Il sogno delle due colonne

Posté par atempodiblog le 31 janvier 2012

Il sogno delle due colonne dans San Giovanni Bosco

Giovanni Bosco ha avuto il dono di diversi sogni profetici, alcuni dei quali riguardano la Chiesa nella sua travagliata navigazione nelle acque della storia. Uno dei più impressionanti e dei più attuali è quello delle due colonne alle quali, il Papa attacca la barca di Pietro per uscire indenne dalla tremenda bufera.
Il sogno presenta la guerra che in questi ultimi tre secoli è stata scatenata contro la Chiesa al fine di affondarla. È impressionante il dispiegamento di mezzi dei nemici di Cristo e l’odio di strutture che li anima. Sullo sfondo si intravede la ferocia del drago che, dopo aver tentato di ghermire il Bambino, insegue la Donna ovunque tenti di rifugiarsi.
Le due colonne verso le quali il nocchiero celeste guida la Chiesa hanno due segni inequivocabili. Sulla prima vi è una statua della Vergine Immacolata con l’iscrizione: “Auxilium Cristianorum”, “Aiuto dei Cristiani”.
Sull’altra, molto più alta e grossa, sta un’Ostia e sotto un cartello con
le parole: “Salus credentium” “Salvezza dei credenti”.
Che cosa significa? Significa che le armi invincibili di cui la Chiesa dispone per la grande battaglia sono la Santa Vergine e l’Eucaristia. A queste si aggiunge la guida illuminata del Vicario di Cristo in terra che, con mano ferma, conduce la nave all’approdo sicuro.
Sul terreno dove è stata edificata la nuova sede di Radio Maria c’era da anni un’alta colonna, con sopra una statua di Maria Ausiliatrice. È un invito e un impegno per tutta la grande famiglia di Radio Maria ad essere presenti e attivi nella grande battaglia dell’ora presente per il trionfo di Cristo e del Cuore Immacolato di Maria.

Padre Livio Fanzaga

 dans San Giovanni Bosco

Il sogno delle due colonne

Tra i sogni di Don Bosco, uno dei più noti è quello conosciuto con il titolo di «Sogno delle due colonne». Lo raccontò la sera del 30 maggio 1862.

«Figuratevi — disse — di essere con me sulla spiaggia del mare, o meglio sopra uno scoglio isolato, e di non vedere attorno a voi altro che mare. In tutta quella vasta superficie di acque si vede una moltitudine innumerevole di navi ordinate a battaglia, con le prore terminate a rostro di ferro acuto a mo’ di strale. Queste navi sono armate di cannoni e cariche di fucili, di armi di ogni genere, di materie incendiarie e anche di libri. Esse si avanzano contro una nave molto più grande e alta di tutte, tentando di urtarla con il rostro, di incendiarla e di farle ogni guasto possibile.

