A san Giuseppe

Posté par atempodiblog le 31 mars 2014

“San Giuseppe è il Padre putativo e Custode di Gesù, è il primo e il più santo degli artigiani, è l’amico del Sacro Cuore. Dopo Maria il più amato e Colui che più ama”.

San Leonardo Murialdo

A san Giuseppe dans Don Giustino Maria Russolillo San-Giuseppe

A san Giuseppe
del Beato Giustino M. Russolillo

O san Giuseppe mio, gradisci che il tuo schiavo di amore si unisca a tutta la santa Chiesa, ai tuoi devoti e religiosi, e soprattutto ai sacratissimi cuori di Gesù e di Maria, nell’onorarti.

Tu il rappresentante del Padre e dello Spirito
Santo, tu il vergine sposo di Maria, il vergine padre di Gesù, tu il viceré del regno di Dio e il ministro
primo dei divini tesori!

Te solo, e per sempre, la SS. Trinità ha messo a capo di tutta la santa Famiglia, la sola che sussisterà in eterno, destinata ad accogliere, come suoi membri, tutti gli eletti a te pertanto affidati!

Tu, in persona di Gesù bambino, di Gesù adolescente, di Gesù giovane e di Gesù nostro capo, hai avuto, nella tua casa, cresciuto con il tuo sudore, e portato sulle tue braccia tutti gli eletti!

Ammettimi nella tua famiglia a titolo di schiavo
di amore e come cosa tutta tua; rendimi utilissimo al regno di Gesù e di Maria, carissimo ai loro cuori, intimissimo della loro vita.

Per riuscirvi devo e voglio vivere secondo le intenzioni e le disposizioni del tuo spirito, tutto umiltà e docilità di ubbidienza, tutto fedeltà e generosità di amore, sotto l’amorevole protezione di Dio.

Ebbene, san Giuseppe mio, come mi riconosco obbligato a te, con Gesù e Maria, di tutte le grazie avute sinora, così da te, con Gesù e Maria, mi aspetto tutte le altre che mi faranno degno della divina unione.

Ottienimi, con il tuo patrocinio, di glorificare Dio nel servizio della santa Chiesa in generale e della mia famiglia di anime in particolare, con l’umiltà della tua mente, con la carità del tuo cuore.

Specialmente, poi, ti chiedo e mi aspetto da te, per me e per tutti i miei fratelli, la grazia della perseveranza finale, con una santa morte, di contrizione e carità perfetta e l’immediato ingresso in Paradiso.

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Preghiera al Patriarca S. Giuseppe per la virtù interiore

Posté par atempodiblog le 19 mars 2014

Preghiera al Patriarca S. Giuseppe per la virtù interiore dans Preghiere kd7kmt

O Glorioso Patriarca S. Giuseppe, io Vi saluto come l’Eletto di Dio fra tutti gli uomini, come ricolmo di tutti i lumi, doni, privilegi e grazie dell’Altissimo, fino dal seno materno.  Il vostro cuore fu sempre un giardino fiorito delle più prelibate virtù, e lo spirito Santo Vi partecipò con la più grande abbondanza la sua divina santità. Voi foste modello ed esemplare della vita interiore, dacché non solo eravate esteriormente oggetto di edificazione a tutti, ma interiormente piaceste talmente al Sommo Dio, che Vi scelse a Sposo della Immacolata Vergine Maria, e a Padre Vergine del Verbo fatto Uomo, Gesù.

O Gloriosissimo Patriarca, io povero peccatore volendo tutto convertirmi a Dio, a Voi ricorro per supplicarvi che mi siate Maestro e Guida della virtù interiore.

A che mi gioveranno tutti gli esercizi di pietà e tutte le pratiche religiose, tutte le fatiche, tutti i sacrifici, qualunque osservanza, e la stessa frequenza dei Sacramenti, se la mia intenzione non è retta, se il mio interno non è sincero, se non cerco di piacere veramente a Dio?

Che mi gioverà ogni cosa ed ogni devozione, se internamente accarezzo le mie passioni, e non mi risolvo con ferma volontà a finirla coi miei peccati?

O amorosissimo Santo! Attraetemi Voi interiormente al divino servizio! Illuminate il mio intelletto e attirate la mia volontà al puro Amore di Gesù. Fate che non cerchi gli applausi, le ammirazioni, le simpatie, le soddisfazioni dell’amor proprio, ma Gesù solo, nudo e Crocifisso! Ottenetemi un vero spirito di orazione e di mortificazione, un vero distacco da tutto, e da tutti, una vera e angelica illibatezza di costumi, ed una profonda umiltà di cuore, affinché per questa strada regia e sublime della Croce e della virtù interiore, io arrivi alla bella unione di puro amore con Gesù, nostro Sommo ed unico Bene.

Patriarca amorosissimo, questa grande Grazia Vi domando per amore di Gesù Bambino, per quegli abbracci e divini baci che Vi diede, e per amore della Immacolata Vostra Sposa Maria.  Esauditemi, esauditemi! Amen, amen.

Pater, Ave, Gloria, Requiem.

Sant’Annibale Maria Di Francia

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Le tre virtù nelle quali il glorioso san Giuseppe ha grandemente brillato

Posté par atempodiblog le 19 mars 2014

Le tre virtù nelle quali il glorioso san Giuseppe ha grandemente brillato dans Citazioni, frasi e pensieri jhd7yg

Che Santo è il glorioso san Giuseppe! Non è soltanto il Patriarca, ma il capo di tutti i Patriarchi; non è semplicemente Confessore, me più di confessore, perché nella sua confessione è inclusa la dignità dei vescovi, la generosità dei martiri e di tutti gli altri santi. E’ dunque a ragione che viene paragonato alla palma, che è la regina degli alberi, e che possiede la qualità della verginità. Quella dell’umiltà e quella della costanza e del coraggio, tre virtù nelle quali il glorioso san Giuseppe ha grandemente brillato; e se si osasse fare paragoni, molti sarebbero pronti a sostenere che supera tutti gli altri santi in queste tre virtù.

San Francesco di Sales – Trattenimenti Spirituali

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Novena a san Giuseppe

Posté par atempodiblog le 10 mars 2014

Novena a san Giuseppe dans Citazioni, frasi e pensieri San-Giuseppe

“Con tutta la venerazione ti saluto o S. Giuseppe mio, e con te glorifico la SS. Trinità che ti ha scelto ad essere il Vergine Sposo do Maria SS.”.

“O San Giuseppe, fate della mia anima, la dimora preferita di Gesù e Maria”.

“San Giuseppe accoglimi nella tua sfera di umiltà tutta nascondimento e penombra”.

del Beato Giustino M. della Santissima Trinità Russolillo

Divisore dans San Francesco di Sales

Freccia dans Viaggi & Vacanze  Novena a San Giuseppe (da recitarsi dal 10 al 18 marzo)

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Il santo proposito di San Giuseppe

Posté par atempodiblog le 7 mars 2014

Il fatto che l’Evangelista, pur evidenziando il proposito di verginità di Maria, la presenti ugualmente come sposa di Giuseppe costituisce un segno della attendibilità storica di ambedue le notizie.

Si può supporre che tra Giuseppe e Maria, al momento del fidanzamento, vi fosse un’intesa sul progetto di vita verginale. Del resto, lo Spirito Santo, che aveva ispirato a Maria la scelta della verginità in vista del mistero dell’Incarnazione e voleva che questa avvenisse in un contesto familiare idoneo alla crescita del Bambino, poté ben suscitare anche in Giuseppe l’ideale della verginità.

