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Le prove di Bernadette

Posté par atempodiblog le 10 avril 2013

Le prove di Bernadette
Tratto da: Loudes Magazine
Fonte:
Sanctuaires Notre-Dame de Lourdes

Le prove di Bernadette dans Lourdes 29440mq

Parlare di chi si era schierato contro Bernardetta, non è così difficile, c’è che l’imbarazzo della scelta. Salvo una sola eccezione, tutte le autorità si erano opposte, o quanto meno, esigevano la sua promessa di non tornare alla Grotta.
All’inizio furono i genitori, specialmente la mamma. Questa donna energica si chiedeva, ogni giorno, come fare per sfamare la famiglia. Aveva anche vissuto la vergogna del marito portato in prigione accusato ingiustamente di furto. Inutile aggiungere a questo problema, la fama di delirio
mistico o di macchinazione a cambio di un po’ di pubblicità o di soldi.
Nella scuola che Bernardetta inizia frequentare, per di più senza troppo esito, le Suore la spingono subito a mettere fine queste sue «carnevalate», parola usata nel momento giusto per il fatto che le apparizioni erano iniziate poco prima del Martedì Grasso.
Sono poi arrivate, quasi immediatamente, le contrarietà da parte delle autorità civili. Il Commissario di polizia, il Giudice e il Procuratore imperiale interrogano a più riprese e a lungo Bernardetta con l’intento di scoprire l’inganno nelle sue dichiarazioni. Cercarono di spaventarla, di minacciarle
la prigione. Addirittura il Prefetto, voleva far rinchiudere Bernardetta in un asilo psichiatrico. I giornali locali si erano dichiarati ostili.
Il parroco aveva proibito ai suoi vicari di recarsi alla Grotta e i primi incontri con Bernardetta non furono certo molto promettenti. Anzi il primo impatto, il 2 marzo, fu addirittura penoso. Fu solo il 25 marzo, quando finalmente Bernardetta ascoltò il nome della Signora e lo riferì al parroco che questi si convinse dell’autenticità delle apparizioni.
L’unico, all’inizio, a non ritenere Bernardetta una bugiarda, fu il cappellano della scuola, il rev. Pomian, quando lei gli aveva parlato il sabato 13 febbraio. Il 22 febbraio, giorno nel quale la Signora non apparve, Bernardetta si chiede: potrò continuare ad andare alla Grotta, dato che tutte le autorità glielo proibiscono? Il rev. Pomian la tranquillizza: «Nessuno te lo può impedire».
La contrarietà si materializza per alcune settimane per mezzo di una staccionata che impedisce di accedere alla Grotta. La staccionata non è rimasta lì a lungo, ma comunque non sono sparite altrettanto velocemente tutte le contrarietà. Anche in questo, Lourdes è davvero un segno del Vangelo. Ma è anche giusto non mettere in ridicolo l’atteggiamento delle autorità. Andiamo in ordine.
Preoccupati per quanto avrebbe potuto accadere, i genitori di Bernardetta hanno però sempre sostenuto che lei era sincera… fino ad acconsentire a lasciarla andare alla Grotta. Una volta il papà, e un altro giorno la mamma, l’hanno anche accompagnata dal Commissario di polizia.
Il 28 febbraio, Bernardetta si presenta davanti al Giudice che di nuovo minaccia di metterla in prigione. L’addetto municipale che era presente alla scena riferisce: «Allora una suora dell’asilo… la grassa, la superiora, è arrivata a risolvere il problema. Disse piangendo: ‘Vi prego, Signori, ridateci la bambina. Non la fate morire’».

Da parte delle autorità civili, il sindaco fa’ del suo meglio per calmare la situazione e acconsente, ma senza fretta, a compiere gli ordini del Prefetto, che vorrebbe far cessare i disordini pubblici… dato che in realtà non c’è alcun disordine. I dottori spediti dal Prefetto per stabilire se Bernardetta fosse una pazza, rispondono, con tutta onestà, che la salute mentale di Bernardetta non corre nessun rischio.
Pochi notabili prendono le difese di Bernardetta particolarmente dopo averla vista pregare alla Grotta. Tra questi, un dottore, molto infatuato del valore della Scienza. Il presidente del collegio forense, consigliere municipale, ritiene Bernardetta addirittura una «santa». Un giornalista di Pau osa, nel mese di marzo, parlare delle sue virtù di semplicità e naturalezza.
Anche il parroco non è così chiuso come poteva sembrare. Anche lui è un essere onesto. Si vede obbligato a costatare che la sua parrocchia sta vivendo una Quaresima eccezionalmente fervente. Non sa spiegarselo. Ne parla con il Vescovo, che però non gli da nessun ordine preciso. La sua sfuriata del 2 marzo di mattina, mostra soltanto una faccia della sua personalità. Ma, da quella sera stessa, è più calmo mentre interroga Bernardetta, e sono presenti anche i suoi vicari.
Semplicemente: come avremmo reagito noi stessi dinanzi ad avvenimenti così sorprendenti? E’ troppo facile, dopo i fatti, ritenere ridicoli e ottusi gli spiriti di quanti non hanno saputo vedere altro che illusioni nei gesti e nelle parole di Bernardetta. Chiediamoci: cosa avremmo pensato noi ascoltando le parole di Gesù e inoltre vederlo crocifisso?

Mons. Jacques Perrier
Vescovo di Tarbes e Lourdes

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Storia
Bernardetta ha avuto molta difficoltà a rispettare le disposizioni familiari o pubbliche che le volevano impedire di ubbidire a Colei che le era apparsa quell’11 febbraio 1858 e che le aveva chiesto di venire alla Grotta per quindici giorni. Per questo, dovrà anche affrontare degli interrogatori dei giudici. Dinanzi ad essi si sottomette alle loro richieste ma non cede sul rettificare il senso delle sue risposte, che venivano [volutamente] distorte: «Signore, avete cambiato tutto!». Bernardetta si era anche consultata con il suo confessore, il rev. Pomian, sul comportamento da tenere e la risposta era stata: «Nessuno può impedirti di andarci». Lei non è stata perciò una «disobbediente» e la Madonna l’ha premiata rivelandole il suo nome.

Dom Bernard Billet, monaco dell’abbazia Notre-Dame de Tournay (Hautes-Pyrénées)

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Esercizio pratico
Quale può essere il mio «sì» oggi?
La parola «accusatore» qui viene applicata al demonio, il calunnatore. E’ talmente vero che Gesù “deve” prometterci un «difensore», lo Spirito Santo. «L’accusatore dei fratelli», al quale Lui fa riferimento nell’Apocalisse (12,10), è l’avversario della libertà dell’uomo, colui che invidia il privilegio che abbiamo di far parte della vita divina, mediante il mistero dell’Incarnazione e la grazia dei sacramenti.
Analizziamo un po’ noi stessi: noi pure, e più di quanto crediamo, siamo strumentalizzati dall’accusatore, ci opponiamo al piano di Dio che si va realizzando negli altri, spesso con tutte le migliori intenzioni di questo mondo! «Non si tirano pietre se non sull’albero che porta frutti» dice un proverbio… Cosa avremmo fatto noi al tempo di Bernardetta? Saremmo stati forse migliori o peggiori di quelli che si erano schierati contro di lei?
E’ il momento di smettere di fare il gioco del «non so» contrariando in modo sterile al bene che lasciamo sfuggire; scegliamo di costruire, di essere «con» invece che «contro». Facciamo con Maria, la Madre di Dio la decisione del «sì» che feconda e che unisce. Quale può essere il mio «sì» oggi?

François Vayne

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Madre Vauzou e Bernadette
Una opposizione sottile e difficile per Bernardetta, sarebbe stata la sua maestra delle novizie: Madre Marie-Thérèse Vauzou. Era figlia di un notaio, tenuta molto in considerazione nella Congregazione, della quale diventerà poi Superiora Generale, per la sua educazione e il suo genere di sensibilità, era [o sembrava] in totale contrasto con Bernardetta. Fu molto dura con questa ragazza che aveva ricevuto tre segreti che non poteva svelare, al punto che le compagne giungevano a dire: «Che fortuna quella di non essere Bernardetta!».
Una frase la descrive: a un Padre gesuita che le racconta le meraviglie di Lourdes, nel 1878, lei [Suor Vauzou] osserva: «Ma sì! Io non ci capisco nulla. Se la Madre di Dio ha voluto scendere sulla terra, perché non ha scelto una religiosa virtuosa e istruita piuttosto che una ragazza ignorante e rozza!». Quando Roma richiederà che si approfondisca il caso della veggente, lei dirà: «Aspettate che io sia morta!». Morirà a Lourdes, il 15 febbraio 1907; e allora cominciarono le inchieste.
Quanto a Bernardetta, sostenuta dallo Spirito di Dio, dice unicamente: «Le devo moltissima riconoscenza per tutto il bene che ha fatto alla mia anima».

P. André Doze

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Attorno al mondo
Alcune riproduzioni della Grotta di Lourdes hanno provato anch’esse delle contrarietà. A volte a causa delle intemperie che le hanno distrutte. Per esempio, negli Stati Uniti, a  Menlo Park, in California, la grotta di Lourdes è crollata per un terremoto. Ma la statua della Madonna che era rimasta intatta, è ancora oggi su un piedestallo di pietra, segno della protezione divina verso la Madre. Purtroppo, il più delle volte sono gli uomini che si accaniscono contro le grotte di Lourdes. Così è avvenuto per la riproduzione fatta (dopo il loro viaggio di nozze a Lourdes) a un conte e la contessa, nel giardino della loro residenza di Palanga, in Lituania. Nell’epoca del comunismo, questa grotta era stata sconsacrata, anche se continuava ad essere un luogo di raduno e incontri dato che venivano organizzati concerti e rappresentazioni teatrali. Oggi, quella grotta, che ha di nuovo una statua della Madonna di Lourdes, è ritornato ad essere un luogo di preghiera, al centro del parco municipale. Anche a Gray, nella regione francese della Haute-Saône, una grotta di Lourdes era stata sconsacrata, con il pretesto che non era più nel giardino di una scuola privata, ma in un luogo  pubblico: ora è area di parcheggio per macchine.

P. Régis-Marie de La Teyssonnière

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Novena a Santa Bernadette

Posté par atempodiblog le 7 avril 2013

Novena a Santa Bernadette dans Libri Bernardette

Da tutti i santi, anche da Bernadette, ci viene un messaggio di alta e pacificante sapienza: nella sovrana libertà del suo Spirito creatore, Dio concede a ciascuno di noi quei doni che Lui sa appropriati e commisurati al nostro essere. Siamo tutti variamente privilegiati dal suo amore. Dentro un chiostro o sulle strade del mondo, è solo l’adesione totale a questo dono, solo la risposta d’amore a questo amore che ci viene incontro per primo ciò che dà senso alla nostra vita, ciò che sazia il nostro primario e inestinguibile bisogno di felicità.

