Rivive il miracolo di luce della Sainte-Chapelle di Parigi. E Benedetto XVI ci guida a contemplarlo

Posté par atempodiblog le 27 mai 2015

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«Una delle meraviglie del mondo medievale – scrive il britannico Guardian – la vetrata istoriata della Sainte-Chapelle di Parigi, è stata restaurata dopo sette anni di scrupoloso lavoro. Il restauro è stato completato in occasione dell’800esimo anniversario della nascita del re Luigi IX, che commissionò la Cappella alla metà del XIII secolo perché ospitasse la sua collezione di reliquie, inclusa quella che era ritenuta la corona di spine di Gesù e una parte della sua croce».

Qui è possibile vedere un’immagine ingrandita del miracolo di luce che è la Sainte-Chapelle. Di seguito un estratto dell’omelia pronunciata da Benedetto XVI nella Cattedrale di Saint Patrick a New York, il 19 aprile 2008, e che è forse la più bella introduzione al significato delle vetrate medievali:

«[…] L’Arcivescovo John Hughes che – come ci ha ricordato il Cardinale Egan – è stato il promotore della costruzione di questo venerabile edificio, volle erigerlo in puro stile gotico. Voleva che questa cattedrale ricordasse alla giovane Chiesa in America la grande tradizione spirituale di cui era erede, e che la ispirasse a portare il meglio di tale patrimonio nella edificazione del Corpo di Cristo in questo Paese. Vorrei richiamare la vostra attenzione su alcuni aspetti di questa bellissima struttura, che mi sembra possa servire come punto di partenza per una riflessione sulle nostre vocazioni particolari all’interno dell’unità del Corpo mistico.

Il primo aspetto riguarda le finestre con vetrate istoriate che inondano l’ambiente interno di una luce mistica. Viste da fuori, tali finestre appaiono scure, pesanti, addirittura tetre. Ma quando si entra nella chiesa, esse all’improvviso prendono vita; riflettendo la luce che le attraversa rivelano tutto il loro splendore. Molti scrittori – qui in America possiamo pensare a Nathaniel Hawthorne – hanno usato l’immagine dei vetri istoriati per illustrare il mistero della Chiesa stessa. È solo dal di dentro, dall’esperienza di fede e di vita ecclesiale che vediamo la Chiesa così come è veramente: inondata di grazia, splendente di bellezza, adorna dei molteplici doni dello Spirito. Ne consegue che noi, che viviamo la vita di grazia nella comunione della Chiesa, siamo chiamati ad attrarre dentro questo mistero di luce tutta la gente. […]».

da «The Guardian» (in inglese)
Fonte: Il Timone
Tratto da: Una casa sulla Roccia

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Per approfondire:

Freccia Sainte-Chapelle, un gioiello dello stile gotico fiorito

Freccia La Sainte-Chapelle di Parigi, scrigno di luce

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San Pietroburgo, una finestra sull’Occidente

Posté par atempodiblog le 12 mars 2015

San Pietroburgo, una finestra sull’Occidente
La conformazione urbanistica della città è palesemente europea, anzi italiana: molti furono gli architetti, nostri connazionali, che vi lavoravano. La prima costruzione ad essere realizzata fu la chiesa dei SS. Pietro e Paolo, che custodisce le tombe degli Zar. Compresi i santi martiri, trucidati dalla rivoluzione comunista. E poi la chiesa di S. Isacco, con la quarta cupola più grande al mondo. E la chiesa di santa Caterina, unica costruzione cattolica sopravvissuta al totalitarismo bolscevico.
di Luigi Vinciguerra – Radici Cristiane

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La Piazza del Palazzo venne progettata in stile impero dall’architetto napoletano Carlo Rossi per celebrare la vittoria di Alessandro I sugli invasori francesi (lo Zar è immortalato da un enorme colonna di 25 m al centro della piazza – uno dei più grandi monoliti esistenti al mondo – alla cui sommità si trova nuovamente il simbolo cittadino dell’angelo con la Croce).

Per quasi settant’anni, dal 1924 al 1991 la città più occidentale dell’Impero russo è stata conosciuta come Leningrado: vent’anni prima aveva già subito un cambiamento toponomastico, diventando Pietrogrado, in quanto il suffisso –burgo era percepito come “troppo tedesco” e quindi Nicola II preferì modificarlo con il suffisso slavo. Ciò non evitò che proprio tale città fosse al centro della rivoluzione d’ottobre, chiamata così l’azione di forza che dal 7 all’8 novembre 1917 (ma 25 e 26 ottobre secondo il calendario giuliano ancora in uso nell’Impero russo) avvenne a Pietrogrado, culminando nella presa del Palazzo d’Inverno, dove si era asserragliato il governo provvisorio, guidato dall’imbelle Kerenskji. Tale azione fu sollecitata da Lenin, giunto da due settimane nella città russa, la più vicina al confine con la Finlandia.
La città non è la più occidentale – anzi, addirittura “la finestra della Russia sull’Occidente” – solo in virtù della propria posizione geografica, dal suo affacciarsi sul Baltico, dell’essere il punto privilegiato degli scambi culturali e commerciali con il resto dell’Europa: la sua stessa conformazione urbanistica è palesemente europea; anzi, ad essere più precisi, è italiana, poiché lo Zar Pietro il Grande, dopo aver strappato i territori della Neva agli svedesi nel 1703 nel corso della cosiddetta Grande Guerra del Nord (1700 – 1721), affidò all’architetto ticinese Domenico Trezzini il compito di supervisionare il progetto (che coinvolse anche vari architetti italiani) di realizzare la nuova capitale dell’Impero russo. Pietro era un ammiratore della cultura occidentale e per favorire lo sviluppo della nuova capitale emanò un decreto che impediva la costruzione di edifici di pietra al di fuori della nuova città, che volle dedicare al Santo di cui portava il nome.
Così, in pochi anni, San Pietroburgo divenne il principale centro russo: la prima costruzione ad essere realizzata fu la fortezza di Pietro e Paolo, attualmente al centro della città, sul fiume Neva. All’interno di questo imponente complesso c’è la Cattedrale dei SS. Pietro e Paolo, caratterizzata dall’altissimo campanile, sul cui pinnacolo dorato, all’altezza di oltre 120 metri, svetta un angelo a grandezza quasi naturale che sorregge una Croce, uno dei simboli della città.
La chiesa – in uno stile denominato “barocco petrino” – fu Cattedrale (nel senso di sede vescovile: la Chiesa ortodossa utilizza il termine di cattedrale anche per indicare una chiesa importante, come una basilica) fino al 1859, quando cedette tale titolo alla chiesa di Sant’Isacco (in stile neoclassico). Nel 1919 i bolscevichi chiusero la cattedrale al culto, trasformandola cinque anni più tardi in un museo. All’inizio del nuovo millennio – nonostante in gran parte sia rimasta un’area museale – la chiesa è stata riaperta al culto.