Giovanni Paolo II

Per approfondire Freccia dans Riflessioni Una catechesi di Giovanni Paolo II su San Giuseppe

Marzo, mese consacrato a san Giuseppe dans Fede, morale e teologia Maria-e-Giuseppe

In forza della continua comunione che aveva con la Madonna, che possedeva tutte le virtù in un grado così eccelso che nessun’altra creatura potrebbe giungervi, tuttavia il glorioso San Giuseppe era quello che le si avvicinava maggiormente…

Tutti e due avevano fatto voto di conservare la verginità per tutta la vita; ed ecco che Dio vuole che siano uniti dal vincolo di un santo matrimonio, non per farli cedere o pentire del loro voto, ma per confermarlo e fortificarsi reciprocamente per perseverare nel loro santo proposito; perciò continuarono a vivere insieme in modo verginale tutto il resto della loro vita…

[…] Non c’è alcun dubbio, mie care Sorelle: San Giuseppe fu più valoroso di Davide ed ebbe una sapienza superiore a quella di Salomone; tuttavia, vedendolo ridotto a fare il falegname, chi avrebbe potuto pensarlo, se non fosse stato illuminato dalla luce celeste, tanto teneva chiusi i doni di cui Dio lo aveva arricchito?… È dunque fuor di dubbio che san Giuseppe è stato arricchito di tutte le grazie e di tutti i doni che richiedeva l’incarico che l’eterno Padre gli voleva affidare…

San Francesco di Sales – Trattenimenti Spirituali

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L’ammirabile umiltà di San Giuseppe

Posté par atempodiblog le 7 mars 2014

L'ammirabile umiltà di San Giuseppe dans Citazioni, frasi e pensieri 16c2fqb

La sua umiltà fu il motivo per il quale, come spiega san Bernardo, pensò di lasciare la Madonna quando La vide incinta; San Bernardo dice che san Giuseppe fece in se stesso questo ragionamento: «E che cosa è questo? lo so che Ella è vergine, perché insieme abbiamo riconfermato il voto di conservare la nostra verginità e purità, al quale sono certissimo che Ella non vuol mancare; l’altra parte io vedo ch’Ella sta per diventare madre. Come si possono conciliare insieme la maternità e la verginità, ossia che la verginità non impedisca la maternità? Oh! Dio! – certo deve aver detto a se stesso -, non sarà forse Lei quella gloriosa Vergine di cui par­lano i profeti, che concepirà e sarà madre del Messia? Ma, se è così, Dio non voglia ch’io rimanga con Lei, io che ne sono tanto indegno; è meglio che segreta­mente l’abbandoni a motivo della mia indegnità e che non abiti più a lungo in Sua compagnia». Sentimenti questi di un’ammirabile umiltà.

San Francesco di Sales – Trattenimenti spirituali

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San Giuseppe, maestro di vita interiore

Posté par atempodiblog le 2 mars 2014

San Giuseppe, maestro di vita interiore dans Citazioni, frasi e pensieri 25iodjb

San Giuseppe è realmente un padre e signore che protegge e accompagna nel cammino terreno coloro che lo venerano, come protesse e accompagnò Gesù che cresceva e diveniva adulto. Dall’intimità con lui si scopre inoltre che il santo Patriarca è maestro di vita interiore: ci insegna infatti a conoscere Gesù, a convivere con Lui, a sentirci parte della famiglia di Dio. San Giuseppe ci insegna tutto ciò apparendoci così come fu: un uomo comune, un padre di famiglia, un lavoratore che si guadagna la vita con lo sforzo delle sue mani. E anche questo fatto ha per noi un significato che è motivo di riflessione e di gioia.

di San Josemaría Escrivá de Balaguer

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Sposalizio della Vergine col santo Giuseppe

Posté par atempodiblog le 23 janvier 2014

Sposalizio della Vergine col santo Giuseppe
Tratto da: Mistica città di Dio, della venerabile Suor Maria di Gesù de Agreda

Sposalizio della Vergine col santo Giuseppe dans Libri wtf5tx
Sposalizio della Vergine – San Nicola alla Carità (Napoli)

Si celebrano le nozze di Maria santissima col santo e castissimo Giuseppe.

752. Nel giorno in cui la nostra principessa Maria compiva quattordici anni, si radunarono gli uomini della tribù di Giuda e della stirpe di Davide, da cui discendeva la celeste Signora, i quali si trovavano allora in Gerusalemme. Fra gli altri fu chiamato Giuseppe nativo di Nazaret, che soggiornava nella stessa città santa, perché era uno di quelli della stirpe regale di Davide. Aveva trentatré anni, una bella figura e un aspetto attraente, ma di incomparabile modestia e serietà; dotato di santissime inclinazioni, era soprattutto castissimo nelle opere e nei pensieri e, fin dal dodicesimo anno d’età, aveva fatto voto di castità. Era parente della vergine Maria; in terzo grado, e di vita purissima, santa ed irreprensibile agli occhi di Dio e degli uomini.

753. Dopo essersi riuniti nel tempio, quegli uomini non sposati pregarono il Signore insieme con i sacerdoti, perché tutti fossero guidati dal suo divino Spirito in ciò che dovevano fare. A quel punto, l’Altissimo ispirò al cuore del sommo sacerdote di far si che a ciascuno dei giovani ivi raccolti si ponesse una verga secca nelle mani e che tutti poi domandassero con viva fede a sua Maestà di rivelare con tale mezzo chi aveva scelto come sposo di Maria. Siccome il buon odore della virtù ed onestà di questa vergine, nonché la fama della sua bellezza, dei suoi beni e della sua condizione sociale, come pure il fatto che fosse la figlia primogenita e unica nella sua casa, era già manifesto a tutti, ciascuno ambiva la buona sorte di averla come sposa. Solo l’umile e rettissimo Giuseppe, tra i presenti, si reputava indegno di un bene così grande; ricordandosi del voto di castità che egli aveva fatto e riproponendosene in cuor suo la perpetua osservanza, si rassegnò alla divina volontà, rimettendosi a ciò che volesse disporre di lui, nutrendo tuttavia venerazione e stima per l’onestissima giovane vergine Maria più di chiunque altro.

754. Mentre facevano questa orazione, tutti quelli là radunati videro fiorire solo la verga in mano a Giuseppe. Nello stesso tempo, una colomba candidissima, scendendo dall’alto circonfusa di ammirabile splendore, si posò sopra il capo del santo. Contemporaneamente Dio gli parlò nell’intimo con queste parole: «Giuseppe, servo mio, Maria sarà la tua sposa: accettala con attenzione e rispetto, perché ella è gradita ai miei occhi, giusta e purissima d’anima e di corpo, e tu farai tutto quello che ti dirà». Essendosi il cielo dichiarato con quel segno, i sacerdoti diedero alla vergine Maria san Giuseppe, come sposo eletto da Dio. Chiamandola per celebrare le nozze, la prescelta uscì fuori come il sole, più bella della luna. Alla presenza di tutti, il suo aspetto apparve superiore a quello di un angelo, di incomparabile bellezza, onestà e grazia, e i sacerdoti la sposarono con il più casto e santo degli uomini, Giuseppe.

755. La divina Principessa, più pura delle stelle del firmamento, in lacrime e seria come una regina, con umiltà ma anche con maestà – poiché Maria riuniva in sé tutte queste perfezioni – prese congedo dai sacerdoti, domandando loro la benedizione, come anche alla maestra, e perdono alle compagne, ringraziando tutti per i benefici ricevuti da loro nel tempio. Fece tutto ciò con la più profonda umiltà, misurando con molta prudenza le parole, perché in tutte le occasioni parlava poco e con molta sapienza. Si allontanò così dal tempio, non senza grande dispiacere di lasciarlo contro la propria intenzione e il proprio desiderio. In compagnia di alcuni dei ministri che tervivano nel tempio nelle cose temporali – laici dei più autorevoli – col suo sposo Giuseppe si avviò a Nazaret città ale della felicissima coppia. Sebbene san Giuseppe fosse nato in quel luogo, seguendo quanto l’Altissimo aveva disposto per mezzo di alcune vicende, era andato a vivere qualche tempo a Gerusalemme, per migliorare la sua condizione come infatti avvenne, divenendo sposo di colei che era stata scelta da Dio stesso per essere sua madre.

756. Arrivati a Nazaret, dove la Principessa del cielo aveva i suoi beni e le case dei suoi fortunati genitori, furono ricevuti e visitati da tutti gli amici e i parenti con grida di giubilo e applausi, come si usa fare in tali occasioni. Avendo santamente adempito all’obbligo naturale dei contatti e delle relazioni, i due santissimi sposi Giuseppe e Maria, liberi da impegni, restarono a casa loro. Secondo l’usanza introdotta fra gli Ebrei, nei primi giorni del matrimonio era previsto che gli sposi si prendessero un po di tempo per verificare, nella convivenza, le abitudini e l’indole di entrambi, in modo da potersi conformare meglio l’uno all’altra.

757. In tali giorni il santo Giuseppe disse alla sua sposa Maria: «Sposa e signora mia, io rendo grazie all’altissimo Dio per il favore di avermi destinato senza merito ad essere vostro sposo, mentre mi giudicavo indegno della vostra compagnia; ma sua Maestà, che quando vuole può sollevare il povero, mi ha usato questa misericordia. Quindi io desidero che voi mi aiutiate, come spero dalla vostra discrezione e virtù, a dargli il contraccambio che gli devo, servendolo con rettitudine di cuore. A tal fine mi riterrete vostro servo, e col vero affetto con cui vi stimo, vi chiedo che vogliate supplire a molta parte del capitale e di altre doti che mi mancano, le quali mi sarebbero utili per essere vostro sposo; ditemi, signora, qual è la vostra volontà perché io l’adempia».

