- Accueil
- > La vita è adesso?
- > Colui che non cerchiamo più
- > Gesù
- > “Quelli che non si vergognano di Gesù Cristo”
“Quelli che non si vergognano di Gesù Cristo”
Padre Livio:
«Quelli che non si vergognano di Gesù Cristo»
Ecco l’intervista di Giampaolo Barra, direttore del mensile “Il Timone”, a Padre Livio Fanzaga (trasmessa da “Radio Maria” sabato 8 ottobre 2005).
Il libro di Padre Livio Fanzaga « Quelli che non si vergognano di Gesù Cristo » è edito dalle Edizioni Sugarco
Prof. BARRA – Ecco, questa sera, cari amici, abbiamo il piacere di avere in collegamento telefonico Padre Livio, il direttore di Radio Maria, che ha accettato cortesemente l’invito ad essere intervistato. L’occasione di questa intervista ci è offerta dall’uscita del suo ultimo libro intitolato “Quelli che non si vergognano di Gesù Cristo”, pubblicato dalla casa editrice Sugarco di Milano. Ho avuto modo di leggere il libro. Questo libro non solo lo si legge facilmente, ma è anche un libro avvincente perché trasuda ricchezza di dati, di informazioni e anche profondità di spinto in ogni pagina, in ogni riga. È un libro che risulterà certamente utile, sia per la nostra vita cristiana (per rinvigorire le ragioni della nostra fede cattolica), ma anche per rispondere a dubbi, domande e richieste di chiarimenti che ci possono essere rivolte dai nostri interlocutori. Il titolo ci fa capire che il protagonista principale del libro è Gesù Cristo, il Figlio di Dio, fatto uomo. E questo – come voi sapete – è il nucleo centrale della nostra fede cattolica. Questa è la verità fondamentale che contraddistingue la verità della fede cattolica, la sua unicità, la sua originalità rispetto a tutte le altre credenze umane, a tutte le altre credenze professate nelle vane religioni. Questo libro si sofferma varie volte a ribadire questo fatto: la unicità di Gesù Cristo, la sua singolarità. Bene, dopo questa breve introduzione, pnma di cominciare ad approfondire questo libro, desidero salutare Padre Livio. Buona sera, Padre Livio!
PADRE LIVIO – La ringrazio per le sue parole e per avermi invitato alla sua preziosa e stimatissima trasmissione. Saluto cordialmente anche tutti gli ascoltatori di Radio Maria.
Prof. BARRA – Ecco, vorrei iniziare questa mia intervista riprendendo un momento il titolo del libro: “Quelli che non si vergognano di Gesù Cristo”. Padre, di vuole spiegare qual è il senso di questo titolo?
PADRE LIVIO – Beh, diciamo che da tempo lasciavo maturare dentro il mio cuore un libro su Gesù Cristo… e direi che anche i libri che ho scritto sulla Madonna in fondo mi hanno preparato in questo, perché Gesù Cristo è il cuore della nostra fede. Poi ho letto non più di un anno fa un giornale dove c’era un’intervista a don Giussani che ebbe una battuta che mi colpì molto. Diceva: « La Chiesa si vergogna di Gesù Cristo », dove per Chiesa non intendeva – come intendiamo sempre noi – la gerarchia, ma voleva intendere una certa tendenza, all’interno del popolo di Dio, volta quasi a sminuire Gesù Cristo, a fare di lui soltanto un uomo, a metterlo nella galleria dei grandi di questo mondo. Per questo fatto mia questa frase e ho voluto rielaborarla per dare il titolo al libro, anche perché è chiaro che l’affermazione di fondo del cristianesimo in qualche modo è uno « scandalo », come dice Paolo: lo scandalo della Croce. Ma non è soltanto lo scandalo della Croce, è lo scandalo dell’Incarnazione. Gesù Cristo ha scandalizzato gli uomini del suo tempo, non bisogna dimenticarlo. Perché non ricordarlo? Gesù si è proclamato Dio e ha attribuito a sé quegli attributi di onnipotenza, di giudizio e di dominio che erano propri di Jahvè. Gesù Cristo ha scandalizzato gli uomini del suo tempo, ed essi hanno cercato e voluto dimostrare che aveva torto che non era vero che era Dio, che era semplicemente un uomo come noi. Per questo lo misero in croce, e quindi eliminandolo volevano dimostrare che era un uomo come tutti noi. San Paolo dice che la croce è uno scandalo proprio per il fatto che il fondatore della nostra religione è morto crocifisso come un ladrone, un delinquente, un reietto emarginato dalla città: questo sicuramente per il mondo rappresenta uno scandalo. In realtà però lo scandalo non è soltanto la croce. Lo scandalo è soprattutto l’incarnazione, cioè che un uomo si proclami Dio. Scandalizzò allora, tant’è vero che si stracciarono le vesti e lo accusarono di bestemmia, e scandalizza anche ora, e infatti oggi non mancano quelli che dicono che si trattava du un megalomane, che era colpito da una forma di isteria… e in questo modo cercano di liquidare il caso. In questo clima, senza arrivare a negare la divinità di Gesù Cristo, ma cercando di sminuirla e di sgretolarla, come giustamente ha detto anche Benedetto XVI in una battuta quando ancora era cardinale. Anche i cristiani, in fondo, provano questa vergogna nell’esprimere – specialmente di fronte agli altri, ai non credenti o ai rappresentanti di altre religioni – qual è il cuore della fede. Cioè, noi non crediamo soltanto nell’esistenza di Dio – che diamo per presupposta – noi crediamo che Gesù Cristo è Dio. Ma dire questo evidentemente scandalizza gli Ebrei, scandalizza i Musulmani, scandalizza gli atei… È uno scandalo, una pazzia, per il mondo, e noi abbiamo paura a testimoniare questa fede, e allora ci vergogniamo di Gesù Cristo… Però io non ho voluto dare un titolo negativo al libro, ho voluto dare un titolo positivo, cercando di dire perché non ci vergognamo di Gesù Cristo, anzi – come dice Paolo – noi ci gloriamo di Gesù Cristo, perché nessuno è paragonabile a lui.
