Carlo Acutis diventerà santo il 27 aprile, il primo dei millennials e dell’era digitale

Posté par atempodiblog le 21 novembre 2024

Carlo Acutis diventerà santo il 27 aprile, il primo dei millennials e dell’era digitale
Il via libera alla canonizzazione era arrivato in primavera, quando Francesco aveva riconosciuto un miracolo compiuto per sua intercessione
di Gian Guido Vecchi – Corriere della Sera

Carlo Acutis diventerà santo il 27 aprile, il primo dei millennials e dell'era digitale dans Articoli di Giornali e News Santo-Padre-Francesco

Carlo Acutis diventerà santo il 27 aprile, nel terzo giorno giubileo degli adolescenti. Il via libera alla canonizzazione del primo santo dei millennials era arrivato in primavera, quando Francesco aveva riconosciuto un miracolo compiuto per sua intercessione, l’ultimo passaggio prima degli altari. Mancava ancora la data. L’annuncio è stato dato dallo stesso Francesco, durante l’udienza generale.

Insieme con Acutis, ma durante il giubileo dei giovani, il 3 agosto, diventerà santo anche Pier Giorgio Frassati, uno dei santi sociali torinesi, scomparso nel 1925 a ventiquattro anni. Carlo Acutis ne aveva solo quindici, il 12 ottobre 2006, quando morì per una leucemia fulminante. Se lo sentiva, due mesi prima aveva registrato un video in cui, sorridendo, diceva di essere pronto e chiedeva d’essere sepolto ad Assisi. Il vescovo di Assisi Domenico Sorrentino ha fatto suonare le campane a festa: «La Chiesa e specialmente i giovani sentono Carlo come un raggio di luce, come lo sono stati Francesco e Chiara sulle cui orme egli è venuto a santificarsi e ora riposa».

Nato a Londra in una famiglia della buona borghesia ambrosiana e cresciuto a Milano, studiava dai gesuiti al liceo classico Leone XIII. «Un pezzo di cielo per gli altri, una di quelle persone che, quando ci sono, tu stai meglio» raccontava padre Roberto Gazzaniga. Gli amici, le partite di pallone. E due qualità fuori dal comune: era un genio precoce dell’informatica e insieme mostrava una fede rara, scandita ogni giorno da messa, adorazione eucaristica, rosario, l’impegno come catechista, il volontariato nelle mense dei poveri, l’aiuto ai senzatetto. In Rete animava progetti di evangelizzazione, come un sito divenuto popolare sui «miracoli eucaristici» nella storia. Invitava a non uniformarsi: «Tutti nascono come originali ma molti muoiono come fotocopie».

Già beato dal 2020, sarà il primo santo dei millennials e della Rete, annunciato anche in Vaticano come il futuro patrono di Internet, o almeno co-patrono visto che un santo protettore esiste già, seppure meno aggiornato: Isidoro di Siviglia, autore delle «Etymologiae» e Dottore della Chiesa, vissuto tra il VI e il VII secolo. Bergoglio aveva descritto Carlo come un modello di santità nell’era digitale.

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I Santi della “Dilexit nos”. Quali sono i Santi citati da Papa Francesco?

Posté par atempodiblog le 20 novembre 2024

I Santi della “Dilexit nos”. Quali sono i Santi citati da Papa Francesco?
La “hit parade” dei Santi citati nell’Enciclica di Papa Francesco
di Antonio Tarallo – ACI Stampa

I Santi della “Dilexit nos”. Quali sono i Santi citati da Papa Francesco? dans Antonio Tarallo IMG-E4300

Ancora forte l’eco dell’Enciclica “Dlixet nos” di Papa Francesco. E sarà così ancora per tanto tempo. Un’Enciclia che apre a diverse riflessioni, meditazioni  sulla devozione al Sacro Cuore di Gesù, oggetto del documento pontificio. Ma non solo: ci spinge, infatti, a comprendere cosa vuol dire questa devozione nel tempo che stiamo vivendo. E, si sa, il presente ha sempre un legame con il passato: difficile poterlo leggere senza comprendere bene le pagine di storia. E Papa Francesco, nelle pagine dell’Enciclica, offre lo spunto di ripercorrere l’agiorgrafia dei Santi che a questa devozione sono stati profondamente legati. Sono tanti, tantissimi i nomi a cui il Pontefice fa riferimento: si passa da Margherita Maria Alacoque a Francesco di Sales; da Teresa di Lisieux a Ignazio di Loyola, passando per Faustina Kowalska e Charles de Foucauld, e tantissimi altri.

Cerchiamo, allora, di ripercorrere – Encilica alla mano – queste affascinanti vite che al Sacro Cuore di Gesù hanno dedicato pagine e pagine di libri, di meditazioni. Vite che Papa Francesco stesso narra, con profonda ammirazione, nelle pagine della “Dilexit nos”.

E’ doveroso cominciare con Santa Margherita Maria Alacocque che ebbe per ben 17 anni delle apparizioni di Gesù. Fu lui stesso a chiederle una speciale devozione al Suo Sacratissimo Cuore. La prima visione risale al 27 dicembre 1673. Sarà da questa apparizione che nasceranno due espressioni importanti della devozione al Sacro Cuore: la Comunione nel primo venerdì del mese e la cosiddetta “Ora Santa” in riparazione ai torti subiti dal Cuore di Gesù. Necessario annoverare anche la quarta apparizione che avvenne l’ottavo giorno dopo la festa del Corpus Domini del 1675. La data è importante poiché si tratta di quella in cui oggi viene celebrata la solennità del Sacro Cuore: Gesù desiderava che fosse istituita una speciale festa in onore del Sacro Cuore dopo, appunto, l’ottava del Corpus Domini.

A seguire, San Giovanni Eudes, altro instancabile apostolo del Sacro Cuore. Di lui, Papa Francesco scrive: “Dopo aver svolto con i suoi missionari una ferventissima missione a Rennes, ottenne che monsignor Vescovo approvasse per quella diocesi la celebrazione della festa del Cuore adorabile di Nostro Signore Gesù Cristo. Questa fu la prima volta che tale festa venne ufficialmente autorizzata nella Chiesa. In seguito, i Vescovi di Coutances, Evreux, Bayeux, Lisieux e Rouen autorizzarono la stessa festa per le rispettive diocesi tra il 1670 e il 1671”. Sarà il primo a comporre un Ufficio liturgico e una Messa in onore del Cuore Immacolato di Maria e del Sacro Cuore di Gesù, celebrando le loro feste all’interno della congregazione da lui fondata, la Congregazione di Gesù e Maria per la formazione dei sacerdoti nei seminari e quella delle monache di Nostra Signora della Carità.

Un nome, associato a Santa Margherita Alacocque, è quello di San Claudio de La Colombière che – per citare il documento di Papa Francesco - “venne a conoscenza delle esperienze di Santa Margherita, ne divenne immediatamente difensore e divulgatore. Egli ebbe un ruolo speciale nella comprensione e nella diffusione di questa devozione al Sacro Cuore, ma anche nella sua interpretazione alla luce del Vangelo”. Fra i due illustri personaggi nascerà un’intesa spirituale del tutto particolare: “Io ti manderò un mio servo fedele e amico perfetto”, così aveva promesso Gesù a Margherita Maria Alacoque. E così avvenne.

Fra i santi della storia moderna, viene citato San Francesco di Sales che “contemplava spesso il Cuore aperto di Cristo, che invita a dimorare dentro di Lui in una relazione personale di amore, nella quale si illuminano i misteri della vita. Possiamo vedere nel pensiero di questo santo dottore come, di fronte a una morale rigorista o a una religiosità di mera osservanza, il Cuore di Cristo gli apparisse come un richiamo alla piena fiducia nell’azione misteriosa della sua grazia”, così scrive Papa Francesco nell’Enciclica. Inoltre, cita una frase del santo contenuta nel Sermone per la II Domenica di Quaresima (20 febbraio 1622): “Questo adorabilissimo e amabilissimo cuore del nostro Maestro, ardente dell’amore che professa per noi, cuore in cui vediamo scritti tutti i nostri nomi [...]. È certamente un argomento di grandissima consolazione il fatto di essere amati con tanto affetto da Nostro Signore che ci porta sempre nel suo Cuore”.