758. La divina sposa ascoltò questo discorso con cuore umile ed affabile severità nel volto, e rispose al santo: «Signor mio, io sono lieta che l’Altissimo, per mettermi in questa condizione, si sia degnato di assegnarmi voi per sposo e signore, e che il servire voi mi sia stato confermato dalla manifestazione della sua divina volontà. Però, se me lo permettete, vi dirò le intenzioni e i pensieri, che a tal fine desidero comunicarvi». L’Altissimo intanto disponeva con la sua grazia il cuore retto e sincero di san Giuseppe e, per mezzo delle parole di Maria santissima, lo infiammò di nuovo di divino amore. Egli così le rispose: «Parlate, signora, il vostro servo vi ascolta». In questa occasione la Signora del mondo era assistita dai mille angeli della sua custodia in forma visibile, come aveva loro richiesto. Ciò era dovuto al fatto che l’Altissimo, affinché la purissima vergine operasse in tutto con maggior grazia e merito, permise che ella sentisse il rispetto e la considerazione con cui doveva parlare al suo sposo, pur lasciandola nella sua naturale ritrosia ed esitazione che sempre aveva avuto a parlare con gli uomini da sola, cosa che fino allora non aveva mai fatto, se non casualmente qualche volta col sommo sacerdote.

759. Gli angeli santi ubbidirono alla loro Regina e l’assistettero, manifestandosi solo alla sua vista. In loro compagnia parlò al suo sposo san Giuseppe, dicendo: «Signore e sposo mio, è giusto che diamo lode e gloria con ogni devozione al nostro Dio e creatore, infinito nella sua bontà e incomprensibile nei suoi giudizi, che con noi poveri ha manifestato la sua grandezza e misericordia, scegliendoci per essere al suo servizio. Io mi considero, fra tutte, la creatura più debitrice a sua Altezza e, anzi, lo sono più di tutte insieme, perché, meritando meno, ho ricevuto dalla sua liberalissima mano più di loro. Nella mia tenera età, costretta dalla forza di questa verità che la luce divina mi comunicò rivelandomi il disinganno di tutto il visibile, mi consacrai a Dio con voto perpetuo d’essere casta nell’anima e nel corpo. Sono sua, e lo riconosco mio sposo e Signore, con volontà immutabile di mantenere la mia promessa di castità. Per adempiere ciò, signor mio, desidero che mi aiutiate, perché nel resto io sarò vostra serva fedele, ed avrò cura della vostra vita quanto durerà la mia. Accettate, signore e sposo mio, questa santa determinazione e confermatela con la vostra, perché come offerta gradita al nostro Dio eterno, egli ci riceva entrambi quale sacrificio di soave odore, e ci conceda di giungere insieme ai beni eterni che speriamo».

L’intimo giubilo di Giuseppe per le parole della sua divina sposa

760. Il castissimo sposo Giuseppe, pieno d’intimo giubilo per le parole della sua divina sposa, le rispose: «Signora mia, dichiarandomi i vostri pensieri e casti propositi, avete aperto e sollevato il mio cuore, che io non volli manifestarvi prima di conoscere il vostro. Anch’io mi considero, fra gli uomini, debitore al Signore più di tutte le altre creature, perché da molto tempo mi ha chiamato con la sua vera luce, affinché l’amassi con rettitudine di cuore. Voglio, signora, che sappiate che a dodici anni anch’io ho fatto promessa di servire l’Altissimo in castità perpetua. Così ora torno a confermare il medesimo voto, per non invalidare il vostro; anzi, alla presenza di sua Altezza, vi prometto di aiutarvi, per quanto dipende da me, perché in tutta purezza lo serviate e lo amiate secondo il vostro desiderio. Io sarò, con il concorso della grazia, vostro fedelissimo servo e compagno, e vi supplico che accettiate il mio casto affetto e mi riteniate vostro fratello, senza mai dar luogo ad altro lecito amore, fuorché quello che dovete a Dio e poi a me». In questo colloquio l’Altissimo riconfermò nel cuore di san Giuseppe la virtù della castità e l’amore santo e puro che doveva alla sua santissima sposa Maria. Così il santo gliene portava in grado eminentissimo, e la stessa Signora con il suo prudentissimo conversare glielo aumentava dolcemente, elevandogli il cuore.

761. Con la virtù divina con cui il braccio dell’Onnipotente operava nei due santissimi e castissimi sposi, sentirono entrambi incomparabile giubilo e consolazione. La divina Principessa offrì a san Giuseppe di corrispondere al suo desiderio, come colei che era signora delle virtù e, senza difficoltà, praticava in tutto ciò che esse hanno di più sublime ed eccellente. Inoltre l’Altissimo diede a san Giuseppe rinnovata castità e padronanza sulla natura e sulle sue passioni, perché, senza ribellione né istigazione ma con ammirabile e nuova grazia, servisse la sua sposa Maria e, in lei, la volontà e il beneplacito del Signore. Subito distribuirono i beni ereditati da san Gioacchino e da sant’Anna, genitori della santissima Signora. Ella ne offrì una parte al tempio dove era stata, l’altra la distribuì ai poveri e la terza l’assegnò al santo sposo Giuseppe, perché l’amministrasse. Per sé la nostra Regina si riservò solo la cura di servirlo e di lavorare in casa, perché, quanto agli scambi con l’esterno e alla gestione dei beni, degli acquisti o delle vendite, la vergine prudentissima se ne esentò sempre.

762. Nei suoi primi anni, san Giuseppe aveva appreso il mestiere di falegname, come il più onesto e adatto per guadagnarsi da vivere, essendo povero di beni di fortuna. Perciò domandò alla sua santissima sposa se aveva piacere che egli esercitasse quel mestiere per servirla e per guadagnare qualcosa per i poveri, poiché era necessario lavorare senza vivere nell’ozio. La Vergine prudentissima diede a san Giuseppe la sua approvazione, avvertendolo che il Signore non li voleva ricchi, bensì poveri e amanti dei poveri, e che fossero loro rifugio fin dove il loro capitale lo permettesse. Fra i due santi sposi nacque presto una santa contesa, riguardo a chi dei due dovesse prestare ubbidienza all’altro come a superiore. Ma Maria santissima, che fra gli umili era umilissima, vinse in umiltà, né consenù che, essendo l’uomo il capo, si pervertisse l’ordine della natura. Così volle ubbidire in tutto al suo sposo Giuseppe, chiedendogli solamente il consenso per fare l’elemosina ai poveri del Signore; e il santo le diede il permesso di farla.

763. In questi giorni il santo Giuseppe, riconoscendo con nuova luce del cielo le doti della sua sposa Maria, la sua rara prudenza, umiltà, purezza e tutte le sue virtù superiori ad ogni suo pensare ed immaginare, ne restò nuovamente stupito e, con gran giubilo del suo spirito, non cessava con ardenti affetti di lodare il Signore, rendendo-gli ancor più grazie per avergli data tale compagnia e tale sposa superiore ad ogni suo merito. Perché poi quest’opera risultasse in tutto perfettissima, l’Altissimo fece si che la Principessa del cielo infondesse con la sua presenza, nel cuore del suo sposo, un timore ed un rispetto così grande che non è assolutamente possibile spiegare a parole. A provocare ciò in Giuseppe era un certo splendore, come raggi di luce divina, che emanava dal volto della nostra Regina, dal quale traspariva anche una maestà ineffabile che sempre la accompagnava. Le succedeva infatti come a Mosè quando scese dal monte, ma con tanta maggiore intensità, perché si intratteneva con Dio più a lungo e più intimamente.

764. Subito Maria santissima ebbe una visione divina dal Signore, in cui sua Maestà le disse: «Sposa mia dilettissima ed eletta, vedi come io sono fedele nelle mie parole con quelli che mi amano e mi temono. Corrispondi dunque ora alla mia fedeltà, osservando la legge come mia sposa, in santità, purezza e in tutta perfezione. In ciò ti aiuterà la compagnia del mio servo Giuseppe che io ti ho dato. Ubbidisci a lui come devi ed attendi alla sua consolazione, perché tale è la mia volontà». Maria santissima rispose: «Altissimo Signore, io vi lodo e magnifico per i vostri ammirabili consigli e per la vostra provvidenza verso di me, indegna e povera creatura. Il mio desiderio è di ubbidirvi e compiacervi come vostra serva più debitrice a voi di ogni altra creatura. Concedetemi dunque, Signor mio, il vostro favore divino, perché in tutto mi assista e mi governi secondo il vostro maggior compiacimento, affinché, come vostra serva, attenda anche agli obblighi dello stato in cui mi ponete, senza mai vagare fuori dai vostri ordini e dal vostro volere. Datemi la vostra approvazione e benedizione; con essa riuscirò a ubbidire al vostro servo Giuseppe e a servirlo come mi comandate voi, mio creatore e mio Signore».

765. Su questi divini appoggi si fondò la casa e il matrimonio di Maria santissima e di Giuseppe. Dall’8 settembre, data delle nozze, fino al 25 marzo dell’anno seguente, giorno in cui avvenne l’incarnazione del Verbo, i due santi sposi vissero nel modo in cui l’Altissimo li andava rispettivamente predisponendo all’opera per cui li aveva scelti. La divina Signora ordinò poi gli oggetti personali e quelli della sua casa come dirò nei capitoli seguenti.