A quella maestosa nave, arredata di tutto punto, fanno scorta molte navicelle che da lei ricevono ordini ed eseguiscono evoluzioni per difendersi dalla flotta avversaria. Ma il vento è loro contrario e il mare agitato sembra favorire i nemici.
In mezzo all’immensa distesa del mare si elevano dalle onde due robuste colonne, altissime, poco distanti l’una dall’altra. Sopra di una vi è la statua della Vergine Immacolata, ai cui piedi pende un largo cartello con questa iscrizione: “AUXILIUM CHRISTIANO RUM”; sull’altra, che è molto più alta e grossa, sta un’OSTIA di grandezza proporzionata alla colonna, e sotto un altro cartello con le parole: “SALUS CREDENTIUM”.
Il comandante supremo della grande nave, che è il Romano Pontefice, vedendo il furore dei nemici e il mal partito nel quale si trovano i suoi fedeli, convoca intorno a sé i piloti delle navi secondarie per tenere consiglio e decidere sul da farsi. Tutti i piloti salgono e si adunano intorno al Papa. Tengono consesso, ma infuriando sempre più la tempesta, sono rimandati a governare le proprie navi.
Fattasi un po’ di bonaccia, il Papa raduna intorno a sé i piloti per la seconda volta, mentre la nave capitana segue il suo corso. Ma la burrasca ritorna spaventosa.
Il Papa sta al timone e tutti i suoi sforzi sono diretti a portare la nave in mezzo a quelle due colonne, dalla sommità delle quali tutto intorno pendono molte àncore e grossi ganci attaccati a catene.
Le navi nemiche tentano di assalirla e farla sommergere: le une con gli scritti, con i libri, con materie incendiarie, che cercano di gettare a bordo; le altre con i cannoni, con i fucili, con i rostri. Il combattimento si fa sempre più accanito; ma inutili riescono i loro sforzi: la grande nave procede sicura e franca nel suo cammino. Avviene talvolta che, percossa da formidabili colpi, riporta nei suoi fianchi larga e profonda fessura, ma subito spira un soffio dalle due colonne e le falle si richiudono e i fori si otturano.
Frattanto i cannoni degli assalitori scoppiano, i fucili e ogni altra arma si spezzano, molte navi si sconquassano e si sprofondano nel mare. Allora i nemici, furibondi, prendono a combattere ad armi corte: con le mani, con i pugni e con le bestemmie.
A un tratto il Papa, colpito gravemente, cade. Subito è soccorso, ma cade una seconda volta e muore. Un grido di vittoria e di gioia risuona tra i nemici; sulle loro navi si scorge un indicibile tripudio.
Senonché, appena morto il Papa, un altro Papa sottentra al suo posto. I piloti radunati lo hanno eletto così rapidamente che la notizia della morte del Papa giunge con la notizia della elezione del suo successore. Gli avversari cominciano a perdersi di coraggio.
Il nuovo Papa, superando ogni ostacolo, guida la nave in mez zo alle due colonne, quindi con una catenella che pende dalla prora la lega a un’ancora della colonna su cui sta l’Ostia, e con un’altra catenella che pende a poppa la lega dalla parte opposta a un’altra àncora che pende dalla colonna su cui è collocata la Vergine Immacolata.
Allora succede un gran rivolgimento: tutte le navi nemiche fuggono, si disperdono, si urtano, si fracassano a vicenda. Le une si affondano e cercano di affondare le altre, mentre le navi che hanno combattuto valorosamente con il Papa, vengono anch’esse a legarsi alle due colonne. Nel mare ora regna una grande calma».
A questo punto Don Bosco interroga Don Rua:
— Che cosa pensi di questo sogno?
Don Rua risponde:
— Mi pare che la nave del Papa sia la Chiesa, le navi gli uomini, il mare il mondo. Quelli che difendono la grande nave sono i buoni, affezionati alla Chiesa; gli altri, i suoi nemici che la com battono con ogni sorta di armi. Le due colonne di salvezza mi sembra che siano la devozione a Maria SS. e al SS. Sacramento del l’Eucaristia.
— Hai detto bene — commenta Don Bosco —; bisogna soltanto correggere una espressione. Le navi dei nemici sono le persecuzioni. Si preparano gravissimi travagli per la Chiesa. Quello che finora fu, è quasi nulla rispetto a quello che deve accadere. Due soli mezzi restano per salvarsi fra tanto scompiglio: Devozione a Maria SS., frequente Comunione.

Il servo di Dio cardinale Schuster, arcivescovo di Milano, dava tanta importanza a questa visione, che nel 1953, quando fu a Torino come Legato Pontificio al Congresso Eucaristico Nazionale, la notte sul 13 settembre, durante il solenne pontificale di chiusura, sulla Piazza Vittorio, gremita di popolo, diede a questo sogno una parte rilevante della sua Omelia.
Disse tra l’altro: «In quest’ora solenne, nell’Eucaristica Torino del Cottolengo e di Don Bosco, mi torna in mente una visione profetica che il Fondatore del Tempio di Maria Ausiliatrice narrò ai suoi nel maggio del 1862. Gli sembrò di vedere la flotta della Chiesa battuta qua e là dai flutti di una orribile tempesta; tanto che, ad un certo momento, il supremo condottiero della nave capitana — Pio IX — convocò a consiglio i gerarchi delle navi minori.
Purtroppo la bufera, che mugghiava sempre più minacciosa, in terruppe a mezzo il Concilio Vaticano (è da notare che Don Bosco annunciava questi eventi otto anni prima che avvenissero). Nelle alterne vicende di quegli anni, per ben due volte gli stessi Supremi Gerarchi soccombettero al travaglio. Quando successe il terzo, in mezzo all’oceano furente cominciarono ad emergere due colonne, in cima alle quali trionfavano i simboli dell’Eucaristia e della Vergine Immacolata.
A quella apparizione il nuovo Pontefice — il Beato Pio X — prese animo e con una salda catena, agganciò la nave Capitana di Pietro a quei due solidi pilastri, calando in mare le ancore.
Allora i navigli minori cominciarono a vogare strenuamente per raccogliersi attorno alla nave del Papa, e così scamparono dal naufragio. La storia confermò la profezia del Veggente. Gli inizi pontifi cali di Pio X con l’àncora sullo stemma araldico coincisero appunto con il cinquantesimo anno giubilare della proclamazione dog matica della Concezione Immacolata di Maria, e venne festeggiata in tutto l’orbe cattolico. Tutti noi vecchi ricordiamo l’8 dicembre 1904, in cui il Pontefice in San Pietro circondò la fronte del l’Immacolata d’una preziosa corona di gemme, consacrando alla Madre tutta intera la famiglia che Gesù Crocifisso le aveva commesso.
Il condurre i pargoli innocenti e gli infermi alla Mensa Eucaristica entrò parimenti a far parte del programma del generoso Pontefice, che voleva restaurare in Cristo tutto quanto l’orbe. Fu così che, finché visse Pio X, non ci fu guerra, ed Egli meritò il titolo di pacifico Pontefice dell’Eucaristia.
Da quel tempo le condizioni internazionali non sono davvero migliorate; così che l’esperienza di tre quarti di secolo ci conferma che la nave del Pescatore sul mare in burrasca può sperare sal vezza solo con l’agganciarsi alle due colonne dell’Eucaristia e dell’Ausiliatrice, apparse in sogno a Don Bosco» (da L’Italia del 13 settembre 1953).
Lo stesso santo card. Schuster, un giorno disse a un Salesiano:
«Ho visto riprodotta la visione delle due colonne. Dica ai suoi Superiori che la facciano riprodurre in stampe e cartoline, e la diffondano in tutto il mondo cattolico, perché questa visione di Don Bosco è di grande attualità: la Chiesa e il popolo cristiano si salveranno con queste due devozioni: l’Eucaristia e Maria, Aiuto dei Cristiani».

