La leggenda degli struffoli

Posté par atempodiblog le 25 décembre 2023

La leggenda degli struffoli

La leggenda degli struffoli dans Cucina e dintorni Struffoli-napoletani

La leggenda della nascita degli struffoli narra che in un convento di suore, la sera di un 25 dicembre di tanto tempo fa, la Madre superiora portò in tavola un nuovo dolce: tante palline di pasta fritte aromatizzate all’anice ricoperte di miele e confettini.

Le suore, dopo averlo assaggiato, ne rimasero entusiaste e chiesero alla Madre come le fosse venuta l’idea di prepararlo. Furono molto sorprese nel sentire che questo dolce le era stato ispirato proprio da loro!

Negli ultimi tempi, infatti, nel convento tra le consorelle c’erano stati sospetti, chiacchiere e malumori… l’unico modo per far sì che regnasse l’unità era usare il miele della dolcezza.

“Soltanto la dolcezza e la tolleranza – disse loro la Madre superiora – possono far sì che non siate divise… Le palline sono tenute insieme dal miele, così voi allo stesso modo, come dice San Paolo, rivestite di umiltà, dolcezza e magnanimità conserverete l’unità nel vincolo della pace e sarete un corpo solo pur essendo tante”.

Le suore da quella sera misero da parte ogni risentimento, non ci furono più fazioni, ma ognuna si rivolgeva alle consorelle con gentilezza, rispetto, umiltà e dolcezza. E, così, il Santo Natale regnò nei loro cuori tutti i giorni dell’anno.

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Buon Natale!

Posté par atempodiblog le 25 décembre 2023

Buon Natale! dans Citazioni, frasi e pensieri Buon-Natale

“Una volta, anche nel nostro mondo, ci fu una stalla che ospitava al suo interno Qualcosa di molto, molto più grande di noi e di tutto il nostro mondo”.

Clive Staples Lewis  – L’ultima battaglia. Le cronache di Narnia

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E’ il tempo dell’adorazione

Posté par atempodiblog le 25 décembre 2023

SANTA MESSA DELLA NOTTE
SOLENNITÀ DEL NATALE DEL SIGNORE
OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Basilica Vaticana
Domenica, 24 dicembre 2023
[Multimedia]

E' il tempo dell’adorazione dans Commenti al Vangelo Adorazione

«Il censimento di tutta la terra» (Lc 2,1). È questo il contesto nel quale Gesù nasce e su cui il Vangelo si sofferma. Poteva accennarne rapidamente, invece ne parla con accuratezza. E con ciò fa emergere un grande contrasto: mentre l’imperatore conta gli abitanti del mondo, Dio vi entra quasi di nascosto; mentre chi comanda cerca di assurgere tra i grandi della storia, il Re della storia sceglie la via della piccolezza. Nessuno dei potenti si accorge di Lui, solo alcuni pastori, relegati ai margini della vita sociale.

Ma il censimento dice di più. Nella Bibbia non lasciava un bel ricordo. Il re Davide, cedendo alla tentazione dei grandi numeri e ad una malsana pretesa di autosufficienza, aveva commesso un grave peccato proprio facendo il censimento del popolo. Voleva saperne la forza e dopo circa nove mesi ebbe il numero di quanti potevano maneggiare la spada (cfr 2 Sam 24,1-9). Il Signore si sdegnò e una disgrazia colpì il popolo. In questa notte, invece, il “Figlio di Davide”, Gesù, dopo nove mesi nel grembo di Maria, nasce a Betlemme, la città di Davide, e non punisce il censimento, ma si lascia umilmente conteggiare. Uno fra i tanti. Non vediamo un dio adirato che castiga, ma il Dio misericordioso che si incarna, che entra debole nel mondo, preceduto dall’annuncio: «sulla terra pace agli uomini» (Lc 2,14). E il nostro cuore stasera è a Betlemme, dove ancora il Principe della pace viene rifiutato dalla logica perdente della guerra, con il ruggire delle armi che anche oggi gli impedisce di trovare alloggio nel mondo (cfr Lc 2,7).

Il censimento di tutta la terra, insomma, manifesta da una parte la trama troppo umana che attraversa la storia: quella di un mondo che cerca il potere e la potenza, la fama e la gloria, dove tutto si misura coi successi e i risultati, con le cifre e con i numeri. È l’ossessione della prestazione. Ma al contempo nel censimento risalta la via di Gesù, che viene a cercarci attraverso l’incarnazione. Non è il dio della prestazione, ma il Dio dell’incarnazione. Non sovverte le ingiustizie dall’alto con forza, ma dal basso con amore; non irrompe con un potere senza limiti, ma si cala nei nostri limiti; non evita le nostre fragilità, ma le assume.

Fratelli e sorelle, stanotte possiamo chiederci: noi in che Dio crediamo? Nel Dio dell’incarnazione o in quello della prestazione? Sì, perché c’è il rischio di vivere il Natale avendo in testa un’idea pagana di Dio, come se fosse un padrone potente che sta in cielo; un dio che si sposa con il potere, con il successo mondano e con l’idolatria del consumismo. Sempre torna l’immagine falsa di un dio distaccato e permaloso, che si comporta bene coi buoni e si adira coi cattivi; di un dio fatto a nostra immagine, utile solo a risolverci i problemi e a toglierci i mali. Lui, invece, non usa la bacchetta magica, non è il dio commerciale del “tutto e subito”; non ci salva premendo un bottone, ma Lui si fa vicino per cambiare la realtà dal di dentro. Eppure, quanto è radicata in noi l’idea mondana di un dio distante e controllore, rigido e potente, che aiuta i suoi a prevalere contro gli altri! Tante volte è radicata in noi questa immagine. Ma non è così: Lui è nato per tutti, durante il censimento di tutta la terra.

