni parte. Si tratta di apparizioni che sono ancora sotto il giudizio della Chiesa, ma che hanno fatto della parrocchia di quel villaggio della Bosnia Erzegovina uno dei santuari mariani più frequentati del mondo.

Ci si interroga giustamente sulla ragione di questa “epifania mariana” degli ultimi due secoli e ci si chiede se si possa intravedere, nella molteplicità degli interventi di Maria, un piano divino di salvezza che si va realizzando. A questo riguardo, va tenuto presente qual è il compito che l’Onnipotente ha assegnato alla Madre di Dio nella fase ultima della storia della salvezza. Maria, Assunta in cielo e Regina del cielo e della terra, esercita la sua missione di Madre della Chiesa e dell’umanità. Le apparizioni fanno parte della sua sollecitudine materna in obbedienza ai disegni di misericordia dell’Altissimo. A partire da Rue de Bac in poi, le apparizioni mariane manifestano una precisa strategia divina, in risposta all’attacco furioso dell’impero delle tenebre nei Paesi di antica cristianità.

Siamo infatti negli anni in cui l’illuminismo, con il culto della dea ragione, pretende di sostituire la fede dei popoli del continente europeo e i movimenti politici che ne sono derivati perseguitano la Chiesa, dando origine alla grande stagione dei martiri. Incomincia ad affermarsi e a diffondersi quel «rifiuto di Cristo» (l’espressione è di Giovanni Paolo Il in Memoria e identità, p. 120, Rizzoli 2006) che, a partire dalla Francia, si diffonde in tutto l’Occidente. È sintomatico che nel segreto de La Salette la Madonna faccia per la prima volta esplicitamente riferimento alla figura misteriosa dell’Anticristo.

Nel secolo XX, dopo l’«inutile strage» della prima guerra mondiale, si affermano le «ideologie del male» (ancora in Memoria e identità, p. 15), in particolare il comunismo e il nazismo, dopo le quali si va affermando un «nuovo totalitarismo, subdolamente celato sotto le apparenze della democrazia» (ibid., p. 63). Le «correnti dell’antievangelizzazione» imperversano con la furia di un uragano fino ai giorni nostri. Non solo la fede è rifiutata, ma vengono colpite «le basi stesse della morale umana, coinvolgendo la famiglia e propagandando il permissivismo morale: i divorzi, l’amore libero, l’aborto, l’anticoncezione, la lotta contro la vita nella fase iniziale come in quella del tramonto, la sua manipolazione. Questo programma opera con enormi mezzi finanziari, non soltanto nelle singole nazioni, ma anche su scala mondiale» (ibid. p. 62).

Ci troviamo indubbiamente in una fase della storia in cui il mysterium iniquitatis opera con impressionante violenza, soprattutto nelle nazioni di antica evangelizzazione, con l’intento di eliminare il cristianesimo, emarginando e perseguitando la Chiesa. In questo quadro gli interventi di Maria rivelano il loro profondo significato, in quanto sono la risposta del Cielo al dilagare dell’impostura anticristica. (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 675). In questo senso la prima di esse, quella della Medaglia miracolosa, rivela profeticamente il grande combattimento escatologico in atto, con la vittoria di Maria su Satana. Infatti la Madonna appare con in mano un globo che presenta al Signore, mentre con i suoi piedi schiaccia la testa al serpente infernale. In questo modo la Madre di Dio illumina la Chiesa sull’offensiva in atto dell’impero delle tenebre e preannuncia la sua vittoria, che non potrà mancare.

Ciò che deve essere chiaro è il fatto che la Chiesa oggi è più che mai nell’occhio del ciclone anticristiano. Non sono pochi ad affermare che l’epoca della grandi persecuzioni non è affatto conclusa. La Madonna però è più che mai presente e prepara il suo esercito per la vittoria. È quanto ha autorevolmente affermato il cardinale Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per la Propagazione della Fede, inaugurando 1’8 dicembre 2007, come inviato pontificio, il 150mo anniversario delle apparizioni di Lourdes: «L’apparizione della Vergine a Lourdes – ha affermato il Prefetto – come le altre apparizioni mariane rientra nella lotta permanente, e senza esclusione di colpi, tra le forze del bene e le forze del male, cominciata all’inizio della storia umana e che proseguirà fino alla fine… Anzi, questa è ancora più accanita che ai tempi di Bernadette. Il mondo si trova terribilmente irretito nella spirale di un relativismo che vuole creare una società senza Dio». Il cardinale Dias ha poi ricordato quanto il cardinale Wojtyla disse pochi mesi prima della sua elezione alla cattedra di Pietro: «Noi siamo oggi di fronte al più grande combattimento che l’umanità abbia mai avuto. Penso che la comunità cristiana non l’abbia ancora compreso del tutto. Noi siamo oggi di fronte alla lotta finale tra la Chiesa e l’anti-chiesa, tra il Vangelo e l’antivangelo».

Parole – ha precisato il cardinale Dias – «che trent’anni dopo risuonano come profetiche, peraltro preannunciate proprio dalle apparizioni mariane insieme con la rovina spirituale di certi Paesi, l’affievolimento della fede, le difficoltà della Chiesa e l’aumento dell’azione dell’Anticristo, con i suoi tentativi di rimpiazzare Dio nella vita degli uomini… Ma proprio per questo è discesa dal cielo una Madre preoccupata per i suoi figli che vivono nel peccato, lontani da Cristo… La Madonna sta tessendo una rete di suoi figli e figlie spirituali per lanciare una forte offensiva contro le forze del maligno e per preparare la vittoria finale del suo divino Figlio Gesù Cristo… Ella dunque ci chiama anche oggi ad entrare nella sua legione, per combattere contro le forze del male. Le armi da usare in questa lotta dovranno essere la conversione del cuore, una grande devozione verso la santa Eucaristia, la recita quotidiana del santo Rosario, la preghiera costante e senza ipocrisie, l’accettazione delle sofferenze per la salvezza del mondo».

«La vittoria finale», ha concluso il cardinale Dias, «sarà di Dio. E Maria combatterà alla testa dell’armata dei suoi figli contro le forze nemiche di Satana, schiacciando la testa al serpente» (L’Osservatore Romano, 11 dicembre 2007).

Publié dans Anticristo, Apparizioni mariane e santuari, Cardinale Ivan Dias, Padre Livio Fanzaga, Rue du Bac - Medaglia Miracolosa, San Luigi Maria Grignion de Montfort | Pas de Commentaires »

Vergine dei poveri, morta la veggente

Posté par atempodiblog le 12 décembre 2011

Vergine dei poveri, morta la veggente
di Giorgio Bernardelli – Avvenire

Vergine dei poveri, morta la veggente dans Apparizioni mariane e santuari Banneux

È morta a novant’anni nella casa di riposo intitolata alla Vergine dei poveri, il titolo che la Madonna proprio a lei aveva rivelato. Mariette Beco, la veggente delle apparizioni mariane di Banneux in Belgio, si è spenta l’altro giorno nel piccolo villaggio delle Ardenne dove nell’inverno del 1933 avvenne questo evento prodigioso. Era una bambina di 11 anni, allora, Mariette.

