Il Pontefice in Asia un’immersione nelle Chiese “fuori dal centro”

Posté par atempodiblog le 4 septembre 2024

A colloquio con il cardinale coreano Lazzaro You Heung-sik
Il Pontefice in Asia un’immersione nelle Chiese “fuori dal centro”
de L’Osservatore Romano

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Giusto dieci anni fa come vescovo di Daejeon fu tra i presuli che accolsero in Corea Papa Francesco, ospite attesissimo della sesta Giornata della gioventù asiatica, una vera e propria “Gmg” continentale. Oggi il cardinale Lazzaro You Heung-sik guida il Dicastero per il clero, ma il suo cuore di coreano accelera i battiti all’idea del Pontefice di nuovo pellegrino in Asia. Un continente immenso quanto le sue culture e le sue credenze religiose, nel quale radicare la fede è una sfida che procede per inculturazione e, afferma il porporato ai media vaticani, «si sviluppa attraverso nuovi linguaggi e nuovi modelli pastorali».

Come possiamo riassumere secondo lei il significato di questo viaggio apostolico?
Ritengo che il viaggio del Santo Padre in Asia confermi la sua passione per l’Estremo Oriente, che più volte ha manifestato parlando dei suoi primi anni di sacerdozio e del suo desiderio di essere missionario in quelle terre. Più in generale, questo viaggio attesta ancora una volta l’attenzione verso le “periferie”, che Papa Francesco ha spesso raccomandato quasi come una bussola per orientare il cammino di tutta la Chiesa. Si tratta di uno sguardo che non si chiude in sé stesso, che non riduce la bellezza e la fantasia del cristianesimo a un unico modo di pregare, di celebrare o di agire nella pastorale ma, al contrario, si allarga oltre i confini, si mette in ascolto di quanto avviene anche in terre e Chiese apparentemente “fuori dal centro”, lontane, ma ricche di vita e di spiritualità. Allo stesso tempo, una cifra importante di questo viaggio riguarda il tema della fraternità; arrivando in quei Paesi il Papa potrà immergersi in un mondo multiculturale, in terre e città in cui si mescolano e convivono persone, culture e tradizioni religiose antiche e diverse, in armonia. Così, Papa Francesco potrà confermare il popolo di Dio che incontrerà e, allo stesso tempo, portare alla luce questo esempio di fraternità e di condivisione in un mondo ancora lacerato da conflitti, guerre e discordie.

Indonesia dans Fede, morale e teologia

Quale il ruolo dell’Asia nel contesto della fede e del resto del mondo oggi?
L’Asia è un continente molto variegato. Il cammino della fede cristiana, da sempre “contaminato” da tante altre spiritualità e incarnato in una cultura così particolare, si sviluppa attraverso nuovi linguaggi, nuovi modelli pastorali e una specifica attenzione al dialogo tra le religioni, inteso anche come cammino unitario dell’umanità verso Dio e partecipazione al Suo progetto di salvezza. In questo senso l’Asia può aiutare anche la fede occidentale a rinnovarsi, a ritrovare vitalità attraverso una nuova evangelizzazione e a crescere nella consapevolezza della missione che noi cristiani abbiamo rispetto al mondo, alla società e alla costruzione di un futuro di pace.

Cosa significa annunciare il Vangelo in quell’area, in quelle terre?
Come sappiamo, da una parte il Vangelo si incarna nella cultura facendone il terreno proprio per poter germogliare e, quindi, accogliendola con benevolenza; allo stesso tempo, l’annuncio del Vangelo è sempre una sfida per la cultura e intende purificarla e accompagnarla in un cammino di crescita che la renda sempre più conforme al progetto di Dio e, quindi, più umana. In questo senso, annunciare il Vangelo in Asia significa confermare la gioia della fede che contraddistingue il popolo asiatico, radicata nella semina di molti missionari e testimoni del Vangelo, ma, contemporaneamente, il cristianesimo è chiamato ad affrontare alcune sfide di tipo culturale: penso specialmente ai giovani, che a volte si lasciano affascinare da modelli culturali e sociali troppo secolarizzati e improntati a una mentalità edonistica e consumistica; ma anche le questioni legate a taluni fenomeni più locali come la magia, la stregoneria, l’utilizzo della violenza come autodifesa, in alcuni casi il tribalismo e l’animismo. Senza dimenticare i problemi che riguardano i poveri, la famiglia e la custodia della vita. In generale, poi, l’aspetto più importante è dato senz’altro dalla testimonianza cristiana, come hanno insegnato sant’Andrea Kim, primo martire coreano, e tanti altri martiri asiatici: dove c’è testimonianza di vita c’è anche annuncio del Vangelo, perché prima delle parole e delle formule è anzitutto la nostra vita a dover manifestare la gioia del Vangelo, per diventare luce che illumina le tenebre del mondo.

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Nostra Signora della Misericordia di Pellevoisin: una devozione che fa bene

Posté par atempodiblog le 30 août 2024

Nostra Signora della Misericordia di Pellevoisin: una devozione che fa bene
Il Dicastero per la Dottrina della Fede ha dato il consenso all’arcivescovo di Bourges a emettere il decreto di “nihil obstat” relativo alla devozione legata al santuario mariano di questo piccolo comune francese, dove nel 1876 una povera domestica, Estelle Faguette, avrebbe avuto varie apparizioni della Vergine Maria
della Redazione di Vatican News

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“Sebbene non sia prassi corrente” del Dicastero per la Dottrina della Fede “esprimersi sul carattere soprannaturale o sull’origine divina dei fenomeni soprannaturali e dei presunti messaggi, le espressioni che Estelle ha presentato come provenienti dalla Vergine Maria hanno un valore particolare che ci permette di intravedere un’azione dello Spirito Santo in mezzo a questa esperienza spirituale”.

È quanto scrive il cardinale Victor Manuel Fernández in una lettera indirizzata all’arcivescovo di Bourges, in Francia, Jérôme Daniel Beau, e approvata da Papa Francesco giovedì 22 agosto, con cui si dà il consenso a procedere con il decreto proposto di “nihil obstat” (nulla osta) relativo a “Nostra Signora della Misericordia”, venerata nel Santuario di Pellevoisin, piccolo comune della Francia centrale, dove nel 1876 una povera domestica, Estelle Faguette, avrebbe avuto varie apparizioni della Vergine Maria.

Una devozione raccomandata
Il prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede afferma che non solo “non ci sono obiezioni dottrinali, morali o di altro tipo a questo evento spirituale” a cui i fedeli “possono dare il loro assenso in modo prudente” (Norme, art 22, 1), “ma che in questo caso la devozione, già fiorente, è particolarmente raccomandata per coloro che desiderano liberamente aderirvi”, in quanto vi si trova “un cammino di semplicità spirituale, di fiducia, di amore che farà un gran bene e che “sarà certamente un bene per tutta la Chiesa”.