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La Madonna, la maestra senza la quale ogni sapienza diventa stoltezza

Posté par atempodiblog le 31 janvier 2012

La Madonna, la maestra senza la quale ogni sapienza diventa stoltezza dans San Giovanni Bosco

Alla tenera età di 9 anni Don Bosco ha il suo primo sogno. In esso Gesù e la Vergine gli preannunziano, sebbene in forma velata, la sua futura missione.
Gli parve di essere vicino a casa sua, in mezzo a una moltitudine di ragazzi che si divertivano in un grande cortile. Alcuni ridevano, altri giocavano, non pochi bestemmiavano. Al sentire le bestemmie, si slanciò in mezzo a loro, usando pugni e parole per farli tacere. Ed ecco apparirgli un Uomo venerando, nobilmente vestito, con una faccia così luminosa che Giovannino non riusciva a rimirarla. Lo chiamò per nome e gli ordinò di mettersi a capo di quei ragazzi aggiungendo:
— Non con le percosse, ma con la mansuetudine e la carità dovrai guadagnare questi tuoi amici. Fa dunque loro subito un’istruzione sulla bruttezza del peccato e sulla preziosità della virtù.
Giovannino, tutto confuso, risponde che è un povero ragazzo ignorante, incapace di fare questo.
In quel momento risa, schiamazzi e bestemmie cessarono e i ra gazzi si raccolsero intorno a colui che parlava. Ma cediamo la parola a Don Bosco stesso: «Quasi senza sapere che cosa dicessi, gli domandai:
— Chi siete voi che mi comandate cose impossibili?
— Appunto perché è cosa che ti sembra impossibile, devi renderla possibile con l’ubbidienza e con l’acquisto della scienza.
— Dove, come acquisterò la scienza?
Io ti darò la Maestra. Sotto la sua guida potrai divenire sapiente; senza di essa ogni sapienza diventa stoltezza.
— Ma chi siete voi che parlate così?
— Io sono il figlio di Colei che tua Madre t’insegnò a salutare tre volte al giorno.
— Mia madre mi dice di non associarmi, senza suo permesso, con chi non conosco. Perciò ditemi il vostro nome.
— Il mio nome domandalo a mia Madre.
In quel momento vidi accanto a lui una Donna di aspetto maestoso, vestita di un manto che splendeva da tutte le parti, come se ogni punto fosse una fulgidissima stella. Vedendomi sempre più confuso, mi accennò di avvicinarmi a lei, mi prese con bontà per mano e mi disse:
— Guarda.
Guardai e mi accorsi che quei ragazzi erano tutti scomparsi. Al loro posto c’era una moltitudine di capretti, cani, gatti, orsi e parecchi altri animali.
— Ecco il tuo campo — ripigliò quella Signora —, ecco dove devi lavorare. Renditi umile, forte e robusto, e ciò che ora vedrai succedere di questi animali tu dovrai farlo per i miei figli.
Volsi allora lo sguardo ed ecco che al posto di animali feroci, comparvero altrettanti agnelli mansueti, che saltellavano, correvano, belavano come per far festa a quell’Uomo e a quella Signora.
Allora, sempre nel sogno, mi misi a piangere e pregai quella Si gnora che parlasse in modo da poter capire. Ella mi pose la mano sul capo dicendomi:
— A suo tempo, tutto comprenderai.
A questo punto un rumore mi svegliò e io rimasi sbalordito. Mi sembrava di aver le mani che mi facessero male per i pugni che avevo dato e che la faccia mi bruciasse per gli schiaffi ricevuti».