La figlia di un minatore e la primogenita di una famiglia umile, ma nemmeno troppo devota. Eppure il 15 gennaio di quell’anno – secondo quanto la Chiesa ha ufficialmente riconosciuto nel 1949 – la Madonna scelse proprio questa ragazzina di un villaggio a 25 chilometri da Liegi per portare un messaggio di conforto a tutti i poveri e i sofferenti. Indicando alla giovane veggente anche un segno: una sorgente divenuta presto meta di pellegrinaggi da parte di migliaia di ammalati «da tutte le nazioni», come la Vergine dei poveri le aveva detto. Apparve per otto volte nell’arco di poche settimane la Madonna a Mariette Beco. Fino a quando il 2 marzo 1933 si congedò dalla piccola veggente con le parole: «Io sono la Madre del Salvatore, la Madre di Dio. Prega molto». E proprio per raccogliere questo invito già nel 1934 a Banneux nacque l’Unione internazionale di preghiere, un sodalizio spirituale che vede persone di tanti Paesi del mondo unirsi ogni sera nella recita del Rosario ala Vergine dei poveri.
A differenza di altri bambini protagonisti delle apparizioni mariane, Mariette Beco dopo quella esperienza straordinaria non scelse la vita religiosa. Si sposò, ebbe tre figli, conobbe anche parecchie difficoltà tra cui qualcuna persino nella vita spirituale. In anni recenti ha vissuto lei stessa il dolore per la morte di due sue figlie. Sofferenze che anche lei – confusa tra tutti gli altri pellegrini – andava a mettere nelle mani della Vergine dei poveri recandosi a pregare alla sorgente o alla cappella delle apparizioni nel santuario, meta ogni anno per migliaia di pellegrini tra cui anche tanti italiani. Non si sentiva affatto protagonista di questa storia, Mariette Beco: «Sono stata solo un postino incaricato di portare un messaggio – diceva di sé -. Una volta che il messaggio è arrivato il postino non ha più alcuna importanza». «Mariette ha percorso lo stesso cammino di tante persone anziane, con le loro gioie ma anche le loro difficoltà», ha commentato la sua morte l’attuale rettore del Santuario di Banneux, Léo Palm.
Del resto era stato Giovanni Paolo II – che venne pellegrino a Banneux nel 1985 e incontrò Mariette Beco – a ricordare che oggi esistono anche povertà dal volto decisamente diverso rispetto a quello dei minatori della prima metà del Novecento. Sofferenze del corpo e dello spirito che trovano sempre in Maria un’acqua che ristora. «Sono più di cinquant’anni che non solo gli ammalati, ma l’immenso popolo dei poveri si sente a casa propria a Banneux – disse Wojtyla il 21 maggio 1985 –. Vengono a cercare qui conforto, coraggio, speranza, l’unione con Dio nella loro prova. Vengono a lodare e a invocare qui la Vergine Maria, sotto l’appellativo particolare e bellissimo di nostra Signora dei poveri. Sono a ragione convinti che una tale devozione corrisponda al Vangelo e alla fede della Chiesa: se Cristo ha definito la sua missione come l’annuncio della buona novella ai poveri, come potrebbe sua Madre non essere accogliente verso i poveri?». È il messaggio di speranza che la « postina » Mariette, al termine della sua lunga vita, ci lascia ancora in eredità.

Divisore dans Banneux

Per approfondire: Freccia  Banneux: la Madonna dei poveri

Publié dans Apparizioni mariane e santuari, Banneux | Pas de Commentaires »

Maria, Madre che incoraggia

Posté par atempodiblog le 1 décembre 2011

Maria, Madre che incoraggia dans Fede, morale e teologia Maria-della-Piccola-Lourdes

Colpisce una affermazione misteriosa della Madonna a Banneux: “Credete in me ed io crederò in voi”. E’ come se la Madre volessi confidarci che, per avere fiducia in noi, ha bisogno che noi abbiamo fiducia in Lei. Infatti quale medico potrebbe aiutarci se non andassimo noi a cercarlo, esponendogli con sincerità il nostro male? Il rapporto di fiducia, così importante fra gli uomini, è fondamentale nella vita spirituale. Non vi è dubbio che la Madonna abbia fiducia in noi. Ma per svolgere il suo compito materno è necessario che noi confidiamo Lei. Maria ci invita a credere in Lei in modo tale che possa credere in noi. La sua azione materna compie miracoli in coloro che si abbandonano totalmente al suo Cuore. La sua pedagogia non è tanto quella del rimprovero e del castigo, quanto piuttosto quella dell’esortazione e dell’incoraggiamento. E’ mirabile come la Santa Vergine, nelle sue innumerevoli apparizioni, sappia sapientemente dosare il miele con l’aceto, ma nella certezza che è la medicina dell’amore a compiere i più grandi miracoli.
Maria sa che una delle armi più sottili e insidiose di satana è quella dello scoraggiamento. La via che Gesù addita ai suoi seguaci è aspra e stretta e, se sono pochi quelli che la iniziano, sono ancora di meno quelli che la percorrono fino alla meta. La conversione è una grande grazia, ma senza la perseveranza essa viene irrimediabilmente vanificata. L’io egoistico e il mondo contrastano l’azione dello Spirito e satana, una volta cacciato dal cuore, ritorna all’assalto con rinnovata malizia, ben deciso a riprendersi la preda. E’ difficile che sulla via della salvezza, specialmente quando si è ancora ai primi passi, non si rinnovino le cadute in peccati e situazioni che si credevano definitivamente alle spalle. La serpe infernale è pronta a sibilarti nella mente il dubbio che la nuova vita sia possibile. L’arma dello scoraggiamento è fra le più insidiose che il maligno mette in campo. Laddove non ha successo con la seduzione, riesce a vincere convincendoti che la santità non è alla tua portata.
La madre celeste conosce la fragilità della natura umana e non le sfuggono le nostre debolezze personali. Lei sa che sul cammino di perfezione la quasi totalità dei suoi figli sono come dei bambini molto piccoli che, prima di camminare con speditezza, non fanno che inciampare e cadere per terra. Lei segue ogni nostro passo con apprensione e, quando cadiamo, subito accorre in nostro aiuto. Non si stanca mai di rialzarci e di incoraggiarci lungo il cammino. Tollera le nostre debolezze, anche se non le approva. Maria è una madre di infinita pazienza e non chiede al figlio ammalato più di quanto non possa dare. Tuttavia ci vuole volonterosi, sempre pronti a ricominciare. La sua sapiente pedagogia usa le nostre cadute per preservarci dall’orgoglio spirituale e per custodirci nell’umiltà. Quando siamo consapevoli che senza la grazia non possiamo fare nulla e, nel medesimo tempo, che a Dio nulla è impossibile, allora incomincia a farci gustare le prime vittorie. La gioia che inonda il cuore per ogni passo avanti nel cammino spirituale, sarà piena di gratitudine ed esente dal veleno mortifero della presunzione.
Dove andò Pietro dopo il dramma sconvolgente del suo rinnegamento? Dove lo portò il cuore quando Gesù lo fissò col suo sguardo dolce e addolorato? Chi poteva accoglierlo, consolarlo e riabilitarlo nella bufera satanica della vergogna e dello scoraggiamento? Non certo gli altri apostoli, essi pure vacillanti e fuggitivi. Non è forse stato il Cuore della madre che ha accolto “la pietra” della Chiesa, lasciando che versasse le lacrime purificatrici del pentimento? Maria sa che il compito della madre non è quello di giudicare e di condannare, ma di incoraggiare e di dare speranza. Lei per ogni situazione trova sempre una via di uscita.

