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Santa Maria della Pace, un luogo di preghiera

Posté par atempodiblog le 24 janvier 2014

Il 24 gennaio la Chiesa celebra la festa di Santa Maria della Pace. Nella chiesa di Santa Maria della Pace a Roma riposano le sacre spoglie di San Josemaria Escrivá. Nella Cripta della chiesa è sepolto Mons. Álvaro del Portillo. Sono molti coloro che vi si recano a chiedere aiuto o a ringraziare per i favori ricevuti.

Santa Maria della Pace, un luogo di preghiera dans Apparizioni mariane e santuari 2jfhco1

Chiesa Prelatizia di Santa Maria della Pace
Un luogo di preghiera dove riposano le sacre spoglie di San Josemaria Escrivá.
Tratto da: San Josemaría Escrivá

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Il corpo di san Josemaria riposa in un’urna collocata sotto l’altare della Chiesa di Santa Maria della Pace. Milioni di persone in tutto il mondo ricorrono a San Josemaria per chiedere a Dio Nostro Signore grazie di qualsiasi tipo. E sono molti coloro che visitano la Chiesa Prelatizia per pregare o per ringraziare per le grazie ricevute attraverso la sua intercessione.

Il 31 dicembre del 1959, San Josemaria celebrò la prima Messa in Santa Maria della Pace, che in seguito all’erezione dell’Opus Dei come Prelatura personale diventò la Chiesa Prelatizia. La devozione di Mons. Escrivá alla Vergine è il motivo del titolo della chiesa e dell’immagine che la presiede. Nella cripta della Chiesa si trova la Cappella del Santissimo e vari confessionali. San Josemaria predicó con instancabile zelo la necessità di ricorrere ai Sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucarestia, doni di Dio ai suoi figli gli uomini, fonte di pace e di allegria perenni.

“La Madonna – così l’invoca la Chiesa – è la Regina della pace. Per questo quando la tua anima, l’ambiente familiare o professionale, la convivenza nella società o tra i popoli sono agitati, non cessare di acclamarla con questo titolo: “Regina pacis, ora pro nobis!” – Regina della pace, prega per noi! Hai provato, almeno, quando perdi la serenità?… – Ti sorprenderai della sua immediata efficacia”. San Josemaria Escrivá

Nella cripta è sepolto Mons. Álvaro del Portillo (1914-1994), Vescovo e primo successore di San Josemaría alla guida dell’ Opus Dei.

Orari di Santa Maria della Pace

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Sante Messe: Tutti i giorni alle ore 8.30, 12.00 e 19:30*. *La Santa Messa dalle 19.30 non si celebrerà durante i mesi di luglio ed agosto. 

Durante la Settimana Santa, dalla Domenica delle Palme alla Domenica di Pasqua, si celebrerà la Santa Messa solo alle 8.30, tranne Giovedì, Venerdì e Sabato Santo. 

Viale Bruno Buozzi, 75 00197 Roma telefono 06-808961 

Apertura: Tutti i giorni dalle 8.30 alle 20.25 (dalle 14.00 alle 17.00, entrata da Via di Villa Sacchetti, 36) 

Nei giorni 16 e 17 luglio 2013 la Chiesa Prelatizia sarà chiusa per lavori di manutenzione 

Confessioni: In italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo e portoghese. Se un gruppo vuole avvisare in anticipo del suo arrivo o un sacerdote desidera celebrare la santa Messa, si può chiamare il numero 06-808961. 

freccetta.jpg Mappa per raggiungere la chiesa

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Anno nuovo, lotta nuova

Posté par atempodiblog le 31 décembre 2013

Anno nuovo, lotta nuova
Anno nuovo, lotta nuova dans Riflessioni 30n7vw6Questo fu il motto che si propose nel cominciare l’anno 1972. Andrés Vázquez de Prada commenta nella biografia del fondatore dell’Opus Dei come san Josemaría mettesse a fuoco il nuovo anno raccomandando il detto popolare.