Prof. BARRA – Ecco, padre, questa risposta ci ha offerto molti spunti di riflessione… Partirei subito da un primo punto. Lei ha detto che Gesù Cristo – protagonista di questo libro, il personaggio sul quale ruota tutta la sua riflessione – è il fondatore della nostra religione. Allora mi viene subito in mente una domanda che certamente ci può aiutare a fare chiarezza. Perché Gesù Cristo, rispetto agli altri fondatori di religioni, è un caso unico ed è, in un certo senso, un « caso strano »? Perché?
PADRE LIVIO – Mah, intanto la cosa più strana, per quanto riguarda Gesù Cristo, è che fra quelli che credono nella divinità di Gesù Cristo non ci siamo solo noi, cattolici, ma anche gli ortodossi e i protestanti. Sono oltre due miliardi di uomini, i quali, quando parlano di Gesù Cristo, non ne parlano come di uno che è vissuto 2000 anni fa e che è morto, ma parlano di Uno che è vivo ora e che illumina la loro vita; col quale parlano ogni giorno, col quale hanno un’intima comunione di preghiera e di amore, che è l’esempio, il maestro e il fine stesso della loro vita. Mi sembra che questa sia un’originalità e un aspetto unico e straordinario del cristianesimo. I musulmani, quando parlano di Maometto, parlano di uno che comunque è vissuto 15 secoli fa, lo stesso fanno i buddisti, quando parlano di Buddha, parlano di un monaco che è vissuto 2500 anni fa, e la stessa cosa la si potrebbe dire per un qualsiasi fondatore religioso, ma anche per un qualsiasi leader spirituale del passato o del presente, come per esempio Gandhi… Quando si parla di loro, anche quelli che seguono i loro insegnamenti e che fanno riferimento a queste personalità, parlano di qualcuno che è comunque morto. Invece ciò che è assolutamente unico per quanta riguarda Gesù Cristo è il fatto che quando parliamo di lui, parliamo di qualcuno che è vivo! Perché, ad esempio, io mi son fatto prete? Perché ho consacrato tutta la mia vita a questa missione? Perché? Per far piacere a Gesù Cristo, per dare gioia a lui, per questa amicizia e amore che mi lega con lui. Ma questo nessuno lo può dire nelle altre religioni, per quanto riguarda il loro fondatore, perché nelle altre religioni si crede in Dio, ma non credono che il loro fondatore sia Dio. Questo è certamente un fatto unico e originale. Anche in questi 2000 anni di cristianesimo, tutte le generazioni di cristiani che si sono susseguite, una dopo l’altra, si sono rivolte a Cristo come al Risorto, come a Colui che è vivo, come al Vivente, e se noi dovessimo descrivere tutti gli aspetti originali di Gesù Cristo non finiremmo mai. Gesù Cristo, umanamente parlando, è infatti uno dei massimi benefattori dell’umanità, per la sapienza che ha sprigionato. Il Vangelo – anche per riconoscimento degli stessi non credenti – è stata la più grande rivoluzione della storia: ha insegnato il perdono, l’amore… cose che non si trovano nelle altre religioni in questo modo. Il Vangelo ha liberato veramente gli esseri umani dalle schiavitù umane, ma anche dalle schiavitù demoniache…
Inoltre Gesù Cristo è di una santità inarrivabile, perché se è vero che la sua dottrina è la più alta sotto il profilo morale fra quelle mai predicate dagli uomini, è anche vero che Lui l’ha vissuta fino in fondo. Gesù Cristo ha vissuto in prima persona quello che ha predicato. Non è che ha detto soltanto « Porgete l’altra guancia » ma ha anche presentato l’altra guancia. Non è che ha detto soltanto « Pregate per i vostri nemici » ma ha anche pregato per i nemici. Non ha detto soltanto: « Amate i nemici e perdonateli » ma ha anche perdonato e amato i nemici. Se è vero che il suo insegnamento è il più alto che sia mai stato espresso da un cuore umano, Gesù Cristo è anche l’unico che ha vissuto il Vangelo. Ebbene, questa persona – che è di una santità, di una bontà, di un amore all’uomo, straordinari – è stata anche la più perseguitata. Questa è una cosa veramente incredibile, perché è stato messo in croce come un delinquente ed ha subito una sorte infamante. E non solo lui, ma anche gli apostoli sono morti con una simile morte, come dei nemici dello Stato, « dei nemici del genere umano » come li chiamava Tacito.
Ecco, questo colpisce: che il più grande benefattore dell’umanità, Cristo, e la Chiesa – l’istituzione veramente più liberante che sia mai esistita. E tuttora – sia l’uno, sia l’altra – sono perseguitati! È questo che colpisce! Così come ci colpiscono tanti piccoli particolari: per esempio il fatto che quelli che non credono in Gesù Cristo, poi sono i primi che lo bestemmiano come se fosse vivo… e giù una bestemmia, come niente fosse! Non credono alla Madonna, ma bestemmiano la Madonna… è questo il paradosso! Non credono, però sembra che abbiano la percezione che quando si parla di loro non si parli di persone che “furono”, ma di persone che “sono” vive. E, avanti di questo passo, non finiremmo mai di evidenziare la radicale originalità del cristianesimo rispetto a tutte le altre religion,i e la radicale diversità di Gesù Cristo rispetto a tutti gli altri fondatori di religione.
