“Ci ha amati”, l’Enciclica del Papa sul Sacro Cuore di Gesù

Posté par atempodiblog le 24 octobre 2024

“Ci ha amati”, l’Enciclica del Papa sul Sacro Cuore di Gesù
“Dilexit nos”, quarta Enciclica di Francesco, ripercorre tradizione e attualità del pensiero “sull’amore umano e divino del cuore di Gesù Cristo”, invitando a rinnovare la sua autentica devozione per non dimenticare la tenerezza della fede, la gioia di mettersi al servizio e il fervore della missione: perché il Cuore di Gesù ci spinge ad amare e ci invia ai fratelli
di Alessandro Di Bussolo – Vatican News

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“«Ci ha amati», dice San Paolo riferendosi a Cristo (Rm 8,37), per farci scoprire che da questo amore nulla «potrà mai separarci» (Rm 8,39)”. Inizia così la quarta Enciclica di Papa Francesco, intitolata dall’incipit “Dilexit nos” e dedicata all’amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo: “Il suo cuore aperto ci precede e ci aspetta senza condizioni, senza pretendere alcun requisito previo per poterci amare e per offrirci la sua amicizia: Egli ci ha amati per primo (cfr 1 Gv 4,10). Grazie a Gesù «abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi» (1 Gv 4,16)” (1).

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L’amore di Cristo rappresentato nel suo santo Cuore
In una società – scrive il Papa – che vede moltiplicarsi “varie forme di religiosità senza riferimento a un rapporto personale con un Dio d’amore” (87), mentre il cristianesimo spesso dimentica “la tenerezza della fede, la gioia della dedizione al servizio, il fervore della missione da persona a persona” (88), Papa Francesco propone un nuovo approfondimento sull’amore di Cristo rappresentato nel suo santo Cuore e invita a rinnovare la sua autentica devozione ricordando che nel Cuore di Cristo “possiamo trovare tutto il Vangelo” (89): è nel suo Cuore che “riconosciamo finalmente noi stessi e impariamo ad amare” (30).

Il mondo sembra aver perso il cuore
Francesco spiega che incontrando l’amore di Cristo, “diventiamo capaci di tessere legami fraterni, di riconoscere la dignità di ogni essere umano e di prenderci cura insieme della nostra casa comune”, come invita a fare nelle sue Encicliche sociali Laudato si’ e Fratelli tutti (217). E davanti al Cuore di Cristo, chiede al Signore “di avere ancora una volta compassione di questa terra ferita” e riversi su di lei “i tesori della sua luce e del suo amore”, affinché il mondo, “che sopravvive tra le guerre, gli squilibri socioeconomici, il consumismo e l’uso anti-umano della tecnologia, possa recuperare ciò che è più importante e necessario: il cuore” (31). Nell’annunciare la preparazione del documento, al termine dell’udienza generale del 5 giugno, il Pontefice aveva chiarito che avrebbe aiutato a meditare sugli aspetti “dell’amore del Signore che possano illuminare il cammino del rinnovamento ecclesiale; ma anche che dicano qualcosa di significativo a un mondo che sembra aver perso il cuore”. E questo mentre sono in corso le celebrazioni per il 350° anniversario della prima manifestazione del Sacro Cuore di Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque, nel 1673, che si chiuderanno il 27 giugno 2025.

L’importanza di tornare al cuore
Aperta da una breve introduzione e articolata in cinque capitoli, l’Enciclica sul culto del Sacro Cuore di Gesù raccoglie, come preannunciato a giugno, “le preziose riflessioni di testi magisteriali precedenti e di una lunga storia che risale alle Sacre Scritture, per riproporre oggi, a tutta la Chiesa, questo culto carico di bellezza spirituale”.

Il primo capitolo, “L’importanza del cuore”, spiega perché serva “ritornare al cuore” in un mondo nel quale siamo tentati di “diventare consumisti insaziabili e schiavi degli ingranaggi di un mercato” (2). Lo fa analizzando cosa intendiamo per “cuore”: la Bibbia ce ne parla come di un nucleo “che sta dietro ogni apparenza” (4), luogo dove “non conta ciò che si mostra all’esterno o ciò che si nasconde, lì siamo noi stessi” (6). Al cuore portano le domande che contano: che senso voglio che abbiano la mia vita, le mie scelte o le mie azioni, chi sono davanti a Dio (8). Il Papa sottolinea che l’attuale svalutazione del cuore nasce “nel razionalismo greco e precristiano, nell’idealismo postcristiano e nel materialismo”, così che nel grande pensiero filosofico si sono preferiti concetti come quelli di “ragione, volontà o libertà”. E non trovando posto per il cuore, “non è stata sviluppata ampiamente nemmeno l’idea di un centro personale” che può unificare tutto, e cioè l’amore (10). Invece, per il Pontefice, bisogna riconoscere che “io sono il mio cuore, perché esso è ciò che mi distingue, mi configura nella mia identità spirituale e mi mette in comunione con le altre persone” (14).

Il mondo può cambiare a partire dal cuore
È il cuore “che unisce i frammenti” e rende possibile “qualsiasi legame autentico, perché una relazione che non è costruita con il cuore è incapace di superare la frammentazione dell’individualismo” (17). La spiritualità di santi come Ignazio di Loyola (accettare l’amicizia del Signore è una questione di cuore) e san John Henry Newman (il Signore ci salva parlando al nostro cuore dal suo sacro Cuore) ci insegna, scrive Papa Francesco, che “davanti al Cuore di Gesù vivo e presente, la nostra mente, illuminata dallo Spirito, comprende le parole di Gesù” (27). E questo ha conseguenze sociali, perché il mondo può cambiare “a partire dal cuore” (28).

“Gesti e parole d’amore”
Ai gesti e alle parole d’amore di Cristo è dedicato il secondo capitolo. I gesti con i quali ci tratta come amici e mostra che Dio “è vicinanza, compassione e tenerezza”, si vedono negli incontri con la samaritana, con Nicodemo, con la prostituta, con la donna adultera e con il cieco sulla strada (35). Il suo sguardo, che “scruta l’intimo del tuo essere” (39), mostra che Gesù “presta tutta la sua attenzione alle persone, alle loro preoccupazioni, alle loro sofferenze” (40). In modo tale “da ammirare le cose buone che riconosce in noi” come nel centurione, anche se gli altri le ignorano (41). La sua parola d’amore più eloquente è l’essere “inchiodato sulla Croce”, dopo aver pianto per l’amico Lazzaro e aver sofferto nell’Orto degli Ulivi, consapevole della propria morte violenta “per mano di quelli che Lui tanto amava” (46).

Il mistero di un cuore che ha tanto amato
Nel terzo capitolo, “Questo è il cuore che ha tanto amato”, il Pontefice ricorda come la Chiesa riflette e ha riflettuto in passato “sul santo mistero del Cuore del Signore”. Lo fa riferendosi all’Enciclica di Pio XII Haurietis aquas, sulla devozione al Sacro Cuore di Gesù (1956). Chiarisce che “la devozione al Cuore di Cristo non è il culto di un organo separato dalla Persona di Gesù”, perché noi adoriamo “Gesù Cristo intero, il Figlio di Dio fatto uomo, rappresentato in una sua immagine dove è evidenziato il suo cuore” (48). L’immagine del cuore di carne, sottolinea il Papa, ci aiuta a contemplare, nella devozione, che “l’amore del Cuore di Gesù Cristo, non comprende soltanto la carità divina, ma si estende ai sentimenti dell’affetto umano” (61) Il suo Cuore, prosegue Francesco citando Benedetto XVI, il suo contiene un “triplice amore”: quello sensibile del suo cuore fisico “e il suo duplice amore spirituale, l’umano e il divino” (66), in cui troviamo “l’infinito nel finito” (64).

Il Sacro Cuore di Gesù è una sintesi del Vangelo
Le visioni di alcuni santi, particolarmente devoti al Cuore di Cristo – precisa Francesco – “sono stimoli belli che possono motivare e fare molto bene”, ma “non sono qualcosa che i credenti sono obbligati a credere come se fossero la Parola di Dio”. Quindi il Papa ricorda con Pio XII che non si può dire che questo culto “debba la sua origine a rivelazioni private”. Anzi, “la devozione al Cuore di Cristo è essenziale per la nostra vita cristiana in quanto significa l’apertura piena di fede e di adorazione al mistero dell’amore divino e umano del Signore, tanto che possiamo affermare ancora una volta che il Sacro Cuore è una sintesi del Vangelo” (83). Il Pontefice invita poi a rinnovare la devozione al Cuore di Cristo anche per contrastare “nuove manifestazioni di una ‘spiritualità senza carne’ che si moltiplicano nella società” (87). È necessario tornare alla “sintesi incarnata del Vangelo” (90) davanti a “comunità e pastori concentrati solo su attività esterne, riforme strutturali prive di Vangelo, organizzazioni ossessive, progetti mondani, riflessioni secolarizzate, su varie proposte presentate come requisiti che a volte si pretende di imporre a tutti” (88).