San Josemaría insegnava che l’importante per la santità è saper rettificare continuamente. “Per esperienza personale, sapete- e me lo avete sentito ripetere spesso, per prevenire scoraggiamenti- che la vita interiore consiste nel cominciare e ricominciare ogni giorno; e avvertite nel vostro cuore, come io nel mio, che abbiamo bisogno di lottare con costanza.” Riportiamo un testo, tratto da una biografia, che racconta come si propose questa massima all’inizio del 1972.

Il Padre cominciò a parlare lentamente. Cercava di fare una sintesi dell’ anno che si concludeva. Quel giorno aveva trascritto su una scheda alcune riflessioni e si era segnato una frase che riassumeva i suoi pensieri. Trasse di tasca l’agenda e lesse: «questo è il nostro destino sulla terra: lottare, per amore, fino all’ultimo istante. Deo gratias!».
(…)
Terminava il 1971 ed egli considerava le sofferenze che aveva patito negli ultimi anni e la loro origine. Senza lasciarsi vincere dallo scoraggiamento, decise di cominciare una vita nuova, rinnovando al Signore l’offerta di un generoso sacrificio, riaffermando il proposito di servirlo, non perché cominciava un nuovo anno, ma perché tutti i giorni sono ugualmente buoni per darsi a Dio. Disse ai suoi figli che per tutta la vita aveva ricominciato, riaggiustando la sua vita interiore, facendo atti di contrizione, gettandosi pentito nelle braccia di Dio, come il figlio prodigo di ritorno alla casa paterna. «La vita umana è, in un certo senso, un continuo ritorno verso la casa di nostro Padre, Dio. Un ritorno attraverso la contrizione».
Quel 31 dicembre fece, quindi, una confessione generale e si preparò a cominciare una nuova vita al servizio della Chiesa. Trasformò il detto “anno nuovo, vita nuova” nel suo programma per il 1972: «Anno nuovo, lotta nuova». Un anno era un tempo troppo breve per cambiare il mondo, ma il Padre non era pessimista e non si fermava solo a considerare la fugacità del tempo. La buona volontà di migliorare nella vita interiore, con l’aiuto della grazia, avrebbe reso soprannaturalmente fecondi quei dodici mesi:
«Il tempo è un tesoro che se ne va, che sfugge, che scorre tra le mani come l’acqua sulle rocce. Ieri è passato e l’oggi sta passando. Domani sarà presto un nuovo ieri. La durata di una vita è molto breve. E tuttavia quante cose si possono fare in così breve spazio per amore di Dio!».

La Chiesa aveva bisogno di figli fedeli, che riparassero per i figli sleali. Si dedicò quindi a instillare nelle anime, a cominciare dai suoi figli, l’amore per la Chiesa e l’impegno di riparare per le molte offese che le si arrecavano. Per questa strada molti si sarebbero avvicinati alla santità, o almeno avrebbero lottato per eliminare qualche difetto e per migliorare, perché, spiegava il Padre, «la santità consiste nell’avere difetti e nel lottare contro di essi, anche se moriremo con i nostri difetti».

Chiese la collaborazione delle sue figlie e dei suoi figli. Continuò a esortare tutta l’Opera a un deciso impegno di vita interiore e concluse il 1972 con un lungo viaggio di catechesi in Spagna e in Portogallo, incontrando un’enorme quantità di persone.