Tratto da: Maria, dolce Madre - Padre Livio Fanzaga

Publié dans Fede, morale e teologia, Libri, Padre Livio Fanzaga | Pas de Commentaires »

Banneux: la Madonna dei poveri

Posté par atempodiblog le 15 janvier 2011

La Vergine dei poveri di Banneux dans Apparizioni mariane e santuari La-Vergine-dei-Poveri-di-Leon-Jamin
La Vergine dei Poveri di Leon Jamin

Così l’ha più volte  descritta la piccola Mariette:

“La bella Signora, tutta splendente di luce, è giovane, molto bella e illuminata da un sorriso dolcissimo. E’ leggermente inclinata verso sinistra. E’ vestita con una lunga veste che scende sino a terra e che lascia scoperto il piede destro, sul quale risplende una rosa d’oro. Un grande e soffice velo bianco le ricopre la testa ricadendo sulle spalle. Una cintura blu, annodata semplicemente, le cinge la vita. Le mani giunte della bella Signora sono leggermente rivolte verso il basso. Sull’avambraccio destro risplende un bel rosario anch’esso bianco. Da tutta l’apparizione emana una luce vivissima, più splendente dello stesso sole. La sommità del capo è circondata da un’aureola in forma di disco da cui si dipartono dei raggi luminosi di diversa lunghezza e nettamente distinti gli uni dagli altri”.

Tratto da: Pellegrino a quattro ruote – Padre Livio Fanzaga

Publié dans Apparizioni mariane e santuari, Banneux, Libri, Padre Livio Fanzaga | Pas de Commentaires »

Medjugorje, la Regina della Pace

Posté par atempodiblog le 28 avril 2010

Medjugorje
La Regina della Pace
Pellegrinaggio a Medjugorje di Padre Livio Fanzaga
Tratto da: Radio Maria

Medjugorje, la Regina della Pace pellegrino4ruote

Un villaggio sperduto è divenuto il centro del mondo

E’ dal 1985 che mi reco più volte all’anno a Medjugorje in auto , ma in tutto questo periodo, nonostante i provvidenziali tratti autostradali degli ultimi tempi, il tragitto non ha mai perso le caratteristiche di un vero pellegrinaggio, affascinante e impegnativo nel medesimo tempo, dove la meta, che all’inizio ti sembra sia dietro l’angolo, in realtà si allontana sempre più, come un miraggio che si dissolve all’orizzonte. Quante volte con fervore e trepidazione ho incominciato questa avventura, come se fosse la prima volta? Ancora oggi, dopo oltre sessanta viaggi, per un totale di almeno centoventimila chilometri, mi accingo a partire per Medjugorje con lo spirito di un neofita. Così è per moltissime altre persone. Per quale motivo la gente non si stanca mai di ritornare a Medjugorje, nonostante la distanza e la fatica? La Regina della pace ringrazia per la risposta alla sua chiamata. Senza dubbio è lei che parla al cuore, ne sia uno cosciente o meno, ed è la sua voce che si fa strada nell’intimo, anche quando il pellegrino è un cane randagio che approda a Medjugorje senza sapere nemmeno lui il perché.

Mi sono chiesto a quale strategia si ispiri il Cielo quando sceglie i luoghi dove manifestare la grazia e la misericordia. Non si tratta certo di scelte casuali, ma accuratamente mirate, dove le caratteristiche dell’umiltà e della piccolezza balzano subito agli occhi. Gesù non veniva forse dall’oscuro villaggio di Nazareth, all’estremo limite di Israele? Agglomerati come Lourdes, La Salette, Fatima, Pontmain, Banneux e tanti altri obbediscono alla medesima logica. Non si può certo generalizzare, se pensiamo a Parigi, dove però la Madonna non ha scelto l’imponente basilica di Notre Dame, ma l’umile cappella delle figlie di San Vincenzo a Rue de Bac. La scelta di Medjugorje è stata ancora più audace e sorprendente, non solo per la sua piccolezza e oscurità, ma per la sua collocazione geografica, apparentemente situata ai margini abbandonati dell’Europa.

In quei primi anni ci fu una grande meraviglia in Occidente per il fatto che la Madonna apparisse per così tanti giorni in un paese comunista, dove la religione era a malapena tollerata nell’ambito circoscritto delle mura di una chiesa. L’Ovest e l’Est dell’Europa apparivano ed erano in realtà due mondi separati e incomunicabili. Mi ricordo il timore con cui affrontai il primo viaggio, varcando un confine che non solo geografico, ma anche ideale e spirituale. Al bivio della strada che immetteva in Medjugorje ti aspettava la “Milicija” (polizia) che ti scrutava con sospetto, controllando accuratamente il bagaglio e ogni angolo dell’automobile e chiedendoti perché mai eri andato fin laggiù, anziché fermarti negli accoglienti alberghi della costa dalmata. Ora si capisce perché la Madonna aveva scelto quel villaggio. I muri di separazione infatti sono crollati, l’Europa respira con i suoi due polmoni e alla Messa serale sacerdoti di ogni parte del mondo concelebrano, leggendo il vangelo in decine di lingue.

A Medjuorje trovi una varietà di pellegrini che invano cercheresti in altri santuari. Arrivano le schiere dei devoti delle parrocchie, con i loro pulmann variopinti, imponenti e attrezzati di ogni confort quelli occidentali, per lo più sconnessi e ansimanti quelli dei paesi dell’Est. Non dubito che la Madonna guardi questi ultimi con predilezione e non manchi di fare qualche furtivo miracolo perché giungano a destinazione. Il viaggio, che a volte dura giorni, rappresenta una opportunità per pregare insieme. Non mancano sacerdoti che informano, predicano, esortano…. fino alla sazietà. Personalmente ho sempre preferito il pellegrinaggio individuale, esponendomi però a stanchezze, colpi di sonno e inevitabili pericoli di incidente. Col mio angelo custode ho spesso litigato, per le sue, a mio avviso ingiustificate, disattenzioni e distrazioni.

I pellegrini solitari o a piccoli gruppi sono numerosi. Molti sono i giovani, che si dividono i costi di un viaggio in automobile, alternandosi alla guida. Fra loro vi è una presenza rilevante di quelli che sono lontani dalle parrocchie e persino dalla fede, ma che sono tormentati da una fame di assoluto, che invano cercano di estinguere frequentando i supermarket dell’effimero. Fa impressione, specialmente in alcuni appuntamenti dell’anno, come il Festival dei giovani (prima settimana di Agosto) o la veglia in attesa del nuovo anno, vedere così tanta gioventù col rosario in mano, quasi sempre con la luce del sorriso sul volto, perché baciata dall’amore materno di Maria. Specialmente fra i Croati non sono pochi quelli che arrivano davanti alla Chiesa dai due campanili dopo giorni di cammino a piedi. Nel 1986 riconobbi davanti alla casa della veggente Marija un noto teologo italiano, travestito da ciclista, che aveva pedalato fino Medjugorje su una bicicletta da corsa. Recentemente ho incontrato un gruppo di giovani che hanno fatto il viaggio in bicicletta, partendo da Sassuolo. Sembravano più riposati di me che avevo pigiato freni e acceleratore per diciotto ore di seguito. Erano venuti a Medjugorje spinti dalla curiosità, ma si erano già proposti di ritornarvi per una esperienza più prolungata.

Che cosa trova la gente a Medjugorje?