La lettera di Estelle alla Vergine
Estelle nasce il 12 settembre 1843 da una famiglia molto povera. Per provvedere a sé e ai genitori fa prima la lavandaia e poi la domestica. Ammalatasi gravemente, è in pericolo di vita. A questo punto decide di scrivere un’accorata lettera alla Madonna per la sua guarigione perché possa continuare a mantenere i poveri genitori. Le sue parole – scrive il porporato – “colpiscono per la loro semplicità, chiarezza e umiltà. Estelle narra la sofferenza causata dalla sua malattia. Non si vanta di uno spirito cristiano di rassegnazione. Al contrario, spiega la sua resistenza interiore a una malattia che ha sconvolto il suo progetto di vita”. Ma alla fine si affida sempre alla volontà di Dio. Lei vuole solo aiutare il papà e la mamma con tutte le forze che le restano: “Questa dedizione generosa agli altri, questa vita che si usa per prendersi cura degli altri, è ciò che ha toccato di più il cuore della Madre” che “sa riconoscere tutto il bene che si nasconde dietro le nostre parole”.

La guarigione miracolosa
La giovane racconta che nel febbraio 1876, all’età di 32 anni, iniziano le prime apparizioni: alla quinta, come promesso da Maria, guarisce completamente. Estelle è molto chiara su quanto accaduto: la Vergine ha ottenuto la sua guarigione dal Figlio. Tutto è attribuito a Cristo, è Cristo che ha ascoltato l’intercessione di sua madre. Una guarigione – sottolinea il cardinale Fernández – “confermata come miracolosa dall’arcivescovo di Bourges, l’8 settembre 1893, con il consenso dell’allora Sant’Uffizio”.

Alcuni messaggi di Maria
Nei suoi messaggi Maria manifesta a Estelle tutta la sua vicinanza e tenerezza con parole d’incoraggiamento: “Non temere nulla, sei mia figlia”, “Se vuoi essere al mio servizio, sii semplice”, “Coraggio”, “Sarò invisibilmente accanto a te […] Non hai nulla da temere”, “Io scelgo i piccoli e i deboli per la mia gloria”. E poi le esortazioni ad avere pace: “Calma, figlia mia, abbi pazienza, avrai delle sofferenze, ma io sono qui”, “Vorrei che tu fossi ancora più calma […] Hai bisogno di riposarti”. Un invito rivolto anche alla Chiesa: “Nella Chiesa non c’è la calma che desidero”.

Una presenza silenziosa
Spesso – afferma il cardinale prefetto – “più ancora delle poche parole di Maria, ciò che colpisce è la sua presenza silenziosa, quei lunghi silenzi dove lo sguardo della Madre guarisce l’anima”. Scrive Estelle: “Mio Dio, com’era bella! Rimase a lungo immobile senza dire nulla […] Dopo questo silenzio, mi guardò; non so cosa provai; come ero felice!”, ” “Non mi disse nulla. Poi mi guardò con grande bontà e se ne andò”, “Mi guardava sempre sorridendo”, “Che bellezza e che dolcezza!”, “Che gentilezza nei suoi occhi e che misericordia!”.

Lo scapolare con l’immagine del Cuore di Cristo
“L’esperienza di Pellevoisin – prosegue il prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede – è mariana, ma allo stesso tempo è fortemente cristologica”. Così “la grande richiesta che la Vergine rivolge a Estelle è che diffonda lo scapolare con l’immagine del Cuore di Cristo, e il grande messaggio di Maria è l’invito a rivolgersi a quel Cuore amorevole del Signore”. Mostrando a Estelle lo scapolare del Sacro Cuore di Cristo, Maria dice: “I tesori di mio Figlio sono aperti da tempo […] amo questa devozione”.

Estelle accoglie questa richiesta di diffondere la devozione al Cuore del Signore. “Il Cuore di Cristo – afferma il cardinale – non è mai indifferente, si lascia toccare dalla nostra supplica sincera e amorevole, specialmente quando è la Madre che tocca il suo Cuore”. La vita di Estelle trascorre nell’umiltà tra molte prove, accuse e calunnie. Nel 1925 entra nel terz’ordine domenicano. Muore a Pellevoisin il 23 agosto 1929 a quasi 86 anni.

Le autorizzazioni dei Papi
Il porporato ricorda che vari Papi hanno autorizzato gesti di devozione legati a “Nostra Signora della Misericordia” conosciuta anche col titolo di “Madre tutta misericordiosa”: nel 1892 Leone XIII concede le indulgenze ai pellegrini che giungono a Pellevoisin e nel 1900 riconosce lo scapolare del Sacro Cuore. Benedetto XV nel 1915, ricevendo lo scapolare, afferma che “Pellevoisin è stata scelta dalla Santa Vergine come luogo speciale dove diffondere le sue grazie”. Nel 1922 viene autorizzata una Messa votiva alla Vergine, il 9 settembre, per la Parrocchia di Pellevoisin. Lungo tutti questi anni – afferma il cardinale Fernández – “molti bei frutti di fede e di carità” sono sbocciati in quanti hanno vissuto questa devozione.

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Desiderio di santità

Posté par atempodiblog le 27 août 2024

Desiderio di santità dans Citazioni, frasi e pensieri Zelia-Martin
28 agosto, nascita in Cielo di Zelia Guérin Martin

In una sua lettera Zelia così scrive alle figlie in collegio: “Bisogna servire bene il buon Dio, mie care figliolette e procurare di essere un bel giorno nel numero dei santi di cui oggi celebriamo la festa”.

In un’altra lettera scrive:  “Spero che Maria (la primogenita) sarà una buona ragazza, ma vorrei che fosse una santa, e vorrei santa anche te, Paolina mia. Anch’io vorrei farmi santa, ma non so da che parte incominciare; c’è così tanto da fare che mi limito al desiderio. Dico spesso durante la giornata: Mio Dio, come vorrei essere santa!”. 

Tratto da: Pellegrino a quattroruote, sulle strade d’Europa  di Padre Livio Fanzaga, ed. SugarCo

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La fede cristiana è un cammino dello sguardo

Posté par atempodiblog le 26 août 2024

La fede cristiana è un cammino dello sguardo dans Citazioni, frasi e pensieri La-fede-cristiana

Ha detto il grande biblista Ignace de la Potterie: “La fede cristiana è un cammino dello sguardo”. Non è frase poetica o astratta: è la descrizione esatta, fattuale di un metodo.
Lo sguardo prima intravede, poi incomincia ad avere la percezione di fattori più distinti e solo in seguito incomincia a sorprendere la possibilità di un significato. Aumentando l’attenzione a questo significato, capisce che è vero.

