San Leonardo da Porto Maurizio

Posté par atempodiblog le 26 novembre 2024

San Leonardo da Porto Maurizio
Il primo merito che gli va ascritto è la propagazione della Via Crucis in tutta la Chiesa. Ne eresse ben 572. Attirò folle enormi con i suoi sermoni sulla Passione di Gesù. «È il più grande missionario del nostro secolo», diceva di lui sant’Alfonso Maria de’ Liguori.
di Ermes Dovico – La nuova Bussola Quotidiana

San Leonardo da Porto Maurizio dans Fede, morale e teologia San-Leonardo-da-Porto-Maurizio

Il primo merito che va ascritto a san Leonardo da Porto Maurizio (1676-1751), un frate francescano della cosiddetta «Riformella», è la propagazione della Via Crucis in tutta la Chiesa. Fu lui, nel 1731, a ottenere da Clemente XII il breve Exponi nobis che autorizzava l’allestimento in tutte le chiese della Via Crucis, fino allora un privilegio delle sole chiese francescane. Solo il santo ne eresse ben 572 nelle varie città in cui andò in missione. Attirava folle enormi con i suoi sermoni sulla Passione di Gesù, che arrivavano fino a far lacrimare e singhiozzare i presenti.

San Leonardo introdusse inoltre le meditazioni per ognuna delle 14 stazioni, insegnando che la Via Crucis «è lo stesso che contemplare con tenerezza di cuore tutti quegli strazi e dolori che dalla casa di Pilato sino al Calvario soffrì sotto il peso della Croce l’amatissimo Gesù, il nostro bene». Fu sempre lui a spingere Benedetto XIV verso l’istituzione della Via Crucis al Colosseo, che venne consacrato a Dio e ai tantissimi cristiani che vi avevano patito il martirio. La prima si svolse nel 1750, in pieno Anno Santo. E il fatto religioso contribuì a evitare che il grande anfiteatro romano, a lungo utilizzato come cava di travertino, venisse smantellato.

Al secolo Paolo Girolamo Casanova, il santo era rimasto orfano della madre ad appena due anni. Ricevette l’educazione religiosa dal padre. Lasciò la natìa Liguria poco più che bambino. Studiò teologia al convento romano di San Bonaventura al Palatino e a 25 anni venne ordinato sacerdote. Avrebbe voluto partire missionario per evangelizzare la Cina, ma il cardinale Colloredo gli disse: «La tua Cina sarà l’Italia». Fu così che l’Italia la girò in lungo e in largo, specie le regioni centro-settentrionali. Richiamò il popolo alla preghiera, alla penitenza e all’adorazione del Santissimo Sacramento. «È il più grande missionario del nostro secolo», disse di lui sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Molto noto è un episodio avvenuto in Corsica, allora tormentata da insurrezioni separatiste; dopo una predica sulla Passione, gli uomini scaricarono in aria i fucili e si abbracciarono gridando a gran voce: «Viva frate Leonardo, viva la pace!».

Combatté il giansenismo e la sua errata concezione di Dio, che faceva dubitare dell’amore divino. Raccomandava di porre sopra la porta delle case l’immagine di Gesù, nonché i Santissimi Nomi di Gesù e Maria. Verso la Madonna aveva una devozione filiale. Propagò la promessa delle Tre Ave Maria (che la Vergine aveva fatto a santa Matilde). Fu un convinto assertore dell’Immacolata Concezione. Consigliò di indire una consultazione con i vescovi, che chiamò «concilio per iscritto e senza spese», annunciando nella sua Lettera Profetica che l’Immacolata Concezione sarebbe stata proclamata dogmaticamente. Il suo scritto venne esposto nella cappella del convento di San Bonaventura al Palatino, dove il santo morì.

Un secolo più tardi divenne papa un devotissimo dell’allora beato Leonardo, Pio IX (sarà proprio lui a canonizzarlo), che conosceva bene quella cappella, dove si ritirava spesso a pregare. Poco dopo essere salito al Soglio petrino, Pio IX volle leggere e avere copia della Lettera Profetica, le cui parole gli rimasero impresse. Il 2 febbraio 1849, sollecitato anche dalle suppliche di molti fedeli, il pontefice pubblicò l’enciclica con cui chiedeva a tutti i vescovi del mondo di manifestare quale fosse il loro pensiero e la pietà del popolo cristiano verso l’Immacolata Concezione. Si sa com’è andata a finire: l’8 dicembre 1854 il dogma venne solennemente proclamato.

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La corona del Rosario, “arma” dei Santi

Posté par atempodiblog le 18 février 2023

La corona del Rosario, arma dei Santi
Da Padre Pio a Carlo Acutis, da S. Alfonso a S. Giovanni Bosco la recita del Rosario è stata sempre parte integrante della vita spirituale dei Santi
di Gianluca Giorgio – ACI Stampa
Carlo Acutis: “Il Rosario è la scala più corta per salire in Cielo” dans Carlo Acutis Il-Rosario-la-scala-pi-corta-per-salire-in-Cielo-Beato-Carlo-Acutis

Il Rosario è una forma di preghiera che nasce all’interno dell’Ordine domenicano. Incoraggiata nelle Regole della fraternità di San Domenico, questa rappresenta uno dei modi più autentici di pregare la Madre di Dio. San Domenico, il beato Alano della Rupe e molti altri santi ne hanno custodito il segreto e la devozione.

