La santità è il fine della vita di ogni uomo
“Se questo e quello sono diventati santi, perché non io?”. (S. Agostino)
di Padre Livio Fanzaga
Tratto da: Blog di p. Livio – Direttore di Radio Maria
Caro amico, se ti dico che la santità è il fine della vita di ogni uomo, probabilmente mi guardi con scetticismo. Mi concedi volentieri che alcune persone siano chiamate a vivere eroicamente sotto il profilo morale e spirituale. Anzi, sei assolutamente convinto che senza i santi il mondo sarebbe una landa deserta e inospitale. Ma, obbietti, la maggioranza degli uomini è fatta da persone le cui principali preoccupazioni sono di ordine materiale e temporale. Non è forse vero che le moltitudini si preoccupano in primo luogo di soddisfare gli istinti primari, completamente dimentichi della vita interiore?
Purtroppo hai ragione, caro amico, ma quella che hai davanti agli occhi non è l’umanità che Dio ha creato nello splendore della sua grazia, ma quella decaduta e abbruttita dal peccato. Su di essa, e anche tu lo hai sperimentato, si è chinata la divina misericordia per chiamarla a nuova vita. In Gesù Cristo la santità non è un ideale astratto, ma una realtà concreta che viene proposta e donata a tutti . Con la sua grazia ogni uomo può seguirlo e imitarlo. Se ti metti alla scuola di Gesù, cammini spedito sulla via della santità.
Ora che sei impegnato nel cammino di conversione, mi preme sgombrare il campo da un malinteso, secondo il quale la santità sarebbe un traguardo che non è alla portata di tutti, ma soltanto di alcuni privilegiati. Questo non può essere, perché la santità è il fine stesso della vita, raggiungendo il quale l’uomo si realizza e consegue la felicità. Comprendi anche tu che il traguardo della felicità deve essere accessibile a tutti, dal momento che tutti la desiderano ardentemente.
S. Agostino, quando era ancora nel difficile passaggio della conversione, guardandosi intorno diceva a se stesso per spronarsi a decidere:
“Se questo e quello sono diventati santi, perché non io?”.
Infatti, se ci rifletti bene, il punto di partenza è uguale per tutti. Ogni uomo infatti nasce malato e incline al male. I santi, prima di diventare tali, erano uomini fragili e peccatori come noi. Come sono diventati santi? Con l’aiuto della grazia e la loro buona volontà. Ma, caro amico, non è forse vero che la grazia viene concessa a tutti e che la buona volontà dipende da ognuno di noi? Non dimenticare che alcune delle stelle più fulgide della santità sono stati dei grandi peccatori.
Ora ascoltami: se tutti nasciamo nel peccato e a tutti viene concessa la grazia di Cristo, perché mai alcuni diventano santi e altri no? Dovrai ammettere che la differenza è data soltanto dalla buona volontà. E’ questo il fattore decisivo e discriminante fra chi realizza la sua vita sul cammino della santità e chi la disperde lungo la via della mediocrità e del male. Il motivo per cui non pochi cristiani indietreggiano di fronte alla chiamata universale alla santità è dovuto a un falso concetto che se ne sono formati.
Associano la santità ad opere straordinarie, per le quali ritieni di non essere portato. Effettivamente molti santi sono state persone eccezionali, ai quali Dio ha dato doni e affidato missioni particolari. Tuttavia vi è una moltitudine immensa di santi ordinari, molti dei quali ignoti alla uomini, ma ben noti a Dio, che hanno vissuta la sanità nella dimensione ordinaria della loro vita.
Tante esitazioni e perplessità si dissolvono come la nebbia al sole se intendi la santità nel suo genuino significato. Non vi è dubbio che esistano vie straordinarie alla santità, che sono connesse a particolari bisogno della Chiesa e delle anime
Quante figure di santi ci sovrastano e quasi ci impauriscono per la severità dell’ascesi, per la profondità della dottrina, per le opere realizzate nel campo sociale ed ecclesiale, per i miracoli compiuti. Si tratta però di vocazioni straordinarie, mentre la maggioranza dei fedeli è chiamata a percorrere una via assai più semplice, che consiste nella pratica delle virtù umane e cristiane nel contesto dei compiti, dei doveri e degli impegni della vita quotidiana.
“Imparate da me che sono mite e umile di cuore” ( Mt 11,29). Percorri il tuo cammino di perfezione sforzandoti di creare, giorno dopo giorno, un cuore umile, puro, mite, compassionevole, paziente e distaccato dalle cose del mondo, come era il cuore di Gesù. Ti sembra difficile tutto questo? Incomincia il cammino e man mano che avanzi ti sentirai più forte, mentre ne scoprirai sempre meglio la bellezza e la grandezza.
Ti voglio però dare una indicazione molto concreta, affinché possa avere un punto di riferimento certo che sei sulla strada giusta. In senso stretto la santità è la veste candida della grazia santificante della quale sei stato rivestito col battesimo e che hai di nuovo riconquistato col sacramento della riconciliazione. Nel tuo cammino di perfezione veglia per conservarti in grazia di Dio o per riacquistarla al più presto, nel triste caso che l’avessi perduta. Allora fioriranno in te le virtù e i doni dello Spirito Santo, perfino a tua insaputa e nel più totale nascondimento di una vita normale.
Il desiderio di diventare santi non è superbia, ma risposta a una chiamata. Tuttavia mettiti in cammino facendoti piccolo come una formica. Piccola e nera com’è, non la nota nessuno. Non cercare visibilità, apprezzamenti e riconoscimenti da parte degli uomini. C’è una santità nascosta, nota solo a Dio, che conosceremo in cielo.
Allora sarà grande il nostro stupore quando ci renderemo conto di quanti sono coloro che noi credevamo fossero gli ultimi e invece sono i primi. A meno che Dio disponga diversamente, deciditi per questo tipo di sanità, quella che i più non vedono. E’ la più sicura e la meno esposta alle insidie del superbo serpente. E’ la stessa santità di Maria, tenuta nascosta agli occhi del mondo, ma infinitamente più luminosa di quella di tutti i santi.
Dalla formica impara anche la tenacia. Osserva come tiene ben stretto in bocca il chicco di grano, più grosso di lei, e lo porta a destinazione senza lasciarlo cadere. Allo stesso modo tu tieni saldamente in pugno la decisione di diventare santo e non permettere che si sciolga come la neve al sole di primavera. La santità è un’opera di pazienza quotidiana. Ogni giorno devi fare un passo in avanti. Ogni giorno devi aggiungere un mattone all’edificio che stai costruendo. Non servono gesti sensazionali, ma piuttosto l’oscura dedizione al dovere quotidiano. Dalla formica impara la virtù della perseveranza. Dopo ogni calamità esse riprendono sempre a ricostruire.
Lungo il cammino di santità ti può succedere di rallentare e persino di cadere. L’importante è che tu non lo lasci mai, per seguire la via larga della perdizione. Solo chi persevererà fino alla fine sarà salvo ( cfr Mt 24,13). Ti sarà di grande aiuto la fiducia nella divina Misericordia. In fondo a Dio non importa quanto sei riuscito a realizzare. A Lui importa che tu, nella tua miseria, abbia fiducia nella sua bontà e nel suo perdono.