Posté par atempodiblog le 5 juillet 2009

Quando le nostre mani hanno sfiorato delle piante aromatiche, esse profumano tutto ciò che toccano; facciamo quindi passare le nostre preghiere per le mani della Santa Vergine ed Ella le renderà profumate.
di S. Giovanni M. Vianney – Curato d’Ars
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Posté par atempodiblog le 20 juin 2009
Il Santo Curato d’Ars

Lunghi momenti trascorsi davanti al tabernacolo, una vera intimità con Dio, un abbandono totale alla sua volontà, un viso trasfigurato … altrettanti elementi che colpivano quelli che lo incontravano e che lasciavano percepire la profondità della sua vita di preghiera e della sua unione con Dio. Per non parlare della sua grande gioia e della sua vera amicizia con Dio: «Vi amo, o mio Dio, e il mio solo desiderio è di amarvi fino all’ultimo respiro della mia vita». Un’amicizia che sottintende una reciprocità, come due pezzi di cera, precisava G. M. Vianney, che, una volta fusi insieme, non possono più essere separati né identificati; così succede alla nostra anima con Dio quando preghiamo.
Tratto da: annussacerdotalis.org
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Posté par atempodiblog le 2 avril 2009

Nella Francia delle chiese spogliate Giovanni Maria Vianney fu mandato in un villaggio dove, a detta del suo vescovo, a Dio si pensava ben poco. Eppure, quel paese di 230 anime si trovò come travolto da un turbine di decine di migliaia di pellegrini l’anno. Dall’una di notte si mettevano in coda, aspettando. Non era stato un seminarista brillante, faticava, l’ex contadino, col latino. Ma ripeteva, a messa, additando il tabernacolo: ‘Lui è qui’. E ne era così visibilmente certo, e raggiante, che la gente non chiedeva altro. Bastava. Era, davvero, la sola ricchezza che cercavano, in un povero prete.
di Marina Corradi – Avvenire
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Posté par atempodiblog le 21 mai 2008

Quando era seminarista, Giovanni Battista Vianney, il futuro santo Curato d’Ars, aveva enormi difficoltà con la scuola. Non riusciva a capire neppure le nozioni più semplici.
I superiori del seminario lo avevano rimandato a casa più volte. Ma lui caparbiamente insisteva. Aveva ormai 21 anni e sedeva in aula con ragazzi che avevano dieci anni meno di lui.
Uno di questi, undicenne, cominciò ad aiutarlo nello studio.
Giovanni Battista Vianney era molto grato al suo piccolo maestro, ma le difficoltà persistevano: non capiva, non ricordava, si smarriva, balbettava.
Il ragazzino si lamentò di questo con i compagni di scuola. Giovanni Battista Vianney lo sentì. Si alzò dal suo banco, si inginocchiò davanti al ragazzino e gli disse: « Perdonami perché sono così stupido ».
In un campo di grano, quasi tutte le spighe stavano curve verso terra.
Solo alcune avevano lo stelo ben diritto e fissavano con alterigia il cielo, i passanti e le loro compagne.
« Noi siamo le migliori » garrivano all’intorno.
« Non viviamo piegando lo stelo come schiave, davvero si può dire che dominiamo gli eventi e la situazione! ». Ma il vento, che conosce la vita meglio di tutti, sogghignò:
« Stanno ben dritte, certo… Perché sono vuote! ».
di Bruno Ferrero
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