Guardiamo dunque al «Dio vivo e vero» (1 Ts 1,9): a Lui, che sta al di là di ogni calcolo umano eppure si lascia censire dai nostri conteggi; a Lui, che rivoluziona la storia abitandola; a Lui, che ci rispetta al punto da permetterci di rifiutarlo; a Lui, che cancella il peccato facendosene carico, che non toglie il dolore ma lo trasforma, che non ci leva i problemi dalla vita, ma dà alle nostre vite una speranza più grande dei problemi. Desidera così tanto abbracciare le nostre esistenze che, infinito, per noi si fa finito; grande, si fa piccolo; giusto, abita le nostre ingiustizie. Fratelli e sorelle, ecco lo stupore del Natale: non un miscuglio di affetti sdolcinati e di conforti mondani, ma l’inaudita tenerezza di Dio che salva il mondo incarnandosi. Guardiamo il Bambino, guardiamo la sua mangiatoia, guardiamo il presepe, che gli angeli chiamano «il segno» (Lc 2,12): è infatti il segnale rivelatore del volto di Dio, che è compassione e misericordia, onnipotente sempre e solo nell’amore. Si fa vicino, si fa vicino, tenero e compassionevole, questo è il modo di essere di Dio: vicinanza, compassione, tenerezza.

Sorelle, fratelli, stupiamoci perché “si è fatto carne (cfr Gv 1,14). Carne: parola che richiama la nostra fragilità e che il Vangelo utilizza per dirci che Dio è entrato fino in fondo nella nostra condizione umana. Perché si è spinto a tanto? – ci domandiamo –. Perché gli interessa tutto di noi, perché ci ama al punto da ritenerci più preziosi di ogni altra cosa. Fratello, sorella, per Dio che ha cambiato la storia durante il censimento tu non sei un numero, ma sei un volto; il tuo nome è scritto nel suo cuore. Ma tu, guardando al tuo cuore, alle prestazioni non all’altezza, al mondo che giudica e non perdona, forse vivi male questo Natale, pensando di non andare bene, covando un senso di inadeguatezza e di insoddisfazione per le tue fragilità, per le tue cadute e i tuoi problemi e per i tuoi peccati. Ma oggi, per favore, lascia l’iniziativa a Gesù, che ti dice: “Per te mi sono fatto carne, per te mi sono fatto come te”. Perché rimani nella prigione delle tue tristezze? Come i pastori, che hanno lasciato le loro greggi, lascia il recinto delle tue malinconie e abbraccia la tenerezza di Dio bambino. E fallo senza maschere, senza corazze, getta in Lui i tuoi affanni ed Egli si prenderà cura di te (cfr Sal 55,23): Lui, che si è fatto carne, non attende le tue prestazioni di successo, ma il tuo cuore aperto e confidente. E tu in Lui riscoprirai chi sei: un figlio amato di Dio, una figlia amata da Dio. Ora puoi crederlo, perché stanotte il Signore è venuto alla luce per illuminare la tua vita e i suoi occhi brillano d’amore per te. Noi abbiamo difficoltà a credere in questo, che gli occhi di Dio brillano di amore per noi.

Sì, Cristo non guarda i numeri, ma i volti. Chi, però, guarda a Lui, tra le tante cose e le folli corse di un mondo sempre indaffarato e indifferente? Chi lo guarda? A Betlemme, mentre molta gente, presa dall’ebbrezza del censimento, andava e veniva, riempiva gli alloggi e le locande parlando del più e del meno, alcuni sono stati vicini a Gesù: sono Maria e Giuseppe, i pastori, poi i magi. Impariamo da loro. Stanno con lo sguardo fisso su Gesù, con il cuore rivolto a Lui. Non parlano, ma adorano. Questa notte, fratelli e sorelle, è il tempo dell’adorazione: adorare.

L’adorazione è la via per accogliere l’incarnazione. Perché è nel silenzio che Gesù, Parola del Padre, si fa carne nelle nostre vite. Facciamo anche noi come a Betlemme, che significa “casa del pane”: stiamo davanti a Lui, Pane di vita. Riscopriamo l’adorazione, perché adorare non è perdere tempo, ma permettere a Dio di abitare il nostro tempo. È far fiorire in noi il seme dell’incarnazione, è collaborare all’opera del Signore, che come lievito cambia il mondo. Adorare è intercedere, riparare, consentire a Dio di raddrizzare la storia. Un grande narratore di imprese epiche scrisse a suo figlio: «Ti offro l’unica cosa grande da amare sulla terra: il Santissimo Sacramento. Lì troverai fascino, gloria, onore, fedeltà e la vera via di tutti i tuoi amori sulla terra»  (J.R.R. Tolkien, Lettera 43, marzo 1941).

Fratelli e sorelle, stanotte l’amore cambia la storia. Fa’ che crediamo, o Signore, nel potere del tuo amore, così diverso dal potere del mondo. Signore, fa’ che come Maria, Giuseppe, i pastori e i magi, ci stringiamo attorno a Te per adorarti. Resi da Te più simili a Te, potremo testimoniare al mondo la bellezza del tuo volto.


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In questa sacra novena

Posté par atempodiblog le 16 décembre 2023

In questa sacra novena
di San Paolo della Croce

Cammino di Avvento dans Avvento Pregare-accanto-al-presepe

Non mancherò, tanto in questa sacra novena e molto più nella prossima solennità natalizia, di supplicare il sovrano divin Infante degnarsi di rinnovare nel di lei cuore questa mistica divina natività che si celebra ogni giorno nella più profonda solitudine interna, ed in questo sacro deserto, in alta astrazione e distacco da ogni cosa creata, in perfetta nudità e povertà di spirito ed in sacro silenzio di fede e d’amore l’anima umana rinasce nel Divin Verbo umanato a nuova vita tutta santa e deiforme.