Prof. BARRA – Padre, grazie per questa risposta. Io credo che i nostri amici in ascolto si stiano facendo un’idea molto chiara della ricchezza di argomenti che possono trovare in questo suo libro. Ma restiamo un momento nel terreno del confronto. Lei ha parlato adesso del confronto tra Gesù risorto, fondatore della religione cristiana, che è ineguagliabile fra tutti gli altri fondatori di religione. Io stare un momento su questo terreno e passerei dal confronto fra fondatori al confronto tra religioni. Ora, lei sa che, anche se con una diversa consapevolezza, però le varie religioni affermano l’esistenza di un Essere supremo… Allora io le domando, ma cosa distingue il cristianesimo dalle altre religioni?
PADRE LIVIO – Non bisogna dimenticare che c’è sempre stata nel mondo la tendenza a unificare le religioni: c’era al tempo dell’Impero Romano e c’è tuttora. D’altra parte sappiamo benissimo che a Roma c’è un tempio, che adesso è una chiesa: il Panteon, il tempio consacrato a tutti gli dei. Anzi, direi che questa tendenza è ora molto favorita dalla « cultura dominante », la quale afferma che tutte le religioni sono uguali nella sostanza, perché tutte le religioni in fondo credono nell’esistenza di un Dio altissimo, di un Dio supremo, e che la diversità di una religione dall’altra sarebbe poi solo una diversità di dettagli: gli usi, i costumi, le liturgie, i riti. Insomma, sarebbero uguali perché tutte credono all’esistenza di un Essere supremo, e quindi non ci sarebbe diversità tra il cristianesimo e le altre religioni.
La cosa più paradossale riguarda l’Induismo, che perseguita tutte le altre religioni, perché non bisogna dimenticare che è l’induismo che ha eliminato il buddismo dall’India. Non dimentichiamo poi che il Buddha era un indù, era nato in India. Il buddismo si era esteso in tutta l’India, ma poi l’induismo l’ha soppiantato. Pensa che in India sono più numerosi i cristiani dei buddisti. Ma proprio l’induismo, che critica, dice e afferma che tutte le religioni sono delle « vie a Dio » – una uguale all’altra (la differenza sarebbe solo di dettagli) – proprio l’induismo è oggi un grande persecutore delle religioni, e in particolare di quella cristiana. Tant’è vero che noi cristiani oggi abbiamo più successo in Cina – con le conversioni e i battesimi di adulti che sono circa 150 mila all’anno – che in India, dove perfino le suore di Madre Teresa ultimamente sono state maltrattate. Ebbene, c’è questa tendenza, molto pericolosa, di ritenere che tutte le religioni sono uguali.
Mi ricordo che una volta venni invitato a una conferenza. Erano i miei primi tempi a Radio Maria – poi il lavoro alla radio non me l’avrebbe più concesso – e mi ricordo che c’era un salone parrocchiale pieno. Ho presentato la radio, i suoi programmi. La prima domanda che mi venne rivolta fu quella di una giovane che disse: «Ma lei, cosa dice?» – perché avevo sottolineato la diversità fra il cristianesimo e le altre religioni, no? – «Ma, lei, cosa dice? Tutte le religioni sono uguali!…». Insomma, questa idea che tutto sommato tutte le religioni sono uguali, una specie di “volemose bene”, è la mentalità che si sta diffondendo anche all’interno del cristianesimo. Chi sottolinea la diversità delle religioni è uno che alimenta lo scontro di civiltà. Anche il dialogo interreligioso è un fatto positivo se rappresenta una occasione per una conoscenza delle altre religioni. Ho vissuto un anno in mezzo ai musulmani, in Senegal, e devo dire che quell’esperienza si è rivelata molto utile per conoscere l’Islam, infatti non parlo mai male dell’Islam, ma parlo male delle correnti fondamentaliste che sono ben diverse dell’Islam popolare, semplice, quello che ho conosciuto io, nel quale ho visto tanta pietà nella gente. Ma un conto è la conoscenza reciproca e il reciproco rispetto, che sono aspetti positivi, un altro conto, invece – come fanno soprattutto i cristiani – è incominciare a dire: « Eh, ma insomma, tutto sommato… noi cristiani… i musulmani… gli ebrei… crediamo tutti nell’unico Dio”. Queste conclusioni improprie portano a dire: che differenza c’è fra noi, i musulmani e gli ebrei? Sono tre religioni monoteistiche che credono tutte nell’unico Dio, anche Maometto fa riferimento al Dio biblico… eccetera. Tutti questi discorsi li fanno quei cristiani che non sono ancora diventati cristiani, perché se loro fossero cristiani saprebbero benissimo qual è il cuore del cristianesimo: l’incarnazione! Per i cristiani l’esistenza di Dio è data per scontata, è cioè un “preambolum fidei” (ossia un preambolo della fede). Perché poi il cristianesimo è entrato in dissidio con l’ebraismo? Forse che gli Ebrei non credevano in Dio? Altroché se credevano in Dio! Allora, perché hanno messo in croce Gesù Cristo? Hanno messo in croce Gesù Cristo perché Lui ha affermato di essere Dio. Il cuore del cristianesimo – questo è il punto chiave della fede cristiana – è appunto l’incarnazione! Quest’uomo ha proclamato di essere Dio e noi crediamo che Gesù Cristo è Dio.