Tratto da: Sui passi di Bernadette — Padre Livio Fanzaga

Freccia dans Viaggi & Vacanze  Novena a Santa Bernadette (dal 7 al 15 aprile)

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25 marzo del 1958: Maria rivelò di essere l’“Immacolata Concezione”

Posté par atempodiblog le 25 mars 2013

25 marzo del 1958: Maria rivelò di essere l'“Immacolata Concezione” dans Fede, morale e teologia Maria-della-Piccola-Lourdes

Non coglieremmo però tutto il valore dottrinale dell’affermazione di Maria di essere l’“Immacolata Concezione” se non tenessimo nella giusta considerazione il giorno scelto per tale rivelazione. Si tratta del 25 marzo, festa dell’Annunciazione del Signore. La Madonna spesso ci istruisce con un linguaggio simbolico. La scelta delle date non va considerata superficialmente, perché in alcuni casi può assumere il significato di un messaggio particolare. Mi ha molto colpito ad esempio la constatazione che la Madonna a Fatima abbia scelto di apparire il giorno 13, che è quello in cui, secondo il libro di Ester (cfr. Est 3,7), il popolo ebraico doveva essere sterminato, ma fu poi salvato dalla regina Ester, considerata dai Padri della Chiesa una figura profetica di Maria.
La festa dell’Annunciazione, in cui la Santa Vergine a Lourdes rivela di essere l’ Immacolata Concezione, ci richiama il mistero della divina maternità di Maria, la quale, accogliendo l’annuncio dell’angelo e pronunciando il suo “si” incondizionato, diviene la Madre di Dio. Con la semplice scelta del 25 marzo per rivelare il nome alla piccola veggente, la Madonna non solo conferma di essere l’Immacolata, ma ci dà anche la motivazione profonda per cui la Sapienza divina ha deciso di preservarla, fin dal primo istante del suo concepimento, dalla macchia del peccato originale. Maria è l’Immacolata, perché Madre di Dio. Non poteva essere sfiorata, neppure per un solo istante, dall’ombra del male colei che avrebbe dovuto ospitare nel suo cuore e nel suo grembo la stessa Santità divina, nella persona del Verbo Incarnato.
Quel giovedì 25 marzo, l’oscura grotta di Massabielle, simbolo di questo mondo immerso nelle tenebre del male, si è rischiarata della luce divina dell’Immacolata Concezione e della Madre di Dio. Lo splendore incontaminato di Maria è quello dell’Arca dell’alleanza che accoglie il Signore e lo porta fino a noi, donandocelo come nostro Salvatore.

dal libro «Sui passi di Bernadette» di Padre Livio Fanzaga

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Lourdes: Il Cielo si affaccia sulla Terra

Posté par atempodiblog le 11 février 2013

Lourdes: Il Cielo si affaccia sulla Terra dans Apparizioni mariane e santuari bernadettepiccolalourde

Nel 1858 quando la Madonna appare a Bernadette Soubirous, ella era talmente l’ultima del paese che più tardi dichiarò: “Se ci fosse stata sulla terra una persona più ignorante e più stupida di me, la Madonna avrebbe scelto quella!”. In Cielo i criteri di grandezza sono evidentemente molto diversi da quelli in vigore sulla terra: Maria lo sa e, proprio per questo, posa lo sguardo sull’ultima giovane di Lourdes.

“Bernadette n’etai qu’une paure idiote!” (“Bernadette non era altro che una povera idiota!”). Queste parole sarcastiche furono pronunciate da Émile Zola, un razionalista che combattè la verità di Lourdes in modo vergognosamente irrazionale fino a mistificare i fatti e ad offrire denaro, affinché alcuni dessero false testimonianze! Renè Laurentin, in venti anni di ricerca meticolosa, ha puntualmente ricostruito la vicenda di Lourdes e l’ha raccontata in tredici grossi volumi: chi vuole, può consultarli e documentarsi, rendendosi conto dell’onestà dell’affermazione del vescovo di Tarbes-Lourdes, Mons. Pierre-Marie Thèas: “Lourdes non ha bisogno che di verità!”.

Seguendo il resoconto quasi giornalistico di Renè Laurentin, riviviamo l’emozione dei fatti accaduti a Lourdes a partire dall’11 febbraio 1858.

Quel giorno, 11 febbraio 1858, era giovedì grasso e a Lourdes, come altrove, ci si preparava ad una serata di divertimento. Ma nella casa dei Soubirous non si respirava aria di festa: c’era freddo, fame, malattia…e il fuoco nel focolare era inesorabilmente spento per mancanza di legna.
Bernadette, sofferente di asma, esce di casa attorno alle ore 11 e, insieme alla sorella Toinette e ad una amica, si reca nel bosco lungo il Gave per cercare legna da ardere: per dare un po’ di tepore all’unica stanza nella quale abitavano sei persone: babbo, mamma e quattro figli! Nessuno avrebbe mai immaginato, che quell’11 febbraio 1858 sarebbe entrato nella storia e avrebbe trasformato Lourdes nella capitale mondiale dei pellegrinaggi.

Chi era Bernadette? Perché la Madonna ha posato il suo sguardo su questa sconosciuta fanciulla di una sperduta cittadina dei Pirenei? E’ necessario ricostruire le vicende della sua famiglia per cogliere tutto il profumo di Vangelo, che emana dalla scelta della Madonna.

Bernadette Soubirous nel 1858 aveva quattordici anni: era nata il 7 gennaio 1844. Quando nacque, fu accolta con tanta gioia perché era la primogenita di una coppia di sposi felice e coronava una storia d’amore nata da una disgrazia. Infatti il nonno materno di Bernadette, Giustino Castèrot, era morto il 1° luglio 1841, travolto da un carro agricolo sulla vita di Pouyferrè, lasciando sulle spalle della moglie Clara il mulino e sei orfani. Perso tragicamente il marito, la povera Clara pensò di maritare una figlia a un mugnaio, affinché l’uomo prendesse in mano le redini del mulino: e così Francesco Soubirous, di anni 34, sposa Luisa Castérot, di anni 17. Le nozze furono celebrate il 9 gennaio 1843 e l’anno dopo nacque Bernadette fra la gioia di tutti. Ma, una sera di novembre del 1844, la madre di Bernadette è vicina al fuoco per riscaldarsi. D’improvviso la candela di resina, appoggiata sul ripiano del camino, le cade addosso e i vestiti si incendiano e restano ustionati anche i seni, che perdono il latte. Bernadette allora viene affidata a Maria Lagües di Bartrès, alla quale è appena morto il bambino di 18 giorni: sarà il primo sfratto di Bernadette e tanti altri ne seguiranno… a causa delle disgrazie continue della sua sventurata famiglia.

Intanto papà Francesco, mentre batte la macina con il martello per renderla rugosa, a un tratto lancia un grido: una scheggia gli ha colpito l’occhio sinistro e l’ha privato per sempre di un occhio. Bernadette, nel frattempo, è tornata a casa, perché la nutrice è in attesa d’un nuovo bambino, mentre la mamma ha partorito un fratellino, che vivrà soltanto due mesi.

Però gli affari del mulino Boly vanno male: i coniugi Soubirous sono troppo buoni, si fidano della gente, rimandano i pagamenti… e così finiscono che si trovano pieni di debiti e sono costretti a trasferirsi in casa Laborde: Bernadette ha 10 anni. Francesco Soubirous va a fare il bracciante per sfamare la sua numerosa famiglia: nel frattempo, infatti, sono nati Antoinette nel 1846, Giovanni Maria nel 1851 e Giustino nel 1855. Intanto scoppia il colera. Anche Bernadette è colpita dal male: sopravvive, ma le resta una tremenda asma, che l’accompagnerà per tutta la vita.

Muore la nonna Clara e lascia una buona eredità ai Soubirous. Essi affittano un nuovo mulino, ma il contatto è un vergognoso imbroglio: Francesco, che è analfabeta, se ne accorge soltanto alla scadenza dell’anno, quando deve pagare una cifra enorme. Non ha i soldi e si ritrova ancora una volta in mezzo alla strada.

Per avere una “bocca in meno da sfamare”, i Soubirous si rassegnano ad affidare Bernadette alla zia Bernarda e poi di nuovo all’arcigna balia Maria Lagües, di Bartrès: Bernadette si sentirà come un pacco passato da una mano all’altra e ne soffrirà tantissimo. Intanto la sua famiglia non riesce a pagare l’affitto e viene sfrattata anche dal novo alloggio. Finiscono per andare a vivere nel ‘Cachot’, che era una cella di una prigione abbandonata! Ma per i Soubirous era un’ancora di salvezza, messa a disposizione dal cugino Andrè Sajous, che ebbe compassione di loro.

Racconta lo stesso Sajous: “La camera era scura e per niente sana. Nel cortile, dove si affacciava la finestra, c’erano le latrine che debordavano e rendevano il luogo veramente infetto: ci tenevamo il letame! Francesco Soubirous venne a chiedere la stanza a mio zio e insieme dicemmo: ‘Dal momento che sono in mezzo alla strada, bisogna alloggiarli!’. Erano miserabili: due poveri letti, uno a destra entrando e l’altro sulle stesso lato più vicino al camino. Mia moglie prestò loro qualche camicia: erano pieni di pidocchi! Spesso davo loro un po’ di pane, ma i piccoli non lo chiedevano mai: piuttosto sarebbero morti di fame”. Nonostante la disgrazia, i Soubirous avevano conservato una grande dignità e un grande amore, continuamente alimentato dalla preghiera. Racconta ancora il cugino, che abitava nel piano superiore della casa: “Quando giungeva la sera noi sentivamo che i Soubirous dicevano il Santo Rosario: pregavano tutti insieme, spesso senza aver mangiato, e la voce dei bambini si univa a quella dei genitori. Provavamo tanta emozione nel sentirli pregare così!”.

Intanto gli amici del mugnaio fallito prendono le distanze dal bracciante alla giornata: la povertà spesso cammina con l’umiliazione! E il 27 marzo 1857, a seguito di un furto di due sacchi di farina presso il panettiere Maisongrosse, l’accusa cade su Francesco Soubirous per il semplice motivo che era il più povero del paese. Come difendersi? Chi crede alla ragioni dei poveri? Francesco viene messo in prigione per alcuni giorni e così Luisa e i bambini conobbero anche questa umiliazione e versarono lacrime amare…continuando sempre a pregare.

L’11 febbraio 1858 la famiglia Soubirous viveva in questa drammatica situazione: avevano dormito nel pagliericcio per terra all’interno dell’umido e maleodorante ‘cachot’ e iniziavano una nuova giornata di fatica, di fame e di fede.

La Madonna si inserisce in questo contesto: i Soubirous sono sprofondati nella miseria, ma il cielo guarda verso di loro con sorprendente simpatia. Bernadette, quel giorno, spinta dalla necessità va a cercare un po’ di legna lungo il Gave e invece la Madonna cerca proprio lei: cerca la umanamente
sfortunata primogenita e non ancora ammessa alla prima Comunione all’età di ben quattordici anni!
Vengono in mente le chiarissime parole di Gesù: “E così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi” (Mt 20,16).

Tratto da: Lourdes: Il Cielo si affaccia sulla Terra del Card. Angelo Comastri

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E Bernadette diceva…

Posté par atempodiblog le 11 février 2013

E Bernadette diceva…
Tratto da: 30Giorni

E Bernadette diceva... dans Angeli bernadettepiccolalourde

Bernadette non ha lasciato quasi nulla di scritto, ma gli archivi del convento di Saint-Gildard a Nevers conservano gli atti del processo canonico e le testimonianze raccolte in quell’occasione tra le consorelle e tra quanti ebbero contatti con lei, soprattutto negli anni trascorsi al convento, tra il 1866 e il 1879. Sono ricordi, aneddoti, episodi, risposte impresse nella memoria degli interlocutori. Da questo eterogeneo materiale il convento di Saint-Gildard, grazie anche al lavoro di ricerca del teologo René Laurentin, ha ricavato un libretto, edito in Francia nel 1978 col titolo Bernadette disait… e tradotto di recente in italiano. Ne abbiamo tratto una piccola antologia, da cui emerge la personalità di Bernadette e il suo modo semplice e umanissimo di vivere la fede cristiana. Riportiamo le testimonianze nell’ordine cronologico in cui il libro le propone, accennando in alcuni casi al contesto dell’episodio descritto, per meglio facilitarne la comprensione.

LOURDES 1858-1866

1858

GENNAIO
Bernadette è pastorella a Bartrès.
«Dite ai miei genitori che qui m’intristisco. Desidero ritornare a Lourdes, per andare a scuola e prepararmi alla prima comunione».

IL PERIODO DELLE APPARIZIONI

21 FEBBRAIO
Dopo la seconda apparizione, uscendo dallo studio del commissario Jacomet:
«Che cosa ti fa ridere?» le chiedono.

«Il commissario tremava. Aveva sul berretto un fiocco che faceva tin-tin».

23 FEBBRAIO
«Fai correre un fiume di gente!»
«E perché vengono ? Non sono certo io che vado a prenderli!».

24 FEBBRAIO
«Come ti ha parlato? In francese o in dialetto?»
«Oh! questa è bella, volete che mi parli in francese? Credete che lo sappia io?».

25 FEBBRAIO
Nel corso della nona apparizione la si sente ripetere:

«Penitenza… Penitenza… Penitenza…».

Alla fine si registra questo dialogo:

«Ma che cosa ti ha detto?»
«Va’ a bere alla fontana e a lavarti»
«E l’erba che hai mangiato?»
«Anche questo mi ha domandato…»
«Che cosa ti ha detto?»
«Mangerai quell’erba che è là»
«Ma sono gli animali che mangiano l’erba!»
«E perché tutta questa agitazione oggi? Ieri Aquero mi aveva detto di baciare la terra come penitenza per i peccatori»
«Ma lo sai che ti credono pazza a fare di queste cose?»
«Per i peccatori».