Prego e pregherò il sovrano divino Infante a concederle ali di fuoco, ali di viva fede, di fiducia e fervida carità, acciò il benedetto suo spirito voli in alto in sinu Patris, che è il luogo dove sta esso e vuole pure che sia l’ovile dei suoi servi: Filius Dei qui est in sinu Patris… et ubi ego sum, illic et minister meus erit. E molto godo nel Signore che ella si ritrovi nel buio della
mezzanotte, come in cifra par mi dica nel gratissimo suo foglio, poiché in tal tempo seguì il gran prodigio di carità della nascita temporale del divin Verbo umanato: Dum medium silentium tenerent omnia, et nox in suo cursu medium iter haberet omnipotens sermo tuus…

Così appunto succede nella Mistica Divina Natività, cioè, nella mezzanotte più oscura della fede. (Lettere II, 310; IV, 24 – San Paolo della Croce)

Botti di Capodanno, l'appello dei medici degli ospedali: “E' una tradizione negativa e pericolosa” dans Articoli di Giornali e News Santo-Natale

Buon-Natale dans Preghiere
Freccia dans Riflessioni Novena di Natale

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Il segreto della gioia

Posté par atempodiblog le 16 décembre 2023

Il segreto della gioia
di Padre Andrea Gasparino

Il segreto della gioia dans Citazioni, frasi e pensieri La-gioia

Il Signore non si stanca mai di darci la sua gioia; noi dobbiamo essere instancabili nel riconoscere i suoi doni e ringraziare. L’antigioia è soltanto il peccato: è il soffocamento della gioia, è il colpo di spugna, è l’aridità.
Vestire di gioia un dovere non costa; un dovere vestito di gioia non pesa più. Un dovere compiuto nella gioia solleva ogni persona al mio fianco.
La nostra gioia o viene da dentro o non regge; deve sempre avere un supporto di gratitudine a Dio: se ce l’ha è consistente e comunicativa. Se rincorri un piacere ti privi della gioia.

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L’importanza di una cella interiore

Posté par atempodiblog le 13 décembre 2023

L’importanza di una cella interiore
di Padre Livio Fanzaga
Tratto da: 
Blog di p. Livio – Direttore di Radio Maria

L’importanza di una cella interiore dans Avvento Adorazione-in-Chiesa

Cari amici, nel messaggio del 25 novembre 2023 la Regina della pace ci ha indicato come dobbiamo vivere il tempo in preparazione al Santo Natale: «Cari figli! Questo tempo sia intessuto di preghiera per la pace e di opere buone, affinché si senta la gioia dell’attesa del Re della Pace nei vostri cuori, nelle famiglie e nel mondo che non ha speranza. Grazie per aver risposto alla mia chiamata». Sostanzialmente noi cristiani dovremmo dedicarci alla preghiera e alle opere buone, riprendendo l’ora et labora di San Benedetto.

Tutti i messaggi della Madonna convergono a questo invito di pregare, nel senso più profondo che è quello dell’apertura dell’anima a Dio. Come un fiore si apre al sole, riceve la luce, il calore e la vita, allo stesso modo la nostra anima deve aprirsi a Dio. In questo tempo di desolazione e di morte nel quale ci troviamo c’è un solo modo per salvarci e per uscire dal labirinto nel quale siamo rinchiusi, l’unica salvezza è la preghiera.

L’uomo moderno non vuole Dio ed è rinchiuso in una buia caverna incatenato alla superbia, all’odio, all’ingiustizia e alla violenza. L’umanità è immersa nelle tenebre e la Madonna ci invita a uscire e incontrare Dio. Stiamo vivendo gli ultimi tempi, siamo nella fase di preparazione al grande combattimento escatologico che cambierà il mondo; le Scritture e le rivelazioni mariane lo dicono chiaramente e ne sono la conferma i segni dei tempi.

Dobbiamo fare uno sforzo e liberarci dai condizionamenti mondani, dall’informazione mondana, dalle stupidaggini mondane, i riverberi dell’inferno sono ovunque! L’unico posto dove si potrebbe stare veramente bene, a parte la natura che inevitabilmente ci porta alla contemplazione della grandezza di Dio, sono le chiese. Purtroppo, però pochi entrano in chiesa.

In questa situazione di stallo ci sono due soluzioni fra loro convergenti e necessarie una all’altra.

La prima è creare una cella interiore in cui incontrare Dio, stare alla sua presenza e rifugiarci nella preghiera; per edificare questa cella e mantenerla intatta nel tempo è necessario scandire la propria giornata con la preghiera, in ogni istante il nostro cuore deve anelare a Dio. Anche di notte, anziché lasciarci sopraffare dai pensieri negativi, rivolgiamo parole d’amore a Dio, preghiamo, orientiamo il nostro cuore al Cielo.

Quanto è importante, poi, riempire il nostro tempo con letture edificanti, selezionare le persone da frequentare, non indulgere a chiacchiere, non lasciarsi trascinare in cose inutili. Dentro di noi e intorno a noi è quanto mai importante creare un mondo diverso, costruire rifugi interiori di recupero spirituale, vere e proprie oasi.

Tutto questo è necessario come l’acqua al fiore che altrimenti appassisce e muore. Nel mondo nel quale viviamo c’è bisogno di preghiera, le anime hanno bisogno di ristorare in un’oasi interiore di pace, contemplazione e dialogo intimo con Dio.

In pochi decenni abbiamo visto le chiese svuotarsi, l’abbandono sistematico dei Sacramenti, il distaccamento dalla preghiera. In poco tempo Dio si è eclissato. In questo modo dove andremo a finire? Il mondo senza Dio è come un vento maligno che ha spazzato via tutte le cose buone, ha desertificato le nostre anime e noi non siamo riusciti a fermarlo.

Torniamo a Dio, alla preghiera, ai sacrifici e alle opere di bene. Solo in Dio c’è salvezza, solamente seguendo la Madonna le nostre anime potranno aprirsi a Dio come le corolle di bellissimi fiori si aprono al Sole!

