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Della predicazione

Posté par atempodiblog le 11 août 2014

Della predicazione dans Citazioni, frasi e pensieri Beato-Giustino-Maria-della-Santissima-Trinit-Russolillo

“Le belle prediche e l’attività senza la preghiera non portano alcun frutto. Con la preghiera di certo otterrai tutto ciò che è veramente utile. Però devi pregare con molta insistenza e perseveranza; con un fervore sempre maggiore. E per tuo mezzo Iddio compirà miracoli. Sono le ginocchia, non l’intelligenza o la penna, a dare efficacia nell’attività, nella predicazione, nei libri. Preghiera prima e dopo il lavoro. Domanda, ringraziamento e richiesta di perdono”.

San Massimiliano M. Kolbe

Divisore dans Fede, morale e teologia

“Tu predichi con accento forte e amaro perché c’è molta amarezza nel fondo del cuore. Devi disporti all’amore soprannaturale e quindi a forte dolcezza che deve sentirsi nelle parole. Così gioverai alle anime.

Quanto meno entusiasmo naturale ci sarà nelle tue prediche, e meno elemento sensibile, più saranno sentite da altri e fruttificheranno in altri per il sopravvento in esse del soprannaturale. Amen.

La predicazione [...] è tutta luce di verità e dolcezza di carità, come immagine del Verbo e dello Spirito. Amen. Alleluia”.

Beato Giustino M. Russolillo

Divisore dans Predicazione

“Non si offendano le persone con ironie o invettive; specialmente nelle piccole borgate non si dica parola che possa essere giudicata allusiva alla condotta di qualche individuo.

Il predicatore badi a non inasprire menomamente gli erranti. Le sue parole spirino sempre carità e benignità.

Le invettive non ottengono le conversioni: l’amor proprio si ribella. Era questo il metodo che teneva S. Francesco di Sales e che era da lui consigliato. Egli narrava che i protestanti correvano in folla ad udirlo e dicevano che loro piaceva, perché non lo vedevano infuriarsi come i loro Ministri”.

San Giovanni Bosco

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Amare Gesù con il cuore di Maria

Posté par atempodiblog le 17 juin 2014

Giugno: il mese dedicato al Cuore di Gesù. Come ricambiare l’immenso amore che Gesù ha avuto per noi? Ecco il segreto che san Massimiliano ci suggerisce: amare Gesù con il cuore di Maria.

Amare Gesù con il cuore di Maria dans Citazioni, frasi e pensieri San-massimiliano-maria-kolbe

Per noi militi dell’Immacolata, l’unico sprone della nostra attività deve essere l’amore al Santissimo Cuore di Gesù.
Che cosa significa Santissimo Cuore di Gesù? Tutti sappiamo che il cuore è il simbolo dell’amore, anche se l’essenza dell’amore è nella volontà. Simbolo di amore è anche il cuore di Gesù. In lui conosciamo l’amore di Gesù.  Tutto si conosce dagli effetti  E Gesù diceva  che l’albero buono si riconosce dai frutti buoni (cfr Mt 7, 17-20). L’amore del cuore di Gesù lo riconosciamo da tanti atti di amore. Tutto ciò che ci circonda è espressione  dell’Amore di Gesù. Tutto  scaturisce dall’amore di Dio. Il Santissimo Sacramento è frutto dell’amore di Dio. Tutta la vita di Gesù e la sua attività è frutto dell’amore del Santissimo Cuore. L’anima che guarda attentamente  tutte queste manifestazioni di amore, vorrebbe ricompensare l’amore con l’amore. Sappiamo però, per esperienza che siamo molto deboli. E qui si manifesta l’amore del Cuore di Dio, che ci dà la sua santissima Madre, perché con il suo Cuore possiamo amare Gesù. Già non con il nostro povero cuore, ma con il cuore Immacolato di Lei. L’amore dell’Immacolata è l’amore più perfetto, con il quale una creatura può amare Dio. Con questo cuore dunque cerchiamo di amare sempre più il Cuore di Gesù e questo sia il nostro più grande scopo. Cercare di conquistare a Lei non solo molte anime, ma il maggior numero possibile e unirle quanto prima  per mezzo di Lei al sacratissimo Cuore di Gesù. Dapprima conquistare il proprio cuore e  poi gli altri. E questo sia il nostro più grande scopo.