25 MARZO
Bernadette si sveglia prestissimo e si veste:
«Devo andare alla grotta. Sbrigatevi se volete accompagnarmi»

«Ma ragiona, ti farebbe male…»
«Ormai sono guarita»
«Aspetta almeno che venga il sole!»
«No, devo andarci, e subito».

Alla grotta davanti all’apparizione:
«Signorina, vorreste aver la bontà di dirmi chi siete, per favore?».

Allontanandosi dalla grotta, Bernadette ride:
«Sai qualche cosa?»

«Non dirlo a nessuno, ma mi ha detto: “Sono l’Immacolata Concezione”».

27 MARZO
Esame medico da parte di tre dottori:
«Avete mal di testa alle volte?»

«No»
«Avete mai avuto crisi nervose?»
«Mai»
«La vostra salute sembra però precaria»
«Mangio, bevo e dormo benissimo».

Durante l’esame medico, a proposito della Vergine:
«Ma sì, la vedo come vedo voi. Si muove, mi parla, tende le braccia»

«Non hai paura quando vedi tanta gente attorno a te?»
«Non vedo niente attorno a me».

MAGGIO
Nuovo rischio di prigione per Bernadette:
«Non ho paura di nulla, perché ho sempre detto la verità».

4 GIUGNO
L’indomani della prima comunione di Bernadette,
Emmanuélite Estrade le chiede:
«Che cosa ti ha reso più felice: la prima comunione o le apparizioni?»

«Sono due cose che vanno assieme, ma che non possono essere paragonate. Sono stata molto felice di tutte e due».

16 LUGLIO
Ultima apparizione. Al cadere della sera,  Bernadette si sente
spinta verso la grotta:
«Che cosa ti ha detto?»
«Niente».

DOPO IL 16 LUGLIO, LE PROVE: L’ASSALTO DEI VISITATORI

28 AGOSTO
All’abate Fonteneau:
«Non vi obbligo a credermi, ma non posso che rispondervi dicendo quello che ho visto e udito».

«Allora, Bernadette, poiché la Vergine Santa ti ha promesso il cielo, tu non ti devi più occupare dell’anima tua?»
«Oh, padre, non andrò in cielo che comportandomi come si deve».

17 NOVEMBRE
Alla grotta, dopo l’interrogatorio della commissione ecclesiastica:
«Sono molto stanca!».


1859

MAGGIO
Marie de Cornuijer-Lucinière la interroga riguardo ai segreti:
«Li diresti al Papa?»

«Non ha bisogno di saperli».

1860

L’abate Junqua fa visita a Bernadette. Dopo due ore di colloquio le dice:
«Tornerò… Ricordatevi di me! Promettetemi di ricordarvi di me!»

«Oh, questo non ve lo prometto! Ne vedo tanti, e di tutte le specie».

7 DICEMBRE
Interrogatorio davanti a monsignor  Laurence,  vescovo di Tarbes:
«Non sembra un’idea degna della Madonna averti fatto mangiare l’erba»

«Mangiamo pure l’insalata!».

1861-1862

L’abate Bernadou vuol fotografare Bernadette per fissare sulla placca l’espressione che il suo volto poteva avere durante le apparizioni:
«No, non va. Non facevi quella faccia quando c’era la Madonna»

«Ma adesso non c’è!».

1864

Hanno fotografato Bernadette e si vendono le fotografie a un franco l’una…
«Trovi che ti vendono a un prezzo sufficiente, Bernadette?»

«Più di quanto valgo».

1866

Alla vigilia della partenza per Nevers, Justine, la figlia della sua balia, Marie Lagües, viene a trovare Bernadette:
«Non ti dispiace partire?»

«Quel poco tempo che siamo al mondo, bisogna impiegarlo bene».

NEVERS 1866-1879

Testimonianze delle consorelle e di persone che hanno incontrato Bernadette durante la sua permanenza nella casa madre della congregazione delle Suore della carità di Nevers, dal 1866 fino alla morte, avvenuta il 16 aprile 1879.

1866

LUGLIO
Suor Emilienne Duboé:
Bernadette mi fu affidata fin dal suo arrivo in noviziato, per abituarla… Ciò che la addolorava, era di non vedere più la grotta di Lourdes. «Se tu sapessi» mi disse «quello che ho visto di bello là». Avevo la tentazione di chiederlo, ma mi rispose che non poteva dire niente, che la madre maestra l’aveva proibito. Mi diceva: «Se tu sapessi quant’è buona la Madonna!».

Un giorno Bernadette mi fece notare che facevo male il segno della croce. Le risposi che certamente non lo facevo tanto bene quanto lei che lo aveva imparato dalla Madonna. «Bisogna farci attenzione» mi disse «perché vuol dire molto farsi bene il segno della croce».

Suor Charles Ramillon:
Il modo in cui si faceva il segno della croce mi colpiva profondamente; abbiamo cercato più volte di riprodurlo, ma senza risultato. Allora dicevamo: «Si vede bene che glielo ha insegnato la Madonna stessa».

Suor Emilie Marcillac:
Suor Marie-Bernard aveva una pietà dolce, semplice, senza niente di singolare. Era molto esatta, non mancava al silenzio, ma a ricreazione attirava per il suo brio. Non le piaceva la pietà caricata. Un giorno mi diceva ridendo, indicandomi una novizia che chiudeva sempre gli occhi: «Vedete suor X? Se non avesse una compagna che la conduce, le capiterebbe un incidente. Perché chiudere gli occhi, quando bisogna tenerli aperti?».

Durante le sue crisi d’asma, aveva degli assalti di tosse che le dilaniavano il petto; benché vomitasse sangue e soffocasse, non si lasciava mai sfuggire un lamento, un mormorio. La udivo soltanto pronunciare il nome di Gesù. Dopo aver detto: «Gesù mio!», guardava il crocifisso, e nei suoi occhi c’era qualche cosa di inesprimibile, ma che diceva tanto…

OTTOBRE
Suor Emilie Marcillac:
In ottobre, il 25, stette assai male… Si pensava che non avrebbe passato la notte… Grande fu la mia sorpresa l’indomani mattina, quando alle quattro e mezzo mi  avvicinai al letto per avere notizie; la credevo in agonia. Invece mi rispose con voce chiara: «Sto meglio, il Signore non mi ha voluta, sono andata fino alla porta e Lui mi ha detto: torna indietro, è troppo presto».

1867

MAGGIO
Suor Bernard Dalias:
Mi trovavo a Nevers da tre giorni, e mi dissi stupita di non conoscere Bernadette. La superiora che mi aveva accompagnata mi indicò una novizia, piccola, sorridente, che le stava vicino, e aggiunse: «Bernadette? Ma eccola qui!». Un’espressione impertinente mi sfuggì ed esclamai: «Tutto qua?». Mi rispose: «Proprio vero, signorina, tutto qua!». Posso dire che da allora mi dimostrò una grande simpatia.

Suor Brigitte Hostin:
Sono stata compagna di noviziato di suor Marie-Bernard; ho avuto questo privilegio per sette-otto mesi. Ho avuto modo di ammirare in lei una grande pietà, un umore sempre uguale – cosa rara –, una semplicità di bambina, e soprattutto una grande umiltà; questo – nel caso in cui fosse obbligata a rispondere alle lettere che le scrivevano alcuni grandi personaggi riguardo ai favori che la Madonna le aveva accordati – le faceva dire: «Se non fosse per obbedienza, non risponderei».

SETTEMBRE
Suor Joseph Caldairou ricorda alcune espressioni di Bernadette:
«Dio solo sa quanto mi costa dovermi presentare davanti ai vescovi, ai preti, alla gente del mondo».

«Non posso trovare bella nessuna madonna, dopo aver visto l’originale».

1868

Suor Charles Ramillon:
Un giorno, in mia presenza, una di noi le disse: «Avete fatto conoscere i segreti della Madonna alla madre generale?». «No». «E neppure alla madre maestra?». «Neppure». Allora io soggiunsi: «Ma se il Santo Padre ve li chiedesse?». Lei rispose: «Ci penserei».

NOVEMBRE
Comte Lafond:
Monsignor Chigi [nunzio apostolico in Francia, ndr] fece chiamare in parlatorio suor Marie-Bernard. «Figliola» le chiede «non hai avuto paura quando hai visto la Madonna?». «Oh, sì, monsignore, molta; ma solo la prima volta; poi, era così bella!».

1869

AGOSTO
Suor Bernard Dalias:

Una sola sua parola faceva del bene. A chi era nel dolore diceva: «Pregherò per voi».
Più volte l’ho sorpresa con il volto inondato di lacrime. La interrogavo con lo sguardo: «Oh» mi sussurrava, «rivedere la grotta, una sola volta, di notte, quando nessuno lo verrebbe a sapere…».
Ero incaricata di intonare il canto per l’offerta della ricreazione. Suor Marie-Bernard mi si avvicina un giorno, dopo la preghiera. «Qualche volta intonate» mi disse «“La vedrò un giorno questa Madre che amo”». E a questo punto i suoi occhi assunsero un’espressione di desiderio, di tristezza indefinibile, e vidi scendere due lacrime…
Bastava sentirle dire con piena convinzione: «Pregate per me, povera peccatrice, soprattutto all’ora della morte», per capire che si rendeva perfettamente conto di dover invocare l’effetto promessole dalla Vergine per la sua fedeltà.

Suor Emilienne Robert:
Parlava di correggerci dei nostri difetti, e le dissi che è difficile. Lei allora spalancò gli occhi e mi rispose vivacemente: «Ma come! Ricevere così spesso il pane dei forti e non essere più coraggiosa!».

OTTOBRE
Comte Lafond:
L’abate di M. le disse in mia presenza che arrivava da Lourdes e che aveva incontrato il padre Hermann e il signor Lasserre, tutti e due graziati del dono della vista. Suor Marie-Bernard aprì i suoi grandi occhi, fino allora abbassati. «Ho visto» soggiunse l’abate «la statua che hanno posto alla grotta. Ha le mani giunte così. È proprio così che la Madonna vi è apparsa?». «Sì, padre, ma quando mi ha detto: “Sono l’Immacolata Concezione” ha fatto così». E fece un gesto di una bellezza tale che ne fummo commossi fino alle lacrime. Ci sembrava di vedere una copia viva della Regina del Cielo, quando apparve sulla roccia di Massabielle.

Una signora di Nevers le chiese un giorno: «Non avete mai più rivisto la Vergine dopo le diciotto apparizioni?». Due lacrimoni le imperlarono le palpebre: fu la sola risposta.

Suor Cécile Pagès:
Dicevo a suor Marie-Bernard che molte persone erano guarite con l’acqua di Lourdes, dopo una novena.«Oh» disse, «la Vergine talvolta vuole che si preghi a lungo, e una persona è stata guarita soltanto dopo nove novene».

1870

APRILE
Suor Angèle (allora postulante):
Suor Marie-Bernard mi chiese: «Signorina, che cosa avete?». Le risposi: «Ho ricevuto adesso una brutta notizia: mamma è in fin di vita; forse a quest’ora è già morta». Suor Marie-Bernard mi disse con un sorriso che non dimenticherò mai e con il suo sguardo penetrante: «Non piangete, la Madonna la guarirà; pregherò per lei».

AGOSTO
Suor Madeleine Bounaix:
Il 15 agosto 1870, mi trovavo con lei all’infermeria San Giuseppe; mi aveva dato un frutto per la merenda; intanto parlavamo della festa del giorno e le dissi: «Sorella, pregherete per me oggi?». «Sì, ma a una condizione: che anche voi lo farete per me. Abbiamo tutti bisogno di preghiere». Allora aggiunsi: «Quanto deve essere bella la festa in cielo, e quanto bella deve essere anche la Madonna». «Oh sì» disse «quando la si è vista non si può più essere attaccati alla terra!».

Qualche tempo dopo, suor Marie-Bernard ricevette una lettera di don Peyramale, parroco di Lourdes, nella quale c’era una fotografia della Basilica. Guardandola, mi chiese: «Conoscete Lourdes?». Alla mia risposta negativa, mi disse: «Tenete, ecco la foto della Basilica», e con il dito mi mostrava la grotta. Le chiesi: «Dove eravate quando vi apparve la Madonna?». Mi indicò semplicemente il posto. Soggiunsi: «È un ricordo assai dolce per voi, sorella». Prendendo un’aria grave, quasi triste, rispose: «Oh, sì! Ma non avevo nessun diritto a tale grazia».