Don Luigi Giussani – L’avvenimento cristiano, BUR, Milano 2003, p. 59

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La chiesa a Roma dedicata alla Beata Vergine Regina dei cuori

Posté par atempodiblog le 23 août 2024

La chiesa a Roma dedicata alla Beata Vergine Regina dei cuori
Una chiesa, quasi nascosta, retta dai padri Monfortani, a Roma. La Teologia diventa architettura.
di Antonio Tarallo – ACI Stampa
Tratto da: Radio Maria

La chiesa a Roma dedicata alla Beata Vergine Regina dei cuori dans Antonio Tarallo Vergine-e-Bambino-con-accanto-san-Luigi-Maria-Grignon-di-Montfort-e-l-Arcangelo-Gabriele

Una memoria troppe volte dimenticata quella della Beata Vergine Maria Regina. Eppure dietro ad essa si nasconde un tesoro prezioso tutto da scoprire e riscoprire. La memoria liturgica è stata istituita da Papa Pio XII , nel 1955. Dopo la riforma seguita al Vaticano II, è stata collocata al 22 agosto, giorno conclusivo dell’ottava della solennità di Maria assunta in Cielo. La Vergine è proposta come modello e segno di speranza per tutti i cristiani che, già rivestiti della dignità regale del Signore nel Battesimo, sono chiamati a regnare eternamente con lui. Questo titolo di “Regina” fu attribuito a Maria fin dall’antichità dal popolo cristiano che la saluta con questo appellativo specialmente nella “Salve Regina” e nelle serie finale delle litanie lauretane.  Al mistero della Vergine Maria appartiene la dignità regale della sua piena glorificazione e della perfetta conformazione a Suo Figlio, Re di tutti i secoli.  E’ il Concilio Vaticano II a dirci, infatti, che Maria, dopo aver finito il corso della sua vita terrena, fu assunta alla gloria celeste con il suo corpo e con la sua anima, ed esaltata come Regina dell’universo, perché fosse più pienamente conformata a Gesù. Tra gli elementi che costituiscono la dignità regale della Vergine Maria, i testi liturgici ne celebrano particolarmente quattro: l’umiltà; la funzione materna; la supplice intercessione e il segno della futura gloria della Chiesa.

Ed è proprio a questo titolo speciale, “Regina”, che è dedicata una chiesa a Roma, quasi nascosta. Ci troviamo al centro di Roma: in via Romagna, una piccola viuzza che sembra quasi nascondersi fra palazzi umbertini e moderni uffici. Davanti a noi si erge la facciata della chiesa, piccola, sobria ma che – al contempo – conserva un “qualcosa” di maestoso: è lo specchio della regalità della Vergine Maria. La chiesa è retta dai Monfortani. Ha una storia del tutto affascinante. La sua fondazione passa per una data specifica: quella dell’8 dicembre, festa dell’Immacolata. Infatti, l’8 dicembre del 1903 ha luogo la benedizione e la posa della prima pietra del futuro santuario; e, dopo un anno esatto, l’8 dicembre 1904, si ha la sua inaugurazione, nel cinquantesimo anniversario della definizione del dogma della Immacolata Concezione di Maria. Tutto qui ci parla di Maria: soprattutto le bellissime vetrate che circondano la chiesa.

Sopra l’ingresso del Santuario, all’interno, è possibile subito notare una bifora con due sopra immagini che riescono bene a sintetizzare il termine “Regina”. La vetrata di destra è dedicata al mistero del Cristo Re. In questa vetrata troviamo un tondo in cui è inscritto il busto del re Davide con la corona in testa e avvolto nel manto; regge nella destra un’arpa – è ritenuto l’autore dei Salmi – e con la sinistra tiene il lembo di un rotolo dispiegato, su cui si legge: “Ego autem constitutus sum rex ab eo – Io sono stato costituito re da Lui”. L’espressione è tratta dal Salmo numero due, che canta profeticamente il Re Messia.

La figura del Cristo occupa la parte centrale della vetrata: rivestita di tunica e calzari, avvolta in un ricco mantello regale, nella mano destra, benedicente, impugna lo scettro e con la sinistra regge il globo , simbolo del mondo soggetto alla sua signoria. Lo sormonta – infatti – una croce aurea, strumento della vittoria pasquale: innalzato sulla croce, Gesù attira tutti a sé. Il segno della croce è presente nel tondo superiore della vetrata, in cui è raffigurato un angelo a grandi ali spiegate, che mostra la croce, “strumento di morte e di gloria” come canta la liturgia.

E a sinistra, invece, troviamo in maniera speculare un’altra immagine: questa volta ci parla di Maria, o meglio, della sua regalità. Nel tondo inferiore è ritratto il Montfort, che stringe in mano un grande rosario. Lo circonda una scritta che dice: “Ut adveniat regnum tuum, adveniar regnum Mariae – Affinchè venga il tuo regno (Signore, è sottinteso) venga il regno di Maria!”. Questa espressione – presa dal “Trattato della vera devozione a Maria” scritto dal santo francese – pone l’accento sul pensiero monfortano secondo cui il riconoscimento della signoria di Maria riesce a condurci più facilmente ad accogliere il regno di Cristo nel proprio cuore. Maria è presentata col capo velato e incoronato. E’ rivestita, sotto la tunica regale, con un abito trapuntato; il manto è riccamente ornato. Nella mano destra impugna lo scettro regale e nella sinistra sostiene un globo – come Gesù – sormontato da una croce.

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San Giovanni Eudes, l’apostolo dei Sacri Cuori

Posté par atempodiblog le 19 août 2024

San Giovanni Eudes, l’apostolo dei Sacri Cuori
Grande propagatore della devozione al Sacro Cuore di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria, san Giovanni Eudes spiegò in pagine mirabili l’unione tra i due Sacri Cuori, lasciando insegnamenti preziosi per il cammino spirituale di ogni fedele.
di Antonio Tarallo – La nuova Bussola Quotidiana
Tratto da: Radio Maria

San Giovanni Eudes, l’apostolo dei Sacri Cuori dans Antonio Tarallo Ges-e-Maria

«Organo muscolare, cavo, che costituisce il centro motore dell’apparato circolatorio». E ancora: «Dall’antichissima credenza popolare che il cuore fosse il centro della vita spirituale e affettiva dell’uomo, si è formata ed è rimasta nel linguaggio comune una serie ricchissima di locuzioni e frasi». E ancora più avanti: «Il cuore è inteso come la sede dei vari moti dell’animo. Come sede dell’affetto, dell’amore». Sono definizioni colte dall’Enciclopedia Treccani: fanno riferimento al sostantivo «cuore». Sono immagini che riescono a donare diversi significati di questo termine così ricco e prezioso per la vita umana. Quando pensiamo a questa parola, infatti, sono tante le analogie, le metafore, i pensieri che nascono naturalmente nella mente. Forse, fra i tanti, quello più comune è che il cuore rappresenti la sede della vita e dei sentimenti. Ed è proprio al cuore – a due in particolare, quello di Gesù e della Vergine Maria – che san Giovanni Eudes (del quale oggi ricorre la memoria liturgica) ha guardato per l’intera sua esistenza terrena, meritando di essere definito «apostolo infaticabile della devozione ai Sacri Cuori di Gesù e Maria» (Benedetto XVI, udienza generale del 19 agosto 2009).