Conferenza di Padre Kolbe ai suoi frati a Niepokalanów il 28 giugno 1936
Tratto da: Missionarie dell’Immacolata Padre Kolbe

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«Per Gesù sono pronto a soffrire anche più di così». Un nuovo documentario su Massimiliano Maria Kolbe

Posté par atempodiblog le 17 mai 2014

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Il 28 maggio del 1941 padre Massimiliano Maria Kolbe arrivò nel lager di Auschwitz. Durante il periodo di prigionia, scrisse una sola lettera alla madre, da cui traspare serenità e un totale abbandono alla volontà di Dio: «Mia cara mamma, verso la fine del mese di maggio sono giunto con un convoglio ferroviario nel campo di Auschwitz. Da me va tutto bene. Amata mamma, stai tranquilla per me e la mia salute, perché il buon Dio c’è in ogni luogo e con grande amore pensa a tutti e a tutto». Ripeteva sempre ai compagni di prigionia, sia ai cristiani che ai non cristiani: «L’odio non è forza creativa; solo l’amore crea… Queste sofferenze non ci spezzeranno, ma ci aiuteranno a diventare sempre più forti. Sono necessarie, insieme ai sacrifici degli altri, perché chi verrà dopo di noi possa essere felice». Diceva spesso: «Per Gesù Cristo sono pronto a soffrire anche più di così. L’Immacolata mi aiuterà». Un prigioniero ebreo disse di lui: «Questo prete cattolico è proprio un galantuomo. Finora uno simile qui non l’abbiamo avuto».

Un nuovo e bellissimo documentario in spagnolo ricorda la figura dell’Apostolo dell’Immacolata.

Tratto da: Il Timone

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Charles Péguy, un poeta preso dal fascino di Maria

Posté par atempodiblog le 30 janvier 2014

Il canto d’amore di Charles Péguy
Un poeta preso dal fascino di Maria
La Madre di Dio che un giorno è diventata anche madre nostra («perché il Figlio ha preso tutti i peccati /ma la Madre ha preso tutti i dolori») ci riceve fra le sue braccia accoglienti e ci guida nel porto della volontà di Dio, se solo abbiamo «l’audacia», come scriveva il grande poeta francese, di affidare a lei le nostre vite.

di Maria Di Lorenzo – Madre di Dio

Charles Péguy, un poeta preso dal fascino di Maria dans Charles Péguy Charles-P-guy-un-poeta-preso-dal-fascino-di-Maria

«Quando avremo recitato la nostra ultima parte,/ quando avremo deposto cappa e mantello, /quando avremo gettato maschera e coltello, /ricorda il nostro lungo peregrinare./ Quando ci caleranno nella fossa /e ci avranno offerto assoluzione e messa, /ricorda, o Regina di ogni promessa, /il nostro lungo cammino, il nostro peregrinare…».

La voce del poeta Charles Péguy attraversa tutto il XX secolo e porta in eredità a quello che si affaccia sulla scena del terzo millennio un seme di libertà. La libertà dei figli di Dio. Di Dio e di Maria. «Mistero, pericolo, gioia, disgrazia, grazia di Dio, scelta unica, responsabilità spaventosa, miseria, grandezza della nostra vita». Sono parole sue, estrapolate da un’opera che è un vero inno a Maria, Il portico del mistero della seconda virtù, data alle stampe il 22 ottobre 1911.
«Ascolta, bimba mia, – dice il poeta – ora ti spiegherò, ascoltami bene, /ora ti spiegherò perché, /come, in che/ la Santa Vergine è una creatura unica, rara./ Di una rarità infinita, fra tutte precellente, /unica fra tutte le creature. / Seguimi bene…».
E comincia, in sordina prima e poi con accenti sempre più appassionati, il suo canto d’amore alla Vergine:
«A colei che è infinitamente grande /perché è anche infinitamente piccola…/A colei che è infinitamente ricca/ perché è anche infinitamente povera…/A colei che è infinitamente alta/ perché è anche infinitamente discendente…/A colei che è infinitamente salva /perché a sua volta salva infinitamente…/ A colei che è tutta Grandezza e tutta Fede / perché è anche tutta Carità…/ A colei che è la più imponente / perché è anche la più materna…/ A colei che è infinitamente celeste /perché è anche infinitamente terrestre…/ A colei che è infinitamente gioiosa / perché è anche infinitamente dolorosa…/ A colei che è con noi / perché il Signore è con lei…/ Colei che è infinitamente regina /perché è la più umile delle creature…».

