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Dio guarda il cuore!

Posté par atempodiblog le 9 février 2012

Dio guarda il cuore! dans Racconti e storielle Zappa-Roberta

PER VOI RAGAZZI
Benvenuti! Ogni pomeriggio parleremo di noi, perche’ abbiamo deciso di rinunciare definitivamente al passeggino, perché ognuno deve essere se stesso e non un clonato, perché non vogliamo rimanere a metà, vogliamo avere l’anima spumeggiante e vivere ghiottamente!

MI VOGLIO BENE!
Al mattino mi guardo allo specchio e dico: Questo sono io. Mi piaccio. Complimenti corpo mio! Sei straordinario! Alla sera penso: Dio è Intelligente: non guarda come appaio, ma come sono. Dio guarda il cuore! Che importa se ho il naso a patata? Mi faccio una risata! Che importa se sono cicciottella? Rido e la vita diventa bella! Che importa se sono allampanato? Mi dò un cuore proporzionato! Beato chi sa’ ridere di se stesso, non gli mancheranno mai gli argomenti.

Roberta Zappa — Radio Maria

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Medjugorje sotto la neve

Posté par atempodiblog le 7 février 2012

Medjugorje sotto la neve dans Medjugorje

 dans Medjugorje

Tratte da: Radio Maria

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Il sogno delle due colonne

Posté par atempodiblog le 31 janvier 2012

Il sogno delle due colonne dans San Giovanni Bosco

Giovanni Bosco ha avuto il dono di diversi sogni profetici, alcuni dei quali riguardano la Chiesa nella sua travagliata navigazione nelle acque della storia. Uno dei più impressionanti e dei più attuali è quello delle due colonne alle quali, il Papa attacca la barca di Pietro per uscire indenne dalla tremenda bufera.
Il sogno presenta la guerra che in questi ultimi tre secoli è stata scatenata contro la Chiesa al fine di affondarla. È impressionante il dispiegamento di mezzi dei nemici di Cristo e l’odio di strutture che li anima. Sullo sfondo si intravede la ferocia del drago che, dopo aver tentato di ghermire il Bambino, insegue la Donna ovunque tenti di rifugiarsi.
Le due colonne verso le quali il nocchiero celeste guida la Chiesa hanno due segni inequivocabili. Sulla prima vi è una statua della Vergine Immacolata con l’iscrizione: “Auxilium Cristianorum”, “Aiuto dei Cristiani”.
Sull’altra, molto più alta e grossa, sta un’Ostia e sotto un cartello con
le parole: “Salus credentium” “Salvezza dei credenti”.
Che cosa significa? Significa che le armi invincibili di cui la Chiesa dispone per la grande battaglia sono la Santa Vergine e l’Eucaristia. A queste si aggiunge la guida illuminata del Vicario di Cristo in terra che, con mano ferma, conduce la nave all’approdo sicuro.
Sul terreno dove è stata edificata la nuova sede di Radio Maria c’era da anni un’alta colonna, con sopra una statua di Maria Ausiliatrice. È un invito e un impegno per tutta la grande famiglia di Radio Maria ad essere presenti e attivi nella grande battaglia dell’ora presente per il trionfo di Cristo e del Cuore Immacolato di Maria.

Padre Livio Fanzaga

 dans San Giovanni Bosco

Il sogno delle due colonne

Tra i sogni di Don Bosco, uno dei più noti è quello conosciuto con il titolo di «Sogno delle due colonne». Lo raccontò la sera del 30 maggio 1862.

«Figuratevi — disse — di essere con me sulla spiaggia del mare, o meglio sopra uno scoglio isolato, e di non vedere attorno a voi altro che mare. In tutta quella vasta superficie di acque si vede una moltitudine innumerevole di navi ordinate a battaglia, con le prore terminate a rostro di ferro acuto a mo’ di strale. Queste navi sono armate di cannoni e cariche di fucili, di armi di ogni genere, di materie incendiarie e anche di libri. Esse si avanzano contro una nave molto più grande e alta di tutte, tentando di urtarla con il rostro, di incendiarla e di farle ogni guasto possibile.

A quella maestosa nave, arredata di tutto punto, fanno scorta molte navicelle che da lei ricevono ordini ed eseguiscono evoluzioni per difendersi dalla flotta avversaria. Ma il vento è loro contrario e il mare agitato sembra favorire i nemici.
In mezzo all’immensa distesa del mare si elevano dalle onde due robuste colonne, altissime, poco distanti l’una dall’altra. Sopra di una vi è la statua della Vergine Immacolata, ai cui piedi pende un largo cartello con questa iscrizione: “AUXILIUM CHRISTIANO RUM”; sull’altra, che è molto più alta e grossa, sta un’OSTIA di grandezza proporzionata alla colonna, e sotto un altro cartello con le parole: “SALUS CREDENTIUM”.
Il comandante supremo della grande nave, che è il Romano Pontefice, vedendo il furore dei nemici e il mal partito nel quale si trovano i suoi fedeli, convoca intorno a sé i piloti delle navi secondarie per tenere consiglio e decidere sul da farsi. Tutti i piloti salgono e si adunano intorno al Papa. Tengono consesso, ma infuriando sempre più la tempesta, sono rimandati a governare le proprie navi.
Fattasi un po’ di bonaccia, il Papa raduna intorno a sé i piloti per la seconda volta, mentre la nave capitana segue il suo corso. Ma la burrasca ritorna spaventosa.
Il Papa sta al timone e tutti i suoi sforzi sono diretti a portare la nave in mezzo a quelle due colonne, dalla sommità delle quali tutto intorno pendono molte àncore e grossi ganci attaccati a catene.
Le navi nemiche tentano di assalirla e farla sommergere: le une con gli scritti, con i libri, con materie incendiarie, che cercano di gettare a bordo; le altre con i cannoni, con i fucili, con i rostri. Il combattimento si fa sempre più accanito; ma inutili riescono i loro sforzi: la grande nave procede sicura e franca nel suo cammino. Avviene talvolta che, percossa da formidabili colpi, riporta nei suoi fianchi larga e profonda fessura, ma subito spira un soffio dalle due colonne e le falle si richiudono e i fori si otturano.
Frattanto i cannoni degli assalitori scoppiano, i fucili e ogni altra arma si spezzano, molte navi si sconquassano e si sprofondano nel mare. Allora i nemici, furibondi, prendono a combattere ad armi corte: con le mani, con i pugni e con le bestemmie.
A un tratto il Papa, colpito gravemente, cade. Subito è soccorso, ma cade una seconda volta e muore. Un grido di vittoria e di gioia risuona tra i nemici; sulle loro navi si scorge un indicibile tripudio.
Senonché, appena morto il Papa, un altro Papa sottentra al suo posto. I piloti radunati lo hanno eletto così rapidamente che la notizia della morte del Papa giunge con la notizia della elezione del suo successore. Gli avversari cominciano a perdersi di coraggio.
Il nuovo Papa, superando ogni ostacolo, guida la nave in mez zo alle due colonne, quindi con una catenella che pende dalla prora la lega a un’ancora della colonna su cui sta l’Ostia, e con un’altra catenella che pende a poppa la lega dalla parte opposta a un’altra àncora che pende dalla colonna su cui è collocata la Vergine Immacolata.
Allora succede un gran rivolgimento: tutte le navi nemiche fuggono, si disperdono, si urtano, si fracassano a vicenda. Le une si affondano e cercano di affondare le altre, mentre le navi che hanno combattuto valorosamente con il Papa, vengono anch’esse a legarsi alle due colonne. Nel mare ora regna una grande calma».
A questo punto Don Bosco interroga Don Rua:
— Che cosa pensi di questo sogno?
Don Rua risponde:
— Mi pare che la nave del Papa sia la Chiesa, le navi gli uomini, il mare il mondo. Quelli che difendono la grande nave sono i buoni, affezionati alla Chiesa; gli altri, i suoi nemici che la com battono con ogni sorta di armi. Le due colonne di salvezza mi sembra che siano la devozione a Maria SS. e al SS. Sacramento del l’Eucaristia.
— Hai detto bene — commenta Don Bosco —; bisogna soltanto correggere una espressione. Le navi dei nemici sono le persecuzioni. Si preparano gravissimi travagli per la Chiesa. Quello che finora fu, è quasi nulla rispetto a quello che deve accadere. Due soli mezzi restano per salvarsi fra tanto scompiglio: Devozione a Maria SS., frequente Comunione.