Per addentrarci meglio nella spiritualità di questo grande santo, fondatore della Congregazione di Gesù e Maria (1643) per la formazione dei futuri sacerdoti e dell’Ordine di Nostra Signora della Carità (1651), è importante focalizzare l’attenzione su quanto sia stata fondamentale nella sua visione spirituale la centralità della relazione personale con Gesù Cristo: il fedele, per san Giovanni Eudes, deve vivere il proprio cammino spirituale in stretta relazione con Cristo. E questo dialogo deve passare proprio per il Sacro Cuore di Gesù, sede dell’Amore di Dio per gli uomini. Per arrivare a Cristo, il fedele passa per Maria, la Vergine Santa.

Testimonianza di ciò, il testo Il Cuore Ammirabile della SS. Madre di Dio, un trattato teologico-spirituale e devozionale assai interessante per diversi aspetti. «Cuore ammirabile. Perché mai lo Spirito Santo la chiama “Signum magnum”? Per farci conoscere che Ella è tutta miracolosa e per farne oggetto di rapimento per gli Angeli e per gli uomini. Allo stesso scopo lo Spirito Santo fece cantare in suo onore, in tutto l’universo, per bocca di tutti i fedeli, questo elogio: “Mater admirabilis”! O Madre ammirabile, con quanta ragione portate questo nome! Però quel che è più ammirabile in Maria è il suo Cuore verginale. Esso è tutto un mondo di meraviglie, un oceano di prodigi, un abisso di miracoli. È il principio e la sorgente di tutte le cose più rare e più straordinarie che emergono in questa gloriosa Principessa».

La descrizione che Eudes fa del Cuore della Vergine è una perfetta sintesi teologica. Ciò che colpisce è il linguaggio del santo: poetico, alto, profondo e, allo stesso tempo, vicino al popolo di Dio. Tanto è racchiuso in quel passaggio, «il principio e la sorgente di tutte le cose più rare e più straordinarie», e il lettore non può che provare stupore, misto a meraviglia, davanti a questa sublime descrizione.

Ma perché è così importante il Cuore Immacolato della Vergine Maria? Il santo risponde con queste parole contenute sempre nel suo libro: «Non v’è parte del sacro corpo di Gesù che non sia degno dell’ammirazione eterna degli uomini e degli Angeli. Non c’è nulla nel corpo verginale di Maria che non sia meritevole delle lodi immortali di tutte le creature. Ma il suo cuore ha diritto ad un particolare onore per le sue meravigliose prerogative: 1) Esso è il principio della vita di questa Divina Madre e di tutte le funzioni della sua vita corporale e sensibile: origine della vita di colei che ha dato vita al Figlio di Dio; 2) Altra prerogativa di questo Cuore è d’aver preparato e donato il sangue verginale di cui fu formato il corpo santissimo dell’Uomo-Dio; 3) La terza è d’essere stato il principio della vita umana di Gesù Bambino, durante la dimora nascosta ch’Egli fece nel seno della madre sua. Come di ogni madre, si può dire che la vita e il cuore di Maria era la vita e il cuore di Gesù (…) 4) La quarta prerogativa è indicata da queste parole della Cantica: “Il nostro letto è tutto ricoperto di fiori profumati” (Ct I, 15). Qual è questo letto, se non il cuore purissimo di Maria, sul quale il Bambino Gesù ebbe a riposare dolcemente?». In queste righe comprendiamo, allora, l’importanza del Cuore di Maria. Ancora una volta, viene ribadito il concetto dello strettissimo legame tra questo Cuore e quello di Gesù.

L’unione dei due Sacri Cuori è il tema portante dell’intensa e alta spiritualità di san Giovanni Eudes. Fra le righe de Il Cuore Ammirabile della SS. Madre di Dio troviamo una pagina importantissima, fondamentale per il cammino spirituale di ciascuno: «Il Cuor di Gesù vive nel cuore di Maria, l’anima di Gesù nella sua anima, lo spirito di Gesù nel suo spirito; la memoria, l’intelletto, la volontà di Gesù sono viventi nella memoria, nell’intelletto, nella volontà di Maria; i suoi sensi interiori ed esteriori vivono nei sensi di Lei; le sue passioni nelle passioni di Lei; le sue virtù, i suoi misteri, i suoi divini attributi, tutti vivono nel cuore di Lei e regneranno sovranamente in Lei; vi opereranno affetti meravigliosi e incomprensibili a noi mortali, e v’imprimeranno l’immagine vivente di Gesù stesso».

Grazie a queste pagine si riesce a comprendere come i due Sacri Cuori siano profondamente connessi tra loro. L’uno potrebbe definirsi il prosieguo dell’altro: vi è un filo rosso che li unisce, vi è un’arteria che li congiunge e li fa vivere e palpitare all’unisono. Ed è a questi due Cuori che san Giovanni Eudes ci invita ad accostarci attraverso la preghiera e l’Eucaristia.

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San Tarcisio, romano, martire dell’Eucaristia

Posté par atempodiblog le 15 août 2024

San Tarcisio, romano, martire dell’Eucaristia
della Redazione di Vatican News

San Tarcisio, romano, martire dell'Eucaristia dans Fede, morale e teologia San-Tarcisio

Accolito delle catacombe
La sua storia si snoda nel terzo secolo. In quel periodo l’imperatore Valeriano perseguita i cristiani e Tarcisio è un giovane accolito della Chiesa di Roma. Frequenta le catacombe di San Callisto e un giorno, pensando che la sua giovinezza sarebbe stata il miglior riparo per l’Eucaristia, si offre di portare il Pane consacrato ai carcerati e agli ammalati.

Stretto al petto
Ma lungo il cammino incontra alcuni giovani pagani. Si accorgono che Tarcisio stringe qualcosa al petto e tentano di strapparglielo. Il ragazzino non cede e allora viene preso a calci, qualcuno afferra delle pietre e gliele tira contro. Tarcisio resiste e riesce a non far profanare le ostie. A soccorrerlo ormai in fin di vita è un ufficiale pretoriano, convertitosi al cristianesimo di nascosto, che lo porta al sacerdote della sua comunità. Tra le mani serrate strette al petto c’è ancora un pezzo di stoffa con l’Eucaristia.

