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Il Cristianesimo è un miracolo che sta accadendo ora

Posté par atempodiblog le 25 juin 2011

30 ANNI DI MEDJUGORIJE INSEGNANO: IL CRISTIANESIMO E’ UN MIRACOLO CHE STA ACCADENDO ORA (se non si capisce questo si finisce nel pelagianesimo: ridurre la fede a un proprio sforzo, a una propria introspezione o iniziativa, a un proprio percorso)
di Antonio Socci – Libero

Il Cristianesimo è un miracolo che sta accadendo ora dans Antonio Socci medjugorje

La scuola era appena finita e due adolescenti, Miriana e Ivanka, quel caldo pomeriggio del 24 giugno 1981, alle ore 17.45, stavano facendo una passeggiata fuori del paese di Bijakovici, frazione di Medjugorje, comune di Citluk, provincia di Mostar: il posto più sperduto del mondo.

Come cominciò
Dimenticato dagli uomini certamente. Ma non da Dio che ama ciò che è piccolo e insignificante.
A un certo punto Ivanka si volta verso la collina sassosa del Podbrdo: vede qualcuno lassù, a duecento metri di distanza, è una giovane ragazza, ha un bimbo piccolo in braccio.
Cosa ci fa in quel luogo desolato, pieno di vipere? Lassù non va mai nessuno. Ivanka si sofferma un attimo, vede che ha una veste lunga e un velo: “Ma quella è la Madonna!”.
Mirjana neanche si gira: “eh sì, figurati se la Madonna non ha altro da fare che venire a vedere cosa facciamo noi”. Cresciute sotto un regime comunista non avevano neanche mai sentito parlare di apparizioni come Lourdes o Fatima.
Arrivati in paese incontrano altri amici, Ivanka dice di aver visto una ragazza sulla collina sassosa, tornano su: è ancora lì. Fa cenno con la mano di avvicinarsi. Sono incantati, ma c’è anche timore.
Quel giorno non le si avvicineranno. Lo faranno il giorno successivo alla stessa ora: è una ragazza di una bellezza senza eguali. E dolcissima.
I sei ragazzi sono felici. E raccontano a tutti quello che è accaduto, ciò che hanno visto e che lei ha detto loro. Nel villaggio non si parla d’altro.
La voce corre, raggiunge i paesi vicini e pure la polizia. Il regime comunista è durissimo con i ragazzi: li arresta, li minaccia, minaccia le loro povere famiglie, ma loro non rinnegheranno mai quello che hanno visto.
Cominciano ad accadere subito segni e prodigi. Le stesse commissioni mediche e scientifiche che studiano, anche con delle macchine, ciò che si verifica durante le apparizioni riconoscono che lì c’è un mistero inspiegabile.

Un piccolo borgo nel mondo
Perché accade lì? I posti così sono prediletti dalla “bellissima ragazza” che proprio in un borgo sperduto – Nazaret – aveva vissuto. E sono dei ragazzi semplici e normali che lei sceglie per le sue missioni (apparentemente) impossibili: salvare il mondo.
Perché da quel momento iniziò una vicenda che, trent’anni dopo, possiamo definire uno dei più grandi eventi della storia della Chiesa e dell’umanità.
Ma all’inizio il mondo non se ne accorse. Come duemila anni prima. In quei giorni di giugno del 1981 di cosa parlavano i giornali?
In Italia c’era appena stato l’attentato al Papa, il referendum sull’aborto ed era scoppiato lo scandalo della P2. Dalla crisi di governo uscì il primo esecutivo laico della storia repubblicana guidato da Spadolini.
In Francia il socialista Mitterrand vinse le presidenziali e formò un governo con quattro ministri comunisti. Era una novità storica.
Intanto – mentre il Papa era ancora in ospedale – all’Est le pressioni di Mosca sulla Polonia, per cancellare Solidarnosc, si facevano ogni giorno più forti. Breznev arrivò a paventare il rischio di uno scontro nucleare.
Infatti a dicembre 1981 Solidarnosc fu schiacciata. Nessuno poteva immaginare che solo otto anni dopo l’impero comunista sarebbe crollato.
Nel frattempo in Iran – fatto fuori Bani Sadr – presero definitivamente il potere gli ayatollah che dettero fuoco alla polveriera islamica in tutto il mondo.
Come si vede dunque erano settimane di durissimo scontro fra i blocchi, fra vecchi e nuovi poteri, nazionali e planetari.
Tutti pensano che a fare la storia siano gli stati, gli eserciti, il petrolio, i cannoni, i poteri finanziari ed economici.
Perciò quel 24 e 25 giugno nessun giornale o tv del mondo poteva immaginare che nel più oscuro villaggio della Bosnia stesse accadendo un avvenimento di enorme importanza. Eppure è così.
Da trent’anni là accadono cose stupende e a milioni accorrono alla ricerca di lei, la bellissima, la dolcissima, la meraviglia dell’universo. Cosa cercano? E cosa trovano?

La storia di Silvia
Lo fa capire bene, per esempio, la storia di Silvia Buso, una giovane padovana.
L’ho incontrata il mese scorso al Palasport di Firenze: c’era una giornata di preghiera dei gruppi di Medjugorije, circa 4 mila persone.
Io feci una testimonianza su quello che era accaduto alla mia Caterina e la visita di una delle veggenti di Medjugorie.
Alla fine mi si avvicinò questa ragazza bionda, alta, atletica: “anche io” mi disse “ho avuto una grande grazia a Medjugorije”.
Di lì a poco fece lei stessa una testimonianza. Come già aveva fatto a Medjugorije nel 2010, al festival della gioventù (c’è il video anche su internet, nel sito di Radio Maria).
Silvia ha 22 anni.  Nell’autunno del 2006, a 16 anni, d’improvviso si ritrova paraplegica, inchiodata a una carrozzella: fino ad allora aveva fatto sport, nuoto, danza, aveva amici. Frequentava la terza liceo. Una vita normale.
Di colpo il buio. Le gambe non si muovevano più. E poi attacchi simil-epilettici. Una tragedia.
La sua era una famiglia cattolica, ma “la messa domenicale” racconta la ragazza “per me era perlopiù un’abitudine, non un atto d’amore”.
Anche con la malattia, partecipando il venerdì a un gruppo di preghiera, era così. Un giorno una signora del gruppo le dette una medaglietta della Madonna che la Vergine stessa aveva benedetto a Medjugorije.
Silvia la mise al collo. In aprile e maggio del 2007 si immerse nello studio per sostenere gli esami, ma si faceva portare ogni giorno al gruppo di preghiera perché solo lì trovava pace.
Il 20 giugno la sua dottoressa le dice che la settimana successiva non ci sarà perché deve accompagnare sua mamma a Medjugorije.
Silvia d’istinto le chiede di andare con lei. Arrivati, dopo la messa vengono a sapere che la sera Ivan avrebbe avuto un’apparizione straordinaria sul monte Podbrdo.
Silvia, sia pure con imbarazzo, accetta si farsi portare in braccio fin lassù: “Alle 20 arrivammo. Ho iniziato a pregare e quello per me è il primo ricordo di una preghiera fatta veramente con il cuore”.
Racconta: “Io non ho mai chiesto la mia guarigione perché mi sembrava una cosa troppo impossibile. Poco prima dell’apparizione il mio capogruppo mi disse di chiedere tutto quello che volevo alla Madonna perché lei avrebbe ascoltato tutti, sarebbe scesa dal cielo sulla terra. Allora le ho chiesto che mi desse la forza per poter accettare a 17 anni una vita in carozzina”.
Alle 22 è iniziata l’apparizione a Ivan: “io sulla mia sinistra ho visto una luce, era una luce bianca bellissima” dice Silvia.
“Finita l’apparizione non l’ho più vista, però mi sentivo chiamare da tutte le parti. Ma non ho detto niente a nessuno di ciò che mi stava accadendo. Loro mi hanno ripeso in braccio e dopo sono scivolata all’indietro per terra come svenuta.
Però non mi sono fatta niente. Io ricordo solo che mi sentivo come su un materasso morbidissimo e che c’era una voce dolcissima che mi parlava e mi calmava coccolandomi.
Dopo qualche minuto, non so quanti, ho aperto i miei occhi e a mio padre che piangeva ho detto che sentivo finalmente le gambe: papà sono guarita! Cammino!”.
Ed è stato così. “Io ricordo che c’era una mano tesa davanti a me e io nel volergliela afferrare mi sono ritrovata in piedi come se fosse la cosa più naturale. Il mattino dopo alle 4,30 sono salita sulla montagna della croce, il Kriscevaz, con le mie gambe!”.
E’ guarita così. Ma oggi Silvia dice: “La grazia più grande che Dio mi ha fatto è stata la mia conversione e quella della mia famiglia. Il sentire l’amore di Dio e della Madonna: questa è per me è la cosa più bella e importante della mia vita”.
Silvia è timida, ma molto netta: “Con la conversione è come se Dio mi avesse acceso un fuoco dentro. Certo, il fuoco va sempre alimentato con la preghiera, il rosario, con l’eucaristia, la Santa messa e l’adorazione. E tutto ciò che chiede la Madonna a Medjugorije. E questo fuoco non si spegne. Questa per me è la cosa più bella”.

Bisogna chiedersi: cosa è mai questo “sentirsi teneramente amati” per attrarre milioni e milioni di persone e cambiare radicalmente le loro vite? Solo così si può cominciare a capire cosa sta accadendo a Medjugorije.

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Benedetto XVI rinnova l’affidamento dell’Italia al cuore di Maria

Posté par atempodiblog le 27 mai 2011

Benedetto XVI rinnova l’affidamento dell’Italia al cuore di Maria auspicando “una società più giusta, matura e responsabile”
Massimiliano Menichetti – Radio Vaticana

Benedetto XVI rinnova l’affidamento dell’Italia al cuore di Maria dans Articoli di Giornali e News papabenedettoxvi

“La fede non è alienazione: sono altre le esperienze che inquinano la dignità dell’uomo e la qualità della convivenza sociale”. Così il Papa nella Basilica di Santa Maria Maggiore dove ha presieduto la recita del Santo Rosario, insieme con i vescovi italiani riuniti in Assemblea generale. Nel 150.mo dell’Unità nazionale, Benedetto XVI e la Chiesa italiana hanno affidato l’intera nazione a Maria, invocata con i titoli di Salus Populi Romani e di Mater Unitatis. Il Papa ha auspicato il superamento pregiudiziale della contrapposizione politica. Il cardinale Bagnasco, presidente della Cei, nel suo indirizzo di saluto ha parlato di necessità di “un sussulto di responsabilità” politica “da parte di tutti”.

L’affidamento a Maria che tutta si è consegnata al Padre, la difesa della vita e della famiglia, la necessità di superare le pregiudiziali contrapposizioni politiche, il dialogo tra il Nord e il Sud del Paese, l’auspicio affinché il precariato non sia la regola nel mondo del lavoro. Sono i principi richiamati dal Papa ai vescovi italiani riuniti in preghiera nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Benedetto XVI ha ribadito che l’Italia “celebrando i centocinquant’anni della sua unità politica” “può essere orgogliosa della presenza e dell’azione della Chiesa”.