L’esperienza di un amore “che dà da bere”
Negli ultimi due capitoli, Papa Francesco mette in evidenza i due aspetti che “la devozione al Sacro Cuore dovrebbe tenere uniti per continuare a nutrirci e ad avvicinarci al Vangelo: l’esperienza spirituale personale e l’impegno comunitario e missionario” (91). Nel quarto, “L’amore che dà da bere”, rilegge le Sacre Scritture, e con i primi cristiani, riconosce Cristo e il suo costato aperto in “colui che hanno trafitto” che Dio riferisce a se stesso nella profezia del libro di Zaccaria. Una sorgente aperta per il popolo, per placare la sua sete dell’amore di Dio, “per lavare il peccato e l’impurità” (95). Diversi Padri della Chiesa hanno menzionato “la ferita del costato di Gesù come origine dell’acqua dello Spirito”, su tutti Sant’Agostino, che “ha aperto la strada alla devozione al Sacro Cuore come luogo di incontro personale con il Signore” (103).  A poco a poco questo costato ferito, ricorda il Papa “venne assumendo la figura del cuore” (109), ed elenca diverse donne sante che “hanno raccontato esperienze del loro incontro con Cristo, caratterizzato dal riposo nel Cuore del Signore” (110). Tra i devoti dei tempi moderni, l’Enciclica parla prima di tutto di San Francesco di Sales, che raffigura la sua proposta di vita spirituale con “un cuore trafitto da due frecce, racchiuso in una corona di spine” (118)

Le apparizioni a Santa Margherita Maria Alacoque
Sotto l’influsso di questa spiritualità, Santa Margherita Maria Alacoque racconta le apparizioni di Gesù a Paray-le-Monial, tra la fine di dicembre 1673 e il giugno 1675. Il nucleo del messaggio che ci viene trasmesso può essere riassunto in quelle parole che Santa Margherita ha udito: “Ecco quel Cuore che tanto ha amato gli uomini e che nulla ha risparmiato fino ad esaurirsi e a consumarsi per testimoniare loro il suo Amore (121).

Teresa di Lisieux, Ignazio di Loyola e Faustina Kowalska
Di Santa Teresa di Lisieux, il documento ricorda il chiamare Gesù “Colui il cui cuore batteva all’unisono col mio” (134) e le sue lettere alla sorella suor Maria, che aiuta a non concentrare la devozione al Sacro Cuore “su un aspetto doloristico” quello di chi intendeva la riparazione come un “primato dei sacrifici”, ma sulla fiducia “come la migliore offerta, gradita al Cuore di Cristo” (138). Il Pontefice gesuita dedica alcuni passi dell’Enciclica anche al posto del Sacro Cuore nella storia della Compagnia di Gesù, sottolineando che nei suoi Esercizi Spirituali, Sant’Ignazio di Loyola propone all’esercitante “di entrare nel Cuore di Cristo” in un dialogo da cuore a cuore. Nel dicembre 1871, padre Beckx consacrò la Compagnia al Sacro Cuore di Gesù e padre Arrupe lo fece nuovamente nel 1972 (146). Le esperienze di Santa Faustina Kowalska, si ricorda, ripropongono la devozione “con un forte accento sulla vita gloriosa del Risorto e sulla misericordia divina” e motivato da queste, anche San Giovanni Paolo II “ha collegato intimamente la sua riflessione sulla misericordia con la devozione al Cuore di Cristo” (149). Parlando della “devozione della consolazione”, l’Enciclica spiega che davanti ai segni della Passione conservati dal cuore del Risorto, è inevitabile “che il credente desideri rispondere” anche “al dolore che Cristo ha accettato di sopportare per tanto amore” (151). E chiede “che nessuno si faccia beffe delle espressioni di fervore credente del santo popolo fedele di Dio, che nella sua pietà popolare cerca di consolare Cristo” (160). Perché poi “desiderosi di consolarlo, ne usciamo consolati” e “possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione” (162).

La devozione al Cuore di Cristo ci invia ai fratelli
Il quinto e ultimo capitolo “Amore per amore” approfondisce la dimensione comunitaria, sociale e missionaria di ogni autentica devozione al Cuore di Cristo, che, nel momento in cui “ci conduce al Padre, ci invia ai fratelli” (163). Infatti l’amore per i fratelli è il “gesto più grande che possiamo offrirgli per ricambiare amore per amore” (167). Guardando alla storia della spiritualità, il Pontefice ricorda che l’impegno missionario di San Charles de Foucauld lo rese “fratello universale”: “lasciandosi plasmare dal Cuore di Cristo, voleva ospitare nel suo cuore fraterno tutta l’umanità sofferente” (179). Francesco parla poi della “riparazione”, come spiegava San Giovanni Paolo II: “offrendoci insieme al Cuore di Cristo, «sulle rovine accumulate dall’odio e dalla violenza, potrà essere costruita la civiltà dell’amore tanto desiderato, il regno del cuore di Cristo»” (182).

La missione di far innamorare il mondo
L’Enciclica ricorda ancora con San Giovanni Paolo II che “la consacrazione al Cuore di Cristo «è da accostare all’azione missionaria della Chiesa stessa, perché risponde al desiderio del Cuore di Gesù di propagare nel mondo, attraverso le membra del suo Corpo, la sua dedizione totale al Regno». Di conseguenza, attraverso i cristiani, «l’amore sarà riversato nei cuori degli uomini, perché si edifichi il corpo di Cristo che è la Chiesa e si costruisca anche una società di giustizia, pace e fratellanza»” (206). Per evitare il grande rischio, sottolineato da San Paolo VI, che nella missione “si dicano e si facciano molte cose, ma non si riesca a provocare il felice incontro con l’amore di Cristo” (208), servono “missionari innamorati, che si lascino ancora conquistare da Cristo” (209).

La preghiera di Francesco
Il testo si conclude con questa preghiera di Francesco: “Prego il Signore Gesù che dal suo Cuore santo scorrano per tutti noi fiumi di acqua viva per guarire le ferite che ci infliggiamo, per rafforzare la nostra capacità di amare e servire, per spingerci a imparare a camminare insieme verso un mondo giusto, solidale e fraterno. Questo fino a quando celebreremo felicemente uniti il banchetto del Regno celeste. Lì ci sarà Cristo risorto, che armonizzerà tutte le nostre differenze con la luce che sgorga incessantemente dal suo Cuore aperto. Che sia sempre benedetto!” (220).

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Preghiamo per i defunti e impariamo da loro

Posté par atempodiblog le 21 octobre 2024

Preghiamo per i defunti e impariamo da loro
di S.E.R. Mons. Raffaello Martinelli

Preghiamo per i defunti e impariamo da loro dans Citazioni, frasi e pensieri Ognissanti

Il mese di novembre inizia con la festa di tutti i santi e poi, subito dopo, il giorno due, si celebrerà la commemorazione di tutti i defunti.
Siamo invitati durante tutto l’anno, ma soprattutto in questo mese, a pregare per i nostri defunti.

Se sono in Paradiso la nostra preghiera diventa una preghiera d’intercessione.
Se hanno ancora bisogno della purificazione, la nostra preghiera diventa una preghiera di aiuto, di suffragio per loro, perché Dio conceda loro quanto prima di accedere alla beatitudine dei santi.
Se si trovano all’Inferno, purtroppo, non c’è più niente da fare. Comunque la nostra preghiera non va mai sprecata, perché può aiutare tante persone, tanti defunti per i quali nessuno prega.

Dobbiamo anche imparare dai nostri defunti che la terra non è la nostra patria. Siamo qui di passaggio. La nostra vita sulla terra è un pellegrinaggio. Dobbiamo affrontare le situazioni della vita con lo sguardo rivolto all’eternità. Impegnandoci sì per le cose di questo mondo, le cose temporali, però con lo sguardo e con il pensiero alle cose eterne; con la luce che proviene dalle realtà eterne. Dando il primato ai valori dell’anima, ai valori dello spirito, piuttosto che a quelli fisici.