Il servo di Dio cardinale Schuster, arcivescovo di Milano, dava tanta importanza a questa visione, che nel 1953, quando fu a Torino come Legato Pontificio al Congresso Eucaristico Nazionale, la notte sul 13 settembre, durante il solenne pontificale di chiusura, sulla Piazza Vittorio, gremita di popolo, diede a questo sogno una parte rilevante della sua Omelia.
Disse tra l’altro: «In quest’ora solenne, nell’Eucaristica Torino del Cottolengo e di Don Bosco, mi torna in mente una visione profetica che il Fondatore del Tempio di Maria Ausiliatrice narrò ai suoi nel maggio del 1862. Gli sembrò di vedere la flotta della Chiesa battuta qua e là dai flutti di una orribile tempesta; tanto che, ad un certo momento, il supremo condottiero della nave capitana — Pio IX — convocò a consiglio i gerarchi delle navi minori.
Purtroppo la bufera, che mugghiava sempre più minacciosa, in terruppe a mezzo il Concilio Vaticano (è da notare che Don Bosco annunciava questi eventi otto anni prima che avvenissero). Nelle alterne vicende di quegli anni, per ben due volte gli stessi Supremi Gerarchi soccombettero al travaglio. Quando successe il terzo, in mezzo all’oceano furente cominciarono ad emergere due colonne, in cima alle quali trionfavano i simboli dell’Eucaristia e della Vergine Immacolata.
A quella apparizione il nuovo Pontefice — il Beato Pio X — prese animo e con una salda catena, agganciò la nave Capitana di Pietro a quei due solidi pilastri, calando in mare le ancore.
Allora i navigli minori cominciarono a vogare strenuamente per raccogliersi attorno alla nave del Papa, e così scamparono dal naufragio. La storia confermò la profezia del Veggente. Gli inizi pontifi cali di Pio X con l’àncora sullo stemma araldico coincisero appunto con il cinquantesimo anno giubilare della proclamazione dog matica della Concezione Immacolata di Maria, e venne festeggiata in tutto l’orbe cattolico. Tutti noi vecchi ricordiamo l’8 dicembre 1904, in cui il Pontefice in San Pietro circondò la fronte del l’Immacolata d’una preziosa corona di gemme, consacrando alla Madre tutta intera la famiglia che Gesù Crocifisso le aveva commesso.
Il condurre i pargoli innocenti e gli infermi alla Mensa Eucaristica entrò parimenti a far parte del programma del generoso Pontefice, che voleva restaurare in Cristo tutto quanto l’orbe. Fu così che, finché visse Pio X, non ci fu guerra, ed Egli meritò il titolo di pacifico Pontefice dell’Eucaristia.
Da quel tempo le condizioni internazionali non sono davvero migliorate; così che l’esperienza di tre quarti di secolo ci conferma che la nave del Pescatore sul mare in burrasca può sperare sal vezza solo con l’agganciarsi alle due colonne dell’Eucaristia e dell’Ausiliatrice, apparse in sogno a Don Bosco» (da L’Italia del 13 settembre 1953).
Lo stesso santo card. Schuster, un giorno disse a un Salesiano:
«Ho visto riprodotta la visione delle due colonne. Dica ai suoi Superiori che la facciano riprodurre in stampe e cartoline, e la diffondano in tutto il mondo cattolico, perché questa visione di Don Bosco è di grande attualità: la Chiesa e il popolo cristiano si salveranno con queste due devozioni: l’Eucaristia e Maria, Aiuto dei Cristiani».

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Santo Stefano: il primo martire cristiano

Posté par atempodiblog le 26 décembre 2011

Santo Stefano: il primo martire cristiano dans Stile di vita Santo-Stefano

Stefano è considerato il primo martire cristiano e per tale ragione viene celebrato subito dopo la nascita di Gesù. Fu arrestato nel periodo dopo la Pentecoste e morì lapidato. In lui si realizza in modo esemplare la figura del martire come imitatore di Cristo; egli contempla la gloria del Risorto, ne proclama la divinità, gli affida il suo spirito, perdona i suoi uccisori. Saulo (S.Paolo), testimone della sua lapidazione, ne raccoglierà l’eredità spirituale.

Fonte: Radio Maria

Divisore dans San Francesco di Sales

Omelia di Luigi Giussani per la festa di Santo Stefano Freccia dans Viaggi & Vacanze Santo Stefano ovvero dell’amicizia di Cristo

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La gioia cristiana del Natale non sia assorbita dagli aspetti esteriori della festa

Posté par atempodiblog le 21 décembre 2011

Il Papa all’udienza generale: la gioia cristiana del Natale non sia assorbita dagli aspetti esteriori della festa
di Alessandro De Carolis – Radio Vaticana

Il Natale è una festa sacra e cristiana il cui “profondo valore religioso” non deve essere assorbito “dagli aspetti esteriori”. È l’auspicio con il quale Benedetto XVI ha aperto la catechesi dell’udienza generale di stamattina in Aula Paolo VI. Al termine dell’udienza, il Papa ha salutato tre bambini coreani cattolici, tra i vincitori di un concorso indetto nel loro Paese in segno di omaggio per i 60 anni di sacerdozio del Papa.

La gioia cristiana del Natale non sia assorbita dagli aspetti esteriori della festa dans Fede, morale e teologia santopadre

L’Eterno che entra “nei limiti del tempo e dello spazio”, Dio che per un atto d’amore “passa attraverso la mangiatoia di Betlemme” chinandosi fino a farsi uguale all’uomo. In una catechesi qua e là caratterizzata da squarci poetici, Benedetto XVI ha citato alcune delle più belle espressioni che la Chiesa ha dedicato nei secoli alla nascita di Gesù. Tuttavia, che il Natale sia oggi una festa a costante rischio di superficialità emotiva e commerciale è stato subito puntualizzato dal Papa, che riferendosi a quel “Buon Natale” che in questi giorni corre sulle labbra di tutti, ha auspicato:

“Facciamo in modo che, anche nella società attuale, lo scambio degli auguri non perda il suo profondo valore religioso, e la festa non venga assorbita dagli aspetti esteriori, che toccano le corde del cuore. Certamente, i segni esterni sono belli e importanti, purché non ci distolgano, ma piuttosto ci aiutino a vivere il Natale nel suo senso più vero, quello sacro e cristiano, in modo che anche la nostra gioia non sia superficiale, ma profonda”.

Ma come si fa a cogliere oggi questa profondità del Natale? Come può riuscirvi, si è domandato il Papa, l’uomo contemporaneo, definito “l’uomo del ‘sensibile”, dello sperimentabile empiricamente”? Certamente, ha detto, partendo dal fatto storico di Gesù di Nazareth, il Dio “che non solo ha parlato all’uomo”, ma “si è fatto uomo”. E poi, a un livello più spirituale, facendo bene attenzione alle parole e ai segni della liturgia del Natale:

“Indicando che Gesù nasce ‘oggi’, la Liturgia non usa una frase senza senso, ma sottolinea che questa Nascita investe e permea tutta la storia (…) A noi credenti la celebrazione del Natale rinnova la certezza che Dio è realmente presente con noi, ancora ‘carne’ e non solo lontano: pur essendo col Padre è vicino a noi, in quel Bambino nato a Betlemme, si è avvicinato all’uomo: noi Lo possiamo incontrare adesso, in un ‘oggi’ che non ha tramonto”.

Benedetto XVI ha poi richiamato l’attenzione sull’aspetto “pasquale” che pure è insito all’evento di Betlemme. “Natale e Pasqua – ha spiegato – sono entrambe feste della redenzione”:

“La Pasqua la celebra come vittoria sul peccato e sulla morte: segna il momento finale, quando la gloria dell’Uomo-Dio splende come la luce del giorno; il Natale la celebra come l’entrare di Dio nella storia facendosi uomo per riportare l’uomo a Dio: segna, per così dire, il momento iniziale, quando si intravede il chiarore dell’alba”.

Il Papa ha citato ampi stralci tratti dagli scritti più intensi sulla Natività conservati dalla tradizione ecclesiale. E sulla scorta delle parole di San Gregorio Magno e San Basilio, Benedetto XVI ha terminato la catechesi ricordando con altrettanto trasporto non solo l’importanza, ma anche la bellezza della festa ormai alle porte:

“Nel Natale noi incontriamo la tenerezza e l’amore di Dio che si china sui nostri limiti, sulle nostre debolezze, sui nostri peccati e si abbassa fino a noi (…) Il Figlio di Dio nasce ancora ‘oggi’, Dio è veramente vicino a ciascuno di noi e vuole incontrarci, vuole portarci a Lui. Egli è la vera luce, che dirada e dissolve le tenebre che avvolgono la nostra vita e l’umanità”.

L’atmosfera natalizia dell’udienza generale, come sempre in questo periodo, ha preso corpo in Aula Paolo VI grazie anche alle note degli zampognari molisani di Bojano, ringraziati dal Papa “per la bella musica”. Benedetto XVI ha anche esortato in lingua spagnola alla solidarietà verso i meno abbienti durante il periodo delle feste: “Per i poveri – ha affermato – non può esservi alcun ritardo”. Quindi, ha concluso con il consueto saluto ai giovani, ai malati e a i nuovi sposi intonato al Natale:

“Cari giovani, specialmente voi alunni del liceo Braucci di Caivano, possiate accostarvi al mistero di Betlemme con gli stessi sentimenti di fede della Vergine Maria; sia dato a voi, cari ammalati, di attingere dal presepe quella gioia e quell’intima pace che Gesù viene a portare nel mondo; e voi, cari sposi novelli, vogliate contemplare con assiduità l’esempio della santa Famiglia di Nazaret, per improntare alle virtù in essa praticate il cammino di vita familiare da poco iniziato”.

