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Perché manca la gioia…

Posté par atempodiblog le 30 novembre 2016

Perché manca la gioia... dans Citazioni, frasi e pensieri Mai_una_gioia_senza_Ges

“Manca la gioia? Pensa: ‘c’è un ostacolo tra Dio e me’; indovinerai quasi sempre”.

San Josemaría Escrivá de Balaguer
Tratto da: Opus Dei Italia Fb

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Non giudicare

Posté par atempodiblog le 12 juillet 2016

San Josemaría Escrivá de Balaguer/ Accadde Oggi
12/07/1932

Non giudicare dans Citazioni, frasi e pensieri San_Josemaria

Scrisse: “Non giudichiamo. —Ognuno vede le cose dal suo punto di vista… e con la sua intelligenza, quasi sempre molto limitata, e con gli occhi accecati o annebbiati dalle tenebre della passione, molto spesso.

Inoltre, la visione di alcune persone è soggettiva e malsana come quella di certi pittori pseudo-moderni che tracciano dei segni arbitrari assicurandoci che sono il nostro ritratto, la nostra condotta…

Quanto poco valgono i giudizi degli uomini!

—Non giudicate senza calibrare il vostro giudizio nell’orazione”.

Tratto da: josemariaescriva.info

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Escrivá e la teologia dell’asinello

Posté par atempodiblog le 5 juillet 2016

Escrivá e la teologia dell’asinello
del Cardinale Julián Herranz  –  Il Sole 24 Ore

Escrivá e la teologia dell'asinello dans Articoli di Giornali e News Balaguer

Ho avuto la fortuna di convivere e lavorare con san Josemaría per più di vent’anni. Dio lo scelse, ha ribadito Benedetto XVI nel benedirne la statua nella basilica di San Pietro, «per annunciare la vocazione universale alla santità e all’apostolato nella Chiesa».

Tutto ciò mi riporta alla memoria e al cuore (al ricordo) un episodio avvenuto nell’udienza privata che Papa Wojtyla mi concesse nel 1984, all’indomani della mia nomina a segretario del Pontificio Consiglio per i Testi legislativi. Dopo avergli parlato, quando stavamo ancora seduti, tolsi dalla borsa un piccolo oggetto – un asinello di ferro con un minuscolo basto di panno verde e rosso – e lo misi sopra il tavolo.

«Questo cos’è?», mi domandò il Papa, alquanto incuriosito. Risposi: «Di per sé è un oggetto di poco valore, ma per me è una reliquia: me lo diede il fondatore dell’Opus Dei quando cominciai a lavorare al servizio della Santa Sede nel 1960, negli anni di preparazione del Concilio. L’ho tenuto sempre sul mio tavolo di lavoro perché mi ricorda la teologia dell’asinello che ho imparato da monsignor Escrivá».

Giovanni Paolo II mi guardò con i suoi occhi azzurri e mi chiese sorpreso: «La teologia dell’asinello?». Gli spiegai quanto il fondatore amasse la figura dell’asinello con la quale ci mostrava il senso della santificazione del lavoro ordinario. Ci faceva notare che Gesù, per entrare a Gerusalemme, non scelse un cavallo o un’altra nobile cavalcatura ma preferì un asinello: un animale umile, obbediente, resistente nel lavoro, che si accontenta di poco e, allo stesso tempo, procede deciso e allegro.

Il Papa mi seguiva con attenzione e voleva che proseguissi. E io: «L’asinello ha le orecchie lunghe e tese verso l’alto». Diceva san Josemaría: «Sono come antenne innalzate verso il cielo per cogliere la voce del suo padrone, di Dio». Ci volle l’entrata del prelato di anticamera per interromperci e dare il segnale che l’udienza era finita. Giovanni Paolo II era rimasto assorto ad ascoltarmi, tanto che mi congedò dicendo: «Dobbiamo continuare il nostro discorso su questo argomento».

L’immagine dell’asinello che tanto piacque al Beato Wojtyla è quella che meglio esprime il modello di cristiano proposto dallo spirito dell’Opus Dei: una persona che non si risparmia, che è al servizio degli altri, che non ha velleità di trionfare ma svolge i suoi compiti con amore e dedizione. [...]