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Papa Francesco proclama santa Suor Elena Guerra

Posté par atempodiblog le 21 octobre 2024

Papa Francesco proclama santa Suor Elena Guerra
de La Redazione di Antenna3

Papa Francesco proclama santa Suor Elena Guerra dans Articoli di Giornali e News Elena-Guerra

La lucchese Elena Guerra, fondatrice della Congregazione delle Oblate dello Spirito Santo, conosciuta anche come le Suore di Santa Zita, è stata ufficialmente proclamata santa. La cerimonia di canonizzazione si è svolta ieri a San Pietro, dove Papa Francesco ha citato la nuova santa durante la liturgia e la messa. Il Pontefice, nel corso dell’Angelus, ha anche rivolto un saluto speciale alle suore Oblate, conosciute affettuosamente come “zitine”.

L’evento ha rappresentato un momento storico per la comunità religiosa e la città di Lucca. Circa 300 lucchesi, tra cui il sindaco Mario Pardini, hanno partecipato alla cerimonia in piazza San Pietro, giungendo a Roma con quattro pullman, mezzi propri e treni. La canonizzazione di Elena Guerra è stata resa possibile dal riconoscimento, lo scorso aprile, di un miracolo attribuito alla sua intercessione, completando così un processo iniziato nel 1959 quando Papa Giovanni XXIII la proclamò beata.

Nata a Lucca nel 1835 e morta nel 1914, Elena Guerra proveniva da una famiglia nobile e fin da giovane si dedicò alla Chiesa e alla diffusione dello Spirito Santo. Nel 1872, fondò una scuola per le figlie della borghesia lucchese e successivamente l’Istituto di Santa Zita. Tra le sue allieve più famose, vi fu anche la futura Santa Gemma Galgani. Elena Guerra mantenne uno stretto legame con Papa Leone XIII, al quale scrisse numerose lettere, promuovendo la devozione allo Spirito Santo.

Il corpo di Santa Elena Guerra riposa nella chiesa di Sant’Agostino a Lucca. Oggi a Roma verrà celebrata una messa di ringraziamento che si terrà nella Chiesa dei Lucchesi, vicino al Quirinale.

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Giornata missionaria mondiale 2024

Posté par atempodiblog le 17 octobre 2024

“Dio prima di tutto. Portare Gesù nel cuore delle persone, trasmettere loro l’amore per Lui e per la Vergine Maria”.

Serva di Dio Niña Ruiz Abad 

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Giornata missionaria mondiale 2024
Giornata missionaria mondiale, domenica 20 ottobre, sul tema “Andate e invitate al banchetto tutti” (cfr Mt 22, 1-14).

“La missione di portare il Vangelo ad ogni creatura deve avere necessariamente lo stesso stile di Colui che si annuncia. Nel proclamare al mondo «la bellezza dell’amore salvifico di Dio manifestato in Gesù Cristo morto e risorto» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 36), i discepoli-missionari lo fanno con gioia, magnanimità, benevolenza, frutto dello Spirito Santo in loro (cfr Gal 5,22); senza forzatura, coercizione, proselitismo; sempre con vicinanza, compassione e tenerezza, che riflettono il modo di essere e di agire di Dio”. (Papa Francesco)

Affermiamo l’importanza della preghiera per la Chiesa tutta in tutte le dimensioni della sua missione. Chiedo che tutti, grandi e piccoli, possano sperimentare la bellezza di un battesimo vivo, fervente ed efficace, capace di far innamorare o rinnamorare del Vangelo di Gesù: Maria Santissima Madre della Misericordia interceda per tutte le nostre necessità missionarie e ci spinga fino ai confini della terra.

Mons. Nazzareno Marconi

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Acutis, la mamma: “Mio figlio esempio di pace per questo mondo in guerra”

Posté par atempodiblog le 12 octobre 2024

Acutis, la mamma: “Mio figlio esempio di pace per questo mondo in guerra”
Oggi la memoria liturgica del beato ragazzino che ha speso la sua vita amando l’Eucaristia e servendo gli altri. Iniziative in tutto il mondo con orazioni e novene. Al santuario della Spogliazione, dove riposa il suo corpo, in serata la santa messa celebrata dall’arcivescovo di Assisi- Nocera Umbra- Gualdo Tadino
di Federico Piana – Vatican News

Acutis, la mamma: “Mio figlio esempio di pace per questo mondo in guerra” dans Apparizioni mariane e santuari Antonia-Salzano

È un giorno speciale, quello di oggi. Speciale perché tutta la Chiesa festeggia la memoria liturgica del beato Carlo Acutis, il ragazzino salito agli onori degli altari dopo una breve vita spesa a servire gli altri e ad amare l’Eucaristia e la Chiesa. Speciale perché in tutto il pianeta, in queste ore, non si contano parrocchie e cappelle nelle quali, in suo onore, si celebrano messe e recitano rosari o si sono svolte novene in preparazione della festa.

Messe e musica
Nel santuario della Spogliazione di Assisi, dove il suo corpo riposa tra le orazioni e le invocazioni di mezzo mondo, le iniziative per celebrarlo e ricordarlo sono cominciate quattro giorni fa con momenti di preghiera e riflessione, musica e addirittura una tavola rotonda sul disagio giovanile. Questa mattina nella chiesa del santuario, la messa celebrata da fra Simone Calvarese, ministro provinciale della Provincia serafica dei frati minori cappuccini e in serata quella presieduta da monsignor Domenico Sorrentino, arcivescovo di Assisi —Nocera Umbra — Gualdo Tadino e vescovo di Foligno. Sempre nel santuario della Spogliazione, le note e le preghiere serali in un concerto di Martín Valverde, noto musicista di lingua spagnola.

“Bello ricordare il suo legame con Maria”
La decisione di far cadere la memoria liturgica in questa giornata non è stata presa solo per ricordare la sua dipartita verso il Cielo che si è consumata il 12 ottobre del 2006, quando Carlo aveva appena 15 anni: «Oggi in Spagna si festeggia la Madonna del Pilar ed in Brasile quella di Aparecida ed è bello notare questo legame tra Carlo e Maria che lo ha caratterizzato tutta la vita» spiega ai media vaticani Antonia Salzano, mamma di questo testimone appassionato di Cristo che verrà canonizzato durante il Giubileo del 2025.

Devozione senza confini
E se ieri sera anche la diocesi di Milano lo ha voluto ricordare con una celebrazione eucaristica nella chiesa di Santa Maria Segreta che Carlo frequentava quotidianamente — e dove ha potuto maturare una delle frasi più celebri e profonde «l’Eucaristia è la mia autostrada per il Cielo» — si deve prendere felicemente atto che la devozione al beato ha travalicato ogni confine. «Dal Giappone alla Cina, dall’India all’Africa, dagli Stati Uniti all’Australia: in tutti i continenti pregano e si rivolgono a Carlo» dice la mamma che non smette di pensare a come la mostra sui miracoli eucaristici ideata da suo figlio per il web stia ora continuando a sbarcare in moltissime parrocchie di ogni angolo della Terra, solo negli Usa se ne contano migliaia alle quali vanno aggiunti 100 campus universitari. «Sicuramente mio figlio sarà contento perché ripeteva spesso che lo addolorava vedere quelle immagini che mostravano file interminabili ai concerti e sedie vuote davanti ai tabernacoli».

Le molte conversioni
Antonia Salzano non tiene più conto neanche delle notizie dei presunti miracoli e conversioni che stanno inondando l’associazione Amici di Carlo Acutis che lei ha fondato per supportare la causa di canonizzazione: «Arriva una lettera al giorno. Non so sei siano davvero miracoli o conversioni. Scrivono da tutto il mondo persone che avevano problemi gravi e che rivolgendosi a Carlo li hanno risolti: molte donne che non potevano avere bambini, coppie che si stavano separando. Ma anche gente che dichiara di essere guarita da tumori. Certo, non possiamo certificarli ma possiamo prendere atto di una cosa: le segnalazioni sono sempre più in aumento». In questa giornata in cui non c’è nazione dove non si commemori il beato ragazzino, sua mamma indica Carlo anche come un esempio di pace per un mondo dilaniato dalle guerre: «Lui amava tutti, non faceva distinzione di provenienza e religione. Al suo funerale, la Chiesa era gremita, anche fuori, di clochard, extracomunitari, gente di ogni razza. Carlo non dava peso alle differenze, guardava tutti con gli occhi del Signore». Il mondo dovrebbe annotare. E prendere esempio.