« La fede, infatti, non è alienazione: sono altre le esperienze che inquinano la dignità dell’uomo e la qualità della convivenza sociale! In ogni stagione storica l’incontro con la parola sempre nuova del Vangelo è stato sorgente di civiltà, ha costruito ponti fra i popoli e ha arricchito il tessuto delle nostre città, esprimendosi nella cultura, nelle arti e, non da ultimo, nelle mille forme della carità ».

La Chiesa ha sottolineato il Papa “non persegue privilegi né intende sostituirsi alle responsabilità delle istituzioni politiche, è attenta a sostenere i diritti fondamentali dell’uomo”, rispetta la « legittima laicità dello Stato ». In questa prospettiva – ha proseguito – è il contributo alla costruzione del bene comune. Quindi il richiamo alla promozione e tutela della « vita umana in tutte le sue fasi » e il sostegno alla famiglia:

« Questa rimane, infatti, la prima realtà nella quale possono crescere persone libere e responsabili, formate a quei valori profondi che aprono alla fraternità e che consentono di affrontare anche le avversità della vita ».

E guardando al mondo del lavoro il Papa rileva le difficoltà ad accedere ad una piena e dignitosa occupazione chiedendo ogni sforzo possibile per superare il diffuso precariato:


« Mi unisco, perciò, a quanti chiedono alla politica e al mondo imprenditoriale di compiere ogni sforzo per superare il diffuso precariato lavorativo, che nei giovani compromette la serenità di un progetto di vita familiare, con grave danno per uno sviluppo autentico e armonico della società ».

Nella sintesi dell’anniversario dei 150 anni dell’unità d’Italia che “richiama ad una memoria condivisa” e alle sfide della prospettiva futura, il Papa chiede ai vescovi di incoraggiare le iniziative di formazione ispirate alla dottrina sociale della Chiesa:

« Non esitate a stimolare i fedeli laici a vincere ogni spirito di chiusura, distrazione e indifferenza, e a partecipare in prima persona alla vita pubblica. Incoraggiate le iniziative di formazione ispirate alla dottrina sociale della Chiesa, affinché chi è chiamato a responsabilità politiche e amministrative non rimanga vittima della tentazione di sfruttare la propria posizione per interessi personali o per sete di potere ».

Punto di forza – ha affermato il Pontefice – è il sostegno alla “vasta rete di aggregazioni e di associazioni che promuovono opere di carattere culturale, sociale e caritativo”. Poi guardando alla realtà nazionale ha auspicato rinnovate occasioni d’incontro, nel segno della reciprocità, tra Settentrione e Mezzogiorno:

« Aiutate il Nord a recuperare le motivazioni originarie di quel vasto movimento cooperativistico di ispirazione cristiana che è stato animatore di una cultura della solidarietà e dello sviluppo economico. Similmente, provocate il Sud a mettere in circolo, a beneficio di tutti, le risorse e le qualità di cui dispone e quei tratti di accoglienza e di ospitalità che lo caratterizzano ».

Ai vescovi ha chiesto di continuare a coltivare uno spirito di sincera e leale collaborazione con lo Stato. Ed “in una stagione, nella quale emerge con sempre maggior forza la richiesta di solidi riferimenti spirituali, sappiate porgere a tutti – ha evidenziato – ciò che è peculiare dell’esperienza cristiana: la vittoria di Dio sul male e sulla morte, quale orizzonte che getta una luce di speranza sul presente”.

Benedetto XVI ha poi posto sotto “la protezione della Mater Unitatis”, la Madre dell’Unità, “tutto il popolo italiano, perché il Signore gli conceda i doni inestimabili della pace e della fraternità e, quindi, dello sviluppo solidale”:

« Aiuti le forze politiche a vivere anche l’anniversario dell’Unità come occasione per rinsaldare il vincolo nazionale e superare ogni pregiudiziale contrapposizione: le diverse e legittime sensibilità, esperienze e prospettive possano ricomporsi in un quadro più ampio per cercare insieme ciò che veramente giova al bene del Paese ».

« L’esempio di Maria – ha concluso – apra la via a una società più giusta, matura e responsabile, capace di riscoprire i valori profondi del cuore umano”:

« La Madre di Dio incoraggi i giovani, sostenga le famiglie, conforti gli ammalati, implori su ciascuno una rinnovata effusione dello Spirito, aiutandoci a riconoscere e a seguire anche in questo tempo il Signore, che è il vero bene della vita, perché è la vita stessa ».

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Il 13 maggio

Posté par atempodiblog le 13 mai 2011

Il 13 Maggio 1917 è iniziato il piano di salvezza di Maria che continua tutt’ora, per aiutare l’umanità a ritornare a Cristo e per assicurarle un tempo di prosperità e di pace.

Il 13 maggio dans Apparizioni mariane e santuari gospay

IL 13 MAGGIO

Il tredici Maggio
alla cova da Iria
è apparsa radiosa
la Vergine Maria.

La sua promessa
di un tempo di pace
rincuora il mondo
che nella notte giace.

Il tredici Maggio
si udì uno sparo
la dove risplende
il celeste faro.

Fallì il piano
dell’infernale serpente
e di quegli infelici
che lo concepirono in mente.

La novella Giuditta
è scesa in guerra
contro il drago
che minaccia la terra.

L’esercito mite
della Vergine Maria
è il piccolo Davide
contro Golia.

La terrà diventerà
di nuovo un giardino
reso festoso
dall’amore divino.

Quando apriremo i cuori
alla pace vera
incomincerà il tempo
di eterna primavera.

Padre Livio Fanzaga

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Il fondamentalista non riluttante

Posté par atempodiblog le 15 avril 2011

De Mattei: Il Paradiso terrestre è esistito davvero

Il fondamentalista non riluttante  dans Articoli di Giornali e News profrobertodemattei

Confesso una certa curiosità mentale mentre mi avvio all’appuntamento col professor Roberto De Mattei, l’uomo che con le sue idee – professate in varie sedi e occasioni – ha vinto l’Oscar del ridicolo. Che linea tenere, che domande rivolgergli, in una parola che cosa ci si aspetta da un signore che, con tutti i distinguo, ha sostenuto tesi balzane e in ogni caso antiscientifiche, come il creazionismo, l’immutabilità delle specie, la datazione della Terra a soli 15-20 milioni di anni fa’? Se insieme al taccuino avessi con me un bel « tapirone d’oro », la questione potrebbe risolversi in pochi attimi. Ma infondo, De Mattei non è un caso umano, è un affare più complicato: un uomo solo (o quasi) che sostiene certe idee. Non basta questo per farne un eroe della resistenza ottusa? Il problema è che De Mattei non è un signore qualunque: egli è vice-presidente del Cnr, un incarico che lo pone ai vertici della struttura che in teoria dovrebbe guidare la ricerca scientifica in Italia. Ma al tempo stesso egli ha una rubrica su Radio Maria, dirige il periodico Le radici cristiane, insegna alla Nuova Università Europea che appartiene ai Legionari di Dio. Il suo ultimo libro (pubblicato da Lindau) è una rilettura molto polemica del Concilio Vaticano Il. Sguazziamo in un bel pasticcio ideologico.

Da dove nascono le sue provocazioni?
«Dalla mia coerenza. E dai miei studi. Sono stato allievo di Augusto Del Noce e Armando Saitta. Ho insegnato come associato all’Università di Cassino. Oggi ho un incarico alla Nuova Università Europea dove insegno storia moderna e storia del cristianesimo. Purtroppo sono spesso dipinto in maniera caricaturale».
Lei è vicepresidente del Cnr, un grande ente scientifico, diciamo il corrispettivo del Max Planck. Come è avvenuta la sua nomina?
«Fu la Moratti, nel 2004 Ministro dell’Istruzione, a nominarmi».
Perché scelse lei?
«Il Cnr ha anche un settore minoritario dedicato alle scienze umane. Al cui interno cadono le mie competenze».
Si è mai chiesto se ci fossero studiosi più preparati di1ei, più legittimati sotto il profilo dei titoli e delle idee?
«Ho scritto centinaia di articoli, decine di libri, partecipato a convegni internazionali».
Non ci sono echi significativi dei suoi lavori nella comunità scientifica.
«Non è questo il punto. La contestazione alla mia nomina, una vera e propria levata di scudi, si basava sul fatto che la mia cultura cattolica era negatrice di alcuni valori fondanti della democrazia occidentale. Non ho mai nascosto che la fede religiosa non sia solo una questione privata, ma vada testimoniata pubblicamente».
Ho di fronte un missionario e un martire.
«Penso che il cristianesimo non possa ridursi a una religione intimistica e individuale, ma debba proiettarsi nella vita pubblica».
E questo l’autorizza a dichiarare che lo tsunami in Giappone è stato un castigo divino?
«Parlavo a titolo personale da una radio cattolica e non in qualità di vicepresidente del Cnr. Ho svolto una riflessione sul grande mistero del male e ho detto che tutto ciò che accade ha un significato. Non si muove foglia che Dio non voglia, verità antica e perenne. Coloro che credono in Dio sanno che esiste una remunerazione, ché per i cattolici si chiama inferno. E come si legge nella dottrina di Sant’Agostino e Bossuet anche i popoli possono peccare e per questo essere puniti».
Terremoto in Giappone e all’Aquila, devastazioni, guerre, catastrofi, crisi. Per lei Dio è molto occupato in questo momento?
«Non direttamente. Se Egli permette questo male non intendo dire che sia 1′autore del male, perché altrimenti cadremmo in una visione manichea. Non esiste un Dio del male. Egli è il sommo bene capace di trarre il bene dal male. Anche dalla catastrofe giapponese».
Il Giappone è a prevalenza scintoista.
«Non ho la pretesa di conoscere la ragione per cui Dio ha permesso che ciò accadesse. Ma so che una ragione c’è».
Un’affermazione così perentoria e ilare la mette in totale contrasto con la comunità scientifica.
«Mi mette in contrasto con lo scientismo. A cominciare da Galileo, lo stesso Newton, ma poi Spallanzani, Mercalli, Pasteur, Mendel, fino a Max Planck, sono stati grandi scienziati che hanno creduto all’esistenza di Dio e non hanno trovato un contrasto tra la loro fede e la scienza».
Ma nessuno di loro si è piegato ai metodi biblici per spiegare il mondo. Per lei la Bibbia è il testo di riferimento?
«Per un cattolico non può che essere cosi. Lei sa che fin dal Concilio di Trento…».
Non vada troppo indietro. Contro l’evoluzionismo lei è un assertore del disegno divino. E le prove le ricava tutte dalla Bibbia. Un po’ poco, no?
«Per un cattolico la Sacra Scritturava letta non come libero esame razionalista, ma alla luce della tradizione e del magistero della Chiesa».
Con quali conseguenze?
«Che un cattolico deve credere, per esempio, nella storicità di quel passo della Genesi in cui si afferma che Adamo ed Eva sono la coppia originaria da cui è nato il genere umano».
Uno scienziato inorridirebbe.
«Respingo il poligenismo evoluzionista. Se un cattolico lo accettasse verrebbe a cadere l’idea di un peccato originale trasmesso da una coppia di progenitori a tutta l’umanità. La mia battaglia culturale non è solo contro il laicismo, ma si svolge soprattutto all’interno del mondo cattolico sottomesso al clima intellettuale dominante».
Insomma lei sostiene che Adamo ed Eva non sono figure simboliche ma reali?
«Il paradiso terrestre è una realtà storica non una metafora».
Non le viene il dubbio che la storia della Terra, la sua origine, si possa raccontare in maniera diversa?
«lo ripropongo una cosmologia cristiana, che fa capo alla stessa visione di Benedetto XVI».
Lei sa che la grande rivoluzione scientifica del Seicento cambia nel profondo anche la cosmologia cristiana, come può non tenerne conto?
«Mi pare più grave voler interdire la possibilità a un cattolico di esporre pubblicamente le proprie visioni cosmologiche e metafisiche».
Fino al punto di affermare che la caduta dell’Impero Romano avvenne principalmente per colpa dei gay?
«In realtà in quell’occasione io feci mio il discorso del Papa che paragonava la crisi del mondo attuale alla decadenza dell’Impero Romano. La cui caduta, secondo me, più che alle invasioni barbariche va fatta risalire al relativismo morale e culturale che lo minavano dall’interno».
E i gay?
«Un ragionamento che ho ripreso da Salviano di Marsiglia. Coevo di Sant’Agostino».
Come è stata la sua infanzia?
«Tranquilla. Sono nato e vissuto a Roma, Provengo da una famiglia cattolica. Mio padre e mio nonno erano professori universitari. Sono sposato e ho cinque figli ormai grandi».
Come reagiscono alle sue intemerate?
«Sono tutti dei buoni cattolici. Ho il loro sostegno. Certo, ricevo da fuori molti insulti, ma anche gente che mi sostiene e mi incita ad andare avanti».
Ha mai immaginato di farsi prete?
«Non ho mai avuto questa vocazione, né crisi mistiche. Sono un’eco del XXI secolo di una tradizione che viene da lontano e che è radicata nel senso comune. Quelle che espongo non sono idee originali o particolari, perché se tali fossero vivrebbero lo spazio di una bufera mediatica. Al di là della mia persona queste idee affondano nelle radici della coscienza stessa dell’Occidente».
Lei è un cattolico integralista?
«Mi piacerebbe definirmi un cattolico tout court. Ma oggi è insufficiente. Sono un cattolico senza compromessi».