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La portata del dono che è la Vergine Maria Immacolata

Posté par atempodiblog le 5 décembre 2023

La portata del dono che è la Vergine Maria Immacolata
di Padre Livio Fanzaga
Tratto da: Blog di p. Livio – Direttore di Radio Maria

La portata del dono che è la Vergine Maria Immacolata dans Avvento Maria-Immacolata

Cari amici, la Vergine Maria Immacolata è la protagonista della Storia che stiamo vivendo. In questo tempo è qui per realizzare la profezia che ha fatto a Fatima e cioè che al termine di questi anni travagliati il Suo Cuore Immacolato trionferà. La Madonna è indubbiamente un dono immenso che Dio ci ha fatto. La presenza di Maria e la certezza del trionfo del Suo Cuore Immacolato sono la speranza che alimenta la fiducia nel nostro cuore guardando al futuro.

Per capire la portata del dono che è la Vergine Maria Immacolata dobbiamo dare uno sguardo alla Storia della Salvezza che da sempre è illuminata dalla presenza della Madonna. La Storia della Salvezza ha avuto inizio con la caduta di Eva che ha compromesso il progetto divino di gioia e di felicità per il genere umano. Dio ha dovuto inviare Suo Figlio per riscattare l’umanità e per ripristinare il suo progetto di salvezza e di gioia nell’eternità, che era la condizione originaria dei nostri progenitori.

Il tema dell’Immacolata è presente già dall’inizio della Storia della Salvezza. Nelle prime pagine della Sacra Scrittura si legge una promessa che Dio rivolge al serpente infernale che aveva tentato i progenitori:

Io porrò inimicizia fra te e la donna,
fra la tua stirpe e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno

Questa promessa illumina la Storia della Salvezza fin dalle origini. Questa inimicizia indica un’opposizione radicale fra la Donna e la serpe. C’è anche la contrapposizione tra Eva, che si è fatta sedurre, e Maria, madre della nuova umanità cioè quella dei salvati che entreranno nell’ambito della grazia, della purificazione, della santificazione. All’inizio della Storia della Salvezza risplende questa figura meravigliosa, il cui Figlio sarà il Redentore e sarà Lui stesso il vittorioso nei confronti del drago e della sua stirpe.

Questa profezia si è realizzata pienamente nel momento in cui la Vergine ha concepito e generato il Signore, il Salvatore, il quale con la sua incarnazione, passione e morte ha redento l’umanità. L’Immacolata è all’origine della Storia della Salvezza, è al centro ed è anche al termine. Siamo entrati nell’ultima fase della Storia della Salvezza che ha un inizio, la Creazione, un centro che è l’Incarnazione e una fase ultima che è quella che stiamo vivendo e che è una fase di prove, di persecuzioni, di tradimenti ma che culminerà con il Trionfo del Cuore Immacolato di Maria.

Così come la Madonna ha accompagnato Cristo sul Calvario e gli è stata accanto in ogni istante della Passione, allo stesso modo Maria non lascerà sola la Chiesa nel momento della prova e del suo Calvario. La Madonna è qui per portare l’umanità nel tempo della pace. La parte finale della Storia della Salvezza prevede il trionfo del Cuore Immacolato di Maria. La profezia della Genesi in cui Dio dice che avrebbe posto inimicizia fra il serpente e la Donna è stata un’espressione di cui Pio IX – che ha proclamato il dogma dell’Immacolata – ha dato una lettura teologica e profetica. Fra il serpente e la Donna l’inimicizia è tale per cui il serpente non ha potuto mai intaccare la Donna, nemmeno nel primo istante del concepimento. Il serpente non ha mai, nemmeno per un momento, avuto potere sulla Donna.

Maria è veramente la nuova Eva, è stata concepita senza peccato originale. La Madonna è l’Immacolata, su di Lei il serpente non ha mai potuto nulla. La Madonna mai è stata violata per nessuna ragione dagli effetti del peccato originale. Maria è l’Immacolata fin dal primo istante del suo concepimento e per tutta la sua vita, è stata preservata dagli effetti del peccato originale. Maria è la tutta pura e la tutta santa!

Guardando all’Immacolata, allora, vediamo la radicalità della Redenzione. Con Maria Dio ha ripristinato il genere umano, ha creato una nuova realtà che è quella che Lui aveva in mente fin dall’inizio della Creazione ma che è stata compromessa dal peccato originale. Una creatura umana non avrebbe mai potuto accogliere nel suo grembo il Verbo Incarnato se fosse stata violata in qualche modo dal peccato originale. La Madonna non è mai stata di satana, nemmeno per un istante. La vittoria di Dio è totale ed è quella di un nuovo genere umano.

Come diceva Sant’Agostino, tutti noi con il Battesimo rinasciamo nel grembo della Vergine Maria e diventiamo membra vive del corpo mistico di Cristo. La Madonna è l’unica creatura sulla quale satana mai ha potuto avere, nemmeno per un istante, potere. Questa è la rabbia di satana e il suo odio verso l’Immacolata. Satana è libero dalle catene anche per la rabbia che nutre dentro di sé vedendo che si realizza quello che la Madonna ha profetizzato a Fatima.   

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Papa Francesco: “In Avvento prepariamo con cura la casa del cuore”

Posté par atempodiblog le 3 décembre 2023

Papa Francesco: “In Avvento prepariamo con cura la casa del cuore”
L’appello del Papa per Gaza: “auspico che tutti coloro che sono coinvolti possano raggiungere al più presto un nuovo accordo per il cessate il fuoco”
di Marco Mancini – ACI Stampa
Tratto da: Radio Maria

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La Santa Sede ieri ha confermato che le condizioni di salute del Papa migliorano e a scopo precauzionale – come domenica scorsa – Francesco ha recitato la preghiera dell’Angelus da Santa Marta.

“Sto migliorando, ma sarà monsignor Braida a leggere”, ha esordito Papa Francesco.

Il tema centrale del Vangelo della I Domenica di Avvento è la vigilanza. E il Papa la esplica nel senso cristiano.