Tra questi brilla anche San Pio da Pietrelcina. Sacerdote cappuccino, scomparso nel 1968, ne diffuse il culto e la spiritualità. Devotissimo alla Madonna, incoraggiava i propri devoti alla recita, fedele e costante, della preghiera mariana. Per loro disegnò i Gruppi di preghiera che si riuniscono, ogni mese, per la celebrazione della Messa, preceduta dalla recita del Rosario. Amava ripetere che la Madonna non gli aveva mai negato una grazia. La chiamava l’arma, non separandosene mai. Alla morte la lasciò in eredità ai suoi figli spirituali sparsi nel mondo, in continuità con il proprio apostolato sacerdotale.

Questa insegna a vivere con Cristo e Maria per le strade della vita. I venti misteri, gioiosi, gloriosi, dolorosi e luminosi, rivivono la vita del Redentore, permettendo di meditare sul mistero assunto. Questo è tanto altro è contenuto nel mistero di questa orazione, che è stata definita il breviario del Popolo di Dio.

Sant’Alfonso Maria de Liguori, il beato Carlo Acutis, San Serafino da Montegranaro, e molti santi hanno intessuto la propria giornata di rosari.

Don Dolindo Ruotolo e il venerabile Marcellino da Capradosso la recitavano, per la strada, in cammino. San Giovanni Bosco la diffuse nei propri oratori e per i suoi ragazzi.

Un tempo, nelle famiglie, si recitava la corona tutte le sere. Chiunque può, in pochi minuti, recitarlo in strada, in macchina o in casa. Un solo mistero o i cinque misteri di dieci poste, aiutano il contatto con Maria. Oggi come ieri e domani il santo Rosario resta una delle preghiere più belle che le persone possono rivolgere alla propria Madre, per onorala ma di più amarla.

Divisore dans San Francesco di Sales

Freccia dans Viaggi & Vacanze Il santo Rosario, la vera arma

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Novena di Natale nello spirito di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori

Posté par atempodiblog le 16 décembre 2022

Novena di Natale nello spirito di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori
Tratta da: Casa natale di sant’Alfonso de’ Liguori

Novena di Natale nello spirito di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori dans Avvento Presepe-Sant-Alfonso-Maria-de-Liguori

S. Alfonso, il grande cantore del Natale, già nel 1756 ammoniva:

– “Molti cristiani sogliono per lungo tempo avanti preparare nelle loro case il presepio, per rappresentare la nascita di Gesù Cristo; ma pochi son quelli che pensano a preparare i loro cuori, affinché possa nascervi in essi e riposarvi Gesù bambino. Ma tra questi pochi vogliamo esserci anche noi, perché restiamo accesi dal fuoco dell’amore del Dio Bambino, che rende le anime contente in questa terra e beate nel cielo”.

– Le sue tenere parole ci guidino all’incontro con il Santo Bambino.

Coroncina per la Novena di Natale di S. Alfonso

I. Amabilissimo mio Gesù, Dio del mio cuore, io benedico l’ora in cui ti facesti uomo nel seno purissimo di Maria santissima, per patire e morire per amor mio.
Ti prego per quei nove mesi che volesti star chiuso in quell’utero verginale, a perdonare tutti i miei peccati, che sono stati offesa a te, mio sommo Bene, e dei quali ora mi pento con tutto il cuore.

Gloria al Padre….

O dolce Vita mia,
bel Figlio di Maria,
tu sol mio caro Dio,
sei tutto il mio tesor.

Vorrei per te, Signore,
morire ognor d’amore,
per te, Bambino mio,
che m’hai rubato il cor.

Oppure:

Fammi degno, o Madre mia,
di godere in questo petto
il tuo Figlio pargoletto,
or che nasce dal tuo sen.

II. Amabilissimo mio Gesù, Dio del mio cuore, benedico quella notte, in cui volesti nascere in una stalla, qual tenero Bambino, fasciato con poveri panni, tremante di freddo, posto in una mangiatoia sopra la paglia in mezzo a due animali, per conquistare i nostri cuori.
Io adoro le tue tenere membra, bacio quella fortunata terra; ti ringrazio di tanti benefici e ti prego per quei gran patimenti, per quelle prime lacrime, per quei sospiri, a darmi grazia ch’io viva, a tua maggior gloria, amando te, Bontà infinita.

III. Amabilissimo mio Gesù, Dio del mio cuore, benedico quell’ora in cui fosti presentato da Maria SS. nelle braccia di S. Simeone. Ti ringrazio che volesti addossarti i miei peccati e soddisfarne la divina giustizia con patire e morire per me.
Ti supplico per tanta tua bontà, a liberarmi dalle pene dell’inferno; e a far che io odi sopra ogni male il peccato, perché tuo nemico, perché odiato infinitamente da te.

IV. Amabilissimo mio Gesù, Dio del mio cuore, benedico quella notte nella quale la tua SS. Madre ti condusse in Egitto con tanti patimenti e incomodi, per liberarti dalle mani di Erode.
Adoro la tua santissima umanità addolorata, ti ringrazio che hai patito tanto per me; e ti prego ad aprirmi quel paradiso che mi hai guadagnato con tanto tuo sacrificio: sicché venga a goderti in cielo per darti quella gloria, che meriti, infinita Bontà.

V. Amabilissimo mio Gesù, Dio del mio cuore, benedico quegli anni, nei quali volesti vivere, povero e sconosciuto, nella bottega di Nazareth, in compagnia di Maria e di Giuseppe, tra fatiche, stenti e sudori.
Adoro tutte le tue divine azioni: bacio quella terra che calpestasti; ti ringrazio, mio Signore, che hai tanto patito per amor mio; ti prego di concedermi l’amore alla vita nascosta ed alla tua santissima umanità: sicché viva e muoia amando te, mio Padre, mio Redentore, mio Maestro e mio Dio, per amarti in cielo per tutti i secoli. Amen.