La tomba degli Zar
Ma la chiesa dei SS. Pietro e Paolo non è importante solo in quanto prima costruzione di San Pietroburgo, per l’imponenza del campanile o per il particolare stile “barocco petrino”: il motivo il motivo che rende unica e meta di pellegrinaggi è costituito dalla presenza della tombe degli Zar. Da Pietro il Grande a Nicola II (con le sole eccezioni di Pietro II e Ivan VI) tutti i sovrani russi riposano sotto le volte di questa chiesa. A fianco dell’ultimo Zar hanno trovato sepoltura anche tutti i membri della Famiglia Reale martirizzati ad Ekaterinburg il 18 luglio 1918 a Casa Ipatiev.
Va notato che la Chiesa ortodossa russa – a differenza, aggiunge qualcuno polemicamente, di ciò che è avvenuto da parte della Chiesa cattolica nei confronti di Luigi XVI e Maria Antonietta – ha elevato Nicola II all’onore degli altari fin dal 1981 assieme agli altri martiri di Ekaterinburg: infatti risultano santi anche la Zarina Alessandra, i loro cinque figli Olga, Tatiana, Maria, Anastasia e Alexei, nonché ilmedico di corte Eugenio Botkin, il garzone Alexei Trupp (che era cattolico), il cuoco Ivan Kharitonov, la domestica della Zarina Anna Demidova ed anche due servi uccisi nel settembre 1918, la dama di compagnia Anastasia Hendrikova e l’insegnante privata Catherin Adolphovna Schneider (protestante).
La data della canonizzazione non è un errore di chi scrive: si tratta proprio del 1981, cioè quando l’Unione Sovietica sembrava ancora imbattibile: la canonizzazione, per di più con il titolo di “vittime dell’oppressione dall’Unione Sovietica” avvenne infatti all’interno della Chiesa ortodossa fuori dalla Russia, quella cioè in esilio. Nel 2000 la Chiesa ortodossa russa “ufficiale”, finalmente libera dal giogo comunista, riconobbe la canonizzazione ed aggiunse ai martiri della Famiglia Imperiale, il titolo di “portatori di passione della Chiesa Ortodossa Russa”. La canonizzazione si estese anche ad altri martiri dell’oppressione dell’Unione Sovietica, uccisi il giorno successivo ad Alapaevsk, a 180 km da Eketerinburg: la Granduchessa Elizaveta Fëdorovna, sorella di Alessandra; i Principi Ivan, Igor Konstantinovič e Kostantin Konstantinovič, il Granduca Sergej Michajlovič e il principe Vladimir Pavlovič Paley; il segretario personale del Granduca Sergio, Fyodor Remez, e ruor Varvara Jakovleva.
Tornando alle tombe imperiali, va aggiunto che ai santi martiri – traslati a San Pietroburgo nel 1998 – si aggiunsero nel 2006 anche i resti della Zarina madre, Maria Feodorovna, nata Dagmar di Danimarca e consorte di Alessandro III, la cui parentela con Giorgio V d’Inghilterra non fu forse estranea alla sua salvezza (di fatto fu l’unica rappresentante della Corona russa a salvarsi dalla rivoluzione bolscevica). Morta in Danimarca nel 1928 ed ivi sepolta, venne fatta traslare, anche grazie all’intervento di Vladimir Putin, affinché riposasse accanto al marito, come da ella auspicato.
Le tombe imperiali, protette da una cancellata, sono oggetto di continui omaggi da parte dei visitatori. Qualcosa di simile accade anche ai confini opposti della Russia “occidentale”, all’inizio della Siberia: infatti è meta di continui pellegrinaggi pure la chiesa sul Sangue ad Ekaterinburg, eretta dieci anni fa sul luogo della strage (Casa Ipatiev, dove fu consumato l’eccidio, venne fatta abbattere dall’allora presidente del locale Partito Comunista Boris Elstin, per evitare gli omaggi dei visitatori).

Altri monumenti
Tra gli altri monumenti di San Pietroburgo spicca la chiesa di S. Isacco, che vanta la quarta cupola più grande del mondo (dopo S. Pietro a Roma, S. Maria del Fiore a Firenze e S. Paolo a Londra) ed il Palazzo d’Inverno, sede del museo Hermitage (il più grande del mondo), che reca ancora vestigia degli appartamenti imperiali (i “bolari” del Partito imponevano agli altri la povertà, ma a se stessi riservavano comodità regali, per cui molti mobili degli Zar sono giunti fino a noi).