Protomartire dell’Eucaristia
Dopo la morte, Tarcisio è sepolto nelle catacombe di San Callisto. Sull’epigrafe, posta da Papa Damaso, viene riportato l’anno 257. Queste parole scritte nelle catacombe di San Callisto, giunte attraverso varie testimonianze, ci ricordano il suo martirio: “Mentre un gruppo di malvagi si scagliava su Tarcisio volendo profanare l’Eucaristia da lui portata, egli, colpito a morte, preferì perdere la vita piuttosto che consegnare ai cani rabbiosi le membra celesti di Cristo”.

Carne della sua carne
Sul protomartire dell’Eucaristia si riporta anche una tradizione orale secondo la quale sul suo corpo non venne trovato il Santissimo Sacramento. Secondo tale tradizione la Particola Consacrata, difesa con la vita dal giovane accolito, era diventata carne della sua carne. Un’unica Ostia unita al suo corpo e offerta a Dio.

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Assunzione della Beata Vergine Maria

Posté par atempodiblog le 14 août 2024

Assunzione della Beata Vergine Maria
di Padre Livio Fanzaga
Tratto da: Blog di p. Livio – Direttore di Radio Maria

Buona festa dell'Assunta! dans Amicizia maria_assunta_in_cielo

Oggi gioiamo con tutta la Chiesa per l’Assunzione alla gloria celeste dell’Immacolata Vergine Maria con la sua anima e il suo corpo e per essere esaltata come Regina dell’universo a fianco di suo Figlio, il Signore dei dominanti e il vincitore del peccato e della morte.

La Madre di Dio, terminato il corso della sua vita terrena, ha avuto il singolare previlegio di partecipare alla resurrezione di suo Figlio, divenendo così un segno per tutti i credenti di quello che sarà il compimento della loro vita.

Noi giustamente ci domandiamo quale sarà la condizione in cui ci troveremo in Paradiso e la risposta la troviamo nella Vergine Maria, che è già ora ciò che noi saremo quando, alla fine del mondo, i nostri corpi risorgeranno e si uniranno alle nostra anime beate, partecipando come Maria alla gloria di Cristo risorto.

Con questa meravigliosa verità di fede, definita dalla Chiesa, noi possiamo camminare nel pellegrinaggio della nostra vita terrena con lo sguardo rivolto al Cielo, dove la Madre di Cristo e madre nostra ci attende, tenendo viva la speranza che non delude.

Cari amici, in questo mondo nel quale regnano l’incredulità e la morte, che soffocano e intristiscono la vita, teniamo viva nella preghiera la nostra unione con Gesù e Maria, che sono una fonte inesauribile di grazia e di santità, grazie alla quale veniamo plasmati a loro immagine e somiglianza.

La Vergine Maria assunta in Cielo, nel nostro tempo come mai prima, scende in mezzo a noi, per sorreggerci nel grande combattimento escatologico in atto e per renderci, alla fine, partecipi del trionfo del suo Cuore Immacolato.

La Madonna è qui per rafforzarci nella fede e guidarci nella battaglia, affinché crolli il mondo senza Dio, sotto il cui peso l’umanità geme, e al suo posto nasca il mondo della pace e dell’amore, che il cuore umano desidera.

“Nella tua maternità hai conservato la maternità, nella tua dormizione non hai abbandonato il mondo, o Madre di Dio; hai raggiunto la sorgente della Vita, ti che hai concepito il Dio vivente e che, con le tue preghiere liberi le anima dalla morte” (C.C. Cattolica 966).

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Hidilyn Diaz e Nostra Signora della Medaglia Miracolosa

Posté par atempodiblog le 11 août 2024

Hidilyn Diaz e Nostra Signora della Medaglia Miracolosa dans Apparizioni mariane e santuari Hidilyn-Diaz-a-Rue-du-Bac-Medaglia-Miracolosa

Hidilyn Diaz, il 6 agosto scorso, ha mantenuto la promessa di visitare Nostra Signora della Medaglia Miracolosa in Rue du Bac, a Parigi.
La visita è avvenuta durante i festeggiamenti per l’anniversario della dedicazione della Cappella consacrata al Sacro Cuore e, successivamente, a Nostra Signora della Medaglia Miracolosa. La Cappella fu solennemente benedetta il 6 agosto del 1815 e dedicata al Sacro Cuore di Gesù.
L’atleta filippina ha conquistato, nel 2021 a Tokyo, la prima medaglia d’oro per il suo paese nella storia dei Giochi Olimpici e, in quell’occasione, aveva espresso il desiderio di recarsi a Rue du Bac nella chiesa in cui la Santa Vergine era apparsa a santa Caterina Labouré.
Ai Giochi di Parigi 2024 il suo connazionale Carlos Yulo, vincitore di due ori in questa edizione, alzando un braccio al Cielo e recitando una preghiera, ha voluto ringraziare il Signore per essere presente nella sua vita.
Hidilyn ci incoraggia ad avere fiducia nella Mamma del Cielo e ci rivolge un invito: «Recitiamo sovente la giaculatoria incisa sulla Medaglia: “O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a voi”».

Divisore dans San Francesco di Sales

Freccia dans Viaggi & Vacanze Solleva la Medaglia Miracolosa dopo aver vinto l’Oro

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Trasfigurazione del Signore

Posté par atempodiblog le 6 août 2024

“La festa della Trasfigurazione del Signore ci ricorda che siamo chiamati a fare esperienza dell’incontro con Cristo perché, illuminati della sua luce, possiamo portarla e farla risplendere ovunque come piccole lampade di Vangelo che portano un po’ d’amore e di speranza”. 
Papa Francesco (06/08/2021)

Trasfigurazione del Signore dans Commenti al Vangelo Luce-di-Cristo

Gesù attende di risplendere su chi ha sete di Lui, in unione al suo Corpo mistico, la Chiesa
Trasfigurazione del Signore

Nel prefazio, la liturgia della Trasfigurazione recita che Nostro Signore «fece risplendere una luce incomparabile per preparare i suoi discepoli allo scandalo della croce».
di Ermes Dovico – La nuova Bussola Quotidiana
Tratto da: Radio Maria

Introducendo i misteri della luce nella recita del Rosario, san Giovanni Paolo II scrisse che la scena evangelica della Trasfigurazione di Nostro Signore può essere assunta a «icona della contemplazione cristiana». E il nostro fine, come già per gli apostoli annichiliti ed estasiati di fronte alla maestà divina, è «fissare gli occhi sul volto di Cristo».

Come testimoni dell’ineffabile mistero del suo Corpo glorioso, Gesù volle con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, dunque il suo vicario in terra, il primo martire dei Dodici e il discepolo prediletto, che è anche colui ad aver scritto il libro che chiude la Sacra Bibbia. Proprio nell’epilogo dell’Apocalisse, Gesù dà un’ultima definizione di Sé chiamandosi «la stella radiosa del mattino» (Ap 22, 16), che attende di risplendere su chi ha sete di Lui, in unione al suo Corpo mistico, la Chiesa.