Alla Madonna
Vergine santissima, grande regina del cielo e della terra, Madre di Gesù, Figlio di Dio, e madre mia, benedico e venero il tuo santo grembo, che portò il Redentore del mondo, le tue braccia che l’accolsero, il tuo petto che lo allattò, il tuo cuore che tanto l’amò.
Ti supplico, per quanto ami Gesù, ad ottenermi il vero amore di Dio e l’amore a te, gran Madre di Dio. Cosicché l’unico oggetto di tutti i miei desideri e di tutti gli amori miei sia Gesù, e dopo Gesù siate voi, dolcissima e amabilissima mia Maria.

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Sant’Alfonso Maria de’ Liguori e la preghiera

Posté par atempodiblog le 31 juillet 2022

Supplica a Sant’Alfonso Maria de’ Liguori

O glorioso e amatissimo Sant’Alfonso, che tanto hai operato per assicurare agli uomini i frutti della Redenzione, vedi le necessità delle nostre anime e soccorrici.
Per l’intercessione di cui godi presso Gesù e Maria, ottienici il perdono di tutte le nostre colpe e la forza di resistere alle seduzioni del male.
Ottienici quell’ardente amore verso Gesù e Maria, di cui il tuo cuore fu sempre così infiammato: Aiutaci a conformare sempre la nostra vita alla divina Volontà, e impetraci dal Signore la santa perseveranza nella preghiera e nel servizio di Dio e dei fratelli.
Accompagnaci con la tua protezione nelle prove della vita fino a quando non ci vedrai insieme a te, in paradiso, a lodare per sempre il tuo e nostro Signore. Amen

Sant’Alfonso Maria de’ Liguori e la preghiera dans Fede, morale e teologia Afterlight-Image
Napoli, 1696  Nocera de’ Pagani, Salerno, 1 agosto 1787

Sant’Alfonso Maria de’ Liguori e la preghiera
di BENEDETTO XVI – Udienza generale, mercoledì, 1° agosto 2012

Cari fratelli e sorelle!

Ricorre oggi la memoria liturgica di sant’Alfonso Maria de’ Liguori, Vescovo e Dottore della Chiesa, fondatore della Congregazione del Santissimo Redentore, Redentoristi, patrono degli studiosi di teologia morale e dei confessori. sant’Alfonso è uno dei santi più popolari del XVIII secolo, per il suo stile semplice e immediato e per la sua dottrina sul sacramento della Penitenza: in un periodo di grande rigorismo, frutto dell’influsso giansenista, egli raccomandava ai confessori di amministrare questo Sacramento manifestando l’abbraccio gioioso di Dio Padre, che nella sua misericordia infinita non si stanca di accogliere il figlio pentito. L’odierna ricorrenza ci offre l’occasione di soffermarci sugli insegnamenti di sant’Alfonso riguardo alla preghiera, quanto mai preziosi e pieni di afflato spirituale. Risale all’anno 1759 il suo trattato Del gran mezzo della Preghiera, che egli considerava il più utile tra tutti i suoi scritti. Infatti, descrive la preghiera come «il mezzo necessario e sicuro per ottenere la salvezza e tutte le grazie di cui abbiamo bisogno per conseguirla» (Introduzione). In questa frase è sintetizzato il modo alfonsiano di intendere la preghiera.

Innanzitutto, dicendo che è un mezzo, ci richiama al fine da raggiungere: Dio ha creato per amore, per poterci donare la vita in pienezza; ma questa meta, questa vita in pienezza, a causa del peccato si è, per così dire, allontanata – lo sappiamo tutti – e solo la grazia di Dio la può rendere accessibile. Per spiegare questa verità basilare e far capire con immediatezza come sia reale per l’uomo il rischio di «perdersi», sant’Alfonso aveva coniato una famosa massima, molto elementare, che dice: «Chi prega si salva, chi non prega si danna!». A commento di tale frase lapidaria, aggiungeva: «Il salvarsi insomma senza pregare è difficilissimo, anzi impossibile … ma pregando il salvarsi è cosa sicura e facilissima» (II, Conclusione). E ancora egli dice: «Se non preghiamo, per noi non v’è scusa, perché la grazia di pregare è data ad ognuno … se non ci salveremo, tutta la colpa sarà nostra, perché non avremo pregato» (ibid.). Dicendo quindi che la preghiera è un mezzo necessario, sant’Alfonso voleva far comprendere che in ogni situazione della vita non si può fare a meno di pregare, specie nel momento della prova e nelle difficoltà. Sempre dobbiamo bussare con fiducia alla porta del Signore, sapendo che in tutto Egli si prende cura dei suoi figli, di noi. Per questo, siamo invitati a non temere di ricorrere a Lui e di presentargli con fiducia le nostre richieste, nella certezza di ottenere ciò di cui abbiamo bisogno.

Cari amici, questa è la questione centrale: che cosa è davvero necessario nella mia vita? Rispondo con sant’Alfonso: «La salute e tutte le grazie che per quella ci bisognano» (ibid.); naturalmente, egli intende non solo la salute del corpo, ma anzitutto anche quella dell’anima, che Gesù ci dona. Più che di ogni altra cosa abbiamo bisogno della sua presenza liberatrice che rende davvero pienamente umano, e perciò ricolmo di gioia, il nostro esistere. E solo attraverso la preghiera possiamo accogliere Lui, la sua Grazia, che, illuminandoci in ogni situazione, ci fa discernere il vero bene e, fortificandoci, rende efficace anche la nostra volontà, cioè la rende capace di attuare il bene conosciuto. Spesso riconosciamo il bene, ma non siamo capaci di farlo. Con la preghiera arriviamo a compierlo. Il discepolo del Signore sa di essere sempre esposto alla tentazione e non manca di chiedere aiuto a Dio nella preghiera, per vincerla.