Tratto da: Luci sull’Est

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La speciale assistenza degli Angeli in tempo di tentazione – di San Giovanni Bosco

Posté par atempodiblog le 29 septembre 2011

La speciale assistenza degli Angeli in tempo di tentazione – di San Giovanni Bosco dans Angeli santoangelo

Tempo altresì di gran bisogno per noi è il tempo di tentazione, in cui colle vittorie ci lavoriamo le corone dei nostri trionfi: Coronam vitae (Iac. 1, 12) e a tal lavoro è assai necessaria l’assistenza e l’aiuto del santo Angelo. Non parrebbe uguale la condizione dei combattenti, dice s. Tommaso, mentre un uomo sì debole deve vincer un nemico sì forte; un uomo improvvido deve render vane le arti d’un nemico sì astuto. Ma a tutti ha ben provveduto il Signore, soggiunge il Santo, col darci per sostegno un Angelo, che ci porge abbondevole compenso di vigore, di {29[115]} lumi, di grazie. In guisa che chi cede vilmente al maligno tentatore, non cede mai senza nuovo affronto al suo buon Angelo, che per colpa solo dell’uomo mira inutile la poderosa assistenza. Che se noi non ci stacchiamo, da chi ci è a fianco per custode, saprà egli tener a freno l’inferno tutto, troppo irritato contro di noi; e niun danno ci avverrà, ma saremo sostenuti in alto da mani Angeliche, perché il piede non ci fallisca tra gli inciampi dell’insidiatore (Ps. 90, 12).

E due, dice s. Bernardo, sono le mani che ci sostengono, perché due sono i gran lumi Angelici, con cui tra le tentazioni, quasi con due mani i santi custodi sollevano la nostra mente ed il nostro cuore; l’uno che ci fa scorgere la brevità del travaglio, l’altro l’eternità della ricompensa. Felice chi conserva questi bei lumi, che guidano tanti all’eterna beatitudine in cielo. Egli è sicuro, perché sta nelle mani del suo Angelo, il quale finisce ogni pugna quasi {30[116]} senza saper d’aver pugnato, riportando ognor gloriosa vittoria. Con indicibile contento passerà quell’anima dalla mischia alla vittoria, e si sentirà dal suo Angelo rinnovarsi per lei quegli antichi cantici trionfali, che intonò già nel vincere in cielo lucifero: « già è salvo questo mio Cliente; perciò si rallegrino i cieli con tutti i suoi abitatori» (ap. 12, 12).

Deh caro mio Angelo, di quante corone sarei adorno, se lasciato mi fossi sempre portar dalle vostre mani! quanto mi pento di non avervi corrisposto; ora però ripongo interamente me stesso nelle vostre mani, ed in esse bramo vivere e morire.

PRATICA

Nelle tentazioni rivolgetevi subito al vostro Angelo Custode; chiedetegli aiuto, dicendogli col più vivo affetto del cuore: Angelo mio Custode assistetemi in questo punto, non permettete che io cada in offesa del mio Dio. Oppure solamente colla voce dei {31[117]} discepoli pericolanti nel mare: Ah santo Angelo, se non mi salvate voi, per me finita (s. Bern.) Se un vostro amico al vedervi in procinto di perdervi ne sarebbe commosso, quanto più il buon Angelo vostro Custode.

ESEMPIO

Gl’importanti soccorsi che i santi Angeli ci prestano nelle tentazioni, si vedono praticati nell’ammirabile penitente s. Margarita da Cortona. Questa santa dopo la meravigliosa sua conversione ebbe frequenti colloqui col suo Angelo Custode, il quale le insegnò il modo di pregare, di evitare gl’inganni del demonio, staccar il suo cuore dal mondo e consacrarlo tutto al suo celeste sposo Gesù. Ella pure dal canto suo studiava ogni modo per mostrarsi grata all’Angelo suo benefattore, guardandosi dalla più piccola ombra di mancamento, che disgustar lo potesse, offrendogli mattina e sera qualche {32[118]} ossequio, e specialmente recitando ogni giorno con gran fervore cento Pater noster. Il demonio intanto fremeva di rabbia, e s’adoprava con ogni arte per inquietarla, rimproverandole ora la moltitudine de’ suoi peccati, ora che Iddio non la perdonava più, insomma faceva ogni sforzo per indurla alla diffidenza e disperazione. Ma sempre il buon Angelo accorreva a rincorar Margarita, facendole vedere che queste erano tutte insidie del nemico infernale, indicandole nel tempo stesso il modo onde uscirne vittoriosa, in simile guisa visse e morì da santa. Boll. 23 febb.

Fonte: donboscosanto.eu – Il divoto dell’Angelo Custode
Tratto da: Luci sull’Est

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Fare buone confessioni

Posté par atempodiblog le 29 juin 2011

Fare buone confessioni dans Citazioni, frasi e pensieri Confessionale

I giovani che il demonio voleva portar via con sé, sono particolarmente quelli che si confessano male, che fanno sacrilegi nella confessione. Ricordati bene: quando predichi soprattutto alla gioventù insisti molto sulla necessità di fare buone confessioni e in specie sulla necessità della contrizione.