766. A questo punto però, non posso còntenere oltre il mio affetto senza congratularmi per la fortuna del più felice degli uomini, san Giuseppe. Da dove vi è venuta, o uomo di Dio, tanta beatitudine e tale buona sorte che ha fatto sì che solo di voi, tra i figli di Adamo, si potesse dire che Dio stesso fosse vostro e così solamente vostro da essere ritenuto vostro unico figlio? L’eterno Padre vi dona sua figlia; il divin Figlio vi dona la sua vera Madre e lo Spirito Santo vi consegna e vi affida la sua sposa, ponendovi in sua vece. In tal modo tutta la santissima Trinità vi concede e vi dà in custodia per vostra legittima consorte la sua diletta, unica e fulgida come il sole. Conoscete voi, mio santo, la vostra dignità ed eccellenza? Comprendete che la vostra sposa è la Regina e signora del cielo e della terra, e voi siete depositario dei tesori inestimabili di Dio? Considerate, o uomo divino, il vostro impegno e sappiate che, se gli angeli e i serafini non sono invidiosi, sono però meravigliati ed estatici per la vostra sorte e per il mistero racchiuso nel vostro matrimonio. Ricevete dunque le congratulazioni per tanta felicità in nome di tutto il genere umano. In un certo senso, voi siete l’archivio contenente il registro delle divine misericordie, signore e sposo di colei di cui solo Dio è maggiore, per cui vi ritroverete, fra gli uomini e fra gli stessi ricco e nella prosperità. Ricordatevi però della nostra povertà e miseria, e di me, il più vile verme della terra, che desidero essere vostra fedele devota, beneficata e favorita dalla vostra potente intercessione.

Insegnamento della Regina del cielo

767. Figlia mia, dalla mia esemplare condotta nello stato del matrimonio in cui l’Altissimo mi pose, tu vedi condannati i pretesti che adducono, non essendo perfette, le anime che condividono tale condizione nel mondo. Niente è impossibile a Dio, né a chi con viva fede spera in lui e si rimette in tutto alla sua divina disposizione. Io vivevo in casa del mio sposo con la stessa perfezione con cui servivo nel tempio, perché cambiando stato non mutai l’affetto, né il desiderio e la premura di amare e servire Dio, ma anzi l’aumentai, perché niente mi trattenesse dai miei obblighi di sposa. Fu per questo che ebbi maggiore assistenza dal favore divino che, con la sua mano onnipotente, dispose ed aggiustò tutte le cose in sintonia con i miei desideri. Altrettanto farebbe il Signore con tutte le creature, se da parte loro corrispondessero adeguatamente. Esse invece incolpano lo stato del matrimonio ingannando così se stesse, perché l’impedimento a non essere perfette e sante non è dato dallo stato, ma dai pensieri e dalla sollecitudine vana ed eccessiva a cui si abbandonano, non cercando di piacere al Signore, ma preferendo il loro compiacimento.

768. Se nel mondo non vi è scusa per sottrarsi al dovere di attendere alla perfezione delle virtù, meno ve ne sarà nello stato religioso per gli uffici e i servizi che in esso si svolgono. Non ti pensare mai ostacolata dal tuo ufficio di superiora, perché Dio ti ha posto in tale stato per mezzo dell’obbedienza e non devi mai diffidare della sua assistenza e della sua protezione. Infatti quel giorno egli si fece carico di darti forze ed aiuti, perché tu potessi attendere nello stesso tempo all’obbligo di superiora e a quello particolare della perfezione con cui devi amare il tuo Dio e Signore. Fa’ in modo dunque di vincolarlo col sacrificio della tua volontà, umiliandoti con pazienza in tutto ciò che ordina la sua divina Provvidenza. Se non glielo impedirai, io ti assicuro la sua protezione e che, per esperienza, conoscerai sempre la potenza del suo braccio nel guidarti e nel dirigere perfettamente tutte le tue azioni.

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Preghiera a San Giuseppe di don Tino Rolfi

Posté par atempodiblog le 28 mai 2013

Preghiera a San Giuseppe di don Tino Rolfi dans Don Tino Rolfi San-Giuseppe

O glorioso Patriarca San Giuseppe,

che hai avuto l’onore di essere sposo

della Vergine Maria,

e di assistere e proteggere,

come padre affettuoso,

lo stesso Figlio di Dio sceso sulla terra,

prega Iddio per noi.

Donaci le Tue virtù:

la pazienza, la mitezza,

l’umiltà, la fede, l’amore vero.

Guidaci in ogni passo e

difendici da ogni pericolo.

Sostienici nella lotta quotidiana

contro lo Spirito Maligno,

affinché un giorno noi possiamo

vederTi e contemplarTi,

e godere con Te la visione beatifica di Dio.

Amen.

di Don Tino Rolfi

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San Giuseppe merita il tuo affetto

Posté par atempodiblog le 19 mars 2012

Marzo, mese consacrato a san Giuseppe dans Fede, morale e teologia Maria-e-Giuseppe

Ama molto San Giuseppe, amalo con tutta l’anima, perché è la persona, assieme a Gesù, che ha amato di più la Madonna e che più è stato in rapporto con Dio: colui che più lo ha amato, dopo nostra Madre.

- Merita il tuo affetto, e ti conviene frequentarlo, perché è Maestro di vita interiore, ed è molto potente presso il Signore e presso la Madre di Dio.

Forgia, 554

di San Josemaría Escrivá de Balaguer
Tratto da: josemariaescriva.info

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Novena a San Giuseppe

Posté par atempodiblog le 8 mars 2012

Novena a San Giuseppe dans Preghiere San-Giuseppe

La seguente novena si può pregare per nove giorni consecutivi, a partire dal 10 marzo, o in qualsiasi giorno dell’anno per esprimere la propria devozione a san Giuseppe, o per chiedere una determinata grazia al Signore attraverso la sua intercessione, o per ringraziare per quelle già ricevute. L’unica condizione per la validità della novena è che sia fatta tutta intera con determinazione, con costanza e senza interruzione per nove giorni consecutivi.
Tratta dal Giornalino di Radio Maria

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Sequenza allo Spirito Santo
Vieni, Spirito Santo,
manda a noi dal Cielo
un raggio della tua luce.
Vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto,
ospite dolce dell’anima,
dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.
O luce beatissima,
invadi nell’intimo
il cuore dei tuoi fedeli.
Senza la tua forza,
nulla è nell’uomo,
nulla senza colpa.
Lava ciò che è sordido,
bagna ciò che è arido,
sana ciò che sanguina.
Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
drizza ciò che è sviato.
Dona ai tuoi fedeli,
che solo in te confidano,
i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna. Amen.

Credo
Simbolo degli Apostoli

Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, (ci si inchina) il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente: di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei Santi, la remissione dei peccati, la Risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.

Preghiera quotidiana
San Giuseppe, custode di Gesù, sposo purissimo di Maria, che hai trascorso tutta la tua vita nell’adempimento perfetto del tuo dovere, sostenendo col lavoro delle tue mani la Santa Famiglia di Nazaret, proteggi propizio anche noi, che ci rivolgiamo a te con fiducia. Tu conosci i nostri bisogni, le nostre angosce, le nostre speranze: a te ricorriamo, perché sappiamo di trovare in te chi ci protegge. Ti preghiamo di intercedere per noi presso Gesù per ottenerci la grazia che ti chiediamo (richiesta della grazia). Anche tu hai sperimentato la prova, la fatica, la stanchezza, ma il tuo animo, ricolmo della più profonda pace, ha esultato di gioia per l’intimità col Figlio di Dio, a te affidato, e con Maria, sua dolcissima Madre. Aiutaci a comprendere che non siamo soli nelle difficoltà della vita; aiutaci a scoprire la presenza di Gesù accanto a noi; ad accogliere la sua grazia e a custodirla come hai fatto tu.

Padre nostro, Ave Maria, Gloria al Padre

San Giuseppe, nella tua vita sei stato l’uomo della speranza. Nelle difficoltà che hai dovuto affrontare la tua sola forza è stata la fiducia incrollabile nella bontà, nella potenza e nella fedeltà di Dio. Oggi noi veniamo a te con fiducia. Tu che sei così vicino a Dio, unisci le nostre preghiere alle tue. Chiedi al Figlio tuo che ci sostenga nelle prove che dobbiamo affrontare in questo momento. Aiutaci a superare le nostre pene, donandoci la forza che ti ha aiutato ad affrontare le difficoltà. La speranza sia per noi, come lo è stata per te, una luce e una guida ogni giorno della nostra vita.