All’udienza generale di oggi hanno preso parte anche tre bambini coreani cattolici venuti dal loro Paese per donare al Papa un fascicolo contenente le lettere con i disegni eseguiti dai 33 coetanei – su 1220 partecipanti – vincitori di un concorso organizzato dall’Ambasciata della Repubblica di Corea presso la Santa Sede, in collaborazione con il giornale cattolico coreano Pyeonghwa Shinmun (Giornale della Pace) dell’arcidiocesi di Seul, in occasione del 60.mo anniversario dell’ordinazione sacerdotale di Benedetto XVI.

Durante la Messa della Vigilia di Natale uno dei tre bambini leggerà la preghiera dei fedeli in coreano, mentre gli altri due riceveranno la Comunione dalle mani del Santo Padre. Inoltre, sempre durante la Messa, due bambini coreani parteciperanno all’offertorio e altri due porteranno i fiori al Presepe. “L’Ambasciata della Repubblica di Corea presso la Santa Sede – spiega un comunicato della stessa ambasciata – ha organizzato questo concorso per ringraziare il Santo Padre per l’instancabile servizio per l’umanità e per il grande affetto per il popolo della Corea. L’Ambasciata è sicura che questo evento servirà in maniera significativa la Chiesa e la società in Corea a promuovere la vocazione cattolica edificando ulteriormente il sensus fidei dei cattolici della Corea”.

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Perù: la Vergine della Porta

Posté par atempodiblog le 16 décembre 2011

Perù: la Vergine della Porta dans Apparizioni mariane e santuari nostrasignoradellaporta

Vergine della Porta (nella foto), Patrona di Otuzco: la sua festa si celebra il 15 dicembre.
Ci sono molte versioni sull’origine del culto alla Vergine della Porta.

Una di esse afferma che nel secolo XVII si sparse la notizia dell’avvicinamento di alcui pirati inglesi al porto di Huanchaco. Non era la prima volta che una notizia come questa metteva in all’erta i colonizzatori di tutta la zona, però nelle vicinanze di Otuzco, a 75 chilometri da Trujillo, sentirono paura. E sapevano che gli inglesi non si sarebbero fermati finché non avessero ottenuto un ricco bottino.
Benché fosse poco probabile che i pirati decidessero di addentrarsi nel territorio, i colonizzatori presero alcune precauzioni. La prima cosa fu, chiaramente, ricorrere alla loro Patrona, la Vergine Maria. Portarono l’immagine dell’Immacolata Concezione fino alle porte del paese perché ostacolasse l’entrata degli inglesi.
La cosa certa è che i corsari decisero di non attaccare né Trujillo né Huanchaco e si allontanarono. Passato il pericolo, la Vergine fu portata fino alla porta della chiesa per ringraziarla di tale benedizione. Da allora, dicono, è chiamata Vergine della Porta o Vergine della Portineria.

Altri affermano che l’immagine dell’Immacolata Concezione arrivò da Otuzco con i padri agostiniani attorno al 1550, agli inizi dell’evangelizzazione di quella zona.

La scultura della Vergine misura 1.05 metri ed è posizionata su una pedana foderata in argento, di 25 centimetri di altezza. Ha le mani giunte sul petto, con le quali sostiene un rosario. Il profilo del suo viso è fine: bocca minuta, sopracciglia inarcate e rade, occhi piccoli e profondi. Di carnagione bianca con gote rosse. Ha i capelli di colore castano chiaro, sistemati in grandi boccoli che ricadono sulle spalle.
Porta un diadema, una corona che anticamente cingeva la testa dei re come segno della loro alta dignità, chiuso nella parte superiore e che termina con una croce di oro e pietre preziose.

Nell’anno 1943, in occasione del Terzo Congresso Eucaristico Nazionale a Trujillo, la Vergine della Porta fu incoronata da Monsignor Fernando Cesto, ed il 5 febbraio 1985 il Papa Giovanni Paolo II visitò la città di Trujillo ed incoronò la Vergine della Porta definendola “Regina della Pace Mondiale”.

Fonte: Radio Maria

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L’8 x 1000 e la Chiesa

Posté par atempodiblog le 10 décembre 2011

Un punto che ha costituito per molti anni un elemento di polemica nei confronti della Chiesa

L'8 x 1000 e la Chiesa dans Antonio Socci antoniosocci

L’8 x 1000 che oggi, peraltro, è assolutamente volontario per cui se uno decide di dare l’ 8 x 1000 allo Stato, oppure ai Valdesi o alla Comunità Ebraica può farlo benissimo, quindi non c’è nulla di obbligatorio. Questo famoso 8 x 1000 è l’eredità, diciamo, di quello che dopo i Patti Lateranensi del 1929 lo stato italiano versava alla Chiesa Cattolica, ma attenzione, non come regalia come per tanti anni è stato presentato, ma esattamente come parziale remunerazione di tutto ciò che lo Stato italiano in discendenza dei fatti che abbiamo illustrato aveva derubato alla Chiesa. Perché la Chiesa non aveva assolutamente nessun bisogno di avere l’8 x 1000, di avere la congrua, ecc… ecc… perché grazie alla carità dei cristiani aveva vissuto e viveva da secoli da sola. Sennonché la Chiesa è stata letteralmente saccheggiata e derubata, spogliata e ridotta (perfino il Papato) veramente in totale povertà. Per cui quando nel 1929 dopo molti decenni quindi è intervenuto l’accordo, la conciliazione fra Stato e Chiesa, lo Stato ha accettato in qualche modo di farsi carico di sostenere, come dire, la Chiesa laddove l’aveva prima espropriata e spogliata.
Innanzitutto, oggi, con il sistema del nuovo concordato dopo il 1984 si tratta di contributi volontari quindi sono comunque soldi che i cittadini liberamente danno alla Chiesa, ma anche per quanto riguarda i soldi che alla Chiesa venivano dati dallo Stato prima del 1984 si ricordi bene che era soltanto una parziale riparazione di un immane saccheggio.

Tratto da un intervento su Radio Maria del dott. Antonio Socci

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La parrocchia sottomarina in direzione di Betlemme

Posté par atempodiblog le 9 décembre 2011

La parrocchia sottomarina in direzione di Betlemme dans Padre Livio Fanzaga parrocchiasottomarina

La parrocchia sottomarina, silenziosa e solenne, si avvia, nuotando, in direzione di Betlemme.
I pesci in processione, resistendo al freddo e al gelo, un canto soave elevano verso il cielo.
“Tu scendi dalle stelle” cantano in coro quelle anime belle.
Davanti alla culla del Divino Bambino si fa avanti un timido pesciolino.
“In questo mondo crudele, che non ti ama più, eccoti il nostro cuore, o piccolo Gesù”.
I chierichetti in fila portano un cestino, colmo di regali per Gesù Bambino.
Il Pesce Palla, accompagnato dalla gente, porta a S. Giuseppe il conto corrente.
“E’ per i ripetitori – dice - della nostra Radio Maria, che porta il nome della tua sposa pia”.
La Santa Famiglia dà la benedizione alla parrocchia che festosa riparte in processione.
In coda il Pescecane, dimagrito e in affanno, pensa al cenone dell’ultimo dell’anno.

Padre Livio Fanzaga

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Maria è in se stessa un inno alla vita

Posté par atempodiblog le 9 décembre 2011

Omaggio all’Immacolata. Il Papa: Chiesa perseguitata, ma l’unica minaccia che deve temere è il peccato dei suoi membri. Crisi: prevalga la speranza
di Isabella Piro – Radio Vaticana

Maria è un inno alla vita e sostiene la nostra speranza, in un momento difficile per l’Italia e il mondo: così il Papa ieri pomeriggio in Piazza di Spagna, a Roma, per il tradizionale atto di venerazione all’Immacolata. Nel suo discorso, Benedetto XVI ha sottolineato come in ogni tempo, nel mondo, la Chiesa soffra le persecuzioni, ma risulti vincitrice grazie alla forza di Dio. Ad accogliere il Santo Padre in Piazza di Spagna, c’erano tra gli altri il cardinale vicario, Agostino Vallini, ed il sindaco di Roma, Gianni Alemanno.