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Sant’Alessandro Sauli e Carlo Acutis

Posté par atempodiblog le 11 octobre 2024

La pesca del santo/ Un compagno nella vita di Carlo
Sant’Alessandro Sauli e Carlo Acutis

Sant'Alessandro Sauli e Carlo Acutis dans Amicizia Carlo-Acutis

“Chi combina le combinazioni?”. (San Pio da Pietrelcina)

Sabato 7 ottobre 2006. [...] Sulla soglia della clinica i miei pensieri giravano vorticosi. Mentre due infermieri portavano Carlo dentro la clinica, infatti, mi girai d’istinto per guardare dalla parte opposta della strada. Notai la chiesa dei padri Barnabiti dove sono custodite le reliquie di sant’Alessandro Sauli. Conoscevo bene quella chiesa, ma quella mattina mi sentii come attratta da essa. Qualcosa mi disse: girati, guarda là. Immediatamente ne compresi il motivo, Sant’Alessandro Sauli era casualmente divenuto quell’anno compagno nella vita di Carlo.

Ogni 31 dicembre a Milano, infatti, si usa fare “la pesca del santo”. Si dice che il santo che uscirà accompagnerà in modo speciale, per tutto l’anno, la persona che lo ha “pescato”. Quell’anno gli capitò sant’Alessandro Sauli, un vescovo barnabita, vissuto nel 1500, patrono dei giovani, la cui festa cade l’11 ottobre, un giorno che rimarrà scolpito per sempre anche nella storia del mio Carlo. Mi colpì che quella chiesa si trovasse proprio di fronte alla De Marchi. Istintivamente lo affidai a sant’Alessandro ed entrai in clinica. [...]

Domenica 8 ottobre. All’alba mi recai a Messa nella chiesa dei padri Barnabiti per chiedere l’intercessione del Signore e della Vergine Santissima. Pregai anche sant’Alessandro Sauli. Ho imparato grazie a Carlo che i santi sono sempre presenti. Poco dopo rientrai in clinica. Mi permisero di vedere Carlo. Era ancora sotto il suo scafandro, sempre sofferente. Mi confidò che non era riuscito a dormire granché. Poco dopo, il medico che lo seguiva decise di chiedere il trasferimento all’ospedale San Gerardo di Monza, dove esiste un centro specializzato per quel tipo di leucemie. Ci portarono nel reparto di ematologia pediatrica, all’undicesimo piano, dove ci avevano riservato la stanza numero undici. [...]

Mercoledì 11 ottobre. Clinicamente i medici lo considerarono morto quando il suo cervello cessò ogni sua attività vitale. Erano le 17.45 dell’11 ottobre del 2006. L’11 ottobre, lo stesso giorno in cui morì il suo santo dell’anno, Alessandro Sauli.
[...] I medici decisero di non staccare il respiratore finché il cuore non avesse smesso di battere da solo. Per questo motivo ci rimandarono a casa dicendoci che ci avrebbero telefonato non appena il cuore avrebbe cessato ogni sua pulsazione.

Giovedì 12 ottobre. Quando il sacerdote diede la benedizione finale dicendo «la Messa è finita, andate in pace», per pura coincidenza le campane della chiesa iniziarono a suonare a festa. Sembrò a molti come se Carlo volesse renderci partecipi della festa che in Cielo con il suo arrivo era appena iniziata.

Ci venne data la notizia che il cuore di Carlo aveva smesso di battere alle 6.45 del 12 ottobre, vigilia dell’ultima apparizione della Madonna a Fatima. Per noi non fu un caso quella coincidenza. Avevamo perso l’unico figlio, un dolore immenso, ma ci sosteneva la speranza che non era scomparso definitivamente dalle nostre vite, anzi, che sarebbe stato vicino a noi più di prima e che ci attendeva per una vita migliore. [...]

Tratto da: Il segreto di mio figlio. Perché Carlo Acutis è considerato un santo, di Antonia Salzano Acutis con Paolo Rodari. Ed. PIEMME

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Un milione di bambini prega il Rosario – 18 ottobre 2024

Posté par atempodiblog le 10 octobre 2024

Un milione di bambini prega il Rosario  18 ottobre 2024
di Aiuto alla Chiesa che Soffre

“Quando un milione di bambini pregherà il Rosario, il mondo cambierà”. (San Pio da Pietrelcina)

Un milione di bambini prega il Rosario – 18 ottobre 2024 dans Articoli di Giornali e News Un-milione-di-bambini-recita-il-Santo-Rosario

Il 18 ottobre 2024 bambini di tutto il mondo si uniranno nella recita del Rosario nell’ambito della campagna di preghiera “Un milione di bambini prega il Rosario”, organizzata da Aiuto alla Chiesa che Soffre. Questa iniziativa, che si svolge ogni anno, nel 2023 ha superato il milione di bambini registrati, un segno tangibile della potenza della preghiera.

Papa Benedetto XVI già nel 2008 sottolineava l’importanza del Rosario con queste parole:

“Il Santo Rosario non è una pia pratica relegata al passato… Il Rosario sta conoscendo quasi una nuova primavera. Questo è senz’altro uno dei segni più eloquenti dell’amore che le giovani generazioni nutrono per Gesù e per la Madre sua Maria”.

Il Santo Rosario è una potente preghiera che continua a ottenere grazia e pace per tutto il mondo. La Vergine Maria, attraverso la recita del Rosario, ci aiuta a mettere Cristo al centro della nostra vita, seguendo così il Suo esempio di vita.

Aiuto alla Chiesa che Soffre incoraggia bambini e famiglie a unirsi a questa grande iniziativa di preghiera. I benefici di questa supplica sono profondi, sia per chi recita il Rosario, sia per il mondo intero che oggi è provato da guerre e persecuzioni.

Un-milione-di-bambini-recita-il-Rosario dans Cardinale Mauro Piacenza

Come partecipare?
E’ molto semplice, basta scaricare i materiali di preghiera qui e distribuirli.
Invitiamo famiglie, parrocchie, scuole e gruppi di preghiera a organizzare incontri il 18 ottobre coinvolgendo il maggior numero possibile di bambini.
Dopo aver fatto conoscere l’iniziativa tramite social media, mezzi di comunicazione o passaparola, è possibile far sapere ad ACS Italia cosa hai organizzato, e quanti bambini si sono uniti sotto il manto amorevole di Maria, inviando un’e-mail a serviziobenefattori@acs-italia.org

Il Presidente di ACS Internazionale, Cardinale Mauro Piacenza, e l’Assistente Ecclesiastico internazionale, Padre Anton Laesser CP, hanno scritto una lettera speciale per tutti coloro che si uniranno alla preghiera (Leggi la lettera completa qui).

Progetti per bambini in Libano, Sud Sudan, Cuba e Uruguay
Oltre alla preghiera, quest’anno vogliamo insegnare ai bambini la bellezza del donare agli altri. In occasione dell’iniziativa di ottobre, ACS ha lanciato due progetti importanti:

1. Sostegno per l’acquisto di materiale scolastico per i bambini in Libano.
Aiutiamo i bambini libanesi a ricevere tutto il necessario per la scuola; per contribuire clicca qui.

2. Bibbie per bambini in Sud Sudan, Cuba e Uruguay.
Sosteniamo la stampa e distribuzione di Bibbie per bambini in questi Paesi; per informazioni e per donare clicca qui.

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“Pensate che gli angeli siano lenti come gli aeroplani?”

Posté par atempodiblog le 10 octobre 2024

“Pensate che gli angeli siano lenti come gli aeroplani?”
Fonte: Fermenti Cattolici Vivi
Tratto da: Radio Maria

“Pensate che gli angeli siano lenti come gli aeroplani?” dans Amicizia San-padre-Pio-da-Pietrelcina

Padre Pio cercava sempre di inculcare nei suoi figli spirituali l’amore verso gli angeli custodi che, fin dalla nascita, illuminano, custodiscono e governano la creatura umana.

Dall’angelo custode riceveva spesso preziosi servigi. A lui affidava poi numerosi incarichi che riguardavano il suo ministero sacerdotale. Per aiutare, in caso di bisogno, i suoi figli spirituali lontani, mandava sempre l’angelo custode.