di Antonio Gnoli – La Repubblica
Tratto da: Radio Maria

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La Chiesa rende visibile e presente Gesù Cristro in terra

Posté par atempodiblog le 7 avril 2011

« La storia ci dimostra che a Gesù si giunge normalmente attraverso la Chiesa ».
Benedetto XVI 

La Chiesa rende visibile e presente Gesù Cristro in terra dans Fede, morale e teologia crocer

La Chiesa rende visibile e presente Gesù Cristro in terra. Lo predica, lo testimonia e lo comunica. Chi volesse arrivare a Gesù Cristo saltando la Chiesa, non conoscerebbe il Figlio di Dio e il Redentore del mondo, ma soltanto un uomo, per quanto grande possa essere. E’ la Chiesa che ci comunica la fede in Gesù Cristo. In primo luogo quella Chiesa domestica che è la nostra famiglia, fondata sul sacramento del matrimonio, e quella pezzetto prezioso di Chiesa che è la nostra parrocchia.

Impariamo ad amare la Chiesa, pur nei suoi limiti e nelle sue debolezze umane. Dio poteva scegliere gli angeli e invece ha scelto gli uomini. Lo sguardo della fede ci fa vedere presente in essa Gesù Risorto che la anima col suo Spirito. Non critichiamo la Chiesa, specialmete i sacerdoti. Piuttosto santifichiamola con la preghiera e la nostra personale santità. Diamoci da fare per la Chiesa, aiutando nelle nostre parrocchie. Grazie di cuore a tutti quelli che servono la Chiesa attraverso Radio Maria. La Chiesa è la nostra famiglia e la nostra casa. Noi siamo fieri di appartenervi e la amiamo di cuore.

Padre Livio Fanzaga

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Giuseppe prescelto come sposo della Vergine

Posté par atempodiblog le 19 mars 2011

Giuseppe prescelto come sposo della Vergine.
Tratto da: L’Evangelo come mi è stato rivelato
Opera di Maria Valtorta.

San Giuseppe: custode fedele di Gesù e Maria dans Fede, morale e teologia 2i8g11y 