La notevolissima collezione di quadri venne regolarmente acquistata dagli Zar, che usavano comprare, anziché depredare come facevano altri eserciti rivoluzionari, portatori di “libertà, fraternità ed uguaglianza” e razziatori di opere d’arte… E, a proposito di Napoleone, un’altra notevole costruzione – ed attuale cattedrale cittadina – è la chiesa di Nostra Signora di Kazan, costruita in omaggio alla vittoria del1812 e al cui interno si trova la tomba del pietroburghese Michail Illarionovič Kutuzov, il generale che costrinse l’imperatore “dei Francesi” a capitolare. Durante il comunismo era stata trasformata in “museo dell’ateismo”.
La Piazza del Palazzo, progettata in stile impero dall’architetto napoletano Carlo Rossi per celebrare la vittoria di Alessandro I sugli invasori francesi (lo Zar è immortalato da un’enorme colonna di venticinque metri al centro della piazza – uno dei più grandi monoliti esistenti al mondo – alla cui sommità si trova nuovamente il simbolo cittadino dell’angelo con la Croce), presenta da un lato il Palazzo d’Inverno, dall’altro il Palazzo dell’Ammiragliato, al cui centro si trova l’Arco della Vittoria, anch’esso celebrativo del successo bellico contro Napoleone.
Va infine ricordata la chiesa di Santa Caterina, l’unica costruzione cattolica sopravvissuta al comunismo (sotto la cui oppressione fu adibita a deposito di motociclette). Prima della rivoluzione bolscevica a S. Pietroburgo si contavano almeno dieci parrocchie cattoliche: un numero perfettamente comprensibile, se si pensa anche solo a quanti artisti italiani vi venissero a lavorare e vi stabilissero assieme alle loro botteghe, come il fiorentino Bartolomeo Rastrelli (cui si deve il Palazzo d’Inverno) ed il veneziano Alberto Cavos (che progettò gli interni del Teatro Bolscioj di Mosca prima e del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, ultimati i quali venne commissionata a Giuseppe Verdi l’opera lirica La forza del destino). Tutti questi artisti, come quelli citati in precedenza, morirono a San Pietroburgo: segno tra l’altro dell’affezione, che avevano sviluppato verso questa meravigliosa città.

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Maria a Pontmain: “Mio Figlio si lascia intenerire”

Posté par atempodiblog le 17 janvier 2015

Maria a Pontmain: “Mio Figlio si lascia intenerire” dans Apparizioni mariane e santuari Maria-a-Pontmain

Mentre la gente canta il Magnificat e la Madonna accompagna il canto con un luminoso sorriso, alla base dell’ovale appare uno striscione bianco, sul quale, una lettera dopo l’altra, appare la scritta: “Ma pregate, figli miei. Dio vi esaudirà fra poco tempo”. La gente si apre alla speranza. Intuisce che la guerra sta per finire, che i soldati di Pontmain finalmente ritorneranno alle loro case e che le tribolazioni cesseranno. Tutti sono lieti e anche la Signora del Cielo partecipa alla gioia comune.

Tuttavia il messaggio non è ancora terminato. Dopo il canto dell’Inviolata, in onore della Concezione Immacolata di Maria, la scritta si completa con una nuova frase che si staglia lettera dopo lettera: “Mio Figlio si lascia intenerire”. Queste parole formano una seconda linea, ben centrata sotto la prima, ed emanano un luce più intensa. La gente non ha ormai più dubbi su chi sia la celeste Signora ed esclama: “E’ la Santa Vergine, è la Santa Vergine”, ed esplode nel canto del Salve Regina. Al successivo canto, Madre della Speranza, la Madonna alza le mani fino alle spalle e muove le dita sorridendo al ritmo della musica, mentre la scritta lentamente scompare.

Tratto da: Pellegrino a quattro ruote — Padre Livio Fanzaga

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Bilbao e le sue radici cristiane

Posté par atempodiblog le 15 décembre 2014

Bilbao e le sue radici cristiane
Tratto da: Bilbao.it

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Ogni città spagnola, Bilbao compresa, manifesta un forte attaccamento alle radici cristiane reso esplicito dalla presenza di chiese antiche dall’alto valore storico-artistico.

Bilbao è stata al centro del cammino di pellegrinaggio che conduceva a Santiago di Compostela. Non deve sorprendere, quindi, se il luogo di culto più rappresentativo è la Cattedrale di Santiago.

La particolarità di alcuni edifici religiosi a Bilbao è la loro architettura, a metà strada tra la costruzione adibita al culto di Dio e la fortezza militare. Bilbao, del resto, si trovava in un punto geografico particolarmente esposto agli attacchi dei nemici. Una simile conformazione architettonica la riscontriamo nella Basilica de Nuestra Señora de Begoña.

Gli altri luoghi di culto di Bilbao costituiscono un itinerario imperdibile nella città basca.

Freccia dans Viaggi & Vacanze Cattedrale di Santiago

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La Cattedrale di Santiago a Bilbao è una bellissima chiesa e porta il nome della località spagnola, meta di pellegrinaggio cristiano da molti secoli.

Freccia Basílica de Nuestra Señora de Begoña

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Decisamente originale nell’aspetto è la Basilica de Nuestra Señora de Begoña, costruzione religiosa realizzata nel Cinquecento. Nel corso della storia di Bilbao è stata trasformata in una fortezza difensiva.

Freccia Chiesa di San Antón

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La Chiesa di San Antón è un edificio religioso assolutamente da includere nel tour alla scoperta di Bilbao. La costruzione risale al periodo tardo medievale e fu più volte danneggiata nel corso della sua storia.

Freccia Chiesa San Francisco de Asis

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La Chiesa di San Francisco de Asis rientra a pieno titolo negli itinerari turistici alla scoperta di Bilbao. Il nome ricorda il santo proveniente da Assisi che rivoluzionò la storia della cristianità nel Medioevo.

Freccia Chiesa San Nicolás

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La Chiesa di San Nicolás si trova in posizione centrale a Bilbao ed è dedicata a San Nicola di Bari. E’ un ottimo esempio di architettura barocca, essendo stata realizzata nel diciottesimo secolo, e conserva preziose opere artistiche.

Freccia Chiesa Santos Juanes

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La Chiesa di Santos Juanes si trova nel centro storico di Bilbao, ed è una bellissima costruzione risalente al ’600 di stile barocco classicista.

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Impegno costante nella prevenzione degli incidenti stradali

Posté par atempodiblog le 17 novembre 2014

Oggi ricorre la “Giornata mondiale delle vittime della strada”. Ricordiamo nella preghiera quanti hanno perso la vita, auspicando l’impegno costante nella prevenzione degli incidenti stradali, come pure un comportamento prudente e rispettoso delle norme da parte degli automobilisti.