Un giorno, l’inglese Cecil Humpherey-Smith, noto figlio spirituale di Padre Pio, mentre era in Italia ebbe un incidente d’auto e fu ferito gravemente. Un amico, vedendolo in pessime condizioni, andò all’ufficio postale e inviò un telegramma a Padre Pio chiedendo preghiere per Cecil. Quando consegnò il telegramma allo sportello, il postino gli diede un altro telegramma a lui indirizzato, proveniente da San Giovanni Rotondo. Con esso Padre Pio assicurava le sue preghiere per la guarigione di Cecil Humpherey-Smith.

Passò qualche mese prima che Cecil potesse viaggiare. Appena fu guarito, con l’amico si recò a San Giovanni Rotondo per ringraziare Padre Pio.

Giunti al convento, incontrarono il venerato padre, lo ringraziarono per le sue preghiere e, al fine di soddisfare la loro curiosità, chiesero a Padre Pio come fosse venuto a conoscenza dell’incidente e come avesse fatto a inviare loro così rapidamente il suo telegramma di rassicurazione.

Padre Pio con un largo sorriso sulle labbra disse: “Pensate che gli angeli siano lenti come gli aeroplani?”.

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Il Papa: «Maria, intercedi per il nostro mondo in pericolo»

Posté par atempodiblog le 7 octobre 2024

Il Papa: «Maria, intercedi per il nostro mondo in pericolo»
La preghiera del Rosario davanti all’icona della Salus Populi Romani, a Santa Maria Maggiore, davanti ai tanti conflitti che minacciano il mondo. «Ridestaci dal torpore che ha oscurato il nostro cammino e disarma i nostri cuori dalle armi della violenza»
di Roberta Pumpo – RomaSette

Il Papa: «Maria, intercedi per il nostro mondo in pericolo» dans Articoli di Giornali e News saluspopuliromani

Un’accorata supplica alla Vergine Maria affinché ottenga la conversione degli «animi di chi alimenta l’odio», ponga fine al «rumore delle armi che generano morte», estirpi «la violenza che cova nel cuore dell’uomo» e ispiri nei governanti «progetti di pace». È quella rivolta da Papa Francesco ieri pomeriggio, 6 ottobre, nella basilica di Santa Maria Maggiore al termine di un intenso momento di preghiera in cui ha presieduto la recita del Rosario per la pace. Bergoglio, come più volte fatto in passato, torna a invocare la Madre chiedendole di accogliere «il grido» dell’umanità. «Intercedi per il nostro mondo in pericolo» ha implorato volgendo lo sguardo verso l’icona della Salus Populi Romani sistemata sull’altare, pensando ai tanti, troppi conflitti che minacciano sempre più il mondo. Dal Medio Oriente, dove la guerra è divampata esattamente un anno fa coinvolgendo nelle ultime settimane anche Libano e Iran, all’Ucraina, martoriata da oltre due anni e mezzo di combattimenti, agli innumerevoli focolai di violenze nel mondo. Ieri mattina, al termine della preghiera dell’Angelus, Bergoglio aveva già reiterato gli appelli per l’immediato cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi israeliani sequestrati un anno fa.

La basilica era gremita di fedeli, assiepati dietro alle transenne che circondavano la basilica già dalle prime ore del pomeriggio. Nelle prime file circa venti cardinali, numerosi vescovi e membri del Sinodo dei vescovi, impegnati in questi giorni nella XVI assemblea generale. Tra i presenti anche Baldo Reina, da ieri vicario generale per la diocesi di Roma e prossimo a ricevere la berretta cardinalizia nel concistoro dell’8 dicembre, come annunciato dal pontefice al termine dell’Angelus.

All’inizio del momento di preghiera un bambino e una bambina hanno deposto per conto del Papa delle rose bianche e un cero votivo davanti all’icona della Salus Populi Romani, cara ai romani, che la considerano protettrice della città, e a Bergoglio, che si reca nella basilica liberiana a renderle omaggio prima e dopo ogni viaggio apostolico. Rivolgendosi a Maria, Regina della Pace, ha implorato che il suo sguardo amorevole fosse rivolto su tutti coloro che soffrono. «Tergi le lacrime sui volti sofferenti di quanti piangono la morte dei propri cari», ha detto, aggiungendo subito, a braccio, «dei propri figli. Ridestaci dal torpore che ha oscurato il nostro cammino e disarma i nostri cuori dalle armi della violenza» ha proseguito richiamando la profezia di Isaia, che immagina un mondo in cui le spade diventeranno aratri e le lance falci, segnando la fine di ogni guerra.

Nella preghiera, recitata prima della benedizione finale, Francesco ha poi ricordato le numerose prove che la vita ha riservato anche alla Vergine madre di Gesù, sottolineando la sua audacia nel rispondere con amore alla chiamata di Dio. Ha tracciato un parallelo tra i momenti più difficili vissuti da Maria – dalla sua prontezza nell’aiutare Elisabetta alla sua partecipazione silenziosa e forte durante il Calvario, fino al coraggio con cui sostenne i discepoli nel Cenacolo – e le difficoltà che il mondo oggi affronta, chiedendo a lei la stessa forza e di intercedere per l’umanità.

Ha pregato la Regina della Pace di rivolgere il suo «sguardo materno a questa famiglia umana, che ha smarrito la gioia della pace e ha perso il senso della fraternità. Madre intercedi per il nostro mondo in pericolo – ha proseguito -, perché custodisca la vita e rigetti la guerra, si prenda cura di chi soffre, dei poveri, degli indifesi, degli ammalati e degli afflitti, e protegga la nostra Casa comune».

La preghiera continua oggi, 7 ottobre, a un anno dall’attacco terroristico di Hamas a Israele. Una giornata che Francesco ha voluto dedicare alla preghiera e al digiuno per la pace, in ogni angolo del mondo. Un appello raccolto, oltre che dalla sua diocesi di Roma, anche dalle Chiese in Italia e non solo.

Divisore dans San Francesco di Sales

RECITA DEL SANTO ROSARIO
PER INVOCARE LA PACE
PREGHIERA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Basilica di Santa Maria Maggiore

O Maria, Madre nostra, siamo nuovamente qui davanti a te. Tu conosci i dolori e le fatiche che in quest’ora appesantiscono il nostro cuore. Noi alziamo lo sguardo a te, ci immergiamo nei tuoi occhi e ci affidiamo al tuo cuore.

Anche a te, o Madre, la vita ha riservato difficili prove e umani timori, ma sei stata coraggiosa e audace: hai affidato tutto a Dio, hai risposto a Lui con amore, hai offerto te stessa senza risparmiarti. Come intrepida Donna della carità, in fretta ti sei recata ad aiutare Elisabetta, con prontezza hai colto il bisogno degli sposi durante le nozze di Cana; con fortezza d’animo, sul Calvario hai rischiarato di speranza pasquale la notte del dolore. Infine, con tenerezza di Madre hai dato coraggio ai discepoli impauriti nel Cenacolo e, con loro, hai accolto il dono dello Spirito.

E ora ti supplichiamo: accogli il nostro grido! Abbiamo bisogno del tuo sguardo, del tuo sguardo amorevole che ci invita ad avere fiducia nel tuo Figlio Gesù. Tu che sei pronta ad accogliere le nostre pene vieni a soccorrerci in questi tempi oppressi dalle ingiustizie e devastati dalle guerre, tergi le lacrime sui volti sofferenti di quanti piangono la morte dei propri cari, dei propri figli, ridestaci dal torpore che ha oscurato il nostro cammino e disarma i nostri cuori dalle armi della violenza, perché si avveri subito la profezia di Isaia: «Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra» (Is 2,4).

Madre, rivolgi il tuo sguardo materno alla famiglia umana, che ha smarrito la gioia della pace e ha perso il senso della fraternità. Madre, intercedi per il nostro mondo in pericolo, perché custodisca la vita e rigetti la guerra, si prenda cura di chi soffre, dei poveri, degli indifesi, degli ammalati e degli afflitti, e protegga la nostra Casa Comune.

Invochiamo da te, Madre, la misericordia di Dio, tu che sei Regina della pace! Converti gli animi di chi alimenta l’odio, silenzia il rumore delle armi che generano morte, spegni la violenza che cova nel cuore dell’uomo e ispira progetti di pace nell’agire di chi governa le Nazioni.