DICEMBRE
Comte Lafond:
Suor Marie-Bernard… questa suora non è buona a nulla, eppure viene considerata come il tesoro di Saint-Gildard; la guardano come il palladio della città vescovile e si attribuisce a lei la salvezza durante l’invasione del 1870; i prussiani erano in tutti i dipartimenti vicini e quasi alle porte di Nevers. Il cavaliere Gougenot des Mousseaux che vide Bernadette a quell’epoca, le pose alcune domande: «Alla grotta di Lourdes, o in seguito, avete avuto qualche rivelazione relativa all’avvenire e ai destini della Francia? La Vergine non vi ha per caso incaricata di trasmettere avvertimenti o minacce per la Francia?». «No». «I prussiani sono alle porte: non vi mettono paura?». «No». «Dunque non c’è nulla da temere?». «Io non temo che i cattivi cattolici». «Non temete nient’altro?». «No, nulla».

1871

Madre Marie-Thér èse Bordenave:
Verso la fine del 1870 o all’inizio del 1871, c’erano ancora delle ambulanze in casa madre; un giorno si incendiò la farmacia; la novizia di turno ne fu talmente impressionata che per 24 ore soffrì di terribili dolori.  Suor Marie-Bernard, impietosita, disse a una suora, dopo aver esaurito tutte le medicine: «Provo a darle dell’acqua di Lourdes; pregate con me e fatelo con fervore». Lo fecero: qualche minuto dopo i dolori erano cessati.

PRIMA DI AGOSTO
Suor Madeleine Bounaix:
Ero colpita dalla sua rettitudine e dalla sua sincerità. Non credo che abbia mai mentito e a questo proposito, mi ricordo un episodio che ha confermato la mia opinione. Un giorno parlavamo di Lourdes e di Bartrès, e mi disse: «Non potete immaginare quanto fossi ignorante. Figuratevi che mio padre, venuto a trovarmi, mi vide alla guardia del gregge, assai triste. Poiché mi chiese la causa di questo, gli risposi: “Guarda un po’ le mie pecore, parecchie hanno la schiena verde”. E lui, ridendo: “È l’erba che hanno mangiato che risale sul dorso: forse morranno”. Io allora piansi a calde lacrime, e mio padre, vedendomi così addolorata, mi consolò e mi spiegò che era il marchio del commerciante cui le avevano vendute». Udendo questa storia, mi misi a ridere e le dissi: «Ma come? Eravate tanto ingenua da credere una cosa simile?». Mi rispose: «Cara mia, poiché non sapevo mentire, credevo a tutto quello che mi dicevano».

Un giorno parlavamo delle pratiche di pietà verso la Madonna. Le dissi che ce n’era una alla quale tenevo molto: recitare dodici Ave Maria in onore dei dodici privilegi della Madre di Dio. Mi rispose con un’aria felice e soddisfatta: «Continuate questa pratica, è assai gradita alla Madonna».

AGOSTO
Suor Vincent Garros, al secolo Julie Garros, amica d’infanzia di Bernadette:
A Lourdes c’era una congregata, conosciuta con il nome di signorina Claire, molto pia e da tempo sofferente. Al mio arrivo in casa madre, Bernadette mi chiese sue notizie, e io le dissi: «Non soltanto soffre con pazienza, ma dice anche queste parole, che mi sorprendono veramente: “Soffro molto, ma se non basta, che il Signore ne aggiunga ancora!”». Suor Marie-Bernard fece una riflessione: «È ben generosa; io non farei altrettanto. Mi accontento di quello che mi manda».

Le piaceva anche raccontarmi che del gregge che le era affidato, le piaceva in modo particolare un agnellino bianco. Quando era riuscita a farsi la sua cappellina nei campi, lui veniva a demolirla con una cornata; e quando guidava il gregge, l’agnellino prendeva la rincorsa e con una cornata sotto le ginocchia, la faceva cadere, cosa che la divertiva tanto. Per punirlo, Bernadette gli dava del pane con il sale, di cui era ghiotto.

Al noviziato, dicevo a Bernadette ammalata in infermeria: «Soffrite molto, vero?». Mi rispose: «Che vuoi? La Madonna me l’ha detto che non sarei stata felice in questo mondo, ma nell’altro».

Spesso consigliava di perdonare, di non dimenticare l’invocazione del Padre Nostro: «Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo…».
Mi disse anche: «Quando passi davanti alla cappella, se non hai il tempo di fermarti, incarica il tuo angelo custode di portare il tuo messaggio al Signore nel tabernacolo. Lo porterà e poi ti raggiungerà di nuovo».

Credo che Bernadette meditasse sui misteri, perché un giorno in cui le dissi che non riuscivo a pregare, a meditare, mi suggerì questo mezzo: «Trasportati al Monte degli Olivi o ai piedi della croce, e rimani là: il Signore ti parlerà e tu lo ascolterai». Talvolta le dicevo: «Ci sono stata, ma il Signore non mi ha detto niente». Tuttavia, continuavo a pregare.

Le dissi un giorno: «Come potete rimanere così a lungo in azione di grazia?». Mi rispose: «Penso che è la Madonna che mi dà Gesù Bambino. Lo prendo. Gli parlo e lui mi parla».

So che, tra i santi, Bernadette aveva una devozione particolare per san Giuseppe. Ripeteva queste invocazioni: «Fatemi la grazia di amare Gesù e Maria come vogliono essere amati. San Giuseppe, pregate per me. Insegnatemi a pregare». E a me diceva: «Quando non si riesce a pregare, ci si rivolge a san Giuseppe».

Mi diceva anche: «Quando sei davanti al Santissimo, da una parte hai vicino la Madonna che ti ispira quello che devi dire al Signore, e dall’altra il tuo angelo custode che prende nota delle tue distrazioni».

Diceva: «Dobbiamo ricevere bene il Signore abbiamo tutto l’interesse di fargli buona accoglienza, un’accoglienza amabile, perché allora deve pagarci l’affitto».

Mi diceva che prima di compiere qualsiasi azione, bisogna purificare l’intenzione. Le osservavo che era difficile. Mi rispose: «Bisogna farlo, perché si agisce meglio e costa meno».

Diceva: «Se lavori per le creature, non avrai ricompensa e ti stancherai molto di più».
Un’altra volta all’infermeria mi disse: «Ti darò una buona merenda». C’era della frutta sciroppata. Me la porge e mi dice: «Oggi è sabato, non ne mangeremo; faremo questa piccola mortificazione per la Madonna».
Bernadette, ne sono certa, ha sempre controllato i suoi moti interiori. A questo proposito mi diceva: «Il primo moto non ci appartiene, ma il secondo sì».

Quando aveva le crisi d’asma – piuttosto frequenti – faceva pena. Non si è mai lamentata, passata la crisi, diceva: «Grazie, Signore!».

La Vergine le aveva chiesto di pregare per i peccatori; doveva farlo certamente. A più riprese mi ha detto: «Preghiamo per la tale famiglia, perché la Vergine la converta».

Spesso, dopo le preghiere, Bernadette aggiungeva: «Signore, liberate le anime del purgatorio». Di tanto in tanto, recitavamo insieme la corona dei defunti e la finivamo: «Dolce Cuore di Gesù, siate il mio amore, dolce Cuore di Maria, siate la mia salvezza. Gesù mio, misericordia! Concedete il riposo eterno alle anime dei fedeli defunti».

NOVEMBRE
Suor Eléonore Bonnet:
Il giorno di Ognissanti, appresi che Bernadette era malata. Conoscendo il suo amore per i fiori, colsi delle violette, fiorite, malgrado la stagione, lungo il muro della cucina, e gliele mandai per mezzo di una novizia che lavorava all’infermeria.

Madre Marie-Thérèse Bordenave:
Una superiora le chiedeva un giorno se non avesse mai provato un sentimento di compiacenza per i favori che la Vergine le aveva fatto. «Che cosa pensate di me? Volete che non sappia che se la Madonna mi ha scelta, è perché ero la più ignorante? Se ne avesse trovata una più ignorante, avrebbe preso lei».

Suor Joseph Ducout:
L’ho vista soffrire moralmente e fisicamente. Nella sofferenza, mai una parola che esprimesse il suo dolore. Prendeva il crocifisso, lo guardava, e basta.

Suor Madeleine Bounaix:
«Che cosa fate qui?» mi disse. «Sono in partenza, e aspetto la madre maestra». Riprese: «Dove andate?». «A Beaumont». «Ebbene, sorella, non dimenticate ciò che vi dico: dovunque siate, ricordatevi sempre di lavorare solo per il Signore. Capite, vero? Per il Signore».

DICEMBRE
Suor Victoire Cassou:
Bernadette mi disse: «Per la messa di mezzanotte, mettetevi vicino a me. C’è posto». Ne fui felice. Potei così constatare quanto fosse pia e raccolta. Nascosta dietro il suo velo, nulla poteva distrarla. Dopo la comunione, entrò in un raccoglimento così profondo, che uscirono tutti, senza che lei sembrasse neppure accorgersene. Le rimasi a fianco, perché non avevo nessuna voglia di andare in refettorio con le mie compagne. La contemplai a lungo, senza che se ne accorgesse. Il suo volto era radioso e celestiale, come durante l’estasi delle apparizioni.

Quando la suora incaricata di chiudere le porte della chiesa venne a compiere il suo dovere, agitò con forza i catenacci. Solo allora Bernadette uscì dal suo stato simile a un’estasi.
Uscì dalla cappella e io la seguii. E nel chiostro, si chinò su di me e mi sussurrò: «Non avete preso niente (in refettorio)?». Le risposi: «Neppure voi». Si ritirò in silenzio e ci separammo così.

1872

AGOSTO
Suor Eudoxie Chatelain:
Aveva una devozione speciale per san Giuseppe, cosa che mi stupiva un po’, dato che era la figlia privilegiata della Madonna. Un giorno le udii dire: «Vado a fare una visitina a mio padre». Era san Giuseppe: andava spesso a pregarlo in cappella.

Diceva: «Amate tanto il Signore, figlie mie. È tutto qui».

AGOSTO-SETTEMBRE
Durante una ricreazione una novizia prende un pipistrello caduto. Grandi esclamazioni. Bernadette è presente.
Suor  Julienne Capmartin:
«Oh, come potete tenere in mano una bestia così orribile!» dissi: «È l’immagine del diavolo!».

Suor Marie-Bernard divenne seria e si volse verso di me: «Sappiate, sorella, che nessun animale è l’immagine del diavolo; non c’è che l’offesa a Dio che possa esserlo».

Disse: «Quando noi teniamo troppo a qualche cosa, questo non piace a Dio».

Una volta mi sorprese che leggevo nel mio libro di figlia di Maria, mentre lei mi aveva raccomandato di rimanere bene avvolta sotto le coperte… Allora mi prese bruscamente il libro dicendo: «Ecco un fervore imbastito di disubbidienza, ve lo dico io!». Ho avuto un bel richiedere il mio libro, non l’ho più visto…

1873

MAGGIO
Elisa (orfanella di Varennes):
Era nel 1873 (il 12 maggio). Bernadette in visita a Varennes (orfanotrofio retto dalle suore), era andata fino alla Madonnina del boschetto con una ventina di orfanelle.

Era convalescente e stava appena in piedi…
Arrivata al termine del breve pellegrinaggio, Bernadette sedette e là, davanti a questo grazioso oratorio, rivolse alle bambine un’esortazione, nello stile conciso che le fu sempre solito: «Bambine, amate tanto la Madonna, e pregatela molto. Vi proteggerà…». Poi invitò il suo giovane uditorio a cantare qualche cosa. Cantarono: «Andrò a vederla un dì…».

GIUGNO
Jeanne Jardet (cuciniera):
Mi ricordo che un anno ebbe una lunga malattia, durante la quale fummo private delle sue visite. Quando ritornò, suor Cécile (Fauron, economa incaricata delle domestiche) si felicitò per la sua guarigione. Bernadette rispose: «Non ne hanno voluto sapere di me lassù…». E lo disse con una tale grazia, che ne avevo le lacrime agli occhi.

Suor Eudoxie Chatelain:
Una domenica la madre maestra, madre Thérèse Vauzou, ci permise di andare a trovarla, a gruppi di dodici o quindici. Ci ricevette con molta amabilità, come sorelle minori… Ci siamo messe a cerchio attorno al suo letto, e ognuna ha detto qualche cosa.