[4 settembre 1944]
Vedo una ricca sala dal bel pavimento e tende e tappeti e mobili d’intarsio. Deve ancora far parte del Tempio, perché in essa vi sono sacerdoti, fra cui Zaccaria, e molti uomini di ogni età, ossia dai venti ai cinquant’anni, su per giù. Parlano fra loro piano ma animatamente. Paiono in ansia per qualche cosa che non so. Sono tutti vestiti a festa con vesti nuove o almeno molto fresche di lavatura, come si fossero parati ad una festa. Molti si sono levati il telo che fa da copricapo, altri lo hanno ancora, specie gli anziani, mentre i giovani mostrano le loro teste nude, quali biondo scure, quali morate, alcune nerissime, una sola rosso-rame. Le capigliature sono per la maggior parte corte, ma ve ne sono di quelle lunghe sino alle spalle. Non devono conoscersi tutti fra di loro, perché si osservano curiosamente. Ma però sembrano affini, perché si capisce li prema un unico pensiero.
In un angolo vedo Giuseppe. Parla con un vecchiotto rubizzo. Giuseppe è sui trent’anni. Un bell’uomo dai capelli corti e piuttosto ricci, di un castagno morato come è la barba e i baffi che ombreggiano un bel mento e salgono verso le gote brune rosse, non olivastre come in altri bruni. Ha occhi scuri, buoni e profondi, seri molto, direi quasi un poco tristi. Ma però quando sorride, come fa ora, divengono lieti e giovanili. E’ tutto vestito di marrone chiaro, molto semplice ma molto ordinato. Entra un gruppo di giovani leviti e si dispone fra la porta e un tavolo lungo e stretto, che è presso la parete dove al centro è la porta, che resta spalancata. Solo una tenda, che pende sino a un venti centimetri da terra, resta tesa a coprire il vano. La curiosità si acuisce. E più ancora quando una mano scosta la tenda per dare il passo ad un levita, che porta fra le braccia un fascio di rami secchi, sul quale è posato delicatamente un ramo fiorito. Una leggera spuma di petali bianchi, che appena si ricordano di una sfumatura di roseo che dal centro si irradia sempre più tenue sino al sommo dei petali leggeri. Il levita posa il fascio di rami sul tavolo con delicata cura, per non ledere il miracolo di quel ramo in fiore fra tanto seccume. Un brusio va per la sala. I colli si allungano, gli sguardi si fanno più acuti come per vedere. Anche Zaccaria, coi sacerdoti, essendo più vicino al tavolo, cerca vedere. Ma non vede nulla. Giuseppe, nel suo angolo, dà appena una occhiata al fascio di rami e, quando il suo interlocutore gli dice qualcosa, fa un cenno di diniego come chi dice: «Impossibile!», e sorride. Uno squillo di tromba oltre la tenda.
Tutti si zittiscono e si dispongono in bell’ordine colla faccia verso l’uscio, che ora appare spalancato, perché anche la tenda è fatta scorrere sui suoi anelli. Contornato da altri anziani, entra il Sommo Pontefice. Tutti si inchinano profondamente. Il Pontefice va al tavolo e parla restando in piedi. «Uomini della stirpe di Davide, qui convenuti per mio bando, udite. Il Signore ha parlato, sia lode a Lui! Dalla sua Gloria un raggio è sceso e, come sole di primavera, ha dato vita ad un ramo secco, e questo ha fiorito miracolosamente mentre nessun ramo della terra è in fiore oggi, ultimo giorno dell’Encenie, mentre ancor non è sciolta la neve caduta sulle alture di Giuda ed è l’unico candore che sia fra Sion e Betania.
Dio ha parlato facendosi padre e tutore della Vergine di Davide, che non ha altro che Lui a sua tutela. Santa fanciulla, gloria del Tempio e della stirpe, ha meritato la parola di Dio per conoscere il nome dello sposo gradito all’Eterno. Ben giusto deve essere costui per esser l’eletto del Signore a tutela della Vergine a Lui cara! Per questo il nostro dolore di perderla si placa, e cessa ogni preoccupazione sul suo destino di sposa. E all’indicato da Dio affidiamo con ogni sicurezza la Vergine, sulla quale è la benedizione di Dio e la nostra. Il nome dello sposo è Giuseppe di Giacobbe betlemita, della tribù di Davide, legnaiolo a Nazareth di Galilea. Giuseppe, vieni avanti.
Il Sommo Sacerdote te lo ordina».
Molto brusio. Teste che si volgono, occhi e mani che accennano, espressioni deluse ed espressioni sollevate. Qualcuno, specie fra i vecchi, deve esser stato lieto di non avere questa sorte. Giuseppe, molto rosso e impacciato, si fa avanti. E’ ora davanti al tavolo, di fronte al Pontefice che ha salutato reverente. «Venite tutti e guardate il nome inciso sul ramo. Prenda ognuno la propria verga, per essere sicuro che non vi è frode». Gli uomini ubbidiscono. Guardano il ramo tenuto delicatamente dal Sommo Sacerdote, prendono ognuno il proprio, e chi lo spezza e chi lo conserva. Tutti guardano Giuseppe. Vi è chi guarda e tace, e chi si felicita. Il vecchiotto, col quale egli parlava prima, dice: «Te lo avevo detto, Giuseppe? Chi meno si sente sicuro è colui che vince la partita!».
Ora tutti sono passati. Il Sommo Sacerdote dà a Giuseppe il ramo in fiore, e poi gli pone la mano sulla spalla e dice: «Non è ricca, e tu lo sai, la sposa che Dio ti dona. Ma ogni virtù è in Lei. Siine sempre più degno. Non vi è fiore in Israele vago e puro al par di Lei. Uscite tutti, ora. Resti Giuseppe. E tu, Zaccaria, parente, conduci la sposa». Escono tutti, meno il Sommo Sacerdote e Giuseppe. La tenda viene ricalata sull’uscio. Giuseppe sta tutto umile presso il maestoso Sacerdote. Un silenzio, e poi questo gli dice: «Maria ha da dirti un suo voto. Tu aiuta la sua timidezza. Sii buono con la buona». «Metterò la mia virilità al suo servizio e nessun sacrificio mi peserà per Lei. Siine certo». Entra Maria con Zaccaria e Anna di Fanuel. «Vieni, Maria» dice il Pontefice. «Ecco lo sposo che Dio ti destina. E’ Giuseppe di Nazareth. Tornerai perciò alla tua città. Ora vi lascio. Dio vi dia la sua benedizione. Il Signore vi guardi e benedica, mostri a voi la sua faccia e abbia pietà di voi sempre. Rivolga a voi il suo volto e vi dia pace».
Zaccaria esce, scortando il Pontefice. Anna si felicita con lo sposo e poi esce essa pure. I due promessi sono uno di fronte all’altra. Maria, tutta rossa, sta a capo chino. Giuseppe, pure colorito, l’osserva e cerca le parole da dire per prime. Le trova finalmente e un sorriso lo illumina. Dice: «Ti saluto, Maria. Ti ho vista bambina di pochi giorni… Ero amico del padre tuo ed ho un nipote di mio fratello Alfeo che era tanto amico di tua madre. Il suo piccolo amico, perché ora non ha che diciott’anni, e quando tu non eri ancor nata egli era un affatto piccolo uomo, e pure rallegrava le tristezze della madre tua che l’amava tanto. Tu non ci conosci, perché sei venuta qui piccina. Ma a Nazareth tutti ti vogliono bene, e pensano e parlano della piccola Maria di Gioacchino, la cui nascita fu un miracolo del Signore che fece rifiorire la sterile… Ed io ricordo la sera in cui sei nata… Tutti la ricordiamo per il prodigio di una grande pioggia che salvò la campagna, e di un violento temporale nel quale i fulmini non schiantarono neppure uno stelo d’erica selvaggia, finito con un arcobaleno che più grande e vago mai più si vide. E poi… chi non ricorda la gioia di Gioacchino?
Ti palleggiava mostrandoti ai vicini… Come tu fossi un fiore venuto dal Cielo, ti ammirava e voleva tutti ti ammirassero, felice e vecchio padre che mori parlando della sua Maria così bella e buona e dalle parole piene di grazia e sapere… Aveva ragione di ammirarti e di dire che non vi è una di te più bella! E tua madre? Empiva del suo canto l’angolo in cui era la tua casa, e pareva un’allodola a primavera mentre ti portava e dopo, quando ti aveva al seno. Io ti ho fatto la culla. Una cullina tutta a intagli di rose, perché così la volle tua madre. Forse vi è ancora nella chiusa dimora… Sono vecchio io, Maria. Quando sei nata facevo i primi lavori. Lavoravo già… Chi me lo avesse detto che io ti avrei avuta a sposa! Forse sarebbero morti più lieti i tuoi, perché mi erano amici. Ho seppellito il padre tuo piangendolo con cuor sincero, perché mi era maestro buono nella vita».
Maria alza piano piano il viso, rinfrancandosi sempre più, sentendo che Giuseppe le parla così, e quando accenna alla culla sorride lievemente, e quando Giuseppe dice del padre gli tende una mano e dice: « Grazie, Giuseppe». Un « grazie timido e soave. Giuseppe prende fra le sue corte e forti mani di legnaiolo la manina di gelsomino, e la carezza con un affetto che vuole sempre più rassicurare. Forse attende altre parole. Ma Maria tace di nuovo. Allora riprende lui: «La casa, tu lo sai, è intatta, meno che nella parte che fu abbattuta per ordine consolare, per fare del viottolo via ai carriaggi di Roma. Ma la campagna, quella che t’è rimasta, perché tu sai… la malattia del padre ha consumato molto tuo avere, è un poco trascurata. Sono oltre tre primavere che gli alberi e le viti non conoscono cesoia di ortolano, e la terra è incolta e dura. Ma gli alberi che ti hanno visto piccina vi sono ancora e, se me lo permetti, io subito mi occuperò di loro». Grazie, Giuseppe. Ma tu già lavori…
«Lavorerò al tuo orto nelle prime e nelle ultime ore del giorno. Ora il tempo di luce si allunga sempre più. Per la primavera voglio sia tutto in ordine per la tua gioia. Guarda, questo è un ramo del mandorlo che sta contro casa. Ho voluto cogliere questo… – si entra per ogni dove dalla siepe rovinata, ma ora la rifarò solida e forte – ho voluto cogliere questo pensando che, se io fossi stato il prescelto – non lo speravo perché sono nazareo e ho ubbidito perché ordine di Sacerdote, non per desiderio di nozze – pensando, dicevo, che tu avresti avuto gioia ad avere un fiore del tuo giardino. Eccotelo, Maria. Con esso ti dono il mio cuore, che come esso è fiorito sino ad ora solo per il Signore, ed ora fiorisce per te, sposa mia ». Maria prende il ramo. E’ commossa e guarda Giuseppe con un viso sempre più sicuro e radioso. Si sente sicura di lui. Quando poi egli dice: «Sono nazareo», il suo volto si fa tutto luminoso, ed ella si fa coraggio. «Io pure sono tutta di Dio, Giuseppe. Non so se il Sommo Sacerdote te l’ha detto…». «Mi ha detto solo che tu sei buona e pura, e che hai da dirmi un tuo voto, e d’esser buono con te. Parla, Maria. Il tuo Giuseppe vuole farti felice in ogni tuo desiderio. Non t’amo con la carne. Ti amo con lo spirito mio, santa fanciulla che Dio mi dona! Vedi in me un padre e un fratello, oltre che uno sposo. E come a padre confidati, come a fratello affidati».
«Fin dall’infanzia mi son consacrata al Signore. So che questo non si fa in Israele. Ma io sentivo una Voce chiedermi la mia verginità in sacrificio d’amore per l’avvento del Messia. Da tanto l’attende Israele!… Non è troppo rinunciare per questo alla gioia d’esser madre!». Giuseppe la guarda fissamente come volesse leggerle nel cuore, e poi prende le due manine, che ancora hanno fra le dita il ramoscello fiorito, e dice: «Ed io unirò il mio sacrificio al tuo, e ameremo tanto con la nostra castità l’Eterno che Egli darà più presto alla terra il Salvatore, permettendoci di vedere la sua Luce splendere nel mondo. Vieni, Maria. Andiamo davanti alla sua Casa e giuriamo di amarci come gli angeli fra loro. Poi io andrò a Nazareth a preparare tutto per te, nella tua casa se ami andare in quella, altrove se vuoi altrove».
«Nella mia casa… Vi era una grotta là in fondo… Vi è ancora?». «Vi è, ma non è più tua… Ma te ne farò una ove starai fresca e quieta nelle ore più calde. La farò quanto possibile uguale. E, dimmi, chi vuoi con te?». «Nessuno. Non ho paura. La madre d’Alfeo, che sempre viene a trovarmi, mi farà compagnia un poco nel giorno, e la notte preferisco esser sola. Nulla mi può accadere di male». «E poi ora ci sono io… Quando devo venire a prenderti?». «Quando tu vuoi, Giuseppe». «Allora verrò non appena la casa è ordinata. Non toccherò nulla. Voglio tu trovi come tua madre ha lasciato. Ma voglio sia piena di sole e ben monda, per accoglierti senza tristezza. Vieni, Maria. Andiamo a dire all’Altissimo che lo benediciamo». Non vedo altro. Ma mi resta in cuore il senso di sicurezza che prova Maria…

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Le apparizioni di Nostra Signora dei Dolori a Kibeho (Rwanda)

Posté par atempodiblog le 3 mars 2011

Le apparizioni di Nostra Signora dei Dolori a Kibeho (Rwanda) dans Apparizioni mariane e santuari KIbeho

Quelle di Kibeho sono le prime apparizioni mariane avvenute in terra d’Africa che siano state ufficialmente riconosciute dall’autorità della Chiesa cattolica e sono altresì le più vicine a noi da un punto di vista cronologico, avendo avuto luogo in Rwanda dal 1981 al 1989. In questo lasso di tempo tre fanciulle del collegio di Kibeho – Alphonsine (che avrà apparizioni dal 28 novembre 1981 al 28 novembre 1989), Nathalie (dal 12 gennaio 1982 al 3 dicembre 1983) e Marie-Claire (dal 2 marzo 1982 al 15 settembre dello stesso anno) – vivono numerosissime estasi e ricevono dalla Madonna diversi messaggi che, nel loro insieme, costituiscono un mosaico di forte valenza profetica rispetto alla storia nazionale di quel Paese – che verrà insanguinato dai feroci genocidi del 1994 e del 1995, seguiti agli scontri tra le etnie Hutu e Tutsi – ma rappresentano altresì un appello alla conversione di portata universale.

Aldilà dei riferimenti ai fatti di sangue del Rwanda, non bisogna pensare che i fatti di Kibeho abbiano una valenza puramente locale. Si tratta infatti di un dono dal Cielo che intende raggiungere il mondo intero, invitando l’umanità a lasciare il peccato e a tornare a Dio, con la penitenza e la preghiera, come ben si intende dalle parole che la Vergine Addolorata, tra le lacrime, consegnò alla veggente Nathalie il 15 agosto 1982: “Il mondo va assai male, e se voi non fate nulla per pentirvi e per rinunciare ai vostri peccati, guai a voi! È proprio questo che continua a farmi male, perché io voglio liberarvi da un baratro perché voi non vi cadiate, ma voi rifiutate. Raddoppiate quindi lo zelo, figlia mia, per la preghiera in favore del mondo, affinché i peccati diminuiscano e siano perdonati a coloro che lo desiderano”.

In quello stesso giorno, la Madonna disse ad Alphonsine: “Se piango è perché voi uomini siete in uno stato così critico che io non posso più trattenere le lacrime per voi. E tutti quelli che non si curano di ascoltare il messaggio che voi trasmettete loro, che cosa aspettano? Che cosa aspettano? Non si rendono conto che il tempo si fa breve?”. Dopo questo richiamo così forte alla necessità e all’urgenza della conversione, Alphonsine ebbe una tremenda visione: fiumi di sangue, incendi, omicidi, corpi martoriati e decapitati, cadaveri orrendamente mutilati e abbandonati senza sepoltura, profezia dei terribili genocidi che avrebbero insanguinato il Rwanda pochi anni dopo.

Alla terza veggente, Marie Claire, la Vergine insegnerà, nel corso delle apparizioni, come pregare il Rosario dei Dolori in onore delle sofferenze che segnarono il cammino terreno della Madre di Gesù. La fanciulla non chiese mai il nome della Signora, né questa si rivelò con un titolo particolare, come invece aveva fatto con Alphonsine e Nathalie, presentandosi rispettivamente come Madre di Dio e Madre del Verbo. Tuttavia per la devozione al Rosario dei Dolori e per il fatto che l’ultima apparizione alla terza veggente cadde il 15 settembre 1982, giorno in cui si fa memoria della Beata Vergine Maria Addolorata, possiamo pensare che questo sia il titolo che la Vergine intese manifestare a Marie Claire: Madre dei Dolori.

E non si riferiva solo alle sofferenze della Passione di Gesù, né al dolore che al suo cuore avrebbero provocato i genocidi rwandesi, ma al dolore che Ella sentiva per i peccati del mondo, come disse a Marie Claire il 27 marzo: “Se ora vengo a Kibeho, non significa che vengo solo per Kibeho, o per la diocesi di Butare, oppure per il Rwanda o per l’Africa. Io mi rivolgo al mondo intero”.