Sant’Alfonso riporta l’esempio di san Filippo Neri – molto interessante –, il quale «dal primo momento in cui si svegliava la mattina, diceva a Dio: “Signore, tenete oggi le mani sopra Filippo, perché se no, Filippo vi tradisce”» (III, 3) Grande realista! Egli chiede a Dio di tenere la sua mano su di lui. Anche noi, consapevoli della nostra debolezza, dobbiamo chiedere l’aiuto di Dio con umiltà, confidando sulla ricchezza della sua misericordia. In un altro passo, dice sant’Alfonso che: «Noi siamo poveri di tutto, ma se domandiamo non siamo più poveri. Se noi siamo poveri, Dio è ricco» (II, 4). E, sulla scia di sant’Agostino, invita ogni cristiano a non aver timore di procurarsi da Dio, con le preghiere, quella forza che non ha, e che gli è necessaria per fare il bene, nella certezza che il Signore non nega il suo aiuto a chi lo prega con umiltà (cfr III, 3). Cari amici, sant’Alfonso ci ricorda che il rapporto con Dio è essenziale nella nostra vita. Senza il rapporto con Dio manca la relazione fondamentale e la relazione con Dio si realizza nel parlare con Dio, nella preghiera personale quotidiana e con la partecipazione ai Sacramenti, e così questa relazione può crescere in noi, può crescere in noi la presenza divina che indirizza il nostro cammino, lo illumina e lo rende sicuro e sereno, anche in mezzo a difficoltà e pericoli. Grazie.

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Sant’Alfonso Maria de Liguori e Le Visite al Santissimo Sacramento

Posté par atempodiblog le 14 mars 2020

Sant’Alfonso Maria de Liguori e Le Visite al Santissimo Sacramento
Il fondatore dei Redentoristi fu un grande innamorato dell’Eucaristia
di Gianluca Giorgio – ACI Stampa

Sant'Alfonso Maria de Liguori e Le Visite al Santissimo Sacramento dans Fede, morale e teologia Adorazione-Eucaristica

In questi giorni in cui il Coronavirsu sta limitando, non poco, la vita dei cittadini è bello ricordare che ci sono anche dei momenti di preghiera e di riflessione personale, nella Città eterna.

Il parroco della Chiesa Pontificia di San Gioacchino in Prati, padre Pietro Sulkowski, ha mantenuto l’Adorazione eucaristica giornaliera – seppure a porte chiuse - che, già, si praticava, con devozione ed assiduità, in questo tempio caro ai romani.

La parrocchia, nata come un regalo delle varie nazioni del mondo per il Giubileo sacerdotale di Papa Leone XIII, ha come scopo specifico quello della venerazione del Pane eucaristico.

Ciò è testimoniato dai numerosi dipinti, al suo interno, che ricordano tale pratica e dall’ostensorio che troneggia dalla cupola della chiesa romana.

Sant’Alfonso Maria de Liguori, fondatore della Congregazione del SS.mo Redentore che, da sempre, officia i sacramenti nella parrocchia del rione Prati, fu un grande innamorato dell’Eucarestia e di questa pratica liturgica.

Da giovane, prima di essere ordinato sacerdote, trascorreva le ore davanti al Santissimo, esposto in adorazione.

Per questo sacramento compose, anche, una canzoncina spirituale dal titolo Fiori felici voi. Nel testo, il santo loda le piante in quanto hanno la possibilità di sostare, notte e giorno, davanti a Gesù sacramentato.

Le persone del quartiere che lo vedevano, così assiduo, in preghiera, non furono sorpresi quando un giorno videro l’ex avvocato, salire sul pulpito a predicare.

In onore di questa devozione scrisse diversi testi, tra cui il più conosciuto fu Le Visite al Santissimo Sacramento ed a Maria santissima.

L’opera, composta nel 1745, nacque come una ricca raccolta di meditazioni, per i novizi della sua Congregazione, ma visto il bene che il libretto compì, Monsignor de Liguori si decise a diffonderlo, anche, ai molti devoti che gli chiedevano di averlo.

Le letture si meditavano davanti al Santissimo esposto, ed aiutavano il fedele ad entrare in quella realtà che sa di cielo, in quanto è presenza reale di Dio sul mondo.

Lo schema dell’opera è semplice: trentuno meditazione al Sacramento ed alla Madonna accompagnano il lettore, nel cammino mensile.

Fra le molte riflessioni viene evidenziato il senso dell’Amore Redentivo del Figlio di Dio, che è voluto rimanere accanto all’umanità, così bisognosa di misericordia.

Il testo, come tutti quelli scritti dal santo, aiuta a pensare ma di più a pregare, con parole semplici ma che vanno dritte al cuore, in quanto nate dalla penna di un innamorato, oltre che di un teologo.

L’opera, nel corso della storia, ha avuto oltre duemila edizioni ed ancora oggi, è attualissima in quanto l’amore non invecchia mai.

Ed in questo momento, è bello che la comunità si possa raccogliere intorno al Cristo, rimasto nel tabernacolo, per rimanere vicino all’uomo, soprattutto, nei momenti in cui la Sua presenza può  rendere il cammino meno duro.

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Maria, rifugio sicuro

Posté par atempodiblog le 1 août 2017

Maria, rifugio sicuro dans Citazioni, frasi e pensieri Nostra-Signora

Il devoto Lanspergio fa parlare così il Signore: Uomini, poveri figli di Abramo, che vivete in mezzo a tanti nemici e a tante miserie, «abbiate cura di venerare con particolare affetto la Madre mia» e vostra.

«Io l’ho data al mondo come esempio di purezza» affinché da lei impariate a vivere come si deve; «e come rifugio sicuro affinché ricorriate a lei nelle vostre afflizioni.