Diciamo allora che le religioni concorrenti oggi nel mondo sono tre. C’è l’induismo, che comunque è relegato all’India e, facendo un tutt’uno con la civiltà indiana, non riesce ad espandersi, salvo qualche raro caso. Il buddismo ha già aspirazioni molto più vaste perché ha occupato tanti paesi dell’Asia e anche in Europa si dà da fare… Però il buddismo, nella sua vera radice, è ateo. Non nel senso che è negativo, ma nel senso che non si cura di Dio, perché il Buddha, rispetto al problema di Dio e al problema dell’anima – dicono le antiche scritture buddiste – conservò un nobile silenzio. Quindi il buddismo è una forma di auto–salvezza che non fa nessun riferimento a Dio. Escluse queste due religioni, cosa rimane? Rimane, da una parte l’Ebraismo che, a mio parere, è sicuramente la radice del Cristianesimo, ma nel medesimo tempo – come ci ha insegnato Benedetto XVI – c’è tutto un approfondimento teologico da fare sulla presenza, ancora da protagonisti, degli Ebrei nella storia della Salvezza. Saranno loro che provocheranno la seconda venuta di Cristo, non bisogna mai dimenticarlo. Allora cosa rimane? Rimane il confronto con l’Islam, e poi con la grande « religione umanitaria », cioè quella che nega l’esistenza di Dio e che divinizza l’uomo e crede soltanto nella potenza dell’uomo o – come ha detto Benedetto XVI – che ritiene che gli uomini siano gli unici padroni del mondo e gli unici padroni della vita.
Allora, alla fin fine, il vero confronto religioso di oggi è con l’Islam, ma fra noi e l’Islam c’è un abisso perché i musulmani non possono ammettere che Dio abbia un figlio. « Si spalanchi il cielo, si apra la terra… », dice Maometto, « non si può attribuire a Dio un figlio ». Molti cristiani non hanno ancora capito questo. Ciò però è molto importante soprattutto per noi in Europa, che abbiamo una specie di « invasione » dei musulmani per motivi di lavoro, ma non solo. Si tratta anche di una invasione culturale dal momento che hanno nel loro Dna – diciamo così – la voglia di dominare il mondo, di sottomettere le altre culture. Molti cristiani non hanno ancora capito che fra noi e l’Islam c’è un abisso invalicabile. È vero che l’Islam è una forma di monoteismo, ma il monoteismo islamico nega l’incarnazione, nega la divinità di Gesù Cristo, nega la croce. Anche gli Ebrei negano la divinità di Gesù Cristo, ma la loro negazione è soltanto provvisoria – dice san Paolo nella lettera ai Romani, al capitolo 11 – perché poi si convertiranno. In realtà, poi, è con i musulmani che noi abbiamo a che fare. Loro credono in Dio. Ma quale dio? Un dio di fronte al quale ci si sottomette, accettando la cieca volontà, qualunque essa sia.
Per i cristiani, invece è il dio dell’amore che si è fatto uomo! È Gesù Cristo il cuore del cristianesimo! Se non si capisce questo siamo ancora al di fuori della fede cristiana e purtroppo molti cristiani sono al di fuori della fede cristiana. Le faccio un esempio. Sono in ascensore: «Eh, sì, padre, ha ragione lei…», mi dice una persona che scende con me. La sede di Radio Maria è in un condominio. «Sì, si, padre, ha ragione lei…». «Perché ho ragione io?», gli dico. «Sì, ha ragione lei… qualcuno deve pur esserci…». Come, qualcuno deve pur esserci? È Gesù Cristo che ti salva! Come “qualcuno deve pur esserci”? Molti pensano che uno è cristiano perché ammette che “qualcuno deve pur esserci”. Quindi siamo ancora molto lontani dal cristianesimo.
Prof. BARRA – Padre, grazie ancora. Vorrei adesso focalizzare ancora l’attenzione su Gesù risto. Lei ha detto che la sua unicità è stata quella di dirsi Dio. Di farsi uguale a Dio. Ipotizziamo che fra i nostri ascoltatori ci sia qualcuno – magari anche qualche Testimone di Geova, chi lo sa – che voglia chiederle: ma, davvero Gesù risto ha affermato di essere Dio?
PADRE LIVIO – Ma guarda, la cosa che fa piangere e ridere nel medesimo tempo – a me veramente fa piangere – è che molti autori e anche studiosi nel secolo scorso si sono divertiti a scrivere dei libri sui quali hanno scritto che Gesù Cristo non ha mai affermato di essere Dio, ma che è stata la prima comunità cristiana che l’ha divinizzato. Si tratta poi di professori che hanno perso la fede o che sono atei, perché nelle università tedesche la teologia è una materia come le altre, come la fisica, la filosofia o la letteratura mentre in Italia c’è solo nelle facoltà ecclesiastiche. In un primo tempo queste affermazioni mi impressionavano, poi ricordo che furono tutte smontate in un libro di Vittorio Messori: “Ipotesi su Gesù”, che a suo tempo fu un best seller, ed è tuttora valido. Quest’affermazione, adesso che ci penso, mi fa sbellicare dalle risa, perché ti fa vedere quanto dei personaggi, quando hanno perso la fede, sono veramente nel buio… Sai cosa mi colpisce di più? È che sono professori di Sacra Scrittura! Ma chissà cosa hanno letto… hanno passato la vita a leggere la Sacra Scrittura, ma non hanno capito un tubo!
La Sacra Scrittura non è come il Corano, che Maometto ha affermato di aver scritto per ispirazione dell’Arcangelo Gabriele. La Sacra Scrittura è un insieme di libri che sono stati scritti nell’arco di mille anni. Prima c’era la tradizione orale, poi, prima del sesto secolo avanti Cristo, si è cominciato a scrivere. La Sacra Scrittura è dunque un libro che dà testimonianza del cammino religioso del Popolo Ebraico durante 1000 anni. Ed è un libro di una ricchezza eccezionale, dove vedi le più grandi vette della santità, come le più grandi perversioni. La stessa cosa si può dire per i Vangeli perché nei Vangeli c’è Gesù Cristo, che è la più grande santità, e c’è Giuda, che è la più grande perversione. C’è di tutto. Ebbene, si provi a pensare a questo semplice dato di fatto inoppugnabile: nella Sacra Scrittura, con tutte le grandi personalità che ci sono state, da Adamo fino a san Paolo, o a san Giovanni, Mosè o Elia, se c’era qualcuno che bisognava divinizzare, quelli erano loro!