Papa Francesco  (16 novembre 2014)

Impegno costante nella prevenzione degli incidenti stradali dans Papa Francesco I 24goriv

La vita umana è sacra sin dal suo concepimento e fino alla morte; è sacra e pertanto deve essere rispettata nella propria e nella altrui esistenza. Attentare alla vita, con una guida spericolata o incauta, minacciare di andare o mandare fuori strada, costituisce non solo un reato civile e penale, ma anche un vero e proprio peccato, di cui bisogna pentirsi e confessarsi.

Forse nessuno, anche di quelli che si confessano abitualmente, nel suo esame di coscienza, si interroga sul modo come guida l’automobile o il motorino, invece dobbiamo cominciare a farlo, per radicare nella nostra coscienza il dovere di rispettare la nostra vita e la vita degli altri.

Si tratta, in parole semplici, di «un peccato sociale» pari, se non più grave di quello di non pagare lo tasse, perché non attiene a un dovere civile, ma un dovere morale fondamentale per l’umana esistenza.

Molto può fare la famiglia per rafforzare la coscienza di «guidare con prudenza» se i genitori e gli adulti insegnano ai bambini a conoscere e rispettare le leggi della strada e della guida: molto può fare la scuola e sappiano che lo fa, con l’aiuto dei vigili e della polizia, che volentieri si prestano a svolgere lezioni sul Codice della strada; molto possono fare i pastori delle anime, richiamando i fedeli su un dovere essenziale della vita e del vivere sociale.

Nessuno però può influire seriamente come se stesso. È dentro di noi, che dobbiamo radicare il dovere del rispetto scrupoloso della legge della strada. Tutti dobbiamo aver più rispetto della nostra vita e della vita degli altri.

di S.E. Mons. Cosmo Francesco Ruppi
Tratto da: Guidare bene

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Helsinki, la “città bianca”

Posté par atempodiblog le 19 octobre 2014

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Tutto ebbe inizio nel 1550, quando il Re di Svezia, Gustavo Vasa, fondò Helsinki sulla foce del fiume Vantaanjoki. Ecco perché le lingue ufficiali della città sono due: il finlandese e lo svedese. L’estensione geografica della capitale della Finlandia, proclamata tale nel 1812, comprende anche un arcipelago di 315 piccole isole sparse nel Mar Baltico.

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Altare con un’immagine della Madonna all’interno della cosiddetta “chiesa di ghiaccio” a Helsinki.

È soprannominata la “città bianca”, per il colore della sua cattedrale e di molti altri edifici cittadini, e ha saputo mantenere una dimensione a misura d’uomo pur diventando, nel corso dei secoli, una metropoli dinamica, moderna e di grande fascino. Helsinki è sempre stata una città multiculturale. Non a caso nel 2000 è stata dichiarata Città Europea della Cultura in occasione del 450esimo anniversario dalla sua fondazione.

Helsinki è perfettamente inserita in un contesto naturale fatto di verdi parchi (sono circa 240), canali navigabili e un panoramico lungomare di quasi 100 chilometri dal quale arriva una brezza che soffia costantemente e lungo il quale si può passeggiare anche d’estate e fermarsi a bere qualcosa in uno dei tanti caffè che vi si affacciano. Il suo fulcro è, come per qualsiasi cittadina di pescatori, la vivace piazza del mercato, sempre piena di suoni e di colori.

Molto ricca anche la vita culturale di questa capitale, che conserva lo spirito finnico ma mostra evidenti segni dell’influenza Russa. Natura, vita mondana, feste e discipline sportive si armonizzano perfettamente in questa città tascabile che può essere tranquillamente girata a piedi, fra musei, splendidi edifici e locali con un’atmosfera allegra e frizzante.

[...]

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L’antica icona di Nostra Signora di Konevitza (XIV secolo), nel monastero ortodosso di Nuova Valaamo.

La  Cattedrale. Il Duomo fu progettato da Engel nel 1830. Al suo interno si svolgono importanti eventi statali e universitari (Unioninkatu 29).

La Chiesa Temppeliaukio. Scavata nella roccia naturale, è stata progettata dagli architetti Timo e Tuomo Suomalainen. Fornisce un’ottima acustica e, infatti, vi si svolgono importanti concerti. Il suo nome significa letteralmente “Chiesa nella roccia” e, progettata nel 1969, ha destato molto scalpore all’inizio ma ora è fonte di orgoglio nazionale per tutti i finlandesi. Impressionante il tetto della chiesa rivestito in lastre di rame.

La messa viene celebrata in inglese e la chiesa viene frequentata sia da devoti che da laici (Lutherinkatu 3).

Cattedrale Ortodossa di Uspenski. È la più grande chiesa ortodossa dell’Europa occidentale e si trova nel quartiere Katajanokka (Kanavakatu 1).

Articolo tratto da: DOVE. Corriere della Sera
Immagini  tratte da: Madre di Dio, ed. San Paolo

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Santuario della Madonna di Aasebakken (Copenhagen)

Posté par atempodiblog le 1 octobre 2014

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Il più celebre santuario mariano della Danimarca è quello di Aasebakken, situato a circa venticinque chilometri a nord di Copenhagen, su una collina detta “Poggio di Maria”, e custodito dalle monache benedettine di mezza clausura.

La statua della Vergine in legno nero, pregiata opera del secolo XIII, rappresenta Maria che tiene sul braccio destro il bambino Gesù e sulla mano sinistra un mappamondo sormontato dalla croce.

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Recentemente è stata costruita accanto una grande Casa del Pellegrino per accogliere, durante i mesi estivi, le piccole comunità cattoliche per convegni, ritiri spirituali e soggiorno.

La Madonna di Aasebakken è venerata come la Patrona della Danimarca; sempre coltivando la speranza che, per la sua intercessione, l’esigua minoranza cattolica riesca a moltiplicarsi e a riportare tutta la Nazione alla fervente fede cattolica delle sue origini cristiane.