Una di noi, grande e grossa, le chiese se aveva avuto paura nel ricevere l’estrema unzione. «Paura di che cosa?» disse Bernadette. «Di morire io avrei una paura, se vedessi avvicinarsi l’ultimo momento!». «Oh, quel momento non lo conosciamo mai. E quando arriva, il Signore ci dà la forza di affrontarlo».

Suor Gonzague Cointe:
Ero in infermeria. Una suora le mise sul letto la fotografia di un pellegrinaggio o della Basilica di Lourdes: «Sareste ben contenta, vero, di andare alla grotta di Massabielle?». Tutta sorridente, lei alzò gli occhi al cielo e, malgrado la crisi d’asma che la faceva tanto soffrire, rispose: «No, non ne sento il desiderio. Faccio generosamente il sacrificio di non rivedere più Lourdes. Non ho che un’aspirazione, quella di vedere la Vergine Santa glorificata e amata».

Madre Henri Fabre:
Poiché il vescovo di Nevers, in partenza per Lourdes, chiedeva a suor Marie-Bernard se desiderasse andarci, rispose: «Ho fatto il sacrificio di Lourdes, vedrò la Vergine in cielo, e sarà molto più bello».

1874

LUGLIO

Suor Vincent Garros:
Un giorno, in sacrestia, volli toccare un purificatoio. Mi fermò dicendomi: «Non puoi ancora farlo». E la vidi prendere il purificatoio con immenso rispetto e rimetterlo nella borsa. Si sarebbe detto che, toccandolo, pregava, tanto lo faceva con rispetto.

1875

Suor Julie Ramplou:
Suor Marie Mespoulhé recitava talvolta il rosario, con le consorelle, durante il lavoro. Suor Marie-Bernard sottolineava l’espressione “poveri peccatori”. Un giorno glielo fecero notare. Rispose: «Oh sì! Dobbiamo pregare molto per i peccatori. Lo ha raccomandato la Madonna».

1876

PRIMA DI GIUGNO

Suor Marcelline Durand:
Le era penoso rimanere inattiva. Così un giorno disse a una consorella ammalata: «Ve la caverete con tre ventose. Ma io… niente mi farà uscire da qui». E subito alzò gli occhi al cielo e disse: «Dio mio, siate benedetto in ogni cosa. Noi abbiamo ciascuno il nostro mezzo, la nostra strada per venire a voi».

GIUGNO
Suor Ambroise Fenasse:
Al momento dell’incoronazione della statua di Nostra Signora a Lourdes, suor Ursule parlò della grotta a Bernadette: «Sareste contenta di rivederla?». «La mia missione a Lourdes è finita. Che cosa andrei a fare?». «Si sta preparando a Lourdes una festa solenne, ci saranno parecchi vescovi. Non vi farebbe piacere assistervi?». «Oh no! Preferisco mille volte il mio cantuccio in infermeria piuttosto che trovarmi in quella festa, che tuttavia mi è di grande gioia». Parve riflettere un istante, poi soggiunse: «Se potessi trasportarmi in pallone alla grotta e rimanervi qualche minuto a pregare quando non c’è nessuno, ci andrei volentieri; ma dovendo viaggiare come tutti e trovarmi in mezzo alla folla, preferisco rimanere qui».

Abate Perreau:
Un giorno qualcuno le diceva: «Dovete rimpiangere molto il fatto di non aver visto tutti quegli splendori». «Non sono da compatire, ho visto qualcosa di molto più bello».

LUGLIO
Abate Perreau:
Bernadette mi ha detto personalmente, parlando dei membri della sua famiglia, che stavano raggiungendo una certa agiatezza: «Purché non arricchiscano. Dite loro di non arricchirsi».

Suor Claire Salvy:
Andavo un giorno in infermeria a portar da bere alle ammalate. Ero triste, con le lacrime agli occhi… Il suo sguardo che penetrava – credo – fino nel profondo dell’animo, si accorse subito della tristezza impressa sul mio volto. Me ne chiese la causa. Le dissi che, in seguito a una distrazione commessa nel mio lavoro, una buona suora anziana mi aveva ammonito che non sarei mai stata capace di essere religiosa. Sorrise e sembrò chiudere gli occhi, come se non volesse rispondermi o come se volesse raccogliersi, poi, guardandomi: «Dal momento che volete fare la volontà di Dio, sarete suora di Nevers, non datevi pena. Bisognerà però saper sopportare le piccole croci».

Suor Agathe de Filiquier:
Rientrando in infermeria, trovammo la nostra cara consorella seduta sul letto, che preparava della filaccia. Con un saluto affettuoso le chiedemmo di abbracciarci: lo fece amabilmente. Poi la mia compagna, vedendo che aveva vicino l’immagine di san Bernardo, le domandò: «Dunque pregate il vostro patrono?». «Lo prego molto, ma non lo imito: san Bernardo amava la sofferenza mentre io la evito più che posso».

Madre Marie-Thérèse Bordenave:
Durante una visita che le faceva un gruppo di novizie, in un giorno di festa, suor Marie-Bernard espresse la gioia che provava nelle sue lunghe ore di insonnia che le permettevano di unirsi a Nostro Signore. Poi, indicando un piccolo ostensorio dorato, incollato sulla tendina: «Nel vederlo, disse, trovo il desiderio e la forza di immolarmi, nei momenti in cui sento più forte l’isolamento e il dolore».


Suor Joseph Biermann:
Un giorno, vedendola scopare l’infermeria, mi precipitai per sostituirla. Mi fece osservare che non ero in regola, e mi prese la scopa con una certa energia: «Non l’avrete. Vincere o morire».

Madre Joseph Cassagnes:
La vedo ancora… Aveva trentadue anni, ma mi sembrò giovanissima. Vedo i suoi occhi neri e vivaci, con un guizzo birichino sul fondo. Nessuna traccia di malattia né di tristezza sul suo volto. La trovai calma e perfino allegra. Ammirai una tale serenità nella sofferenza. Neppure il minimo segno di impaccio o di disagio tra lei e la sua ex madre maestra, ma invece una reciproca confidenza e semplicità. Quando la madre maestra le disse che avevo un senso di insoddisfazione, posò su di me il suo sguardo dolce e profondo. Poi disse: «Ma non capite che è il diavoletto?». Tacque per poi riprendere con un tono scherzoso: «Quando si avvicina, dovete sputargli sul naso».

SETTEMBRE
Suor Casimir Callery:
Suor Marie-Bernard voleva molto bene a suor Claire Lecocq e quando quest’ultima fu in punto di morte, le disse che invidiava la sua fortuna. Si udivano ripetere in continuazione: «Mio Dio, credo in voi, spero in voi. Vi amo». Affidava alla morente le sue commissioni per il cielo; si incoraggiavano a soffrire.

OTTOBRE
Suor Casimir Callery:
Verso la fine dell’ottobre 1876, l’abate Febvre aveva tenuto una predica sul peccato. Io mi trovavo all’infermeria con suor Marie-Bernard, che mi disse: «Oh! Serafino (suor Marie-Bernard mi chiamava “Serafino” perché in una scenetta che avevamo recitato per la festa della madre maestra, ero il serafino. Non le veniva il nome Casimir, che non aveva mai sentito prima di me), come sono contenta!». «Che cosa vi capita?» le chiesi. «Non avete sentito la predica?». «Certo». «Ebbene, il padre ha detto che quando non si vuole commettere un peccato, non si pecca». «Ho sentito. E allora?». «Allora, io non ho mai voluto commettere un peccato, dunque non ne ho mai commessi». Il suo volto era raggiante di gioia…

DICEMBRE
Suor Athanase Baleynaud:
La sera di fine d’anno sono andata con altre due suore nella stanza di suor Marie-Bernard per farle gli auguri di buon anno. Finita la visita, lasciai uscire le altre e dissi a Bernadette: «Sorella cara, mi farebbe piacere se mi auguraste qualche cosa per questo nuovo anno». Bernadette rifletté, poi mi disse: «Vi auguro l’amore puro e la sofferenza pura». «Oh no, le dissi, questo no!». Ma lei mantenne la formula. Ebbene, mi sono ricordata molte volte nella mia vita di questa frase che mi aveva fatto paura, e mi ha sempre infuso coraggio.

1877

Suor Casimir Callery curò Bernadette fra il settembre del 1876 e il marzo del 1877:

MARZO
Suor Hélène mi aveva dato delle uova di Pasqua da ornare con un temperino. Io disegnavo. Suor Marie-Bernard grattava, producendo così i modelli. Un giorno mi lamentavo perché questo lavoro mi innervosiva. «Che importanza può avere» mi disse «il fatto di guadagnarsi il cielo grattando le uova o facendo qualcos’altro!».

Si parlava un giorno della vita dei santi: «Vorrei» mi disse «che si facessero conoscere i difetti dei santi e gli sforzi che hanno fatto per correggersi; ci servirebbe molto di più dei loro miracoli e delle loro estasi».

L’ho vista soffrire orribilmente. Allora le sfuggiva qualche lamento, ma subito dopo sorrideva dicendomi: «Vedete quanto poco generosa sono».

Ho recitato spesso con lei le preghiere di regola e altre. Credo che recitasse ogni giorno il rosario, e ho notato che di solito chiamava la Madonna: «Mia buona Mamma».

Bernadette era piena di compassione per il prossimo. Una notte in cui la febbre la divorava, aveva chiamato la novizia incaricata di portarle da bere, e non era riuscita a svegliarla: si alzò e andò a bere qualche goccia dalla brocca. Poiché gridai, mi disse: «Sssst! Zitta. Farà lo stesso effetto. Non svegliate quella poveretta. Dorme così bene».

GIUGNO
Suor Casimir Callery:
La sera del Corpus Domini, nel giugno 1877, ci fu un violento temporale. Cade un fulmine lungo la persiana vicino alla quale suor Marie-Bernard pregava con fervore. La persiana diventa rossa, un metro di tubo del gas si fonde e una fiammata si alza fino alla sacrestia San Luca, dove ci sono i tendaggi e i tappeti della cappella. «C’è il fuoco!» grida la suora dell’infermeria. Mi alzo e vado vicino a suor Marie-Bernard: «Oh» mi dice, «è il diavolo che non è contento della nostra bella festa». Si chiuse in fretta il contatore, e non ci fu nessun incidente; attribuimmo il fatto alle preghiere di suor Marie-Bernard.


Suor Bernard Dalias:
Un giorno, dopo la processione del Sacro Cuore, la gente prendeva posto come poteva in cappella, e la signora di Falaiseau venne a trovarsi tra Bernadette e me.  Mi disse guardando Bernadette: «Come sono contenta!». Bernadette sentì e mi sussurò:  «Adesso gliela faccio». Passò tra il muro e il banco e scomparve in fondo alla cappella. La vecchia signora se ne accorse ed esclamò addolorata: «Oh! Oh!». Le risposi: «Avete parlato troppo».

LUGLIO
Suor Valentine Borot:
Stava seduta sul letto, in fondo alla stanza, vicino alla finestra, con l’aria sorridente e distesa. Il volto non era ancora smagrito a quest’epoca: era il luglio 1877, e non ricordo che apparisse oppressa. Quando ci vide entrare, disse a madre Nathalie: «Madre, indovino che mi conducete qui una postulante». E, siccome stavo indietro, per timidezza e rispetto, soggiunse: «Venite, signorina, che vi abbraccio». Mi avvicinai. Mi guardò a lungo prima di abbracciarmi… Mi chiese se ero malinconica. Le risposi ingenuamente che ero all’apice dei miei desideri. «Oh» mi disse, «io avevo una grande malinconia i primi tempi. Quando ricevevo una lettera da casa, aspettavo di essere sola per aprirla, perché mi sentivo incapace di leggerla senza piangere tutte le mie lacrime».

AGOSTO
Suor Alphonse Barat:
Una superiora condusse un giorno tre postulanti, tra cui la signorina Barat. Mentre arrivavano, Bernadette scendeva dal primo piano passando dalla porta vetrata. Fece il gesto di evitarle, ma, riconoscendo la superiora, si avvicinò, salutò gentilmente, abbracciò le tre giovani, e disse loro: «Signorine, non vi pentirete mai di esservi date al Signore».

Suor Jeanne Jardet:
Mi disse: «Sì, è vero, ho avuto tante grazie».