Se c’era la tendenza della gente – come dicono i professori delle università tedesche, che dicono: “Eh, ma sono gli Apostoli che hanno divinizzato Gesù Cristo… Era la prima comunità che lo ha divinizzato, ma lui si è mai sognato di essere Dio… Perché la gente, sa com’è: quando uno è un po’ grande, divinizza…” perché questo non è accaduto con Mosè? Non era grande? Caspita, per loro era grandissimo, perché li ha guidati nella Terra Promessa! Ed Elia? Si trattava di un profeta di fuoco, che ha fatto fuori tutti i profeti di Bahal. E via via lungo tutto il corso della Storia della Salvezza, fino a Giovanni Battista. Giovanni Battista poi era una personalità di una grandezza eccezionale! Egli ha impressionato i contemporanei perché hanno visto in lui lo spinto di Elia. E pensiamo a uomini della statura di San Paolo, che è stato talmente grande che alcuni di quei professoroni tedeschi hanno detto che non è stato Gesù Cristo il fondatore del cristianesimo, ma san Paolo! Ebbene, come mai in tutti i 1000 anni della Storia della Salvezza – con personalità una più grande dell’altra – solo di Gesù Cristo si è detto che è Dio? Perché si è adorato solo lui mentre di tutti gli altri si è semplicemente detto che erano dei profeti? Allora vuol dire che in Gesù Cristo c’era qualcosa di diverso, di eccezionale! E che cosa? Innanzitutto il fatto che lui ha affermato di essere Dio. Egli non ha fatto dire ai suoi che era Dio, ma l’ha rivelato con la sua sapiente pedagogia. I modi con i quali Gesù ha affermato di essere Dio sono sparsi a bizzeffe nei Vangeli!Vorrei semplicemente dire una cosa: basta esaminare il rapporto fra Gesù Cristo e Satana, e vedi subito dove sta la divinità. Si pensi a cosa accadde con le tentazioni nel deserto. Quando Satana invece si avvicinò ad Adamo e ad Eva ne fece una polpetta di tutt’e due che pure erano stati costituiti in santità e grazia. E questo vale per tutti, perché quando Satana ci si mette, se uno non è rivestito delle armi di Gesù Cristo, non resiste. Satana è di una potenza straordinaria! Quando invece Satana si avvicina a Gesù Cristo con le sue tentazioni, queste non gli fanno né caldo né freddo. Non solo quelle tre tentazioni, ma ogni genere di tentazioni, come dice san Luca. Che cosa ha ottenuto Satana? Niente! Ma Gesù Cristo non ha mica combattuto! Tu lo vedi: «Non di solo pane vive l’uomo». Quando gli propone i beni materiali e il successo religioso, gli risponde: «Non tentare il Signore Dio tuo!». Hai capito? Quando gli presenta tutti i regni della Terra, gli dice: «Vattene, Satana!». E se n’è andato via con la coda fra le gambe…
Guardate che qualsiasi uomo, anche il più grande, di fronte a Satana, trema. Quando Satana ci si mette, figlioli cari, è qualcosa di tremendo… Basterebbe solo questo piccolo particolare – che nessuno mai mette in evidenza: quando Gesù Cristo fa gli esorcismi, mica ne deve fare a centinaia prima che vada via il demonio. Quando li fa Gesù, basta che apra bocca, che i demoni scompaiono. «Taci! Esci!». Qui si vede la potenza della sua divinità. Lui, Gesù Cristo, ha manifestato la sua divinità. Prima ancora di affermarla, l’ha manifestata! Non solo cambiando la legge, ma con la potenza dei miracoli. I miracoli sulla morte, sulla natura. I miracoli che Gesù faceva, non in nome di Dio, ma in nome suo proprio. Capito? Mica come il grande Elia, il più grande dei profeti dell’antichità, che fa risorgere il figlio della vedova in un modo talmente laborioso, che non finiva più. Gesù Cristo si avvicina al figlio della vedova di Naim, lo tocca e lo fa alzare in piedi. O alla bambina di 12 anni le dice: “Talita kum!”, alzati! È una potenza di miracolo incredibile e straordinaria.
Mi viene in mente un libro di Messori nel quale descrive la sua meraviglia nella descrizione del grande miracolo di Calanda, per intercessione della Vergine del Pilar nel santuario di Saragozza, in Spagina. Effettivamente lì ci fu il caso di un miracolo accaduto a un poveretto, che abitava appunto a Calanda, il quale, cadendo dal cavallo, rimase con la gamba sotto una ruota. Gli fu Amputata la gamba, e la Madonna l’ha guarito: al mattino si è alzato e si è ritrovato con la sua gamba con pure il segno della cicatrice. Il vescovo fece una inchiesta rigorosissima dalla quale risulta che al cimitero dell’ospedale, dove scavarono per trovare il pezzo di arto, non c’era più. E Messori disse: « Ah, finalmente un miracolo strepitoso! ».
Ma che cosa sono questi miracoli, come quello di Calanda, rispetto a quello di Gesù Cristo che moltiplica i pani e i pesci? Ma chi ha mai moltiplicato i pani e i pesci? Chi? E per 5000 persone… Cose incredibili! La potenza di miracolo di Cristo non l’ha mai avuta nessuno! Dopo ogni predicazione guariva gli ammalati a centinaia. Allora, scacciava i demoni con una potenza divina, operava miracoli con una potenza divina, parlava con una sapienza divina, e ha proclamato di essere Dio. E vi dico che prima del processo nel quale gli hanno chiesto: «Sei tu dunque il figlio del Benedetto?» Gesù gli ha risposto: non solo dicendo “Tu l’hai detto”, non solo affermando, ma dicendo una cosa che i cristiani si son già dimenticati, che lui è talmente Dio, che Lui stesso giudicherà il mondo. Anzi, ha detto: «Vedrete il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo». Il potere di giudicare gli uomini è un potere divino, che solo lui si è attribuito. È una cosa incredibile!