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Consanguinei di Gesù

Posté par atempodiblog le 16 juin 2016

Consanguinei di Gesù
di Pippo Corigliano

Consanguinei di Gesù dans Fede, morale e teologia cuore_di_Ges_e_di_Maria

Il mese di giugno è in singolare sintonia con il tema del Giubileo della Misericordia anche perché le feste del Cuore di Gesù e di Maria ci riportano all’amore misericordioso di Dio.

Sant’Agostino (De sancta virginitate,6) dice che «Maria cooperò col suo amore alla nascita nella Chiesa dei fedeli, membra di quel Capo di cui ella è madre secondo il corpo». E’ un motivo in più per considerarci «consanguinei» di Gesù, come diceva San Josemaría Escrivá: «Figli miei sapete perché vi voglio così bene? Perché vedo scorrere in voi lo stesso sangue di Gesù».

Questa «fisicità» del considerarci figli di Maria e fratelli di Gesù ci aiuta nell’identificazione con Cristo. Lo Spirito Santo è l’ autore di questa identificazione. Quello stesso Spirito che ha inondato l’anima e il corpo di Maria per farci pervenire Gesù. «Lo Spirito come il vento, soffia dove vuole» (Gv. 3,8) vien detto a Nicodemo: a me tocca non frapporre ostacoli e tenere le finestre del mio animo ben aperte a questa benefica corrente.

La lettura quotidiana del Vangelo e di un libro spirituale, la frequente confessione e la santa comunione, l’orazione mentale e la recita del rosario, assieme alle altre pratiche sono le finestre spalancate, sono l’alimento del bambino che sono io che ha bisogno di pasti frequenti. Tanto più frequenti quanto più piccolo è il bambino.

Nella mia corsa forsennata nell’impiegare inutilmente il tempo, queste pratiche sono il rimedio che non me lo fa sprecare e agevolano l’identificazione con Cristo.

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Cortesia sempre

Posté par atempodiblog le 12 juin 2016

Cortesia sempre

Cortesia sempre, con tutti. Ma, specialmente, con quelli che si presentano come avversari — tu non avere nemici —, quando cerchi di trarli fuori dall’errore.

San Josemaría Escrivá de Balaguer
Tratto da: Opus Dei Italia Fb

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La gioia profonda

Posté par atempodiblog le 26 avril 2016

Don Alvaro

Non dimentichiamo mai, figlie e figli miei, che il gaudium cum pace, la gioia e la pace che il Signore ci ha promesso se siamo fedeli, non dipende dal benessere materiale, né dal fatto che le cose vadano nel verso che noi desideriamo. Non si basa su motivi di salute, né sul successo umano. Questo sarebbe, in ogni caso, una felicità effimera, peritura, mentre noi aspiriamo a una beatitudine eterna.

La gioia profonda, che riempie completamente l’anima, trae origine dall’unione con nostro Signore. Ricordate le parole che il nostro amatissimo fondatore (San Josemaría Escrivá de Balaguer) ci ha ripetuto in uno dei suoi ultimi incontri:

“Se vuoi essere felice, sii santo; se vuoi essere più felice, sii più santo; se vuoi essere molto felice – già sulla terra! –, sii molto santo”.

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La ricetta dei crespillos

Posté par atempodiblog le 18 mars 2016

Ogni anno il venerdì prima della Domenica delle Palme, onomastico della signora Dolores, madre di san Josemaría, tutta la famiglia era in attesa del dolce tipico di questo giorno: i crespillos.

La ricetta dei crespillos dans Cucina e dintorni Crespillos

INGREDIENTI
(da 6 a 8 persone sono): 

1, 5 dl Latte (150 g)
200 g Farina 
2 Uova (100 g)
1 Cucchiaino di lievito in polvere
10 g Zucchero (un cucchiaio) 
½ Kg Foglie di spinaci freschi
Zucchero da spargere sopra

MODO DI FARLI:

Lavare molto bene gli spinaci e lasciare le foglie con 2 o 3 cm di lunghezza.
Fare una massa mescolando gli ingredienti in quest’ordine: in un recipiente si mette la farina con lo zucchero e il lievito, si aggiungono il latte e le uova e si unisce bene il tutto.
Asciugare l’acqua delle foglie degli spinaci, passarli per questa massa e friggerle in abbondante olio caldo a 170° C. Scolare bene.
Una volta fritti passarli nello zucchero.
Servire al momento, in un piatto da dolce avvolti in un tovagliolo bianco. 