Poi, l’altro ieri della storia con figure come San Charles de Foucauld e Santa Teresa di Gesù Bambino che nella “Dilexit nos” vengono citati assieme: “Senza averne la pretesa, hanno rimodellato alcuni elementi della devozione al Cuore di Cristo, aiutandoci a comprenderla in modo ancora più fedele al Vangelo”. Papa Francesco cita alcune frasi della Santa francese. Sembrano dei flash per ricordarci il suo pensiero: “Colui il cui cuore batteva all’unisono col mio”. E ancora: “Tu lo sai: io non guardo al Sacro Cuore come tutti; penso che il cuore del mio sposo è solo mio, così come il mio appartiene solo a lui, e allora nella solitudine gli parlo di questo delizioso cuore a cuore, aspettando di contemplarlo un giorno faccia a faccia”. E’ l’unione sponsale tra la Santa e Cristo, uniti nel Sacro Cuore.

In ultimo, un pensiero anche a Santi assai recenti come Santa Faustina Kowalska, San Pio da Pietrelcina e Santa Teresa di Calcutta. Fra queste ultime aureole, immancabile il pensiero a San Giovanni Paolo II. Il Pontefice guarda con ammirazione al suo insegnamento: “Giovanni Paolo II insegnava che «il Cuore del Salvatore ci invita a risalire all’amore del Padre, che è la sorgente di ogni autentico amore»”. Le parole che ricorrono di più, citando questi santi, sono due: “Cuore” (ovviamente) e un’altra che risiede all’interno del Cuore stesso, la parola “Amore” (altrettanto ovviamente).

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Addio a Grazia Ruotolo, nipote di don Dolindo

Posté par atempodiblog le 18 novembre 2024

Addio a Grazia Ruotolo, nipote di don Dolindo
Una donna dalla fede viva, che ha speso l’intera esistenza e le sue risorse, nella diffusione della conoscenza e della devozione del padre della Coroncina e della Novena dell’Abbandono
della Redazione di AgenSIR

Addio a Grazia Ruotolo, nipote di don Dolindo dans Articoli di Giornali e News Grazia-Ruotolo-nipote-di-don-Dolindo-Napoli

In punta di piedi, se n’è andata [il 13 novembre] a mezzogiorno – l’ora della Madonna – Grazia Ruotolo, la nipote di don Dolindo, il grande mistico napoletano, morto il 19 novembre 1970.

Una donna dalla fede viva, che ha speso l’intera esistenza e le sue risorse, nella diffusione della conoscenza e della devozione del padre della Coroncina e della Novena dell’Abbandono.

La sua casa in via Crispi, a Napoli, aveva le porte perennemente spalancate ai pellegrini e ai religiosi che, da ogni dove, chiedevano di incontrarla per pregare dinanzi alla Madonnina di don Dolindo, per chiedere informazioni e scritti dello zio. Per entrare nel suo mondo fatto di intimo e costante dialogo interiore con Dio, Maria ed i santi che amava.

“La preghiera per il ‘poverello della Madonna’ – raccontava Grazia – era un continuo affidarsi. ‘Tu puoi pregare mille preghiere’ – erano parole di don Dolindo – ma non valgono un solo atto di abbandono. Gesù mi abbandono in te, pensaci Tu”.

Per questo, aveva appena fatto pubblicare il libricino della “Novena dell’Abbandono”, la medicina dei tempi moderni, l’aveva definita. Pubblicazione andata a ruba che distribuiva a chiunque venisse a trovarla.
Aveva studiato tutte le sue pubblicazioni, ne conosceva le virgole. Teneva a mente, con una memoria prodigiosa per la sua età – Grazia aveva 95 anni –, tutti i passaggi più significativi per ricostruire il pensiero di don Dolindo, la fede, l’amore sconfinato per Dio, l’obbedienza cieca ad una Chiesa che non ne aveva compreso la grandezza e la profezia.
In tutto il mondo si moltiplicano i miracoli per intercessione di don Dolindo. La tomba nella chiesa di San Giuseppe de’ Vecchi, nel cuore di Napoli, è meta di migliaia di uomini e donne che bussano tre volte alla sua tomba, così come lui stesso aveva chiesto.
E quando a Grazia, donna elegante e gentile, veniva chiesto perché don Dolindo non fosse già sugli altari, lei – con quel sorriso luminoso e la voce ferma – rispondeva:

“Don Dolindo è o’puveriell r’a Maronna… Pensate davvero che gliene importi di essere proclamato santo? Sta in Paradiso e dal Paradiso continua a provvedere a noi”.

Se l’è venuta a prendere la sua Grazia, don Dolindo, in una giornata di novembre, all’ora della Madonna. Dal Paradiso pioveranno grazie.

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Un nome che si riallacci a quello di Gesù

Posté par atempodiblog le 17 novembre 2024

Un nome che si riallacci a quello di Gesù dans Citazioni, frasi e pensieri San-Pietro-Favre

“Non cerchiamo mai in questa vita un nome che non si riallacci a quello di Gesù”.

San Pietro Favre

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Il Messaggio di Papa Francesco per i 150 anni dell’arrivo del quadro della Vergine del Rosario a Pompei

Posté par atempodiblog le 11 novembre 2024

“Provvidenziale che il giubileo del quadro della Madonna di Pompei coincida con l’imminente Anno Giubilare, incentrato su Gesù nostra speranza”
Il Messaggio di Papa Francesco per i 150 anni dell’arrivo del quadro della Vergine del Rosario a Pompei
Papa Francesco scrive a Monsignor Tommaso Caputo, Arcivescovo Prelato di Pompei per l’importante anniversario
di Antonio Tarallo – ACI Stampa

Il Messaggio di Papa Francesco per i 150 anni dell’arrivo del quadro della Vergine del Rosario a Pompei dans Antonio Tarallo Il-quadro-della-Vergine-di-Pompei

E’ indirizzato a Monsignor Tommaso Caputo, Arcivescovo Prelato di Pompei, il Messaggio di Papa Francesco in occasione del 150° Anniversario [2025dell’arrivo nella città campana, del quadro della Vergine del Rosario.  Sono parole affettuose, calde, e colme di emozione quelle che il Pontefice riserva per questa importante occasione: “Sono lieto di unirmi spiritualmente a quanti celebreranno la significativa ricorrenza e sosteranno in orante raccoglimento presso il tempio mariano pompeiano, per trovare conforto e speranza nel volto dolcissimo della Madre celeste”.

Il Messaggio poi prosegue con il segnare le tappe storiche più importante della famosa effigie mariana. Papa Francesco ricorda, ovviamente, “l’avvocato Bartolo Longo, Fondatore del Santuario” che “aveva ritrovato la fede, smarrita durante gli anni dei suoi studi universitari. Una voce udita nel profondo dell’animo fu come un lampo nella notte, sottraendolo ad un’aspra lotta, e facendo risuonare con nuova forza nel suo cuore un detto legato alla tradizione devota del Rosario: «Se cerchi salvezza, propaga il Rosario». Quel motto, a lui ben noto, assumeva ora nel suo animo, come spesso accade nelle esperienze mistiche, il senso di una promessa e, in qualche modo, di un mandato”.

Da questo episodio, Longo, infatti diverrà “un apostolo del Rosario e, con innumerevoli iniziative e scritti, e soprattutto con i suoi «Quindici Sabati», fu uno dei più grandi interpreti di questa devozione mariana”. Fa riferimento poi ai suoi predecessori come Papa Leone XIII e  Giovanni Paolo II.

Per Papa Francesco diviene “provvidenziale che il giubileo del quadro della Madonna di Pompei coincida con l’imminente Anno Giubilare, incentrato su Gesù nostra speranza, e con il XVII centenario del Concilio di Nicea (325), che al mistero divino-umano di Cristo, nella luce della Trinità, diede particolare risalto”.