Maria, Regina del santo Rosario, sciogli i nodi dell’egoismo e dirada le nubi oscure del male. Riempici con la tua tenerezza, sollevaci con la tua mano premurosa e dona a noi figli la tua carezza di Madre, che ci fa sperare nell’avvento di nuova umanità dove « … il deserto diventerà un giardino e il giardino sarà considerato una selva. Nel deserto prenderà dimora il diritto e la giustizia regnerà nel giardino. Praticare la giustizia darà pace…» (Is 32,15-17).

O Madre, Salus Populi Romani, prega per noi!

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La corona stretta fra le dita/ Il Rosario di Padre Pio

Posté par atempodiblog le 23 septembre 2024

“Amate la Madonna e fatela amare. Recitate sempre il suo Rosario”
La corona stretta fra le dita/ Il Rosario di Padre Pio
Tratto da: Ricordi e testimonianze, di padre Paolo Covino OFM cap. – Collana Testimonianze, 14 – Edizioni Padre Pio da Pietrelcina

La corona stretta fra le dita/ Il Rosario di Padre Pio dans Fede, morale e teologia San-Padre-Pio-da-Pietrelcina-dinnanzi-al-mosaico-della-Madonna-delle-Grazie

Sia quando ero studente sia da sacerdote, Padre Pio, nelle confessioni, mi ha sempre raccomandato di recitare il Rosario. Egli lo recitava continuamente, tutti i giorni. Aveva sempre la corona fra le mani o la sgranava nella pettorina. Raccomandava a tutti, con insistenza, la recita di questa pia pratica per ottenere grazie dalla Madonna ed aiuto contro le tentazioni. Il Padre recitava moltissimi Rosari al giorno.

Ripeteva ai suoi figli spirituali: «Amate la Madonna e fatela amare. Recitate sempre il suo Rosario e recitatelo bene, con devozione. Satana mira sempre a distruggere questa preghiera, ma non ci riuscirà mai. È la preghiera di Colei che trionfa su tutti. È la Madonna che ce l’ha insegnata, come Gesù ci ha insegnato il Pater noster».

Il Rosario, per Padre Pio, era l’arma per combattere il demonio e per arrivare al cielo. Gli fu chiesto quale eredità avrebbe lasciato ai suoi figli. Rispose: «Il Rosario». Alcuni uomini che ho visto col rosario in mano mi hanno detto: «Ce lo ha insegnato Padre Pio».

Il Padre ha chiuso gli occhi implorando dolcemente i nomi di Gesù e di Maria con la corona stretta fra le dita.

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La musica, strumento che guarisce le ferite interiori e apre i cuori

Posté par atempodiblog le 22 septembre 2024

La musica, strumento che guarisce le ferite interiori e apre i cuori

La musica, strumento che guarisce le ferite interiori e apre i cuori dans Articoli di Giornali e News La-musica-guarisce-le-ferite-del-cuore-Vietnam

Ho Chi Minh City (Agenzia Fides) – I bambini orfani della casa gestita dalle suore Missionarie della Carità nella diocesi di Phu Cuong, nel Sud del Vietnam, hanno potuto sperimentare che “la musica guarisce le ferite del cuore”, spiega all’Agenzia Fides p. Dominic Nguyen Van Lam, 40enne sacerdote che ha seguito una speciale iniziativa musicale con i bambini orfani alla periferia di Ho Chi Minh City.

“Sono bambini segnati dalla sofferenza e dalle privazioni della vita. La musica ha restituito loro fiducia e gioia di vivere, che si esprime nelle relazioni fra loro, nella relazione umana con gli insegnanti, nel rapporto con le suore, a volte difficile. La musica è stata e sarà uno strumento di crescita umana e spirituale, capace di rigenerare il circolo virtuoso dell’amore”, spiega il sacerdote, che ha coordinato il progetto “WYO4children”, all’interno della iniziativa “Suoni di fratellanza”, promossa dalla Fondazione World Youth Orchestra (WYO), quest’anno approdata in Vietnam grazie al sostegno della fondazione italiana “Cassa Depositi e Prestiti” e di altri sponsor.

Nell’ambito di una iniziativa di cooperazione culturale incentrata su elementi come la musica, il teatro e l’arte, sperimentati come strumenti di dialogo e di pace tra popoli e culture, il progetto ha offerto un sostegno concreto ai bambini orfani e abbandonati del Vietnam, “per sottolineare tre parole fondamentali nella vita: amicizia, fratellanza, pace” ha spiegato Adolfo Vannucci, presidente della Fondazione World Youth Orchestra.

E così nella “Home of Mother’s Love” di Binh Duong, dove circa 20 religiose si prendono cura di 80 bambini e ragazzi orfani abbandonati o con situazioni familiari difficili, tra i 5 e i 17 anni, i ragazzi hanno seguito seminari musicali per tutto l’anno, e hanno dato nei giorni scorsi un saggio finale delle abilità musicali raggiunte.

Padre Dominic oggi rimarca “il potere della musica, che ha favorito cambiamenti positivi nella vita dei bambini. Da quando hanno incontrato la musica e hanno iniziato a suonare uno strumento, sono più felici e i risultati si vedono anche nello studio scolastico. L’atmosfera della casa è diventata più gioiosa”.

“La musica – prosegue il sacerdote – costruisce l’amore reciproco: non solo questo cammino ha aiutato i bambini a essere più sensibili, a livello interiore e a livello di relazione col prossimo; ma ha aiutato anche me, i docenti e le suore a ritrovare la gioia dell’amore e della cura nel condividere il nostro tempo con loro”.

“Le missionarie della carità testimoniano quanto la vita dei fanciulli sia migliorata, soprattutto perché ora tutti sorridono. La musica è stata un mezzo per far recuperare il sorriso e l’apertura all’amore di Dio e del prossimo”, conclude.

Nella diocesi di Phu Cuong , dove vivono 165mila cattolici su oltre 4 milioni di abitanti, la comunità cattolica è molto attenta alle attività caritative e sociali, impegnandosi per le persone svantaggiate o indigenti, e offrendo borse di studio a studenti poveri, iniziativa che il Vescovo locale, Joseph Nguyen Tan Tuoc, ha voluto estendere alla “Home of Mother’s Love”, permettendo così ai bambini di frequentare la scuola gratuitamente. La Chiesa locale offre alloggio e cura i bambini di minoranze etniche provenienti da aree remote ed è impegnata a migliorare la loro vita materiale e spirituale. In tale cornice si è inserito il progetto “Wyo4children”.

La World Youth Orchestra, che ha 23 anni di attività musicale e sociale, è rappresentata in 75 paesi, ha 300 partner internazionali, tra università e conservatori, e ha coinvolto oltre 3.500 giovani musicisti di talento in tutto il mondo.

(PA) (Agenzia Fides 21/9/2024)

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Il cuore del Pastore e la fede del popolo

Posté par atempodiblog le 20 septembre 2024

Il cuore del Pastore e la fede del popolo
Il nulla osta per Medjugorje è stato possibile grazie al riconoscimento dei frutti positivi dell’esperienza spirituali vissuta in quel luogo e all’approccio pastorale del Papa
di Andrea Tornielli – Vatican News

Il cuore del Pastore e la fede del popolo dans Andrea Tornielli Gospa-Medjugorje

Il via libera ufficiale alla devozione e all’esperienza spirituale che ha avuto inizio a Medjugorje nel giugno 1981, quando sei ragazzi hanno raccontato di aver visto la Madonna, è stato possibile grazie agli abbondanti frutti positivi constatati in questa parrocchia visitata ogni anno da più di un milione di persone e in tutto il mondo: pellegrinaggi, conversioni, ritorno ai sacramenti, matrimoni in crisi che si ricostruiscono. È a questi elementi che ha sempre guardato Papa Francesco, fin quando era vescovo in Argentina: la pietà popolare che muove tante persone verso i santuari va accompagnata, corretta quando è necessario, ma non soffocata. Nel giudicare i presunti fenomeni soprannaturali bisogna sempre prestare attenzione proprio ai frutti spirituali. Corrisponde a questo sguardo del Successore di Pietro l’aver sganciato, grazie alle nuove norme pubblicate lo scorso maggio, il giudizio della Chiesa dalla più impegnativa dichiarazione di soprannaturalità. Quest’ultima potrà ancora esserci, ma non bisogna più attenderla per autorizzare culto, devozioni e pellegrinaggi, se non vi sono inganni o interessi nascosti, se i messaggi sono ortodossi e soprattutto si riscontrano tante esperienze positive.