Un estremo appello alla conversione risuona infine nel messaggio di congedo della Vergine, dato nell’ultima apparizione ad Alphonsine il 28 novembre 1989: “Figli miei, il fatto che ora vi dico addio non significa che d’ora in avanti dimentico l’Africa e il mondo intero. … Figli miei, pregate, pregate, pregate! (come non ricordare il triplice invito alla preghiera della Regina della Pace?, NdA) Seguite il Vangelo di mio Figlio e mettetelo in pratica: facendo questo, sarete certamente felici della vostra anima. … Quanto alle disgrazie che si abbattono su di voi, non siate turbati, perché nulla è più forte di Dio stesso. Figli miei, sto per dirvi arrivederci: io vi amo! Io vi amo assai! Ma guai a chi si mostrerà indifferente a questo amore che vi ho ora promesso ed espresso. Sono venuta per voi, sono venuta per voi! Perché vedevo che avevate bisogno di qualcosa”.

Accogliendo le richieste espresse dalla Vergine stessa, sul luogo delle apparizioni viene edificato il santuario dedicato a Nostra Signora dei Dolori, che verrà poi inaugurato nel 2003, dopo il riconoscimento ufficiale delle apparizioni del 2001.

di Diego Manetti – Radio Maria

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Capire la propria vocazione

Posté par atempodiblog le 2 février 2011

Capire la propria vocazione dans Discernimento vocazionale padrelivioevicka

Padre Livio: Ora vorrei toccare un problema molto sentito dai nostri giovani. Mi capita spesso di incontrarne moltissimi, anche fra quelli che partecipano alla catechesi giovanile di Radio Maria, che non riescono a capire qual è la loro vocazione, nel senso di comprendere quello che Dio vuole da loro e che cosa devono fare nella vita. Fanno fatica a vedere la strada sulla quale Dio li chiama.
Vicka: Quando un giovane prega per capire qual è la sua vocazione, se ha la mente piena dei più svariati pensieri, progetti, desideri e tante cose di questo genere, non arriverà mai a vedere la sua vocazione. Quando noi preghiamo, dobbiamo rendere libero e disponibile il cuore e dire a Dio: « Ecco, fai tu quello che vuoi e rispondimi tu nel mio cuore su quello che devo fare! ». Se io chiedo con serietà, Lui mi risponde. E’ certo che mi indica che cosa devo fare, se la via del matrimonio o del sacerdozio o della vita religiosa o altro. Oggi, noi spesso preghiamo per avere questo dono, ma nel medesimo tempo pensiamo ad altro, e allora la risposta non arriva. Noi dobbiamo prima fare chiarezza rendendoci disponibili per una decisione. Se io voglio davvero trovare la mia vocazione, devo mettere da parte tutti gli altri pensieri. Se io prego per capire la mia vocazione, ma nel medesimo tempo ho il fidanzato, di sicuro quella vocazione non arriva mai, perché tu non sei d’accordo con te stesso, non sai che cosa vuoi fare. Occorre essere pronti a scegliere per l’una cosa o per l’altra, e chiedere a Dio che ti dia questo discernimento. L’ho detto e lo ripeto: se uno chiede alla Madonna una risposta sulla scelta vocazionale che riguarda la sua vita, Lei risponde direttamente nel suo cuore riguardo alla strada che deve prendere. Da parte nostra dobbiamo essere pronti a sentire la sua voce. Lei è sempre pronta a risponderci, solo che noi dobbiamo preparare il posto e liberarci da tutte le altre voci per sentire la sua voce.

Padre Livio: Rendere libero il cuore per la chiamata di Dio, qualunque essa sia, non è uno sforzo da poco. Senza una totale disponibilità è facile scambiare i nostri desideri con la voce di Dio. Come faccio ad essere sicuro che è propriola Madonna, che è proprio Dio che mi indica questa strada?
Vicka:
Possiamo essere sicuri perché, se chiediamo a Dio, Lui ci ascolta. Quando tu preghi Dio dicendo: « Liberami da tutti i miei pensieri, da tutto ciò che disturba il mio cuore, perché io voglio ascoltare la tua voce », allora vedrai che Dio ti risponde e che la sua voce ti arriva più forte di tutte le altre. La sua è una voce che ti sveglia!
Tante volte noi aspettiamo questa risposta, ma perdiamo la pazienza, perché vogliamo tutto e subito. Tu preghi per cinque o sei giorni; ma siccome la risposta non arriva, al settimo non preghi più. Ma questo modo è sbagliato, perché, quando preghiamo, dobbiamo saper aspettare il momento di Dio con tanta pazienza. Lui ci fa attendere per provarci, ma poi dà una risposta a tutto. Io devo essere paziente, non stancarmi di chiedere la risposta e saper aspettare. Devo pregare nella maniera giusta, che è un modo per dire a Dio: « Eccomi, io desidero ascoltare tutto quello che tu vuoi dirmi. Sono pronto! » Dio è sempre con quel cuore che è pronto. Invece noi, a volte, vogliamo che Dio ci risponda subito; ma poi, quando viene il tempo che ci risponde, ecco che ci comportiamo come se non ci avesse detto niente. Questo è un giocare con Dio. Se io, quando chiedo, chiedo col cuore, la risposta arriva nel cuore proprio al momento giusto.

Padre Livio: Nei giovani, però, c’è un’altra paura. Me ne sono reso conto io, e certamente lo avrai notato anche tu che incontri tanti giovani e ti sei fatta una grande esperienza. Molti di loro hanno paura che seguire Dio sia troppo difficile, come se Dio chiedesse troppo per le loro forze.
Vicka: Questo veramente non lo dicono soltanto i giovani. Vorrei portare al riguardo un piccolo esempio. Una volta è arrivato un grosso gruppo di italiani e, come sempre, inizio con la preghiera e poi incomincio a riferire i messaggi della Madonna. Quando è il momento delle domande, ecco che un sacerdote abbastanza giovane alza la mano e prende la parola dicendomi: « Vicka, io penso che la Madonna ci chieda troppo ». Io gli rispondo « Padre, tutto quello che la Madonna chiede sono cose semplici, che già la Chiesa prescrive. Lei stessa ha detto che non è venuta per dirci cose nuove, ma per risvegliare la nostra Fede. Tutto quello che la Madonna ci raccomanda esiste già nella Chiesa; solo che bisogna pian piano cercare di viverlo. » Quel sacerdote, però, non era convinto perché, in una parrocchia grande e con tante cose da fare, non era possibile secondo lui pregare tre Rosari ogni giorno come chiede la Madonna. Io gli ho risposto che questa era la raccomandazione della Madonna e che, se lui voleva, poteva accettare; se non voleva poteva lasciarla. E così se ne è andato. Un mese dopo, però, è tornato e mi ha detto: « Vicka, ho incominciato a pregare un po’ di più ogni giorno e ho capito che tutto è possibile. Quando sono arrivato la prima volta non ero pronto e per me era troppo. Ora, invece, riesco a mettere in pratica un po’ alla volta tutto quello che la Madonna vuole ». Per tornare ai giovani, vorrei dire che oggi tantissimi giovani hanno altre cose per la testa e per questo trovano difficile seguire Dio. Ma se un giovane imposta meglio la sua vita e dà più tempo a Dio, allora lui cambia. E’ in questo modo che tutto il mondo può cambiare.

Padre Livio: Allora non è difficile seguire Gesù?
Vicka:
Per uno che non ha provato e che non ha mai fatto nulla, è difficile ed è proprio quella persona che dice che è difficile. Ma se uno ha provato e si è impegnato ad andare avanti, allora è facile. Non c’è problema.

Tratto da un’intervista a Vicka di Padre Livio Fanzaga
Fonte: Holy Queen 

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Nuovo Santuario Diocesano a Napoli

Posté par atempodiblog le 19 janvier 2011

SANTUARIO IMMACOLATA DI LOURDES – NAPOLI
Missionari Vincenziani
Gradini San Nicola da Tolentino, 12 al Corso Vittorio Emanuele (Cariati)

Nuovo Santuario Diocesano a Napoli dans Apparizioni mariane e santuari 3525a3m

Festeggiamenti in onore della Beata Vergine Maria di Lourdes

4 – 11 febbraio 2011 / 18 febbraio – 4 marzo 2011

Per approfondire le notizie sul Santuario alla Beata Vergine di Lourdes di Napoli cliccare Freccia dans Lourdes QUI

PROGRAMMA

4 febbraio venerdì Apertura delle Celebrazioni Mariane
Ore 8:30 Santo Rosario
Ore 9:00 Santa Messa alla Grotta
Ore 17:30 Santo Rosario
Ore 18:00 Concelebrazione Eucaristica presieduta da Sua Ecc. Rev.mo Mons. Antonio Di Donna, Vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi di Napoli.
Parteciperanno le comunità parrocchiali di: S. Maria del Carmine alla Concordia, S. Maria Apparente, Immacolata a Pizzofalcone.
Ore 19:00 Processione aux flambeaux

5 febbraio – sabato
Ore 8:30 Santo Rosario
Ore 9:00 Santa Messa alla Grotta
Ore 20:00 Concelebrazione Eucaristica presieduta dal Rev.mo Padre Salvatore Farì con le Comunità Neocatecumenali della Città

6 febbraio – domenica
Ore 11:00 Santa Messa
Ore 19:00 Vespri d’organo

7 febbraio – lunedì
Ore 8:30 Santo Rosario
Ore 9:00 Santa Messa alla Grotta
Ore 10:00 Omaggio floreale degli alunni dell’Istituto Monte calvario delle Figlie della Carità e riflessione guidata dal Rev.mo P. Juan Carlos Cerquera
Ore 17:30 Santo Rosario
Ore 18:00 Concelebrazione Eucaristica presieduta dal Rev.mo Decano Don Giuseppe Carmelo.
Partecipano le comunità parrocchiali di: S. Lucia a Mare, SS. Francesco e Matteo, Santa Lucia al Monte, San Marco di palazzo.
Ore 19:00 Processione aux flambeaux

8 febbraio – martedì
Ore 8:30 Santo Rosario
Ore 9:00 Santa Messa alla Grotta
Ore 17:30 Santo Rosario
Ore 18:00 Concelebrazione Eucaristica presieduta dal Rev.mo Don Michele Autuoro
Parteciperanno le comunità parrocchiali di: San Gioacchino, Medaglia Miracolosa, Sant’Anna di Palazzo, S. Maria della Mercede in S. Orsola, Concezione a Montecalvario, San Carlo alle Mortelle. Ore 19:00 Processione aux flambeaux

9 febbraio – mercoledì
Ore 8:30 Santo Rosario
Ore 9:00 Santa Messa alla Grotta
Ore 16:40 Ora di Spiritualità (Santo Rosario, Vespro e Benedizione Eucaristica) in diretta con Radio Maria, animata dalle Figlie della Carità di Napoli
Ore 19:30 Veglia di preghiera con i giovani presieduta dal Rev.mo P. Juan Carlos Cerquera

10 febbraio – giovedì
Ore 8:30 Santo Rosario
Ore 9:00 Santa Messa alla Grotta
Ore 17:30 Santo Rosario
Ore 18:00 Solenne Concelebrazione Eucaristica per gli ammalati presieduta da Sua Em. Rev.ma Card. Crescenzio Sepe, Arcivescovo Metropolita di Napoli che erigerà la Chiesa a Santuario Diocesano

11 febbraio – venerdì
Sante Messe ore 8:00 – 9:00 – 10:00 – 11:00
Ore 12:00 Supplica alla Vergine di Lourdes e Celebrazione Eucaristica presieduta dal Rev.mo P. Giuseppe Guerra, Visitatore dei Missionari Vincenziani. Benedizione dell’ambulatorio medico polispecialistico gratuito
Ore 17:30 Santo Rosario
Ore 18:00 Sublime Celebrazione Eucaristica presieduta sa Sua Ecc. Rev.ma Mons. Vincenzo Pelvi, Arcivescovo Ordinario Militare per l’Italia
Nei giorni 10 e 11 febbraio, i volontari del Sovrano Militare Ordine di Malta, aiuteranno le persone con difficoltà deambulatoria a raggiungere la grotta della Madonna.