Maria è in se stessa un inno alla vita dans Fede, morale e teologia immacolata

Piazza di Spagna, “una delle piazze più belle di Roma” l’ha definita il Papa, è affollata di fedeli scaldati da un sole che sembra di primavera. A tutti loro Benedetto XVI parla di Maria Immacolata, la “piena di grazia”, ricolma dell’amore di Dio. Maria, concepita senza peccato originale, assunta in anima e corpo in cielo, dice il Papa, rappresenta la vittoria sul peccato e sulla morte:
“Anche tutta la sua vita terrena è stata una vittoria sulla morte, perché spesa interamente al servizio di Dio, nell’oblazione piena di sé a Lui e al prossimo. Per questo Maria è in se stessa un inno alla vita: è la creatura in cui si è già realizzata la parola di Cristo: ‘Io sono venuto perché abbiano la vita, e l’abbiano in abbondanza’ (Gv 10,10) ».
Una donna vestita di sole con una corona di dodici stelle sul capo: così la Madonna è descritta nell’Apocalisse. Ma questa immagine, sottolinea Benedetto XVI, ha anche un altro significato:
“Oltre a rappresentare la Madonna, questo segno impersona la Chiesa, la comunità cristiana di tutti i tempi. Essa è incinta, nel senso che porta nel suo seno Cristo e lo deve partorire al mondo: ecco il travaglio della Chiesa pellegrina sulla terra, che in mezzo alle consolazioni di Dio e alle persecuzioni del mondo deve portare Gesù agli uomini”.
La Chiesa che porta Gesù incontra l’opposizione di “feroci avversari”, afferma il Papa, ma in ogni epoca essa viene “sostenuta dalla luce e dalla forza di Dio”:
“E così in ogni tribolazione, attraverso tutte le prove che incontra nel corso dei tempi e nelle diverse parti del mondo, la Chiesa soffre persecuzione, ma risulta vincitrice. E proprio in questo modo la Comunità cristiana è la presenza, la garanzia dell’amore di Dio contro tutte le ideologie dell’odio e dell’egoismo”.
Ma c’è un’insidia, l’unica di cui la Chiesa “può e deve aver timore”, mette in guardia il Santo Padre: è il peccato dei suoi membri, i nostri peccati:
“Per questo il Popolo di Dio, peregrinante nel tempo, si rivolge alla sua Madre celeste e domanda il suo aiuto; lo domanda perché Ella accompagni il cammino di fede, perché incoraggi l’impegno di vita cristiana e perché dia sostengo alla speranza. Ne abbiamo bisogno, soprattutto in questo momento così difficile per l’Italia, per l’Europa, per varie parti del mondo”.
La preghiera, allora, conclude il Papa, si leva a Maria per chiedere la speranza:
“Maria ci aiuti a vedere che c’è una luce al di là della coltre di nebbia che sembra avvolgere la realtà”.
Al termine del suo discorso, Benedetto XVI ha offerto un cesto di rose bianche all’Immacolata, simbolo della purezza.

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Il presepe nelle nostre case

Posté par atempodiblog le 5 décembre 2011

Il presepe nelle nostre case dans Santo Natale Presepe

In tutto il mondo nel periodo natalizio, si preparano con un’intensa gioia, con cura e tenerezza i presepi nelle case e nelle chiese. Non è un gioco da bambini, è un atto pieno di fede, che porta buoni frutti, sia che siamo soli o in famiglia.
Riviviamo la nascita di Gesù nella mangiatoia di una stalla a Betlemme. Nella capanna o nella grotta, poniamo le tenere statuine della Madonna, di San Giuseppe: sono in attesa. Attorno, i pastori con le loro pecore, sullo sfondo l’asino e il bue che riscalderanno il Bambinello. La notte è fredda, ma quei cuori sono caldi.
Poi, nella notte di Natale, adagiamo con un bacio nella mangiatoia, il piccolo Gesù. Che meraviglia!

Gli evangelisti Luca e Matteo furono i primi a descrivere la storia dell’incarnazione di Cristo. È famoso il Vangelo di Natale di San Luca, divulgato nelle prime comunità cristiane e già nel Quarto secolo troviamo a Roma (nelle catacombe) immagini della natività. L’origine esatta del presepio è difficile da definire ma è storicamente documentato che già in tempo paleocristiano, il giorno di Natale nelle chiese venivano esposte immagini religiose, che dal decimo secolo assunsero un carattere sempre più popolare, estendendosi poi in tutta l’Europa.

Comunemente il “padre del presepio” viene considerato San Francesco d’Assisi, poiché a Natale del 1223 fece il primo presepio in un bosco. Allora, papa Onorio III, gli permise di uscire dal convento di Greggio, così egli eresse una mangiatoia all’interno di una caverna in un bosco, vi portò un asino ed un bue viventi e tenne la sua famosa predica di Natale davanti ad una grande folla di persone, rendendo così accessibile e comprensibile la storia di Natale a tutti coloro che non sapevano leggere.

Baluardi delle costruzioni dei presepi in Europa divennero l’Italia, la Spagna, il Portogallo e il Sud della Francia. Nell’Europa dell’Est la Polonia, la Repubblica Ceca e la Slovacchia, in centro Europa soprattutto l’Austria ed il Sud della Germania.
Il presepio non si può non fare, è troppo prezioso: senza di esso avremmo solo freddo.

Tratto da: Il giornalino di Radio Maria

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La confessione natalizia

Posté par atempodiblog le 5 décembre 2011

La confessione natalizia dans Don Tino Rolfi Sacramento-della-riconciliazione

Da parte di noi sacerdoti la confessione natalizia rappresenta un grande impegno, perché grazie a Dio sono ancora moltissimi i fedeli che desiderano accostarsi a questo Sacramento in occasione del S. Natale. Per cui, nei giorni precedenti alla grande solennità, il lavoro ferve e noi siamo sempre più legati al confessionale, per ascoltare tutti coloro che hanno questo vivo desiderio, di ricevere il perdono di Dio e di rinnovare com’è giusto la propria vita. La vigilia di Natale poi, le nostre chiese pullulano di persone che attendono con pazienza il proprio turno per assolvere a questo importante dovere cristiano.
Talvolta i sacerdoti abbondano di consigli ed esortazioni, trattenendo il penitente per un tempo eccessivo: cosicché ci si mette in fila più volentieri là dove ci si sente più accolti, e dove si ritiene che il confessore intuisca più in fretta la propria situazione, senza domande superflue. Don Bosco diceva che bastano tre minuti per risolvere una vita di peccato che durava da anni.
Naturalmente, da parte del penitente, occorre un pentimento sincero e il vivo desiderio di cambiar vita: senza questi due elementi fondamentali non abbiamo i presupposti per una buona confessione natalizia, e perciò per vivere bene il S. Natale, che è festa di gioia, ma che potrebbe anche passare nella nostra vita senza lasciare alcuna traccia, rimanendo il nostro cuore chiuso alla conversione, e perciò ancora nel buio e nella tristezza.
Quali sono le virtù che dobbiamo maggiormente coltivare avvicinandosi il S. Natale? Io direi che sono soprattutto due: l’umiltà e la carità.

1.
L’umiltà.
Quando ci mettiamo davanti al presepe noi contempliamo un piccolo Bambino, inerme e indifeso, che non può certo confidare nelle proprie forze, ma solo nell’amore della mamma e del papà, che gli stanno accanto, e che lo riscaldano con il loro affetto e le loro premure, insieme ai due simpatici animali che fanno sempre da sfondo: il bue e l’asinello. Quale capolavoro di semplicità e di umiltà, se pensiamo che questo Bambino è nientemeno che il Figlio di Dio fatto uomo, sceso in mezzo a noi a condividere la nostra povera umanità, per donarci la sua eccelsa divinità! Dunque chi si accosta alla confessione natalizia deve in qualche modo imitare l’abbassamento al nostro Salvatore e presentarsi al sacerdote senza alcun artificio umano, volto a capire in parte la propria miseria, perché appaia solo il meglio di noi. No, più ci si umilia, e più si è perdonati e giustificati. Ed è il ritornello costante di tutte le lettere di S. Paolo: che cioè si è giustificati non tanto per le proprie opere (sempre mancanti), ma piuttosto per la fede in Cristo, che è venuto apposta nel mondo per toglierci il peccato e per ridarci la grazia di Dio. E S. Paolo parla certo per esperienza, dato i suoi trascorsi di
persecutore dei cristiani.

2.
La seconda virtù da curare, avvicinandosi il S. Natale, è certo la carità.
Come possiamo ricevere il perdono di Dio, se a sua volta non concediamo il perdono ai nostri fratelli che ci hanno offeso, o comunque hanno ferito il nostro orgoglio? I Santi dicevano che i nostri migliori benefattori non sono coloro che ci lodano, ma piuttosto coloro che ci umiliano e ci maltrattano.
Si, perché in questo modo ci correggono e ci danno modo di esercitare molte virtù cristiane, che forse avevamo dimenticato da tempo. Nessuno si accosti alla confessione natalizia senza prima aver risolto certe tensioni o certi contrasti che possiamo avere col nostro prossimo: altrimenti la nostra offerta (cioè la nostra richiesta di perdono) non sarà gradita a Dio, e non potremo da Lui essere in alcun modo giustificati. Dunque, essendo il S. Natale la festa  dell’amore, ecco che occorre molto esercitarsi in questa virtù, che giustamente viene considerata la regina di ogni virtù cristiana.
Auguro perciò a tutti una buona confessione natalizia, che ci liberi il cuore da ogni tristezza e ci faccia ben sperare per il futuro, nostro e dei nostri figli.