Sul santo monte (2 Pt 1, 18), identificato con il Tabor, i tre apostoli ebbero un anticipo del premio di cui godranno in eterno i redenti: «(…) il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce» (Mt 17, 2). A conversare con Gesù ci sono Mosè ed Elia, che rappresentano la Legge e i Profeti, quindi la continuità dell’unico piano salvifico di Dio che si disvela tra l’Antica e la Nuova Alleanza. Come già nel Battesimo nel Giordano, altro mistero della luce, anche in questa epifania il Padre rende testimonianza al Figlio venuto in mezzo agli uomini: «Questi è il Figlio mio, l’amato. Ascoltatelo!». La voce proviene dalla nube luminosa, simbolo dello Spirito Santo, a completare l’unità trinitaria. Di fronte a tanta gloria gli apostoli cadono con la faccia a terra e sono presi da un sacro timore. Ma porteranno dentro di loro quel gaudio che Pietro, pur ancora umanamente incapace di penetrare quel mistero di salvezza, aveva espresso poco prima così: «È bello per noi restare qui».

L’episodio della Trasfigurazione si colloca dopo la solenne confessione petrina («Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio vivente») e il primo annuncio della Passione, in cui sempre Pietro aveva protestato con Gesù all’idea che Egli dovesse soffrire ed essere ucciso. Si può dire che esso sia il contraltare del mistero doloroso nell’Orto degli Ulivi, dove i testimoni prescelti saranno ancora Pietro, Giacomo e Giovanni. Nel Getsemani – anziché la luce divina del Figlio – si manifesteranno le tenebre del peccato che Gesù, per redimerci, assumerà sulla sua sacra umanità, sudando lacrime di sangue. Il preludio dolorosissimo al Calvario.

Proprio nei giorni tra il primo annuncio della Passione e la Trasfigurazione, Gesù aveva detto: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua». Nel prefazio, la liturgia della Trasfigurazione recita infatti che Nostro Signore «fece risplendere una luce incomparabile per preparare i suoi discepoli allo scandalo della croce». Una prefigurazione della gloria futura, in definitiva, che passa dalla croce, secondo la via insegnata da Gesù, abbracciata da Maria e poi imitata dagli apostoli. Esempi sicuri per guadagnare il Paradiso.

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Ricorri a Maria con tenera devozione di figlio

Posté par atempodiblog le 5 août 2024

Ricorri a Maria con tenera devozione di figlio dans Citazioni, frasi e pensieri Torta-per-la-Madonna

Se vuoi essere fedele, sii molto mariano.

La Madre nostra — dall’annuncio dell’Angelo fino alla sua agonia ai piedi della Croce — non ha avuto altro cuore né altra vita che quella di Gesù.

Ricorri a Maria con tenera devozione di figlio, ed Ella ti otterrà la lealtà e l’abnegazione che desideri.

di San Josemaría Escrivá de Balaguer

Divisore dans San Francesco di Sales

Freccia dans Viaggi & Vacanze La Madonna racconta la sua vita: Nata il 5 agosto

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Lacrime di gioia nella sconfitta

Posté par atempodiblog le 30 juillet 2024

Lacrime di gioia nella sconfitta
di don Antonello Iapicca

Lacrime di gioia nella sconfitta dans Don Antonello Iapicca Benedetta-Pilato-Olimpiadi
Foto: la Repubblica

Non c’entra la fede, almeno non c’era nelle parole di Benedetta. C’entra l’autentico restare umani, che di questi tempi è molto più duro di qualsiasi disciplina olimpica. E noi sappiamo che qualunque cosa sia autenticamente umana ha a che fare con Dio che si è fatto uomo.

Restare semplicemente quel che siamo, fragili e impotenti nella maggior parte dei casi, ma restare lì, sbattendo sui limiti e non restarne schiacciati, perché in quei limiti c’è quello che siamo, ma anche il desiderio indomito di superarli, per diventare ciò per cui siamo nati. Che non è solo per una medaglia all’Olimpiade, è per il compimento della vita nell’amore.

Le lacrime di Benedetta hanno lavato, inconsapevolmente forse, la bruttura dell’antiumana e ideologicamente falsa cerimonia di apertura. Lacrime di gioia che incastonano una solo apparente sconfitta nella vittoria più bella, quella di chi, colmo di gratitudine, sa che anche sfiorare una medaglia è bello, perché quest’oggi  lo ha detto Benedetta  è stato bellissimo, di una bellezza impensabile ieri.

C’è infatti una trama spesso nascosta che conduce le nostre vite, un disegno divino che ci conduce al bene attraverso ogni evento. Saperla riconoscere, anche in mezzo alla zizzania che spesso sembra soffocarci, fa piangere lacrime di gioia, anche nella sconfitta.

“Ma dici davvero?”, ha chiesto a Benedetta la cronista della Rai, sorpresa dalle sue lacrime e dalle sue parole. Perché la gioia nella sconfitta è un ossimoro per una società che fa del successo il suo unico obbiettivo.

“Dici davvero” che si può piangere di gioia nella sconfitta? Sì, certo che si può, basta guardare la Croce, identificata dai più come zizzania da estirpare, come la sconfitta più umiliante, con gli occhi purificati dalla Grazia e dall’esperienza del perdono e dell’amore di Dio che essa significa.

Perché ogni Croce, ogni dolore, ogni sconfitta, risplende con i colori dell’unica vittoria capace di cambiare la vita e renderla un prodigio, e ogni suo giorno come il più bello. La vittoria sulla morte e il peccato, il frutto più bello e più buono del Grano che su ogni Croce è stato crocifisso.

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La devozione mariana di san Leopoldo Mandić

Posté par atempodiblog le 30 juillet 2024

La devozione mariana di san Leopoldo Mandić
Il progetto di convertire i paesi balcani per mezzo della devozione mariana che lo guidò in tutto il suo apostolato di confessore instancabile di anime; il suo amore per la Vergine Maria; il miracolo della carrozza per mano della Madonna di ritorno da Lourdes e le parole che lo unirono alla Madre Celeste alla fine della vita.
di Antonio Tarallo – La nuova Bussola Quotidiana

La devozione mariana di san Leopoldo Mandić dans Antonio Tarallo san-leopoldo-mandic

Nel settembre del 1914, san Leopoldo Mandić, scriveva: “II fine della mia vita deve essere quello di procurare il ritorno dei dissidenti orientali all’unità cattolica. (…) Per questo, sino a quando l’ubbidienza dei superiori mi lascerà direttore dei nostri giovani, cercherò con tutti i mezzi di preparare gli apostoli che, a suo tempo, si occuperanno di tanta opera”. All’epoca, il frate cappuccino studiava gli idiomi balcanici e confidava di convertire quei popoli mediante  soprattutto  la devozione mariana. Si passa per Maria, per arrivare a Gesù. Sempre.