Il Santo Rosario, preghiera tanto quanto antica così sempre attuale perché “di aiuto nella costruzione della pace ed è importante proporla ai giovani perché la sentano non ripetitiva e monotona, ma un atto di amore che non si stanca mai di effondersi. Il Rosario è, altresì, fonte di consolazione per gli ammalati e i sofferenti, «catena dolce che ci rannoda a Dio», ma anche catena di amore che si fa abbraccio per gli ultimi e gli emarginati”.

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L’Immacolata Concezione secondo Duns Scoto

Posté par atempodiblog le 8 novembre 2024

L’Immacolata Concezione secondo Duns Scoto
Scoto, il frate francescano che “risolse” la famosa “vexata quaestio” oggetto di dibattito fra i teologi
di Antonio Tarallo – ACI Stampa

L'Immacolata Concezione secondo Duns Scoto dans Antonio Tarallo Maria-Immacolata

Duns Scoto (di cui oggi ricorre la memoria liturgica) è passato alla storia della teologia e dell’Ordine francescano per le sue famose tesi in merito all’Immacolata Concezione, dogma che sarà poi solennemente proclamato da Papa Pio IX in quel famoso 8 dicembre 1854, a coronamento di una storia secolare di devozione popolare e dispute teologiche. La devozione popolare, il “soprannaturale sensus fidei”, venerava già Maria come madre “tutta pura” del Signore: questa, la base preliminare (definiamola così) di tutta la disputa riguardo all’Immacolata Concezione.

Prima di Scoto, la teologia già si divideva sul tema dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria. Fu proprio Giovanni Duns, detto Scoto, insigne teologo francescano vissuto nel XIII e XIV secolo, a diventare la “chiave di svolta” della “vexata quaestio”. Originario della Scozia, aveva studiato nella prestigiosa università di Parigi; professore di teologia in Inghilterra, Francia e Germania. Fu detto il “Dottore sottile” per la finezza del suo pensiero che, in ambito teologico, ebbe come punto focale il Primato universale di Cristo.

Per poter affermare l’Immacolata Concezione, Scoto dovrà superare l’obiezione che veniva posta dai teologi suoi contemporanei; obiezione che – tra l’altro – era stata avanzata da Sant’Agostino: la Redenzione di Cristo, per essere perfetta, deve essere universale, ma se un solo essere umano è stato preservato dal peccato originale, allora la Redenzione di Cristo non è perfetta. Pertanto, la dottrina del tempo riteneva che la Madonna fosse stata santificata mentre si trovava nel grembo di sua madre, oppure alla nascita. Per superare tale ostacolo, Duns Scoto elaborò un argomento che potrebbe definirsi “geniale”: la cosiddetta “teoria della redenzione preventiva o preservativa”, secondo la quale anche la Madonna era stata redenta da Gesù, ma con una redenzione preventiva, prima e fuori del tempo, in previsione dei meriti del suo Figlio divino.

Le linee portanti dell’edificio teologico innalzato da Scoto furono messe ben in rilievo da Papa Paolo VI, nella lettera scritta in occasione del II Congresso della Scolastica a Oxford e a Edimburgo, nel VII Centenario della nascita del Beato Giovanni Duns Scoto (14 luglio 1966):

“Lo spirito e l’ideale di S. Francesco d’Assisi si celano e fervono nell’opera di Giovanni Duns Scoto, dove questi fa alitare lo spirito serafico del Patriarca Assisiate, subordinando il sapere al ben vivere. Asserendo egli l’eccellenza della carità sopra ogni scienza, l’universale primato di Cristo, capolavoro di Dio, Re dell’ordine naturale e soprannaturale, al cui lato splende di originale bellezza la Vergine Immacolata, Regina dell’universo, fa svettare le idee sovrane della Rivelazione evangelica, particolarmente ciò che san Giovanni Evangelista e san Paolo Apostolo videro nel piano divino della Salvezza sovrastare in grado eminente”.

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Gli Stati Uniti nel tempo dei Segreti

Posté par atempodiblog le 7 novembre 2024

Gli Stati Uniti nel tempo dei Segreti
di Padre Livio Fanzaga
Tratto da: Blog di p. Livio – Direttore di Radio Maria

Gli Stati Uniti nel tempo dei Segreti dans Apparizioni mariane e santuari Donald-Trump

Il 13 luglio 1917 la Madonna ha dato il terzo Segreto di Fatima e ha parlato della Russia, di quello che avrebbe perpetrato del mondo e della grande persecuzione alla Chiesa Cattolica. Nel piano di Maria da Fatima a Medjugorje la Russia è indubbiamente protagonista.

È chiaro che la Regina della pace nel 1981, pur preannunciando che il popolo russo si sarebbe convertito e avrebbe onorato Dio più degli altri, per dieci anni ha chiesto agli abitanti di Medjugorje il digiuno e le preghiere perché come lei stessa ha detto nel Messaggio del 25 gennaio 1991, «satana è forte e desidera distruggere non soltanto la vostra vita umana, ma anche la natura e il pianeta sul quale vivete».

La Regina della pace si riferiva alla Russia, tant’è vero che nell’agosto dello stesso anno, quando ci fu il crollo dell’impero russo e il tentativo dell’esercito di impadronirsi del potere, ci invitò a una novena di preghiere e di digiuni per realizzare ciò che aveva iniziato a Fatima: «Vi invito a qualche rinuncia per la durata di nove giorni, affinché con il vostro aiuto si realizzi tutto ciò che voglio realizzare secondo i segreti iniziati a Fatima».

La Regina della pace ha dedicato i primi dieci anni di apparizioni a Medjugorje alla realizzazione di ciò che aveva iniziato a Fatima. La caduta del comunismo è opera di Maria e la conseguenza è stata quella di aver consentito a tutte le Chiese Cattoliche dell’est europeo e alla Chiesa Ortodossa di essere libere.

Indubbiamente, allora, possiamo affermare che la Russa è l’attore politico principale dal periodo che va dal 1917 (Fatima) al termine dei Segreti (Medjugorje). La Madonna nomina apertamente solamente la Russia, mai gli Stati Uniti. È altresì vero che la Madonna ha nominato l’Occidente nello stesso Messaggio del 30 ottobre 1981: «L’Occidente ha incrementato il progresso, ma senza Dio, come se non fosse Lui il Creatore»; il riferimento della Regina della pace è la cultura modernista che si sarebbe impadronita dell’Occidente.

Sempre riguardo all’Occidente, la Madonna ha detto che per il mondo nuovo senza Dio non ci sarebbe stato né futuro né salvezza eterna. Il mondo nuovo senza Dio era il progetto dell’Occidente di un mondo modernista che esclude Dio, mette al centro l’uomo che crea una nuova umanità e redime se stesso; è l’ideologia anticristica di cui parla il Catechismo della Chiesa Cattolica.

La Madonna parla di una cultura modernista che domina in Occidente e nel mondo intero; recentemente, infatti, la Regina della pace parla di “umanità”: «l’umanità ha deciso per la morte» (25 ottobre 2022); «l’uomo moderno non vuole Dio. Perciò l’umanità va verso la perdizione» (25 gennaio 2023). La cultura dell’Occidente che vuole sostituire il Cristianesimo si è diffusa nel mondo ed è diventata un’opzione per tutta l’umanità che vuole mettersi al posto di Dio.

In questo quadro c’è la presenza chiarissima della Russia, che sarà il primo attore nel tempo dei Segreti. La Russia sarà determinante, non sappiamo con certezza che cosa farà ma, di fatto, sarà protagonista. Siccome anche la Chiesa verrà perseguitata nel tempo dei Segreti, questo potrebbe implicare che la Russia vada oltre i suoi confini e arrivi al tentativo di prendere il papato.

L’obiettivo fondamentale di Mosca è il papato, è risaputo che non si accontentano del patriarcato, vogliono il primato cristiano del mondo; perseguono questo obiettivo attraverso la demonizzazione dei protestanti e dei cattolici. Questa è una delle prospettive che riguarda il prossimo futuro. La Russia è nel Segreto di Fatima ed è protagonista anche fino alla fine dei Segreti di Medjugorje. I russi cercheranno di dare il colpo di grazia al Cattolicesimo e di diventare loro i padroni del Cristianesimo e è questo il loro obiettivo.