Padre nostro, Ave Maria, Gloria al Padre

San Giuseppe, modello di vita interiore, insegnaci a vivere ogni giorno nell’intimità di Gesù e Maria e nell’abbandono fiducioso all’amore di Dio Padre. San Giuseppe, protettore della Famiglia di Nazaret, noi ti affidiamo l’avvenire delle nostre famiglie. Siano focolari di accoglienza e di amore. Aiutaci nell’educazione cristiana dei nostri figli. San Giuseppe, modello degli operai, noi ti affidiamo il nostro lavoro quotidiano, perché contribuisca al bene di tutti gli uomini. Aiutaci a compierlo in spirito di servizio. Noi ti preghiamo per tutti coloro che sono alla ricerca di un lavoro. San Giuseppe, custode fedele della Chiesa, a cui Dio ha affidato la difesa dei misteri della salvezza, aiuta i cristiani ad essere testimoni fedeli del Vangelo, sempre e dovunque, in un mondo così desideroso di fraternità e di pace.

Padre nostro, Ave Maria, Gloria al Padre

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San Giuseppe

Posté par atempodiblog le 6 mars 2012

San Giuseppe dans Don Luigi Giussani

“Guardate che siamo nel mese di san Giuseppe e San Giuseppe è la più bella figura d’uomo concepibile che il cristianesimo ha realizzato.
Era un uomo come tutti gli altri, aveva il peccato originale. Pensate che razza di distanza profonda viveva nella vicinanza assoluta che aveva con Maria.
La vocazione alla verginità è un possesso con un distacco dentro, dove la forza del rapporto amoroso è tutta concentrata e resa visibile nel dolore che c’è, dove ciò che veramente è l’amore si sente, incomincia già: è come un’alba. Non un buco o una separazione: è dolore, perché il rapporto, lì, diventa più drammatico.
San Giuseppe ha vissuto come tutti: non c’è una parola sua, non c’è niente; più povera di così una figura non può essere  Perciò, dite sempre un Gloria a san Giuseppe per la vocazione vostra, di quelli della vostra casa, del Gruppo Adulto e mia”.

Don Luigi Giussani

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San Giuseppe: custode fedele di Gesù e Maria

Posté par atempodiblog le 6 mars 2012

Come nella sacra Famiglia, uniamoci a Maria dans Citazioni, frasi e pensieri 24watc1

E’ dovere di ogni sacerdote, che predichi nei giorni della santa Quaresima la divina parola, celebrare le lodi del patriarca S. Giuseppe, perché in questo tempo liturgico ne cade la festa. Parliamo, dunque, oggi di S. Giuseppe.

A lui, fatta la debita proporzione, si addice quanto si trova scritto nelle divine scritture della sua Vergine Sposa. Quindi se io volessi dire che il patriarca Giuseppe, dopo Maria, è il più degno di essere celebrato fra tutte le creature, perché è un santo che non ha pari, chi me lo potrebbe contestare? Tuttavia non voglio entrare in confronti, perché facilmente si deduce che non c’è alcun santo che possa stargli a confronto. La Chiesa canta nei suoi inni che egli rispetto alla sua Sposa, è pari a Lei senza pari. A lumeggiare pertanto le sue lodi, poiché le devo con giubilo celebrare, io non voglio attingere ad altra fonte diversa dal Vangelo, dove si dice che Giuseppe fu sposo di Maria e padre putativo di Gesù Cristo: Iacob autem genuit Ioseph virum Mariae de qua natus est Jesus . Con ciò mi si fa conoscere che riguardo a virtù, a meriti, a ministeri, non v’è creatura di cui tanto si siano fidati Maria e Gesù e che se ne siano dati a ragione. Per la qual cosa io dico che S. Giuseppe fu il custode fedele di quanto avevano di più caro i primi personaggi del cielo, cioè Gesù e Maria. Si può dir meglio, ma non si può dir di più.

Incominciamo da Maria e dividiamo l’argomento: Maria gli affidò la sua purità ed egli gliela custodì con amore; Gesù gli affidò la propria vita ed egli gliela conservò con scrupolosità. Poteva darsi da una parte maggior fiducia e d’altra parte poteva corrispondere più fedelmente Giuseppe?

Un grande rispetto richiedeva da Giuseppe la purità della SS. Vergine, ma egli ne mostrò sommo, perché il Signore l’aveva già fatto degno d’esserne il casto depositario, ed egli stesso vi si era già disposto. Lo sposalizio di lui con Maria, come pure la maternità di Lei, fu opera delle tre divine Persone, perché matrimonio e verginità feconda era a quei tempi un mistero superiore ad ogni umana ed angelica intelligenza.

In questo fortunato connubio vi aveva particolare impegno il Padre per dare una protezione degna a questa sua figlia; il divin Verbo per accompagnare decorosamente la sua Madre; lo Spirito Santo per avere con chi condividere l’ufficio e l’amore di sposo. In S. Giuseppe vi era la stirpe regale e sacerdotale come era in Maria, ma ciò non bastò. Per poter dare a Maria un compagno simile a Lei, fu necessario arricchirlo degli stessi doni di cui era arricchita la sua Sposa per i quali, al dire di Ruperto abate, uno solo era lo spirito ed una sola era la fede di Maria e di Giuseppe. La straordinaria abbondanza di doni che Dio pose in S. Giuseppe, mirò soprattutto ad affinare in lui l’illibatezza e l’umiltà, perché il Verbo Incarnato potesse avere un padre putativo perfettamente simile a Maria. L’illibatezza e l’umiltà, infatti, furono le due segnala-tissime prerogative per cui il Figlio di Dio si compiacque di avere Maria per sua madre. Perciò, se possiamo dire che Maria con queste due virtù meritò sommamente il dono che fece in Lei il divin Padre del proprio Figlio, secondo il detto di S. Bernardo: « Piacque per la sua verginità, concepì per la sua umiltà »; altrettanto possiamo dire che Giuseppe rispettò ugualmente, per queste due virtù il deposito che in lui aveva fatto Maria della sua purezza verginale.

Quale fu dunque, mie figlie, il candore di Giuseppe? Egli fu, per comune asserzione dei santi padri, santificato nel seno materno; in lui fu spento, fin da bambino, il fomite del peccato e fu egli il primo a consacrare a Dio sin da fanciullo la sua purezza con voto espresso, senza mai averla sfiorata con una sola colpa veniale. Il suo candore, infatti, fu nuovo tra gli uomini e nuovo talmente che poté sinceramente preludere a quello, non solo della sua Sposa, ma anche a quello del Dio fatto uomo. Né diminuì il suo stato di candore con l’aderire alle nozze con Maria, anzi divenne da allora più bello, più risplendente. Infatti vi aderì perché, per sovrumana intuizione si persuase che la verginità sarebbe stata in lui in certo modo sacramentale, avrebbe cioè operato in lui una specie di candore non mai veduto; e insieme si persuase, dice Gersone, che egli e Maria sarebbero state due verginità contraenti: Virginitas nupsit , onde, con stranissimo paradosso, il frutto delle loro nozze sarebbe stata una ammirabile, scambievole verginità.

Fu questo, infatti, tale portento d’illibatezza che Maria, volendo affidare la sua purezza ad alcuno che, con la massima sicurezza, la salvaguardasse, non trovò altri che S. Giuseppe. Maria, così delicata, non sdegna la vicinanza di S. Giuseppe, accetta di essere a lui promessa e, in modo indissolubile, ne diviene con gioia la Sposa. Che segno è questo? E’ segno che fra tutti gli uomini, in Giuseppe solo ha trovato di chi fidarsi. Aggiungete che la purità di Giuseppe, a contatto della purezza di Maria, quasi al riverbero di nuova luce, si fece più luminosa nello stesso modo che un pianeta minore si ammanterebbe di nuovo splendore se si tuffasse nel sole.

L’umiltà è la seconda prerogativa per la quale Maria meritò il deposito in Lei fatto dal divin Padre di tanto Figlio: meritò cioè, al dire di Bernardo, la divina maternità. Giuseppe la imita e, vedendo incinta la sua Sposa, essendo santo, non formula giudizi negativi, non si lamenta; soltanto sospetta di qualche sovrano mistero. Si stima indegno di rimanere in compagnia di una vergine feconda per opera dello Spirito Santo; pensa di abbandonarla per umiltà e venerazione insieme. Per questo l’Angelo lo salutò dicendogli: « Noli timere accipere Mariam coniugem tuam », quasi per incoraggiarlo a starsene in compagnia della Vergine. Maria anche se incinta del divin Verbo, è ancora tua Sposa e lo sarà sempre. « Noli timere accipere Mariam coniugem tuam ».