Questa mia figlia l’ho fatta tale che nessuno possa temerla o possa esitare a ricorrere a lei.  Perciò l’ho creata di natura così benigna e pietosa che non sa disprezzare nessuno e non sa negare il suo favore a nessuno che lo domanda.

Ella tiene aperto a tutti il manto della sua misericordia e non permette che nessuno parta sconsolato dai suoi piedi».

Sia dunque sempre lodata e benedetta la bontà immensa del nostro Dio che ci ha dato una madre così grande e un’avvocata così tenera e amorevole.

di Sant’Alfonso Maria De Liguori – Le Glorie di Maria

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Maria, nostra Madre

Posté par atempodiblog le 8 mai 2016

Maria, nostra Madre dans Citazioni, frasi e pensieri Madonna

Se dunque Maria è nostra madre, possiamo riflettere su quanto ci ama. L’amore verso i figli è una necessità di natura. È questa la ragione per cui, come scrive san Tommaso, dalla legge divina è imposto ai figli il precetto di amare i genitori, mentre invece non c’è un precetto per imporre ai genitori di amare i figli, perché l’amore verso la propria prole è impresso nel cuore con tanta forza dalla natura stessa, che anche gli animali più selvaggi, dice sant’Ambrogio, non possono fare a meno di amare i loro figli.

Così gli storici raccontano che le tigri, sentendo la voce dei figli presi dai cacciatori, si gettano in mare sforzandosi di raggiungere a nuoto le navi che li portano via. Se dunque, dice la nostra amorevole madre Maria, neppure le tigri sanno dimenticare i figli, come potrei io dimenticarmi di amare voi, figli miei?

«Potrà forse una donna dimenticare il suo bambino, da non sentire più compassione per il figlio delle sue viscere? E se pur questa lo potrà dimenticare, io non mi dimenticherò mai di te!» (Is 49,15). No, non è possibile che io cessi di amare un’anima di cui sono madre. Maria è nostra madre non di carne, come abbiamo detto, ma di amore.

di Sant’Alfonso Maria De Liguori – Le Glorie di Maria

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Maria è nostra Madre

Posté par atempodiblog le 9 mai 2015

Maria è nostra Madre dans Fede, morale e teologia Madonna

Non a caso né invano i devoti di Maria la chiamano “Madre”. Sembra che non sappiano invocarla con altro nome e non si stancano mai di chiamarla così. E’ giusto, perché Maria è veramente nostra madre, non carnale, ma spirituale delle nostre anime e della nostra salvezza.

di Sant’Alfonso Maria De Liguori – Le Glorie di Maria

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L’amore che Gesù Cristo ci porta

Posté par atempodiblog le 2 juin 2014

L'amore che Gesù Cristo ci porta dans Citazioni, frasi e pensieri Ges

“Oh, se intendessimo l’amore che arde per noi nel Cuore di Gesù!… Ci ha tanto amati, che se mettessimo insieme tutto l’amore di cui sono capaci gli uomini, i Santi e gli Angeli, non arriveremmo che alla millesima parte dell’amore che Gesù Cristo ci porta”.

Sant’Alfonso Maria de Liguori

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Maria con la sua bellezza ha strappato Dio dal seno del Padre

Posté par atempodiblog le 25 mars 2014

Maria con la sua bellezza ha strappato Dio dal seno del Padre dans Citazioni, frasi e pensieri Madonna

Con la Tua bellezza Tu hai conquistato l’amore di un Dio, strappandolo, per così dire, dal seno dell’Eterno Padre, attirandoLo sulla terra per farsi uomo e figlio Tuo; e io misero verme non Ti amerò? No, mia dolce Madre, anch’io voglio amarTi, amarTi molto e voglio fare tutto ciò che posso per vederTi amata anche dagli altri. Gradisci dunque, Maria, questo mio desiderio e aiutami a realizzarlo. Io so che quelli che Ti amano sono guardati con compiacimento dal Tuo Dio. Dopo la Sua gloria Egli non desidera altro che la Tua gloria nel vederti onorata e amata da tutti.

Sant’Alfonso Maria de’ Liguori – Le glorie di Maria

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Al Paradiso per mezzo di Maria

Posté par atempodiblog le 26 janvier 2014

Al Paradiso per mezzo di Maria dans Citazioni, frasi e pensieri Maria-e-Ges

La santa Madre è anche chiamata dalla Chiesa stella del mare: “Ave, Maris Stella”. Infatti, dice san Tommaso, “come i naviganti sono guidati al porto per mezzo della stella, così i cristiani sono guidati al Paradiso per mezzo di Maria”. Allo stesso modo, san Pier Damiani la chiama “Scala del Cielo” poiché “per mezzo di Maria Dio è sceso dal cielo in terra, affinché grazie a lei gli uomini meritassero di salire dalla terra al Cielo”. Sant’Anastasio esclama: “Ave, sei stata ripiena di grazia perché Tu fossi la via della nostra salvezza e il cammino per ascendere alla patria celeste”. Perciò san Bernardo chiama la Vergine “Veicolo per salire al Cielo” e san Giovanni Geometra la saluta: “Salve, Nobilissimo Cocchio” sul quale i suoi devoti sono condotti in Cielo. San Bonaventura dice: “Beati quelli che Ti conoscono, o Madre di Dio! Il conoscerTi è la strada della vita immortale e il pubblicare le Tue virtù è la via della salvezza eterna”. Nelle Cronache francescane si narra che fra Leone vide un giorno una scala rossa sopra cui stava Gesù Cristo e una scala bianca sopra cui stava la Sua santa Madre. Osservò che alcuni cominciavano a salire la scala rossa ma, dopo pochi gradini, cadevano; ricominciavano a salire e cadevano di nuovo. Esortati ad andare per la scala bianca, li vide salire felicemente, mentre la Beata Vergine porgeva loro la mano e così giungevano senza difficoltà in paradiso.