«Ho ritrovato la fede!»
Grandezza e mistero di Maria. Un canto affascinante, il suo, che ha quasi l’andamento e il sapore di antiche litanie. Ma da dove nasceva questo elogio della Santa Vergine? Dobbiamo gettare un rapido sguardo sulla vita – vita in verità assai breve, appena 41 anni, e altrettanto tumultuosa – di questo grande poeta francese.
Charles Péguy, bisogna dirlo subito, appartiene alla schiera dei convertiti. E del convertito la sua dimensione di scrittore avrà sempre l’impronta, negli aspetti di assoluto rigore come nelle fulminanti accensioni liriche.
Nato a Orléans il 7 gennaio 1873, ancora in fasce perse il padre, sicché sua madre per sopravvivere dovette imparare il mestiere di impagliatrice di sedie. Charles potrà studiare grazie alle borse di studio.
A vent’anni si trasferisce a Parigi, a quel tempo ha già abbandonato ogni pratica religiosa. È un giovane colto, intelligente, che diventerà discepolo di Bergson. Sensibile alle questioni sociali, è acceso da un ideale che nell’ultimo scorcio dell’Ottocento ha i contorni rivoluzionari del socialismo.
Péguy aderisce al credo socialista con l’intensità della gioventù e tutto l’ardore del suo cuore appassionato, ma ne resterà presto deluso. Da tale disillusione prenderà corpo la crisi, salutare e risolutiva.
È l’irruzione nella sua vita della Grazia. Evento misterioso, come ogni conversione, ma evento indubbiamente segnato da Maria. La storia di tanti convertiti sta lì a dimostrarlo: dietro ogni «caduta da cavallo», dietro ogni ritorno alla fede, c’è sempre lo «zampino» di Lei, della Madonna.
È Maria che riconduce a Dio, per sentieri segreti e imprevedibili che solo Lei conosce. Persino il peccatore più incallito, e con un piede già nell’abisso, ci rammenta S. Massimiliano Kolbe e con lui S. Luigi Grignion de Montfort (cfr. Trattato della vera devozione a Maria, n. 100), si converte ed è salvo per intercessione della Vergine, che sa come sciogliere i cuori più induriti.
Come nel caso del colto e indifferente scrittore di Orléans. A un certo punto, infatti, Péguy scrive all’amico Joseph Lotte, della sua cerchia parigina di intellettuali socialisti, e gli confessa: «Ho ritrovato la fede…Sono cattolico…».
È il settembre del 1908. Ha 35 anni. Da questo momento fino al giorno della sua morte – che avverrà nell’estate del 1914, in guerra, durante la battaglia della Marna – Charles Péguy si dedicherà a diffondere la fede ritrovata, in scritti di forte ispirazione religiosa.
E’ un cattolicesimo, il suo, vissuto in forma mistica e rivoluzionaria. Un cattolicesimo che ha il suo centro di luce in Maria, icona della speranza. I suoi versi, spesso ieratici, a volte ridondanti, conservano tracce di echi biblici molto forti, tra l’epico e il profetico. Il suo stile, personalissimo e incisivo, è impossibile da imitare. E difatti egli è rimasto una voce pressoché unica nel panorama della letteratura europea del Novecento.