Con le elezioni USA 2024 siamo arrivati a un punto di svolta. Donald Trump si affaccia a un prossimo futuro in cui assisteremo al tentativo della Russia di conquistare l’Europa, in particolare l’Italia e la stessa Roma. La Russia vuole espandersi e dominare il mondo e l’unico fronte possibile è quello europeo.

In questa prospettiva, una presidenza come quella di Trump che è comunque un uomo religioso, è l’unica capace di contrastare l’espansionismo russo in Europa. Ecco allora, spiegata l’importanza delle elezioni USA 2024. Gli Stati Uniti salveranno l’Europa per la terza volta, dopo averlo fatto nelle prime due Guerre mondiali; solamente loro hanno le energie morali e spirituali per contrastare la Russia e impedire l’asservimento dell’Europa.

L’ateismo diffusosi in Europa ha certamente indebolito gli animi, probabilmente arriveranno gli americani ad aiutarci ancora una volta e a rinvigorire la nostra fede ormai affievolita e i nostri valori vissuti dimessamente.

La certezza imprescindibile è che Dio governa e provvede sul mondo; in questa verità dobbiamo guardare al futuro. Staremo a vedere se saranno  gli Stati Uniti a fermare le mire russe di conquista militare, politica e religiosa del mondo intero. Al momento non si vedono alternative e i Segreti di Medjugorje non possono essere troppo lontani.

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In cammino verso Dio

Posté par atempodiblog le 6 novembre 2024

Parole accorate che ci vengono dal Cielo dans Fatima Sacro-Cuore-di-Ges

L’uomo viene da Dio ed è in cammino verso di Lui. Il suo cuore lo cerca quando anela alla felicità ed è inquieto finché non riposa in Lui.

Tratto da: Dio ci invita col sorgere del sole al mattino, di Padre Livio Fanzaga. SUGARCO EDIZIONI

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Tagle: vivere il Giubileo mettendo il cuore al centro della nostra vita

Posté par atempodiblog le 6 novembre 2024

Tagle: vivere il Giubileo mettendo il cuore al centro della nostra vita
Il pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione si sofferma con i media vaticani sull’Enciclica Dilexit nos e sottolinea che attraverso l’amore che scaturisce dal Cuore di Gesù possiamo leggere tutti i documenti e i gesti più importanti del Pontificato di Papa Francesco
di Alessandro Gisotti – Vatican News

«Almeno tu, amami!». Cosa ci chiede il Sacro Cuore dans Fede, morale e teologia Sacro-Cuore-di-Ges-a-tempo-di-blog

“Si potrebbe dire che io sono il mio cuore, perché esso è ciò che mi distingue, mi configura nella mia identità spirituale e mi mette in comunione con le altre persone”: è questo uno dei passi più significativi di Dilexit nos, l’Enciclica di Papa Francesco pubblicata il 24 ottobre. Un documento magisteriale che non ha ricevuto la vasta eco che hanno avuto le due Encicliche sociali Laudato si’ e Fratelli tutti, ma che rappresenta una chiave interpretativa dell’intero Pontificato. Dilexit nos può essere utile anche per comprendere meglio un evento come il Sinodo sulla sinodalità che si è appena concluso e il Giubileo che inizierà tra poche settimane. Ne abbiamo parlato con il cardinale filippino Luis Antonio Tagle, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, che nella sua intervista con i media vaticani riflette anche sulla devozione al Sacro Cuore di Gesù, molto diffusa nelle Filippine e che lui ha imparato a praticare sin da giovane.

La pubblicazione di Dilexit nos ha generato un certo stupore. Dopo le Encicliche di dottrina sociale Laudato si’ e Fratelli tutti Francesco ha promulgato un’Enciclica spirituale. Come ha accolto questo documento?
Papa Francesco è un Papa delle sorprese. Sebbene l’annuncio dell’Enciclica e la conseguente pubblicazione fossero per certi versi inaspettati visto che si era concentrati sul Sinodo dei vescovi, non mi ha del tutto sorpreso che il Santo Padre pubblicasse un’Enciclica sull’amore di Gesù per noi, simboleggiato dal suo Sacro Cuore. Per me è stato il modo del Santo Padre di rendere più esplicite le fondamenta cristologiche delle Encicliche sociali Laudato si’ e Fratelli tutti. L’amore di Gesù, quando lo riceviamo, ci permette di vedere un fratello e una sorella negli altri esseri umani (Fratelli tutti) e di essere custodi attenti, umili e responsabili della nostra Casa comune (Laudato si’). Direi che gli scritti e i discorsi di Papa Francesco sono sistematicamente fondati sulla nostra fede nella Persona e nella missione di Gesù Cristo. Suggerisco di rileggere queste due Encicliche sociali per trovare tracce o semi di Dilexit nos già presenti in esse.

Nelle Filippine la devozione al Sacro Cuore è molto popolare e coinvolge principalmente le persone più semplici, il popolo di Dio. Qual è stata la sua esperienza di questa devozione nel suo Paese?
La devozione al Sacro Cuore di Gesù è molto diffusa nelle Filippine. Siamo grati ai tanti ordini religiosi che portano il nome “Sacro Cuore”, alla Compagnia di Gesù e all’Apostolato di Preghiera che promuovono la devozione nelle diocesi, nelle parrocchie, nelle scuole e nelle famiglie. Oltre alle veglie e alle preghiere ogni primo venerdì del mese, è consuetudine avere nella propria casa l’immagine del Sacro Cuore incoronato. Preghiamo il Cuore di Gesù perché guidi e governi le nostre famiglie e la nostra nazione con la sua misericordia e il suo amore. Questa preghiera giunge da un popolo i cui cuori hanno provato l’essere feriti a causa dell’ingiustizia, dell’avidità, della corruzione e dell’indifferenza. La devozione serve anche a ricordare che dobbiamo chiedere costantemente a Gesù di trasformare i nostri cuori perché siano come il suo. Ancora oggi, in alcune occasioni cantiamo l’inno ufficiale del Congresso Eucaristico Internazionale che si è tenuto a Manila (1937), un inno al Sacro Cuore in spagnolo, in cui la nazione offre il proprio cuore a Gesù: “no más Amor que el tuyo, O Corazon Divino. El Pueblo Filipino te da su corazón”. Questo canto non manca mai di portare consolazione al cuore e lacrime agli occhi.

In Dilexit nos il Papa osserva che l’umanità oggi sembra perdere il proprio cuore e invita noi cristiani a riscoprire come il Cuore di Gesù ci ami. Che cosa si può fare per riaccendere la consapevolezza che tutto scaturisce dal nostro cuore?
In Dilexit nos Papa Francesco descrive il fenomeno e le cause della superficialità che si sta diffondendo come una cultura che ci impedisce di entrare in contatto con il cuore dal quale emanano amore, verità e compassione. Suggerisco di leggere la descrizione della superficialità offerta dal Santo Padre come guida per un esame di coscienza. La consapevolezza di come sto lentamente perdendo contatto con la mia interiorità e con il mio io più vero è il primo passo per risvegliare il proprio cuore. Mi piace anche l’elenco fatto da Papa Francesco dei santi, o quello che definisco “corteo” o processione di santi, che ci offrono la propria testimonianza dell’amore insondabile del Cuore di Gesù e di come ha trasformato la loro vita e missione. Suggerisco di guardare il “corteo” e di unirci ad esso. Possiamo riaccendere la consapevolezza del cuore non attraverso concetti o astrazioni, ma ascoltando i cuori che hanno trovato la vera vita nel Cuore amorevole di Gesù.