18 febbraio – venerdì
Inizio della Quindicina
Ore 8:30  Santo Rosario
Ore 9:00 Santa Messa alla Grotta

1-2-3 marzo
Ore 8:30 Santa Rosario
Ore 9:00 Santa Messa alla Grotta
Dalle ore 9:30 alle ore 12:00 Esposizione del Santissimo Sacramento e Adorazione

4 marzo – venerdì
Chiusura delle Celebrazioni Mariane
Ore 8:30 Santo Rosario
Ore 9:00 Santa Messa alla Grotta
Ore 17:00 Santo Rosario
Ore 18:00 Celebrazione Eucaristica presieduta dal Rev.mo Don Renato De Simone e processione del Santissimo Sacramento

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Partecipi dell’ansia di salvezza di Gesù

Posté par atempodiblog le 17 janvier 2011

Partecipi dell’ansia di salvezza di Gesù: così il Papa inviando in missione 200 famiglie del Cammino Neocatecumenale
Fonte: Radio Vaticana

Partecipi dell'ansia di salvezza di Gesù dans Articoli di Giornali e News santopadreefranciscokik

“La Chiesa ha riconosciuto nel Cammino Neocatecumenale un particolare dono suscitato dallo Spirito Santo: come tale, esso tende ad inserirsi nella grande armonia del corpo ecclesiale”. Così Benedetto XVI che stamani ha ricevuto in udienza in aula Paolo VI, in Vaticano, circa 7mila membri del Cammino Neocatecumenale. Nel corso dell’incontro il Papa ha inviato 230 nuove famiglie in missione in 46 Paesi del mondo e 13 nuove “missiones ad gentes” che, composte da un presbitero e 3-4 famiglie, portano il Vangelo nelle zone più scristianizzate. Erano presenti all’udienza gli iniziatori del Cammino, Kiko Arguello e Carmen Hernandez insieme a padre Mario Pezzi e alle equipes itineranti responsabili dell’itinerario in più di 120 Nazioni.

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“Da oltre 40 anni il Cammino Neocatecumenale contribuisce a ravvivare e consolidare nelle diocesi e nelle parrocchie l’Iniziazione cristiana, favorendo una graduale e radicale riscoperta delle ricchezze del Battesimo, aiutando ad assaporare la vita divina, la vita celeste che il Signore ha inaugurato con la sua incarnazione, venendo in mezzo a noi”. Sono le parole con cui Benedetto XVI ha accolto i membri del Cammino Neocatecumenale ricevuti in udienza.
Il Papa ricorda il processo di redazione dello Statuto del Cammino che “dopo un congruo periodo di validità ‘ad experimentum’, ha avuto la sua approvazione definitiva nel giugno 2008” e “un altro passo significativo” che si è compiuto in questi giorni e cioè l’approvazione ad opera dei competenti Dicasteri della Santa Sede del “Direttorio catechetico del Cammino Neocatecumenale”:
“Con questi sigilli ecclesiali, il Signore conferma oggi e vi affida nuovamente questo strumento prezioso che è il Cammino, in modo che possiate, in filiale obbedienza alla Santa Sede e ai Pastori della Chiesa, contribuire, con nuovo slancio e ardore, alla riscoperta radicale e gioiosa del dono del Battesimo ed offrire il vostro originale contributo alla causa della nuova evangelizzazione. La Chiesa ha riconosciuto nel Cammino Neocatecumenale un particolare dono suscitato dallo Spirito Santo: come tale, esso tende naturalmente ad inserirsi nella grande armonia del Corpo ecclesiale”.
Quindi l’esortazione di Benedetto XVI “a ricercare sempre una profonda comunione con i Pastori e con tutte le componenti delle Chiese particolari e dei contesti ecclesiali, assai diversi, nei quali siete chiamati ad operare”. Benedetto XVI ricorda, infatti, che la “comunione fraterna fra i discepoli di Gesù” è la “prima e più grande testimonianza al nome di Gesù Cristo”.
Benedetto XVI si dice poi lieto di inviare nuove famiglie in missione. Nel corso dell’udienza, infatti, il Papa ha benedetto alcuni Crocefissi e li ha consegnati a 12 presbiteri e a 5 delle 230 nuove famiglie che partono per annunciare il Vangelo in 46 Paesi del mondo e che si aggiungono alle oltre 600 già inviate negli anni passati. Benedetto XVI ha anche inviato 13 nuove “missiones ad gentes” in Germania, Austria, Macedonia, Francia, Ucraina, Svezia, Ungheria e Venezuela. Queste, che si sommano alle 30 già inviate precedentemente, saranno chiamate, ricorda lo stesso Pontefice, a “realizzare una nuova presenza ecclesiale in ambienti molto secolarizzati di vari Paesi, o in luoghi nei quali il messaggio di Cristo non è ancora giunto”. Ciascuno di questi gruppi è costituita da un presbitero, accompagnato da 3 o 4 famiglie che, su richiesta di un Vescovo, riceve un mandato per evangelizzare zone scristianizzate e fare presente una comunità cristiana. Ad imitazione del primissimo modello apostolico, queste “missiones ad gentes” si riuniscono nelle case in mezzo a non-battezzati. “Possiate sempre sentire accanto a voi la presenza viva del Signore Risorto e l’accompagnamento di tanti fratelli, così come la Preghiera del Papa”, dice loro Benedetto XVI.
Il Papa saluta anche i sacerdoti presenti provenienti dai seminari “Redemptoris Mater” d’Europa e gli oltre 2mila seminaristi. “Voi – afferma – siete un segno speciale e eloquente dei frutti di bene che possono nascere dalla riscoperta della grazia del proprio Battesimo”. Un saluto anche ai catechisti itineranti e a quelli delle Comunità Neocatecumenali di Roma e del Lazio e alle “communitates in missionem”. “Avete abbandonato, per così dire, sottolinea il Pontefice, le sicurezze delle vostre comunità di origine per andare in luoghi più lontani e scomodi, accettando di essere inviati per aiutare parrocchie in difficoltà e per ricercare la pecora perduta e riportarla all’ovile di Cristo”. Il Papa li esorta, anche “nelle sofferenze o aridità” che possono sperimentare, a sentirsi uniti “alla sofferenza di Cristo sulla Croce e al suo desiderio di raggiungere tanti fratelli lontani dalla fede e dalla verità per riportarli alla casa del Padre”.
Mettendo quindi in evidenza come la missione della Chiesa non possa essere considerata una realtà facoltativa o aggiuntiva della vita ecclesiale, il Pontefice ricorda che l’annuncio del Vangelo è un impegno di tutti i cristiani come conseguenza del Battesimo:
“Cari amici, sentiamoci partecipi dell’ansia di salvezza del Signore Gesù, della missione che Egli affida a tutta la Chiesa. La Beata Vergine Maria, che ha ispirato il vostro Cammino e che vi ha dato la famiglia di Nazareth come modello delle vostre comunità, vi conceda di vivere la vostra fede in umiltà, semplicità e lode, interceda per tutti voi e vi accompagni nella vostra missione”.

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La fede insegnata ai figli

Posté par atempodiblog le 28 novembre 2010

La fede insegnata ai figli
di Padre Livio Fanzaga - Edizioni Sugarco

La fede insegnata ai figli dans Libri lafedeinsegnataaifigli

I primi anni di vita sono decisivi per quanto riguarda gli orientamenti religiosi e morali. I bambini, anche prima di raggiungere l’età della ragione, sono aperti a Dio e ascoltano la sua voce, sono aperti alla trascendenza e disponibilità all’insegnamento religioso che trova un terreno fertile nella loro mente e nei loro cuori. Essi apprendono con facilità la verità della fede e imparano volentieri a pregare. Spesso sulle loro labbra affiora quella sapienza divina che è negata ai superbi, ma è rivelata ai piccoli. Dedicarsi con amore e perseveranza all’educazione alla fede dei propri figli significa generarli una seconda volta, facendo di essi delle « nuove creature ».

Radio Maria

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Gesù, vero sostegno nella malattia

Posté par atempodiblog le 24 novembre 2010

Gesù, vero sostegno nella malattia dans Santa Faustina Kowalska gesz

21.1.38. Gesù, sarebbe veramente tremendo soffrire se non ci fossi Tu, ma proprio Tu, o Gesù disteso in croce, mi dai forza e sei sempre accanto all’anima che soffre. Le creature abbandonano l’uomo che soffre, ma Tu, Signore, sei fedele…

Capita spesso durante la malattia come con Giobbe nell’Antico Testamento. Finché uno cammina e lavora, va tutto bene e liscio, ma se Dio manda una malattia, gli amici cominciano a diminuire. Però ci sono. S’interessano dei nostri patimenti e così via; ma se Iddio ci manda una lunga malattia, poco alla volta cominciano ad abbandonarci anche questi amici fedeli. Ci vengono a visitare più di rado e spesso le loro visite ci procurano sofferenza. Invece di confortarci, ci rinfacciano varie cose che ci fanno soffrire molto e così l’anima, come Giobbe, rimane sola, ma per fortuna non è sola, dato che c’è con lei Gesù Ostia. Dopo aver assaporato le predette sofferenze ed aver passato tutta la notte nell’amarezza, quando al mattino il cappellano mi portò la santa Comunione, dovetti frenarmi con la forza della volontà, per non gridare a piena voce: « Ti saluto, vero ed unico Amico! ». La santa Comunione mi dà la forza per affrontare la sofferenza e la lotta. Voglio dire ancora una cosa che ho sperimentato io stessa. Quando Dio non manda né la morte, né la salute e questo dura degli anni, le persone attorno vi si abituano e considerano il malato come se non fosse tale. Allora incomincia la catena di un silenzioso martirio. Dio solo sa quanti sacrifici Gli offre quell’anima.

Una sera che mi sentivo così male che non sapevo come raggiungere la cella, incontrai la suora Assistente che stava dicendo ad una delle suore direttrici di andare in portineria per una commissione. Appena mi vide disse alla stessa: «Sorella, non va più lei, andrà Suor Faustina, dato che piove forte». Risposi: «Va bene». Andai e sbrigai la commissione, ma Dio solo ne sa qualcosa. Questa è soltanto una di tante frasi analoghe. Qualche volta sembra proprio che una suora del secondo coro sia di sasso, ma anch’essa è una creatura umana, ha un cuore e dei sentimenti.