Veniva a trovarmi, cara piccina, solo per la sua bontà d’animo… Mentre mi curava, mi diceva una parola di compassione, come ad esempio questa, che ricordo bene: «Bisogna bene soffrire qualche cosa per il Signore, figlia mia. Lui ha sofferto tanto per noi». E mi diceva anche: «Nel cielo saremo felici, ma quaggiù…». Finiva la frase con un gesto che significava: «Non contate su questa vita».
Un giorno le manifestai il mio dispiacere di essere ammalata lontano dalla mamma. Allora, mostrandomi la Vergine sull’armadio, mi disse: « La vostra mamma, eccola là. È la mamma di tutti…».

SETTEMBRE
Suor Victoire Cassou:
Il vescovo di Rodez visitò la comunità. Passava fra le file di suore e faceva baciare l’anello. Voleva vedere suor Marie-Bernard, che lo intuì e si sottrasse. Le ero a fianco, e mi sussurrò: «Non vi inquietate, so quello che faccio». E subito sparì dietro una porticina. Le dico: «E i quaranta giorni di indulgenza?». Mi rispose: «Gesù mio, misericordia! Ecco, così sono trecento».

OTTOBRE
Suor Casimir Callery:
L’ultima raccomandazione che mi fece, quando lasciai il noviziato, fu di pregare per lei quando avrei avuto la notizia della sua morte: «Diranno: questa suor Marie-Bernard era una santina, e mi lasceranno abbrustolire in purgatorio».

Suor Marie-Joséphine Durin:
Davanti alla prima statua della Madonna di Lourdes arrivata in casa madre: «Sorella, somiglia alla Madonna?». Bernadette non risponde, ma due grosse lacrime le scendono dagli occhi. Giunge le mani e dice, guardando la statua: «Oh, mia buona Mamma, come vi hanno sfigurata!».

DICEMBRE
Suor Véronique Crillon:
Ci mostrò anche un crocifisso che le aveva mandato il Santo Padre. Lo baciò con grande pietà, dicendoci: «Qui attingo tutta la mia forza».

Suor Claire Bordes:
Mi ricordo che una vigilia di Natale, si preparava un piccolo presepio sul caminetto dell’infermeria. Quando fu pronto, suor Marie-Bernard prese Gesù Bambino e, posandolo, disse: «Dovevi avere un gran freddo, povero Bambinello, nella stalla di Betlemme!». E, rivolta verso di noi: «Dovevano essere senza cuore gli abitanti di Betlemme, se hanno rifiutato l’ospitalità a Gesù Bambino».

1878

Suor Claire Bordes:
Ho udito tante volte Bernadette dire nella sofferenza: «Mio Dio, quanto vi amo…».

In infermeria, quando qualche cosa ci costava o non stavamo bene, ci diceva: «Offritelo per i peccatori».

GENNAIO
Madre Ambroise Fenasse, che si trovava a Nevers per un capitolo generale, andò a trovare Bernadette, immobilizzata a letto per un tumore al ginocchio:
«Dunque siete sempre in infermeria?». «Sì» e con un grazioso sorriso «sempre in infermeria, sempre una buona a nulla. Ha fatto bene il Signore a non lasciarmi scegliere il tipo di vita. Non avrei certo scelto questa inattività cui mi trovo ridotta. Avrei tanto desiderato un lavoro…».

«I lunghi periodi di malattia che si succedono vi impongono molti sacrifici» le dissi. «Sì, perché, anche se sono così vicina alla cappella, sono da tanto tempo privata della messa; ma in compenso,  assisto giorno e notte a quella che si celebra continuamente là». E dicendo queste parole, indicava, appuntata alla tenda con uno spillo, un’immagine che rappresentava l’offerta del sacrificio eucaristico al momento dell’Elevazione.
«Su un punto o l’altro del globo, si celebrano continuamente delle messe: mi unisco a queste messe, soprattutto durante le notti che certe volte trascorro insonni».
Questo fu detto con grande serietà, ma poi, riprendendo il suo tono allegro, soggiunse: «È il chierichetto che mi contraria, perché non suona mai il campanello». E, segnandolo con il dito sull’immagine: «Qualche volta avrei voglia di scuoterlo».

MAGGIO
Suor Julie Durand:
Avevo passato la notte al suo capezzale, all’inizio di maggio del 1878; l’ammalata mi fece aprire la finestra alla mattina presto. Alle cinque e mezzo, vidi arrivare madre Marie-Thérèse Vauzou, che le disse: «Imprudente! È proprio da voi una cosa simile! Ma perché avete fatto aprire? Per raffreddarvi ancora un po’ di più?». Io allora chiudo, quando sento mormorare: «Ehi, ehi, la madre non ha detto di chiudere. Mi ha soltanto rimproverato perché ho fatto aprire».

SETTEMBRE
Suor Victoire Cassou:
Le dicevo: «Pregate per coloro che non pregano, voi». Mi rispondeva: «Non ho altro da fare. Non sono buona a nulla. La mia sola arma è la preghiera. Non posso fare altro che pregare e soffrire».


Suor Marthe du Rais:
Suor Marie-Bernard ha pronunciato i voti perpetui, se ben ricordo, nel 1877 [in realtà nel 1878, ndr]. La sua gioia fu grande; era così felice, che avrebbe voluto morire quel giorno. «Mi credevo in cielo, mi disse; se fossi morta, ero sicura del fatto mio, perché i voti sono un secondo battesimo».


Suor Marcelline Lannessans:
Nel 1878 le dissi che andavo a Lourdes, e se voleva seguirmi. «No» mi rispose: «Mi guarderebbero come una bestia rara. E inoltre, abbandonerebbero la Madonna per seguire me. Pregate per me alla grotta. Io pregherò per voi, perché facciate buon viaggio».

Suor Stanislas Tourriol:
Mi raccomandai alle sue preghiere: «Sì, pregherò, disse; ma non in questo mondo. Ho ancora ben poco tempo da vivere, sono tanto ammalata».

OTTOBRE
L’abate Febvre, allora alunno di quarto anno al Seminario minore
di Pignelin, vicino a Nevers, vede Bernadette:
«Ragazzino» mi disse, «siete in seminario, volete farvi prete?». «Sì, sorella, se il Signore mi chiama». «Sì, sarai prete. Oh quanto è bello un sacerdote all’altare. Ma sai, un sacerdote all’altare è sempre Gesù Cristo in croce; e guardava il campanile della comunità».

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Il paradosso di Lourdes

Posté par atempodiblog le 11 février 2013

Il paradosso di Lourdes
Intervista con Vittorio Messori
di MiniOftal (Opera Federativa Trasporto Ammalati Lourdes)

Il paradosso di Lourdes dans Apparizioni mariane e santuari

La tesi di fondo del suo libro è che quanto accaduto a Lourdes è vero perché Bernadette risulta assolutamente credibile. E’ così?
Lourdes è paradossale perché è il maggior santuario della cristianità e si regge solo sulle spallucce di un’analfabeta alta un metro e quaranta, socialmente irrilevante ed emarginata. E’ il paradosso del Vangelo: la grandezza è privilegio dei piccoli. Noi abbiamo solo la sua testimonianza: lei sola ha visto e sentito e lei sola ci ha riferito. Se si vuole indagare sulla verità di Lourdes bisogna indagare sulla credibilità di Bernadette.

Questo libro è solo il primo di due volumi: [...] Bernadette non ci ha ingannati si concentra sulla figura della testimone. Ma poi se il Signore mi darà il tempo e la forza ci sarà un altro libro che si chiamerà Attorno alla grotta dove investigherò questioni molto interessanti: perché Lourdes? Perché allora? Lourdes è stata preannunciata? Tutta una serie di domande le quali non fanno altro che confermare quello che Bernadette ci ha detto.
Bernadette non ci ha ingannato? O non si è ingannata? Molti la consideravano una malata di nervi: potrebbe essere un’allucinata. Potrebbe averci ingannato, anche se in buona fede, ingannandosi lei per prima.

Una prospettiva nuova nel panorama della ricca letteratura sul tema.
Ho cercato di raccogliere tutte le obiezioni su quanto ci ha raccontato. I libri di Lourdes sono davvero molti, forse addirittura troppi. Molti mi dicevano: “Ma come ?! Un altro libro su Lourdes?”. Ho cercato di fare un libro che mi pare che ancora non ci fosse. Credo che sia così perché la letteratura su Lourdes l’ho esaminata praticamente tutta. Un libro che raccogliesse in modo ordinato tutte le obiezioni possibili sulla verità di quello che Bernadette ci ha raccontato, che io sappia non esisteva. E io ho cercato di dare delle risposte pacate, ma molto precise. E’ un libro di dati e di fatti, non un libro di spiritualità. Ci vogliono anche quelli, ci mancherebbe! Ma prima di fare della spiritualità su Lourdes bisogna cercare la sua verità.

Quindi il suo atteggiamento è tutt’altro che fideistico. Bisogna cercare delle vere e proprie ragioni per credere?
Questo è un libro scritto esplicitamente da un credente. E soltanto il credente di fronte a Lourdes può essere oggettivo: se un non credente dovesse convincersi che Lourdes è vera, allora dovrebbe rivedere tutta la propria vita; invece un credente può essere oggettivo perché la sua fede si basa sì sulle apparizioni, ma su quelle di Gesù. Se uno storico per assurdo dovesse dimostrare che Bernadette ci ha veramente ingannati, a tutti noi spiacerebbe molto e ci sentiremmo presi in giro, ma la nostra fede non ne sarebbe toccata. La mia ricerca è basata soltanto su dati storici criticamente accertati. Su questo libro si potrà dire quello che si vuole, ma non si potranno confutare le affermazioni che lo sostengono .

D’altronde ci ho messo una ventina d’anni.

Rispetto ad altre apparizioni mariane, Lourdes ha dei caratteri di unicità?
Sul piano storico Lourdes è la più cristallina, la più coerente, la più evidentemente vera.Si prenda ad esempio un’apparizione che l’ha preceduta, quella di La Salette, ed una che l’ha seguita, quella di Fatima. Entrambe apparizioni ufficialmente riconosciute, ma tormentate. A margine di La Salette c’erano stati dibattiti politici, polemiche tra correnti cattoliche. Per Fatima sappiamo bene quello che ha circondato il “terzo segreto”.

A Lourdes tutto è invece limpido, tutto è chiaro, tutto è semplice; si tratta soltanto di esaminare la testimonianza dell’unica testimone, la cui sincerità è evidente.
Se si vuole trovare un punto di appoggio per la fede, è facile trovarlo in Lourdes.
E’ cristallino ed evidente quello che Bernadette ci ha raccontato. Sono smisurati i documenti che bisogna esaminare: la burocrazia francese dell’epoca era molto organizzata. Per cui lo storico da un lato è favorito perché ha un sacco di materiale; dall’altro è sfavorito perché bisogna faticare a consultarlo tutto.

Ci sono altre peculiarità?
A Lourdes la Madonna non piange mai. Qualche volta si rattrista per i peccatori ma sorride per ben due terzi del tempo delle apparizioni. Non esiste un’altra apparizione dove la Madonna sorrida così tanto. Si pensi che addirittura per ben tre volte ride, ride “come una bambina”. Questo fece addirittura scandalo.

Certo se Bernadette si fosse inventata tutto, non l’avrebbe inventato così…
Bernadette ha sempre detto: “era alta come me e aveva la mia età”. Questo i cattolici non lo volevano accettare, perché vedevano la Madonna come una matrona, come una gran signora. Bernadette la descrive come una Petito Damiselo, una piccola signorina. Bernadette era davvero piccola e non dimentichiamo che pur avendo 14 anni, secondo i medici ne dimostrava 12, a causa dei postumi del colera che l’aveva colpita e dell’’asma incipiente. L’idea di una Madonna alta un metro e quaranta con l’aspetto da bambina non era accettata dai cattolici.

Infatti Bernadette non ha mai amato la statua di Fabish (quella posta nella nicchia della grotta, ndr), e ha sempre detto che non rispecchiava in niente ciò che aveva visto. Uno dei motivi di veridicità è proprio questo: se Bernadette avesse inventato tutto o avesse avuto delle allucinazioni, avrebbe visto tutt’altro .

Oltre ad essere motivo di studi ultraventennali, Lourdes cosa ha significato per la sua vita?
Anzitutto ha avuto un significato per la mia nascita: io, come Joseph Ratzinger, sono nato il 16 aprile, il giorno del dies natalis di Bernadette.