E l’hanno capito talmente bene, che quando predicava, la gente più di una volta ha cercato di ucciderlo seduta stante, afferrando le pietre. Tant’è vero che una volta Gesù dice loro: «Perché mi volete uccidere? Per quale opera buona? Per quale miracolo da me compiuto?». E la gente gli risponde: «Non ti uccidiamo per le opere buone, ma perché tu – essendo uomo – ti fai Dio!». Questo è il cuore del cristianesimo! E Cristo lo ha affermato con chiarezza. Cristo ha avuto sempre, fin dal primo momento dell’incarnazione, la consapevolezza umana di essere Dio. E questa è stata la sua rivelazione.
Il primo che ha capito, per grazia dello Spinto Santo, è stato l’apostolo Pietro, che ha detto: «Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente!». Ed è per questo che Pietro è stato messo a capo della Chiesa: per la fede nella divinità di Gesù risorto! Quindi, non c’è dubbio che Gesù aveva la consapevolezza di essere Dio. Tuttavia va detto che se Gesù Cristo – anche se ha fatto tutto quello che ha fatto e detto quello che ha detto – non fosse risorto, vana sarebbe la nostra fede, come dice Paolo. Sappiamo però che gli apostoli, di fronte alla Passione, sono scappati, hanno perso la fede. Non hanno creduto alla Parola di Cristo che annunciava la resurrezione. Quindi hanno perso la fede nella sua divinità. Non la persero totalmente, ma la persero. Dico, non totalmente, perché poi, con le apparizioni di Gesù si è rinverdita. Ma non c’è dubbio che è stato l’evento della Risurrezione l’evento che ha confermato tutte le affermazioni che Cristo aveva fatto durante la sua vita.
Prof. Barra – Padre Livio, lei sa che nelle nostre conversazioni noi richiamiamo spesso la ragione, la capacità della ragione dell’uomo di cogliere, di raggiungere certe verità. Ora, lei ha detto che la fede in Gesù Cristo, figlio di Dio, vero Dio e vero uomo, è il cuore della nostra fede. È una grazia. Io le domando: che cosa può dire la ragione umana riguardo a questo punto? Esistono dei segni, delle prove, dei segni accessibili alla nostra ragione riguardo proprio alla divinità di Gesù Cristo?
PADRE LIVIO – Gli apostoli non erano certo degli sprovveduti: erano degli ebrei. Gli ebrei credono nell’unico Dio e non erano certamente predisposti a credere che un uomo fosse Dio dal momento che la fede ebraica esclude in modo radicale che un uomo possa essere Dio, tant’è vero che soltanto Gesù Cristo è il caso unico in tutta la Sacra Scrittura. Allora io mi sono messo – e mi metto – nei panni degli apostoli ai quali Gesù Cristo progressivamente ha svelato la sua divinità. Gli apostoli hanno lasciato la casa e i campi. Erano gente semplice, di certo non erano degli esaltati. Perché hanno creduto a Gesù? Hanno creduto perché certamente nella umanità di Gesù c’erano i segni della sua divinità, c’erano segni di credibilità accessibili alla ragione. Quali sono questi segni di credibilità? Prima di tutto la potenza di miracolo. Cristo ha operato miracoli, talmente numerosi e talmente potenti, e con tale autorità e a nome proprio, che non c’è traccia in tutto l’Antico Testamento. Per cui, non solo gli apostoli, ma anche la gente che era oggetto di questi miracoli (e molte erano state le guarigioni) si è trovata di fronte a qualcosa di straordinario. Mettiamoci nei panni di quei 5000 che hanno mangiato, partendo da cinque pani e due pesci. Provate a pensare a quella gente. Inoltre Gesù ha fatto miracoli insoliti, come quello di risuscitare Lazzaro, che è uscito dalla tomba dopo 4 giorni. Si trattava della prova del nove, che lui era veramente Dio dato che soltanto Dio poteva compiere un miracolo del genere.
Ma, a mio parere, c’è un segno ancora più forte: ed è la sapienza, perché Gesù Cristo parlava con tale autorità che la gente rimaneva stupita. Parlava con molta più autorità di Mosè, tant’è vero che cambiava anche la legge di Mosè. Ha detto: «Ma io vi dico…». Noi rimaniamo stupiti di fronte a questa sapienza. Veramente i Vangeli sono il sale della terra, sono la vera grande rivoluzione dell’umanità! Una sapienza incredibile, straordinaria! Di tutti i libri della Sacra Scrittura, nessuno si avvicina ai Vangeli. Nessuno! La gente lo capiva, e diceva: «Parla con autorità…». Come nessuno ha questa autorità. La gente rimaneva stupita di fronte alle sue parole. Di fronte alla sua parole, persino i soldati, mandati dai sacerdoti, non poterono arrestarlo. Quindi la sapienza divina di Gesù, che supera qualsiasi sapienza di fede o religione, era un segno che la gente aveva davanti a sé. Ma il segno dei segni è la sua santità. Se tu guardi gli uomini ti accorgi che sono tutti uguali. Tutti gli uomini sono dei poveri peccatori, non ce n’è uno che si salva. Anzi, tutti cercano la salvezza. Anche il Buddha, cosa ha fatto? Il Buddha ha lasciato la sua famiglia, la sua casa, le sue responsabilità, anche politiche, per cercare la salvezza. Era infelice: cercava la salvezza, ma lo fece con mezzi umani e conquistando gli « infedeli » con la forza.