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La mattina del 1° gennaio 1972, il Padre cominciò subito col rileggere l’appunto della sera precedente ai suoi figli del Collegio Romano: «Questo è il nostro destino sulla terra: lottare, per amore, fino all’ultimo istante. Deo gratias!». Li esortò a ricominciare ancora una volta la lotta interiore, ricordando loro le parole della Sacra Scrittura: “La vita dell’uomo sulla terra è una milizia”. Il sacramento della Confermazione rende i cristiani milites Christi. «Non vergognatevi di essere soldati di Cristo, persone che devono combattere!».
«Voi, figli miei, lotterete sempre, e anch’io cercherò di farlo, fino all’ultimo istante della mia vita. Se non lottiamo, vuol dire che non stiamo andando bene. Sulla terra non possiamo mai avere la tranquillità dei poltroni, che si lasciano andare perché sanno che l’avvenire è sicuro. L’avvenire di noi tutti è incerto, nel senso che possiamo tradire nostro Signore, la nostra vocazione e la fede».
Dovevano combattere per non farsi asservire dal peccato e per ottenere la pace, che è conseguenza della guerra che il cristiano deve sostenere «contro tutto ciò che, nella sua vita, non viene da Dio: la superbia, la sensualità, l’egoismo, la superficialità, la meschinità di cuore».

Nei giorni successivi, mentre si avvicinava il 9 gennaio, giorno del suo compleanno, il Padre diceva scherzando che stava per «compiere sette anni». Alludeva alla perenne gioventù spirituale del cristiano e al cammino di infanzia spirituale che egli da tempo aveva intrapreso. Con la chiarezza di coscienza che dà l’intimità con Dio, diceva: «Josemaría: tanti anni, altrettanti ragli». I membri del Consiglio Generale gli regalarono un piccolo altorilievo di marmo bianco. Rappresentava il Buon Pastore, con la pecora perduta o ferita sulle spalle, il cane, la bisaccia e il bastone; don Alvaro aveva fatto aggiungere una dedica in latino: “9 gennaio 1972: a nostro Padre, nel settimo decennio della sua nascita, con tanto affetto”.

Il Fondatore dell’Opus Dei, III: I cammini divini della terra, Andrés Vázquez de Prada. Ed. Leonardo International, Milano, 2004.

Tratto da: San Josemaría Escrivá

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Nella festa di Cristo Re

Posté par atempodiblog le 24 novembre 2013

Nella festa di Cristo Re - San Josemaría Escrivá de Balaguer
Tratto da: San Josemaría Escrivá

Nella festa di Cristo Re dans Fede, morale e teologia Cristo-Re-dell-Universo

È Re e desidera regnare nei nostri cuori di figli di Dio. Ma mettiamo da parte l’immagine che abbiamo dei regni della terra: Cristo non domina né cerca di imporsi, perché non è venuto per essere servito, ma per servire. Suo regno è la pace, la gioia, la giustizia. Cristo, nostro re, non vuole da noi ragionamenti inutili, ma fatti, perché non chiunque mi dice: «Signore, Signore!» entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
E’ Gesù che passa, 93

“Dunque tu sei re”… — Sì, Cristo è il Re, che non solo ti concede udienza quando lo desideri, ma che, in un delirio d’Amore, abbandona persino — mi capisci? — il magnifico palazzo del Cielo, dove tu non puoi ancora arrivare, e ti aspetta nel Tabernacolo. — Non ti sembra assurdo non accorrere premurosamente e con maggiore costanza a parlare con Lui?
Forgia, 1004

Dov’è il re? Dove cercarlo se non là dove vuole regnare, cioè nel cuore, nel tuo cuore? Per questo si fa bambino: chi non ama infatti una piccola creatura? Dov’è allora il re, il Cristo che lo Spirito Santo cerca di formare nella nostra anima? Non può essere di certo nella superbia che ci separa da Dio, non nella mancanza di carità che ci isola. Lì Cristo non c’è; lì l’uomo resta solo.
E’ Gesù che passa, 31

Cristo deve regnare innanzitutto nella nostra anima. Ma come risponderemmo se ci domandasse: tu, mi lasci regnare dentro di te? Io gli risponderei che per farlo regnare in me ho un grande bisogno della sua grazia: soltanto così anche il palpito più nascosto, il sospiro impercettibile, lo sguardo più insignificante e la parola più banale, perfino la sensazione più elementare, tutto potrà tradursi in un osanna a Cristo, il mio Re.
E’ Gesù che passa, 181