Chi ha frequentato Medjugorje fin dai primi anni è stato testimone di notevoli cambiamenti. All’inizio l’unico punto di riferimento era la chiesa parrocchiale con a fianco la casa canonica, non diversa dalle altre costruzioni del villaggio, che faceva anche da abitazione per i frati. Non vi erano alberghi e l’accoglienza veniva fatta nelle case private. I pulmann dei pellegrini dovevano fare la spola ogni giorno dalle località più lontane. Lo stress era notevole. La gente del posto era povera e dedita in prevalenza alla coltivazione del tabacco. D’inverno mancava spesso la luce e di conseguenza anche il riscaldamento. I servizi igenici all’interno delle abitazioni erano una rarità. Eppure i disagi venivano facilmente superati da un fervore straordinario che gli stessi abitanti, sempre discreti e misurati, comunicavano più con l’esempio che con le parole. Nei quasi quattro anni della guerra di Bosnia (1991-1994) i pericoli e i disagi si sono moltiplicati, ma l’interesse delle apparizioni non è diminuito e si è assistito a una straordinaria gara di generosità che non si è ancora esaurita.

Attualmente Medjugorje in un certo senso non è più riconoscibile rispetto alle fotografie degli anni ottanta. Pullulano pensioni, negozi, supermarket e diverse comunità religiose, di cui alcune nate dai messaggi della Madonna, vi hanno posto le loro radici, edificando non di rado vistosi edifici. Chi ha potuto ha costruito e non solo quelli del posto. Qua e là sono visibili progetti faraonici, frutto della mente esaltata di personaggi opinabili. La gente del villaggio, che, nonostante i cambiamenti nel corso dei decenni, si è conservata fedele alla Regina della pace, non vive più di agricoltura, ma di accoglienza dei pellegrini. Non vi sono altre possibilità per sfamare una famiglia. Anche i veggenti non hanno alternative. Si può toccare con mano un certo benessere, ma non manca chi afferma che “prima” si viveva meglio, perché i tempi e i ritmi del lavoro in campagna lasciavano più spazio per la preghiera e per la vita di famiglia. Ora invece bisogna dedicare la giornata per preparare i pasti e allestire le camere. La parrocchia invece ha saputo mantenere le giuste dimensioni, valorizzando gli spazi all’aperto e predisponendo dei tendoni. La Chiesa dai due campanili è rimasto tuttora il simbolo di Medjugorje, che fa sussultare il cuore, non appena lo si intravede entrando nell’agglomerato.

La bellezza di Medjugorje è il fatto che, nonostante le trasformazioni, ha conservato i tratti caratteristici e familiari di una parrocchia. I pellegrini che vi convengono da ogni parte del mondo non vi trovano nulla di particolare. Eppure respirano un clima misterioso che li avvolge e compenetra l’anima. In nessun’ altra parte del mondo ho provato ciò che sperimento ogni volta che mi reco lì. Di che cosa si tratta? La gente concordemente dà testimonianza di una presenza materna che il cuore avverte come un mare di tenerezza al quale abbandonarsi. Non mancano coloro che vanno alla ricerca di sensazioni o di segni straordinari ,oppure dei veggenti con i quali parlare e porre domande. Tutto questo però alla fine non ha nulla a che fare con la grazia di Medjugorje. La Regina della pace ha affermato che lei “qui” dà grazie speciali, in particolare quella compunzione del cuore, che è il primo passo sulla via della conversione. Ho conosciuto molta gente che ha fatto questo lungo e faticoso pellegrinaggio ed è ritornata contenta e motivata nella vita cristiana, senza aver visto nessun veggente o assistito ad alcuna apparizione.

Ciò che fa di Medjugorje un luogo unico rispetto a tutti gli altri è il fatto che la Madonna lì è presente in modo specialissimo. L’apparizione è senza dubbio una grazia straordinaria, che la Chiesa si è sempre ben guardata dal sottovalutare. I veggenti si esprimono correttamente quando affermano che lì a Medjugorje la Madonna viene ogni giorno “viva”, cioè col suo corpo glorioso, così come è in Cielo. Questa è la differenza rispetto ad altri santuari mariani, che sono pure luoghi di grazia e di benedizione. Questa presenza di Maria, che ogni pellegrino può avvertire, se ha un minimo di disposizione interiore, è ciò che caratterizza il santuario di Medjugorje e lo conserva sempre identico a se stesso, dopo così tanto tempo, nonostante le trasformazioni esterne.

Tutta la piana di Medjugorje è un tempio all’aperto

I primi anni che mi recavo a Medjugorje spendevo gran parte del mio tempo aiutando alcuni veggenti nell’accoglienza dei pellegrini. Ora invece amo camminare in mezzo ai campi col rosario in mano, contemplando il cielo e le colline intorno, fra le quali spiccano il Podbrdo e il Krizevac. Passeggiare, meditare, leggere e pregare, non solo durante la giornata, ma anche nelle ore notturne, quando gli eserciti delle stelle brillano gioiosamente nel firmamento, è quanto di meglio possa desiderare l’anima in cerca dell’Assoluto. Nelle notti di plenilunio, quando la luna imbianca il paesaggio, il pensiero corre spontaneo alle parole del Monfort, che paragona la Madonna alla luna. La sua luce, afferma, non è abbagliante come quella del sole, ma è tenue e delicata, come l’amore materno di Maria, che avvolge e accarezza l’anima, infondendo serenità e pace.

Anche Medjugorje, come i grandi santuari sorti sul posto delle apparizioni, ha i suoi luoghi santi. Tuttavia in nessuna parte del mondo le apparizioni della Madonna sono così numerose. La Regina del cielo è scesa su quella terra benedetta migliaia e migliaia di volte. Il fatto che noi ci siamo abituati non deve offuscare questo dono immenso di grazia per la nostra generazione. Tutta la grande piana di Medjugorje è uno spazio sacro perché ogni lembo di terra è stato santificato dalla presenza dell’inviata dall’Onnipotente. Indubbiamente è la collina delle prime apparizioni l’epicentro della irradiazione di Maria. E’ là che è incominciata la grande avventura in quell’afoso pomeriggio del 24 Giugno del 1981. La Madonna fece segno ai ragazzi di salire, ma essi, presi da timore e stupore, erano fuggiti. Tuttavia già al secondo giorno la gente si è fatta largo fra le spine e le rocce appuntite al seguito dei veggenti che si erano arrampicati in alto, laddove la Regina della pace li attendeva.

Nei mesi successivi le autorità comuniste aveva vietato di salire sulla montagna e la polizia presidiava i luoghi di accesso. E’ così che i ragazzi incontravano la Madonna nascosti nel folto verde della grande piana, oppure nelle case private e infine nei locali della parrocchia. Ovunque tu vada a Medjugorje puoi essere certo di trovarti su un lembo di terra santificata dal Cielo. La sensazione che si prova è quella di una vicinanza e di una sollecitudine che scuote l’anima dalle sabbie mobili della tiepidezza e della indifferenza. I dubbi e lo scetticismo di questo mondo immerso nelle tenebre spesso assediano anche il cuore dei credenti, i quali, oggi più di ieri, hanno bisogno di segni che risveglino la fede. La Madonna è venuta proprio per questo: per riaccendere il lumino fumigante della tua fede. Tutta la piana di Medjugorje (Medjugorje significa “in mezzo ai monti”) porta il segno di Maria e della sua presenza. La molteplicità delle apparizioni sono la testimonianza di un amore materno che ha le dimensioni di un oceano. Se hai la grazia di cogliere questa sovrabbondanza, della quale tu per primo sei il destinatario, tornerai a casa con una forza interiore che prima non conoscevi.