In casi del genere Dio stesso viene in aiuto, altrimenti l’anima non riuscirebbe a sopportare tali croci, di cui non ho scritto ancora nulla e non ho intenzione di scriverne adesso, ma ne scriverò quando avrò l’ispirazione…

Dal Diario di Suor Faustina Kowalska. Quaderno V.
Tratto da: Radio Maria

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Riflessione sul mese di novembre

Posté par atempodiblog le 4 novembre 2010

Riflessione sul mese di novembre dans Fede, morale e teologia radiomariacroazia

Nel primo giorno del mese di novembre la Chiesa celebra la solennità di Tutti i Santi e si ricorda di tutti i suoi defunti che hanno raggiunto la loro meta: sono arrivati “in cielo”.

L’atto di fede “Credo nella risurrezione dei morti” esprime la coscienza della comunione delle Chiese, quella della terra e quella glorificata in cielo. A loro si unisce la Chiesa sofferente delle anime salvate che sono nel purgatorio, e di loro ci ricordiamo proprio nel giorno dei defunti.
La Chiesa è conscia che i suoi membri non sono solo quelli che vivono sulla terra, ma anche i defunti che sono in paradiso e in purgatorio. Tutti formano una sola Chiesa. Sulla terra la Chiesa onora coloro che sono in cielo e prega per coloro che sono in purgatorio, e queste anime pregano per noi e ci aiutano con la loro intercessione.

Questa festa ci ricorda chiaramente che siamo tutti invitati alla santità e questo vuol dire che come cristiani dobbiamo realizzare l’Amore di Dio, tendendo alla perfezione.
Gesù ci invita, nel suo Discorso sulle Beatitudini, ad essere coraggiosi e capaci di soffrire, di sopportare le ingiustizie e l’odio delle persone, perché ci sono in noi le forze divine che vincono tutto e indirizzano i nostri passi verso la sicura glorificazione in cielo. Perciò, la festa di Tutti i Santi è la festa della nostra speranza.

Nel mese di novembre  termina l’anno liturgico con la solennità di Cristo Re. Questo giorno festivo ci esorta a pensare come tutta la storia del mondo e dell’umanità tende verso le mani di colui che davanti a Pilato ha detto  “Io sono Re” e di cui san Giovanni ha detto: “Ecco viene su una nube e ognuno lo vedrà”.

Lasciamo già da oggi qualche “traccia di bene” sul nostro cammino verso l’eternità!
Che Maria, modello di santità, sia la nostra guida in questo viaggio verso l’eterna patria!

di Padre Stjepan Fridl – Radio Marija Croatia

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Halloween, ecco la verità

Posté par atempodiblog le 25 octobre 2010

«Non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre; piuttosto denunciatele»
(Lettera agli Efesini 5,11)

Halloween, ecco la verità dans Halloween No-Halloween

HALLOWEEN, ECCO LA VERITA’
Mentre le celebrazioni religiose cristiane dei defunti e dei Santi hanno lo scopo di farci meditare sulla permanenza temporanea in questo mondo e di riavvicinarci alla comunione con i defunti con lo scopo di pregare per alleviare la loro permanenza e sofferenza nel Purgatorio e di venerare i Santi (per noi esempio di come deve essere vissuto il Vangelo), halloween, al contrario, è estranea a questo contesto di preghiera ed inserisce i partecipanti in una atmosfera pagana. Molti, prendono “dimestichezza” con l’horror e le streghe in modo da non più temere tali prodotti infernali.

Intanto… “ il mio popolo perisce per mancanza di conoscenza(Osea 4,6)

Halloween, è la festa delle streghe, (così infatti è conosciuta oltreoceano) nonostante non lo i dica, è una ricorrenza esoterica (di fatto l’esoterismo è esercitare potere, in modo occulto, nei confronti di qualcuno…). Il mondo esoterico così lo definisce: è il giorno più magico dell’anno, è il capodanno di tutto il mondo esoterico; è la festa più importante dell’anno per i seguaci di satana”.

La Bibbia invece afferma: “Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l’amaro in dolce e il dolce in amaro”. (Isaia 5,20)

Genitori stiamo attenti a permettere che i nostri bambini si abituino o, ancor peggio, si educhino all’occulto.
Insegnanti informiamoci delle verità nascoste dietro alla macabra creatività, potremmo scandalizzare, a nostra e a loro insaputa, gli alunni che ci stanno davanti. Certe filastrocche
che i bambini devono imparare sono evocazioni dello spirito di morte.
Giovani e meno giovani siamo accorti a non avvinghiarci al mondo esoterico attraverso i rituali di massa che, nelle feste come quelle dedicate a halloween, ci vengono proposti.
Alcuni balli di gruppo sono rituali di iniziazione satanica.
Commercianti e venditori abbiamo il coraggio di dire no a promuovere articoli che, dietro l’apparenza della mascherata, diffondono e creano mentalità esoterica. Molti oggetti venduti tra i prodotti di consumo sono amuleti, o loro riproduzione, usati nelle pratiche di
stregoneria.
Cristiani non lasciamoci fuorviare da apparenti tradizioni e mode ma teniamo alta la
vittoria che ha sconfitto il mondo, la nostra fede (cf 1Giovanni 5,4).

Se pensiamo a case stregate, pipistrelli, gatti neri, spiriti, la luna piena, streghe, fantasmi… sono simboli usati nel mondo dell’occulto che hanno trovato posto naturale nella festa di Halloween, ma anche per il loro denominatore comune che è la paura che incutono. Ma
“Dio non ci ha dato uno spirito di paura, ma uno spirito di forza, di amore e disciplina”
(2a lettera di San Paolo a Timoteo 1,7)

Se sono un cristiano e se amo il Signore, non posso permettermi di partecipare ad una festa in cui il Signore Gesù non ha posto, anzi, che va contro la Sua volontà.

Tratto da: Radio Maria
Fonte: GENITORI CATTOLICI

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Guerra santa a Medjugorje

Posté par atempodiblog le 10 octobre 2010

L’apparizione che divide la Chiesa. Shönborn ci crede ma Roma è prudente. L’indagine di Ruini.
di Paolo Rodari - Il Foglio

Guerra santa a Medjugorje dans Cardinale Christoph Schönborn medjugore

L’ultima mossa del cardinale arcivescovo di Vienna Christoph Schonborn è del 23 settembre scorso. Incurante delle richieste di prudenza più volte espresse dalla curia romana, Schonborn ha aperto le porte della monumentale Stephansdom, la cattedrale di Santo Stefano, a due dei sei veggenti di Medjugorje: Marija Pavlovic e Ivan Dragicevic. Davanti a centinaia di fedeli, i due hanno parlato delle apparizioni, dei messaggi che la Madonna affida loro da quasi trent’anni. Poi, sull’altare antistante la tomba in marmo rosso dell’imperatore Federico III, ha preso posto lo stesso cardinale arcivescovo che si è rivolto ai due medjugorjani con queste parole: « Grazie di essere qui in mezzo a noi. Grazie per il servizio che avete reso in tutti questi anni ».
Da quasi tre decenni la battaglia su Medjugorje è aperta dentro la chiesa cattolica. Da una parte la curia romana che resiste scettica, a volte prevenuta, sempre e comunque prudente. Dall’altra diverse personalità ecclesiastiche e il popolo che in massa si riversa da ogni parte del mondo nel paesino dell’Erzegovina dove il 24 giugno del 1981 sei giovani dichiararono di aver avuto, sulla collina Crnica, nel luogo chiamato Podbrdo, un’apparizione. Videro una figura bianca con un bambino nelle braccia. « Abbiamo visto la Madonna », dissero. Per tanti anni le apparizioni furono quotidiane. Dal 1987 la Madonna appare ogni 25 del mese e soltanto a Marija. Gli altri hanno apparizioni più sporadiche.

Roma chiede silenzio, prudenza, passi brevi e molto ponderati. Mentre diversi sacerdoti e vescovi, tra questi Schönborn, agiscono più d’istinto. Sentono che a Medjugorje, come fu a Fatima e Lourdes, il soprannaturale parla e si manifesta. L’arcivescovo di Vienna sa bene quanto i suoi interventi pro Medjugorje infastidiscano Roma. Ma sembra non curarsene, spinto probabilmente anche dal richiamo dell’Erzegovina che un tempo fu terra dell’Impero: un richiamo importante per un nobiluomo di ascendenza asburgica. La devozione popolare è alimentata anche dal combattivo padre Livio Fanzaga di Radio Maria. Dalla comunità Nuovi Orizzonti di Chiara Amirante, E da tante parrocchie, molte italiane, che ai treni per Lourdes e ai voli per Fatima preferiscono i pullman per Medjugorje.
A Roma il partito degli anti visionari non è dell’ultima ora, Le resistenze interne è da tempo che giocano un ruolo imporrtante, Dice il decano dei vaticanisti Benny Lai: « La curia gioca il suo ruolo di istituzione monolitica. Cerca sempre di resistere fino all’ultimo ai visionari, veri o presunti tali. Ancora oggi le guarigioni di Lourdes sono guardate con sospetto, Medjugorje, in particolare, non è mai stata presa in seria considerazione dall’apparato, Certo, Giovanni Paolo II aveva una posizione aperta su Medjugorje, Come ce l’aveva, ad esempio, su padre Pio da Pietralcina. Ma un conto è l’idea personale di un Pontefice, un altro è la voce ufficiale della chiesa, Una voce che non può tollerare i passi in avanti troppo affrettati di singoli vescovi o cardinali che siano ».
Fu lo scorso gennaio che Schönborn si recò in visita a Medjugorje, una televisione al proprio seguito, Da qui lanciò un messaggio a tutta la chiesa: « Bisogna chiudere gli occhi per dubitare che a Medjugorje scorrano fiumi di grazia ». Immediata fu la reazione del vescovo di Mostar (la diocesi in cui ricade Medjugorje), monsignor Ratko Peric. In una nota ufficiale si lamentò di non essere stato preventivamente informato da Schönborn del suo arrivo. Da Mostar i malumori arrivarono fino a Roma.
Tanto che, lo scorso giugno, quando Benedetto XVI ricevette Schönborn dopo le accuse rivolte all’ex segretario di stato vaticano Angelo Sodano di aver insabbiato a suo tempo l’inchiesta sugli atti di pedofilia che avrebbe compiuto l’ex arcivescovo di Vienna Hans Hermann Groer, si dice che parlò con Schonborn anche di Medjugorje e dell’inopportunità della sua visita.