Di fronte a coloro che riducono la religione a un cumulo di negazioni, o si accontentano di un cattolicesimo a mezzatinta; di fronte a coloro che vogliono mettere il Signore con la faccia al muro, o collocarlo in un cantuccio dell’anima…: dobbiamo affermare, con le nostre parole e le nostre opere, che aspiriamo a fare di Cristo un Re autentico di tutti i cuori…, anche dei loro.
Solco, 608

Se lasciamo che Cristo regni nella nostra anima, non saremo mai dei dominatori, ma servitori di tutti gli uomini. Servizio: come mi piace questa parola! Servire il mio Re e, per Lui, tutti coloro che sono stati redenti dal suo sangue. Se noi cristiani sapessimo servire! Andiamo dal Signore e confidiamogli la nostra decisione di voler imparare a servire, perché soltanto così potremo non solo conoscere e amare Cristo, ma farlo conoscere e farlo amare dagli altri.
E’ Gesù che passa, 182

A tutto ciò siamo stati chiamati noi cristiani, questo è il nostro compito apostolico e l’ansia che deve consumarci interiormente: far si che il regno di Cristo divenga realtà, che non ci sia più odio né crudeltà, e che si estenda per tutta la terra il balsamo forte e pacifico dell’amore. Chiediamo in questo giorno al nostro Re che faccia di noi degli umili e ferventi collaboratori al disegno divino di unire ciò che è spezzato, di salvare ciò che è perduto, di riordinare quello che l’uomo ha sconvolto, di condurre alla meta ciò che devia, di ricostruire l’armonia di tutto il creato.
E’ Gesù che passa, 183

Celebriamo oggi la festa di Cristo Re e senza sconfinare dal mio ambito di sacerdote vi dico che se qualcuno intendesse il regno di Cristo come un programma politico non avrebbe approfondito la finalità soprannaturale della fede e non sarebbe lontano dal gravare le coscienze con oneri che non sono quelli di Gesù, perché il suo giogo è dolce e il suo carico leggero. Amiamo veramente tutti gli uomini. E amiamo soprattutto Cristo. Allora non potremo far altro che amare la legittima libertà degli altri, in una pacifica e rispettosa convivenza.
E’ Gesù che passa, 184

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I figli e la libertà

Posté par atempodiblog le 22 octobre 2013

I figli e la libertà
San Josemaría Escrivá de Balaguer
Tratto da: josemariaescriva.info

I figli e la libertà dans Fede, morale e teologia hugrAmici dei figli
I genitori sono i principali educatori dei figli, sia nell’aspetto umano che in quello soprannaturale, e devono sentire la responsabilità di questa missione che esige comprensione, prudenza, capacità di insegnare e, soprattutto, di amare; nonché l’impegno di dare buon esempio.

L’imposizione autoritaria e violenta non è una buona risorsa educativa. L’ideale per i genitori consiste piuttosto nel farsi amici dei figli: amici ai quali si confidano le proprie inquietudini, con cui si discutono i diversi problemi, dai quali ci si aspetta un aiuto efficace e sincero.

È necessario che i genitori trovino il tempo di stare con i figli e parlare con loro. I figli sono la loro cosa più importante: più degli affari, più del lavoro, più dello svago. In queste conversazioni bisogna ascoltarli con attenzione, sforzarsi di comprenderli, saper riconoscere la parte di verità — o tutta la verità — che può esserci in alcune loro ribellioni. E allo stesso tempo bisogna aiutarli a incanalare rettamente ansie e aspirazioni, insegnando loro a riflettere sulla realtà delle cose e a ragionare. Non si tratta di imporre una determinata linea di condotta, ma di mostrare i motivi, soprannaturali e umani, che la raccomandano. In una parola, si tratta di rispettare la loro libertà, poiché non c’è vera educazione senza responsabilità personale, né responsabilità senza libertà.
È Gesù che passa, 27