Ma Giuseppe non fu meno fedele nel custodire anche il deposito che nelle sue mani fece Gesù della sua propria vita. Gesù fin dalla sua nascita fu povero e perseguitato, Giuseppe perciò dovette difenderlo dai disagi e dai pericoli. Ben intende Giuseppe questi suoi uffici di sostenitore e di difensore che egli deve compiere verso Gesù; quindi che cosa non fa egli per sostenere la vita da cui doveva dipendere ogni nostra felicità? Chi sa dire le industrie, le veglie, i sudori, le fatiche che sostenne per questo? Che se nella sua nascita, per quanto si adoperasse, non poté fornire un alloggio meno incomodo e meno incivile di una rustica capanna, ciò nondimeno non tralasciò di fabbricargli con le sue mani la culla, di difenderlo dai rigori dell’aria aperta e cruda; Lo avvolse nei propri panni, e da allora in poi, dice S. Girolamo, rimandava alla notte le sue occupazioni spirituali per dedicare ogni momento della giornata a procurare il necessario al suo Gesù. I vostri sudori, o Giuseppe, si converti-ranno un giorno in sangue di redenzione per noi. Vedete questo adorabile Fanciullo tendere a voi le mani e domandarvi il pane? Egli è quel Signore a cui alzano lo sguardo le creature tutte e da Lui aspettano aiuto: ora però lo chiede Egli a voi perché non vuole avere sulla terra altra fonte a cui cibarsi che le vostre cure, la vostra carità, le vostre sollecitudini. Parlava con Davide, con Salomone, con gli altri re, ma non con voi quando diceva: « Se avrò fame non lo dirò a te, se avrò sete non dicam tibi! « Che più, sorelle? Gesù guarda Giuseppe con confidenza quando ha bisogno di alcun ristoro, benché Giuseppe non aspetti mai di essere prevenuto dalle domande: egli gli procurava il necessario con il lavoro delle sue mani, dice S. Antonino. Ma almeno avesse potuto l’amorevolissimo santo mantenere il suo Gesù in pace, lontano da ogni contrasto, ma non fu così. Senza ricordare gli affanni quando Lo smarrì nel tempio, chi non conosce i disegni dell’empio Erode, dal quale fu necessario a Giuseppe difenderlo con attenzione di custode? Non mancavano, è vero, a Dio altri mezzi più onorevoli e poderosi per sottrarre Gesù dalle insidie di quel perfido principe, ma Iddio vuole il più umiliante per il suo Figlio e per Giuseppe il più glorioso: gli ordina la fuga. I luoghi sacri non sarebbero asili sicuri dall’empio re. « Lo siano, dunque, dice Dio, le vostre braccia, o Giuseppe, e sotto la vostra custodia lo siano le braccia di sua Madre. Su, presto, prendete il Fanciullo e andate in Egitto ».

Io mi figuro, mie figlie, che gli Angeli, protesi davanti al trono divino, si offrano essi a portare Gesù in salvo sulle loro ali in quelle remote contrade. Potrebbe forse alcuno di loro sperare sorte così beata, se Gesù fosse solamente un profeta o un apostolo? Ma essendo Egli il divin Verbo fatto uomo, quest’onore è riservato tutto a Giuseppe. Gesù vuole essere debitore a Giuseppe della sua vita, affinché se il mondo riconosce al suo celeste Padre la sua venuta su questa terra, se da Maria riconosce la sua umanità santa, riconosca anche la conservazione della sua vita da chi è creduto suo padre terreno. Intanto chi può dire quali travagli, quante veglie, quali fatiche, quali angosce, quali timori di schiavitù ed anche di morte dovette soffrire Giuseppe, tra le spade di un re crudele e tra i rischi di un popolo idolatra? Chi può immaginare l’abisso di grazie ineffabili, con cui Gesù, così servito e beneficato, si degna ora di esaudire le richieste di S. Giuseppe? Lascio a voi, mie figlie, che andiate ripensando le innumerevoli premure che egli usò verso Gesù nel corso di trent’anni: a me riesce dolce e mi rapisce la considerazione dell’ultimo passo della sua vita.

Il Salvatore, dice il profeta reale, verrà in soccorso al moribondo, né si contenterà soltanto di visitarlo con carità, di accostarglisi e di consolarlo con i suoi favori, ma con quelle stesse mani con cui prepara in Cielo il soglio ai predestinati, si degnerà di servirlo, apprestandogli il cibo, rassettando il letticciolo con piacere e tenerezza così sensibile, che a quel felice agonizzante sarà più caro il letto di morte che non sarebbe una culla di nuova vita. Così è infatti: Giuseppe cominciò a servire Gesù da quando nacque e Gesù continua a servire Giuseppe anche quando muore. Giuseppe non si è mai allontanato da Gesù mentre riposava in Betlemme e dovunque; e Gesù sta accanto a Giuseppe, sul letto di morte a Nazareth. Io credo che egli sia morto realmente « nel bacio del Signore » perché sulle labbra, o almeno nelle mani con cui Gesù stringe la sua, Giuseppe abbandona la propria vita, dopo aver con tanta fedeltà custodito la vita di Gesù.

Circa questa felicissima morte io non posso non riportare un pensiero, il cui oggetto quanto fu di merito a Giuseppe, altrettanto potrebbe essere di vantaggio a noi, suoi devoti. Iddio suole concedere all’intercessione dei santi quei beni dai quali essi furono privi morendo. Così concede la vista per intercessione di Santa Lucia; libera dal mal di denti per intercessione di Santa Apollonia; libera dai pericoli della ruota, dai precipizi, dai naufragi per l’intercessione di Santa Caterina della ruota, di un San Venanzio, di un San Clemente, ecc. Ora di qual bene fu privo Giuseppe nella sua morte? Fu privo della speranza di incontrare subito dopo la sua morte, Gesù e Maria. Era costretto il grande santo a separarsi da questi cari oggetti del suo amore e ben sapeva che per qualche tempo ne sarebbe rimasto lontano. Che dolore! Quale eroica conformità ai divini voleri! Per intercessione di S. Giuseppe, pertanto, Iddio è solito dare ai suoi devoti la grazia di vedere presto, dopo la morte, Gesù e Maria.

Mie dilettissime, può darsi grazia più segnalata di questa? Grazia che sia più degna del patrocinio di S. Giuseppe? Non possiamo certo ottenere favore più grande! Questo, dunque, a lui chiediamo con insistenza; questo procuriamo di meritare con una devozione sincera e quotidiana verso di lui. O potentissimo santo, impetrateci da Gesù e da Maria questa grazia! Essi vi affidarono quanto avevano di più caro; voi lo conservaste loro con fedelissima cura, dunque voi avete una specie di diritto ad ottenerci da loro quanto impetrate. Amen.

di Sant’Agostino Roscelli
Fonte: Immacolatine.it

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Giuseppe, sposo di Maria, era uomo giusto

Posté par atempodiblog le 3 mars 2012

Giuseppe, sposo di Maria, era uomo giusto dans Fede, morale e teologia

Se, per gli uomini grandi, fu sempre un nobilissimo vanto l’avere un eccellente oratore, che con squisita eloquenza ne lodasse il merito e la virtù, quale onore è per S. Giuseppe l’avere avuto come oratore lo stesso Dio, cioè Colui che, solo fra tutti, né può esagerare, né può mentire, né può errare.

Ascoltiamo, dunque, dall’eterna Verità il nobilissimo elogio di S. Giuseppe: egli viene chiamato dallo Spirito Santo, quasi per antonomasia, « il giusto »: Joseph autem cum esset justus. Ma che significa questo nome: giusto? Parli S. Girolamo che nello spiegare le scritture fu il massimo dottore, perciò degno di essere ascoltato con piena fiducia: Josephum vocari justum attendite , e per qual merito? Non per una sola virtù, non per molte, ma per tutte, e per di più tutte ottenute in perfetto grado: propter omnium virtutum perfectam possessionem . Che può dirsi di più di un uomo, che egli possiede ogni perfezione, e perfettamente? Non vi pare questo un elogio sublime?

Non per dubitare di ciò che è certo, cioè che Giuseppe fu giusto, ma per vedere a quale altezza di perfezione Giuseppe venne elevato da Dio, con la sua cooperazione alla grazia, faremo insieme alcune considerazioni. E poiché poco ci è noto della sua vita, niente della sua morte, cercheremo di intrattenerci soltanto su quello che sappiamo. Egli fu sposo della Vergine Maria, vir ejus; per tale lo si venera; e per essere tale noi potremo presupporre in lui qualsiasi perfezione e dimostrare che egli fu quello sposo fortunatissimo di cui scrisse l’Ecclesiastico: mulieris bonae beatus vir .

Giuseppe fu dunque sposo di Maria Vergine: Mulieris bonae, o meglio, Mulieris optimae; sposo datole singolarmente da Dio. Conviene dunque che egli non solo per stirpe, che fu reale, ma per stile di vita, per inclinazioni e per indole rassomigliasse più d’ogni altro uomo alla Vergine SS., poiché è noto che, in primo luogo, fra sposo e sposa si cerca la somiglianza, quindi si deduce, con alcuni segnalati Dottori, che Giuseppe è stato santificato fin dal seno materno.