Tratto da: Cocina Inteligente, di Alicia Bustos
Fonte: josemariaescriva.info

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La volontà di Dio è la nostra santificazione

Posté par atempodiblog le 26 novembre 2015

Accadde Oggi
26.11.1967

san josemaria

San Josemaría Escrivá de Balaguer: «Ci sentiamo scossi, e il cuore batte più forte, quando ascoltiamo con attenzione il grido di san Paolo: “Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione”. Oggi, ancora una volta, lo ripropongo a me stesso, lo ricordo a voi e a tutti gli uomini: questa è la volontà di Dio, che siamo santi. Per dare la pace alle anime, ma una pace vera, per trasformare la terra, per cercare il Signore Dio nostro nel mondo e attraverso le cose del mondo, è indispensabile la santità personale». Così comincia l’omelia che predica oggi.

Tratto da: josemariaescriva.info

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Vivere come ha stabilito il Padre celeste

Posté par atempodiblog le 1 novembre 2015

san josemaria

“Essere santi vuol dire, né più né meno, vivere come ha stabilito il Padre nostro che è nei Cieli. Mi direte che è difficile. E lo è; l’ideale è ben alto. Ma al tempo stesso è facile, perché è a portata di mano. Quando qualcuno cade ammalato, gli può capitare di non trovare la medicina adatta. Sul piano soprannaturale questo non avviene. La medicina è sempre vicina: è Cristo Gesù, presente nella Sacra Eucaristia, che ci dà la sua grazia anche attraverso gli altri sacramenti che ha voluto istituire”.

San Josemaría Escrivá de Balaguer

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Quando i furbetti predicavano contro la Casta

Posté par atempodiblog le 24 octobre 2015

Quando i furbetti predicavano contro la Casta
di Paolo Beltramin – Corriere della Sera

Piove, governo ladro? Peggio: «Io non mi vergogno di essere italiano, mi vergogno solo di essere rappresentato da politici condannati e corrotti che saccheggiano ogni santo giorno uno dei Paesi più belli del mondo». È solo uno dei tanti, generici sfoghi «anti Casta» che si incontrano su Facebook.. C’è chi la prende sul ridere, con battute che sorpassano il limite dell’insulto: «Papà, tu la paghi la tassa sugli animali? Ma certo! – risponde il padre – Con tutti i maiali che mantengo a Roma…».

Frasi e toni a cui siamo abituati: colpisce che ad averle scritte nei loro profili sul social network siano stati alcuni dei 43 dipendenti pubblici assenteisti arrestati a Sanremo per truffa. Perché queste invettive violente quanto superficiali fotografano una pessima abitudine di alcuni italiani: predicare bene e razzolare male. Se piove così tanto, è anche colpa loro.

luce snoopy

“Quale errata concezione dell’obiettività! Mettono a fuoco le persone o le attività con le lenti deformate dei loro personali difetti e, con acida insolenza, criticano o si permettono di vendere consigli.

Proposito concreto: nel correggere o nel consigliare, parlare alla presenza di Dio, applicando le stesse parole alla nostra condotta”.

San Josemaría Escrivá de Balaguer

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Seminatori di pace e di allegria

Posté par atempodiblog le 25 juin 2015

Seminatori di pace e di allegria dans Citazioni, frasi e pensieri Josemar-a-Escriv-de-Balaguer

“Seminate la pace e l’allegria ovunque, non abbiate parole offensive per nessuno; sappiate camminare a fianco di coloro che non la pensano come voi. Non vi maltrattate reciprocamente; siate fratelli di tutte le creature, seminatori di pace e di allegria”.

San Josemaría Escrivá de Balaguer

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Nel mondo ma non del mondo

Posté par atempodiblog le 25 mai 2015

Nel mondo ma non del mondo dans Citazioni, frasi e pensieri 166ki6p

San Josemaría Escrivá de Balaguer durante la sua permanenza in Brasile, nel 1974, commenta:

“Il Signore vuole che stiamo nel mondo e che lo amiamo senza essere mondani.