I genitori possono e devono fornire ai figli un aiuto prezioso, aprendo loro nuovi orizzonti, comunicando la propria esperienza, facendoli riflettere, in modo che non si lascino trasportare da stati d’animo passeggeri, e avviandoli a una valutazione realistica delle cose. Quest’aiuto verrà fornito dai genitori personalmente, con i loro consigli, oppure invitando i figli a rivolgersi a persone competenti: a un amico leale e sincero, a un sacerdote preparato e zelante, a un esperto di orientamento professionale.

Il gran bene della libertà
Il consiglio non toglie però la libertà, ma fornisce elementi di giudizio e quindi allarga le possibilità di scelta, evitando l’influenza di fattori irrazionali nella decisione. Dopo aver prestato ascolto al parere degli altri, e aver ponderato ogni cosa, arriva il momento della scelta, e allora nessuno ha il diritto di far violenza alla libertà. I genitori devono fare attenzione a non cedere alla tentazione di proiettarsi indebitamente nei propri figli – di costruirli secondo i propri gusti -, perché devono rispettare le inclinazioni e le capacità che Dio dà a ciascuno.

Di solito quando esiste vero amore, tutto questo non è difficile. E anche nel caso estremo in cui il figlio prende una decisione che i genitori ritengono a ragione errata e prevedibile fonte di infelicità, nemmeno allora la soluzione sta nella violenza, ma nel comprendere e – più di una volta – nel saper rimanere al suo fianco per aiutarlo a superare le difficoltà e trarre eventualmente da quel male tutto il bene possibile.

I genitori che amano davvero i loro figli e cercano sinceramente il loro bene, dopo aver offerto i loro consigli e le loro riflessioni, devono farsi da parte delicatamente, in modo che nulla si opponga alla libertà, a questo grande bene che rende l’uomo capace di amare e di servire Dio. Devono tener presente che Dio stesso ha voluto essere amato e servito in libertà, e rispetta sempre le nostre decisioni personali: «Dio lasciò l’uomo – dice la Bibbia – arbitro di sé stesso» (Sir 15, 14).
Colloqui, 104

Dio, nella sua giustizia e nella sua misericordia — infinite e perfette —, tratta con lo stesso amore, e in modo disuguale, i suoi figli disuguali. Per questo, uguaglianza non significa giudicare tutti con la stessa misura.
Solco, 601

In un ambiente di pace
La pace coniugale dev’essere l’ambiente della famiglia, perché è la condizione indispensabile per un’educazione profonda ed efficace. I piccoli devono vedere nei genitori un esempio di dedizione, di amore sincero, di mutuo aiuto, di comprensione; le piccole difficoltà di ogni giorno non devono nascondere la realtà di un affetto capace di superare tutto.
Colloqui, 108

Però qualche volta possiamo litigare, vero?, mi direte. E io vi risponderò di sì, che qualche volta… anche conviene. È una manifestazione di amore…Però poco! E da soli! Volere dare spettacolo di litigare davanti ai figli, agli amici, ai vicini, ai parenti, come in una pubblica piazza? Picchiarsi? No! Ditevi una parola all’orecchio e aspettate la sera, con calma! E la sera… vediamo chi dei due ha meno vergogna a dire all’altro che ha ragione!… Chiedetevi perdono, datevi un bell’abbraccio, ricordatevi quando ve lo siete dati la prima volta… e amatevi, che al Signore piace il vostro affetto. Vedrete che non succede niente.
Incontro con Josemaría Escrivá, San Paolo, 1-6-1974

È preferibile qualche volta lasciarsi ingannare: la fiducia data ai figli fa sì che essi stessi provino vergogna di averne abusato e si correggano; se invece non hanno libertà, se vedono che non c’è fiducia in loro, si sentiranno spinti ad agire sempre con sotterfugi.
Colloqui, 100

Amici di Dio
Si deve insegnare (prima con l’esempio, poi con la parola) in che cosa consiste la vera pietà. La bigotteria non è che una desolante caricatura pseudo-spirituale, frutto quasi sempre di mancanza di dottrina e anche di una certa deformazione umana: è logico che risulti ripugnante a chi ama l’autenticità e la sincerità.