Il cuore fa pensare alla persona e alle relazioni. Al Sinodo sulla sinodalità appena concluso, al quale lei ha preso parte, si è discusso molto – anche nel Documento finale – della conversione delle relazioni. Questa Enciclica può servire da bussola per guidare il cammino di una Chiesa sinodale, come incoraggia Papa Francesco?
Dilexit nos ha molto da insegnare alla Chiesa che vuole essere sinodale e missionaria. Durante la sessione da poco conclusa del Sinodo dei Vescovi è stato ripetutamente affermato che la sinodalità in ultima analisi riguarda le relazioni: con Dio, con tutti i battezzati che costituiscono la Chiesa, con l’intera umanità e tutto il creato. Il rinnovamento della Chiesa nella sinodalità missionaria può essere realizzato solo se ci relazioniamo con fiducia, obbedienza e umiltà con il Dio Uno e Trino che è amore. La sinodalità missionaria esige una relazione cuore a cuore tra pastori e fedeli, tra Chiese locali, e così via, dove il cuore di tutti è purificato dal pregiudizio verso gli altri e dall’orgoglio autopromozionale, ed è quindi capace di ascoltare con empatia. Senza relazioni umane purificate dalla grazia divina, la sinodalità missionaria potrebbe essere ridotta a proposte meramente burocratiche e legalistiche senza un cuore che arda con lo Spirito Santo, la fiamma dell’amore divino.

Il Giubileo si sta avvicinando: un anno di grazia, riconciliazione e liberazione. Un Anno Santo che il Papa ha incentrato sul tema della speranza. In che modo l’Enciclica sul Cuore di Gesù si ricollega all’imminente Giubileo?
Ritengo che il collegamento tra Dilexit nos e il prossimo Giubileo sia incentrato sul pellegrinaggio nella speranza, sulla dimensione missionaria della devozione al Sacro Cuore di Gesù. Tanto per cominciare, il Cuore di Gesù è un cuore missionario che, attraverso un cuore umano, porta il traboccante amore divino a tutte le persone, a tutte le situazioni umane e al creato. L’amore misericordioso del Cuore di Gesù offre speranza a un mondo spezzato, specialmente a coloro che non vedono alcuna possibilità di redenzione nella propria vita. Papa Francesco ci invita a ricevere l’amore di Gesù nel nostro cuore e a lasciarlo scorrere senza impedire a questo amore di Gesù di fluire verso altre persone e verso la società. Dilexit nos è una preziosa risorsa spirituale e missionaria per questo Giubileo, per preparare ognuno di noi a essere un pellegrino che condivide l’amore di Gesù con gli altri, l’amore che libera tutti i cuori da paura, orgoglio, egoismo, indifferenza, vendetta e disperazione. Lui ci ama, quindi abbiamo speranza.

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La riapertura della Cattedrale di Notre-Dame sia segno profetico

Posté par atempodiblog le 6 novembre 2024

Messaggio del Papa firmato dal cardinale segretario di Stato in occasione della plenaria dei vescovi francesi in corso a Lourdes
La riapertura della Cattedrale di Notre-Dame sia segno profetico
di Edoardo Giribaldi  L’Osservatore Romano

La riapertura della Cattedrale di Notre-Dame sia segno profetico dans Articoli di Giornali e News Notre-Dame-Parigi

«La Chiesa di Francia è chiamata a riconoscere un segno forte — e profetico — che il Signore le rivolge in particolare: la riapertura al culto di Notre-Dame a Parigi». Nel messaggio indirizzato ai partecipanti all’Assemblea plenaria della Conferenza episcopale francese che si è aperta oggi a Lourdes, il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin rilancia l’invito di Papa Francesco a cogliere i segni dell’avvenimento in programma l’8 dicembre prossimo, a più di 5 anni dall’incendio che avvolse la cattedrale parigina tra il 15 ed il 16 aprile 2019.

Un messaggio fraterno, «di incoraggiamento, fiducia e vicinanza», è quello offerto dal Pontefice e condiviso dal porporato in data odierna, che evidenzia come nei rapporti tra le varie componenti delle comunità ecclesiali vi sia «tanto bisogno gli uni degli altri».

In particolare il legame tra la Chiesa francese e quelle dell’Africa, al centro dei lavori dell’assise, nella visione del Pontefice deve ricalcare quello delle «comunità cristiane», ovvero confermarsi «un solo spirito in Cristo».

Il segretario di Stato riporta anche l’accoglienza da parte di Francesco delle discussioni relative all’evangelizzazione. Vengono citate alcune questioni di rilievo, come «la presenza dei sacerdoti nei territori, i seminari, l’insegnamento della religione cattolica, l’organizzazione delle diocesi». Il Papa invita i vescovi ad essere «forti delle ricchezze e delle esperienze del passato» e al contempo «pronti ad accogliere senza paura i segni dati dallo Spirito per affrontare le sfide e prevedere le trasformazioni e le riforme che Egli suggerisce».

Un ascolto che non può prescindere dalla «speranza incrollabile», tema del prossimo Giubileo. Il segno individuato da Francesco e specifico per la Chiesa di Francia è proprio la riapertura della cattedrale simbolo della comunità cristiana d’Oltralpe affinché, «a immagine di questo mirabile edificio restaurato» e «forte della sua fede, orgogliosa della sua storia e del suo insostituibile contributo alla costruzione» del Paese, «possa sempre annunciare con gioia la buona notizia della salvezza».

Francesco dedica poi un passaggio alla sua enciclica sul Sacro Cuore, Dilexit nos, ricordando l’importanza di «riscoprire, o scoprire» l’amore divino, capace di rappresentare «in definitiva l’unica chiave per il futuro». Proprio ai santi francesi nel documento pontificio è riconosciuto un «ruolo considerevole» nello «sviluppo e nella comprensione di questa devozione».

«Voi, più di altri, siete dunque chiamati e qualificati a beneficiare di questa eredità» afferma il Papa, aggiungendo come «piuttosto che riportare in auge una devozione spesso giudicata, a torto, polverosa e superata» sia invece importante «cogliere la misura in cui Gesù ama ciascuno di noi, la misura in cui ama la Chiesa di Francia, i suoi pastori e i suoi fedeli, e la misura in cui ama il mondo intero».

Il messaggio si conclude con la benedizione di Francesco a tutti i vescovi, ai loro collaboratori e ai fedeli delle varie diocesi.

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Un Giubileo della speranza nel segno di Caravaggio e Chagall

Posté par atempodiblog le 29 octobre 2024

Un Giubileo della speranza nel segno di Caravaggio e Chagall
In Sala Stampa vaticana sono stati presentati gli eventi culturali prima dell’apertura ufficiale del Giubileo e del Padiglione della Santa Sede a Expo Osaka 2025. Mostrata anche la mascotte Luce, una piccola pellegrina realizzata in stile manga

di Silvia Guidi – Vatican News

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L’ambasciatore culturale della Santa Sede all’Expo Osaka 2025 sarà Michelangelo Merisi da Caravaggio, con l’arrivo in Giappone della sua celebre Deposizione, simbolo della vittoria della speranza in una scena che sembrerebbe descrivere solo morte e dolore senza riscatto. Unica opera del maestro del colore seicentesco custodita nei Musei Vaticani, questo quadro, originalmente pensato per una cappella privata, potrà davvero incarnare, a Osaka, la presenza della Bellezza nel dramma che sottende la Resurrezione, come ha chiosato la direttrice dei Musei Barbara Jatta. A Roma, in occasione del Giubileo, arriverà invece la Crocifissione bianca di Marc Chagall, un quadro molto amato da Papa Francesco. Anche in questo caso, una scena di persecuzione e di morte che nella luminosità delle sue immagini porta i segni della speranza.

La “Luce” del Giubileo
Ma alla conferenza stampa sugli eventi in programma prima dell’apertura ufficiale della Porta Santa, che si è svolta oggi, 28 ottobre, presso la Sala Stampa della Santa Sede, il personaggio più fotografato è stata Luce, la mascotte del Giubileo e del Padiglione della Santa Sede in Giappone — una bimba pellegrina realizzata con l’estetica dei manga, con gli stivali infangati dal cammino e occhi grandi spalancati sul mondo, pieni di luce, appunto — presentato da monsignor Rino Fisichella. Accanto al Pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione (Sezione per le Questioni Fondamentali dell’Evangelizzazione nel Mondo) c’erano anche Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani, e Davide Mambriani, curatore della rassegna Giubileo e cultura per i concerti e le mostre. I cantieri, in questi mesi, hanno messo a dura prova la pazienza dei romani, ha chiosato Fisichella, ma in questo modo la città potrà mostrare ai pellegrini il suo volto migliore.