Il Signore desidera che rimaniamo in questo mondo – che adesso è così agitato e si sentono grida di lussuria, di disobbedienza, di ribellione che non approdano a nulla -, per insegnare alla gente a vivere con allegria.

La gente è triste. Fanno molto rumore, cantano, ballano, gridano, ma nel fondo del cuore, non hanno altro che lacrime: non sono felici, sono disgraziati.

E il Signore, a voi e a me, ci vuole felici”.

Tratto da: San Josemaría Escrivá, fondatore dell’Opus Dei

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La venerazione di San Josemaría per Santa Caterina

Posté par atempodiblog le 30 avril 2015

La venerazione di San Josemaría per Santa Caterina
Tratto da: San Josemaría Escrivá

Riportiamo parte dell’articolo di Johannes Grohe “Santa Caterina da Siena, san Josemaría Escrivá e l’apostolato dell’opinione pubblica”, pubblicato nel n. 8 (2014) della rivista Studia et Documenta, dell’Istituto Storico San Josemaría Escrivá.

La venerazione di San Josemaría per Santa Caterina dans Sacramento dell’Ordine st_catherine._san_domenico2

San Josemaría aveva una venerazione molto ben radicata nel suo cuore per Caterina e, proprio per questo, usava chiamare Catalinas i suoi Appunti intimi − annotazioni personali, in cui metteva per iscritto delle considerazioni per poi meditarle nella sua orazione, o come frutto della meditazione stessa: «Sono note ingenue − le chiamavo caterine per devozione alla Santa di Siena − che scrissi per molto tempo stando in ginocchio e che mi servivano come ricordo e sollecitazione. Credo che, in genere, mentre scrivevo con semplicità puerile, stavo facendo orazione». Forse, nell’usare questo termine, egli aveva presente il collegamento tra le ispirazioni della santa di Siena e le sue manifestazioni posteriori nelle lettere e nel Dialogo.
San Josemaría scriveva in una lettera indirizzata ai membri dell’Opus Dei, datata nel 1932: «I santi sono sempre delle persone scomode, uomini o donne – la mia santa Caterina da Siena! −, perché con il loro esempio e la loro parola sono un continuo motivo di disagio per le coscienze che sono immerse nel peccato».

San Josemaría ammirava la franchezza con cui Caterina difendeva la verità, per sua indole e perché considerava questa sincerità una virtù fondamentale: «Sono sicuro − scriveva in un’altra lettera − che ci saranno alcuni che non mi perdoneranno facilmente il mio parlar chiaro, ma devo farlo in coscienza e davanti a Dio, per amore verso la Chiesa, per lealtà verso la Chiesa Santa e per l’affetto che ho per voi. Nutro una particolare devozione per Santa Caterina − quella ‘grande brontolona’! − che diceva grandi verità per amore di Gesù Cristo, della Chiesa di Dio e del Romano Pontefice».

In una lettera datata 15 agosto 1964, egli ritorna a trattare il tema della verità che bisogna affermare senza timore, quando c’è un turbamento nella mente che può annebbiare il retto discernimento della coscienza: «le controversie, gli errori, gli eccessi o gli atteggiamenti esaltati sono sempre esistiti in tutte le epoche: e la voce che ha superato queste barriere è sempre stata la voce della verità unta dalla carità. La voce dei sapienti, la voce del Magistero; la voce, figli miei, dei santi, che hanno saputo parlare in tutti i modi per chiarire, per esortare, per richiamare ad un autentico rinnovamento […]. Figli miei, voi ben conoscete la storia della Chiesa e sapete che il Signore è solito servirsi di anime semplici e forti per tradurre in pratica la sua volontà in momenti di confusione o di torpore della vita cristiana. Io mi sono innamorato della fortezza di Santa Caterina che dice la verità alle più alte personalità con ardente amore e chiarezza diafana; mi riempiono di entusiasmo gli insegnamenti di un San Bernardo […]. Tante e tante voci profetiche, unite al Magistero illuminato della Chiesa, inondano di luce il popolo di Dio».