Maria icona della speranza
Il portico del mistero della seconda virtù rappresenta la seconda parte di un trittico in versi che il poeta volle dedicare alle virtù teologali: fede, speranza e carità, comprendente Il mistero della carità di Giovanna d’Arco (1910) e Il mistero dei Santi Innocenti (1912).
Delle virtù teologali, secondo il poeta, è la speranza la più gradita a Dio, forse perché è anche la più difficile: «La Fede è una sposa fedele. / La Carità è una Madre / la Speranza è una bambina da nulla», scrive Péguy, «eppure è questa bambina che traverserà i mondi…».
La speranza, «singolare mistero, il più misterioso», precede quindi la fede e la carità, e corrisponde alla «infanzia del cuore». E’ qualcosa di «più dolce del sottile germoglio d’aprile», dice il poeta; essa «vede quello che non è ancora e che sarà, / ama quello che non è ancora e che sarà», ed è per l’appunto la «seconda virtù» a cui si fa cenno nel titolo. Una virtù che discende da Maria, la quale «ha preso a carico e in tutela / e in commenda per l’eternità / la giovane virtù Speranza».
Che cosa significa? Significa che la Madre di Dio un giorno è diventata anche madre nostra («perché il Figlio ha preso tutti i peccati /ma la Madre ha preso tutti i dolori») e, tra le sue braccia accoglienti, ci riceve e ci guida al porto sicuro della volontà di Dio, se appena abbiamo l’ardire («l’audacia», egli scrive) di affidarle le nostre vite.
«E lei, che li aveva presi, – continua – aveva / tanti figli sulle braccia. /Tutti i figli degli uomini. / Da quel primo piccino che aveva portato in braccio / Quel piccolo uomo che rideva come un tesoro / e che dopo le aveva causato tanto tormento /perché era morto per la salvezza del mondo…».
Maria è l’immagine della tenerezza di Dio verso tutti noi, suoi figli, «noi che non siamo nulla, noi che entriamo nella vita e subito ne usciamo, / come dei girovaghi entrano in una fattoria per un pasto soltanto, / per una pagnotta e per un bicchiere di vino». Creature effimere che durano un giorno, infelici, a contatto col dolore e la morte, anelanti a una difficile se non impossibile innocenza del cuore.
Eppure, dice Péguy, proprio all’uomo, a questo «pozzo d’inquietudine», Dio ha fatto dono di sé («spaventoso amore, spaventosa carità»). È questo il suo mistero, il mistero della seconda virtù: che «il Creatore ha bisogno della sua creatura…/ Colui che è tutto ha bisogno di ciò che non è nulla…».

Maternità universale
E’ il mistero di Dio, l’essenza per noi inspiegabile della sua gratuità, che poi fa tutt’uno col mistero di Maria, il suo essere compresenza e armonia degli opposti: purezza e al tempo stesso coscienza della miseria umana, senso di finitudine e salvezza donata a piene mani.
«A tutte le creature – scrive il poeta – manca qualche cosa, e non soltanto di non essere Creatore. / A quelle che sono carnali, lo sappiamo, manca di essere pure. / Ma a quelle che sono pure, bisogna saperlo, manca di essere carnali./ Una sola è pura essendo carnale. / Una sola è carnale essendo pura. / E’ per questo che la Santa Vergine non è solo la più grande benedizione che sia caduta sulla terra / ma la più grande benedizione discesa in tutta la creazione…».
Anche gli angeli, è vero, sono puri, dice Péguy, però non conoscono la materia, non hanno corpo, questo nostro corpo impastato di fango e di cenere che sempre ci inchioda alla terra. Maria, al contrario, pur essendo immacolata, «pura come Eva prima del primo peccato», ha sperimentato la realtà della carne, ed è in grado di capire quella pesantezza tutta umana del vivere. «E finché ci sarà un riparo, /cioè un ovile, / Essa è la madre del pastore eterno».
Maria, madre del Buon Pastore, è per l’uomo garanzia perenne di soccorso, e proprio in virtù della sua maternità, che è di carattere soprannaturale e, perciò, universale. A Lei, quindi, ci si può affidare infallibilmente, con la certezza di arrivare a Dio; a Lei si ricorre, infine, nell’ora estrema per trarne speranza di salvezza. «Quando avremo lasciato sacco e corda, / quando avremo tremato gli ultimi tremiti, / quando avremo rantolato gli ultimi dolori, / ricorda la tua misericordia. / Nulla ti chiediamo, o Rifugio dei peccatori, / solo l’ultimo posto nel tuo purgatorio, / per piangere a lungo la nostra tragica storia, / e contemplare da lontano il tuo splendore…».