Le campane per l’annuncio gioioso
Il 24 dicembre Papa Francesco «oltrepasserà per primo la soglia della Porta e inviterà a seguire il suo esempio a quanti giungeranno nel corso dell’Anno, per esprimere la gioia dell’incontro con Cristo Gesù, nostra speranza». L’annuncio dell’apertura della celebrazione sarà dato da un breve concerto di campane a opera della Pontificia Fonderia di Campane Marinelli. «Le campane — ha aggiunto il Pro-Prefetto — sono il suono più caro al popolo e in questo caso diventano l’espressione dell’annuncio gioioso di un evento atteso da tempo e finalmente giunto». In attesa della vigilia di Natale è previsto un ricco calendario di iniziative, divise in tre categorie, per permettere a chi cercherà informazioni tramite il sito internet o la app del Giubileo 2025 di orientarsi meglio tra luoghi e date, nella mappatura delle iniziative in corso: pellegrinaggio, evento culturale o grande evento.

La musica che apre alla speranza
Un concerto domenica prossima, 3 novembre, nell’Auditorium di via della Conciliazione sarà il primo evento culturale di avvicinamento al Giubileo. Per l’occasione, l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia eseguirà la Quinta Sinfonia di Šostakovič (1906-1975), diretta dal maestro Jader Bignamini, direttore musicale della Detroit Symphony Orchestra. “La Sinfonia, realizzata nel 1937 colpisce per la sua intensa drammaticità e apre a un orizzonte di speranza”, ha commentato Fisichella. “La scelta dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e della quinta sinfonia di Šostakovič non sono casuali”, ha spiegato il curatore Giubileo e cultura, Davide Mambriani. “Questo concerto è l’ultimo di musica ‘profana’ prima dell’inizio dell’Anno Santo e perciò ha una particolare rilevanza. L’Orchestra dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia è tra le più antiche e rinomate istituzioni musicali del mondo. La Sinfonia, composta nel 1937, articolata in quattro movimenti per un organico di oltre 90 Professori d’orchestra, è di gran lunga la più eseguita, conosciuta e amata delle quindici di Dmitrij Šostakovič”.

La partecipazione del Coro della Sistina
Il 22 dicembre, alle 18, presso la chiesa di Sant’Ignazio di Loyola, si potrà assistere al secondo evento musicale. A esibirsi sarà il Coro della Cappella musicale pontificia Sistina che, sotto la guida del direttore, don Marcos Pavan, eseguirà diverse composizioni polifoniche di Palestrina (1525-1594; di cui il prossimo anno si celebreranno i 500 anni della nascita), Perosi e Bartolucci. “Il concerto diretto dal maestro Marcos Pavan – ha spiegato Mambriani – è pensato come un percorso musicale e spirituale che segue l’anno liturgico nell’anno giubilare ed eseguirà antifone, inni, responsori, sequenze e mottetti sacri dedicati ai momenti particolari dell’anno liturgico. Vedrà anche la partecipazione del maestro Josep Solé Coll, primo organista della basilica papale di San Pietro in Vaticano e organista per le Celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice, che eseguirà all’organo un interludio composto da un maestro di Cappella della Schola Pontificia”.

Le icone di speranza
Oltre alla Crocifissione bianca di Chagall, visitabile gratuitamente fino al prossimo 27 gennaio, sarà allestita anche una mostra di icone provenienti dai Musei Vaticani. “Siamo riusciti a ottenere da The Art Institute di Chicago l’opera così suggestiva e unica, che per la prima volta giunge in Italia, a Roma, e sarà ospitata nel nuovo Museo del Corso – Polo museale, nella sede di Palazzo Cipolla, con ingresso gratuito e libero”, ha spiegato Fisichella. Il secondo evento vede l’esposizione di alcune rare icone di proprietà dei Musei Vaticani che saranno collocate nella sagrestia del Borromini nella chiesa di Sant’Agnese a Piazza Navona, dal 16 dicembre al 16 febbraio 2025. La collezione dei Musei, ha aggiunto Barbara Jatta, è molto ricca e varia. “Sono diciotto le opere selezionate dai curatori, che le hanno scelte in tutta l’area dell’Europa orientale cristiana: Grecia, Bulgaria, Ucraina, Russia, Macedonia. Le abbiamo chiamate icone di speranza, in linea con il tema del Giubileo, proprio perché siano veicolo di pace, di fratellanza, come è dimostrato dalla commistione di stili. Metterle tutte insieme equivale a dire che siamo tutti portatori di uno stesso messaggio”. Nel 2026, nei Musei sarà allestita  un’area dedicata a queste preghiere per immagini. Opere che la direttrice Jatta ha avuto modo di conoscere e di apprezzare già in famiglia: “Sono figlia di un’iconografa, mia madre ha scritto icone tutta la vita”.

Il Giubileo al Lucca Comics & Games
Tra le altre iniziative legate al Giubielo, il Dicastero per l’Evangelizzazione segnala la propria partecipazione all’edizione 2024 della fiera internazionale del fumetto e del gioco Lucca Comics & Games con uno spazio dedicato alla mascotte ufficiale del Giubileo: Luce&Friends. È la prima volta – riferisce un comunicato – che un Dicastero della Santa Sede partecipa alla fiera più importante d’Europa dedicata al fumetto, ai giochi, ai videogiochi, al cinema d’animazione, alla narrativa fantasy, all’illustrazione e alle serie tv. Per monsignor Rino Fisichella si tratta di un’occasione per far conoscere « la mascotte ufficiale del Giubileo, Luce, simbolo di speranza e fraternità, valori che si allineano perfettamente al tema del festival »; un modo per parlare ai giovani del tema della speranza al centro del messaggio evangelico.  Il Padiglione del Giubileo, situato presso l’arcivescovado di Lucca in piazzale monsignor Giulio Arrigoni 2, sarà visitabile dal 30 ottobre al 3 novembre.

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“Ci ha amati”, l’Enciclica del Papa sul Sacro Cuore di Gesù

Posté par atempodiblog le 24 octobre 2024

“Ci ha amati”, l’Enciclica del Papa sul Sacro Cuore di Gesù
“Dilexit nos”, quarta Enciclica di Francesco, ripercorre tradizione e attualità del pensiero “sull’amore umano e divino del cuore di Gesù Cristo”, invitando a rinnovare la sua autentica devozione per non dimenticare la tenerezza della fede, la gioia di mettersi al servizio e il fervore della missione: perché il Cuore di Gesù ci spinge ad amare e ci invia ai fratelli
di Alessandro Di Bussolo – Vatican News

“Ci ha amati”, l’Enciclica del Papa sul Sacro Cuore di Gesù dans Articoli di Giornali e News Sacro-Cuore-di-Ges

“«Ci ha amati», dice San Paolo riferendosi a Cristo (Rm 8,37), per farci scoprire che da questo amore nulla «potrà mai separarci» (Rm 8,39)”. Inizia così la quarta Enciclica di Papa Francesco, intitolata dall’incipit “Dilexit nos” e dedicata all’amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo: “Il suo cuore aperto ci precede e ci aspetta senza condizioni, senza pretendere alcun requisito previo per poterci amare e per offrirci la sua amicizia: Egli ci ha amati per primo (cfr 1 Gv 4,10). Grazie a Gesù «abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi» (1 Gv 4,16)” (1).

Freccia dans Viaggi & Vacanze Dilexit-Nos dans Commenti al Vangelo LEGGI QUI IL TESTO INTEGRALE DELL’ENCICLICA

L’amore di Cristo rappresentato nel suo santo Cuore
In una società – scrive il Papa – che vede moltiplicarsi “varie forme di religiosità senza riferimento a un rapporto personale con un Dio d’amore” (87), mentre il cristianesimo spesso dimentica “la tenerezza della fede, la gioia della dedizione al servizio, il fervore della missione da persona a persona” (88), Papa Francesco propone un nuovo approfondimento sull’amore di Cristo rappresentato nel suo santo Cuore e invita a rinnovare la sua autentica devozione ricordando che nel Cuore di Cristo “possiamo trovare tutto il Vangelo” (89): è nel suo Cuore che “riconosciamo finalmente noi stessi e impariamo ad amare” (30).