Inoltre, san Josemaría fu colpito dall’amore incondizionato della santa per la Chiesa, il quale, a sua volta, era il motore che lo spingeva a parlare con tanta franchezza. Troviamo riscontro di ciò nell’omelia Lealtà verso la Chiesa, pronunciata il 4 giugno 1972: «Questa Chiesa Cattolica è romana. Io gusto il sapore di questa parola: romana. Mi sento romano perché romano vuol dire universale, cattolico, perché così mi sento spinto ad amare teneramente il Papa, “il dolce Cristo in terra”, come piaceva ripetere a santa Caterina da Siena, che considero come un’amica carissima». L’espressione «il (dolce) Cristo in terra» è presente in molte varianti nell’Epistolario di Caterina e nel Dialogo.

Pur criticando aspramente e di frequente nei suoi incontri personali, nelle sue lettere, nel Dialogo ed in altri scritti, il malcostume dei sacerdoti che non vivevano in sintonia con la loro vocazione, santa Caterina aveva nel contempo una grande stima e considerazione per il sacerdozio in quanto tale. Nell’omelia Sacerdote per l’eternità del 13 aprile 1973, il fondatore dell’Opus Dei cita un testo chiave: «Il sacerdozio porta a servire Dio in uno stato che non è, in se stesso, migliore o peggiore di altri: è diverso. Tuttavia la vocazione sacerdotale si presenta rivestita di una dignità e di una grandezza tali che null’altro sulla terra può superare. Santa Caterina da Siena pone sulle labbra di Gesù queste parole: “Io non volevo che la riverenzia verso di loro diminuisse… perché ogni riverenzia che si fa a loro, non si fa a loro, ma a me, per la virtù del Sangue che io l’ho dato a ministrare. Unde, se non fusse questo, tanta riverenzia avraste a loro quanta agli altri uomini del mondo, e non più… E così non debbono essere offesi, però che, offendendo loro, offendono me e non loro. E già l’ho vetato, e detto che i miei Cristi non voglio che sieno toccati per le loro mani”».


La considerazione della santa, che a sua volta fa riferimento al salmo 105,15, aveva lasciato traccia, già anni addietro, nel pensiero di san Josemaría. «Non voglio tralasciare di ricordarti ancora una volta − benché ti sia noto − che il Sacerdote è “un altro Cristo”. − E che lo Spirito Santo ha detto: Nolite tangere Christos meos − non toccate “i miei Cristi”» (Cammino, 67). Ma anche in altri punti di Cammino si possono notare certi parallelismi con espressioni o modi di pensare della santa nel Dialogo, come ci fa notare Pedro Rodríguez.


«Si exaltatus fuero a terra, omnia traham ad meipsum (Gv 12,32), quando sarò innalzato da terra, attirerò tutto a me. Cristo, mediante la sua Incarnazione, la sua vita di lavoro a Nazaret, la sua predicazione e i suoi miracoli nelle contrade della Giudea e della Galilea, la sua morte in croce, la sua Resurrezione, è il centro della creazione, è il Primogenito e il Signore di ogni creatura» (È Gesù che passa, 105). Un altro testo della predicazione di san Josemaría, l’omelia (Cristo Re, del 22 novembre 1970, fa nuovamente riferimento al passo neotestamentario: «Gesù stesso ricorda a tutti: Et ego, si exaltatus fuero a terra, omnia traham ad meipsum (Gv XII,32), quando mi collocherete al vertice di tutte le attività della terra, compiendo il dovere di ogni momento, ed essendo miei testimoni nelle cose grandi e piccole, allora omnia traham ad meipsum, attrarrò tutto a me, e il mio regno in mezzo a voi sarà una realtà».

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Il passo di Giovanni ebbe una grande importanza per san Josemaría, dal 7 agosto 1931, allora festa della Trasfigurazione del Signore nella Diocesi di Madrid-Alcalá, giorno in cui avvertì nel suo cuore un intervento divino durante la celebrazione della Santa Messa, che egli stesso annotò nei suoi Appunti intimi: «Giunse il momento della consacrazione: nell’alzare la Sacra Ostia […] – avevo appena fatto mentalmente l’offerta all’Amore misericordioso – si presentò al mio pensiero, con forza e chiarezza straordinarie, quel passo della Scrittura: et si exaltatus fuero a terra, omnia traham ad meipsum (Gv 12,32) […]. E compresi che saranno gli uomini e le donne di Dio ad innalzare la Croce con la dottrina di Cristo sul pinnacolo di tutte le attività umane… E vidi il Signore trionfare ed attrarre a sé tutte le cose».