Sant’Alfonso Maria de Liguori

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Santo e musicista: Alfonso Maria de Liguori

Posté par atempodiblog le 3 janvier 2014

Santo e musicista  Alfonso Maria de Liguori
di Francesco Agnoli – Il Foglio
Tratto da: La Roccia splendente

Santo e musicista: Alfonso Maria de Liguori dans Canti Coro-canti-di-Natale

Tu scendi dalle stelle o re del cielo e vieni in una grotta al freddo e al gelo”: inizia così la più celebre canzone popolare di Natale, e può venir voglia di conoscere chi sia l’autore e quale sia stata la sua vita. Alfonso Maria de Liguori, questo il nome di colui che la ideò, nasce a Napoli nel 1696, da famiglia nobile e ricca. Dati i natali, la sua vita sembrerebbe già scritta: lo aspettano onori, ricchezze, potere. Suo padre nutre grandi ambizioni per il figlio, e lui ha doti non ordinarie. Studia musica, ama dipingere, si iscrive, a 12 anni, presso l’Università di Napoli, per divenire avvocato.

L’età minima, per accedere al titolo, sono i 20 anni: Alfonso viene rivestito di una toga più grande di lui, già a 16. Se l’aspirante è eccezionale, si può fare eccezione. Divenuto avvocato, Alfonso si impone una moralità ferrea, in un mestiere difficile. Nello stesso tempo frequenta varie confraternite, che lo portano per esempio a visitare i malati, i sifilitici, i derelitti del grande ospedale di Napoli, gli Incurabili. L’ ingresso “nella confraternita della Visitazione portava per la prima volta il nostro brillante samaritano ad avvicinare, a incontrare, a toccare con le sue mani, ogni settimana, per anni, l’uomo a terra, spogliato, ferito, gemente nel fossato, ai bordi del suo cammino di ricco. Per otto anni si piegherà su di lui con orrore, con amore, con fede nella parola di Gesù: ‘Quello che fate al più piccolo dei miei lo fate a me’” (T.R.Mermet).

Alfonso fa parte anche della Confraternita di santa Maria della Misericordia, i cui membri sono dediti al seppellimento degli indigenti, ai preti pellegrini o stranieri, e a quelli detenuti per indegnità nelle carceri dell’Arcivescovado. Alfonso per dieci anni, dal 1714 al 1726, gira per Napoli, una volta la settimana, questuando per tutti questi. E’ nel 1723, quando la carriera sembra inarrestabile, che proprio mentre si piega su un malato degli Incurabili, egli sente come una voce che lo chiama: “Lascia il mondo e datti a me”. Nonostante la disperazione del padre, Alfonso segue l’ispirazione e si avvia agli studi per il sacerdozio, che sarà speso negli studi, negli scritti di morale (tra cui la Theologia moralis, La pratica del Confessore e Apparecchio alla morte), nelle missioni al popolo, nel confessionale, nelle celle dei prigionieri, tra i lazzaroni, le prostitute, i poco di buono e i peccatori di ogni genere…

Qui, tra questa umanità dolorante, l’uomo di dottrina e di carità, acquista quella saggezza, nel trattare non solo con i malati nel corpo, ma anche con quelli nello spirito, che gli varrà il titolo, concesso da Pio XII nel 1950, di “celeste patrono dei moralisti e dei confessori”. Saggezza che consiste in quel santo equilibrio con cui il santo sa affrontare il peccato: condannandolo, certamente, ma piegandosi anche con benignità ed amore sui peccatori. Alfonso è un avversario del rigorismo che trasforma la vita morale in terrorismo spirituale: confessa, esige e perdona, impone penitenze che non siano eccessive e da buon ammiratore di san Filippo Neri, di san Vincenzo de Paoli e di san Francesco di Sales (quello che invitava a conquistare le anime con il miele piuttosto che con il fiele), impara ad evangelizzare gli uomini con la semplicità (voleva farsi intendere anche dalle “menti di legno”), le devozioni popolari, la meditazione. Tenendosi lontano dallo zelo amaro e dall’algida moralità giansenista. Alfonso invita i confratelli predicatori a non dimenticare di inculcare il “timor di Dio”, ma evitando gli eccessi, le “maledizioni”, perché le conversioni vere nascono solo quando “entra nel cuore il santo amore di Dio”.

Napoli è la città giusta per lui: così piena di contraddizioni, di cultura e di miseria, di fede e di superstizione, di processioni e di bestemmie e sacrilegi… Un impasto in cui l’umanità dà il meglio e il peggio di sé, e in cui non si può raccogliere solo ciò che brilla e riluce, a prima vista.

Napoli è anche la città della musica che Alfonso ama sin da ragazzo (abbandonerà il suo clavicembalo solo una volta divenuto vescovo) e che sarà sempre, per lui, un modo per pregare ed istruire il popolo. Napoli è infatti la città in cui i discepoli di san Filippo Neri, inventore dell’Oratorio, frequentati da Alfonso già dal 1706, propongono di continuo concerti religiosi e ‘ricreativi’; è la città in cui gli orfani “scugnizzi” sono internati nei “Conservatori”, luoghi in cui, come dice la parola, devono essere custoditi e magari educati anche attraverso la musica. “A Napoli, scrive il già citato Mermet, la musica era per il popolo una seconda lingua, così questi Conservatori divennero ‘gabbie di usignoli’ e nel corso del XVII secolo si evolveranno progressivamente in scuole musicali”.