Con gioia constato che la pietà cristiana attecchisce nel cuore dei giovani – quelli di oggi come quelli di quarant’anni fa – quando la vedono incarnata come vita sincera; – quando capiscono che pregare è parlare con il Signore come si parla con un padre, con un amico: non nell’anonimato, bensì con un rapporto personale, in una conversazione a tu per tu; – quando si riesce a far echeggiare nelle loro anime quelle parole di Gesù, che sono un invito all’incontro fiducioso: Vos autem dixi amicos (Gv 15, 15), vi ho chiamati amici; – quando si rivolge un deciso appello alla loro fede, affinché vedano che il Signore è lo stesso « ieri, oggi e sempre » (Eb 13, 8).

D’altra parte è necessario che si rendano conto che questa pietà semplice e sincera esige anche l’esercizio delle virtù umane, e che pertanto non può ridursi a qualche pratica di devozione settimanale o quotidiana: essa deve impregnare tutta la vita, deve dare un senso al lavoro e al riposo, all’amicizia, allo svago, a tutto. Non possiamo essere figli di Dio solo di quando in quando, anche se ci devono essere alcuni momenti particolarmente riservati a considerare e approfondire la realtà e il senso della filiazione divina, che è il nocciolo della pietà.
Colloqui, 102

Il bambino apprende a situare il Signore tra i primi e più fondamentali affetti; impara a trattare Dio come Padre, la Madonna come Madre; impara a pregare seguendo l’esempio dei genitori. Quando tutto ciò si comprende, appare evidente il grande compito apostolico che i genitori sono chiamati a svolgere; e il loro dovere di vivere sinceramente la vita di pietà, per poterla trasmettere – più che insegnare – ai figli.

I mezzi? Ci sono delle pratiche di pietà – poche, brevi e abituali – che le famiglie cristiane hanno sempre adottato, e che per me sono meravigliose: la benedizione a tavola, il rosario recitato tutti assieme – anche se oggi non manca chi attacca questa solidissima devozione mariana -, le preghiere personali al mattino e alla sera. Si tratterà di consuetudini che possono variare a seconda dei luoghi; ma credo che si debba sempre promuovere qualche pratica di pietà da vivere insieme, in famiglia, in modo semplice e naturale, senza bigotteria.

In tal modo otterremo che Dio non venga considerato come un estraneo che si va a visitare una volta alla settimana, la domenica, in chiesa; che invece lo si veda e lo si tratti come è nella realtà: anche in famiglia, perché, come ha detto il Signore, “dove sono due o tre riuniti in nome mio, io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20).
Colloqui, 103

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Alla SS. Trinità per Maria

Posté par atempodiblog le 26 mai 2013

Alla SS. Trinità per Maria dans Citazioni, frasi e pensieri Maria-e-la-Trinit

Frequenta le tre Persone, Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo. E per arrivare alla Trinità Beatissima, passa attraverso Maria.
Forgia, 543 

Come piace agli uomini sentirsi ricordare la loro parentela con personaggi della letteratura, della politica, delle armi, della Chiesa…!
—Canta davanti alla Vergine Immacolata e ricordale: ave Maria, Figlia di Dio Padre; ave Maria, Madre di Dio Figlio; ave Maria, Sposa di Dio Spirito Santo… Più di te, soltanto Dio!
Cammino, 496

di San Josemaría Escrivá de Balaguer

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Il senso delle preghiere mariane

Posté par atempodiblog le 6 mai 2013

Il senso delle preghiere mariane dans Citazioni, frasi e pensieri josemariaescrivbambini

Guardate: per Maria, nostra Madre, saremo sempre piccoli, perché la Madonna  ci apre la strada del Regno dei Cieli, che sarà donato a chi si fa bambino [Cfr  Mt 19, 14]. Dalla Madonna non ci dobbiamo mai separare. E come le renderemo  onore? Frequentandola, parlandole, esprimendole il nostro affetto, meditando nel  nostro cuore le scene della sua vita terrena, raccontandole le nostre lotte, i  nostri successi e i nostri insuccessi.