Don Tino Rolfi
Tratto da: Il giornalino di Radio Maria

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Incoraggiamo le tradizioni natalizie

Posté par atempodiblog le 2 décembre 2011

Cammino di Avvento dans Avvento Pregare-accanto-al-presepe

In questo tempo di preparazione al Natale Radio Maria deve esortare le famiglie perché conservino le tradizioni con le quali le varie culture ricordano la Natività.
Infatti, il Natale sta sempre più diventando una festa consumistica, dimenticando persino chi è Colui che viene festeggiato. Di qui l’importanza di incoraggiare i segni esteriori di questa festività, in particolare il presepio. Sproniamo le famiglie a costruire un presepio nelle proprie case, in modo tale che diventi una catechesi visibile per i bambini e sia uno stimolo a pregare insieme dinanzi alla culla di Gesù Bambino. In questo modo ci sarà più facile preparare i nostri ascoltatori ad accogliere il messaggio della pace e della gioia nei loro cuori e nelle loro famiglie.

Padre Livio Fanzaga

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Fra le braccia della bella Signora

Posté par atempodiblog le 21 novembre 2011

Relazione proviente dalle Figlie della Carità di Ruffano (Lecce) letta a Radio Maria da Padre Angelo Maria Tentori. Il fatto è accaduto nel­l’aprile 1977.

 Fra le braccia della bella Signora  dans Apparizioni mariane e santuari Medaglia-miracolosa

Anna Ciullo è una vispa bambina di Ruffano (Lecce), dove è nata il 4 Agosto 1973. Frequenta la scuola ma­terna delle Figlie della Carità. È la domenica in Albis del 1977 (17 aprile), giorno in cui la famiglia si trova in campagna. Con lei c’è il fratellino. È una giornata meravigliosa per sgambettare nei prati. La bimba però non si accorge che si sta avvicinando a un pozzo, sca­vato nel prato, coperto soltanto da un velo di plastica: è questione di secondi e la bimba scompare, precipitan­do nel pozzo. Il fratellino non si rende neanche conto dell’accaduto. Il papà, non vedendola più nel prato, pensa subito al peggio: corre al pozzo, si china, chiama la bambina. Anna è laggiù, pacifica e tranquilla, ada­giata sull’acqua come fosse in poltrona. Il papà grida aiuto, accorrono altri parenti, rapidamente si compie il salvataggio. È incredibile: Anna è completamente asciutta, si lascia maneggiare come una bambola da favola. Qualcuno si tocca il cuore, pensando a un in­farto: il pozzo è profondo ben nove metri, e l’acqua tocca i tre metri e mezzo!

Al panico segue immediatamente lo stupore, la me­raviglia, infine la gioia. Fra gli abbracci e le domande dei genitori, la bambina risponde tutta candida, che una bella Signora vestita di bianco, come quella che è nella medaglia che porta al collo, l’ha sostenuta fra le braccia per tutto il tempo che è rimasta nel pozzo. Successive visite neurologiche non hanno rivelato al­cun trauma.

Messa davanti a varie effigi della Madonna, appena le è presentata la «Madonna dei Raggi», esclama. «È la bella Signora che mi ha tenuto fra le braccia!». Da quel giorno anche il padre, totalmente diverso, non bestemmia più e guarda con riconoscenza alle suore, per mezzo delle quali praticamente la bambina ha co­nosciuto la Medaglia.

(Con approvazione ecclesiastica)

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Il cristianesimo prima di essere una dottrina è un rapporto personale con Dio

Posté par atempodiblog le 4 novembre 2011

Intervista con Padre Livio Fanzaga – Radio Maria Italia
Intervista: Lidija Paris - Glasnik Mira
Pubblicata sul Sito Ufficiale della Parrocchia di Medjugorje

Il cristianesimo prima di essere una dottrina è un rapporto personale con Dio dans Anticristo padreliviofanzaga

Il cristianesimo prima di essere una dottrina è un rapporto personale con Dio
Padre Livio Fanzaga è un sacerdote religioso, membro della Congregazione dei Padri Scolopi, un Ordine Religioso clericale fondato nel secolo XVII da S. Giuseppe Calasanzio (1557-1648) e dedito all’apostolato dell’educazione dei fanciulli e giovani, preferibilmente poveri.

Ci racconti come ha sentito parlare di Medjugorje
Io ho sentito parlare di Medjugorje nella mia parrocchia di Milano. Quando ho sentito questa parola, ho avuto come una chiamata interiore. Così, nel marzo del 1985 per la prima volta, insieme a due ragazzi della mia parrocchia, ho accolto questa chiamata che è stata per me un cambiamento di vita. Perché da allora mi sono messo all’ascolto dei messaggi della Madonna. Dal 1985 sono sempre venuto tutti gli anni per le mie vacanze a Medjugorje. Venivo anche 3-4 volte l’anno. Questa è stata l’esperienza fondamentale della mia vita.

Siate annunciatori di conversione e diffondete i messaggi nell’amore
Come avete incominciato con Radio Maria?
Poi, ho conosciuto questa radio parrocchiale che si chiamava Radio Maria dove parlava già padre Slavko. Dava i messaggi del giovedì e così ho incominciato le trasmissioni in questa radio parrocchiale. Era una radio di preghiera e di intrattenimento come tutte le radio parrocchiali di allora. Nel 1987, un gruppo di persone legate a Medjugorje ha fondato l’associazione “Radio Maria”. Da li è incominciata questa grande avventura. Io ho ottenuto dai miei superiori il permesso prima per un anno, poi a tempo indefinito, di dedicarmi a Radio Maria in qualità di Direttore, e da allora abbiamo dato una svolta precisa alla radio come emittente fondata sui due pilastri della preghiera e della evangelizzazione. L’impulso mi è venuto da un evento accaduto nel gennaio 1986, quando un gruppo di pellegrini di Radio Maria ha ricevuto a Medjugorje attraverso Vicka un messaggio: “ Siate annunciatori di conversione. I messaggi della Regina della Pace diffondete e testimoniate nell’amore”. Possiamo dire che Radio Maria è unica. È diversa dalle comuni radio cattoliche. La programmazione è fondata innanzi tutto sulla preghiera. Trasmettiamo ogni giorno la Santa Messa da una parrocchia diversa e ogni pomeriggio un’ora di adorazione, anch’essa dalle varie parrocchie. Abbiamo studi mobili e volontari disseminati in tutte le province d’Italia. Nell’arco delle 24 ore trasmettiamo sei rosari, alcuni dei quali coinvolgono direttamente le famiglie. Trasmettiamo tutta la liturgia delle ore, in parte dalle parrocchie, in parte dai nostri microfoni. Abbiamo 12 ore di cultura religiosa, praticamente tutte le materie di una facoltà teologica. Come conduttori abbiamo diversi vescovi, una sessantina sacerdoti e altrettanti laici. La maggior parte dei sacerdoti sono professori nelle varie facoltà pontificie. Poi abbiamo la cultura e la promozione umana – la medicina, la pedagogia, la psicologia e varie discipline umane viste nella prospettiva della fede. In particolare dedichiamo molte trasmissioni alla famiglia. C’è poi la catechesi specializzata per i bambini, i giovani, i fidanzati, i malati, ecc. Per quanto riguarda l’informazione
produciamo due nostri radio giornali e trasmettiamo ogni giorno quello di Radio Vaticana. La musica è rigorosamente religiosa o tale da elevare l’anima a Dio.

I messaggi della Madonna sono sempre stati trasmessi attraverso Radio Maria in Italia?
Fin dall’inizio noi abbiamo voluto essere una fonte di informazione attendibile per quanto riguarda Medjugorje. Abbiamo definito una linea ben precisa: abbiamo stabilito che nessun conduttore di programma può parlare di Medjugorje a Radio Maria eccetto il Direttore, il quale ne parla come persona informata. Io ho due ore al giorno di trasmissione. Ogni giorno faccio la catechesi e in tutti questi anni, dal 1987 fino adesso, – sono ormai 20 anni – ho potuto quasi quotidianamente fare riferimento ai messaggi della Regina della Pace, ma con una intenzione molto particolare: mostrare che i messaggi sono una lettura del Vangelo, sono in sintonia con l’insegnamento della Chiesa, sono dunque un elemento di crescita spirituale ed ecclesiale. Abbiamo sempre trasmesso il messaggio, prima del giovedì, poi del 25 del mese in diretta. Su questa linea, non ho mai avuto nessun problema con l’autorità ecclesiastica. Ho sempre potuto parlare di Medjugorje liberamente, ma anche lealmente, dicendo che la Chiesa non si è ancora pronunciata, però ci lascia liberi. Nel medesimo tempo abbiamo anche mostrato l’importanza di seguire questo messaggio e di viverlo, perché la Madonna oggi è qui… Naturalmente, questo è stato un cammino di crescita lungo il corso degli anni, fatto con perseveranza, e che il pubblico di Radio Maria ha molto apprezzato.