Questa devozione mariana avrebbe voluto diffonderla con la parola e con la stampa, andando ad evangelizzare  in prima persona  proprio in quei luoghi dove l’unità cristiana era in pericolo. Ma Dio, invece, aveva stabilito per lui altra missione: quella di essere confessore instancabile, espressione della Misericordia del Signore. Nessun viaggio, dunque, verso le terre balcaniche, bensì molti itinerari all’interno delle migliaia di anime che a lui si sono confidate e affidate durante il suo ministero condotto nel confessionale. E, in questo suo tragitto, non è mai mancata l’antica devozione mariana che lo ha accompagnato per tutta la sua intera esistenza.

Mandić, infatti, ha avuto verso la Madonna una particolare attenzione. Da sempre. Un docile sentimento di figlio tenero verso lo sguardo di sua Madre. E’ stata Lei ha guidare i suoi passi, a “dettare” le preghiere della sua anima e le azioni della sua vita, tanto da chiamarla amorevolmente “Padrona Benedetta”. E’ noto che il padre cappuccino congedasse i penitenti con queste parole: “Preghi sempre la Vergine santissima, la quale è fonte morale di ogni bene. Nel buio della vita, la fiaccola della fede e la devozione alla Madonna ci guidano ad essere fortissimi nella speranza. Come abbiamo in cielo un divino Intercessore, abbiamo anche un cuore di Madre”. E concludeva con questa semplice preghiera: “O Maria, mostraci di essere Madre”.

E proprio alla Vergine Maria, San Leopoldo, dovrà la stessa sua vita. Perché? C’è un episodio  non molto conosciuto  della vita del santo, in cui il manto di Maria si è steso su di lui, come benevole protezione. Il frate cappuccino si era recato in pellegrinaggio a Lourdes. Era nel luglio del 1934. Fece ritorno assieme a don Luigi Callegaro, suo amico. Alla stazione ferroviaria di Padova, il frate e il sacerdote trovarono un passaggio sulla carrozza di uomo  si chiamava Augusto Formentin  che si era offerto di dargli un passaggio. Durante questo viaggio, passarono per via Dante, una piccola strada di Padova. Fu proprio in questa via che “incontrarono” la Madonna. L’incontro prese il nome di “soccorso”. In questa stretta via, infatti, la carrozza incrociò un convoglio del tram. Lo spazio tra le rotaie del tram e i pilastri dei portici della strada era talmente stretto da non permettere alla carrozza il passaggio senza esserne schiacciata. Ma, venne in soccorso la fede di San Leopoldo. Il frate  si racconta  chiuse gli occhi e pregò la Vergine Maria. Fu alla Celeste Madre che chiese soccorso in quel momento in cui già si vedeva morto. I passanti per quella strada avevano già decretato la tragedia. Cominciarono a gridare intimando al conduttore di fermarsi, ma il cavallo, imbizzarrito, proseguì la corsa. Fu in questo momento che intervenne la mano della Vergine Maria: la carrozza miracolosamente passò illesa. Quando la folla si accorse che fra le persone che erano sopra la carrozza vi era Padre Leopoldo Mandić  la cui santità già era nota a Padova  esclamò, senza alcun dubbio: “Non è successo nulla perché c’è padre Leopoldo!”. E, invece, lui stesso, ancora confuso dall’incidente: “Torniamo da Lourdes. Siamo qui due sacerdoti. È stata la Madonna a salvarci!”.

Il 30 luglio del 1942, il frate cappuccino, mentre si preparava a celebrare la Santa Messa, fu colto da uno sbocco di sangue e cadde a terra. Sarà la sua ultima celebrazione eucaristica. Trasportato a letto, gli fu subito amministrata l’estrema unzione. Il superiore gli raccomandò l’anima e gli fece recitare la Salve Regina. Morì appena alle parole: “O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria”. In quel momento madre e figlio furono in un solo abbraccio.

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Giuste disposizioni per leggere la Bibbia

Posté par atempodiblog le 26 juillet 2024

“Oggi vi invito a leggere ogni giorno la Bibbia nelle vostre case: collocatela in un luogo ben visibile, in modo che sempre vi stimoli a leggerla e a pregare”. (Messaggio della Regina della Pace di Medjugorje del 18 ottobre 1984)

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Giuste disposizioni per leggere la Bibbia
del venerabile sac. Francesco Chiesa

La Bibbia, abbiam detto fin da principio, è la lettera scritta da Dio agli uomini per indicar loro la via del Paradiso. Or ecco l’atteggiamento in cui si deve collocare l’uomo.
Noi dobbiamo considerare quello che è la nostra vera natura. Dinanzi alla S. Scrittura noi non siamo, né la ricca signora che presiede alla casa, né il padrone dell’azienda, o capo ufficio, o il capitano, o il generale che comanda all’esercito, o il giudice d’appello, o pretore, o segretario comunale, o lo studente di terza liceo, o di ginnasio, o lo sposo sposa nuova, o la presidente, o dirigente del circolo e gruppo, o che di simile.
Io sono una creatura umana che, uscita dalla mano di Dio per ritornare a Lui, faccio presentemente la mia prova su questa terra d’esilio.
Tutto questo mondo col suo fracasso, colle sue pompe, colle sue vanità, non è nulla. Una sola cosa è degna del mio sguardo: Dio che è nei cieli, che mi ha creato, che mi chiama per rendermi felice: ed una cosa sola mi deve interessare: la mia anima, che, creata da Dio, non potrà esser felice che in lui… né camminare a quella felicità, se non nella via dei comandamenti di Dio.
Ora questo Dio, affinché io non mi lasci ingannare dalle illusioni di questo mondo, mi fa luce dal cielo. Come ha creato il sole per illuminare le tenebre fisiche della terra, così fa splendere per me una luce più viva di tutti i soli, nella sua Rivelazione: e questa Egli si degna mandare a me, per mezzo di quella lettera che si chiama Bibbia.
lo dunque aprirò con amore la lettera del mio Padre Celeste per sapere come posso andare a Lui.
Ecco la posizione generale in cui mi debbo mettere, prima di aprire il sacro libro. Dico posizione generale, perché questa si può meglio determinare e rendere più adatta con le parole che soggiunge la citata Imitazione di Cristo.
Si vis profectum aurire, lege humiliter, simpliciter et fideliter (lm. di Cristo, I).