E’ la Madonna stessa che ha creato questo immenso santuario all’aperto, sul quale si affaccia il paradiso, da lei dove discende ogni giorno, non di rado accompagnata dagli angeli. In un messaggio ha affermato che lì a Medjugorje ha realizzato un “Oasi di pace”, precisando però che satana sta in agguato, aggirandosi intorno. Lo si è toccato con mano durante la guerra di Bosnia, quando i paesi vicini a Medjugorje, in particolare la città di Mostar, furono semidistrutti dai bombardamenti, mentre il villaggio di Maria è rimasto intatto e le bombe che furono scagliate contro la chiesa non sono esplose. In questa conca di pace i pellegrini si muovono come i pesci nell’acqua, senza rendersi conto di essere immersi in un mare di grazia e di luce. A Medjugorje, lo si desideri o meno, si respira la grazia, la si beve e la si mangia. Se non erigi barriere intorno al cuore, ovunque ti trovi, anche seduto al bar per prendere un caffè, sei un possibile bersaglio dei dardi d’amore che partono dal Cuore materno di Maria.

Il Podbrdo, il Krizevac, la Chiesa

Medjugorje ormai assume le dimensioni di una ridente cittadina, ma è la frazione di Biakovici ad essere il luogo privilegiato, il punto obbligato di arrivo della lunga teoria dei pellegrini. Da lì infatti provengono i sei veggenti e in quel pugno di abitazioni, in parte nuove, ma improntate a elegante sobrietà, si ritrovano tuttora , almeno in alcuni periodi dell’anno, quando i due che abitano all’estero (Ivan negli USA e Marija in Italia) vi fanno ritorno. Ma Biakovici non è solo il villaggio dei veggenti. Quell’agglomerato di case infatti è appollaiato alle pendici della collina della prime apparizioni (Podbrdo), che è il centro focale della presenza di Maria. I pellegrini a ragione la considerano una propaggine del Cielo, dove la Regina della pace ha affermato che lascerà un segno della sua presenza: sarà un segno visibile, durevole, indistruttibile, bellissimo, che viene dal Signore.

Proprio in vista di questa profezia alcuni gruppi hanno costruito nelle adiacenze dei luoghi di preghiera e di accoglienza. Sarà la visione del segno ad aprire i cuori? La Madonna al riguardo mortifica le vane curiosità e pronuncia parole di severo ammonimento: “ Anche quando sulla collina lascerò il segno che vi ho promesso, molti non crederanno. Verranno sulla collina, si inginocchieranno, ma non crederanno. E’ ora il tempo di convertirsi e di fare penitenza”. Sono affermazioni che non lasciano dubbi sull’atteggiamento con cui bisogna accingersi a salire sulla santa montagna. Senza il cuore contrito, senza il pianto sui propri peccati e senza la ferma decisione di cambiare vita invano ci si inerpica lungo quel sentiero che, nelle intenzioni di Maria, traccia un cammino spirituale di conversione e di purificazione.

Salire sulla montagna delle prime apparizioni è d’obbligo per ogni pellegrino. E’ la stessa Regina della pace che ha manifestato questo desiderio, già il primo giorno della sua venuta, quando faceva cenno ai veggenti, trattenuti da un sacro timore commisto a una gioia segreta, di avvicinarsi a lei. Questo si è verificato il giorno successivo, quando i sei ragazzi si sono inerpicati fra le pietre aguzze e le spine taglienti, aprendosi un sentiero che da allora è divenuto sempre più largo e agevole. Alla fine essi si trovarono in ginocchio intorno alla bellissima giovinetta, con meno di vent’anni, dal viso dolce e luminoso, e tuttavia regale per una splendida corona di dodici vivissime stelle che le incoronavano il capo. Diversamente da tante altre apparizioni, il vestito, un velo bianco su una lunga veste grigia, era improntato a semplicità e penitenza. Gli occhi azzurri guardavano con tenerezza materna tutti i presenti, mentre di tanto in tanto si sollevavano per abbracciare la grande pianura che si distendeva sotto di lei perdendosi all’orizzonte; e sorrideva, forse già pregustando le piogge di grazie che avrebbe riversato sui pellegrini provenienti da ogni parte del mondo.

Anche oggi di tanto in tanto la Regina della pace chiama la gente sul Podbrdo per un incontro straordinario al chiarore delle stelle, anche se di preferenza dà l’appuntamento alla Croce blu, che si trova ai piedi della collina. Non c’è dubbio che non si inganna chi, inerpicatosi sulla collina e giunto alla spianata dove la Madonna ha promesso di lasciare un segno, avverte col cuore la presenza di Maria. In quello spiazzo sacro, terra santa per eccellenza, si avverte quella pace e quell’intima gioia che sono un anticipo di paradiso sulla terra.. In ginocchio, davanti alla statua marmorea della Regina della pace, la gente apre il suo cuore e riversa in quello compassionevole di Maria tutte le sue pene, i suoi problemi e le sue speranze. La Madre di misericordia ascolta, consola, rasserena e fortifica. Si scende dal monte con le lacrime agli occhi, con l’animo leggero e con la certezza che un amore forte e fedele veglia su ogni istante della nostra vita.

La salita sulla spianata delle prime apparizioni è un cammino penitenziale. La Madonna ha voluto significare la via ardua e stretta della conversione, che richiede la rinuncia al peccato e la fatica della virtù. Mentre sali, recitando il rosario, rifletti sulla tua vita, e valuta attentamente se sei sulla giusta strada, quella che Cristo ha tracciato e sulla quale ti precede, per giungere alla salvezza.

Quando ti trovi a metà salita, vedrai sulla tua destra, ai bordi del sentiero, elevarsi un croce di legno, di color marrone scuro. Qui, è stato dato, già il 26 Giugno del 1981, il messaggio fondamentale delle apparizioni di Medjugorje. La Regina della pace non ha aspettato a manifestare quello che le stava più a cuore e, subito dopo l’incontro sulla montagna, è apparsa di nuovo alla veggente Marija che stava scendendo dal monte, precedendo tutti gli altri. La “Gospa” piangendo a dirotto, con le lacrime che le scendevano lungo la veste grigia e si dissolvevano sulla nube dove poggiava i piedi, invitava gli uomini alla riconciliazione con Dio e fra di loro: la croce, che si stagliava dietro le sue spalle, stava a indicare che è dalla croce che viene la vera pace, quella che, sgorgando dal cuore riconciliato con Dio, si diffonde nelle famiglie e fra i popoli , fino ad abbracciare l’intero mondo. Davanti a quella croce il pellegrino è chiamato a piangere sui suoi peccati e recitare l’atto di contrizione perfetta, presentando a Dio il sincero dolore per averlo offeso e il proposito di non offenderlo più per l’avvenire, impegnandosi a perseverare sulla via della salvezza e della santità.

Si può scendere dalla spianata delle prime apparizioni per un altro sentiero, che porta a un luogo particolare, detto della Croce blu: così infatti lo chiama anche la “Gospa” quando dà l’appuntamento in quel luogo per le apparizioni nella tarda serata, che hanno per protagonista il veggente Ivan. Lì infatti si trova una croce di legno, dipinta di blu ed è lì che anche oggi avvengono gli incontri dell’inviata dall’Altissimo con i pellegrini, ogni volta che lei lo decide, e dà degli specifici messaggi. Perché la Madonna abbia scelto quel luogo per incontrare il suo popolo possiamo solo ipotizzarlo. La Regina della pace ha manifestato fin dai primi giorni la sua compiacenza per la numerosa presenza della gente. Le apparizioni non sono un privilegio dei veggenti, ma sono un dono per tutti. La Madonna è felice quando la moltitudine accorre numerosa ai suoi appuntamenti. Presso la Croce blu, specialmente in determinate solennità, vi è la presenza di alcune migliaia di persone. Maria, madre premurosa e prudente, ha scelto quel posto ai piedi del Podbrdo e facilmente accessibile dalla strada, perché il maggior numero di persone, anche quelle anziane e malate, possa assieparsi intorno a lei. Senza dubbio chiunque si trovi nella grande spianata di Medjugorje e nel momento della apparizione apra il suo cuore , si trova sotto la pioggia di grazie che si effondono dal Cuore della santa Vergine. Tuttavia l’assistere all’ apparizione, specialmente per chi non ha mai avuto questo dono, è fonte di profonde e indimenticabili emozioni spirituali. Ma tutto si dissolverebbe nel nulla, se non ne seguisse un cambiamento interiore. D’altra parte quante comunioni vengono fatte, senza che la vita spirituale venga rinnovata?