Quantunque non si abbia di ciò infallibile certezza, mi pare giusto che ciò si possa pensare di colui che doveva essere dato alla Vergine per consorte, ed in conseguenza, dichiarato anche l’uomo a Lei più conforme. Altrimenti sarebbero stati a Lei più simili sia un Geremia profeta, sia un Giovanni Battista i quali furono santificati prima che nascessero. Per quale motivo a questi due doveva essere concesso un tal privilegio, mentre fosse poi negato a colui che doveva essere non profeta o precursore di Gesù Cristo, ma custode e padre putativo? E’ insegnamento di S. Tommaso che ogni cosa quanto più si avvicina al suo principio, tanto più perfettamente partecipa delle prerogative e delle proprietà singolari dello stesso suo principio. Così quel pianeta che è più prossimo al sole, è più folgoreggiante; quel calore che è più prossimo al fuoco, è più intenso, e così l’acqua è più cristallina e più limpida, quanto più la prendete vicino alla fonte. Ma se è così, come si può dubitare che quel Giuseppe, il quale è stato, per affinità e per ufficio, così unito a Cristo, sorgente di ogni santità, ne abbia poi partecipato in minor pienezza o con minor perfezione di quelli che furono più lontani dalla stessa sorgente? Chi, se togliamo la Vergine, trattò con Cristo più intimamente di Giuseppe? chi più di lui lo strinse al suo seno? chi più di lui poté baciarlo, accarezzarlo, goderne la compagnia e l’aiuto? Da questo principio bellissimo si deduce chiaramente che non solamente egli fosse santificato, come volevamo provare, nel seno materno, ma che fosse poi anche stabilito in grazia, in modo che nessun uomo sulla terra sia stato più santo di lui. Né vogliate, per questo, tacciarmi di temerario e di esagerato, poiché tale asserzione non è mia, ma di un Giovanni Gersone, di un Bernardino da Busto, di un S. Giovanni da Cartagena, di un S. Isidoro Isolano, e finalmente di un Suarez, il cui pensiero equivale a quello di un’intera università; i quali tutti concordemente asseriscono che Giuseppe fu più santo di qualunque altro uomo, eccettuata però sempre la sua sposa Maria. Che se voi mi opponete che non vi è stato mai nel mondo, come disse Cristo stesso, uomo maggiore di S. Giovanni Battista, io vi rispondo col Suarez, che nelle universali asserzioni, non vengono mai compresi, a rigor di legge, quei che, a causa di dignità sublimissima, s’intendono sempre eccettuati. Nessuno può negare che, nel caso nostro, si debba stimare tale Giuseppe, cioè colui, quem constituit Dominus super familiam suam . Ma su quale famiglia? Su quella che appartiene immediatamente al servizio dell’unione ipostatica. Si può, dunque, con ragione ripetere di Giuseppe, che nessuno probabilmente lo superò nella santità; anzi che egli superò in santità qualunque altra persona; e ciò non solo per le ragioni addotte fin qui, ma più ancora per quelle, ancora più splendide che sto per dire.

Come sapete, l’unione sponsale, richiede che la consorte non ami alcuno più caramente del marito. A nessuno ella dovrebbe pensare con maggior assiduità, per nessuno ella dovrebbe pregare con maggior ardore e desiderare per lui non minor vantaggi che a se stessa. Or chi c’è tra voi che possa dubitare che Maria non adempisse questo suo debito interamente? Non si comportò forse Giuseppe verso di Lei con una singolarissima tenerezza? Non faticò per Lei? Non si espose a mille disagi per salvarla? Io, dunque, affermo con convinzione, che Maria a nessun altro uomo portasse amore più grande, più intimo, più cordiale che a S. Giuseppe. Perciò quanto Ella doveva pregare per lui! Quanto ottenergli di grazia; quanto impetrargli di gloria, che è il bene sopra ogni altro desiderabile! Poiché la santità della donna, non so come, ha una forza tale, che per se stessa viene spesso a trasfondersi nel marito, anche se cattivo, secondo l’insegnamento di S. Paolo: vir infidelis santificatur per mulierem , possiamo noi credere con ragione che la santità di Maria, che fu così eccelsa, si trasfondesse abbondantemente anche nel cuore di Giuseppe, già disposto per sua natura alla santità. E come infatti non trasfondersi? E’ evidente che la semplice vista, anche casuale, di una persona da noi tenuta in conto di grande virtù, ci stimola fortemente ad imitarla; infatti di S. Luciano, nei suoi fasti sacri, si legge che col solo suo volto convertiva i gentili alla fede di Cristo, come altri li convertivano coi prodigi.

Non solo l’affetto personale verso i giusti, ma anche quello verso la loro effigie, possiede spessissimo una tale forza. Specialmente le immagini della Vergine noi sappiamo che operano nel cuore degli uomini effetti ammirabili: convertendo gli ostinati, infiammando i tiepidi, incoraggiando i tentati, e sempre suscitando nei cuori santi, sentimenti ardentissimi di carità, di pietà, di onestà, di mortificazione, di fede, di verecondia, come attesta di aver sperimentato in sé S. Bernardino da Siena. Che fervore, dunque, anzi che vampe di carità si suscitavano nell’animo di Giuseppe, il quale aveva notte e giorno dinanzi agli occhi, non l’immagine ma la persona vivissima di Maria, e parlava con Lei, e l’udiva, e l’accompagnava dovunque andasse, e con Lei abitava in una medesima casa, e con Lei mangiava ad un’unica mensa!

Vogliamo noi credere che egli non approfittasse di una opportunità così straordinaria per divenire santo?

Ma più ancora. E’ legge universale, da tutti riconosciuta, che chiunque si sposa con una regina, fosse pure un semplice pastorello, diventa re, e viene in possesso di tutti quei tesori, di tutti quei titoli, che porta con sé la dignità reale. Chi può mettere in dubbio che Maria è la regina di tutti i santi, come la chiama la santa Chiesa: Regina Sanctorum Omnium? Ma se Maria è regina di tutti i santi, conviene dunque che il suo Giuseppe sia il re di tutti i santi; e se egli è il re dei savi, dei forti, dei belli, non conviene che superi tutti gli altri in sapere, in fortezza, in beltà? E’ sufficiente, dunque, dire che il grande Giuseppe fu sposato alla Vergine, per affermare che in lui vi è ogni genere di virtù: che egli ha raggiunto un’altissima santità; che in lui risplende una dignità sovrumana, un decoro angelico.

Ma più ancora. Quel Dio dal quale dipendono tutte le creature, quel Dio che signoreggia i cieli, Quegli a cui si sottomettono riverenti tutti i principi, questo Dio stesso, per apparire quale figlio di Giuseppe, volle ubbidirgli, volle stare sotto la sua autorità domestica, sotto la sua direzione paterna e, come se non fosse capace di autogovernarsi, si volle a lui assoggettare: et erat subditus illis . Deducete voi qual candore, quale prudenza, quale abilità dovette avere chi venne eletto non solo per essere custode fedele dell’integrità verginale della sua sposa Maria, ma anche alla tutela del Dio fatto uomo! Sì, a Giuseppe fu consegnato dal cielo il Bambino Gesù perché lo scampasse dalle insidie dei persecutori, perché lo accompagnasse per vie difficili, per solitudini ignote, perché lo provvedesse di vitto, lo fornisse di vestito, gli procurasse una casa. Vi pare perciò che a tanto ufficio, per il quale sarebbe stata inadatta la carità degli stessi serafini, non dovesse il cielo ritenere molto adatto un sì grande uomo?

Senza dubbio Giuseppe adempì così bene l’ufficio che gli fu dato, non solo nel governare il suo Dio bambino, ma nel custodirlo, che poté giungere a dirgli con verità: « Voi mi dovete la vita »; perché quantunque non gliela avesse data, gliela aveva però conservata. Un uomo, al quale Dio doveva la sua vita, non doveva essere un uomo da Dio privilegiato, a Dio vicino e, in un modo straordinario, a Lui caro? Perciò, se per questa pura ragione, Mardocheo, come voi sapete, venne esaltato da Assuero con onori regali nel suo grande regno, non posso io credere che sia stato esaltato Giuseppe, da Gesù, nel suo regno celeste? Mardocheo non fece altro che un atto di fedeltà nel rivelare le insidie tramate contro la vita del monarca; Giuseppe invece fece molto di più, perché, non solamente rivelò le insidie, appena le seppe dall’Angelo, ma con la sua rara accortezza le deluse, le vanificò. Sempre più ritengo per probabile che in cielo egli goda i primi onori; sia pure inferiori alla Vergine sua Sposa, ma possegga anche lui il suo trono, porti il suo scettro e cinga anch’egli la sua corona come re, suddito solamente al Re dei re.