L’anti medjugorjanesimo romano ha radici profonde nella Congregazione per la dottrina della fede, Sul dossier Medjugorje ci sono fin da quando lavorava all’ex Sant’Uffizio, Tarcisio Bertone, oggi segretario di Stato vaticano, e Angelo Amato, oggi prefetto dei Santi. Bertone è sempre stato un tignoso quanto ad apparizioni mariane. Su Fatima sostiene che nulla c’è da rivelare di quanto già non si sappia. E su Medjugorje? Nel 2005, quando era arcivescovo di Genova, andò a Porta a Porta e li disse la sua. Scoppiò un pandemonio tra preti e fedeli, « Radio Maria, rivolta contro Il cardinale », titolò Il Corriere della Sera. Cosa accadde? Bertone non negò il diritto a pregare la Vergine in quei luoghi, ma deplorò « gli eccessi di fanatismo, come i manifestini distribuiti in diverse chiese, nei quali si assicura anche la possibilità di assistere a un’apparizione della Madonna, a ora stabilita ». E ancora: « Dal 1981 a oggi Maria sarebbe apparsa decine di migliaia di volte a Medjugorje. Questo è un fenomeno non assimilabile ad altre apparizioni mariane ». Radio Maria reagì furente. In diretta padre Livio proruppe contro lo « scetticismo » del cardinale. Che rispose: « Sono reazioni scomposte e offensive di fedeli e sacerdoti che si definiscono medjugorjani”. E ancora: « Sono attacchi inaccettabili non certo compatibili con i fautori di un’autentica devozione mariana ». Quindi l’ordine rivolto dall’alto all’Opera romana pellegrinaggi di depennare dal catalogo le visite al più famoso santuario della ex Jugoslavia.

Benedetto XVI ha sempre ascoltato il giudizio del suo braccio destro fin dai tempi dell’ex Sant’Uffizio. Ratzinger scoprì Bertone nel 1988 e da allora in poi lo mise all’opera sulle questioni più intricate e scottanti: lo scisma di Marcel Lefebvre, la teologia della liberazione, i padri di famiglia ordinati preti nella Cecoslovacchia comunista, il terzo segreto di Fatima, lo scandalo dei preti pedofili negli Stati Uniti, il matrimonio dell’arcivescovo Emmanuel Milingo con una seguace della setta di Moon e, appunto, il dossier Medjugorje. Bertone e la Dottrina della fede hanno lavorato in simbiosi con la diocesi di Mostar. Qui il vescovo Pavao Zanic prima, e poi il suo successore Ratko Peric, hanno sempre avuto una posizione scettica. Fu l’11 ottobre 1984 che Zanic disse: « Dichiaro che è tutta una grande truffa, un inganno… non ci sono apparizioni della Madonna… io credo che c’è il Demonio! ». Una posizione forte, alla quale seguì una nota del 1991 della Conferenza episcopale Jugoslava: « Sulla base delle ricerche finora compiute non è possibile dichiarare che si tratti di apparizioni e fenomeni soprannaturali ». Parole che per il partito degli anti medjugorjani sono la conferma che è tutto un bluff. Mentre per i medjugorjani no. Dicono: « La Conferenza episcopale jugoslava non dice che non vi sono apparizioni, ma solo che non sono ancora state confermate ».
E’ stato Papa Ratzinger, la scorsa primavera, a riaprire tutto. Con un’azione a sorpresa ha istituito una Commissione internazionale d’inchiesta guidata dal cardinale Camillo Ruini. Da tempo c’è chi sostiene che Ruini sia scettico su Medjugorje e che dunque l’esito dell’inchiesta sia in qualche modo scontato. Ma è davvero così? Davvero Ruini affosserà Medjugorje, trent’anni di apparizioni e migliaia di conversioni comprese? In Vaticano si dicono due cose. Anzitutto che è stato Ruini a lasciare fuori dalla Commissione, composta da circa venti persone, l’attuale vescovo di Mostar, Ratko Peric. E ciò significa che per volere di Ruini ai lavori non partecipa la personalità ecclesiastica che più di altre è contraria al riconoscimento dell’autenticità delle apparizioni. In secondo luogo, si ritiene che oggi sia del tutto prematuro fare previsioni. I tempi dell’inchiesta sono lunghi, si parla addirittura di anni. Anche perché è difficile esprimersi in maniera definitiva mentre le apparizioni ancora hanno luogo. Una prima volta la Commissione si è riunita il 26 marzo scorso ma non ha fatto altro che dividere il da farsi secondo argomenti diversi. Tra questi, il capitolo « traduzioni ». Già, perché è dalle traduzioni dei messaggi della Madonna che dipende principalmente l’esito dei lavori guidati da Ruini. I veggenti hanno lasciato in questi anni migliaia di messaggi che, dicono, ha comunicato loro la Madonna. E oggi il problema principale è tornare indietro nel tempo e recuperare soltanto quelli autentici.
Infatti, i messaggi, veicolati dai veggenti in lingua croata, hanno avuto centinaia di traduzioni in tutte le lingue del mondo. Le traduzioni si sono sovrapposte ai testi originali ed è difficile, soprattutto coi messaggi dei primi anni, distinguere tra gli originali e gli apocrifi. Nei primi anni Ottanta, ad esempio, vi fu uno scontro durissimo tra il vescovo di Mostar e i francescani che risiedono vicino alla parrocchia di Medjugorje. La curia voleva meno protagonismo da parte dei francescani che invece rivendicavano un ruolo importante rispetto alla parrocchia e ai veggenti. Secondo alcuni messaggi riportati dagli stessi veggenti la Madonna prese posizioni in questa disputa a favore dei francescani. « Non ubbidite a nessuno! », disse il 15 aprile 1982 la Madonna secondo quanto ha riportato la veggente Vicka. È anche su queste dichiarazioni che Ruini deve lavorare.

Oltre ai messaggi c’è il problema dei segreti. Come a Fatima, anche Medjugorje ha nel suo bagaglio diversi segreti. Dieci, per l’esattezza. Oggi ancora non sono stati rivelati. Sono un macigno misterioso che pesa e fa paura alla chiesa, alla curia di Roma, alla Dottrina della fede. Anche perché si descrivono gli eventi che si verificheranno se l’umanità non riuscirà a ravvedersi. Sostengono i veggenti che con la realizzazione dei segreti la vita nel mondo cambierà: dopo la loro manifestazione, gli uomini crederanno come nei tempi antichi. Una veggente, Mirjana, ha dichiarato che dieci giorni prima della realizzazione di ogni segreto avviserà un sacerdote, il padre francescano Petar Ljubicic, incaricandolo di rivelarli. Egli dovrà digiunare per sette giorni e avrà il compito di rivelarli tre giorni prima della loro realizzazione. Poiché è arbitro della sua missione, potrebbe tenerli per sé, come fece Giovanni XXIII per il segreto di Fatima, la cui rivelazione era autorizzata per il 1960. Tuttavia, padre Petar è fermamente intenzionato a rivelarli: è stato interrogato in proposito anche da Antonio Socci nel 2004 e ha confermato che lo farà « senz’altro ». E se si tiene conto che padre Petar ha già sessant’anni, i tempi delle rivelazioni non possono essere lontani.
E Benedetto XVI? Nella battaglia tra favorevoli e contrari egli sembra stare nel mezzo. Se Giovanni Paolo II era difatti convinto della verità di queste apparizioni, Ratzinger sembra voler restare un passo indietro. Nel 2000, quando era prefetto dell’ex Sant’Uffizio, scrisse un « Commento teologico » circa le apparizioni mariane. C’è rivelazione e rivelazione, spiegò, nel solco di quanto già scrisse nel Settecento il dotto cardinale Prospero Lambertini, poi Papa col nome di Benedetto XIV. Un conto è la rivelazione che si è espressa definitivamente in Gesù, che esige dal cristiano un pieno assenso di fede cattolica. Un conto sono le rivelazioni « private »: meritevoli queste « di un assentimento di fede umana conforme alle regole della prudenza, che ce le presenta come probabili e piamente credibili ». Queste rivelazioni sono un « aiuto che è offerto per comprendere e vivere meglio il Vangelo, ma del quale non è obbligatorio fare uso ». Non è scorretto pensare che ancora oggi il Papa si mantenga al livello di quanto espresso nel dotto commento teologico. Ma dice Antonio Socci: « Incontrai Ratzinger a Belluno poco prima dell’elezione al soglio di Pietro e gli chiesi di Medjugorje. Non si sbilanciò molto ma mi chiese cosa avessi visto io a Medjugorje. Gli raccontai del fiume di gente convertita… Mi disse: “Ovviamente questo aspetto è decisivo. Perché la chiesa non può chiudere la porta dove la gente ritrova la fede”.
Ratzinger pare non sia mai andato a Medjugorje. Così Karol Wojtyla. Ma sono tantissimi i vescovi e i cardinali che, spesso in incognito, sono andati a vedere. Molti hanno aspettato di diventare « emeriti », di non avere più incarichi importanti, per raggiungere, sempre in viaggi segreti, l’Erzegovina. Così fece, prima di morire il cardinale Corrado Ursi (di Napoli). Vescovo di nomina pacelliana, esponente di spicco di quel rinnovamento liturgico che nel post Concilio tanto ha fatto parlare di sé, per andare a Medjugorje affrontò un viaggio di 1.500 chilometri in macchina. Aveva 94 anni. Arrivando disse: « Quanta gioia e grazia per essere presenti qui ».

Recentemente è stata la volta del cardinale Bernardino Echevarria Ruiz, arcivescovo emerito di Guayaquil (Ecuador). A Medjugorje ha detto: « I messaggi della Madonna sono totalmente biblici ». Poco prima di morire arrivò a Medjugorje il cardinale arcivescovo di Praga Frantisek Tomasek, noto in tutto il mondo soprattutto per l’epica opposizione al comunismo nell’ex Cecoslovacchia. Disse: « Ritengo che dobbiamo anche agli eventi di Medjugorje una parte della nostra grande primavera spirituale, che Dio ci ha donato per mezzo di Maria. La preghiera e il digiuno, la fede e la conversione e l’invito alla pace possono venire solo da Dio. Per dirla semplicemente, sento parlare molto di Medjugorje, ma vorrei sentirne parlare di più ». Indimenticato, infine, è rimasto tra i medjugorjani l’affondo di uno dei più profondi teologi della nostra epoca: Hans Urs Von Balthasar. Fondatore della rivista Communio, amico e maestro di Joseph Ratzinger – morì poco prima di ricevere da Giovanni Paolo II la berretta cardinalizia per meriti « alla carriera » -, intervenne su Medjugorje dopo che il vescovo di Mostar, Zanic, risentito coi francescani residenti vicino alla parrocchia, aveva attaccato Medjugòrje con queste parole: « Una vicenda in cui compaiono frati ribelli e sospesi a divinis, segreti e vite della Vergine mai rivelati, personaggi che si ritengono inviati dalla provvidenza, guarigioni mai verificate e gente che si rovina la vista guardando il sole ». Von Balthasar prese carta e penna e scrisse a Zanic queste lapidarie parole: « Monsignore! Come è possibile che lei abbia mandato un tanto triste documento in tutto il mondo! Mi sono sentito profondamente colpito vedendo la funzione episcopale tanto degradata. Invece di avere pazienza, come le era stato raccomandato da più persone, lei tuona e scaglia saette a scapito di persone note e innocenti, degne del suo rispetto e della sua tutela. Ripete delle accuse che sono state confutate cento volte ».
Von Balthasar accusa Zanic di non avere avuto pazienza. La stessa accusa che oggi da Roma viene fatta a vescovi e cardinali troppo frettolosi di mostrarsi medjugorjani. A Ruini il compito di arbitrare tra le due correnti contendenti. Con molta pazienza.

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