Grazie al cuore di pastore di Francesco avviene dunque il pronunciamento su una delle apparizioni mariane più conosciute e più contrastate dell’ultimo secolo. Una decisione che non giunge a sorpresa. Già lo scorso maggio il cardinale Fernández, rispondendo a una domanda su Medjugorje, aveva detto: «Con queste norme pensiamo che sarà più facile andare avanti e arrivare a una conclusione». E non si tratta di un approccio inedito, come attestano le parole usate dall’allora cardinale Ratzinger nel libro intervista “Rapporto sulla fede”: «Uno dei nostri criteri è separare l’aspetto della vera o presunta “soprannaturalità” dell’apparizione da quello dei suoi frutti spirituali. I pellegrinaggi della cristianità antica si dirigevano verso luoghi a proposito dei quali il nostro spirito critico di moderni sarebbe talvolta perplesso quanto alla “verità scientifica” della tradizione che vi è legata. Ciò non toglie che quei pellegrinaggi fossero fruttuosi, benefici, importanti per la vita del popolo cristiano. Il problema non è tanto quello della ipercritica moderna (che finisce poi, tra l’altro, in una forma di nuova credulità) ma è quello della valutazione della vitalità e dell’ortodossia della vita religiosa che si sviluppa attorno a questi luoghi». Proprio Benedetto XVI, nel 2010, aveva affidato a una commissione guidata dal cardinale Ruini lo studio del fenomeno, e l’esito era stato favorevole.

La Nota intitolata “Regina della Pace” riconosce dunque la bontà dei frutti, presenta un giudizio complessivamente positivo dei tantissimi messaggi legati a Medjugorje che nel corso di questi anni sono stati divulgati, correggendo alcuni testi problematici e alcune interpretazioni che possono aver risentito dell’influenza soggettiva dei veggenti. A proposito degli ex ragazzi protagonisti del fenomeno, negli anni oggetto di controversie e anche di accuse, il documento chiarisce fin dalle prime righe che il nulla osta non implica un giudizio sulla loro vita morale e che in ogni caso i doni spirituali «non esigono necessariamente la perfezione morale delle persone coinvolte per poter agire». Al tempo stesso, proprio il fatto che sia stato concesso il nulla osta, sta a significare che non sono stati rilevati aspetti particolarmente critici o rischiosi, né tantomeno menzogne, falsificazioni o mitomanie.

La Nota del Dicastero valorizza i due nuclei centrali del messaggio di Medjugorje: quello della conversione e del ritorno a Dio e quello della pace. Quando il fenomeno ha avuto inizio e Maria si è presentata come “Regina della Pace”, nessuno poteva immaginare che proprio quelle terre sarebbero state teatro di cruenti scontri. Chi scrive è rimasto profondamente colpito, partecipando a un pellegrinaggio, dalle testimonianze degli amici e concittadini dei veggenti: persone che non erano in alcun modo implicate nelle apparizioni o nei messaggi, le quali, di fronte alle crudeltà della guerra che in quelle terre era stata combattuta anche tra vicini di casa, avevano saputo perdonare. E grazie alla loro esperienza di fede legata alle apparizioni di Medjugorje si erano riconciliati anche con chi si era macchiato di gravi violenze ai danni dei loro parenti. Un aspetto ben più “miracoloso” di tanti altri fenomeni di cui si parla attorno ai luoghi delle apparizioni.

L’autentico messaggio di Medjugorje, in fondo, sta in quei messaggi nei quali la Madonna relativizza sé stessa e invita a non andar dietro ai falsi profeti, a non cercare con curiosità notizie su “segreti” e previsioni apocalittiche, come si evince da un messaggio del novembre 1982: «Non andate in cerca di cose straordinarie, ma piuttosto prendete il Vangelo, leggetelo e tutto vi sarà chiaro».

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Il Pontefice in Asia un’immersione nelle Chiese “fuori dal centro”

Posté par atempodiblog le 4 septembre 2024

A colloquio con il cardinale coreano Lazzaro You Heung-sik
Il Pontefice in Asia un’immersione nelle Chiese “fuori dal centro”
de L’Osservatore Romano

Il Pontefice in Asia un’immersione nelle Chiese “fuori dal centro” dans Articoli di Giornali e News Papa-Francesco-Asia

Giusto dieci anni fa come vescovo di Daejeon fu tra i presuli che accolsero in Corea Papa Francesco, ospite attesissimo della sesta Giornata della gioventù asiatica, una vera e propria “Gmg” continentale. Oggi il cardinale Lazzaro You Heung-sik guida il Dicastero per il clero, ma il suo cuore di coreano accelera i battiti all’idea del Pontefice di nuovo pellegrino in Asia. Un continente immenso quanto le sue culture e le sue credenze religiose, nel quale radicare la fede è una sfida che procede per inculturazione e, afferma il porporato ai media vaticani, «si sviluppa attraverso nuovi linguaggi e nuovi modelli pastorali».

Come possiamo riassumere secondo lei il significato di questo viaggio apostolico?
Ritengo che il viaggio del Santo Padre in Asia confermi la sua passione per l’Estremo Oriente, che più volte ha manifestato parlando dei suoi primi anni di sacerdozio e del suo desiderio di essere missionario in quelle terre. Più in generale, questo viaggio attesta ancora una volta l’attenzione verso le “periferie”, che Papa Francesco ha spesso raccomandato quasi come una bussola per orientare il cammino di tutta la Chiesa. Si tratta di uno sguardo che non si chiude in sé stesso, che non riduce la bellezza e la fantasia del cristianesimo a un unico modo di pregare, di celebrare o di agire nella pastorale ma, al contrario, si allarga oltre i confini, si mette in ascolto di quanto avviene anche in terre e Chiese apparentemente “fuori dal centro”, lontane, ma ricche di vita e di spiritualità. Allo stesso tempo, una cifra importante di questo viaggio riguarda il tema della fraternità; arrivando in quei Paesi il Papa potrà immergersi in un mondo multiculturale, in terre e città in cui si mescolano e convivono persone, culture e tradizioni religiose antiche e diverse, in armonia. Così, Papa Francesco potrà confermare il popolo di Dio che incontrerà e, allo stesso tempo, portare alla luce questo esempio di fraternità e di condivisione in un mondo ancora lacerato da conflitti, guerre e discordie.

Indonesia dans Fede, morale e teologia

Quale il ruolo dell’Asia nel contesto della fede e del resto del mondo oggi?
L’Asia è un continente molto variegato. Il cammino della fede cristiana, da sempre “contaminato” da tante altre spiritualità e incarnato in una cultura così particolare, si sviluppa attraverso nuovi linguaggi, nuovi modelli pastorali e una specifica attenzione al dialogo tra le religioni, inteso anche come cammino unitario dell’umanità verso Dio e partecipazione al Suo progetto di salvezza. In questo senso l’Asia può aiutare anche la fede occidentale a rinnovarsi, a ritrovare vitalità attraverso una nuova evangelizzazione e a crescere nella consapevolezza della missione che noi cristiani abbiamo rispetto al mondo, alla società e alla costruzione di un futuro di pace.

Cosa significa annunciare il Vangelo in quell’area, in quelle terre?
Come sappiamo, da una parte il Vangelo si incarna nella cultura facendone il terreno proprio per poter germogliare e, quindi, accogliendola con benevolenza; allo stesso tempo, l’annuncio del Vangelo è sempre una sfida per la cultura e intende purificarla e accompagnarla in un cammino di crescita che la renda sempre più conforme al progetto di Dio e, quindi, più umana. In questo senso, annunciare il Vangelo in Asia significa confermare la gioia della fede che contraddistingue il popolo asiatico, radicata nella semina di molti missionari e testimoni del Vangelo, ma, contemporaneamente, il cristianesimo è chiamato ad affrontare alcune sfide di tipo culturale: penso specialmente ai giovani, che a volte si lasciano affascinare da modelli culturali e sociali troppo secolarizzati e improntati a una mentalità edonistica e consumistica; ma anche le questioni legate a taluni fenomeni più locali come la magia, la stregoneria, l’utilizzo della violenza come autodifesa, in alcuni casi il tribalismo e l’animismo. Senza dimenticare i problemi che riguardano i poveri, la famiglia e la custodia della vita. In generale, poi, l’aspetto più importante è dato senz’altro dalla testimonianza cristiana, come hanno insegnato sant’Andrea Kim, primo martire coreano, e tanti altri martiri asiatici: dove c’è testimonianza di vita c’è anche annuncio del Vangelo, perché prima delle parole e delle formule è anzitutto la nostra vita a dover manifestare la gioia del Vangelo, per diventare luce che illumina le tenebre del mondo.