“La vigilanza dei servi non è fatta di paura, ma di desiderio, nell’attesa di andare incontro al loro signore che viene. Si tengono pronti al suo ritorno perché gli vogliono bene, perché hanno in animo di fargli trovare, quando arriverà, una casa accogliente e ordinata: sono contenti di rivederlo, al punto che ne aspettano il rientro come una festa per tutta la grande famiglia di cui fanno parte. È con questa attesa carica di affetto che vogliamo anche noi prepararci ad accogliere Gesù”.

In Avvento “prepariamo con cura la casa del cuore, perché sia ordinata e ospitale. Vigilare significa tenere pronto il cuore. È l’atteggiamento della sentinella, che nella notte non si lascia tentare dalla stanchezza, non si addormenta, ma rimane desta in attesa della luce che verrà. Il Signore è la nostra luce ed è bello disporre il cuore ad accoglierlo con la preghiera e ad ospitarlo con la carità, i due preparativi che lo fanno stare a suo agio”.

Il Papa suggerisce un programma di vita per l’Avvento: “incontrare Gesù che viene in ogni fratello e sorella che ha bisogno di noi e condividere con loro ciò che possiamo: ascolto, tempo, aiuto concreto. Ci fa bene oggi chiederci come preparare un cuore accogliente per il Signore.

Possiamo farlo accostandoci al suo Perdono, alla sua Parola, alla sua Mensa, trovando spazio per la preghiera, accogliendolo nei bisognosi.

Coltiviamo la sua attesa senza farci distrarre da tante cose inutili e senza lamentarci in continuazione, ma tenendo il cuore vigile, cioè desideroso di Lui, desto e pronto, impaziente di incontrarlo”.

“In Israele e Palestina – sono le parole del Papa al termine dell’Angelus lette da Monsignor Braida – la situazione è grave: addolora che la tregua sia stata rotta, ciò significa morte, distruzione, miseria.

Molti ostaggi sono stati liberati ma tanti sono ancora a Gaza; pensiamo a loro, alle loro famiglie che avevano visto una luce, una speranza di riabbracciare i loro cari. A Gaza c’è tanta sofferenza, mancano i beni di prima necessità: auspico che tutti coloro che sono coinvolti possano raggiungere al più presto un nuovo accordo per il cessate il fuoco e trovare soluzioni diverse rispetto alle armi, provando a percorrere vie coraggiose di pace.

Desidero assicurare la mia preghiera per le vittime dell’attentato avvenuto questa mattina nelle Filippine dove una bomba è esplosa durante la messa: sono vicino alle famiglie, al popolo di Mindanao che già tanto ha sofferto.

Anche se a distanza seguo con grande attenzione i lavori della COP28. Usciamo dalle strettoie dei particolarismi e dei nazionalismi -schemi del passato- e abbracciamo una visione comune, impegnandoci tutti e ora senza rimandare per una necessaria conversione ecologica globale.

Oggi è la giornata internazionale delle persone con disabilità: accogliere e includere chi vive questa condizione aiuta tutta la società a diventare più umana. Nelle famiglie, nelle parrocchie, nelle scuole, nel lavoro, nello sport impariamo a valorizzare ogni persona con le sue qualità e capacità e non escludiamo nessuno”.

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Indulgenza plenaria in occasione degli 800 anni del “Natale di Greccio”

Posté par atempodiblog le 3 décembre 2023

Indulgenza plenaria in occasione degli 800 anni del “Natale di Greccio”
Dall’8 dicembre al 2 febbraio 2024 in ogni chiesa francescana
di: Ordo Fratrum Minorum – Frati Francescani

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In occasione dell’800° anniversario del “Natale di Greccio”, la Penitenzieria Apostolica ha concesso l’Indulgenza plenaria a tutti i fedeli che, dall’8 dicembre 2023 (Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria) al 2 febbraio 2024 (Festa della Presentazione al tempio di Nostro Signore Gesù Cristo) andranno a visitare un presepe in una chiesa affidata ai frati francescani in tutto il mondo.

La Famiglia francescana aveva inoltrato la richiesta al Santo Padre lo scorso 17 aprile, “al fine di promuovere il rinnovamento spirituale dei fedeli ed incrementare la vita di grazia”, si legge nella petizione inviata alla Penitenzieria Apostolica.

“Sostando in preghiera davanti ai presepi, i fedeli possano conseguire l’Indulgenza plenaria alle solite condizioni. Così pure quanti sono malati o impossibilitati a partecipare fisicamente, possano ugualmente fruire del dono dell’Indulgenza plenaria, offrendo le loro sofferenze al Signore o compiendo pratiche di pietà”.

Divisore dans San Francesco di Sales

Scarica:

Freccia dans Viaggi & Vacanze Decreto della Indulgenza plenaria in occasione degli 800 anni del “Natale di Greccio” in pdf

 

Leggi il testo completo della Lettera della Conferenza della Famiglia francescana:

Freccia dans Viaggi & Vacanze Italiano English Español Deutsch Français Hrvatski Português – Polski -  عربي  -  Magyar – українська Русский

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Tu ci ami per primo

Posté par atempodiblog le 13 novembre 2023

Tu ci ami per primo
di Søren Kierkegaard

Tu ci ami per primo dans Citazioni, frasi e pensieri Tu-ci-ami-per-primo

O Dio nostro Padre,
Tu ci hai amato per primo!

Signore, noi parliamo di Te
come se Tu ci avessi amato per primo
in passato, una sola volta.

Non è così: Tu ci ami per primo, sempre,
Tu ci ami continuamente,
giorno dopo giorno, per tutta la vita.

Quando al mattino mi sveglio
e innalzo a Te il mio spirito, Signore, Dio mio,
Tu sei il primo,
Tu mi ami sempre per primo.

E sempre così:
Tu ci ami per primo
non una sola volta,
ma ogni giorno, sempre.

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Le foglie cadono da lontano

Posté par atempodiblog le 13 novembre 2023

Le foglie cadono da lontano
di Rainer Maria Rilke

Le foglie cadono da lontano dans Citazioni, frasi e pensieri Le-foglie-cadono-da-lontano

Le foglie cadono da lontano, quasi
giardini remoti sfiorissero nei cieli;
con gesto che nega cadono le foglie.