Anche per santa Caterina questo testo di san Giovanni aveva grande importanza. Nel Dialogo lo commenta abbastanza ampiamente, quando parla della Dottrina del Ponte, ai capitoli dal 25 al 30 della seconda parte del libro. Nel capitolo 26 spiega come questo ponte sia posto tra cielo e terra. Esso, levato in alto ma non separato dalla terra, è costruito con i meriti di Cristo nella Santa Croce, e senza il sacrificio della Croce nessuno può attraversare il ponte. Cristo in Croce attrae a sé per il suo amore infinito; il cuore dell’uomo si lascia sempre attrarre dall’amore. Se diciamo che Cristo attrae a sé ogni cosa, ciò significa che da una parte l’uomo è attratto con tutte le potenze dell’anima: memoria, intelletto, volontà, e dall’altra, che con l’uomo sono attratte tutte le realtà terrene, create per l’uomo.


Santa Caterina, intercessore dell’apostolato dell’opinione pubblica
Mentre gli altri intercessori dell’Opera, quali san Pio X, san Nicola di Bari, san Giovanni Maria Vianney e san Tommaso Moro, erano già stati scelti negli anni precedenti, sembra che l’idea d’invocare santa Caterina per l’apostolato dell’opinione pubblica venne al fondatore nel 1964, come risulta da una lettera indirizzata a don Florencio Sanchez Bella, allora consigliere dell’Opus Dei in Spagna, il 10 maggio dello stesso anno: «Ora ti racconterò che mi si è ravvivata la devozione, che in me è di vecchia data, per Santa Caterina da Siena: perché seppe amare filialmente il Papa, perché seppe servire con tanto sacrificio la Santa Chiesa di Dio e… perché seppe parlare eroicamente. Sto pensando di nominarla Patrona (intercessore) celeste dei nostri apostolati dell’opinione pubblica. Vedremo!».


Già alcuni giorni prima di questa lettera, nel corso di una conversazione familiare con alcuni membri dell’Opus Dei avvenuta il 30 aprile − che, prima della riforma liturgica, promossa dal Concilio Vaticano II, era la ricorrenza della festa di santa Caterina− san Josemaría faceva notare: «Desidero che si celebri la festa di questa santa nella vita spirituale di ciascuno di noi e nella vita delle nostre case o centri. Ho sempre avuto una grande devozione per santa Caterina: per il suo amore alla Chiesa e al papa e per il coraggio dimostrato nel parlare con chiarezza quando era necessario, mossa precisamente da quello stesso amore […]. Prima era considerato eroico tacere, e così fecero i vostri fratelli. Ma adesso è eroico parlare, per evitare che si offenda Dio Nostro Signore. Parlare, cercando di non ferire, con carità, ma anche con chiarezza».

con+paolo+vi dans Santa Caterina da Siena

Alcuni giorni prima, anche il romano pontefice Paolo VI aveva parlato durante un’udienza di questa festa speciale: «Sì, la forza del Papa è l’amore dei suoi figli, è l’unione della comunità ecclesiastica, è la carità dei fedeli che sotto la sua guida formano un cuor solo e un’anima sola. Questo contributo di energie spirituali, che viene dal popolo cattolico alla gerarchia della Chiesa, dal singolo cristiano fino al Papa, ci fa pensare alla Santa, che domani la Chiesa onorerà con festa speciale, S. Caterina da Siena, l’umile, sapiente, impavida vergine domenicana, che, voi tutti sapete, amò il Papa e la Chiesa, come non si sa che altri facesse con pari altezza e pari vigore di spirito».