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Nostra Signora della Misericordia di Pellevoisin: una devozione che fa bene

Posté par atempodiblog le 30 août 2024

Nostra Signora della Misericordia di Pellevoisin: una devozione che fa bene
Il Dicastero per la Dottrina della Fede ha dato il consenso all’arcivescovo di Bourges a emettere il decreto di “nihil obstat” relativo alla devozione legata al santuario mariano di questo piccolo comune francese, dove nel 1876 una povera domestica, Estelle Faguette, avrebbe avuto varie apparizioni della Vergine Maria
della Redazione di Vatican News

Nostra Signora della Misericordia di Pellevoisin: una devozione che fa bene dans Apparizioni mariane e santuari Nostra-Signora-di-Pellevoisin

“Sebbene non sia prassi corrente” del Dicastero per la Dottrina della Fede “esprimersi sul carattere soprannaturale o sull’origine divina dei fenomeni soprannaturali e dei presunti messaggi, le espressioni che Estelle ha presentato come provenienti dalla Vergine Maria hanno un valore particolare che ci permette di intravedere un’azione dello Spirito Santo in mezzo a questa esperienza spirituale”.

È quanto scrive il cardinale Victor Manuel Fernández in una lettera indirizzata all’arcivescovo di Bourges, in Francia, Jérôme Daniel Beau, e approvata da Papa Francesco giovedì 22 agosto, con cui si dà il consenso a procedere con il decreto proposto di “nihil obstat” (nulla osta) relativo a “Nostra Signora della Misericordia”, venerata nel Santuario di Pellevoisin, piccolo comune della Francia centrale, dove nel 1876 una povera domestica, Estelle Faguette, avrebbe avuto varie apparizioni della Vergine Maria.

Una devozione raccomandata
Il prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede afferma che non solo “non ci sono obiezioni dottrinali, morali o di altro tipo a questo evento spirituale” a cui i fedeli “possono dare il loro assenso in modo prudente” (Norme, art 22, 1), “ma che in questo caso la devozione, già fiorente, è particolarmente raccomandata per coloro che desiderano liberamente aderirvi”, in quanto vi si trova “un cammino di semplicità spirituale, di fiducia, di amore che farà un gran bene e che “sarà certamente un bene per tutta la Chiesa”.

La lettera di Estelle alla Vergine
Estelle nasce il 12 settembre 1843 da una famiglia molto povera. Per provvedere a sé e ai genitori fa prima la lavandaia e poi la domestica. Ammalatasi gravemente, è in pericolo di vita. A questo punto decide di scrivere un’accorata lettera alla Madonna per la sua guarigione perché possa continuare a mantenere i poveri genitori. Le sue parole – scrive il porporato – “colpiscono per la loro semplicità, chiarezza e umiltà. Estelle narra la sofferenza causata dalla sua malattia. Non si vanta di uno spirito cristiano di rassegnazione. Al contrario, spiega la sua resistenza interiore a una malattia che ha sconvolto il suo progetto di vita”. Ma alla fine si affida sempre alla volontà di Dio. Lei vuole solo aiutare il papà e la mamma con tutte le forze che le restano: “Questa dedizione generosa agli altri, questa vita che si usa per prendersi cura degli altri, è ciò che ha toccato di più il cuore della Madre” che “sa riconoscere tutto il bene che si nasconde dietro le nostre parole”.

La guarigione miracolosa
La giovane racconta che nel febbraio 1876, all’età di 32 anni, iniziano le prime apparizioni: alla quinta, come promesso da Maria, guarisce completamente. Estelle è molto chiara su quanto accaduto: la Vergine ha ottenuto la sua guarigione dal Figlio. Tutto è attribuito a Cristo, è Cristo che ha ascoltato l’intercessione di sua madre. Una guarigione – sottolinea il cardinale Fernández – “confermata come miracolosa dall’arcivescovo di Bourges, l’8 settembre 1893, con il consenso dell’allora Sant’Uffizio”.

Alcuni messaggi di Maria
Nei suoi messaggi Maria manifesta a Estelle tutta la sua vicinanza e tenerezza con parole d’incoraggiamento: “Non temere nulla, sei mia figlia”, “Se vuoi essere al mio servizio, sii semplice”, “Coraggio”, “Sarò invisibilmente accanto a te […] Non hai nulla da temere”, “Io scelgo i piccoli e i deboli per la mia gloria”. E poi le esortazioni ad avere pace: “Calma, figlia mia, abbi pazienza, avrai delle sofferenze, ma io sono qui”, “Vorrei che tu fossi ancora più calma […] Hai bisogno di riposarti”. Un invito rivolto anche alla Chiesa: “Nella Chiesa non c’è la calma che desidero”.

Una presenza silenziosa
Spesso – afferma il cardinale prefetto – “più ancora delle poche parole di Maria, ciò che colpisce è la sua presenza silenziosa, quei lunghi silenzi dove lo sguardo della Madre guarisce l’anima”. Scrive Estelle: “Mio Dio, com’era bella! Rimase a lungo immobile senza dire nulla […] Dopo questo silenzio, mi guardò; non so cosa provai; come ero felice!”, ” “Non mi disse nulla. Poi mi guardò con grande bontà e se ne andò”, “Mi guardava sempre sorridendo”, “Che bellezza e che dolcezza!”, “Che gentilezza nei suoi occhi e che misericordia!”.

Lo scapolare con l’immagine del Cuore di Cristo
“L’esperienza di Pellevoisin – prosegue il prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede – è mariana, ma allo stesso tempo è fortemente cristologica”. Così “la grande richiesta che la Vergine rivolge a Estelle è che diffonda lo scapolare con l’immagine del Cuore di Cristo, e il grande messaggio di Maria è l’invito a rivolgersi a quel Cuore amorevole del Signore”. Mostrando a Estelle lo scapolare del Sacro Cuore di Cristo, Maria dice: “I tesori di mio Figlio sono aperti da tempo […] amo questa devozione”.

Estelle accoglie questa richiesta di diffondere la devozione al Cuore del Signore. “Il Cuore di Cristo – afferma il cardinale – non è mai indifferente, si lascia toccare dalla nostra supplica sincera e amorevole, specialmente quando è la Madre che tocca il suo Cuore”. La vita di Estelle trascorre nell’umiltà tra molte prove, accuse e calunnie. Nel 1925 entra nel terz’ordine domenicano. Muore a Pellevoisin il 23 agosto 1929 a quasi 86 anni.

Le autorizzazioni dei Papi
Il porporato ricorda che vari Papi hanno autorizzato gesti di devozione legati a “Nostra Signora della Misericordia” conosciuta anche col titolo di “Madre tutta misericordiosa”: nel 1892 Leone XIII concede le indulgenze ai pellegrini che giungono a Pellevoisin e nel 1900 riconosce lo scapolare del Sacro Cuore. Benedetto XV nel 1915, ricevendo lo scapolare, afferma che “Pellevoisin è stata scelta dalla Santa Vergine come luogo speciale dove diffondere le sue grazie”. Nel 1922 viene autorizzata una Messa votiva alla Vergine, il 9 settembre, per la Parrocchia di Pellevoisin. Lungo tutti questi anni – afferma il cardinale Fernández – “molti bei frutti di fede e di carità” sono sbocciati in quanti hanno vissuto questa devozione.

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Desiderio di santità

Posté par atempodiblog le 27 août 2024

Desiderio di santità dans Citazioni, frasi e pensieri Zelia-Martin
28 agosto, nascita in Cielo di Zelia Guérin Martin

In una sua lettera Zelia così scrive alle figlie in collegio: “Bisogna servire bene il buon Dio, mie care figliolette e procurare di essere un bel giorno nel numero dei santi di cui oggi celebriamo la festa”.

In un’altra lettera scrive:  “Spero che Maria (la primogenita) sarà una buona ragazza, ma vorrei che fosse una santa, e vorrei santa anche te, Paolina mia. Anch’io vorrei farmi santa, ma non so da che parte incominciare; c’è così tanto da fare che mi limito al desiderio. Dico spesso durante la giornata: Mio Dio, come vorrei essere santa!”. 

Tratto da: Pellegrino a quattroruote, sulle strade d’Europa  di Padre Livio Fanzaga, ed. SugarCo

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