Il mondo sembra aver perso il cuore
Francesco spiega che incontrando l’amore di Cristo, “diventiamo capaci di tessere legami fraterni, di riconoscere la dignità di ogni essere umano e di prenderci cura insieme della nostra casa comune”, come invita a fare nelle sue Encicliche sociali Laudato si’ e Fratelli tutti (217). E davanti al Cuore di Cristo, chiede al Signore “di avere ancora una volta compassione di questa terra ferita” e riversi su di lei “i tesori della sua luce e del suo amore”, affinché il mondo, “che sopravvive tra le guerre, gli squilibri socioeconomici, il consumismo e l’uso anti-umano della tecnologia, possa recuperare ciò che è più importante e necessario: il cuore” (31). Nell’annunciare la preparazione del documento, al termine dell’udienza generale del 5 giugno, il Pontefice aveva chiarito che avrebbe aiutato a meditare sugli aspetti “dell’amore del Signore che possano illuminare il cammino del rinnovamento ecclesiale; ma anche che dicano qualcosa di significativo a un mondo che sembra aver perso il cuore”. E questo mentre sono in corso le celebrazioni per il 350° anniversario della prima manifestazione del Sacro Cuore di Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque, nel 1673, che si chiuderanno il 27 giugno 2025.

L’importanza di tornare al cuore
Aperta da una breve introduzione e articolata in cinque capitoli, l’Enciclica sul culto del Sacro Cuore di Gesù raccoglie, come preannunciato a giugno, “le preziose riflessioni di testi magisteriali precedenti e di una lunga storia che risale alle Sacre Scritture, per riproporre oggi, a tutta la Chiesa, questo culto carico di bellezza spirituale”.

Il primo capitolo, “L’importanza del cuore”, spiega perché serva “ritornare al cuore” in un mondo nel quale siamo tentati di “diventare consumisti insaziabili e schiavi degli ingranaggi di un mercato” (2). Lo fa analizzando cosa intendiamo per “cuore”: la Bibbia ce ne parla come di un nucleo “che sta dietro ogni apparenza” (4), luogo dove “non conta ciò che si mostra all’esterno o ciò che si nasconde, lì siamo noi stessi” (6). Al cuore portano le domande che contano: che senso voglio che abbiano la mia vita, le mie scelte o le mie azioni, chi sono davanti a Dio (8). Il Papa sottolinea che l’attuale svalutazione del cuore nasce “nel razionalismo greco e precristiano, nell’idealismo postcristiano e nel materialismo”, così che nel grande pensiero filosofico si sono preferiti concetti come quelli di “ragione, volontà o libertà”. E non trovando posto per il cuore, “non è stata sviluppata ampiamente nemmeno l’idea di un centro personale” che può unificare tutto, e cioè l’amore (10). Invece, per il Pontefice, bisogna riconoscere che “io sono il mio cuore, perché esso è ciò che mi distingue, mi configura nella mia identità spirituale e mi mette in comunione con le altre persone” (14).

Il mondo può cambiare a partire dal cuore
È il cuore “che unisce i frammenti” e rende possibile “qualsiasi legame autentico, perché una relazione che non è costruita con il cuore è incapace di superare la frammentazione dell’individualismo” (17). La spiritualità di santi come Ignazio di Loyola (accettare l’amicizia del Signore è una questione di cuore) e san John Henry Newman (il Signore ci salva parlando al nostro cuore dal suo sacro Cuore) ci insegna, scrive Papa Francesco, che “davanti al Cuore di Gesù vivo e presente, la nostra mente, illuminata dallo Spirito, comprende le parole di Gesù” (27). E questo ha conseguenze sociali, perché il mondo può cambiare “a partire dal cuore” (28).

“Gesti e parole d’amore”
Ai gesti e alle parole d’amore di Cristo è dedicato il secondo capitolo. I gesti con i quali ci tratta come amici e mostra che Dio “è vicinanza, compassione e tenerezza”, si vedono negli incontri con la samaritana, con Nicodemo, con la prostituta, con la donna adultera e con il cieco sulla strada (35). Il suo sguardo, che “scruta l’intimo del tuo essere” (39), mostra che Gesù “presta tutta la sua attenzione alle persone, alle loro preoccupazioni, alle loro sofferenze” (40). In modo tale “da ammirare le cose buone che riconosce in noi” come nel centurione, anche se gli altri le ignorano (41). La sua parola d’amore più eloquente è l’essere “inchiodato sulla Croce”, dopo aver pianto per l’amico Lazzaro e aver sofferto nell’Orto degli Ulivi, consapevole della propria morte violenta “per mano di quelli che Lui tanto amava” (46).

Il mistero di un cuore che ha tanto amato
Nel terzo capitolo, “Questo è il cuore che ha tanto amato”, il Pontefice ricorda come la Chiesa riflette e ha riflettuto in passato “sul santo mistero del Cuore del Signore”. Lo fa riferendosi all’Enciclica di Pio XII Haurietis aquas, sulla devozione al Sacro Cuore di Gesù (1956). Chiarisce che “la devozione al Cuore di Cristo non è il culto di un organo separato dalla Persona di Gesù”, perché noi adoriamo “Gesù Cristo intero, il Figlio di Dio fatto uomo, rappresentato in una sua immagine dove è evidenziato il suo cuore” (48). L’immagine del cuore di carne, sottolinea il Papa, ci aiuta a contemplare, nella devozione, che “l’amore del Cuore di Gesù Cristo, non comprende soltanto la carità divina, ma si estende ai sentimenti dell’affetto umano” (61) Il suo Cuore, prosegue Francesco citando Benedetto XVI, il suo contiene un “triplice amore”: quello sensibile del suo cuore fisico “e il suo duplice amore spirituale, l’umano e il divino” (66), in cui troviamo “l’infinito nel finito” (64).

Il Sacro Cuore di Gesù è una sintesi del Vangelo
Le visioni di alcuni santi, particolarmente devoti al Cuore di Cristo – precisa Francesco – “sono stimoli belli che possono motivare e fare molto bene”, ma “non sono qualcosa che i credenti sono obbligati a credere come se fossero la Parola di Dio”. Quindi il Papa ricorda con Pio XII che non si può dire che questo culto “debba la sua origine a rivelazioni private”. Anzi, “la devozione al Cuore di Cristo è essenziale per la nostra vita cristiana in quanto significa l’apertura piena di fede e di adorazione al mistero dell’amore divino e umano del Signore, tanto che possiamo affermare ancora una volta che il Sacro Cuore è una sintesi del Vangelo” (83). Il Pontefice invita poi a rinnovare la devozione al Cuore di Cristo anche per contrastare “nuove manifestazioni di una ‘spiritualità senza carne’ che si moltiplicano nella società” (87). È necessario tornare alla “sintesi incarnata del Vangelo” (90) davanti a “comunità e pastori concentrati solo su attività esterne, riforme strutturali prive di Vangelo, organizzazioni ossessive, progetti mondani, riflessioni secolarizzate, su varie proposte presentate come requisiti che a volte si pretende di imporre a tutti” (88).

L’esperienza di un amore “che dà da bere”
Negli ultimi due capitoli, Papa Francesco mette in evidenza i due aspetti che “la devozione al Sacro Cuore dovrebbe tenere uniti per continuare a nutrirci e ad avvicinarci al Vangelo: l’esperienza spirituale personale e l’impegno comunitario e missionario” (91). Nel quarto, “L’amore che dà da bere”, rilegge le Sacre Scritture, e con i primi cristiani, riconosce Cristo e il suo costato aperto in “colui che hanno trafitto” che Dio riferisce a se stesso nella profezia del libro di Zaccaria. Una sorgente aperta per il popolo, per placare la sua sete dell’amore di Dio, “per lavare il peccato e l’impurità” (95). Diversi Padri della Chiesa hanno menzionato “la ferita del costato di Gesù come origine dell’acqua dello Spirito”, su tutti Sant’Agostino, che “ha aperto la strada alla devozione al Sacro Cuore come luogo di incontro personale con il Signore” (103).  A poco a poco questo costato ferito, ricorda il Papa “venne assumendo la figura del cuore” (109), ed elenca diverse donne sante che “hanno raccontato esperienze del loro incontro con Cristo, caratterizzato dal riposo nel Cuore del Signore” (110). Tra i devoti dei tempi moderni, l’Enciclica parla prima di tutto di San Francesco di Sales, che raffigura la sua proposta di vita spirituale con “un cuore trafitto da due frecce, racchiuso in una corona di spine” (118)

Le apparizioni a Santa Margherita Maria Alacoque
Sotto l’influsso di questa spiritualità, Santa Margherita Maria Alacoque racconta le apparizioni di Gesù a Paray-le-Monial, tra la fine di dicembre 1673 e il giugno 1675. Il nucleo del messaggio che ci viene trasmesso può essere riassunto in quelle parole che Santa Margherita ha udito: “Ecco quel Cuore che tanto ha amato gli uomini e che nulla ha risparmiato fino ad esaurirsi e a consumarsi per testimoniare loro il suo Amore (121).