In questo modo scopriremo — come  se le recitassimo per la prima volta — il senso delle preghiere mariane, che da  sempre si recitano nella Chiesa. Che cosa sono l’Ave Maria e l’Angelus se non le lodi ardenti alla Maternità divina? E nel santo  Rosario — meravigliosa devozione che non mi stancherò mai di raccomandare a  tutti i cristiani — passano per la nostra mente e per il nostro cuore i misteri  dell’esistenza mirabile di Maria, che sono anche i misteri fondamentali della  fede.

San Josemaría Escrivá de Balaguer

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Ve ne sono di così farisaici che…

Posté par atempodiblog le 2 mai 2013

Ve ne sono di così farisaici che... dans Citazioni, frasi e pensieri josemariaescriva

Ve ne sono di così farisaici che… si scandalizzano nel sentire che altre persone ripetono esattamente le stesse cose precedentemente ascoltate dalle loro labbra.

San Josemaría Escrivá de Balaguer

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Prendere per maestro San Giuseppe

Posté par atempodiblog le 27 mars 2013

Prendere per maestro San Giuseppe dans Citazioni, frasi e pensieri sangiuseppe

Di San Giuseppe ecco che cosa dice Santa Teresa d’Avila, nella sua autobiografia: “Chi non trova maestro che gli insegni a pregare, prenda per maestro questo glorioso santo, e non sbaglierà strada”. —Il consiglio viene da un’anima esperta. Seguilo.

San Josemaría Escrivá de Balaguer

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Facciamo amicizia con San Giuseppe

Posté par atempodiblog le 19 mars 2013

Facciamo amicizia con San Giuseppe  dans Citazioni, frasi e pensieri santafamiglia

Fate amicizia con Giuseppe e troverete Gesù.
Frequentate Giuseppe e troverete Maria, che riempì sempre di pace il dolce laboratorio di Nazaret.

San Josemaría Escrivá de Balaguer

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…per tutti abbracciare

Posté par atempodiblog le 23 février 2013

Offertorio del Prez.mo Sangue di N. S. per le anime purganti dans Don Giustino Maria Russolillo 28wcrqh

“Sulla sua croce, Gesù non ha steso né il solo braccio sinistro né solo il destro. Ma entrambi, per tutti abbracciare”.

San Josemaría Escrivá de Balaguer

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Comprendere e amare

Posté par atempodiblog le 14 juillet 2012

Comprendere e amare
San Josemaría Escrivá de Balaguer
Tratto da: josemariaescriva.info

Comprendere e amare dans Citazioni, frasi e pensieri Josemar-a-Escriv-de-Balaguer

Differenze che uniscono
Ciascuno di noi ha il suo temperamento, i suoi gusti personali, il suo carattere – un caratteraccio, a volte -, i suoi difetti. Ognuno ha anche i lati piacevoli della sua personalità, e per questo – e per molte altre ragioni – gli si può voler bene. La convivenza è possibile quando tutti si sforzano di correggere i propri difetti e cercano di passar sopra alle manchevolezza degli altri; quando cioè vi è amore, che supera e annulla tutto quanto potrebbe falsamente sembrare motivo di separazione e di divergenza. Se invece si drammatizzano i piccoli contrasti e ci si comincia a rinfacciare mutuamente i difetti e gli sbagli, la pace è finita e si corre il pericolo di far morire l’affetto. (Colloqui, 108)