Da sant’Alfonso, “il più napoletano dei santi”, avvocato, moralista, confessore, amico dei poveri, è nato dunque quel canto di cui si diceva all’inizio; come pure quell’altro, bellissimo, in cui i Cieli fermano la loro armonia, perché la Madonna canti la sua ninna nanna; e pure quell’altro, così dolce, in dialetto napoletano: “Quanno nascette Ninno…”.

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Il Natale cristiano

Posté par atempodiblog le 23 décembre 2013

A Natale la Chiesa ricorda la nascita del Redentore, ma soprattutto la rivive. Perché Gesù Cristo è vivo, ieri, oggi e sempre. E nasce sempre nel cuore del credente per donargli la grazia che salva.
di Padre Livio Fanzaga – Il Timone
Tratto da: Capodorlandonline

Il Natale cristiano dans Fede, morale e teologia Natale

Il Natale, forse più ancora delle altre feste cristiane, compresa la Domenica, è stato investito da un’ondata di secolarizzazione che ha ridotto l’evento centrale della storia dell’umanità a un’orgia consumistica. Natale di chi? Molti neppure se lo chiedono. Il festeggiato, che dovrebbe essere Gesù Bambino, viene oscurato dalla figura bonacciona di Babbo Natale. Invece della grotta di Betlemme i negozi, e invece della grazia della redenzione i regali. Il fenomeno ci rattrista, ma non ci sorprende. Il paganesimo è sempre nascosto in qualche angolo del cuore, mentre il cristianesimo è una grazia che occorre continuamente conquistare e conservare. Il mondo celebri pure i suoi miti, ma il cristiano non si lasci catturare. E’ fondamentale che almeno i credenti vivano il Natale come un evento di fede e di grazia. Detto nel più semplice dei modi la festa di Natale è il compleanno di Gesù Cristo. E’ nella notte del 25 dicembre di oltre duemila anni fa che il Figlio di Dio fatto uomo è stato donato al mondo dalla Vergine Maria. Noi celebriamo con la massima solennità questo evento centrale del cristianesimo, perché la nostra fede ha come suo punto di riferimento la persona di Gesù. Il 25 Marzo celebriamo la festa dell’Annunciazione, quando il Verbo di Dio, per opera dello Spirito Santo, si è incarnato nel grembo della Vergine Maria. Nove mesi dopo la Piena di Grazia dà alla luce il Figlio, che è nel medesimo tempo suo Figlio e il Figlio di Dio. Quel Bambino che Maria e Giuseppe, insieme ai pastori accorsi al canto degli angeli, adorano deposto in una mangiatoia, è il Salvatore del mondo. La grandezza immensa del Natale corrisponde a quella del Festeggiato. E’ una grandezza divina, perché il cuore della fede cristiana è la divinità di Gesù Cristo. Guardando a quel Bambino, che Maria porta in braccio, noi vediamo il volto di Dio. E’ possibile vedere il volto di Dio con i nostri occhi? Sì, è possibile, perché Dio ha inviato il suo Verbo perché si facesse uomo e divenisse in tutto simile a noi, fuorché il peccato. Il volto di Dio che ci presenta il Natale è quello dell’umiltà, della tenerezza e della familiarità. Guardando a quel Bambino che ci sorride aprendoci le braccia, come sarebbe possibile avere paura di Dio? Quel Bambino ci dice che Dio è accessibile, è accogliente e merita la nostra fiducia assai più dei grandi di questo mondo. Maria, che lo ha portato nel grembo nove mesi e che lo ha generato nel gelo di una notte invernale, ce lo rende ancora più vicino, perché porta il sigillo della sua somiglianza. Avranno notato i pastori come quel Bambino divino assomiglia alla Madre? Il Natale cristiano è tale se è fondato sulla fede. Per celebrarlo è necessario rinnovare con fermezza la nostra fede nella divinità di quel Bambino. Il Figlio di Maria è il Figlio di Dio. Per questo egli è l’unico Salvatore del mondo. E’ l’unico, perché solo di Lui, e di nessun altro, noi possiamo dire: «E’ vero Dio e vero uomo». Ed è per questo che il Concilio di Efeso ha solennemente proclamato Maria “Madre di Dio”. Il significato di questa espressione riguarda innanzi tutto il Figlio di Maria, che non è un bambino come tutti gli altri, ma è il Figlio dell’eterno Padre che ha assunto la nostra natura umana. Ma nel medesimo tempo indica la grandezza sconfinata di Maria che ha concepito, prima nella fede e poi nella carne, colui che è «Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero».