Teresa di Lisieux, Ignazio di Loyola e Faustina Kowalska
Di Santa Teresa di Lisieux, il documento ricorda il chiamare Gesù “Colui il cui cuore batteva all’unisono col mio” (134) e le sue lettere alla sorella suor Maria, che aiuta a non concentrare la devozione al Sacro Cuore “su un aspetto doloristico” quello di chi intendeva la riparazione come un “primato dei sacrifici”, ma sulla fiducia “come la migliore offerta, gradita al Cuore di Cristo” (138). Il Pontefice gesuita dedica alcuni passi dell’Enciclica anche al posto del Sacro Cuore nella storia della Compagnia di Gesù, sottolineando che nei suoi Esercizi Spirituali, Sant’Ignazio di Loyola propone all’esercitante “di entrare nel Cuore di Cristo” in un dialogo da cuore a cuore. Nel dicembre 1871, padre Beckx consacrò la Compagnia al Sacro Cuore di Gesù e padre Arrupe lo fece nuovamente nel 1972 (146). Le esperienze di Santa Faustina Kowalska, si ricorda, ripropongono la devozione “con un forte accento sulla vita gloriosa del Risorto e sulla misericordia divina” e motivato da queste, anche San Giovanni Paolo II “ha collegato intimamente la sua riflessione sulla misericordia con la devozione al Cuore di Cristo” (149). Parlando della “devozione della consolazione”, l’Enciclica spiega che davanti ai segni della Passione conservati dal cuore del Risorto, è inevitabile “che il credente desideri rispondere” anche “al dolore che Cristo ha accettato di sopportare per tanto amore” (151). E chiede “che nessuno si faccia beffe delle espressioni di fervore credente del santo popolo fedele di Dio, che nella sua pietà popolare cerca di consolare Cristo” (160). Perché poi “desiderosi di consolarlo, ne usciamo consolati” e “possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione” (162).

La devozione al Cuore di Cristo ci invia ai fratelli
Il quinto e ultimo capitolo “Amore per amore” approfondisce la dimensione comunitaria, sociale e missionaria di ogni autentica devozione al Cuore di Cristo, che, nel momento in cui “ci conduce al Padre, ci invia ai fratelli” (163). Infatti l’amore per i fratelli è il “gesto più grande che possiamo offrirgli per ricambiare amore per amore” (167). Guardando alla storia della spiritualità, il Pontefice ricorda che l’impegno missionario di San Charles de Foucauld lo rese “fratello universale”: “lasciandosi plasmare dal Cuore di Cristo, voleva ospitare nel suo cuore fraterno tutta l’umanità sofferente” (179). Francesco parla poi della “riparazione”, come spiegava San Giovanni Paolo II: “offrendoci insieme al Cuore di Cristo, «sulle rovine accumulate dall’odio e dalla violenza, potrà essere costruita la civiltà dell’amore tanto desiderato, il regno del cuore di Cristo»” (182).

La missione di far innamorare il mondo
L’Enciclica ricorda ancora con San Giovanni Paolo II che “la consacrazione al Cuore di Cristo «è da accostare all’azione missionaria della Chiesa stessa, perché risponde al desiderio del Cuore di Gesù di propagare nel mondo, attraverso le membra del suo Corpo, la sua dedizione totale al Regno». Di conseguenza, attraverso i cristiani, «l’amore sarà riversato nei cuori degli uomini, perché si edifichi il corpo di Cristo che è la Chiesa e si costruisca anche una società di giustizia, pace e fratellanza»” (206). Per evitare il grande rischio, sottolineato da San Paolo VI, che nella missione “si dicano e si facciano molte cose, ma non si riesca a provocare il felice incontro con l’amore di Cristo” (208), servono “missionari innamorati, che si lascino ancora conquistare da Cristo” (209).

La preghiera di Francesco
Il testo si conclude con questa preghiera di Francesco: “Prego il Signore Gesù che dal suo Cuore santo scorrano per tutti noi fiumi di acqua viva per guarire le ferite che ci infliggiamo, per rafforzare la nostra capacità di amare e servire, per spingerci a imparare a camminare insieme verso un mondo giusto, solidale e fraterno. Questo fino a quando celebreremo felicemente uniti il banchetto del Regno celeste. Lì ci sarà Cristo risorto, che armonizzerà tutte le nostre differenze con la luce che sgorga incessantemente dal suo Cuore aperto. Che sia sempre benedetto!” (220).

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Ogni essere umano ha un fine trascendente

Posté par atempodiblog le 24 octobre 2024

Ogni essere umano ha un fine trascendente dans Citazioni, frasi e pensieri Le-persone-umane-non-sono-foglie

Le persone umane non sono foglie che, una volta staccate dall’albero, marciscono e muoiono. Ogni essere umano ha un fine trascendente, al quale è stato predestinato da tutta l’eternità.

Tratto da: Dio ci invita col sorgere del sole al mattino, di Padre Livio Fanzaga. SUGARCO EDIZIONI

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Un grande cammino verso l’eternità

Posté par atempodiblog le 24 octobre 2024

Un grande cammino verso l’eternità dans Citazioni, frasi e pensieri Un-grande-cammino-verso-l-eternit

Dal punto di vista cristiano la vita è un grande cammino verso l’eternità. E’ un pellegrinaggio, di cui la morte è soltanto un passaggio: il più importante, perché ci consente di superare le frontiere del tempo per entrare nell’eternità.

Tratto da: SGUARDO SULL’ETERNITÀ. Morte, giudizio, Inferno e Paradiso, di Padre Livio Fanzaga. SUGARCO EDIZIONI

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Preghiamo per i defunti e impariamo da loro

Posté par atempodiblog le 21 octobre 2024

Preghiamo per i defunti e impariamo da loro
di S.E.R. Mons. Raffaello Martinelli

Preghiamo per i defunti e impariamo da loro dans Citazioni, frasi e pensieri Ognissanti

Il mese di novembre inizia con la festa di tutti i santi e poi, subito dopo, il giorno due, si celebrerà la commemorazione di tutti i defunti.
Siamo invitati durante tutto l’anno, ma soprattutto in questo mese, a pregare per i nostri defunti.

Se sono in Paradiso la nostra preghiera diventa una preghiera d’intercessione.
Se hanno ancora bisogno della purificazione, la nostra preghiera diventa una preghiera di aiuto, di suffragio per loro, perché Dio conceda loro quanto prima di accedere alla beatitudine dei santi.
Se si trovano all’Inferno, purtroppo, non c’è più niente da fare. Comunque la nostra preghiera non va mai sprecata, perché può aiutare tante persone, tanti defunti per i quali nessuno prega.

Dobbiamo anche imparare dai nostri defunti che la terra non è la nostra patria. Siamo qui di passaggio. La nostra vita sulla terra è un pellegrinaggio. Dobbiamo affrontare le situazioni della vita con lo sguardo rivolto all’eternità. Impegnandoci sì per le cose di questo mondo, le cose temporali, però con lo sguardo e con il pensiero alle cose eterne; con la luce che proviene dalle realtà eterne. Dando il primato ai valori dell’anima, ai valori dello spirito, piuttosto che a quelli fisici.

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