Breve vita di San Giovanni Bosco

Posté par atempodiblog le 1 février 2013

I numeri del lotto
Un giorno vennero due signori a domandargli i numeri  del lotto. Il Santo, non avendo potuto scansarsi alle premurose insistenze,  disse loro: – Ebbene, giocate questi numeri: 10-5-14.

Quelli, contenti, se ne  andavano; ma don Bosco soggiunse: – Non ne volete la spiegazione? – Non c’è  bisogno! – Ma se non ve la dò, non saprete giocarli. – Ce la dia dunque.
- Sentite bene: il numero 10 sono i dieci comandamenti di Dio. Il numero 5 sono i  cinque precetti della Chiesa. Il numero 14 sono le quattordici opere di  misericordia corporali e spirituali. Giocateli davvero, e farete fortuna.

Breve vita di San Giovanni Bosco dans San Giovanni Bosco sangiovannibosco

BREVE VITA DI DON BOSCO

Giovannino Bosco nacque il 16 Agosto 1815  in una piccola frazione di Castelnuovo D’Asti, in Piemonte, chiamata  popolarmente «i Becchi». Ancora bimbo, la morte del babbo gli fece sperimentare  il dolore di tanti poveri orfanelli dei quali si farà padre amoroso. Trovò però  nella mamma Margherita, un esempio di vita cristiana che incise profondamente  nel suo animo. A nove anni ebbe un sogno profetico: gli parve di essere in mezzo  a una moltitudine di fanciulli intenti a giocare, alcuni dei quali però,  bestemmiavano. Subito, Giovannino si gettò sui bestemmiatori con pugni e calci  per farli tacere; ma ecco farsi avanti un Personaggio che gli dice: «Non con le  percosse, ma con la bontà e l’amore dovrai guadagnare questi tuoi amici… Io ti  darò la Maestra sotto la cui guida puoi divenire sapiente, e senza la quale,  ogni sapienza diviene stoltezza». Il personaggio era Gesù e la maestra Maria  Santissima, alla cui guida si abbandonò per tutta la vita e che onorò col titolo  di «Ausiliatrice dei cristiani». Fu così che Giovanni volle imparare a fare il  saltimbanco, il prestigiatore, il cantore, il giocoliere, per poter attirare a  se i compagni e tenerli lontani dal peccato. «Se stanno con me, diceva alla  mamma, non parlano male». Volendosi far prete per dedicarsi tutto alla salvezza  dei fanciulli, mentre di giorno lavorava, passava la notte sui libri, finché  all’età di vent’anni potè entrare nel Seminario di Chieri ed essere ordinato  Sacerdote a Torino nel 1841, a ventisei anni di età. In quei tempi Torino era  ripiena di poveri ragazzi in cerca di lavoro, orfani o abbandonati, esposti a  molti pericoli per l’anima e per il corpo. Don Bosco incominciò a radunarli la  Domenica, ora in una Chiesa, ora in un prato, ora in una piazza per farli  giocare ed istruire nel Catechismo finché, dopo cinque anni di enormi  difficoltà, riuscì a stabilirsi nel rione periferico di Valdocco e aprire qui il  suo primo Oratorio. In esso i ragazzi trovavano vitto e alloggio, studiavano o  imparavano un mestiere, ma soprattutto imparavano ad amare il Signore: San  Domenico Savio, era uno di loro. Don Bosco era amato dai suoi «brichini» (così  Egli li chiamava) fino all’inverosimile. A chi gli domandava il segreto di tanto  ascendente rispondeva: «Con la bontà e l’amore cerco di guadagnare al Signore  questi miei amici». Per essi sacrificò tutto quel poco denaro che possedeva, il  suo tempo, il suo ingegno che aveva fervidissimo, la sua salute. Per essi si  fece santo. Per essi ancora fondò la Congregazione Salesiana, formata da  sacerdoti e laici che vogliono continuare l’opera sua e alla quale diede come «scopo principale di sostenere l’autorità del Papa» (Memorie Biografiche, VII,  622; X, 762 e 946). Volendo estendere il suo apostolato anche alle fanciulle  fondò, con Santa Maria Domenica Mazzarello, la Congregazione della Figlie di  Maria Ausiliatrice, che oggi è diffusa in tutto il mondo. Dedicò tutto il suo  tempo libero, che spesso sottrasse al sonno, per scrivere e divulgare facili  opuscoli per l’istruzione cristiana del popolo. Stremato di forze per  l’incessante lavoro, si ammalò gravemente. Particolare commovente: molti giovani  offrirono per lui al Signore la propria vita. Una delle ultime sue  raccomandazioni fu questa: «Dite ai giovani che li aspetto tutti in  Paradiso…». Spirava il 31 gennaio 1888, nella sua povera cameretta di  Valdocco, all’età di 72 anni. Il 1 aprile 1934, Pio XI, che ebbe la fortuna di  conoscerlo personalmente, lo proclamò Santo.