A poca distanza dalla collina del Podbrdo si eleva quella un po’ più alta del Krizevac, che prende il nome da un’imponente croce di cemento che si staglia sulla cima. Fu la gente del posto a innalzarla nel 1933, anno santo della Redenzione. La Regina della pace ha spiegato in un suo messaggio che l’erezione di quella croce faceva parte del piano di Dio. Questo ci svela come lo sguardo dell’Onnipotente vigili sul cammino degli uomini e predisponga i suoi interventi nella storia, che spesso sfuggono alla nostra attenzione, con commuovente sollecitudine.

Il Krizevac nell’economia spirituale di Medjugorje rappresenta il Calvario. In nessun altro santuario mariano del mondo, dove la Via Crucis è sempre presente, essa viene evocata e sperimentata con l’austero realismo del Krizevac. Me ne resi conto di persona quando partecipai a una salita sul monte della Croce guidata dalla veggente Vicka, con la partecipazione di un folto gruppo di ex drogati della Comunità Cenacolo. Partiti nel cuore della notte, abbiamo raggiunto la cima solo a mezzogiorno, rivivendo davanti a ogni stazione, mirabilmente scolpita nel bronzo dal genio di un artista italiano, il dramma della Passione, come se il Calvario ci fosse improvvisamente divenuto contemporaneo. Salendo lungo quel sentiero impervio, fra pietre appuntite e cespugli spinosi, si comprende a quale prezzo i nostri peccati sono stati espiati e quanto sia stolto cercare di espellere la croce dalla vita cristiana.

“Dalla croce viene la salvezza” ha affermato in un suo messaggio la Regina della pace. Dal Cuore trafitto di Gesù si effondono innumerevoli grazie, non solo di conversione, ma anche di guarigione, in particolare per tutti quei malati che avranno accettato e offerto la loro sofferenza. Dopo la fatica della salita, che non pochi percorrono scalzi e incuranti delle intemperie, si giunge finalmente ai piedi della croce maestosa, che in diverse occasioni , specialmente nei primi anni delle apparizioni, è scomparsa, lasciando apparire al suo posto la figura luminosa di Maria. In questo modo la Regina della pace invitava la gente a salire sul Calvario di Medjugorje e confermava che lei è lì con noi a pregare ai piedi della croce.

Il grande apostolo di Medjugorje, Padre Slavko, servo infaticabile della Regina della pace, ha avuto la grazia di esalare il suo ultimo respiro proprio in prossimità della cima del Krizevac, prima di “nascere al Cielo”, come la stessa Regina della pace si è espressa. Egli era solito salire sul Krizevac quasi ogni giorno, in un pellegrinaggio solitario durante il quale ritemprava le sue energie spirituali. Dopo una vita spesa totalmente per la causa di Medjugorje, la “Gospa” gli concedeva la grazia di rivivere,specie nei suoi ultimi anni, la Passione di Gesù, e lo portava al Cielo proprio all’appuntamento della quattordicesima stazione, quando il soffrire volge al termine e lo sguardo si apre alla luce della Resurrezione. Il servitore buono e fedele ha ricevuto dalla Madonna stessa quell’attestato di fedeltà che gli uomini gli hanno negato. Così abbiamo compreso che i riconoscimenti che contano sono quelli che ci vengono dal Cielo, il quale è solito esprimere la sua predilezione offrendoci la possibilità di portare la croce con Gesù. Beati coloro che non se la scrolleranno dalle spalle, perché grande sarà la loro ricompensa!

Il Krizevac è testimone di due grandi manifestazioni di fede che si celebrano durante l’anno. La prima in occasione della festa della Esaltazione della santa Croce, quando i pellegrini convengono da ogni parte della Croazia e dell’Erezegovina per salire, spesso a piedi nudi, sulla montagna della croce. La seconda a conclusione del festival dei giovani, nel giorno della festa della trasfigurazione. Allora il Krizevac diviene un altare intorno al quale la gente si stringe con straordinaria devozione per partecipare alla santa Messa.

Nonostante la bellezza e lo straordinario significato che rivestono il Podbrdo e il Krizevac, è la Chiesa parrocchiale dai due campanili, che si elevano nel cielo come i due testimoni dell’Apocalisse, a rappresentare il centro spirituale di Medjugorje. Diversamente da altre apparizioni, come a Lourdes o a Fatima, qui non è sorta una cappella o un santuario che affiancasse o sostituisse la Chiesa parrocchiale. Questo è dovuto a una precisa strategia della Regina della pace, la quale ha affermato di avere scelto la Parrocchia e di volerla condurre con dei messaggi particolari. Questa catechesi parrocchiale, che ormai coinvolge le parrocchie di tutto il mondo, è iniziata nel marzo del 1984 e continua tuttora.

La ragione della scelta della parrocchia, oltre che dei sei veggenti, è da attribuire a un piano di grande portata della “Gospa”, volto a rinnovare la Chiesa intera, raccogliendola intorno a quella insostituibile fonte di grazia che è l’eucaristia. La Santa Messa è quanto sta più a cuore alla Madonna e questo lo ha dimostrato fin dai primi tempi, quando le apparizioni, per i divieti delle autorità, avvenivano nei locali della parrocchia o nella stessa Chiesa. Fu allora che la santa Messa vespertina è divenuta il momento culminante della giornata. Essa è preceduta da due rosari che preparano i cuori al momento dell’apparizione, la quale viene così spiritualmente orientata all’eucaristia, fonte e culmine della vita cristiana. Per la verità durante tutta la giornata i vari gruppi dei pellegrini celebrano le loro sante Messe nella lingua nazionale. Gli italiani in particolare (ogni mattina alle h. 11) danno vita a celebrazioni molto partecipate. Tuttavia è l’eucaristia della sera quell’appuntamento che trasforma la grande spianata intorno alla Chiesa in una piccola Pentecoste.

Ciò che tuttavia caratterizza Medjugorje e che non ha riscontri simili in altri santuari, è la straordinaria adesione dei pellegrini al sacramento della penitenza. Intorno alla Chiesa sono disposti numerosi confessionali, mentre molti altri vengono improvvisati nelle grandi occasioni. I frati francescani dell’Erzegovina si avvicendano infaticabili per assicurare il servizio della riconciliazione, mentre sacerdoti di ogni nazionalità si affiancano per soddisfare il desiderio di purificazione dei pellegrini disposti in lunghe file, ordinate e pazienti ,che sembrano esaurirsi mai.