Chi sono i vostri ascoltatori?
Il problema era questo: è possibile con una radio di preghiera ed evangelizzazione avere un ascolto? In Italia sono 300 le radio cattoliche. Hanno una impostazione basata sui valori cattolici, ma non hanno un programma organico di preghiera e di catechesi. Sono molto simili alle radio comuni. Noi abbiamo un pubblico vastissimo, 2 milioni di ascoltatori al giorno. E’ un dato accertato dalle statistiche ufficiali. Siamo tra le prime 10 radio ascoltate in Italia. Sono 2 milioni al giorno, 5 milioni la settimana. È una radio popolare, che riesce a coinvolgere il pubblico semplice, ma anche quello più colto. Il 40% dei nostri ascoltatori ha il diploma di scuola superiore o la laurea. Quindi, è una radio che riesce a parlare a tutti. La ragione di questo vasto ascolto è da ricercare nel fatto che la gente ha fame della Parola di Dio. Abbiamo fatto una scommessa audace sotto il profilo economico – ed è un miracolo che ha meravigliato anche la Santa Sede – perché Radio Maria costa moltissimo, anche se tutti i suoi conduttori sono volontari. Infatti in Italia abbiamo 850 ripetitori, come la RAI, per potere coprire tutto il territorio e arrivare a ogni persona, mentre le radio commerciali ne hanno 300, perché gli altri non sono economici. Il miracolo è che riusciamo a far fronte a tutte queste spese senza una parola di pubblicità. Non abbiamo finanziamenti particolari, tranne le offerte della gente che fa la fila agli uffici postali.

Radio Maria nel mondo
Come avete incominciato con Radio Maria negli altri paesi?
Abbiamo coperto l’Italia in tre anni e ora stiamo realizzando Radio Maria nelle varie nazioni del mondo. Arrivano molte richieste da parte di sacerdoti che studiano a Roma e ascoltano Radio Maria. Tornando nelle loro diocesi ne parlano ai loro vescovi. Così arrivano richieste da ogni parte del mondo. Abbiamo domandato ai nostri ascoltatori di aiutarci a venire incontro a queste richieste. Non abbiamo mai fondato una Radio Maria di nostra iniziativa. Se c’é una richiesta, prendiamo contatto con le autorità ecclesiastiche, fondiamo l’Associazione Radio Maria con persone del posto e incominciamo l’opera di formazione e di realizzazione. In questo modo siamo andati in 50 nazioni nel mondo. Quasi tutta l’America, molti paesi dell’Europa, specialmente l’Europa dell’est, 10 paesi in Africa, e due dell’Asia. Siamo gemellati con la radio cattolica del Libano che trasmette in arabo. Tutte le Radio Maria del mondo sono membri dell’Associazione mondiale “World family of Radio Maria”. Il presidente di ogni associazione nazionale è un laico, ma tutti i Direttori devono essere sacerdoti. Questa è un’emittente di evangelizzazione e quindi la Chiesa deve vigilare sulla dottrina. In tutte le Radio Maria i sacerdoti-direttori ha il permesso canonico dell’Ordinario che può intervenire dal punto di vista della dottrina e della linea pastorale. Cosi la Chiesa è tutelata e non ha problemi per quanto riguarda l’economia, l’amministrazione, la tecnica.

In tutti i paesi siete legati a Medjugorje?
Solo Radio Maria Italia fa un particolare riferimento a Medjugorje. È una scelta del direttore. Per quanto riguarda le altre Radio Maria del mondo dipende dal Direttore e dalla autorità ecclesiastica locale. Ci sono alcune Radio Maria, come ad esempio in Austria e a Panama, dove vengono trasmessi regolarmente i messaggi della Regina della pace.

Dalla Gospa ho imparato tutto
Che cosa avete imparato della Gospa?
Dalla Gospa ho imparato tutto, in particolare ho scoperto in profondità la grandezza e la bellezza della fede cristiana. Il messaggio più coinvolgente di Medjugorje è che il cristianesimo, prima di essere una dottrina, è un rapporto personale di amore con Dio. La grande scoperta che ho fatto a Medjugorje – e che fanno anche gli altri pellegrini – è che abbiamo una Madre celeste che si chiama Maria. Teoricamente lo sapevo anche prima, ma a Medjugorje l’ho sentito col cuore. L’esperienza fondamentale di Medjugorje è l’incontro con Maria nostra madre, che è anche Madre della Chiesa e dell’umanità. Lei si occupa della nostra vita, ci guida prendendoci per mano, ci insegna a vivere la fede cristiana, ci indica la via della salvezza. Si prende cura della nostra vita personale, ma nel medesimo tempo ha a cuore la vita della Chiesa e si preoccupa del futuro dell’intera umanità. Questa è stata la mia esperienza fondamentale. Spesso mi chiedo perché i pellegrini vanno a Medjugorje e poi ci ritornano, spinti da una forza misteriosa. A Medjugorje non ci sono attrazioni particolari. Non c’è un grande santuario come a Lourdes… Perché la gente torna a casa contenta e vuole ritornarci? Questo è un mistero. A me pare che il motivo sia che la gente qui scopre il Cuore materno di Maria. La prima volta che sono venuto a Medjugorje era il 15 marzo 85. Pioveva, faceva freddo. Prima della Messa si è aperta la porta della sacristia dove i veggenti avevano avuto l’apparizione. Ho visto prima il viso sorridente di Marija e poi quello degli altri veggenti. Volti puliti, pieni di luce. Ho concelebrato la messa con Padre Slavko. Durante la concelebrazione ho avuto come una luce particolare: qui c’è la Madonna, mi sono detto, dunque il cristianesimo è l’unica religione vera! Perché la Madonna è cattolica! Questa è stata la forza che ho trasmesso nei programmi di Radio Maria. Su quest’idea ho costruito il palinsesto di Radio Maria come annuncio della verità nella carità! La Madonna è qui per donarci Gesù Cristo. Abbiamo costruito una radio che dona Gesù Cristo, che dona il Vangelo attraverso il Cuore materno di Maria.

I veggenti?
Io sono amico di Vicka da tanto tempo e conosco personalmente tutti gli altri veggenti. In oltre venti anni di frequentazione non c’è mai stato nulla che mi abbia sollevato qualche dubbio. Quello che mi ha colpito dei veggenti anzitutto è che sono molto normali. In tutti questi anni loro non hanno mai avuto sbandamenti né nella fede né nella vita morale. Potrebbero comportarsi come delle star, perché sono persone conosciute nel mondo, ma sono pieni di semplicità e umiltà. Per quanto riguarda la famosa critica, fatta anche dal vescovo di Mostar, che non si sono consacrati, ora risulta chiaro la Madonna ha visto per tempo come la crisi della famiglia ha bisogno della testimonianza delle famiglie cristiane. Mi ha molto colpito un’altra cosa: in tutto questo tempo i veggenti non si sono mai contraddetti tra di loro. Poi l’umiltà. Per esempio Vicka: La Madonna le ha detto: “Budi sama” – “Sii da sola”. Da allora Vicka ha le apparizioni privatamente. Si vede che c’è una regia soprannaturale che li guida e assegna a ognuno il suo compito con straordinaria sapienza. I veggenti si lasciano guidare dalla Gospa con molta docilità.

I messaggi?
I messaggi tracciano un cammino di perfezione cristiana, che non ha uguali in tutta la Chiesa cattolica. Io dico sempre: il libretto dei messaggi è superiore all’Imitazione di Cristo. La spiritualità di Maria è materna, traccia un cammino di santità per la Chiesa. È una spiritualità per tutti. Certo, bisogna leggerli col cuore, nella luce dello Spirito Santo. C’è una profondità straordinaria. Una cosa è certa: i messaggi hanno guidato milioni di cristiani. Noi non abbiamo l’idea di come le parole della Gospa divengano il cibo quotidiano di gran parte della Chiesa. Ed è giusto così, perché si tratta del vangelo insegnato ai piccoli. Nulla può essere paragonato a questa catechesi meravigliosa della Madre di Dio.