Ed ogni notte pesante la terra
cade dagli astri nella solitudine.

Tutti cadiamo. Cade questa mano,
e così ogni altra mano che tu vedi.

Ma tutte queste cose che cadono, Qualcuno
con dolcezza infinita le tiene nella mano.

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Napoli/ Notte di Ognissanti (2023)

Posté par atempodiblog le 3 novembre 2023

Napoli/ Notte di Ognissanti (2023)

Napoli/ Notte di Ognissanti (2023) dans Articoli di Giornali e News Notte-di-Ognissanti-a-Napoli

Adorazione-a-Napoli dans Fede, morale e teologia

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La santità è il fine della vita di ogni uomo

Posté par atempodiblog le 1 novembre 2023

La santità è il fine della vita di ogni uomo
“Se questo e quello sono diventati santi, perché non io?”. (S. Agostino)
di Padre Livio Fanzaga
Tratto da: 
Blog di p. Livio – Direttore di Radio Maria

La santità è il fine della vita di ogni uomo dans Fede, morale e teologia Tutti-i-Santi-con-Ges

Caro amico, se ti dico che la santità è il fine della vita di ogni uomo, probabilmente mi guardi con scetticismo. Mi concedi volentieri che alcune persone siano chiamate a vivere eroicamente sotto il profilo morale e spirituale. Anzi, sei assolutamente convinto che senza i santi il mondo sarebbe una landa deserta e inospitale. Ma, obbietti, la maggioranza degli uomini è fatta da persone le cui principali preoccupazioni sono di ordine materiale e temporale. Non è forse vero che le moltitudini si preoccupano in primo luogo di soddisfare gli istinti primari, completamente dimentichi della vita interiore?

Purtroppo hai ragione, caro amico, ma quella che hai davanti agli occhi non è l’umanità che Dio ha creato nello splendore della sua grazia, ma quella decaduta e abbruttita dal peccato. Su di essa, e anche tu lo hai sperimentato, si è chinata la divina misericordia per chiamarla a nuova vita. In Gesù Cristo la santità non è un ideale astratto, ma una realtà concreta che  viene proposta e donata a tutti . Con la sua grazia ogni uomo può seguirlo e imitarlo. Se ti metti alla scuola di  Gesù, cammini spedito sulla via della santità.

Ora che sei impegnato nel cammino di conversione, mi preme sgombrare il campo da un malinteso, secondo il quale la santità sarebbe un traguardo che non è alla portata di tutti, ma soltanto di alcuni privilegiati. Questo non può essere, perché la santità è il fine stesso della vita, raggiungendo il quale l’uomo si realizza e consegue la felicità. Comprendi anche tu che il traguardo della felicità deve essere accessibile a tutti, dal momento che tutti la desiderano ardentemente.

S. Agostino, quando era ancora nel difficile passaggio della conversione, guardandosi intorno diceva a se stesso per spronarsi a decidere:

“Se questo e quello sono diventati santi, perché non io?”.

Infatti, se ci rifletti bene, il punto di partenza è uguale per tutti. Ogni uomo infatti nasce malato e incline al male. I santi, prima di diventare tali, erano uomini fragili e peccatori come noi. Come sono diventati santi? Con l’aiuto della grazia e la loro buona volontà. Ma, caro amico, non è forse vero che la grazia viene concessa a tutti e che la buona volontà dipende da ognuno di noi? Non dimenticare che alcune delle stelle più fulgide della santità sono stati dei grandi peccatori.

Ora ascoltami: se tutti nasciamo nel peccato e a tutti viene concessa la grazia di Cristo, perché mai alcuni diventano santi e altri no? Dovrai ammettere che la differenza è data soltanto dalla buona volontà. E’ questo il fattore decisivo e discriminante fra chi realizza la sua vita sul cammino della santità e chi la disperde lungo la via della mediocrità e del male. Il motivo per cui non pochi cristiani indietreggiano di fronte alla chiamata universale alla santità è dovuto a un falso concetto che se ne sono formati.

Associano la santità ad opere straordinarie, per le quali ritieni di non essere portato. Effettivamente molti santi sono state persone eccezionali, ai quali Dio ha dato doni e affidato missioni particolari. Tuttavia vi è una moltitudine immensa di santi ordinari, molti dei quali ignoti alla uomini, ma ben noti a Dio, che hanno vissuta la sanità nella dimensione ordinaria della loro vita.

Tante esitazioni e perplessità si dissolvono come la nebbia al sole se intendi la santità nel suo genuino significato. Non vi è dubbio che esistano vie straordinarie alla santità, che sono connesse a particolari bisogno della Chiesa e delle anime

Quante figure di santi ci sovrastano e quasi ci impauriscono per la severità dell’ascesi, per la profondità della dottrina, per le opere realizzate nel campo sociale ed ecclesiale, per i miracoli compiuti. Si tratta però di vocazioni straordinarie, mentre la maggioranza dei fedeli è chiamata a percorrere una via assai più semplice, che consiste nella pratica delle virtù umane e cristiane nel contesto dei compiti, dei doveri e degli impegni della vita quotidiana.

“Imparate da me che sono mite e umile di cuore” ( Mt 11,29).  Percorri il tuo cammino di perfezione sforzandoti di creare, giorno dopo giorno, un cuore umile, puro, mite, compassionevole, paziente e distaccato dalle cose del mondo, come era il cuore di Gesù. Ti sembra difficile tutto questo? Incomincia il cammino e man mano che avanzi ti sentirai più forte, mentre ne scoprirai sempre meglio la bellezza e la grandezza.