San Giovanni Bosco

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Don Bosco assiste a un conciliabolo di demòni

Posté par atempodiblog le 13 juin 2011

Don Bosco assiste a un conciliabolo di demòni dans Anticristo donbosco

Nella notte del 1° dicembre del 1884 il chierico Viglietti, che faceva da segretario a Don Bosco, fu svegliato di soprassalto da grida strazianti che venivano dalla camera del Santo. Balzò subito da letto e stette ad ascoltare. Don Bosco, con voce soffocata dal singhiozzo, gridava: “Ohimè, ohimè, aiuto, aiuto!”.
Viglietti entrò e disse: “Oh, Don Bosco, si sente male?”.
“Oh, Viglietti – rispose svegliandosi -; no, non sto male, ma non potevo più respirare. Ma basta: ritorna tranquillo a letto e dormi”.
Al mattino, dopo la Messa, “Oh, Viglietti, non ne posso proprio più, ho lo stomaco rotto dalle grida di questa notte. Sono quattro notti consecutive che faccio sogni che mi costringono a gridare e mi stancano all’eccesso”.
E narrò che, tra l’altro, aveva sognato la morte di Salesiani a lui carissimi. Ma il sogno che l’aveva maggiormente impressionato era stato il seguente.

Gli era parso di essere in una grande sala dove diavoli in gran numero tenevano congresso e trattavano del modo di sterminare la Congregazione Salesiana. La loro figura era indeterminata e si avvicinava piuttosto alla figura umana. Parevano ombre che ora si abbassavano e ora si alzavano, si accorciavano, si stendevano, come farebbero molti corpi che dietro avessero un lume trasportato or da una parte or dall’altra, ora abbassato al suolo e ora sollevato. Ma quella fantasmagoria metteva spavento.
Ora ecco uno dei demòni avanzarsi e aprire la seduta. Per distruggere la Congregazione Salesiana propose un mezzo: la gola. Fece vedere le conseguenze di questo vizio: inerzia per il bene, corruzione dei costumi, scandalo, nessuno spirito di sacrificio, nessuna cura dei giovani. Ma un altro diavolo gli obiettò: “Il tuo mezzo non è efficace perché la mensa dei religiosi sarà sempre parca e il vino misurato. La Regola fissa il loro vitto ordinario. I superiori vigilano per impedire che succedano disordini. No, non è questa l’arma per combattere i Salesiani. Procurerò io un altro mezzo che ci faccia ottenere meglio il nostro intento: l’amore alle ricchezze. In una Congregazione religiosa quando entra l’amore alle ricchezze, entra insieme l’amore alle comodità, si cerca ogni via per avere un peculio, si rompe il vincolo della carità perché ognuno pensa a se stesso, si trascurano i poveri per occuparsi solo di quelli che hanno fortuna, si ruba alla Congregazione”.
Costui voleva continuare, ma sorse un terzo demonio: “Ma che gola!”. – esclamò -. “Ma che ricchezze! Tra i Salesiani l’amore alle ricchezze può vincere pochi. Sono tutti poveri i Salesiani. In generale poi sono così immensi i loro bisogni per i tanti giovani e per le tante case, che qualsiasi somma, anche grossa, verrebbe consumata. Non è possibile che tesoreggino. Ma ho io un mezzo infallibile per rovinare la Società Salesiana e questo è la libertà. Indurre quindi i Salesiani a sprezzare le Regole, a rifiutare certi uffici pesanti e poco onorifici, spingerli a fare scismi dai loro superiori con opinioni diverse, ad andare a casa col pretesto d’inviti e simili”.
Mentre i demòni parlamentavano, Don Bosco pensava: “Io sto ben attento, sapete, a quanto andate dicendo. Parlate, parlate pure, che così potrò sventare le vostre trame”.
Intanto saltò su un quarto demonio: “Ma che!”, gridò. “Armi spezzate le vostre. I superiori sapranno frenare questa libertà, scacceranno via dalle case chi osasse dimostrarsi ribelle alle Regole. Qualcuno forse sarà trascinato dall’amore alla libertà, ma la gran maggioranza si manterrà fedele. Io ho un mezzo adatto per guastare tutto fin dalle fondamenta; un mezzo tale che a stento i Salesiani se ne potranno guardare: sarà proprio un guasto in radice.
Ascoltatemi con attenzione: persuaderli che l’essere dotti è quello che deve formare la loro gloria principale. Quindi indurli a studiare molto per sé, per acquistare fama, e non per praticare quello che imparano, non per usufruire della scienza a vantaggio del prossimo. Perciò boria nelle maniere verso gli ignoranti e i poveri, poltroneria nel sacro ministero. Non più oratori festivi, non più catechismi ai fanciulli, non più scuolette basse per istruire i poveri ragazzi abbandonati, non più lunghe ore di confessionale. Terranno solo la predicazione, ma rara e misurata, e questa sterile perché fatta a sfogo di superbia, col fine di ottenere le lodi degli uomini e non di salvare anime”.
La proposta di costui fu accolta da applausi generali. Allora Don Bosco intravide il giorno in cui i Salesiani avrebbero potuto illudersi che il bene della Congregazione dovesse consistere unicamente nel sapere, e
temette che non solo così praticassero, ma anche predicassero doversi così praticare.