Tratto da: Madre di Dio, ed. San Paolo

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Una passeggiata a Bruges (o Brugge)

Posté par atempodiblog le 18 septembre 2014

Una passeggiata a Bruges (o Brugge)
di Ferny Forner – DOVE. Corriere della Sera

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Viaggio fai da te, organizzato tutto su internet: Parteza 12 Maggio 2011, Tgv Parigi Gare du Nord-Bruxelles Midi a/r 50 euro p.p; treno IC Bruxelles Midi-Bruges a/r 5,20 euro p.p. Io e Rita eravamo in vacanza a Parigi e abbiamo deciso di andare a Bruges, partenza alla 7 del 12 Maggio, poi con il bus 11 in centro città, sappiamo che i luoghi da visitare sono entro un raggio di 15-20 minuti a piedi.

Arriviamo alle 10, non c’è ancora molta gente nelle strade, ne approfittiamo per passeggiare lungo le caratteristiche vie e piazze non ancora affollate e fare un’escursione in barca. Passiamo tra edifici di architettura rinascimentale e nordica, alti e stretti, con facciate a cuspide e frontoni a gradoni, tipo Amsterdam per intenderci, i canali si attraversano su ponti in pietra a forma di schiena d’asino, in barca occorre spesso abbassare la testa per passare, angoli imprevisti e suggestivi di una città che ha conservato molti elementi dei secoli XIV e XV, quindi del tardo gotico e del rinascimento, soprattutto, vedendola dalla barca sembra che il tempo a Bruges si sia fermato.

La bella giornata di sole (ma spira un venticello freddo) ne mette in risalto i colori, sembra di essere dentro una cartolina illustrata, i canali scorrono tra gli edifici che si susseguono senza spazi, con le facciate che si riflettono nell’acqua, numerosa la presenza dei cigni, che oltre a contribuire al panorama costruiscono la memoria storica della città.

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A Bruges programmare un tour in barca è indispensabile per avere un’idea precisa della città ma anche per vedere angoli panoramici non visibili altrimenti. Naturalmente nel tour a piedi abbiamo visitato anche la Bruges dei musei e dei monumenti.

Il Markt e il Burg, costituiscono il centro storico, sono piazze grandi, vivaci e affollate, carrozze a cavalli, tante bici,  edifici in mattoni rossi, su tutti campeggia il Beffroi, una torre alta circa 80 metri, in passato torre militare, ora è praticamente un belvedere (ingresso a pagamento, 360 scalini, no ascensore), notevoli il Palazzo delle Halles, l’Hotel de Ville, l’Antico Notariato civile, il Palazzo della Provincia, per citarne alcuni, in particolare l’Hotel de Ville in stile gotico del 1400, un elegante palazzo decorato con statue, gli originali furono distrutti dai rivoluzionari francesi, alcune erano state dipinte dal grande Van Eyck.

Nel Burg visitiamo la basilica del Santo Sangue, dove sono venerate alcune gocce del sangue di Cristo, facciata gotica, composta di due chiese sovrapposte, quella in basso (era chiusa), l’altra in tardo gotico, con un interno in stile barocco, interessanti vetrate (copie anche queste); era giorno di venerazione un anziano sacerdote seduto all’altare tiene la reliquia con due mani e i fedeli in fila vanno a turno a stringere l’ampolla e recitare una preghiera.

La Chiesa di Notre Dame, con un campanile alto più di 120 metri passando sul ponte a dorso d’asino di S. Bonifacio, che è uno dei luoghi preferiti dai turisti per farsi immortalare con le foto. All’interno della chiesa, il gruppo della Vergine con Bambino, opera di Michelangelo, la scultura in marmo bianco raffigura la Vergine seduta con un aspetto giovane e sereno che regge il Bambino, l’interno della chiesa è prevalentemente barocco, lungo le pareti opere di fiamminghi primitivi, volendo si può visitare il coro con i monumenti funerari (a pagamento 1 euro).

Museo Groeninge sono esposte opere di pittori fiamminghi del XV secolo, tra i quali Memling, Van Eyck, Provost (no foto).

Ospedale San Giovanni (edificio del XII secolo), uno dei più antichi ospedali, un lato è lambito dai canali, sono esposti in un grande salone antichi strumenti chirurgici e opere di pitori fiamminghi, all’interno il museo dedicato a Memling con solo 6 opere, fantastico il Cofanetto di S. Orsola, a forma di piccola cappella, con le pareti dipinte con scene in miniatura, vale da sola la visita (no foto).

Usciamo dal museo, ultima passeggiata in questa città gioiello per rivedere il Minnewater, un piccolo lago e il Beghinaggio (XIII secolo) che avevamo visto dalla barca, poi stremati alla stazione per tornare a Parigi dopo aver girato a piedi per quasi sette ore, salvo uno spuntino nella piazza del Burg, che preferiamo non ricordare.

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Solo la Chiesa è davvero cattolica. La Chiesa in ciabatte da spiaggia

Posté par atempodiblog le 6 septembre 2014

Solo la Chiesa è davvero cattolica. La Chiesa in ciabatte da spiaggia
di Costanza Miriano – Credere

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Una delle cose più belle della vacanza, insieme al brivido di andare in giro senza smalto, al privilegio di poter puntare la sveglia cattolica, come la chiama il mio amico Pippo (ci si alza «quando Dio vuole»), alla bellezza di stare con le persone a cui si vuole bene, è andare a Messa in posti lontani, a volte sconosciuti, a volte estranei, e sentirsi lo stesso a casa, o comunque in un luogo amico, dove si sa di cosa si stia parlando, dove si è amici della stessa Persona, dove si è parte dello stesso corpo.

È vero, la vicina con la gonna che proviene da un’altra era geologica può avere i capelli raccolti da un’audace architettura di forcine mai vista, il signore davanti indossa una camicia furi moda almeno dal 1972, ma queste sono quisquilie. Quello che conta è che solo la Chiesa è davvero cattolica, cioè la stessa in tutto il mondo abitato.