Il 13 maggio 1964, san Josemaría decise di mettere in pratica ciò che aveva espresso a don Florencio Sanchez Bella: nel corso di una tertulia (conversazione familiare) ritornò a toccare il tema e poi disse sorridendo: «“Perché aspettare ancora? A me, in qualità di fondatore, spetta il compito di nominarla, e, dato che in casa facciamo le cose in maniera semplice, senza formalità, la nomino patrona (intercessore) proprio in questo momento”. Quindi, chiese a qualcuno di portargli carta e penna e dettò una comunicazione da inviare a tutte le regioni: “Il giorno 13 maggio, considerando con quanta chiarezza di parola e con quanta rettitudine di cuore santa Caterina da Siena rivelò con coraggio e senza eccezione alcuna per nessuno le vie della verità agli uomini del suo tempo, ho decretato che l’apostolato che i membri dell’Opus Dei svolgono in tutto il mondo con verità e carità al fine d’informare rettamente l’opinione pubblica, sia raccomandato alla speciale intercessione di questa santa”.

santa+caterina+francesco+messina dans Stile di vita

Anni prima della decisione di san Josemaría, si erano tenute a Roma le celebrazioni del quinto centenario della canonizzazione di santa Caterina, avvenuta nell’anno 1461, al tempo di papa Pio II. In quell’occasione, Giovanni XXIII inviò al maestro generale dei domenicani una lettera piena di grandi elogi per la santa. La posta italiana emise un francobollo in onore di Caterina da Siena e, alla fine del centenario, venne collocato un monumento in piazza Pia, tra Castel Sant’Angelo e via della Conciliazione, opera dello scultore Francesco Messina.

Tuttavia bisogna interpretare tale decisione di san Josemaría anche nel contesto di certe crescenti incomprensioni nei confronti dell’Opus Dei in Spagna ed in altri luoghi, e nel contesto del dibattito, durante il Concilio Vaticano II, non solo in aula conciliare, ma soprattutto fuori dall’aula, dove il santo temeva che prevalesse una visione negativa della grande tradizione della Chiesa, che gli sembrava venisse descritta con modalità inappropriate.

Già alla fine degli anni cinquanta, il fondatore dell’Opera aveva creato un ufficio di informazione per sopperire al bisogno di diffondere in maniera incisiva notizie sull’Opus Dei e sui suoi apostolati, e più genericamente, per studiare i temi di attualità nella vita della Chiesa contribuendo in tal modo a divulgare informazioni precise sulla Chiesa e a diffondere la buona dottrina.

Per quanto riguarda il Concilio Vaticano II, san Josemaría vedeva con preoccupazione che durante i lavori di preparazione del concilio circolavano voci nei mass media di comportamenti ed impostazioni contrari allo spirito cristiano ed alla dottrina della Chiesa. Con i suoi collaboratori dell’ufficio di informazione, egli faceva dei commenti su tali episodi, ricorrendo talvolta all’esempio di santa Caterina, che chiamava affettuosamente la “grande brontolona”, “dalla grande facilità e scioltezza di parola”, perché la santa sapeva parlare con chiarezza e senza timore alcuno. A volte commentava delle frasi che aveva letto da una copia dell’epistolario della senese.

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La volontà di Dio è la nostra santificazione

Posté par atempodiblog le 28 avril 2015

“Bada bene: nel mondo ci sono molti uomini e molte donne, e il Maestro non tralascia di chiamarne neppure uno. Li chiama a una vita cristiana, a una vita di santità, a una vita di elezione, a una vita eterna”.

“Ci sentiamo scossi, e il cuore batte più forte, quando ascoltiamo con attenzione il grido di san Paolo: Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione. Oggi, ancora una volta, lo ripropongo a me stesso, lo ricordo a voi e a tutti gli uomini: questa è la volontà di Dio, che siamo santi. Per dare la pace alle anime, ma un pace vera, per trasformare la terra, per cercare il Signore Dio nostro nel mondo e attraverso le cose del mondo, è indispensabile la santità personale”.

San Josemaría Escrivá de Balaguer

La volontà di Dio è la nostra santificazione dans Fede, morale e teologia 21do6le

[...] “decidetevi per la santità”; la Madonna ci fa fare un passo avanti, non basta combattere il peccato, non basta confessarci per avere l’assoluzione dei peccati, occorre un’opzione di fondo, la decisione per la santità che è la vocazione cristiana, cioè il fine della vita, diceva San Paolo “la volontà di Dio è la vostra santificazione”.