Anche questa volta Don Bosco se ne stava in un angolo della sala ad ascoltare e a vedere tutto, quando uno dei demòni lo scoperse e gridando lo indicò agli altri. A quel grido tutti si avventarono contro di lui urlando: “La faremo finita!”.
Era una ridda infernale di spettri, che lo urtavano, lo afferravano per le braccia e per la persona, ed egli a gridare: “Lasciatemi! Aiuto!”.
Finalmente si svegliò con lo stomaco tutto sconquassato dal molto gridare.

Don Bosco raccontando il sogno piangeva. Il chierico Viglietti gli prese la mano e stringendosela al cuore, gli disse: “Ah, Don Bosco, noi con l’aiuto di Dio le saremo sempre fedeli e buoni figliuoli!”.
“Caro Viglietti”, rispose Don Bosco, “sta’ buono e preparati a vedere gli avvenimenti… Vi saranno di quelli che vorranno soprattutto la scienza che gonfia, che procaccia loro le lodi degli uomini e che li rende sprezzanti di chi essi vedono da meno di loro per sapere”.

Tratto da: Sogni Don Bosco
Fonte: Spiritualità Giovanile Salesiana

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Come far conoscere e amare Maria Ausiliatrice

Posté par atempodiblog le 24 mai 2011

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Gli chiesero come si facesse a far conoscere e far amare Maria Ausiliatrice. E Don Bosco: parlando opportunamente di Lei con la gioventù che la Provvidenza ci affida e con le persone esterne che ci avvicinano; scrivendo qualche volta su di Lei in ogni vostra lettera ai parenti e ai conoscenti; rivolgendo a Lei chi ha bisogno di grazie speciali e raccontando i favori ricevuti per mezzo suo; distribuendo medaglie e immagini che portino la Sua effigie; recitando e facendo recitare spesso la giaculatoria:

Maria Auxilium Christianorum, ora pro nobis;

cantando di preferenza le sue lodi nelle ricreazioni e in chiesa, soprattutto nel suo mese.

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Tesori dei giovani

Posté par atempodiblog le 28 février 2011

Tesori dei giovani dans Citazioni, frasi e pensieri San-Giovanni-Bosco

“Tesori dei giovani sono castigate parole e caste azioni.
Coloro che hanno un parlare insensato e lubrico assai difficilmente si correggono”.

San Giovanni Bosco

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Fiori e frutti a Maria

Posté par atempodiblog le 31 janvier 2011

Fiori e frutti a Maria dans Angeli donbosco

La sera del 30 maggio 1865, chiudendo il mese di Maria, Don Bosco raccontò di aver visto in sogno un grande altare dedicato alla Vergine e i giovani del suo Oratorio che, in processione, avanzavano cantando verso di esso.
Alcuni cantavano con voci angeliche, altri con voci roche, altri stonavano; c’erano perfino dei ragazzi che sbadigliavano annoiati.
Tutti portavano un dono da offrire a Maria, ma che varietà di doni! Chi portava un mazzo di rose, chi di gigli, chi di violette; chi portava agnelli, chi conigli, chi pesci, chi noci, chi uva ecc… C’erano però anche di quelli che portavano alla Vergine dei doni proprio strani: chi portava una testa di porco, chi un gatto, chi un piatto di rospi.
Un bellissimo Angelo, forse l’Angelo Custode dell’Oratorio, stava davanti all’altare e riceveva i doni e li poneva sull’altare. Prima però toglieva i fiori belli ma senza odore, come le dalie e le camelie; soprattutto toglieva le spine e i chiodi che si nascondevano in alcuni mazzi.
Vennero avanti anche i giovani che portavano doni strani e indegni.
— Come! Tu hai il coraggio di offrire alla Vergine un porcello?! — disse l’Angelo al primo —. E non sai che significa l’impurità, e Maria è la Tuttapura, la Tuttasanta? Allontanati di qui.
Vennero altri che portavano un gatto e l’Angelo li respinse con sdegno:
— Non sapete che il gatto significa il furto?
A quelli che portavano un piatto di rospi, l’Angelo gridò sdegnato. — I rospi simboleggiano i vergognosi peccati di scandalo e voi venite a offrirli alla Vergine?
Ci furono anche alcuni che si avanzavano con un coltello piantato nel cuore, simbolo dei sacrilegi.
— Non vedete — disse loro l’Angelo — che avete la morte nel cuore? Per carità fatevelo cavare quel coltello!
E anche costoro furono respinti.
Quando tutti ebbero offerto i loro doni, comparvero due Angeli che sorreggevano due ceste piene di magnifiche corone, composte di rose stupende. L’Angelo Custode ne incoronò tutti i giovani i cui doni erano stati graditi, e disse loro:
— Maria oggi ha voluto che voi foste incoronati di così belle rose. Fate in modo che non vi vengano tolte praticando l’umiltà, l’ubbidienza, la purezza. Tre virtù che vi renderanno sempre cari a Maria e vi faranno degni di ricevere una corona infinitamente più bella di questa. I giovani incoronati espressero la loro gioia con il canto Lodate Maria con voci così forti che Don Bosco si svegliò.
Don Bosco stesso diede questa interpretazione: i fiori inodori sono le opere buone fatte per fini umani; le spine, le disubbidienze, i chiodi, i peccati gravi.
E terminò dicendo: «Miei cari, io so quali furono incoronati e quali quelli scacciati dall’Angelo. Lo dirò ai singoli affinché procurino di portare alla Vergine doni che Essa si degni di accettare».