Io non sono nato cattolico, sono cresciuto in una famiglia anticlericale, ho fatto a Torino studi laici, se non laicisti. Per molto tempo non ho saputo che il giorno del mio compleanno era lo stesso della morte di Bernadette. Una volta – scherzando – dissi all’allora cardinale Ratzinger : “Il 16 aprile dell’anno in cui è nato lei era un Sabato Santo; il 16 aprile dell’anno in cui sono nato io era un mercoledì dopo Pasqua, come nel 1879 quando è morta Bernadette”. E lui rispose: “è un privilegio di cui deve essere grato!”. Per me Lourdes è stata una scoperta tardiva ma quando è avvenuta ne ho sentito il richiamo irresistibile. Basti pensare che sono stato lì lì per andarci a vivere per dirigere l’ufficio stampa del santuario.

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Sui passi di Bernadette

Posté par atempodiblog le 5 février 2013

La straordinaria figura di Bernardette Soubirous, la veggente di Lourdes. Una vita spesa nella preghiera, nella carità e nella sofferenza offerta. Dalla morte (1879) il suo corpo si conserva perfettamente intatto.
di Padre Livio Fanzaga – Il Timone

Sui passi di Bernadette dans Apparizioni mariane e santuari Santa-Bernadette

La credibilità di una apparizione poggia su molteplici elementi, di cui la Chiesa tiene conto per esprimere, quando lo ritiene necessario, il suo autorevole giudizio. Innanzi tutto esamina l’evento in se stesso, nel nostro caso la figura della Madonna e il suo messaggio, per valutarne la conformità con la fede cattolica. Poi ne verifica gli effetti nella gente che accorre, soprattutto per quanto riguarda il risveglio della fede, la pratica dei sacramenti e il fervore della vita cristiana.
Tuttavia il tramite fra l’evento soprannaturale e il popolo cristiano è la persona del veggente, la cui capacità di testimoniare risulta fondamentale. Forse è per questo motivo che la Madonna sceglie preferibilmente dei bambini o dei ragazzi, non di rado ignoranti nelle cose della fede, perché nella loro semplicità e schiettezza risultano più attendibili.
Non vi è dubbio che una delle ragioni più convincenti della credibilità delle apparizioni di Lourdes è la figura di Bernadette.
Anzi, potremmo dire che la risonanza mondiale che hanno avuto queste apparizioni e la loro straordinaria fecondità nella Chiesa è dovuta all’alto grado di santità a cui la piccola fanciulla dei Pirenei è arrivata. Quando la Madonna l’ha scelta era forse la creatura più emarginata di Lourdes: povera, malata, tanto ignorante da non saper leggere e scrivere, e così digiuna nelle cose della fede da non essere stata ammessa alla prima comunione nonostante i suoi quattordici anni.
Eppure, fin dall’inizio la sua testimonianza colpisce e coinvolge la gente semplice, mentre lascia interdette e senza parola le autorità civili ben decise a soffocare il fenomeno. Pur nella sua fragilità e mancanza di cultura, Bernadette risponde con coraggio, precisione e straordinaria intelligenza agli interrogatori, non lasciandosi minimante impressionare dalle minacce su di sé e la sua famiglia. Si realizza così ciò che dice Paolo, quando afferma che Dio sceglie i deboli per confondere i forti e si serve degli ignoranti per confondere quelli che il mondo ritiene sapienti. Nel subbuglio suscitato a Lourdes dall’evento delle apparizioni, con atti di violenza e di repressione che porteranno a innalzare una palizzata davanti alla grotta, Bernadette conserva una straordinaria serenità, non indietreggia minimamente nella sua testimonianza ed è solo preoccupata di adempiere fedelmente i compiti che la Madonna le affida.
Fra questi vi è anche quello di recarsi dal parroco, per riferire che Aquerò (come lei chiama la visione) vuole che si costruisca la cappella e si vada in processione. Bernadette teme il parroco più del capo della polizia e del giudice.
Tuttavia prende il coraggio a due mani e si reca in canonica per avanzare la richiesta. Il burbero Peyramale ne è toccato, ma non lo dà a vedere. Apostrofa la fanciulla che né è quasi atterrita, ma poi se ne va a casa contenta, perché, come lei dice, “ho fatto la mia commissione”. Umiltà e obbedienza, trasparenza e coraggio nella testimonianza: ecco i semi di santità che incominciano a sbocciare e che rendono le apparizioni credibili e ricche di frutti.
Sappiamo con quale sollecitudine Bernadette, dopo la straordinaria apparizione del 25 Marzo, è corsa di nuovo dal parroco ripetendo il nome che Aquerò le aveva confidato, pur non comprendendo affatto che cosa significassero le parole «Io sono l’Immacolata Concezione». Per il sacerdote fu un fulmine a ciel sereno e il colpo che fece crollare i suoi dubbi e le sue esitazioni: come poteva una fanciulla ignorante esprimersi in quei termini di altissima teologia? La Madonna aveva dato un segno di credibilità ben più forte di quello del rosaio in fiore, che Peyramale aveva chiesto. Ma se fu credibile il messaggio, non fu certo meno credibile la messaggera. È straordinario come i veggenti abbiano una grazia speciale nell’adempiere i compiti che la Madonna affida loro. La loro trasformazione nel momento del racconto dell’apparizione colpisce credenti e non credenti.
Dopo le apparizioni, durante otto anni che è rimasta a Lourdes per rendere testimonianza ai pellegrini e i tredici che ha trascorso a Nevers, dove è andata a “nascondersi”, come lei stessa ha affermato, Bernadette ha intrapreso uno straordinario cammino di santità, che è indubbiamente il più alto sigillo di credibilità che è stato posto sulle apparizioni di Lourdes. La preghiera e la penitenza, che sono il cuore del messaggio della Madonna, sono diventate carne e sangue nella vita della giovane religiosa. A Nevers Bernadette non ha più potuto parlare delle apparizioni, ma le ha rese vive e palpabili nella sua persona. Lei stessa era in un certo senso una “apparizione”, perché portava impresso in tutto il suo essere “lo stampo” di Maria, come si esprimerebbe il Monfort: la sua umiltà, la sua purezza, la sua preghiera e il suo ardente amore per Dio e per il prossimo.
Possiamo senza dubbio affermare che se Lourdes è divenuta nel tempo la cittadella della santificazione della sofferenza questo è dovuto a Suor Maria Bernarda, come la piccola veggente si chiamò entrando in religione. A Nevers, Bernadette ha svolto in primo luogo la mansione di infermiera. La sua sollecitudine e la sua carità sono diventate esemplari per tutti coloro che attendono al servizio dei malati. Il mondo della sofferenza ci è donato da Dio come grande occasione di carità. In un secondo tempo Bernadette, divenendo lei stessa malata, ha insegnato come la sofferenza può essere vissuta come grazia e come cooperazione all’opera della redenzione. Pregare e soffrire per la conversione dei peccatori è il messaggio di Lourdes che la vita di Bernadette ha consegnato alla Chiesa.
Nulla più della santità tocca il cuore e convince la mente. Tuttavia la Madonna ha voluto lasciare a Nevers un segno ulteriore che ha scosso i contemporanei e attira anche oggi numerosi pellegrini: quando trent’anni dopo la morte (1909) si procedette alla prima ricognizione del corpo, esso fu trovato in perfetto stato di conservazione, “con la pelle aderente ai muscoli e i muscoli attaccati alle ossa”, come afferma la dichiarazione firmata sotto giuramento dal chirurgo e dal medico. Nella seconda ricognizione (1919) e nella terza (1925) il corpo di Bernadette ha manifestato il medesimo stupefacente stato di conservazione. Ora, sempre perfettamente conservato, è racchiuso in un’urna di vetro situata nella cappella del convento di Nevers. I pellegrini che vi entrano sono colpiti come da una visione celeste contemplando la fedele serva di Maria raccolta nella contemplazione della preghiera e nella grande pace di Dio.

LOURDES
«Uno dei cardini dell’avvenimento di Lourdes è in questa frase chiave del Vangelo: “Beati i poveri” (Mt 5,3). Ai detrattori dei Soubirous, a tutti quelli che, in modo ancor più radicale, ignorano “questa gente poco interessante”, la Vergine fa scoprire concretamente in essi tale beatitudine. La folla va a riverire quella piccola emarginata. Invidia la sua beatitudine, se ne augura qualche briciola. Si stupirà dello stato di miseria in cui la società di quaggiù lascia marcire l’eletta del cielo».

(René Laurentin, Lourdes. Cronaca di un mistero, Mondadori, Milano 1996, p. 248).

BIBLIOGRAFIA
Livio Fanzaga, Sui passi di Bernadette, Sugarco, Milano 2000

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La vocazione di Bernadette

Posté par atempodiblog le 24 juin 2012

La vocazione di Bernadette dans Libri

Il veggente non è fuori di questo mondo e tanto meno è esente dal peccato originale. Errori e debolezze possono certo convivere con la grandezza di una vocazione, come lo stesso vangelo ci conferma riguardo ai dodici apostoli. E’ bene quindi guardarsi dal facile scandalo degli scribi e dei farisei, pronti a filtrare il moscerino altrui, salvo poi a ingoiare loro stessi un cammello intero (cfr. Mt 23,24).
E’ opportuno anche sfatare il convincimento piuttosto radicato che un ragazzo o una ragazza che hanno avuto il dono della visione debbano necessariamente consacrarsi a Dio in un istituto religioso. Nella casa del Padre, ci insegna Gesù, molte sono le missioni, tutte degne e importanti. La vocazione è sempre una chiamata personalissima, che Dio rivolge a ognuno secondo i disegni imperscrutabili della sua sapienza e non secondo i nostri schemi mentali. Anche il veggente, come ognuno di noi, si trova di fronte alla necessità di un discernimento vocazionale. Una volta compresa la strada che Dio indica, non gli resta che percorrerla con generosità e perseveranza.
A questa riguardo la vita di Bernadette è di una luminosità esemplare. Nessuno pensi che sia diventata suora per qualche pressione esteriore. Al contrario, l’elezione di cui era stata fatta oggetto ha aperto il suo cuore all’ascolto attento e sollecito della volontà di Dio. La fanciulla ha risposto con disponibilità crescente alle chiamate della grazia, progredendo in questo mondo nel sono di sé, fino a fare della sua vita un poema d’amore con Dio e la più convincente incarnazione del messaggio di Lourdes.

Tratto da: Sui passi di Bernadette — Padre Livio Fanzaga

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Il Rosario in famiglia

Posté par atempodiblog le 3 mai 2012

Il Rosario in famiglia dans Fatima Maria-e-il-santo-Rosario

Da Lourdes in poi la Madonna, nelle sue molteplici apparizioni, in particolare a Fatima e a Medjugorje, ha moltiplicato l’invito a recitare il Rosario. Apparendo alla piccola Bernadette, la Santa Vergine aveva “un rosario al braccio”. Si tratta per l’esattezza del braccio destro. E’ indubbiamente una corona “preziosa” se Bernadette specifica che la catena, su cui sono infilati i grani, è gialla e brillante come l’oro, allo stesso modo delle rose posate sui piedi. Basterebbe questo per indicare quale importanza il Rosario abbia per la Madre di Dio. La Madonna però non si ferma qui. Ella va ben oltre, prolungando l’apparizione per tutto il tempo necessario perché la veggente reciti l’intera corona alla sua presenza. Per mostrare il suo gradimento ecco che, mentre la fanciulla prega, la Madonna fa scorrere i grani senza muovere le labbra. Il messaggio è chiaro e impressionante nella sua semplicità. Quando noi recitiamo il Rosario la Madonna è presente e ci ascolta. Se non la vediamo con gli occhi della carne, possiamo però vederla con gli occhi del cuore. Mentre scorriamo i misteri della nostra redenzione, Lei ci rafforza nella fede, purifica il nostro cuore e fortifica la nostra volontà sulla via del bene. La Madonna a Medjugorje ha più volte invitato a recitare il Rosario in famiglia: i figli con i genitori e i genitori con i figli. La corona è l’arma che la Vergine potente contro il male ha posto nelle nostre mani per difendere le famiglie dagli assalti del distruttore e per tenerle al sicuro sotto il suo manto materno. Quale preparazione migliore al Convegno mondiale delle famiglie della recita quotidiana del Rosario fra le mura domestiche?

di Padre Livio Fanzaga

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Novena a Santa Bernadette (dal 7 al 15 aprile)

Posté par atempodiblog le 7 avril 2012

Sui passi di Bernadette dans Apparizioni mariane e santuari Santa-Bernadette

Questa novena può essere recitata in preparazione della festa della Santa, il 16 aprile, dal 7 al 15 aprile, o in qualsiasi momento per le proprie necessità.