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Le vere armi: il santo rosario e la medaglia miracolosa

Posté par atempodiblog le 18 novembre 2013

Le vere armi: il santo rosario e la medaglia miracolosa dans Citazioni, frasi e pensieri San-Massimiliano-Kolbe-e-la-Medaglia-miracolosa

“Una preghiera semplice e sublime insieme che l’Immacolata stessa, apparendo a Lourdes ha indicato, è il santo rosario. Esso divenga la spada di ogni persona che si affida all’Immacolata, così come la medaglietta (la Medaglia Miracolosa) è la pallottola che abbatte ogni male”.

San Massimiliano Maria Kolbe

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Mai più staccarsi da Maria Immacolata

Posté par atempodiblog le 14 août 2013

Mai più staccarsi da Maria Immacolata dans Citazioni, frasi e pensieri Kolbe-e-l-Immacolata

“Auguro a tutti che l’Immacolata vi porti per mano e vi stringa tutti e ciascuno singolarmente al suo Cuore immacolato, in modo tale che non siate capaci e non possiate mai più staccarvi da Lei”.

San Massimiliano Maria Kolbe

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L’unione tra lo Spirito Santo e Maria

Posté par atempodiblog le 19 mai 2013

L'unione tra lo Spirito Santo e Maria dans Citazioni, frasi e pensieri San-massimiliano-maria-kolbe

«Questa unione… è così inesprimibile e perfetta che lo Spirito Santo agisce unicamente attraverso l’Immacolata, la sua Sposa. Di conseguenza, Ella è la Mediatrice di tutte le grazie dello Spirito Santo. Dato che ogni grazia è un dono di Dio Padre attraverso il Figlio e lo Spirito Santo, perciò non esiste grazia che non appartenga all’Immacolata, offerta a Lei, a sua libera disposizione» (SK 634).

«L’unione tra lo Spirito Santo e la Vergine Immacolata è così stretta che lo Spirito Santo, che ha compenetrato profondamente l’anima dell’Immacolata, non esercita alcun influsso nelle anime se non per mezzo di Lei. Per questo appunto Ella è diventata la Mediatrice di tutte le grazie, proprio per questo Ella è veramente la madre di ogni grazia divina» (SK 1224).

San Massimiliano Maria Kolbe

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Non temere di amare troppo Maria

Posté par atempodiblog le 4 novembre 2012

Non temere di amare troppo Maria dans Citazioni, frasi e pensieri Kolbe-e-l-Immacolata

“Non temere di amare troppo la Madonna, perché non arriverai mai ad amarLa come L’ha amata Gesù”.

San Massimiliano Maria Kolbe

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La sconfitta apparente di San Massimiliano Kolbe

Posté par atempodiblog le 14 août 2012

Memoria di San Massimiliano Kolbe. Il Papa: l’amore vince le tenebre dell’odio e dell’egoismo
di Sergio Centofanti – Radio Vaticana

La sconfitta apparente di San Massimiliano Kolbe dans San Massimiliano Maria Kolbe San-massimiliano-m-kolbe

Oggi la Chiesa celebra la memoria di San Massimiliano Kolbe, sacerdote francescano polacco morto nel lager nazista di Auschwitz per salvare un padre di famiglia. Il Papa lo ha definito una “luce” che “ha incoraggiato altri a donarsi” per essere vicini ai sofferenti e agli oppressi.

Vincere il male con il bene, l’odio con l’amore: è ciò che ci ricorda il Vangelo odierno dedicato al “comandamento nuovo” di Gesù: “amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amati”. Parole che padre Kolbe ha vissuto fino in fondo e che – come dice il Papa – invitano tutti noi a seguire l’amore senza misura del nostro Signore:

“Quelle parole di Gesù, ‘come io vi ho amati’, ci invitano e insieme ci inquietano; sono una meta cristologica che può apparire irraggiungibile, ma al tempo stesso sono uno stimolo che non ci permette di adagiarci su quanto abbiamo potuto realizzare”. (Udienza generale, 9 agosto 2006)

L’amore verso Gesù passa attraverso il sì di Maria. E padre Kolbe, sacerdote mariano nel suo dna, ha continuato a dare speranza e consolazione a quanti erano con lui nel bunker della fame di Auschwitz, totalmente affidato alla Madre di Dio fino alla fine. Era il 14 agosto 1941:

“’Ave Maria!’: fu l’ultima invocazione sulle labbra di san Massimiliano Maria Kolbe mentre porgeva il braccio a colui che lo uccideva con un’iniezione di acido fenico. È commovente costatare come il ricorso umile e fiducioso alla Madonna sia sempre sorgente di coraggio e di serenità”. (Udienza generale, 13 agosto 2008)

I martiri non si scoraggiano nel fare il bene anche quando il male sembra distruggere tutto:

“Apparentemente le loro esistenze potrebbero essere ritenute una sconfitta, ma proprio nel loro martirio risplende il fulgore dell’Amore che vince le tenebre dell’egoismo e dell’odio. A San Massimiliano Kolbe vengono attribuite le seguenti parole che egli avrebbe pronunciato nel pieno furore della persecuzione nazista: ‘L’odio non è una forza creativa: lo è solo l’amore’”. (Udienza generale, 13 agosto 2008)

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Chi è l’Immacolata?

Posté par atempodiblog le 8 décembre 2011

Chi è l'Immacolata? dans Fede, morale e teologia San-massimiliano-m-kolbe

Da se stessa non è niente, come le altre creature, ma per opera di Dio è la più perfetta fra le creature. La più perfetta somiglianza dell’essere divino. L’Immacolata non ebbe mai nessuna macchia di peccato, il che vuol dire che il suo amore fu sempre totale, senza alcun impedimento. Amò Dio con tutto il proprio essere e l’amore la unì con Dio in modo così perfetto fin dal primo istante di vita, che nel giorno dell’Annunciazione l’Angelo potè rivolgersi a Lei dicendole: «Piena di grazia , il Signore è con te» [ Lc1,28]. Ella è, dunque, creatura di Dio, proprietà di Dio, somiglianza di Dio, immagine di Dio, figlia di Dio, nel modo più perfetto possibile ad un essere umano. Ella è strumento di Dio. Con piena consapevolezza si lascia volontariamente condurre da Dio, si conforma alla sua volontà, desidera solo ciò che Egli vuole, opera secondo la sua volontà e ciò nel modo più perfetto possibile, senza il minimo difetto, senza alcuna deviazione della propria volontà dalla volontà di Dio. La sua unione d’amore con Dio giunge fino al punto  che ella diviene Madre di Dio. Il Padre le affida il proprio figlio, il Figlio discende nel suo grembo, mentre lo Spirito Santo forma, con il corpo di Lei, il corpo santissimo di Gesù.

San Massimiliano Kolbe

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Consacrazione all’Immacolata

Posté par atempodiblog le 8 décembre 2009

SOLENNE CONSACRAZIONE ALL’IMMACOLATA
(composta da San Massimiliano Maria Kolbe)

Consacrazione all'Immacolata dans Preghiere Kolbe-e-l-Immacolata

O Immacolata,
Regina del cielo e della terra,
Rifugio dei peccatori
e Madre nostra amorosissima,
Cui Dio volle affidare
l’intera economia della misericordia,
io, indegno peccatore, mi prostro ai tuoi piedi,
supplicandoTi umilmente
di volermi accettare tutto e completamente
come cosa e proprietà Tua,
e di fare ciò che Ti piace di me
e di tutte le facoltà della mia anima
e del mio corpo,
di tutta la mia vita, morte ed eternità.
Disponi pure, se vuoi, di tutto me stesso,
senza alcuna riserva, per compiere
ciò che è stato detto di Te:
« Ella ti schiaccerà il capo » (Gn 3,15),
come pure: « Tu sola hai distrutto
tutte le eresie sul mondo intero » (Lit.),
affinché nelle Tue mani immacolate
e misericordiosissime
io divenga uno strumento utile
per innestare e incrementare
il più fortemente possibile la Tua gloria
in tante anime smarrite e indifferenti
e per estendere in tal modo,
quanto più è possibile,
il benedetto regno del SS. Cuore di Gesù.
Dove Tu entri, infatti, ottieni la grazia
della conversione e santificazione,
poichè ogni grazia scorre, attraverso le Tue mani,
dal Cuore dolcissimo di Gesù fino a noi.