Né vi stupite di ciò, poiché Giuseppe è fra tutti gli altri uomini in così alto grado che non si può parlare di lui come degli altri. Tutti gli altri uomini, dopo che avranno fatto per Iddio quanto possono o quanto sanno, conviene che alla fine umilmente dicano: servi inutiles sumus : poiché nessuno vi è che possa recare a Dio alcun giovamento.

Ma, prodigi inauditi! Queste regole così universali, non valgono per Giuseppe. Egli solo può dire a Dio di non essergli stato servo inutile, ma importante e necessario poiché egli con i suoi sudori fece sì che non si vedesse un Dio mendico. Egli fece sì che Dio non morisse di fame, che Dio non gelasse dal freddo, che Dio non arrossisse per nudità. In tutte le necessità fu lui che diede al Dio-Uomo pronto soccorso.

Ora, se otterranno da Cristo, secondo la divina promessa, grande premio coloro che avranno soccorso Lui nei suoi poveri, quanto più abbondantemente sarà ricompensato colui che l’avrà soccorso nella sua persona? Chi accoglie in casa sua il profeta, in nome del profeta, avrà la mercede del profeta; chi riceve il giusto, in nome del giusto, ugualmente avrà la ricompensa del giusto; e perché dunque colui che ricevette Dio in nome di Dio, non riceverà la mercede di Dio, cioè una mercede proporzionata alla grandezza dell’Ospite che egli accolse?

Che se Giuseppe è quel santo così nobile, così sublime e, come molti vogliono, superiore ad ogni altro santo, chi tra voi, mie figlie, che fra tutti i suoi cari santi avvocati particolari, non voglia in primo luogo avere Giuseppe? Gli altri santi hanno, è verissimo, grande autorità presso Gesù Cristo, ma domandano, non comandano. S. Giuseppe, invece, è in tale stato che, come animosamente parlò il Gersone, non impetra ma comanda: non impetrat, sed imperat . Non è inverosimile che Cristo anche in cielo conservi verso Giuseppe quell’amore filiale, se così è lecito dire, che Egli ebbe in terra. E perciò chi può dubitare che Gesù non accolga ogni supplica di S. Giuseppe, qual paterno comando, e come tale la esaudisca più prontamente che quella di qualunque altro? Ubbidiente come era in terra, così ora nel cielo? Tutte, dunque, mie figlie, tutte prendetelo per vostro protettore, con grande fiducia, poiché egli ha in sé sufficientissimi motivi per salvare tutte.

Prendetelo come vostro avvocato singolarissimo, per custodire più illibato il candore della vostra verginale purezza; per sopportare in pace i pesi della povertà evangelica e tutti i travagli e le tribolazioni di questa misera vita; per vivere tra voi con vicendevole carità; per condurre, insomma, una vita santa e irreprensibile, onde ottenere morendo un’agonia soave e consolante.

S. Giuseppe morì avendo da un lato Gesù e dall’altro Maria. Gesù e Maria gli chiusero gli occhi con le loro mani; e anche lui, come è molto credibile, morì di puro amore. Quali altri accenti dovette egli avere sulle labbra in quel momento se non questi così dolci: Gesù e Maria? Noi felici se egli impetrerà anche a noi un tale privilegio! Sì, chiediamoglielo istantemente e non dubitiamo; poiché, se egli vuole, ben può alla fine della nostra vita condurre nella nostra camera Gesù e Maria, e far sì che noi, vedendo loro, spiriamo quasi in un’estasi di amore; spiriamo tra le loro braccia; spiriamo, come io desidero a quante voi siete, con soavità celestiale, nel bacio del Signore, in osculo Domini. Amen.

di Sant’Agostino Roscelli
Fonte: Immacolatine.it

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Una catechesi di Giovanni Paolo II su San Giuseppe

Posté par atempodiblog le 1 mars 2012

GIOVANNI PAOLO II
UDIENZA GENERALE
Mercoledì, 21 agosto 1996

Una catechesi di Giovanni Paolo II su San Giuseppe dans Fede, morale e teologia

1. Presentando Maria come “vergine”, il Vangelo di Luca aggiunge che era “promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe” (Lc 1, 27). Queste informazioni appaiono, a prima vista, contraddittorie.
Occorre notare che il termine greco usato in questo passo non indica la situazione di una donna che ha contratto il matrimonio e vive pertanto nello stato matrimoniale, ma quella del fidanzamento. A differenza di quanto avviene nelle culture moderne, però, nel costume giudaico antico l’istituto del fidanzamento prevedeva un contratto e aveva normalmente valore definitivo: introduceva, infatti, i fidanzati nello stato matrimoniale, anche se il matrimonio si compiva in pienezza allorché il giovane conduceva la ragazza nella sua casa.
Al momento dell’Annunciazione, Maria si trova dunque nella situazione di promessa sposa. Ci si può domandare perché mai abbia accettato il fidanzamento, dal momento che aveva fatto il proposito di rimanere vergine per sempre. Luca è consapevole di tale difficoltà, ma si limita a registrare la situazione senza apportare spiegazioni. Il fatto che l’Evangelista, pur evidenziando il proposito di verginità di Maria, la presenti ugualmente come sposa di Giuseppe costituisce un segno della attendibilità storica di ambedue le notizie.

2. Si può supporre che tra Giuseppe e Maria, al momento del fidanzamento, vi fosse un’intesa sul progetto di vita verginale. Del resto, lo Spirito Santo, che aveva ispirato a Maria la scelta della verginità in vista del mistero dell’Incarnazione e voleva che questa avvenisse in un contesto familiare idoneo alla crescita del Bambino, poté ben suscitare anche in Giuseppe l’ideale della verginità.
L’angelo del Signore, apparendogli in sogno, gli dice: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo” (Mt 1, 20). Egli riceve così la conferma di essere chiamato a vivere in modo del tutto speciale la via del matrimonio. Attraverso la comunione verginale con la donna prescelta per dare alla luce Gesù, Dio lo chiama a cooperare alla realizzazione del suo disegno di salvezza.
Il tipo di matrimonio verso cui lo Spirito Santo orienta Maria e Giuseppe è comprensibile solo nel contesto del piano salvifico e nell’ambito di un’alta spiritualità. La realizzazione concreta del mistero dell’Incarnazione esigeva una nascita verginale che mettesse in risalto la filiazione divina e, al tempo stesso, una famiglia che potesse assicurare il normale sviluppo della personalità del Bambino.
Proprio in vista del loro contributo al mistero dell’Incarnazione del Verbo, Giuseppe e Maria hanno ricevuto la grazia di vivere insieme il carisma della verginità e il dono del matrimonio. La comunione d’amore verginale di Maria e Giuseppe, pur costituendo un caso specialissimo, legato alla realizzazione concreta del mistero dell’Incarnazione, è stata tuttavia un vero matrimonio (cf. Giovanni Paolo II, Redemptoris custos, 7).
La difficoltà di accostarsi al mistero sublime della loro comunione sponsale ha indotto alcuni, sin dal II secolo, ad attribuire a Giuseppe un’età avanzata e a considerarlo il custode, più che lo sposo di Maria. È il caso di supporre, invece, che egli non fosse allora un uomo anziano, ma che la sua perfezione interiore, frutto della grazia, lo portasse a vivere con affetto verginale la relazione sponsale con Maria.

3. La cooperazione di Giuseppe al mistero dell’Incarnazione comprende anche l’esercizio del ruolo paterno nei confronti di Gesù.
Tale funzione gli è riconosciuta dall’angelo che, apparendogli in sogno, lo invita a dare il nome al Bambino: “Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1, 21).
Pur escludendo la generazione fisica, la paternità di Giuseppe fu una paternità reale, non apparente. Distinguendo tra padre e genitore, un’antica monografia sulla verginità di Maria –  il De Margarita (IV sec.) – afferma che “gli impegni assunti dalla Vergine e da Giuseppe come sposi fecero sì che egli potesse essere chiamato con questo nome (di padre); un padre tuttavia che non ha generato”. Giuseppe dunque esercitò nei confronti di Gesù il ruolo di padre, disponendo di un’autorità a cui il Redentore si è liberamente “sottomesso” (Lc 2, 51), contribuendo alla sua educazione e trasmettendogli il mestiere di carpentiere.
Sempre i cristiani hanno riconosciuto in Giuseppe colui che ha vissuto un’intima comunione con Maria e Gesù, deducendo che anche in morte ha goduto della loro presenza consolante ed affettuosa. Da tale costante tradizione cristiana si è sviluppata in molti luoghi una speciale devozione alla Santa Famiglia ed in essa a san Giuseppe, Custode del Redentore. Il Papa Leone XIII gli affidò, com’è noto, il patrocinio su tutta la Chiesa.

© Copyright 1996 – Libreria Editrice Vaticana

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