La Madonna ha detto che a Medjugorje concede particolari grazie di conversione. Tuttavia la conversione, quando è autentica, trova la sua naturale conclusione in una sincera confessione, nella partecipazione alla comunione e nel proposito di una vita cristiana rinnovata. E’ certamente possibile arrivare a Medjugorje in stato di peccato mortale, ma sarebbe stato un pellegrinaggio inutile se non si ripartisse in grazia di Dio. La confessione ci riveste di quella grazia santificante, senza la quale saremmo come dei tralci secchi, buoni solo per il fuoco. Essa è il frutto più importante del pellegrinaggio e ci dona quella pace vera di cui la Madonna ha detto di essere la Regina. La Confessione e la Santa Messa sono dunque i punti focali del programma di Maria. Troppi cristiani lo avevano dimenticato ed è per questo che la Madonna lo ricorda senza mai stancarsi.

I frutti del pellegrinaggio a Medjugorje

Ciò che mi ha sempre colpito e persino meravigliato nei pellegrini che vanno a Medjugorje è il fatto ben accertato che nella loro grande maggioranza ritornano a casa pieni di entusiasmo. Spesso mi è accaduto di consigliare il pellegrinaggio a persone in gravi difficoltà morali e spirituali e a volte persino disperate e quasi sempre ne hanno tratto grandi benefici. Non di rado si tratta di giovani e di uomini, assai meno disponibili alle facili emozioni. Ma è soprattutto il fascino che Medjugorje esercita sui più lontani che impressiona. Persone da anni lontane dalla Chiesa, e n0n di rado critiche nei suoi confronti, scoprono in quella parrocchia sperduta i tratti di semplicità e fervore che li avvicinano alla fede e alla pratica della vita cristiana. E’ inoltre straordinario il fatto che, nonostante la fatica e la spesa del viaggio, molti non si stanchino di ritornare come cervi assetati alle sorgenti dell’acqua. Non vi è dubbio che a Medjugorje vi sia una grazia speciale che rende questo posto unico e irripetibile. Di che cosa si tratta?

Il fascino irresistibile di Medjugorje è dato dalla presenza di Maria. Sappiamo che queste apparizioni sono diverse da tutte quelle precedenti della Madonna perché sono legate alla persona del veggente e non a un luogo particolare. In questo lungo periodo la Regina della pace è apparsa in innumerevoli luoghi della terra, ovunque si siano recati i veggenti o vi abbiano dimorato. Eppure nessuno di essi è divenuto un “luogo santo”. Solo Medjugorje è la terra benedetta, il centro di irradiazione della presenza di Maria. Lei stessa in alcune occasioni ha tenuto a precisare che i messaggi lei li dà “lì”, anche se la veggente Marija, che li riceve, si trova in Italia. Ma soprattutto la Regina della pace ha affermato che a Medjugorje lei dà particolari grazie di conversione. Ogni pellegrino che entra in quell’Oasi di pace è accolto e abbracciato da una presenza invisibile ma reale. Il cuore, se è disponibile e aperto al soprannaturale, diviene un terreno dove vengono gettati a piene mani i semi della grazia, che a suo tempo daranno i loro frutti, secondo la corrispondenza di ognuno.

Il punto focale dell’esperienza che i pellegrini fanno a Medjugorje è proprio questo: la percezione di una presenza. E’ come se uno all’improvviso scoprisse che la Madonna esiste davvero e che essa è entrata nella sua vita occupandosi di lui. Tu obbietterai che un buon cristiano già crede alla Madonna e la prega nelle sue necessità. E’ vero, ma il più delle volte Dio non è presente nella nostra vita come una persona di cui sperimentiamo l’amore e la sollecitudine nel nostro vivere quotidiano. Crediamo a Dio e alla Madonna più con la mente che col cuore. A Medjugorje molti scoprono la presenza di Maria col cuore e la “sentono” come una madre che li segue con sollecitudine, avvolgendoli col suo amore. Nulla è più straordinario e sconvolgente di questa presenza che scuote i cuori e gonfia di lacrime gli occhi. Non pochi a Medjugorje piangono di commozione perché per la prima volta nella loro vita hanno sperimentato quanto Dio li ama, nonostante una vita di miserie, di lontananza e di peccati.

Si tratta di una esperienza che cambia radicalmente la vita delle persone. Sono molti in effetti a testimoniarlo. Tu credevi che Dio fosse lontano, che non si prendesse cura di te e che avesse troppe cose a cui pensare per posare gli occhi su un miserabile come te. Eri convinto di essere un poveraccio che Dio forse guardava con severità e con poca considerazione. Ma ecco che scopri che anche tu sei oggetto dell’amore di Dio, non diversamente da tutti gli altri, anche se sono più vicini a lui di te. Quanti ragazzi drogati a Medjugorje hanno riscoperto la loro dignità e un nuovo entusiasmo di fronte alla vita, dopo aver toccato gli abissi della vergogna! Avverti l’occhio compassionevole di Maria che si posa su di te, percepisci il suo sorriso che ti incoraggia e ti infonde fiducia, senti il suo cuore di madre che batte di amore “solo” per te, come se tu solo esistessi al mondo e la Madonna non avesse altro di cui occuparsi se non della tua vita. Questa esperienza straordinaria è la grazia per eccellenza di Medjugorje ed è tale da cambiare radicalmente la vita delle persone, per cui non pochi affermano che la loro vita cristiana è cominciata o ricominciata il momento dell’incontro con la Regina della pace.

Scoprendo la presenza di Maria nella tua vita scopri anche l’importanza fondamentale della preghiera. La Madonna infatti viene soprattutto per pregare con noi e per noi. Lei in un certo senso è la preghiera vivente. Il suo magistero sulla preghiera è straordinario. Si può senz’altro affermare che ogni suo messaggio è un’esortazione e un insegnamento sulla necessità di pregare. A Medjugorje però ti rendi conto che non bastano né le labbra né i gesti esterni e che la preghiera deve nascere dal cuore. In altra parole la preghiera deve diventare un’esperienza di Dio e del suo amore.

Non puoi raggiungere questo traguardo dall’oggi al domani. La Madonna ti dà dei punti di riferimento a cui essere fedele: le preghiere del mattino e della sera, il santo rosario, la santa Messa. Ti invita a punteggiare la giornata di giaculatorie, in modo da santificare ogni istante che vivi. Se sei fedele a questi impegni, anche nei momenti di aridità e di stanchezza, pian piano la preghiera zampillerà dal profondo del tuo cuore come una polla d’acqua pura che irrora la tua vita. Se all’inizio del tuo cammino spirituale, e specialmente quando sei ritornato a casa da Medjugorje, sentirai la fatica, poi, sempre più frequentemente, farai l’esperienza della gioia del pregare. La preghiera di gioia è uno dei frutti più preziosi del cammino di conversione che si inizia a Medjugorje.

La preghiera di gioia è possibile? La risposta positiva viene direttamente dalla testimonianza di tutti coloro che ne fanno l’esperienza. Tuttavia, dopo alcuni momenti di grazia che la Madonna ti fa sperimentare a Medjugorje, è normale che sopravvengono i tempi del grigiore e accidia. Medjugorje è un oasi che è difficile riportare nella vita di ogni giorno, con i problemi assillanti del lavoro, della famiglia, oltre alle distrazioni e alle seduzioni del mondo circostante. Devi perciò, una volta rientrato a casa, crearti una tua oasi interiore, e organizzare la tua giornata in modo tale che non manchino mai i tempi della preghiera. Fatica e aridità non sono necessariamente negative, perché attraverso questo passaggio ti rafforzi la volontà e la rende sempre più disponibile a Dio. Sappi che la santità non consiste nel sentimento, ma nella volontà rivolta al bene. La tua preghiera può essere altamente meritoria e gradita a Dio anche se non “senti” niente. Sarà la grazia dello Spirito Santo a donarti la gioia nel pregare, quando sarà opportuno e utile per il tuo progresso spirituale.