Solo noi possiamo trovare un posto aperto per accoglierci, senza che ci venga chiesto nulla, soldi, documenti o certificati di appartenenza. Un posto nel quale si celebrerà un rito che conosciamo, in cui verranno ripetute parole che ci sono state regalate e consegnate duemila anni fa, in cui verremo ammessi al mistero di Dio che si fa pane e si lascia mangiare da noi.

Con tutti i nostri limiti, i difetti, le pecche, noi cattolici possiamo, dobbiamo essere orgogliosi di appartenere a una famiglia così grande e così accogliente. Si dice, un po’ scherzando, che la prova che Dio esiste è che la Chiesa vada avanti nonostante i suoi uomini.

Io credo che vada avanti perché essa è di Dio, perché chi entra in chiesa avverte che si sta dicendo qualcosa di fondamentale su di lui, qualcosa che riguarda la sopravvivenza stessa dell’uomo, qualcosa di essenziale, non un rito, ma la vita stessa.

I riti cambiano, passano, si dimenticano, ma la verità sull’uomo la troviamo solo lì. Anche in quell’edificio anonimo, pieno di gente in ciabatte da spiaggia.

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La chiesa di sant’Agostino a Vienna (Augustinerkirche)

Posté par atempodiblog le 28 août 2014

Chiesa degli Agostiniani
Nell’antica chiesa parrocchiale-imperiale, oggi molto stimata per i suoi concerti di musica sacra, si celebrarono nel 1854 le nozze fra l’imperatore Francesco Giuseppe e la sua Sissi. Oggi, nella Chiesa degli Agostiniani, si possono ascoltare in occasione delle messe principali le composizioni di musica sacra di Mozart, Haydn e Schubert.
Tratto da: Wien.info

La chiesa di sant'Agostino a Vienna (Augustinerkirche) dans Apparizioni mariane e santuari 14a8qw3
Monumento funebre a Maria Cristina d’Austria di Antonio Canova (Augustinerkirche)
 

Nella chiesa parrocchiale-imperiale di Sant’Agostino, sul lato occidentale della Hofburg, si celebrarono numerosi matrimoni della casa imperiale: nel 1736 si sposò qui l’imperatrice Maria Teresa con Francesco Stefano da Lorena, nel 1854 l’imperatore Francesco Giuseppe I con la sua Sissi, nel 1881 il principe della corona Rodolfo con la principessa Stefania. Persino l’imperatore francese Napoleone vi portò all’altare, nel 1810, la sua Maria Luisa.

La chiesa, costruita fra il 1330 e il 1339, fu usata dalla casa imperiale come punto di partenza di pellegrinaggi e processioni in occasioni di giubilei nonché per cerimonie funebri. Particolarmente interessante è il monumento sepolcrale dedicato all’arciduchessa Maria Cristina, realizzato da Antonio Canova, un capolavoro d’arte classicistica in marmo bianco di Carrara (1798 – 1805) che rispecchia il grande cordoglio del vedovo.

Nella cappella gotica di San Giorgio costruita nel 1337, accessibile attraverso la cappella di San Loreto, si incontravano un tempo i Cavalieri di San Giorgio. Nella cappella di San Loreto si trova la cosiddetta Cripta dei Cuori, dove sono conservati in urne d’argento 54 cuori della famiglia degli Asburgo.

La Chiesa degli Agostiniani è molto apprezzata nel mondo della musica per i suoi due organi. Qui Franz Schubert condusse la sua messa in fa maggiore e Anton Bruckner condusse la prima mondiale della sua messa in fa minore.

Hofburg Mappa

Chiesa degli Agostiniani

1, Josefsplatz
U, tram, bus: Karlsplatz/Oper

Messe principali: Domenica e festivi ore 11 (eccetto luglio e agosto)
Cripta dei Cuori: le visite sono consentite solo dietro prenotazione e tutte le domeniche dopo la messa (verso le 12.30).

www.augustinerkirche.at

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La cattedrale di Santo Stefano (Stephansdom)

Posté par atempodiblog le 27 août 2014

Il Duomo di Santo Stefano di Vienna: storia, architettura e curiosità
di Tonya – Qui Vienna

La cattedrale di Santo Stefano (Stephansdom) dans Apparizioni mariane e santuari 2iqfk29

La cattedrale di Vienna – in tedesco “Stephansdom” – è uno dei simboli della città austriaca e del potere degli Asburgo. Ecco alcuni cenni storici, curiosità e informazioni utili per chi desidera visitarla.

Le torri del Duomo di Santo Stefano, la cattedrale gotica di Vienna, sono un punto di riferimento per chi si ritrova per la prima volta nelle viuzze della città antica. In qualsiasi momento, infatti, se hai qualche dubbio su dove andare, seguile con lo sguardo e ti “guideranno” verso il centro storico.

La posizione centrale del Duomo all’interno della cittadina non è casuale, è stata stabilita strategicamente affinché Vienna rappresentasse il centro nevralgico dell’Impero Asburgico.

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“Stephansdom”, un po’ di storia

La cattedrale di Vienna vanta la visita di circa 3 milioni di persone all’anno, ed è un gioiello gotico fra i più belli non solo dell’Austria, ma dell’intera Europa Centrale. La sua costruzione ebbe inizio nel XII secolo, con l’obiettivo di sostituire la vecchia basilica romanica con un edificio più grande e imponente.Le uniche superstiti della precedente struttura sono le Torri dei Pagani e la Porta dei Giganti.

Lo stile del Duomo è abbastanza vario, e se l’impronta gotica primeggia ci sono diversi dettagli che la rendono una chiesa davvero unica, come la cupola rinascimentale costruita sulla cima della Torre nord e gli altari barocchi.

L’attuale “Pummerin”, storica campana della cattedrale, è invece il risultato della fusione di quella precedente, che cadde dal campanile spaccandosi in due a seguito dei bombardamenti del ’45. La sentirai suonare solo se ti trovi a Vienna durante un’occasione speciale, ad esempio il Capodanno.