Qui si sta realizzando il programma della Madonna
Dal 1 marzo 1984 all’8 gennaio 1987, la Madonna ha dato i messaggi ogni giovedì per la parrocchia di Medjugorje. (1. marzo 1984: “Cari figli; io ho scelto in modo speciale questa parrocchia ed è mio desiderio guidarla. Con amore la proteggo e desidero che tutti siano miei. Grazie per essere venuti qui questa sera. Desidero che vi troviate sempre più numerosi con me e con mio Figlio. Ogni giovedì darò un messaggio particolare per voi.”) In questi messaggi, le parole parrocchia, parrocchiani ricorrono 46 volte (nel 1984 – 17 volte, nel 1985 – 26 volte, nel 1986 – 3 volte).
Nei messaggi del 25 del mese “per la parrocchia e per il mondo” (dal 25.01.1987), queste parole ricorrono solamente 5 volte per la parrocchia di Medjugorje e 1 sola volta per tutte le parrocchie in generale. Questo messaggio dall’25.09.1995 dice:
Cari figli! Oggi v’invito ad innamorarvi del Santissimo Sacramento dell’altare. Adoratelo, figlioli, nelle vostre parrocchie e cosi’ sarete uniti con tutto il mondo. Gesu’ vi diventerà amico e non parlerete di lui come di qualcuno che appena conoscete. L’’unità con Lui sarà per voi gioia e diventerete testimoni dell’amore di Gesu’, che ha per ogni creatura. Figlioli quando adorate Gesu’ siete vicini anche a me. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.

Che cosa ha fatto nascere Medjugorje nel mondo e nella Chiesa cattolica?
Io dico chiaramente quello che penso. Ovviamente il centro della Chiesa è il Vaticano, perché c’è Pietro. Ma in un certo senso il cuore pulsante della Chiesa cattolica in questo momento è Medjugorje. Qui si sta realizzando il programma della Madonna. Lei non ha scelto soltanto i sei veggenti. Ha scelto la parrocchia. Nel messaggio dato alla parrocchia il 1 marzo 1984 lei dice che ha scelto questa parrocchia: “Cari figli; io ho scelto in modo speciale questa parrocchia ed è mio desiderio guidarla.” L’8 marzo 1984, la Madonna manifesta il suo programma che si è realizzato perfettamente: “Convertitevi tutti nella parrocchia, cosi aiuterete a convertirsi tutti coloro che verranno qui.” L’ultimo dell’anno, dopo la Messa, ho visto ancora 30 confessionali accesi con lunghe file di persone davanti. Ecco, la Madonna sta realizzando il suo programma attraverso la parrocchia di Medjugorje. Attraverso i pellegrini e i sacerdoti che vengono qui, sta rinnovando tutta la Chiesa. Qui si realizza per la seconda volta quello che è già avvenuto quando Gesù ha detto a san Francesco: “Va, edifica la mia Chiesa”. L’Ordine Francescano è protagonista di questa rinascita della Chiesa. Non dimentichiamo la grande fatica pastorale di accogliere tutti questi pellegrini che vengono da ogni parte del mondo. La grande fatica pastorale dell’Ordine Francescano è sotto gli occhi di tutti.

Questa mi sembra una visione un po’ idealizzata. La realtà non è sempre così ideale. Si può dire che la parrocchia di Medjugorje si è convertita? La parrocchia non è perfetta…
Meno male che non è perfetta, così non diventa orgogliosa! La Madonna lascia alla parrocchia tutte le sue debolezze, tutti i suoi difetti, ma quello che voleva da questa parrocchia, l’ha attuato. La Madonna voleva fare di questa parrocchia un grande centro di preghiera. Quando veniamo qui a Medjugorje, che cosa ci colpisce? La preghiera! Si prega dappertutto: nelle cappelle, sulle strade, sul monte Križevac, sul Podbrdo. Si prega anche nelle case. Non c’è dubbio che la Madonna rinnova la Chiesa. In che modo? Con la preghiera. Oggi, l’attacco di Satana riguarda la fede. Oggi, quale è il più grande pericolo nella Chiesa? Che la gente perde la fede. Il Sinodo dei vescovi dell’Europa ha detto che in Europa c’è una apostasia silenziosa. Tanti pensano che con la morte finisce tutto. La perdita della fede è la malattia spirituale dell’Europa oggi. Qual’è la medicina che la Madonna ha trovato per guarire la perdita della fede che è il vero pericolo del nostro tempo? Lo disse già Paolo VI: “Oggi, la vera questione è quella della fede”. La Madonna attraverso la preghiera, porta le gente a incontrare Dio, a incontrare Gesù Cristo, nella Santa Messa, nella confessione… A Medjugorje, tutti sono credenti. Il problema di fondo oggi, prima ancora della morale, è quello della fede. Dunque, la Madonna rinnova la Chiesa attraverso la preghiera, perché la preghiera fortifica la fede. I pellegrini ritornano a casa da Medjugorje con una fede più viva. Ci sono alcuni, specie i giornalisti, che fanno le solite critiche vedendo i negozietti o le macchine nuove. Tutto ciò non mi scandalizza affatto. Io non sono contrario a un giusto benessere materiale, a condizione che Dio sia al primo posto. Non idealizzo la parrocchia di Medjugorje, come se non avesse i suoi limiti. Dico che è una parrocchia che vive la fede come poche parrocchie. Ho visitato tanti santuari in Europa, ma da nessuna parte ho trovato il fervore della preghiera che c’è a Medjugorje. Ci sono dei difetti, ma non mi scandalizzano. Le fragilità umane non impediscono alla Madonna di realizzare i suoi piani. Medjugorje è l’unico villaggio dove tutta la gente ha creduto compatta alle apparizioni, affrontando con coraggio la persecuzione. Questo non è avvenuto a Fatima, non è avvenuto a Lourdes.

Perché la Madonna ha scelto questo paese?
La Madonna ha detto che è venuta qui per completare quello che ha iniziato a Fatima. Nel messaggio di Fatima c’è questa figura anticristica del comunismo ateo. La Madonna l’ha sconfitto qui a Medjugorje, in un paese comunista. Io ho visto il comunismo crollare nei cuori. La Madonna ha detto: non abbiate paura! La Madonna e più forte del comunismo! Qui, in un paese comunista, è crollato il comunismo!

Ma non è stato il papa Giovanni Paolo II con la sua preghiera, con la sua influenza nel mondo, con la sua azione diplomatica e pastorale che ha fatto crollare il comunismo?
Si, ma Giovani Paolo II era il papa dell’Totus Tuus! Un strumento di Maria!

La Madonna ha scelto questa parrocchia per rinnovare la Chiesa
Talvolta mi sembra che siamo un po’ pretenziosi riguardo Medjugorje, credendo che Medjugorje sia il centro del mondo… pensiamo a tutto quello che si vive nella Chiesa universale! La salvezza del mondo non dipende da Medjugorje. Gesù ha già salvato il mondo, la Chiesa è viva!
Medjugorje è un po’ come Nazaret…un villaggio emarginato e sconosciuto. La Madonna ci ha richiamato spesso a non diventare orgogliosi e a restare nell’umiltà. Non c’è dubbio però che la Gospa ha scelto questa parrocchia per rinnovare la Chiesa! L’ha scelta come un strumento. Ma la parrocchia non deve dimenticare che è un “strumento inutile”, come ha detto Gesù… Siamo tutti strumenti inutili. Facciamo quello che dobbiamo fare, ma senza attribuirci dei meriti. E’ infatti per divina benevolenza che qui vengono date grazie speciali.
Poi, c’è un’altra cosa che mi colpisce. Marija, la veggente che riceve il messaggio per la parrocchia, abita in Italia, a Milano. Però, la Madonna, quando dà il suo messaggio, dice: “qui a Medjugorje”… Questo è il luogo santo, il luogo di grazia, anche se le apparizioni avvengono da un’altra parte! La Madonna ha detto: “Qui do particolare grazie”. Qui! Non bisogna dimenticare poi che Il segno sarà dato qui, in questa terra, in questo luogo, sul Podbrdo e sarà visibile da qua. Il più bello deve ancora venire. Tutto questo è una preparazione e Medjugorje sarà ancora più conosciuto in avvenire.
Il cardinale Ivan Dias – prefetto della Congregazione della Dottrina della fede – ha fatto l’8 dicembre 2007, come legato pontificio, inviato del Papa, un discorso a Lourdes dove ha aperto le celebrazioni del 150º anniversario delle apparizioni della Madonna. Ha detto che la Madonna durante gli ultimi due secoli ha preparato il suo esercito per combattere e vincere la grande battaglia contro le potenze del male, contro l’Anticristo. Questo discorso e stato pubblicato sull’Osservatore Romano del 9 dicembre 2007. La Madonna, con la sua apparizione di Rue de Bac a Parigi è intervenuta in soccorso della Chiesa, mentre nel mondo andava crescendo l’impostura anticristica, quella cioè di una società che si illude di salvare se stessa, con le sole sue forze, a prezzo dell’apostasia dalla verità. Medjugorje è la fase finale di questa lotta escatologica, al termine della quale avremo un tempo di pace, “un tempo di primavera”, come dice la Gospa. Si tratta di prospettive che sono presenti anche negli insegnamenti degli ultimi Papi, a partire da Paolo VI. Voglio dire con questo che Medjugorje è collocato nel cuore della Chiesa e del grande compito che essa deve svolgere per salvare la nostra generazione.