Nel mio libro ho dedicato un capitolo nel quale cito le parole di Cristo che vengono oscurate, anche nella catechesi ordinaria. Sono – lo dico schematizzando – le parole dell’intransigenza, ossia il suo insegnamento morale. Pensiamo soltanto a quello che dicevano gli apostoli e quanto ha detto Gesù Cristo, sul matrimonio o sull’adulterio. Un peccato che è stato abolito oggi dal mondo, ma che anche molti pastori nella predicazione ordinaria si dimenticano di citare. Gesù Cristo dice: «Chi avrà guardato una donna, desiderandola in cuor suo, ha già commesso adulterio con lei». Ma se noi passassimo in rassegna tutti i dieci comandamenti e tutta la legge morale di Gesù Cristo, vedremmo come le parole dell’intransigenza morale siano state oscurate. Per quale motivo? Per scusare i nostri vizi. Pensate poi alle parole dell’onnipotenza che Cristo Gesù ha manifestato quando compiva i miracoli e quando scacciava i demoni. Cosa dicono molti biblisti di oggi? Che i miracoli erano miti e che i demoni erano malattie. Tutte le parole dell’onnipotenza che sono state oscurate. Poi le parole di Gesù Cristo che vengono più oscurate sono le parole dello scandalo, quelle in cui Egli proclama di essere Dio, per cui tutta questa sene di affermazioni della Sacra Scrittura non vengono commentate, non vengono insegnate. Le parole dell’intransigenza morale, dell’onnipotenza e le parole dello scandalo – quelle che riguardano la sua divinità – vengono oggi ammorbidite. Insomma, tutte quelle parole che testimoniano la sua grandezza divina – e sono le parole del Vangelo – vengono oscurate in modo tale che poi, alla fin fine, tu ti trovi di fronte a Gesù Cristo come un grande maestro di vita, ma non come il Figlio di Dio.
Prof. BARRA – Adesso vorrei porre a Padre Livio una domanda. Quale relazione noi cristiani dobbiamo avere con Gesù Cristo? Egli ha detto: «Io sono la via, la verità e la vita». Per noi sono parole – lo diceva lei prima – non solo uniche, ma anche impegnative. Un’altra cosa desidero chiederle. La Chiesa ci insegna che Gesù Cristo è il Figlio di Dio e chiama Gesù con il nome di Salvatore, Redentore, Signore, Giudice… Sono tutte espressioni, titoli, pieni di spessore, di contenuto e di sostanza. Qual è il significato di questi termini?
PADRE LIVIO – Gli apostoli hanno conosciuto Gesù di persona e avevano intessuto con lui una intima amicizia. E questo lo si vede anche nei loro scritti. Però, c’è uno degli apostoli che non ha conosciuto Cristo secondo la carne – ed è Paolo – il quale però ha un rapporto con Cristo talmente profondo da dire: «Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me». Paolo era veramente un innamorato di Cristo, afferrato da Cristo, come lui dice. Se noi leggiamo le lettere di Paolo, lì vediamo il suo amore, la sua dedizione, la sua amicizia con Gesù Cristo e la sua passione per lui… ecco: questo dev’essere l’atteggiamento di ogni cristiano.
Da qui deriva anche la mia devozione mariana. Cosa ha rappresentato per me la Madonna? Ha rappresentato Colei che più di tutti conosce Gesù, più di tutti lo ama, più di tutti lo serve. E io dico sempre alla Madonna: «Aiutami tu a conoscere Gesù, tuo Figlio, come lo conosci tu. Aiutami tu, Madre, ad amarlo, come lo ami tu. Aiutami tu, a servirlo, come lo servi tu!». Perché la Madonna è tutta rivolta a Gesù Cristo. Non solo gli occhi, il cuore, ma tutta la sua vita… lei arde d’amore per Gesù Cristo! Solo lei sa – più di tutti – chi è Gesù Cristo! Lei sa cosa vuol dire “Io sono la via, la verità e la vita”, lei sa cosa vuol dire “Io sono il Salvatore” perché se lei è stata preservata dal peccato originale lo è stato in vista dei meriti di Gesù. Lei sa dunque cosa vuol dire che Gesù Cristo è il suo Redentore e anche il suo Signore. Ed è anche questo un aspetto di Cristo che noi ci dimentichiamo, che è il Giudice del mondo.
Vorrei appunto sottolineare questo aspetto. Qual è il cuore, qual è l’anima, qual è la mente che più ama Gesù Cristo, che più lo capisce, più lo ha penetrato e più oggi arde d’amore per Lui? Qual è la persona che è più unita di tutti a Gesù? È la Vergine Maria! Ecco perché le chiedo sempre: «Aiutami tu a essere verso Gesù quello che sei tu. Con te, in te!». Questo lo sottolineo perché sono convinto che la Madonna è la via che ci porta a Cristo, che è poi il nostro amore, la nostra luce, la nostra pace, la nostra gioia, la nostra vita… il tutto. Che spende la vita per Lui! Mi pare che sia importante sottolineare questo a Radio Maria, perché noi siamo una radio mariana, perché la nostra gente è gente mariana. Io vi dico: l’autenticità della devozione mariana la si vede se porta ad ardere di fede, di amore e di dedizione per Gesù Cristo.
Prof. BARRA – Padre Livio, lei sa che proprio le parole ineguagliabile e inarrivabile di Gesù Cristo sono state spesso osteggiate da tanti uomini nel corso della storia. Per questo voglio porle un’ultima domanda. In questi 2000 anni di storia della Chiesa c’è sempre stato, è sempre stato vivo e operante, un anticristianesimo militante. Lei ne parla nel suo libro, e fa capire anche che secondo lei questo anticristianesimo militante è più vivo che mai. Vorrei subito chiederle innanzitutto, secondo lei, qual è la causa profonda di questo anticristianesimo? Ma le vorrei anche chiedere: ci può dire quali sono i tratti anticristici del nostro tempo? Ne parla, mi pare, anche il Catechismo della Chiesa Cattolica.