Con Maria e la preghiera ti si svela la bellezza e la grandezza della vita. Questo è uno dei frutti più preziosi del pellegrinaggio, che spiega perché le persone tornino a casa contente. E’ un’esperienza che coinvolge molti, ma specialmente i giovani, i quali spesso arrivano a Medjugorje in cerca di quel “qualcosa” che dia un senso alla loro vita. Si interrogano sulla loro vocazione e missione. Alcuni brancolano nel buio e provano nausea per un’esistenza vuota e senza ideali. La presenza materna di Maria è quella luce che li illumina e che apre loro nuovi orizzonti di impegno e di speranza. La Regina della pace ha detto più volte che ognuno di noi ha un grande valore nel piano di Dio, giovane o anziano che sia. Ha chiamato tutti a raccolta nel suo esercito di testimoni, affermando che lei ha bisogno di ognuno e che non può aiutarci se noi non la aiutiamo.

Allora uno capisce che la sua vita è preziosa per se stesso e per gli altri. Prende coscienza del mirabile piano divino della creazione e della redenzione e del suo posto unico e insostituibile in questo mirabile progetto. Sa che, qualunque sia la sua occupazione qui sulla terra, umile o prestigiosa, in realtà vi è un compito e una missione che il Padrone della vigna affida a ognuno ed è qui che si gioca il valore della vita e si decide del proprio destino eterno. Prima di arrivare a Medjugorje forse credevamo di essere delle rotelle insignificanti di un ingranaggio impietoso e anonimo. L’esperienza opprimente di una vita piatta e grigia generava depressione e angoscia. Quando abbiamo scoperto quanto Maria ci ama e quanto siamo preziosi nel suo piano di salvezza, che lei sta realizzando su ordine dell’Altissimo, siamo così contenti che ci metteremmo a cantare e a ballare come Davide al seguito dell’Arca. Questa, caro amico, non è esaltazione, ma felicità vera. E’ proprio così: la Madonna rende felici, ma soprattutto rende operosi. Da Medjugorje tutti ritornano apostoli. Hanno scoperto quella perla preziosa che vogliono far trovare anche agli altri.

Ritornare a Medjugorje

Perché moltissimi pellegrini ritornano a Medjugorje? Ci troviamo di fronte a un fenomeno che non si verifica in una misura analoga per altri santuari. La grande maggioranza di chi si è recato nella parrocchia di Maria, non appena possibile progetta un nuovo viaggio. Questo riguarda tutti, i più vicini come i più lontani. Alcuni vi ritornano ogni anno, o più volte all’anno. E’ come se avessero trovato lì una nuova residenza, dove trascorrere i momenti di riposo, dopo le logoranti fatiche del lavoro. Ci sono quelli che risparmiano durante l’anno per potersi godere le ferie al mare, ai monti o in campagna, ma ci sono anche quelli che fanno sacrifici per poter ritornare a Medjugorje. Non è raro il fenomeno di singoli e famiglie che vi trascorrono i periodi di vacanza, per la durata non solo di giorni, ma di settimane. Come si spiega tutto ciò?

La ragione in fondo è semplice: si ritorna a Medjugorje perché lì la Madonna è viva. Il richiamo irresistibile di Maria si fa sentire di nuovo molto presto nel cuore. Il suo progetto di istruire, guidare e fortificare nella fede la nostra generazione esige un lungo e paziente accompagnamento. Queste apparizioni sono le ultime, ha affermato la Regina della Pace, e poi non apparirà più sulla terra. Sono un evento assolutamente eccezionale che prepara la Chiesa e il mondo a superare una “crisi” che non ha precedenti nella storia dell’umanità. Questo tempo è il tempo di Maria, ma anche quello della potenza delle tenebre. La Regina della pace durante questi anni sta preparando l’esercito della testimonianza e della vittoria. Il ritorno a Medjugorje fa parte del piano di Maria perché il tempo della prova non ci trovi impreparati.

E’ però necessario che tutto questo non si risolva in un’ abitudine o in una collezione di viaggi da esibire come prova della propria fedeltà. Se ogni volta il cuore non si rinnova, si fanno chilometri sull’asfalto ma non lungo il cammino della perfezione. Ecco perché ogni salita sul Podbrdo deve essere un evento dello spirito, un desiderio di rinnovarsi interiormente e di compiere con Maria il pellegrinaggio della propria vita. Il ritorno a Medjugorje va collocato nel proprio personale cammino di santità e nello sforzo quotidiano di conversione che non deve mai cessare.

Verrà un momento in cui anche i tiepidi e gli scettici decideranno finalmente di intraprendere il santo pellegrinaggio a lungo rinviato. Non sappiamo se allora le grande agenzie di viaggi, attirate dai profitti, scenderanno in campo. Questo avverrà quando sulla montagna apparirà “il segno visibile, indistruttibile, durevole, bellissimo, che viene dal Signore”. Molti allora accorreranno sulla collina, spinti dalla curiosità. Ma sarà troppo tardi per convertirsi.

Publié dans | 2 Commentaires »

La Vergine dei poveri di Banneux

Posté par atempodiblog le 15 janvier 2010

La Vergine dei poveri di Banneux dans Apparizioni mariane e santuari La-Vergine-dei-Poveri-di-Leon-Jamin
La Vergine dei Poveri di Leon Jamin

A Benneux, la Vergine Santa riprende e sviluppa l’avvenimento di Lourdes: non solo perché appare vestita come a Lourdes e viene da quella direzione, ma anche perché ripropone la fonte dell’acqua, illuminandone il simbolo nel suo significato profondo. Al riguardo, [...] Mons. Kerkhofs, scrive: “La Madonna a Lourdes aveva aperto la sorgente, ma a Banneux si era degnata di allargarla ed estenderla a tutte le nazioni… Quella sorgente simboleggia il Salvatore Divino al quale Maria conduce: a Gesù attraverso Maria. L’azione di Maria che inizialmente si esplica come ‘maternità’ si attua poi e si completa come ‘mediazione’”.

[...] In queste apparizioni, Lei è venuta sopratutto a esortare allo spirito di povertà, di fiducia in Dio e in Lei, alla molta preghiera. Non manca l’invito al servizio, alla carità, specialmente per gli ammalati, che Lei dice di essere venuta ad allieviare nella loro sofferenza. Il tutto, sempre accompagnato da un amabile sorriso.

[...] Meraviglia, poi, quel definirsi di Maria come “Vergine dei poveri”. Un titolo completamente nuovo nella storia della Chiesa e dei santuari mariani. P. Angelo Rainero nota al riguardo che: “E’ un titolo legittimo e vero in se stesso, tanto espressivo e consolante per noi” [...].
Maria Santissima ci ricorda i valori del Vangelo, in particolare lo spirito di povertà, per poter seguire Gesù con cuore libero. Poi lo spirito di fede e la preghiera, che non deve essere ridotta, ma aumentata. Ci fa capire che Lei ci guida a Cristo, simboleggiato dalla sorgente: “Se qualcuno ha sete”, diceva Gesù, “venga a me e beva” (Gv 7,37). “Chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete” (Gv 4,14).

Padre Angelo Maria Tentori – Sorriso tra gli abeti. La Vergine dei Poveri di Banneux

Publié dans Apparizioni mariane e santuari, Banneux, Libri, Padre Angelo Maria Tentori | 3 Commentaires »