L’aspetto positivo
Un discepolo di Cristo non tratterà mai male nessuno: chiamerà errore l’errore, ma correggerà con affetto chi sta sbagliando: altrimenti, non potrà aiutare, non potrà santificare. Bisogna saper vivere con gli altri, bisogna capire, bisogna scusare, bisogna esercitare la fraternità; e, secondo il consiglio di san Giovanni della Croce, in ogni istante bisogna mettere amore dove non c’è amore, per raccogliere amore, anche nelle circostanze apparentemente insignificanti offerte dal lavoro professionale e dalle relazioni famigliari e sociali. Pertanto, tu e io metteremo a frutto anche le occasioni più banali che ci si presentano, per santificarle, per santificarci e per santificare coloro che condividono i nostri stessi impegni quotidiani, sentendo nella nostra vita il peso dolce e attraente della corredenzione. (Amici di Dio, 9)

Sarai buono solo se saprai vedere le cose buone e le virtù degli altri. — Pertanto, se devi correggere, fallo con carità, nel momento opportuno, senza umiliare… e con la disposizione di imparare e di migliorare tu stesso in ciò che correggi. (Forgia, 455)

Siate persuasi che il cristiano, se davvero vuole agire con rettitudine, al cospetto di Dio e al cospetto degli uomini, ha bisogno di tutte le virtù, almeno in potenza. Qualcuno mi domanderà: «Padre, e le mie debolezze?». Ecco la risposta: «Quando un medico è malato, smette forse di curare, anche se è afflitto da una malattia cronica? La sua malattia gli impedirà forse di prescrivere ad altri malati la medicina opportuna? Certamente no: per curare, gli basta possedere la scienza adeguata e metterla in pratica, con lo stesso interesse con cui combatte la propria infermità». (Amici di Dio, 161)

Affetto sincero
Amare da cristiani significa volere voler bene, decidersi in Cristo a cercare il bene delle anime senza discriminazioni di sorta. (Amici di Dio, 231)

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Non permettere di difendersi

Posté par atempodiblog le 7 juin 2012

Non permettere di difendersi dans Citazioni, frasi e pensieri

Sarà vero che — disgraziatamente — è grande il numero di coloro che mancano alla giustizia con la calunnia, e poi invocano la carità e l’onestà, affinché la loro vittima non possa difendersi?

San Josemaría Escrivá de Balaguer

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Tirare il sasso e mettersi il cerotto

Posté par atempodiblog le 19 mai 2012

Tirare il sasso e mettersi il cerotto dans Citazioni, frasi e pensieri

Vecchio trucco quello del persecutore che si dice perseguitato… Il popolo l’ha denunciato, da tempo, con un chiaro proverbio castigliano: tirare il sasso e mettersi il cerotto.

San Josemaría Escrivá de Balaguer

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Iniziare dalla carità

Posté par atempodiblog le 16 mai 2012

Decidersi a “volere” la volontà di Dio dans Citazioni, frasi e pensieri josemariaescrivadebalag

Prima, maltratti… Poi, senza dare il tempo di reagire, gridi: «Adesso, carità fra noi tutti!».

— Se cominciassi dalla seconda cosa, non arriveresti mai alla prima.

San Josemaría Escrivá de Balaguer

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Ricorri in piena confidenza alla Vergine santissima

Posté par atempodiblog le 2 mai 2012

Ricorri in piena confidenza alla Vergine santissima dans Citazioni, frasi e pensieri

Ricorri in piena confidenza, ogni giorno, alla Vergine santissima. La tua anima e la tua vita ne usciranno rinvigorite.
Lei ti renderà partecipe dei tesori che custodisce nel suo cuore, perché “non si è mai udito al mondo che qualcuno sia ricorso alla sua protezione e sia stato abbandonato”.

San Josemaría Escrivá de Balaguer

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