V. Concedimi di lodarTi , o Vergine santissima.
R. Dammi forza contro i Tuoi nemici.

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Il «nemico numero uno»

Posté par atempodiblog le 16 mai 2008

Il demonio è il grande nemico dell’uomo. E’ il «nemico numero uno» dice il Papa Paolo VI.  

Satana appare agli inizi del genere umano, e si presenta “fin da principio omicida, mentitore e padre della menzogna” (Gv 8,44-45). Riesce a far cadere i nostri progenitori Adamo ed Eva, e diventa “il principe di questo mondo” (2 Cor 4,4), «l’accusatore dei nostri fratelli” (ap 12,10).

Con il peccato originale, quindi, “tutto il mondo è stato posto sotto il maligno” (1 Gv 5,19) e i demoni sono “i dominatori di questo mondo tenebroso” (Ef 6,12).

Come appaiono tenebrosi i primi eventi dell’umanità novella, a causa di questo infernale assassino, che ha “l’impero delle tenebre” (Lc 22,53)!

San Pio da Pietrelcina, in una lettera al suo Padre spirituale ha accennato alla figura mostruosa di satana, visto in una visione come un essere orrendo e gigantesco, alto come una montagna nera…

San Pietro ce lo presenta con l’immagine di un leone ruggente sempre pronto a sbranarci (1 Pt 5,8-9). Come lo tortura l’invidia, perché noi possiamo salvarci! Egli ci vuole tutti con sé all’Inferno.

Anche una scena stupenda, però, ci appare agli inizi dell’umanità soggiogata da satana e oppressa dal peccato. Una Donna sublime, con il suo figlio, “schiaccia la testa” (Gn 3,15) al serpente tentatore. L?Immacolata, vincitrice di satana, splende nelle tenebre del peccato, con il suo divin figlio. L’Immacolata è la disfatta di satana.

La pagina del Genesi in cui Dio stesso presenta l’Immacolata è simile a un’aurora che si alza meravigliosa sulla notte dell’umanità peccatrice. L’autore ispirato del Cantico dei cantici così esclama, rapito: “Chi è costei che s’avanza come l’aurora, bella come la luna, eletta come il sole, tremenda come esercito schierato?” (Ct 6,9).

Questa è l’Immacolata, la Guerriera invincibile, la Signora delle Vittorie, il terrore dei demoni.

Ci basti qui ricordare un particolare narrato da santa Bernardetta Soubirous dell’Immacolata a Lourdes. La piccola veggente vide da un lato della grotta una torma di demoni scalmanati che le urlavano grida infernali. Spaventata, santa Bernardetta alzò subito gli occhi all’Immacolata. E bastò che l’Immacolata volgesse un solo sguardo severo verso i demoni, perché questi si dessero a precipitosa fuga.

Così il demonio, di fronte all’Immacolata, dimostra di essere davvero ciò che significa il suo nome Beelzebul: un “dio delle mosche”!

La tattica del demonio è quella di allettare i sensi e l’immaginazione dell’uomo per far prevaricare lo spirito. Si presenta come un consigliere e un servitore in guanti gialli, con offerte di beni e piaceri seducenti da guadagnare. Così fece con Eva (Gn 3, 1-7). Così tentò anche con Gesù nel deserto (Mt 4,1) e con tanti santi di ogni tempo: san Benedetto, san Francesco d’Assisi, santa Teresa d’Avila, il santo curato d’Ars, san Giovanni Bosco e san Pio da Pietrelcina.

Abilissimo e scaltro com’è, egli sa servirsi di tutto per rovinarci: gli basta un’occhiata immodesta di David che guarda Betsabea (2 Sam 11,2-26) una golosità di Esaù che vuole un piatto di lenticchie (Gn 25,29-34), un attaccamento al denaro di Anania e Saffica che nascondono dei soldi (At 5,1-10).

Egli tenta persino di proporre cose apparentemente utili per le anime. Si sa che il Santo Curato d’Ars predicava in maniera semplicissima, feconda di grazie per le anime. Ebbene il demonio andò da lui tutto premuroso e lo esortò a predicare in maniera dotta e difficile, assicurandogli la fama di grande predicatore.
Il santo avvertì l’inganno e respinse l’insidia e continuò con la sua predicazione facile ed efficace. Dovette pagarla però, con molti dispetti furiosi che il demonio gli fece di giorno e di notte.