Il Concilio Vaticano II nella “Lumen Gentium” numero 41, ha parlato della vocazione universale alla santità, che riguarda tutti i fedeli, una santità che non deve essere necessariamente eccezionale, può anche essere la santità ordinaria, fatta di lotta al peccato e di unione con Dio, nella vita quotidiana, nelle piccole cose fatte con amore, con i doveri fatti per amore, con la dedizione a Dio e al prossimo, attraverso la trafila della vita quotidiana. Con le cose più semplici si può realizzare il cammino di santità purché noi decidiamo per la santità, non teniamo i piedi in due staffe, non facciamo la politica del diavolo e dell’acqua santa nello stesso tempo, ma decidiamo, come diceva il Montfort, per “un’inimicizia radicale fra la Madonna e satana” e così noi, che siamo figli di Maria, dobbiamo avere quest’inimicizia radicale verso il peccato e il suo oscuro ispiratore che è il diavolo.

Commento di padre Livio di Radio Maria al messaggio di Medjugorje del 25 marzo
Trascrizione dall’originale audio ricavata dal sito: Medjugorje Liguria

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San Josemaría e la Madonna di Montserrat

Posté par atempodiblog le 27 avril 2015

San Josemaría e la Madonna di Montserrat
Tratto da: San Josemaría Escrivá 

27/04/1954, festa della Madonna di Montserrat. Patisce uno shock anafilattico e comincia inspiegabilmente a guarire da un diabete di cui soffriva da dieci anni: “Quando fui sul punto di perdere conoscenza, fu cosa di pochi istanti, il Signore mi fece vedere la mia vita come se fosse un film; mi riempii di vergogna per i miei numerosi sbagli e chiesi perdono al Signore. Non poteva succedermi una cosa più grave di questa: è stato come se fossi morto”.

Santuario di Montserrat
Santuario di Montserrat

San Josemaría fu un grande devoto della Madonna di Montserrat. C’è il riscontro di un’intensa relazione con il santuario negli anni ’40, specialmente verso la fine del 1946, anno in cui si trasferì a vivere stabilmente a Roma. L’affetto per la Madonna di Montserrat, tuttavia, continuò per sempre. Fu proprio in una sua festa, il 27 aprile del 1954, che fu guarito da diabete, dopo un attacco fortissimo durante il quale fu sul punto di morire. Lo racconta José Miguel Cejas nel libro Josemaría Escrivá, un hombre, un camino y un mensaje (Josemarìa Escrivá, un uomo, un cammino e un messaggio). Riportiamo il testo:

Madonna di Montserrat
Madonna di Montserrat

Il 27 aprile 1954 la vita seguì il suo normale corso a Villa Tevere, l’attuale sede Prelatizia dell’Opus Dei a Roma. Tutto sembrava indicare che quel giorno della festa della Madonna di Montserrat sarebbe stato un giorno come gli altri, pieno di orazione e di lavoro, nella calda primavera italiana. In quel periodo il suo diabete si era acutizzato. Tutte le settimane gli facevano le analisi e il risultato era sempre peggiore, nonostante il rigoroso regime alimentare che osservava e l’alta dose di insulina che gli si somministrava ogni giorno. Escrivá non perdeva la pace: Dio lo portava per cammini di abbandono, di umiltà, di semplicità, di fiducia. Quel giorno, seguendo le istruzioni del medico, alle 12.50, del Portillo gli fece un’iniezione di una nuova forma di insulina ritardata. Subito dopo scesero in sala da pranzo. Improvvisamente, già seduto a tavola, ebbe uno shock: si rese conto di morire e chiese immediatamente l’assoluzione.

-Álvaro, dammi l’assoluzione
-Ma, Padre, che cosa dice?
-L’assoluzione!

San Josemaría nel 1954
San Josemaría nel 1954

Poiché del Portillo era rimasto un po’ sconcertato per la sorpresa, cominciò a dire “ego te absolvo…” e svenne. Era uno shock anafilattico. Dopo avergli dato l’assoluzione, del Portillo gli fece ingerire dello zucchero, mettendoglielo in bocca, dandogli dell’acqua e muovendogli il capo e il corpo, e avvisò rapidamente il medico. Dopo pochi minuti, lentamente, Escrivá cominciò a riprendersi anche se era rimasto cieco. Il medico rimase stupito: normalmente le reazioni di questo tipo sono quasi necessariamente mortali. Tuttavia dopo alcune ore il fondatore si riprese e recuperò di nuovo la vista. Da quel giorno il diabete fu totalmente guarito. Era stata una carezza di sua madre la Madonna nel giorno della festa di Montserrat.

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