Il Natale è un evento di fede che si rinnova ogni volta che lo celebriamo. A Natale la Chiesa non solo ricorda la nascita del Redentore, ma soprattutto la rivive. Infatti Gesù Cristo è vivo, ieri, oggi e sempre, ed Egli  dona oggi alla sua Chiesa la grazia del Natale. L’evento che Maria, Giuseppe e i pastori hanno vissuto nella realtà storica, noi oggi siamo chiamati a riviverlo nei nostri cuori. Ciò che è accaduto a Betlemme deve rinnovarsi nel cuore di ogni cristiano. In che modo? Innanzi tutto è necessario preparare la culla del nostro cuore, perché è in esso nasce di nuovo il Salvatore del mondo. La tradizione unanime sottolinea che il Natale deve essere un avvenimento interiore. Forse in nessuna altra festa dell’anno il popolo cristiano accorre così numeroso al confessionale. Benché il precetto della Chiesa richieda di confessarsi almeno una volta all’anno, in particolare in occasione della Pasqua, la gente sente il bisogno di purificare il proprio cuore soprattutto in occasione del Natale. Perché questo? Forse perché percepisce con l’istinto della fede che è nel cuore di ognuno di noi che si celebra l’evento della nascita del Redentore. La purificazione del cuore avviene attraverso una confessione ben fatta. E’ necessario prepararla per tempo con la preghiera e l’esame di coscienza, senza aspettare la ressa delle ultime ore. E’ una tragica illusione pensare di celebrare il Natale di Cristo senza essere in grazia di Dio. Perché la confessione sia ben fatta deve rappresentare un decisivo passo avanti nella propria vita spirituale. Non serve molto confessarsi alla vigilia di Natale ed essere pronti a cadere in peccato mortale già nel giorno di S. Stefano. Col cuore purificato siamo pronti a vivere l’evento di grazia che è senza dubbio rappresentato dalla Messa di mezzanotte. Nel momento della S. Comunione il Figlio di Dio fatto uomo entra nel nostro cuore e vi riversa, fra le tante grazie, anche quella speciale del Natale. E’ una grazia di umiltà, di infanzia spirituale, di tenerezza e di pace. Accogli questa grazia che il Salvatore ti dona e rivivi nel tuo intimo lo stupore e la gioia dei pastori che contemplavano Dio nel volto sorridente di un Bambino. Questo è l’essenziale del Natale, ma non è tutto. E’ necessario fare un cammino di preparazione insieme alla propria famiglia e alla propria parrocchia. I cristiani devono tenere alle loro belle tradizioni e rinverdirle in questi tempi aridi di ritorno al paganesimo. Di qui l’importanza di costruire il presepio nelle case, coinvolgendo i propri bambini. Il presepio rende visibile l’evento storico della nascita di Gesù ed è un invito per la famiglia a pregare insieme davanti alla culla. In questo modo la fede si rafforza, i cuori si riconciliano e genitori e figli si rispecchiano nel modello della S. Famiglia di Nazareth. Anche l’albero di Natale ha un significato cristologico, perché Gesù è l’albero sempre verde della vita immortale, che Egli ci ha donato morendo sul legno della Croce. Insieme al presepio e all’albero non possono mancare i canti di Natale, che ci sono stati consegnati da una straordinaria tradizione popolare. Bisogna insegnarli ai bambini nelle case e nelle parrocchie. Ed è proprio le parrocchie che dovrebbero riproporre la novena di Natale come itinerario controcorrente nei giorni convulsi della corsa agli acquisti che precedono la vigilia. E i regali? Ben vengano anche loro, come espressione di un cuore veramente natalizio, riconciliato e colmo di bontà. Com’era bello quando i bambini aspettavano i regali da Gesù Bambino! Anche Lui, il festeggiato, aspetta con ansia un regalo. E’ il nostro cuore che Egli ha creato per sé e che trova riposo soltanto nel suo amore.

Ricorda
TU SCENDI DALLE STELLE
Tu scendi dalle stelle, o Re del cielo, e vieni in una grotta al freddo, al gelo.
Oh Bambino mio divino, io ti vedo qui a tremar
o Dio beato;
ah quanto ti costò l’avermi amato!
A Te che sei del mondo il Creatore, mancan panni e fuoco,
o mio Signore
Caro eletto pargoletto quanto questa povertà più m’innamora, giacché ti fece amor povero ancora!
(Sant’Alfonso Maria dé Liguori, 1700) 

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Il silenzio

Posté par atempodiblog le 24 novembre 2013

Il silenzio dans Avvento Sant-Alfonso-Maria-de-Liguori

“Difficilmente si trova una persona spirituale che parli assai. Tutte le anime di orazione sono amanti del silenzio, il quale è custode dell’innocenza, difesa dalle tentazioni e fonte dell’orazione; poiché con il silenzio si conserva la devozione, e nel silenzio sorgono nella mente buoni pensieri”.

Sant’Alfonso Maria de Liguori

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Salve Regina, Madre di Misericordia

Posté par atempodiblog le 22 août 2013

Salve Regina, Madre di Misericordia dans Fede, morale e teologia Nostra-Signora

Poiché la Vergine Maria fu esaltata ad essere madre del Re dei re, ben a ragione la santa Chiesa l’onora e vuole che da tutti sia onorata con il titolo glorioso di regina. «Se il figlio è re, dice sant’Atanasio, giustamente la madre deve essere considerata e chiamata regina». «Sin da quando Maria, scrive san Bernardino da Siena, diede il suo consenso accettando di essere madre del Verbo eterno, da allora meritò di diventare la regina del mondo e di tutte le creature». «Se la carne di Maria, dice sant’Arnoldo abate, non fu divisa da quella di Gesù, come può esser separata la madre dalla sovranità del Figlio? Si deve dunque reputare che la gloria del regno non solo sia comune tra la madre e il Figlio, ma persino la stessa». Se Gesù è re dell’universo, anche Maria è regina dell’universo. «Costituita Regina, con pieno diritto possiede il regno del Figlio». Sicché, dice san Bernardino da Siena, «quante sono le creature che servono Dio, tante debbono servire anche Maria; poiché gli angeli, gli uomini e tutte le cose che sono nel cielo e sulla terra, essendo soggette all’impero di Dio, sono anche soggette al dominio della Vergine gloriosa». Quindi, rivolto alla divina Madre, Guerrico abate così le parla: «Continua dunque, Maria, continua sicura a dominare; disponi pure ad arbitrio dei beni del Figlio tuo, mentre, essendo tu madre e sposa del re del mondo, a te è dovuto, come regina, il regno e il dominio sopra tutte le creature» Maria è dunque regina. Ma sappia ognuno, per comune consolazione, che è una regina dolce, clemente, incline al bene di noi miseri. Perciò la santa Chiesa vuole che in questa preghiera noi la salutiamo e la chiamiamo Regina della misericordia.

Sant’Alfonso Maria de Liguori

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