Tratto da: Don Bosco Ritorna

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La devozione alla Madonna

Posté par atempodiblog le 31 janvier 2013

La devozione alla Madonna dans Fede, morale e teologia San-Giovanni-Bosco

Un sostegno indispensabile per te, o caro giovane, è la devozione a Maria Santissima. Se sarai devoto di Lei, ELLA TI FARA’ DA MADRE, ti coprirà col Suo Manto, ti colmerà di benedizioni in questo mondo e ti darà, alla fine, il Paradiso. Qualsiasi grazia Le domanderai, ti sarà concessa purché non sia cosa che torna a danno della tua anima. Io perciò ti raccomando di chiedere tre grazie speciali necessarie a tutti, ma specialmente a te che sei giovane.
La prima grazia è che ti aiuti a non commettere mai peccato mortale per tutta la tua vita.
Tu sai, infatti, cosa vuol dire cadere in peccato mortale? Vuol dire rinunciare ad essere figli di Dio per diventare schiavi di Satana. Vuol dire perdere quella bellezza che ti rende come un angelo agli occhi di Dio, per diventare deforme come un demonio. Vuol dire perdere tutti i meriti già acquistati per la vita eterna. Vuol dire restare sospeso per un filo sottilissimo sopra la bocca dell’Inferno. Vuol dire fare un’enorme ingiuria ad una Bontà infinita, e questo è il male più grande che si possa immaginare. Credimi, mio caro amico, qualsiasi grazia la Madonna dovesse concederti, sarebbe inutile senza quella di non cadere mai in peccato.
Perciò, questa grazia dovrai chiederla mattino e sera e tutte le volte che a Lei ti rivolgi.
La seconda grazia che ti raccomando di domandare alla Madonna è quella di poter conservare la preziosa virtù della purità.
A Lei dovrai chiedere di aiutarti in modo speciale a custodire gli occhi, che sono le finestre per cui il peccato si fa strada nel nostro cuore e attraverso le quali il demonio viene a prendere possesso della nostra anima. Non fermarti mai a guardare cose contrarie alla modestia. S. Domenico Savio, interrogato perché fosse tanto cauto negli sguardi rispose: “Ho preso la decisione di distogliere gli occhi da tutto ciò che non è puro per essere più degno di incontrare lo sguardo della Madonna, Vergine Immacolata”.
La terza grazia che dovrai domandare alla Madonna, è di poter stare sempre lontano dai compagni cattivi, cioè da coloro che fanno discorsi che non si farebbero alla presenza dei genitori. Sta lontano da costoro, anche se fossero tuoi parenti. Posso assicurarti che talvolta fa più danno la loro compagnia che quella di un demonio. Felice te, o mio caro figliolo, se fuggirai la compagnia dei malvagi! Sarai allora sicuro di camminare per la strada del Paradiso; diversamente correrai un gravissimo rischio di perderti in eterno.
Perciò, se sentirai dei compagni che bestemmiano, che disprezzano la Religione o, peggio ancora, che dicono parole contrarie alla virtù della modestia, devi fuggirli come la peste.
Ti assicuro che quanto più i tuoi sguardi e i tuoi discorsi saranno puri, tanto più Maria si compiacerà di te e tante più grazie ti otterrà da Gesù.
Queste sono le tre grazie più importanti per la tua età, che otterrai se reciterai ogni giorno il Santo. Rosario o almeno tre Ave e tre Gloria con la giaculatoria: “Cara Madre, Vergine Maria, fa che io salvi l’anima mia”.
Con queste tre grazie camminerai fin d’ora per la strada che ti renderà uomo onorato e con esse avrai la certezza di raggiungere l’eterna felicità.

San Giovanni Bosco
Tratto da: Don Bosco Ritorna

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L’educazione è cosa di cuore

Posté par atempodiblog le 30 janvier 2013

L’educazione è cosa di cuore dans Citazioni, frasi e pensieri Don-bosco-educatore

“L’educazione è cosa di cuore: tutto il lavoro parte da qui, e se il cuore non c’è, il lavoro è difficile e l’esito è incerto. Che i giovani non solo siano amati, ma che essi stessi conoscano di essere amati”. 