Ti voglio però dare una indicazione molto concreta, affinché possa avere un punto di riferimento certo che sei sulla strada giusta. In senso stretto la santità è la veste candida della grazia santificante della quale sei stato rivestito col battesimo e che hai di nuovo riconquistato col sacramento della riconciliazione. Nel tuo cammino di perfezione veglia per conservarti in grazia di Dio o per riacquistarla al più presto, nel triste caso che l’avessi perduta. Allora fioriranno in te le virtù e i doni dello Spirito Santo, perfino a tua insaputa e nel più totale nascondimento di una vita normale.

Il desiderio di diventare santi non è superbia, ma risposta a una chiamata. Tuttavia mettiti in cammino facendoti piccolo come una formica. Piccola e nera com’è, non la nota nessuno. Non cercare visibilità, apprezzamenti e riconoscimenti da parte degli uomini. C’è una santità nascosta, nota solo a Dio, che conosceremo in cielo.

Allora sarà grande il nostro stupore quando ci renderemo conto di quanti sono coloro che noi  credevamo fossero gli ultimi e invece sono i  primi. A meno che Dio disponga diversamente, deciditi per questo tipo di sanità, quella che i più non vedono. E’ la più sicura e la meno esposta alle insidie del superbo serpente. E’ la stessa santità di Maria, tenuta nascosta agli occhi del mondo, ma infinitamente più luminosa di quella di tutti i santi.

Dalla formica impara anche la tenacia. Osserva come tiene ben stretto in bocca il chicco di grano, più grosso di lei, e lo porta a destinazione senza lasciarlo cadere. Allo stesso modo tu tieni saldamente in pugno la decisione di diventare santo e non permettere che si sciolga come la neve al sole di primavera. La santità è un’opera di pazienza quotidiana. Ogni giorno devi fare un passo in avanti. Ogni giorno devi aggiungere un mattone all’edificio che stai costruendo. Non servono gesti sensazionali, ma piuttosto l’oscura dedizione al dovere quotidiano. Dalla formica impara la virtù della perseveranza. Dopo ogni calamità esse riprendono sempre a ricostruire.

Lungo il cammino di santità ti può succedere di rallentare e persino di cadere. L’importante è che tu non lo lasci mai, per seguire la via larga della perdizione. Solo chi persevererà fino alla fine sarà salvo ( cfr Mt 24,13). Ti sarà di grande aiuto la fiducia nella divina Misericordia. In fondo a Dio non importa quanto sei riuscito a realizzare. A Lui importa che tu, nella tua miseria, abbia fiducia nella sua bontà e nel suo perdono.

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La festa di Ognissanti/ Gli splendidi volti dei Santi invece delle orride maschere

Posté par atempodiblog le 30 octobre 2023

La festa di Ognissanti/ Gli splendidi volti dei Santi invece delle orride maschere
di Don Aldo Buonaiuto  In Terris, la voce degli ultimi

La festa di Ognissanti/ Gli splendidi volti dei Santi invece delle orride maschere dans Don Aldo Buonaiuto Tutti-i-Santi

Halloween è l’anti-culti cristiano: un invito ad abitare il mondo dei mostri, in amicizia con anime inquiete e terrificanti, intrappolate sulla soglia tra i due mondi, a divertirsi con figure della fantasia horror e demoni del male, invece che cercare la comunicazione con gli angeli della luce e con i santi, testimoni della gioia e dell’amore di Dio.

Quando il mostruoso è considerato piacevole, il terrificante è divertente, l’orrido è appagante, cade il confine tra il bene e il male, la porta del giudizio si spalanca sul baratro morale.

La festa di Ognissanti e la Commemorazione dei defunti, sono invece, l’occasione per riflettere sul mistero della morte nella prospettiva della Resurrezione e come nascita all’immortalità, dove soltanto coloro che hanno vissuto in osservanza alla Parola di Dio, alla luce del suo Amore, potranno vivere la pienezza della gioia eterna.

È necessario, anzi, urgente, recuperare e promuovere una cultura della vita, che, con la sua bellezza, offre esempi e modelli di speranza ai molti immersi in quella che Papa Francesco ha definito una “cultura di morte”, ormai imperante, di cui Halloween è uno strumento e una manifestazione.

L’azione di sensibilizzazione critica consiste anche nel valorizzare l’alternativa cristiana ad Halloween, la festa di Ognissanti, così come la luce è la bella alternativa al buio: gli splendidi volti dei Santi invece delle orride maschere degli zombies.

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L’amore di Dio e Maria, la missione spiegata da Claret

Posté par atempodiblog le 25 octobre 2023

L’amore di Dio e Maria, la missione spiegata da Claret
Nell’opera sterminata di sant’Antonio Maria Claret emerge in modo chiaro come il missionario debba ardere dal desiderio che tutti amino Dio e si salvino eternamente. E per riuscirci deve «portare tutti» a Maria.
di Antonio Tarallo – La nuova Bussola Quotidiana
Tratto da: Radio Maria

L’amore di Dio e Maria, la missione spiegata da Claret dans Articoli di Giornali e News sant-Antonio-Maria-Claret

Entrare nelle parole di un santo non è mai impresa facile. Se poi quel santo annovera circa 150 titoli tra opuscoli e libri, circa 1.700 lettere e ben 18 volumi di manoscritti (appunti, schemi di sermoni, pensieri, suggerimenti, esortazioni), lo è ancora di più. Quel santo così tanto prolifico con la penna è sant’Antonio Maria Claret (1807-1870). La domanda, allora, che sorge spontanea guardando a una simile mole di pagine è semplice: com’è possibile che abbia scritto così tanto se ha così tanto operato nella sua missione pastorale?

Il carisma del santo arcivescovo spagnolo si è sviluppato intorno a questa parola così alta: missione. Lo spiega bene lo stesso Claret quando indirizza una lettera a padre Giuseppe Xifré, uno dei cofondatori, assieme al santo ricordato liturgicamente oggi, della Congregazione dei Missionari Figli del Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria, i cui membri sono detti anche Clarettiani: «Dica ai miei amatissimi missionari che siano animati e lavorino a ritmo pieno aspettando da Gesù e da Maria la loro ricompensa.