Quattro stupidi…

Il capolavoro dell’arte di satana è arrivare a convincere gli uomini che egli non esiste. A questo punto, è chiaro, il demonio può trattare gli uomini da veri burattini.

Una volta san Pio da Pietrelcina ascoltò una predica in cui l’oratore non faceva che chiedersi se veramente il demonio non esiste, come dicono alcuni. Soltanto alla fine, l’oratore concluse affermando l’esistenza del demonio.

Dopo la predica, san Pio ammonì il predicatore dicendogli che quando si parla del demonio bisogna parlare subito della sua esistenza e della sua azione nefasta nel mondo; soltanto alla fine si può aggiungere: “Ci sono poi quattro stupidi che osano negare l’esistenza del demonio…”.

Questi “quattro stupidi” oggi sono diventati molti, persino nella Chiesa. Tanto è vero che il papa Paolo VI è dovuto intervenire espressamente con un discorso (il 15-11-1972) per ribadire la verità di fede sull’esitenza di Satana come persona e per costatare amaramente come il “fumo di Satana” stia affumicando la Chiesa. Come insegna il catechismo, il diavolo è “una persona: Satana, il Maligno, l’angelo che si oppone a Dio. Il “diavolo” è colui che “vuole ostacolare” il Disegno di Dio e la sua “opera di salvezza” compiuta in Cristo” (n. 2851).

Un’altra volta, san Pio da Pietrelcina disse a una figlia spirituale: “Se si potesse vedere con gli occhi del corpo quanti demoni hanno invaso la terra, non si vedrebbe più il sole!”. Contro questi “impuri apostati”, come li chiamava lo stesso san Pio, quale non deve essere la nostra difesa?

“Vigilate e pregate”

Gesù ci ha messo in guardia contro le insidie del diavolo. Egli ci ha insegnato le parole del Padre nostro: «…non ci indurre in tentazione» (Lc 11,4). Egli ci ha raccomandato con cura: «Vigilate e pregate per non cadere nella tentazione» (Mc 14,38).

La vigilanza e la preghiera sono le due grandi forze dell’uomo contro il demonio. Facciamo nostra questa raccomandazione paterna di san Pio da Pietrelcina: «Figlio mio, il nemico non dorme; all’erta con la vigilanza e la preghiera. Con la prima lo avvistiamo, con la seconda abbiamo l’arma per difenderci».
La vigilanza ci fa avvistare le occasioni pericolose (una lettura, uno spettacolo, una persona, un luogo, una voglia…); la preghiera ci dà la forza di evitare i pericoli, di fuggire le occasioni, come raccomandava san Filippo Neri.

Anche sant’Agostino insegna che il demonio è solo un cane legato, e può mordere solo chi si avvicina a lui. Alla larga, quindi! Se il demonio si fa insolente, ascoltiamo la parola di san Giovanni Bosco che diceva ai suoi giovani: «Rompete le corna al demonio con la Confessione e la Comunione».

San Massimiliano M. Kolbe ha scritto che oggi «il serpente alza la testa in tutto il mondo, ma l’Immacolata gliela schiaccia in vittorie strepitose».
Per battere il demonio nel modo più umiliante bisogna ricorrere all’Immacolata. Il demonio ha letteralmente terrore di Colei, che, da sola, «è terribile come un esercito schierato» (Ct 6,9).

Quando santa Veronica Giuliani veniva assalita fisicamente dal demonio, non appena riusciva ad invocare la Madonna, il demonio, fuggiva precipitosamente urlando: «Non invocare la mia nemica».

La preghiera mariana più forte contro il demonio è il Rosario. Una volta gli fu chiesto durante un esorcismo, quale preghiera egli temesse di più. Rispose: «Il Rosario è il mio flagello!».
Se i cristiani portassero addosso e usassero spesso questo «flagello dei demoni», quante rovine, sventure e peccati in meno sulla terra!

Tratto da “Maggio, mese di Maria” – P. Stefano Maria Manelli – Casa Mariana Editrice – Roma 2003, p. 63.

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