Tratto da: Sogni Don Bosco
Fonte: Spiritualità Giovanile Salesiana

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Preghiere per le anime purganti

Posté par atempodiblog le 1 janvier 2011

Preghiere per le anime purganti dans Fede, morale e teologia zlds2v

Chi non avesse più a questo mondo i genitori, o un fratello, od altri parenti, non sia così sbadato da dimenticarli. Duplice è il guadagno che si ricava dalle preghiere che si fanno per le anime del purgatorio: si sollevano in primo luogo queste poverette dalle loro pene, e poi grandissimo è il merito che ci procuriamo e che il Signore si prepara a contraccambiarci, quando andremo a trovarLo.

San Giovanni Bosco

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Tutta la nostra confidenza in Maria

Posté par atempodiblog le 13 novembre 2010

Tutta la nostra confidenza in Maria dans Citazioni, frasi e pensieri San-Giovanni-Bosco

“Mettiamo tutta la nostra confidenza in Maria e chi non ha ancora la sua medaglia indosso, se la procuri, e nelle tentazioni, baciamola e ne proveremo un grande vantaggio per l’anima nostra”.

San Giovanni Bosco

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Maria conosce la via

Posté par atempodiblog le 13 mai 2010

Maria conosce la via dans Fede, morale e teologia mariasantissima

Nelle apparizioni, le mani sono la parte del corpo della Madonna, dopo gli occhi, poste in maggior ri­salto. Maria alza le mani nella preghiera, riceve nelle sue mani le grazie, stende le mani a noi per invitarci ad avvicinarci, vorrebbe stringerci tutti al suo cuore. Apre le mani per far piovere su di noi le sue grazie.

Lasciamoci condurre da Maria: le sue mani ci so­sterranno. Chiudiamo gli occhi come facevamo da bambini con la nostra mamma e lasciamoci condurre da Maria. Ella conosce la via: sa dove condurci, dove arrivare. Imitiamo le mani di Maria: la loro purezza immacolata in ogni azione. La loro operosità instan­cabile, la loro frequenza nel congiungersi con la pre­ghiera.

« Le mani, spesse volte, suppliscono alla lingua, agli occhi… Ho visto mani innocenti di bimbi man­dare baci alla Madonna e ne provai gioia e venera­zione. Ho visto mani congiunte in preghiera che mi commossero. Mani diafane di ammalati che stringevano il crocifisso e ne ebbi conforto. Mani caritatevoli versare nella mano del povero l’elemosina. Ma­ni misericordiose posarsi sul capo dell’afflitto e sol­levarlo. Mani consacrate benedire il popolo, la cam­pagna, il pane… assolvere un peccatore, versare l’ac­qua rigeneratrice sul capo del neonato. O mani di Ma­ria, beneditemi » (S. Giovanni Bosco).

FIORETTO: Preghiamo Maria di aprire le sue mani per benedirci e per accoglierci tra le sue braccia, in vita. in morte, in cielo.

GIACULATORIA: « Vergine fedele sempre al tuo Signo­re fa’ che tale diventi questo mio cuore! »

Fonte: Viviamo maggio con Maria – Sacerdoti del S. Cuore (Dehoniani)

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«Questo è mio!»