L’Umiltà. È la prima delle disposizioni richieste. Nella S. Scritura si nasconde una verità divina. Essa procede da Dio, e Dio è colui che deve introdurla nell’anima.
Se si trattasse di un libro di matematica, di fisica, di filosofia, chi è più istruito sarebbe meglio disposto a capirlo. Non così avviene della Sacra Scrittura. Ecco una grande ed importantissima verità!
Chi ci fa capire la verità della scienza è il lume naturale della ragione, aiutato dall’ingegno e dalla fatica dello studio. Invece chi ci fa intendere la verità della Sacra Scrittura è il lume della fede, acceso dalla grazia dello Spirito Santo.
Nella scienza intende più chi ha più ingegno e studia di più. Nella Bibbia capisce più profondamente chi ha più lume dello Spirito Santo.
Ora a questo lume apre la porta l’umiltà. L’umiltà sta alla luce divina, come l’ingegno e lo studio al la luce della scienza.
Ecco il perché delle parole: Abscondisti haec sapientibus et prudentibus, et revelasti ea parvulis (Lc. 10,21). Queste cose hai nascoste ai saggi e prudenti e hai manifestate ai piccoli, ossia agli mili.

Simpliciter. La semplicità riguarda l’intenzione.
Chi legge la Sacra Bibbia per fare sfoggio di erudizione, si mette fuor di linea… lege simpliciter… nec unquam velis habere nomen scientiae. Anche lo scopo di studio, in quanto è mezzo di acquisto di una scienza che serve a superare una prova e a prendere una laurea, non basta. Che dico? la stessa voluttà di penetrare curiosamente i segreti di Dio e lo sforzo di intendere le cose più difficili per saperle, nuoce al vero effetto che tale lettura deve produrre in chi la fa. Non plus sapere quam oportet sapere, sed sapere ad sobrietatem (Rom. 12,3). Perché per guardar troppo direttamente il sole, si può anche essere acciecati: Qui scrutator est maiestatis opprimetur a gloria (Prov. 25,27).
La vera semplicità consiste nell’aver la sola intenzione di intendere nelle parole della S. Scrittura la voce di Dio che ci manifesta le sue perfezioni e la sua volontà, perché noi possiamo camminare nella via della vita, per andare a Lui. In questa precisa disposizione era il Salmista quando diceva: Da mihi intellectum ut sciam testimonia tua: dammi intelletto, affinché intenda i tuoi precetti. Da mihi intellectum et scrutabor legem tuam et custo diam illam in toto corde meo.

Lege… Fideliter. L’umiltà e la semplicità sono ordinate alla fedeltà e questa consiste nella volontà di mettere in pratica quello che si legge e si intende. La sola intenzione, o proposito, di servircene per infiorare i nostri discorsi, o prediche, o articoli che scriviamo, o libri che possiamo comporre, non è sufficiente. Certo è anche bene leggere per tal fine, specialmente quando si fa con serietà e retta intenzione. Ma questo serve per gli altri.
Si possono anche tessere discorsi con parole scritturali, come un Origene e un S. Bernardo, ed intanto fare una vita pagana.
La fedeltà di cui parliamo è il proposito di mettere la parola della Bibbia, non solo sulla nostra bocca, o nei nostri scritti, ma nella nostra condotta, conformando la nostra vita alle parole che leggiamo; come disse Paolo: Domine, quid me vis facere (Act. 9,5), o il Salmista: Dammi intelligenza della tua parola, affinché possa farne l’anima della mia vita: Intellectum da mihi, et vivam (Ps. 118,144).
Ah quando un’anima, desiderosa di ascoltare la voce di Dio, si mette nel santo raccoglimento, e poi con tutta umiltà prende in mano il libro santo, nel sincero desiderio di aiutarsi a staccare il cuore dall’amore disordinato alle vanità del mondo; di conoscere meglio Iddio, o di accendere più viva la fiamma dell’amore verso di Lui; e col proposito di realizzare per quanto è possibile, colla grazia di Dio, quello che legge; ah sì allora che quest’anima e nella vera disposizione di ricevere dalla lettura della Bibbia frutti abbondanti di salute e di vita!
Com’è evidente, per tale scopo è necessario scegliere il tempo, il luogo, la stessa posizione del corpo (che dev’essere una posizione di rispetto, mentre si legge la lettera di Dio) e soprattutto è necessario mettersi alla presenza di Dio, nel più grande raccoglimento possibile. Ricordiamo la posizione della persona dinanzi all’obiettivo della macchina fotografica. Noi non dovremmo posar lo sguardo sulle parole del Libro Santo, finché la nostra anima, nella calma del raccoglimento, non sente in quelle parole la voce viva di Dio.

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Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani, indulgenza plenaria per chi la celebra

Posté par atempodiblog le 26 juillet 2024

Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani, indulgenza plenaria per chi la celebra
Nel giorno della ricorrenza, il 28 luglio, la Penitenzieria Apostolica concede il beneficio ai rappresentanti della terza età e ai fedeli “che, motivati da vero spirito di penitenza e di carità” prenderanno parte alle diverse funzioni, in tutto il mondo e pure ai malati, a chi li assiste e coloro che, impossibilitati ad uscire da casa, “si uniranno spiritualmente alle funzioni sacre”, con distaccamento dal peccato e l’intenzione di adempiere appena possibile alle consuete condizioni
della Redazione di Vatican News

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In occasione della Quarta Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani, istituita da Papa Francesco la quarta domenica del mese di luglio, e che avrà come tema “Nella vecchiaia non abbandonarmi”, la Penitenzieria Apostolica concede “l’indulgenza plenaria alle consuete condizioni (confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice) ai nonni, agli anziani e a tutti i fedeli che, motivati da vero spirito di penitenza e di carità, il 28 luglio 2024”, prenderanno parte “alle diverse funzioni che si svolgeranno in tutto il mondo”. Lo stabilisce un decreto firmato dal penitenziere maggiore, il cardinale Angelo De Donatis.

L’indulgenza plenaria, elargita, accogliendo la richiesta del cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, “al fine di accrescere la devozione dei fedeli e di procurare la salvezza delle anime”, potrà anche “essere applicata anche come suffragio alle anime del Purgatorio” e viene concessa anche ai fedeli che il 28 luglio “dedicheranno del tempo adeguato a visitare i fratelli anziani bisognosi o in difficoltà (come i malati, le persone sole, i disabili…)”. Altresì, specifica il decreto, potranno ottenerla “premesso il distaccamento da qualsiasi peccato e l’intenzione di adempiere appena possibile le tre consuete condizioni, gli anziani malati nonché coloro che li assistono e tutti coloro che, impossibilitati ad uscire dalla propria casa per grave motivo, si uniranno spiritualmente alle funzioni sacre della Giornata Mondiale”, tutto ciò, “offrendo a Dio Misericordioso le loro preghiere, i dolori e le sofferenze della propria vita, soprattutto mentre le varie celebrazioni verranno trasmesse attraverso i mezzi di comunicazione”.

Perché “l’opportunità di conseguire la grazia divina” possa attuarsi più facilmente “per mezzo della carità pastorale”, la Penitenzieria Apostolica chiede “ai sacerdoti, muniti delle opportune facoltà per ascoltare le confessioni, di rendersi disponibili, con spirito pronto e generoso, alla celebrazione del Sacramento della Penitenza”.

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