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Duomo di Santo Stefano, facciata e interno

Di fronte al Duomo, con lo sguardo all’insù, potrai ammirare le Torri dei Pagani, e la Porta dei Giganti. Quest’ultima si chiama così per via di un osso di mammut ritrovato durante gli scavi del XV secolo, considerato dai viennesi quello di un gigante annegato durante il diluvio universale. Della facciata esterna ricordiamo infine il tetto, rivestito da 250.000 maioliche che formano lo stemma degli Asburgo.

All’interno del Duomo, lungo ben 62 metri, potrai ammirare il Pulpito Gotico – firmato dall’architetto e scultore Anton Pilgram – la Madonna dei Servitori, la Madonna delle Lacrime e la Cappella di Santa Barbara (quest’ultima custodisce un’urna contenente le ceneri di alcuni caduti ad Auschwitz). Dalla cattedrale si ha accesso alle catacombe, situate sotto la piazza del Duomo.

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Come raggiungere la cattedrale di Vienna

Situata nella “Stephansplatz”, la cattedrale è raggiungibile a piedi o in metropolitana, con le linee U1 e U3 (scendi alla fermata Stephansplatz).

Orari e giorni di ingresso.

  • lunedì – sabato dalle 6 alle 22
  • domenica e festivi dalle 7 alle 22

Quanto costa il biglietto d’ingresso?

L’ingresso è gratuito, ma durante le funzioni religiose non è possibile andare oltre la parte iniziale del Duomo.

Ci sono diverse possibilità di visite guidate, le tariffe variano in base alla scelta, all’età e al numero di partecipanti.

Per avere informazioni corrette e aggiornate vi rimandiamo al sito ufficiale www.stephanskirche.at

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Da Maria che scioglie i nodi al Santuario di Sankt Peter am Perlach

Posté par atempodiblog le 24 août 2014

Cari amici del blog,
quest’estate vi ho portato con me da Maria che scioglie i nodi (Augusta). Lì vi ho ricordato in preghiera.
Buona domenica,

Angelo

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ARTE/ Per conoscere bastano gli occhi? Ecco come andar per musei in vacanza

Posté par atempodiblog le 22 juillet 2014

ARTE/ Per conoscere bastano gli occhi? Ecco come andar per musei in vacanza
Grazia Massone – Il Sussidiario

ARTE/ Per conoscere bastano gli occhi? Ecco come andar per musei in vacanza dans Stile di vita wbvztl
Filippo Lippi, Adorazione del Bambino (particolare) esposto agli Uffizi di Firenze (Immagine d’archivio)

Non so voi, ma io per tutto l’anno accumulo una quantità indefinita di attività da svolgere “quando sarò in vacanza”: libri da leggere (innanzitutto), persone da incontrare, improbabili lavori di bricolage e – soprattutto – mostre da vedere e luoghi e monumenti da visitare. Poi le vacanze arrivano e mi trovo sempre impreparata a scegliere da dove cominciare. Se avete dei figli in età scolare, poi, vi capiterà che tra i loro compiti estivi ci sia anche la visita a una mostra o a un museo o a un luogo monumentale significativo.

Se vi ritrovate in questa descrizione, i suggerimenti di questo articolo vi potranno essere utili. Cosa vedere? Come? Quanto?

Cominciamo a considerare cosa non vedere: non sentitevi obbligati a visitare tutti i musei che si trovano nel raggio di 50 chilometri dalla località in cui siete in vacanza. Meglio vedere poche cose, gustandovele e scegliendo qualche opera da aggiungere alla vostra lista dei preferiti. Il tour de force dell’arte non porta a grandi risultati, se non una certa confusione nei ricordi, una volta che si è tornati a casa.

E poi evitate di portare i bambini nei luoghi dell’arte solo quando piove, perché non si introduca nelle loro menti l’idea che il tempo dell’arte è quello in cui non si può fare nessuna delle attività divertenti come giocare, andare al mare o fare una passeggiata in montagna. Siccome quando piove ci si annoia, dove andare se non al museo, visto come un vero luna park della noia?

Un’indicazione fondamentale che vale per tutti: prima di cominciare una visita a un museo, a una mostra o a un monumento prendetevi un po’ di tempo per un caffè, uno spuntino, una merenda, andate in bagno e liberatevi da borse e giacche; in modo da essere bendisposti ad ogni nuovo stimolo ed esperienza che certamente non mancheranno.

I musei. Grandi, piccoli, di arte antica, moderna, contemporanea, frutto di collezioni private o raccolte organizzate nel tempo grazie a donazioni e acquisizioni. Dall’indagine Istat del 2013 risulta che in Italia siano 4.588, tra istituzioni pubbliche e private.

È difficile smontare il pregiudizio sul museo visto come un grande frigorifero destinato a conservare opere che sono molto importanti e che probabilmente noi non potremo mai comprendere fino in fondo. Va detto che i musei non aiutano molto a dissuadere da questo pregiudizio, ma sono sempre di più gli spazi e i sussidi che permettono ad ogni tipo di pubblico di iniziare un percorso di avvicinamento al patrimonio storico-artistico, fino a che possa avvenire una relazione personale con le opere.

Se vi chiedete per quale motivo frequentare i musei, vi consiglio di leggere un piccolo libro di Alan Bennett, Una visita guidata (Milano, Adelphi, 2008). Lo scrittore, drammaturgo e attore britannico descrive con ironia e intelligenza pregi e difetti di un museo monumento di se stesso come la National Gallery di Londra.

Io condivido pienamente il suo pensiero, quando afferma che sarebbe auspicabile veder campeggiare all’ingresso del museo la scritta: “Non deve per forza piacerti tutto”.  Che significa che hai diritto – o dovere − di scegliere qualcosa che ti corrisponda, che faccia risuonare qualche corda inattesa. Insomma, hai il diritto di vivere un’esperienza del museo. Perché come ha scritto Tolstoj nel suo libro Che cos’è l’arte?, del 1897, “l’arte buona è sempre comprensibile a tutti”.