PADRE LIVIO – Dunque, intanto non bisogna mai dimenticare che, come si parla di Cristo, bisogna parlare anche dell’Anticristo. E chi è l’Anticristo? È colui che si oppone a Gesù Cristo. È inevitabile. E chi si oppone a Gesù Cristo? Lo vediamo all’inizio del Vangelo: è Satana. È lui che entra in campo. Satana era entrato in campo con l’antico Adamo, nel Paradiso Terrestre, e l’aveva vinto. Nel deserto invece è Satana che è sconfitto. Nel Libro del Genesi noi abbiamo il « serpente » anti–Dio. Nelle tentazioni del deserto noi abbiamo in Satana l’Anticristo. Cosa vuol dire “satana”? Satana è l’avversano, l’avversano di Dio nel Genesi, l’avversano di Cristo nei Vangeli, e fino alla fine dei tempi. In questo si spiega tutto. Come agisce Satana? Agisce con la seduzione e con la persecuzione. Con la seduzione, cercando di farlo re di questo mondo e con la persecuzione l’abbiamo appena visto… Quello che Satana fa verso Cristo, lo fa anche verso la Chiesa, che è il Corpo di Cristo diffuso e comunicato lungo il corso della storia. E perciò Satana aizza lungo tutto il corso della stona la persecuzione contro la Chiesa, e nel medesimo tempo la seduzione. Perché la persecuzione e la seduzione? Perché con la seduzione Satana stacca i cristiani dalla Chiesa. Quelli che sono rimasti fedeli vuole annientarli con la persecuzione. Ecco qui la tattica distruttiva, il piano di annientamento: la maggior parte cede con la seduzione, vuol tornare in Egitto perché là si mangiava bene mentre nel deserto si mangia male. È la medesima stona. A causa della seduzione noi sappiamo benissimo che oggi è in atto una grande apostasia. Quindi Satana con la seduzione si prende il grosso, mentre i fedelissimi li vuole distruggere con la persecuzione. Questa è la tattica satanica lungo tutto il corso della stona. Per cui l’anticristianesimo militante – come abbiamo detto prima – ha all’ordine del giorno la eliminazione di Gesù Cristo e della Chiesa. Chi fomenta tutto questo? È satana, l’Anticristo, e lo fomenta attraverso le forze storiche che si esprimono lungo tutto il corso della stona. E ci sarà la epifania finale del male, con l’uomo iniquo e con il figlio della perdizione – di cui parla san Paolo – che siederà sul trono di Dio additando sé stesso come dio, e sarà proprio l’Anticristo per eccellenza. Questa è la visione cristiana della storia, in cui Cristo è perennemente perseguitato nella sua Chiesa fino alla fine dei tempi, fino alla battaglia finale, fino a quando il « male » sta per trionfare. Solo allora verrà Cristo nella gloria.
Quali sono i tratti anticristici del nostro tempo? La Chiesa lungo tutto il corso della storia ha il dovere di manifestare i tratti anticristici, cioè le seduzioni e le persecuzioni sataniche. Già Gesù Cristo nei Vangeli lo fa. Lo fa san Giovanni nella sua Apocalisse, quando analizza i tratti anticristici del suo tempo e li riporta alla radice, a quella radice che fa fiorire la malvagità lungo il corso della stona. Se noi guardassimo i documenti dei papi di questi ultimi 200 anni – dalla Rivoluzione Francese in poi – si noterebbe che, uno dopo l’altro, sono tutti documenti che denunciano – come i profeti – i tratti anticristici del nostro tempo.
Paolo VI, quando ha affermato « Il fumo di satana nella chiesa ». Giovanni Polo II, quando ha parlato di: « Anticristo nel mondo », « ideologia del male ». Egli ha ben descritto nel suo ultimo libro “Memona e identità” le tre ideologie del male. La prima, il comunismo; la seconda, il nazismo; la terza, tuttora imperante, la « religione umanitaria », quella che ha denunciato anche Benedetto XVI, quando ha parlato di “dittatura del relativismo” quando ha parlato, in apertura del Sinodo, di quest’uomo che nel, mondo d’oggi, vuole eliminare Dio dalla vita pubblica e vuol farsi padrone del mondo e padrone di sé stesso. Questi sono i tratti anticristici del nostro tempo, che sono quell’impostura di cui parla il Catechismo della Chiesa Cattolica, nella quale l’uomo, a prezzo della apostasia dalla verità, persegue un’auto–salvezza con le sue sole forze. Se poi questa sarà la massima impostura, noi non lo sappiamo. Però certamente viviamo tempi di una impostura intimistica, e la Chiesa è allarmata. Lo vediamo anche al Sinodo Mondiale dei vescovi: la Chiesa è allarmata per l’apostasia che cresce. La scienza pensa di risolvere tutti i problemi del mondo, gli uomini vogliono eliminare Dio e dettare loro le regole morali. Gli uomini oggi si presentano come i padroni del mondo e vogliono sottomettere tutti, anche le religioni, anche la Chiesa.
Di questa situazione la Regina della Pace, a Medjugorje, ha detto: «Volete costruire un mondo senza Dio. Ma in un mondo senza Dio non c’è né futuro, né salvezza eterna». Un mondo senza Dio comunque non lo costruiranno perché – figlioli cari – la torre di Babele che stanno costruendo, crollerà. E, crollando la torre di Babele di un mondo senza Dio, si apriranno gli orizzonti della civiltà dell’amore. Ecco, io avrei finito, professore.
Prof. BARRA – Ecco, io credo di interpretare davvero il sentimento di tutti gli amici che sono in ascolto, nel ringraziarla per le cose che ci ha voluto dire. Lei ci ha offerto davvero molti spunti per la riflessione e di meditazione. Credo ci abbia fatto capire la ricchezza di queste riflessioni che possono essere lette e meditate nel libro che ha scritto. “Quelli che non si vergognano di Gesù Cristo”. Grazie ancora!
(trascrizione: A. G.)
Holy Queen
Laisser un commentaire
Vous devez être connecté pour rédiger un commentaire.