Io amo tanto i sacerdoti missionari che darei per loro il mio sangue e la mia vita, laverei e bacerei loro mille volte i loro piedi, mi toglierei il boccone di bocca per sostentarli. Li amo tanto che impazzisco e non so cosa vorrei fare per loro. Se penso che il loro lavoro è tutto teso a far conoscere ed amare Dio, a salvare gli uomini dalla morte, non posso descrivere quello che mi succede in cuore». La lettera è datata 20 agosto 1861. Le parole che usa Claret sono nette, forti e danno un’immagine ben precisa di quanto la missione sia presente nel suo cuore: «Darei per loro il mio sangue e la mia vita».

Ma cosa vuol dire per il santo spagnolo essere missionari? Una risposta a tale quesito la si trova in uno scritto incluso nelle sue Opere spirituali: «Mossi dal fuoco dello Spirito Santo, gli apostoli percorsero tutta la terra. Accesi dallo stesso fuoco i missionari apostolici raggiunsero, raggiungono e raggiungeranno i confini del mondo da un polo all’altro della terra per annunziare la parola di Dio, così da poter giustamente applicare a sé quelle parole dell’apostolo Paolo: “L’amore di Cristo ci spinge” (2 Cor 5, 14). La carità di Cristo ci sprona, ci spinge a correre e a volare, portati sulle ali di un santo zelo. Chi ama davvero, ama Dio e il prossimo». La missione, dunque, si fonda su un unico dato, fondamentale e prezioso: l’amore per Dio, l’amore per i fratelli. È questo amore che deve ardere nel cuore di chi è impegnato nell’evangelizzazione a spronare i missionari di ieri, di oggi e di domani. Un amore alimentato da un «santo zelo».

È importante notare, inoltre, questo suo concetto di tempo: riguardo alla missione scrive come se fosse una sorta di linea continua, che riesce a congiungere il passato con il presente per poi proiettarlo nel futuro. Il mondo ha e avrà sempre bisogno di missioni e missionari, perché esiste e sempre esisterà la sete di Dio. In questa sua visione, il riferimento agli Apostoli è più che naturale visto che sono stati proprio loro ad annunciare per primi il Vangelo di Cristo Risorto a tutto il mondo. Più avanti aggiunge: «Chi è zelante, brama e compie cose sublimi e lavora perché Dio sia sempre più conosciuto, amato e servito in questa e nell’altra vita. Questo santo amore, infatti, non ha fine. La stessa cosa fa con il prossimo. Desidera e procura sollecitamente che tutti siano contenti su questa terra e felici e beati nella patria celeste; che tutti si salvino, che nessuno si perda per l’eternità, né offenda Dio e resti, sia pure un istante, nel peccato». In queste poche righe vi è tutto il fine, alto, dell’essere missionario.

Il passaggio dalle righe dedicate allo spirito missionario a quelle dedicate alla Vergine Maria (alla quale il Claret era particolarmente devoto) è più che ovvio: «Maria è tutta carità. Dove c’è Maria lì c’è la carità. Maria, dunque, è il cuore della Chiesa. Per questo germogliano da essa tutte le opere di carità. È risaputo che il cuore ha due movimenti che i medici chiamano sistole e diastole. Col primo, il cuore si stringe ed assorbe il sangue; col secondo si dilata e lo versa nelle arterie. Così anche Maria esercita continuamente questi due movimenti: assorbe la grazia del suo amato Figlio e la riversa sui peccatori», così scriveva il Claret nel suo Maria, cuore della Chiesa.

E proprio nelle mani della Vergine aveva affidato la sua vocazione missionaria e quella della sua congregazione. Sant’Antonio Maria Claret si è sempre considerato uno strumento nelle mani della Madonna. A raccontarlo è lui stesso nella sua Autobiografia: «Il giorno dell’Ascensione del Signore dell’anno 1870, un’anima si trovava davanti all’altare di Maria Santissima dalle undici alle dodici, contemplando la festa, e capì che i figli della Congregazione sono come le braccia di Maria, che con il loro impegno dovranno portare tutti a Maria: i giusti affinché perseverino nella grazia e i peccatori perché si convertano. Gesù è il capo della Chiesa, Maria ne è il collo, e subito dopo viene il cuore. Le braccia di Maria sono i missionari della sua Congregazione, che con zelo lavoreranno e abbracceranno tutti e pregheranno Gesù e Maria».

Fin da bambino, Claret andava molto spesso, con la sorella Rosa, al Santuario di Fussimaña: è qui, davanti a un’antica e bellissima statua della Vergine, che cresce la devozione mariana del Claret. Nella sua Autobiografia scrive: «Mi è impossibile spiegare la devozione che provavo in quel santuario. Già prima di arrivare, scorgendolo da lontano, mi commuovevo tutto, gli occhi mi si riempivano di lacrime. Incominciavamo il Rosario, e pregando arrivavamo alla chiesetta. Sempre che ho potuto, ho visitato poi quella devota immagine: da studente, da sacerdote, da vescovo, prima di imbarcarmi per Cuba». Una presenza, quella di Maria Santissima, che dunque ha sempre accompagnato il suo cammino spirituale.

Fra i tanti scritti è bene accennare a quelli denominati I quaderni dei propositi, in cui Claret annotava i suoi propositi nei confronti di Dio. La loro stesura cominciò nel 1843, anno molto significativo nella sua vita perché segnò una svolta nella sua missione apostolica. La calligrafia denota una cura particolare. L’inchiostro è molto nero, segno di parole ben determinate. In queste pagine troviamo scritto, ad esempio: «Mi dono totalmente come figlio e sacerdote di Maria. (…) Sarà mia Madre, Maestra e Direttrice, e da Lei sarà tutto ciò in cui faccio e soffro per questo ministero, perché il frutto deve provenire da ciò che ha piantato l’albero». E a un albero tale non poteva che corrispondere un frutto così tanto rigoglioso.

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