Se vi trovate in Italia avete solo l’imbarazzo della scelta. Ma qualunque sia la vostra meta cercate innanzitutto di scoprire il genius loci, il legame di quel luogo con la storia, il paesaggio, il carattere della gente, il cibo… Conoscere e assaggiare i salumi toscani può essere un’esperienza fondamentale per comprendere più a fondo l’arte. Un esempio? Sullo sfondo dell’affresco di Ambrogio Lorenzetti che rappresenta Gli effetti del buon governo, nel Palazzo Pubblico di Siena, appare un maiale scuro con una larga fascia bianca: si tratta della cinta senese, antica razza suina che ancor oggi è utilizzata a Siena per la produzione di ottimi salumi. Quando poi uscirete dalla città antica, scendendo verso la valle, avrete ancora negli occhi la rigogliosa campagna ritratta nel dipinto e vi accorgerete di quanto sia fedele al paesaggio reale che si dispiega davanti ai vostri occhi. Perché per conoscere non bastano gli occhi. Bisogna attivare tutti i sensi per offrire alla mente il maggior numero possibile di elementi affinché possa ritrovare le relazioni che la realtà presenta. Suggerisco a tal proposito la lettura del bel libro di Tiziano Scarpa, Venezia è un pesce (Milano, Feltrinelli, 2000), in cui l’autore ci accompagna a scoprire Venezia con tutti i sensi, per farci accorgere che lo stereotipo turistico che noi abbiamo di una delle città più famose a mondo corrisponde ben poco alla sua vera natura.

Si può approfittare delle vacanze anche per scoprire l’arte più vicina a noi. Provare per un giorno a fare i turisti nella città dove abitiamo o dove andiamo a lavorare è un’esperienza da provare. Se Innocenzo Smith, l’“uomo vivo” descritto da Chesterton, faceva il giro del mondo per ritrovare il gusto e la bellezza di casa propria, perché non fare un giro in città alla scoperta delle sue bellezze artistiche più o meno nascoste? Vi assicuro interessanti e inaspettate emozioni. Anche in questo caso ho un suggerimento letterario, il libro di Aldo Nove, Milano non è Milano (Bari, Laterza, 2006). Anche per chi non è milanese la lettura può offrire spunti per un’osservazione non turistica, per arrivare a scoprire che il genius loci non è un fatto del passato, che anche oggi le nostre città esprimono nella forma lo spirito di chi vive e costruisce ogni giorno spazi di vita.

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Vacanze sotto il manto della Madonna

Posté par atempodiblog le 12 juillet 2014

Vacanze sotto il manto della Madonna dans Fede, morale e teologia Madonna

Eccovi qualche suggerimento perché il periodo di riposo delle vacanze produca dei frutti buoni.

Prima di tutto metti le tue vacanze sotto il manto della Madonna, perché ti protegga da tutti i pericoli dell’anima e del corpo.

Il riposo della mente è il presupposto per il riposo del corpo. La mente si riposa sperimentando Dio nella preghiera, lasciandosi inondare dalla sua luce, dal suo amore e dalla sua pace.

Avendone la possibilità, la S. Messa quotidiana è un aiuto straordinario col quale nutrirti della Parola di Dio e dell’Eucarestia.  Dedica  un po’ di tempo al giorno alla lettura di un libro di spiritualità.

Vai nella natura e ammira l’opera di Dio nei monti, nel mare, nel cielo e persino in un minuscolo fiore. Nella natura brilla la potenza, la bellezza, l’ordine e l’amore di Dio.

Visita qualche santuario, specialmente dove è apparsa la Madonna. Ti renderai conto di come la nostra cara Madre celeste ci segue e veglia su di noi.

Il tempo delle vacanze deve servire a farti ritrovare Dio e te stesso, in modo tale da riprendere la vita quotidiana con entusiasmo e con gioia.

Dio vi benedica e la Madonna vi accompagni in questo tempo di grazia.

di Padre Livio Fanzaga – Radio Maria

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Il riposo estivo è il tempo di un particolare incontro con il Signore

Posté par atempodiblog le 12 juillet 2014

Viaggiando lungo gli itinerari delle vacanze aprite i vostri occhi alla bellezza del mondo circostante e del prossimo. Ricchi di queste esperienze seguite con perseveranza Cristo, difendendo sempre i valori che danno senso alla vita umana”.

Benedetto XVI

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Il riposo significa lasciare le occupazioni quotidiane, staccarsi dalle normali fatiche del giorno. della settimana e dell’anno. Lasciare e staccarsi da tutto ciò che si potrebbe esprimere con il simbolo Marta”. È importante che il riposo non sia un andare nel vuoto, che esso non sia soltanto un vuoto (in tale caso non sarebbe un vero riposo). È importante che il riposo sia riempito con l’incontro. Penso – sì, certamente – all’incontro con la natura, con le montagne, con il mare e con le foreste. L’uomo, a contatto sapiente con la natura, ricupera la quiete e si calma interiormente. Ma ciò non è ancora tutto quanto si possa dire del riposo. Bisogna che esso sia riempito con un contenuto nuovo, con quel contenuto che si esprime nel simbolo Maria”.
Maria” significa l’incontro con Cristo, l’incontro con Dio. Significa aprire la vista interiore dell’anima alla sua presenza nel mondo, aprire l’udito interiore alla parola della sua verità. Auguro a tutti un simile riposo.

In modo particolare. auguro tale riposo ai giovani: ai ragazzi e alle ragazze, che, liberi dagli obblighi scolastici o universitari, in questo tempo viaggiano, conoscono il mondo e gli uomini, partecipano alle colonie o ai campeggi estivi. Vivono in modo particolarmente intenso la bellezza del mondo e la loro propria giovinezza. So che tra loro non mancano di quelli per i quali il tempo del riposo estivo è, contemporaneamente, il tempo di un particolare incontro con il Signore, nella comunità fraterna dei coetanei. Preziose, quanto preziose sono proprio tali vacanze! Le conosco dalla mia personale esperienza, perché nella mia vita ho trascorso, come pastore, molte vacanze con i giovani. A tutti i giovani auguro quindi, con tutto il cuore, che questo tempo di riposo diventi per loro il tempo dell’incontro, di un incontro, nel quale si trovi la parte migliore”, la parte di cui ormai nessuno può privarci.

Giovanni Paolo II

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