Posté par atempodiblog le 7 mars 2010

«Questo è mio!» dans Racconti e storielle donbosco

Nell’aprile del 1885 Don Bosco si trovava di passaggio a Marsiglia. Era circa la mezzanotte. Don Francesco Cerruti, che lo accompagnava, stava per andare a letto quando lo colpì un grido. Sulle prime credette che venisse da un prete malaticcio, ospite della casa. Ma lo udi più forte, a modo di urlo, poco dopo più forte ancora. Senza dubbio partiva dalla camera di Don Bosco, attigua alla sua. Si veste, va alla camera di Don Bosco, entra e lo vede seduto sul letto e sveglio.
— Don Bosco, sta male?
— No — risponde —, torna a dormire tranquillo.
Al mattino, appena alzato, va da lui e lo trova seduto sul sofà in uno stato di grandissima prostrazione.
— Don Bosco, è ben lei che ha gridato stanotte?
— Sì, sono io — gli risponde ancora tutto contraffatto nel volto.
— Ma che cosa è avvenuto?
— Ho veduto — disse tutto serio Don Bosco — il demonio entrare in questa casa. Era in una camerata e passava dall’uno all’altro letto dicendo di quando in quando: «Questo è mio!» Io protestavo. A un tratto si precipita addosso a uno di quei giovani per portarlo via. Io mi posi a gridare ed egli si avventò contro di me come per strangolarmi.
Ciò detto, Don Bosco, commosso e piangente, continuò:
— Caro Don Cerruti, aiutami! Sono venuto in Francia a cercare denari per i nostri giovani e per la Chiesa del Sacro Cuore, ma qui ora vi è un bisogno assai più grave: bisogna salvare questi poveri giovani. Lascerà tutto e penserà a loro. Facciamo un buon Esercizio della Buona Morte.
Quella sera il direttore della casa annunziò ai giovani l’Esercizio della Buona Morte, aggiungendo che anche Don Bosco avrebbe confessato. Confessò difatti nella sua camera, seduto sul sofà, perché l’estenuazione delle forze non gli permetteva di reggersi sulla sedia. Tutto andò così bene che Don Bosco, dopo, disse scherzando: — Vedi, il demonio mi ha fatto perdere una notte, ma sì è ricevuto una buona bastonata.
Anche il direttore Don Paolo Albera, il futuro secondo successore di Don Bosco, informato da Don Cerruti del sogno, confermò dicendo: — Don Bosco ha purtroppo ragione. Vi sono parecchi giovani che mi fanno piangere per la loro condotta.

Più tardi Don Cerruti interrogò Don Bosco:
— I giovani che il demonio voleva portar via con sé sono di quelli che non vanno a confessarsi?
— No — rispose Don Bosco —, sono particolarmente quelli che si confessano male, che fanno sacrilegi nella confessione. Ricordati bene: quando predichi, soprattutto alla gioventù, insisti molto sulla necessità di fare buone confessioni, e in specie sulla necessità del dolore dei propri peccati.

Tratto da: Sogni Don Bosco
Fonte: Spiritualità Giovanile Salesiana

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San Domenico Savio, un capolavoro di don Bosco

Posté par atempodiblog le 24 janvier 2010

 San Domenico Savio, un capolavoro di don Bosco dans Corrado Gnerre San-Domenico-Savio-e-don-Bosco

Il primo frutto di santità di don Bosco fu un bambino, gracile nel fisico, ma fortissimo nella spiritualità e nella generosità.

San Domenico Savio è stato certamente il grande capolavoro pedagogico di san Giovanni Bosco. Nacque a Riva di Chieri da una famiglia povera nel 1842. Ad appena sette anni, in maniera del tutto eccezionale, fu ammesso alla Prima Comunione: a quei tempi l’Eucarestia si riceveva per la prima volta oltre i dodici anni.
Sin da subito il piccolo Domenico s’impegnò a vivere una vita autenticamente cristiana, da qui la sua famosa frase: « La morte, ma non il peccato ».

di Corrado Gnerre

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Sapendo di avere le ali

Posté par atempodiblog le 17 octobre 2009

Sapendo di avere le ali dans Citazioni, frasi e pensieri donbosco

“Sii con Dio come l’uccello che sente tremare il ramo e continua a cantare, sapendo di avere le ali”.

San Giovanni Bosco

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Giaculatoria efficace

Posté par atempodiblog le 15 juin 2009

Giaculatoria efficace dans Citazioni, frasi e pensieri mariag

« Io vi raccomando di invocare sempre il nome di Maria, specialmente con questa giaculatoria: ‘Maria Ausiliatrice dei Cristiani, prega per noi’. É una preghiera non tanto lunga, ma che si esperimentò molto efficace. La nostra confidenza é nell’aiuto di Maria Ausiliatrice. Il Signore e la sua divina Madre non permetteranno che si ripeta invano:
Maria aiuto dei Cristiani, prega per noi!
« .
Don Bosco

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