L’unica condizione per la validità della novena è che sia fatta tutta intera con determinazione, con costanza e senza interruzione per nove giorni consecutivi.

Formulare l’intenzione per la quale si recita la novena, poi:

O santa Bernadette, che semplice e pura bambina, hai per 18 volte contemplato, a Lourdes la bellezza dell’Immacolata e ne hai ricevuto le confidenze e che hai voluto in seguito nasconderti nel convento di Nevers e lì ti sei consumata come un’ostia per i peccatori, ottienici questo spirito di purezza, di semplicità e mortificazione che condurrà anche noi alla visione di Dio e di Maria in Cielo. Amen

Santa Bernadette prega per noi

Nostra Signora di Lourdes prega per noi

Recitare una decina di rosario per l’intenzione formulata

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Bernadette, la promessa di una vita straordinaria

Posté par atempodiblog le 26 février 2012

Bernadette, la promessa di una vita straordinaria
di Padre Livio Fanzaga – La Bussola Quotidiana

Bernadette, la promessa di una vita straordinaria dans Lourdes

Bernadette Soubirous. Bernadette di Lourdes. Ci dice ancora qualcosa questa ragazza a cui nel 1858 apparve la Madonna, apparizione a cui è dedicata la festa odierna? Ha ancora qualcosa dai dire ai ragazzi e alle ragazze di oggi, alle tante Ruby  ma alle ancora più numerose e anonime Francesca, Paola, Roberta?

Pensiamo a quella che è la caratteristica più evidente dei ragazzi di oggi: la mancanza di una prospettiva per il futuro. I ragazzi oggi appaiono impotenti, vedono la vita come una giungla, una lotta dove i più soccombono. E com’era la vita di Bernadette? Anche lei non aveva un futuro, secondo la logica del mondo. Era povera, ignorante, ma non solo: viveva anche una tragedia in famiglia, suo padre era stato accusato (ingiustamente) di furto, per cui la sua famiglia era emarginata, malfamata e Bernadette stessa disprezzata. Le prospettive per il futuro erano nere.

Ma a un certo punto avviene questo incontro straordinario, Bernadette viene colpita soprattutto da una cosa: la Madonna si rivolgeva a lei con rispetto, dice che le “parlava come a una persona”. Ha scoperto la sua dignità di persona dallo sguardo di un Altro, ha sperimentato lo sguardo con cui ci guarda Dio. Ed è questa scoperta che le ha cambiato la vita. Non importa la condizione in cui sei, quanto disperata sia la tua vita: se rispondi alla chiamata di Dio, Dio fa della tua vita qualcosa di straordinario.

Da Bernadette impariamo che Dio ha un pensiero sulla nostra vita, sulla vita di ognuno di noi, un pensiero buono, un grande progetto. Scoprire la missione che ci è assegnata da Dio, esserle fedele, è questo che improvvisamente ci offre un futuro, sta qui la chiave della vita.

Vengono subito in mente tanti altri esempi di questo genere: prendiamo Giovanni Paolo II, anche lui povero, un operaio in una Polonia povera e oppressa. E santa Faustina Kowalska, una ragazza povera, per tanti aspetti simile a Bernadette, eppure venerata oggi in tutto il mondo perché Dio ha affidato a lei il messaggio della Sua misericordia. E ancora: i ragazzi di Medjugorie, anche loro poveri, abitanti in un luogo sperduto e isolato che oggi è diventato un centro in cui arrivano persone da tutto il mondo.

Ecco perché Bernadette è una figura di straordinaria attualità: se la sua situazione esistenziale era analoga a quella dei ragazzi d’oggi, tanto più l’incontro che le ha aperto il futuro è possibile per ognuno, in qualunque condizione si trovi. Se ci affidiamo, se siamo fedeli alla chiamata e alla missione che ci viene assegnata, Dio fa della nostra vita qualcosa di straordinario, inimmaginabile.

E lo fa assecondando il nostro modo di essere, valorizzando la nostra umanità. Pensiamo infatti a cosa è oggi Lourdes: il santuario mondiale della sofferenza. Come ha fatto a diventarlo? Nel suo messaggio a Bernadette, la Madonna non ha mai parlato della sofferenza, né ha prodotto guarigioni miracolose. Tutto è nato perché, avendo imparato a guardarsi come Dio la guardava, Bernadette ha vissuto la sua sofferenza fisica – aveva infatti una malattia gravissima – come la propria strada alla santità. Anche la malattia da maledizione si è trasformata in opportunità. Allora, non dal messaggio della Madonna ma dalla risposta di Bernadette nasce la Lourdes così come la conosciamo oggi. O meglio, dalla risposta di Bernadette alla chiamata di Dio. Perché Dio non fa magie, ma si affida alla nostra libertà, esalta la nostra libertà.

Una vita straordinaria e l’esaltazione della nostra libertà. Ci interessa?

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Lourdes, tra cielo e terra

Posté par atempodiblog le 11 février 2012

Lourdes, tra cielo e terra dans Apparizioni mariane e santuari

Lourdes è uno di quei luoghi che Dio ha scelto per farvi risplendere un raggio particolare della sua bellezza; da ciò l’importanza che acquista qui il simbolo della luce. A partire dalla quarta apparizione Bernadette, arrivando alla grotta, accendeva ogni mattina un cero benedetto e lo teneva nella mano sinistra, fin che la Vergine le si mostrava. Ben presto, vi furono persone che affidarono a Bernadette un cero perché lo conficcasse nella terra in fondo alla grotta. In breve tempo, anche altre persone deposero ceri in quel luogo di luce e di pace. La stessa Madre di Dio fece sapere di gradire l’omaggio toccante di quelle migliaia di ceri, che da allora rischiarano senza interruzione, per dare gloria a lei, il masso roccioso dell’apparizione. Da quel giorno, davanti alla grotta, notte e giorno, tanto d’estate quanto d’inverno, brilla un roveto ardente incendiato dalle preghiere dei pellegrini e dei malati, che esprimono le loro preoccupazioni e i loro bisogni, ma soprattutto la loro fede e la loro speranza.

Venendo in pellegrinaggio qui, a Lourdes, noi vogliamo entrare, sulle orme di Bernadette, in quella straordinaria prossimità tra il cielo e la terra che non si è mai smentita e che non cessa di consolidarsi. Durante le apparizioni è da rilevare che Bernadette recita la corona sotto gli occhi di Maria, che si unisce a lei al momento della dossologia. Questo fatto conferma il carattere profondamente teocentrico della preghiera del Rosario. Quando recitiamo la corona, Maria ci offre il suo cuore e il suo sguardo per contemplare la vita del Figlio suo, Cristo Gesù. Il mio venerato Predecessore Giovanni Paolo II venne due volte qui, a Lourdes. Noi sappiamo quanto, nella sua vita e nel suo ministero, la preghiera si appoggiasse sull’intercessione della Vergine Maria. Come molti suoi Predecessori sulla Sede di Pietro, anch’egli incoraggiò vivamente la preghiera della corona; lo fece, tra l’altro, in un modo del tutto singolare, arricchendo il Rosario con la meditazione dei Misteri della Luce. Questi sono del resto rappresentati sulla facciata della Basilica nei nuovi mosaici, inaugurati l’anno scorso. Come per tutti gli avvenimenti della vita di Cristo che essa “serbava meditandoli nel suo cuore” (Lc 2,19), Maria ci fa comprendere tutte le tappe del ministero pubblico come parte integrante della rivelazione della Gloria di Dio. Possa Lourdes, terra di luce, restare una scuola per imparare a recitare il Rosario, che introduce i discepoli di Gesù, sotto gli occhi della Madre sua, in un dialogo autentico e cordiale con il suo Maestro!

Benedetto XVI

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Nascondere la sofferenza

Posté par atempodiblog le 10 février 2012

Nascondere la sofferenza dans Libri

C’è uno stile nel servire il malato che pochi conoscono. L’anima delicata di Bernadette l’aveva scoperto da sola, quando consigliava a una sua consorella, destinata al servizio nell’ospedale, di allontanarsi dal malato un momento prima che egli potesse ringraziare. Ma c’è anche  uno stile nell’essere malati, che consiste nel nascondere il proprio male sotto il velo del pudore e nel non farlo pesare sugli altri con la luce del sorriso.
Bernadette aveva come impiego quello di essere malata, come lei stessa osserva con il suo senso innato dell’umorismo. Tuttavia, confinata nell’infermeria, si applicava piuttosto ad aiutare le sue consorelle. Non pretendeva l’attenzione altrui sul suo male, come spesso succede a noi. Al contrario dimenticava se stessa, rivolgendo le sue premure alle sofferenze che la circondavano.
Impareremo quest’arte sublime del soffrire? Oggi l’insegnamento e l’esempio di Bernadette hanno una grande attualità. Bisogna essere consapevoli  che si va a Lourdes innanzitutto per imparare quella scienza eccelsa del soffrire di cui Bernadette è maestra insuperabile.
C’è una grande urgenza di comprendere che il dolore è una vocazione e che la malattia è una grazia. In un mondo in cui abbonda il peccato, la SantaVergine ha bisogno dell’esercito dei malati per salvare tutte le anime e presentarle a Dio.

Tratto da: Sui passi di Bernadette — Padre Livio Fanzaga

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Il valore della sofferenza

Posté par atempodiblog le 9 février 2012

Il valore della sofferenza dans Libri

C’è un mistero della sofferenza che soltanto la luce della croce ci aiuta a scoprire. Agli occhi del mondo la malattia sembra costringere l’uomo nello stato di massima inattività. Non sono pochi i malati, specialmente quelli anziani, che pensano di essere un peso per la famiglia e per la società e spesso anche lo dicono. La richiesta di eutanasia viene quasi più per questo stato psicologico di frustrazione che dalla insopportabilità del dolore. Quando la sofferenza non ha senso, quando non c’è più speranza di guarire, quando si avverte la vita come un peso per sé e per gli altri, allora si desidera morire e perfino si chiede la morte.
La Madonna ha svelato fin dall’inizio alla sua piccola discepola il grande valore della sofferenza davanti a Dio. La richiesta di “penitenza” per i peccatori ha dischiuso a Bernadette il mistero salvifico della croce. Gesù appeso al patibolo, oppresso da indicibili dolori, apparentemente in uno stato di totale passività, ha compiuto l’opera della redenzione del mondo. La Santa Vergine, attraverso la sua testimone, ci ha richiamato allo stato di massima attività che è rappresentato dalla malattia. Chi soffre anche se inchiodato su un letto o su una carrozzina, coopera più di qualsiasi altra persona alla grande opera di redenzione del mondo.

Tratto da: Sui passi di Bernadette  — Padre Livio Fanzaga

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Accettare la sofferenza

Posté par atempodiblog le 8 février 2012

Accettare la sofferenza dans Libri

Se dalla vita di Bernadette perviene un forte messaggio per tutti coloro che sono impegnati nel sollievo della sofferenza umana, per la carica di amore che la giovane ha messo nel curare gli anziani e i malati, un messaggio ancora più intenso è rivolto al mondo sconfinato della malattia, per l’esempio eccezionale che lei ha dato nell’accettare, nell’amare e nell’offrire le crudeli sofferenze fisiche che l’hanno costantemente seguita, come amiche fedeli e inseparabili, dall’epoca delle apparizioni fino agli ultimi istanti della sua esistenza.
Quando la Madonna le ha promesso che non l’avrebbe fatta felice in questo mondo, ma nell’altro, voleva indubbiamente alludere al peso eccezionale della croce che Dio le avrebbe dato da portare sulla terra, anche se la stessa Bernadette non esiterà ad affermare che lei si sentiva “molto felice” già ora sulla terra, perché non è tanto la sofferenza in se stessa a rendere infelici, quanto la mancanza di luce soprannaturale che le dia un senso e un valore.
A Lourdes i malati soffrono, ma hanno la pace e spesso anche la luce del sorriso sui loro volti. Essi trovano in Bernadette la loro maestra, il loro esempio e la loro guida.

Tratto da: Sui passi di Bernadette  — Padre Livio Fanzaga

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