Talvolta ci può sembrare che i cattolici sono un po’ timidi, un po’ ipocriti, vivono la loro fede tranquillamente, come una tradizione antica, senza zelo… compromessi con i valori del mondo…
Il cardinal Dias ha citato una frase del cardinale Woytila poco prima di diventare Papa: “Ci troviamo oggi di fronte al più grande combattimento che l’umanità abbia mai visto. Non penso che la comunità cristiana l’abbia compreso totalmente. Siamo oggi di fronte alla lotta finale tra la Chiesa e le Anti-Chiesa, tra il Vangelo e gli Anti-Vangelo”. Siamo nel momento della più grande battaglia escatologica di tutti i tempi, e la Chiesa cattolica sembra non essersene accorta. Tuttavia il ruolo del “piccolo gregge” sarà decisivo. La Madonna per schiacciare la testa al serpente ha bisogno delle persone che hanno risposto alla sua chiamata e che e le sono fedeli.

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La misericordia e il perdono

Posté par atempodiblog le 31 octobre 2011

Sunto di un pensiero di Padre Livio Fanzaga, dai microfoni di Radio Maria, su due tratti della santità: misericordia e perdono.

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Noi dobbiamo avere verso questo mondo uno sguardo misericordioso. Dobbiamo guardare gli uomini come vittime del demonio che li ha ingannati, come dei prigionieri che lui tortura, come dice Caterina da Siena “sono i martiri di satana”, ingannati, torturati con il rischio di perdizione eterna. Noi dobbiamo avere questo occhio, lo voglio raccomandare, perché questo è distintivo del cristianesimo.

In un mondo che ci perseguita e che ci disprezza, noi dobbiamo guardare tutti con misericordia.

La nostra reazione verso chi commette qualcosa di sbagliato nei nostri confronti non deve essere quella della rabbia, ma deve essere quella di chi ha avuto la grazia della liberazione, la grazia della luce, la grazia di conoscere l’amore di Dio, allora, avendo noi avuto questa grazia, dobbiamo guardare questo mondo con l’occhio misericordioso del Padre Celeste, o se vogliamo dire meglio, con quella misericordia con cui Dio ci ha guardato, ha guardato noi, noi uomini che l’abbiamo messo in Croce. Dio non ci ha mai guardato con disprezzo. Ci ha guardato con misericordia e anche quando ha visto che noi stavamo accumulando i castighi (non di Dio, i castighi che noi ci siamo inflitti) Dio si è messo a piangere e ha detto “Gerusalemme, Gerusalemme Io ho voluto raccogliere i tuoi figli come fa la chioccia con i suoi pulcini ma tu non hai voluto”. La medesima cosa sta facendo la Madonna adesso. Come una chioccia sta raccogliendo i suoi pulcini. Anche i più lontani per salvarli e per evitare che l’omicida, il menzognero fin dal principio, distrugga questa terra perché questo è il suo obiettivo.

Allora la nostra santità deve avere tratti particolari nel nostro tempo. Uno di questi tratti particolari è la grande misericordia con cui dobbiamo guardare questo mondo, quando dico questo mondo intendo anche i nostri familiari, se noi facciamo una statistica delle nostre famiglie, delle nostre parentele – io sono il primo a farla con la mia -… fai i conti su dieci… uno o due son dalla parte di Dio, gli altri non si sa bene dove sono. E’ una realtà viva e vera che possiamo guardare, allora cosa dobbiamo fare? Cosa facciamo, la guerra? Li malediciamo? Li disprezziamo? Li mandiamo all’inferno? No, dobbiamo fare come il medico che guarda con amore i malati, come Dio guarda con misericordia, come la Madonna ci guarda con misericordia così noi dobbiamo guardare tutti con misericordia.

Attenzione, tutte sono anime per le quali Cristo ha versato il Suo Sangue. Noi dobbiamo avere per queste anime pietà, compassione. La Madonna ci invita ad essere portatori della pace, apostoli dell’amore, testimoni della fede, mani gioiosamente tese…

Noi dobbiamo manifestare questa misericordia divina alla gente che molte volte è gente di casa nostra e che magari mal ci sopporta perché siamo cristiani.

Bisogna avere questa misericordia ed avere la pazienza; Dio ha avuto verso di te questa misericordia. Pensa quanto ti ha sopportato prima che tu ti convertissi; e perché tu non vuoi avere la stessa misericordia e non vuoi sopportare prima che gli altri si convertono? Bisogna avere questa pazienza di Dio, la pazienza di Dio. Pensate la pazienza che ha avuto la Madonna. Tutte le volte ci dice che non è stanca di noi, ha una pazienza incredibile. In un recente messaggio ha detto che i pellegrini vanno a Medjugorje per pregare per i poveri peccatori, ma essi stessi vivono nel peccato.

Non giudichiamo le persone: guardate che si giudica ciò che dicono, ciò che fanno, ciò che insegnano, ma non si giudicano le persone per quanto riguarda il loro cuore perché nessuno sa se non Dio qual è la situazione di ognuno rispetto a Lui. Neanche l’interessato lo sa. Guardate che è di fede questo. Nessuno può sapere con esattezza, a meno che Dio non gli da una rivelazione speciale, quale la situazione davanti a Dio. Difatti la teologia insegna che nessuno può avere la certezza di essere in grazia di Dio. Casomai devi pregare. Non si può dire “io sono in grazia e tu no”, può essere che sia il contrario. Solo Dio vede i cuori.

Bisogna avere uno sguardo di compassione verso gli altri. Guardarli come Dio li guarda: con bontà, con desiderio di salvarli… vedendo che sono malati, cioè dobbiamo vedere le malattie spirituali, chi fa il male è spiritualmente malato. Per colpa sua, ma solo Dio vede il grado di responsabilità. A noi tocca dare la medicina della bontà, dell’incoraggiamento, del buon esempio, dell’amore.
Oggi è un mondo invivibile perfino nelle famiglie.

L’altro tratto fondamentale della santità è il perdono. La misericordia e il perdono hanno cambiato il mondo, hanno spezzato quella catena di violenza che lo avrebbe distrutto. Se il mondo ha un futuro è perché la misericordia e il perdono sono venuti in questo mondo e sono in Gesù Cristo. Quelli che credono in Lui li rendono presente in ogni generazione. Viviamo la santità esprimendo la Sua misericordia e incominciamo nelle nostre famiglie. Siamo misericordiosi e mani tese. Come dice San Francesco di Sales: “si prendono più mosche con una goccia di miele che con un barile di aceto”. Ha perfettamente ragione, con una goccia di amore di Dio si conquistano le anime, con la frusta del Savonarola non ne conquisti neanche una. Ciò non vuol dire che Gesù Cristo non dovesse dire la verità, ma dirla con carità.

A volte i matrimoni si sfasciano quando uno dei due si indurisce e non perdona l’altro. Questa è la morte della famiglia. Laddove invece si fa lo sforzo di pregare… ci si parla, ci si perdona, si riprende sempre daccapo. Questo vale tra marito e moglie, ma anche fra genitori e figli.

Per perdonare bisogna essere umili. Mi ricorderò sempre di come ho conquistato un’anima. Vi racconto questa stupidaggine: riguarda un ragazzo della Parrocchia. C’erano dei ragazzi di Parrocchia che erano dei somarelli a scuola e non avevano voglia di studiare a cui dissi “sentite ragazzi faccio un fioretto vi farò delle lezioni di latino” nonostante tutto il lavoro che avevo da fare, però un paio di volte alla settimana facevo la lezione a sei o sette ragazzi. Un giorno uno di loro si presentò alla lezione di latino con il suo cane e, quest’ultimo, continuava ad abbaiare mentre gli altri ragazzi ridevano a questa scenetta… “ma scusa”, dico, “porta fuori il cane”, non l’avessi mai detto! Ha preso il cane e se n’è uscito; non veniva più in Chiesa. Non dovevo dire una cosa del genere. Sapete cosa ho fatto? Gli ho telefonato e gli ho detto “ti chiedo scusa, sono stato maleducato”.

Facendo questo ho conquistato un’anima, se non lo avessi fatto (e avevo mille ragioni per non farlo) l’avrei persa. Questo è un piccolo esempio di come nella vita familiare la capacità di perdonare è fondamentale, oggi. La misericordia e il perdono ci spalancano le porte dei cuori. Sono quei tratti di santità che hanno una valore sociale e familiare incredibili. Sono quelle che Gesù ci dice: “siate misericordiosi come il Padre Celeste”, “nella misura in cui giudicate sarete giudicati », “perdonate e vi sarà perdonato », “date e vi sarà dato”.

Quando c’erano difficoltà familiari, mia mamma ci portava a fare l’elemosina ai poveri perché ricordava la frase evangelica: “date e vi sarà dato”.

Con questa catechesi vi ho voluto preparare alla festa di tutti i santi… che la Madonna guardandoci non dica più “non vedo la gioia in voi”.

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