San Giovanni Bosco

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Novena a San Giovanni Bosco (da recitarsi dal 22 al 30 gennaio)

Posté par atempodiblog le 22 janvier 2013

Novena a San Giovanni Bosco (dal 22 al 30  Gennaio)

Novena a San Giovanni Bosco (da recitarsi dal 22 al 30 gennaio) dans Preghiere Don-Bosco-abbraccia-il-mondo

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.  Amen.
O Dio, vieni a salvarmi.
Signore, vieni presto in mio  aiuto.
Gloria al Padre…

I O glorioso San  Giovanni Bosco, per l’amore ardente che portasti a Gesù nel Santissimo  Sacramento e per lo zelo con cui ne propagasti il culto, soprattutto con  l’assistenza alla Santa Messa, con la Comunione frequente e con la visita  quotidiana, ottienici di crescere sempre più nell’amore, nella pratica di queste  sante devozioni e di terminare i nostri giorni rinvigoriti e confortati dal cibo  celeste della Santa Eucaristia.
Gloria al Padre…

II – O glorioso San Giovanni Bosco, per l’amore tenerissimo che portasti alla  Vergine Ausiliatrice che fu sempre tua Madre e Maestra, ottienici una vera e  costante devozione alla nostra dolcissima Mamma, affinché possiamo meritare la  sua potentissima protezione durante la nostra vita e specialmente nell’ora della  morte.
Gloria al Padre…

III O glorioso  San Giovanni Bosco, per l’amore filiale che portasti alla Chiesa e al Papa, di  cui prendesti costantemente le difese, ottienici di essere sempre degni figli  della Chiesa Cattolica e di amare e venerare nel Sommo Pontefice l’infallibile  vicario di Nostro Signore Gesù Cristo.
Gloria al  Padre…

IV O glorioso San Giovanni Bosco, per il  grande amore con cui amasti la gioventù, della quale fosti Padre e Maestro e per  gli eroici sacrifici che sostenesti per la sua salvezza, fa’ che anche noi  amiamo con amore santo e generoso questa parte eletta del Cuore di Gesù e che in  ogni giovane sappiamo vedere la persona adorabile del nostro Salvatore  Divino.
Gloria al Padre…

V O glorioso  San Giovanni Bosco che per continuare ad estendere sempre più il tuo santo  apostolato fondasti la Società Salesiana e l’istituto delle Figlie di Maria  Ausiliatrice, ottieni che i membri delle due Famiglie Religiose siano sempre  pieni del tuo spirito e fedeli imitatori delle tue eroiche virtù.
Gloria  al Padre…

VI O glorioso San Giovanni Bosco che  per ottenere nel mondo più abbondanti frutti di fede operosa e di tenerissima  carità istituisti l’Unione dei Cooperatori Salesiani, ottieni che questi siano  sempre modelli di virtù cristiane e sostenitori provvidenziali delle tue  Opere.
Gloria al Padre…

VII – O glorioso  San Giovanni Bosco che amasti con amore ineffabile tutte le anime e per salvarle  mandasti i tuoi figli fino agli estremi confini della terra, fa’ che anche noi  pensiamo continuamente alla salvezza della nostra anima e cooperiamo per la  salvezza di tanti nostri poveri fratelli.
Gloria al  Padre…

VIII – O glorioso San Giovanni Bosco che  prediligesti con amore particolare la bella virtù della purezza e la inculcasti  con l’esempio, la parola e gli scritti, fa’ che anche noi, innamorati di così  indispensabile virtù, la pratichiamo costantemente e la diffondiamo con tutte le  nostre forze.
Gloria al Padre…

IX – Oglorioso San Giovanni Bosco che fosti sempre tanto compassionevole verso le  sventure umane, guarda a noi tanto bisognosi del tuo aiuto. Fa’ scendere su di  noi e sulle nostre famiglie le materne benedizioni di Maria Ausiliatrice;  ottienici tutte le grazie spirituali e temporali che ci sono necessarie;  intercedi per noi durante la nostra vita e nell’ora della morte, affinché  possiamo giungere tutti in Paradiso e inneggiare in eterno alla Misericordia  divina.
Gloria al Padre…

Divisore dans San Francesco di Sales

Preghiera a San Giovanni  Bosco (festa del 31 Gennaio)

O San Giovanni Bosco, padre e maestro  della gioventù, che tanto lavorasti per la salvezza delle anime, sii nostra  guida nel cercare il bene delle anime nostre e la salvezza del prossimo; aiutaci  a vincere le passioni e il rispetto umano; insegnaci ad amare Gesù Sacramentato,  Maria Ausiliatrice e il Papa; e implora da Dio per noi una buona morte, affinché  possiamo raggiungerti in Paradiso. Amen.

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Ricorrere all’Angelo Custode

Posté par atempodiblog le 21 janvier 2013

Ricorrere all'Angelo Custode dans Angeli Angelo-Custode

“L’Angelo Custode ha molto più desiderio di aiutarvi di quanto voi ne abbiate nell’essere aiutati da Lui. In ogni afflizione ricorrete a Lui con fiducia ed Egli vi aiuterà”.

San Giovanni Bosco

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Una passeggiata dei giovani al Paradiso

Posté par atempodiblog le 24 octobre 2012

Una passeggiata dei giovani al Paradiso dans San Giovanni Bosco passeggiatainparadiso

Questo sogno Don Bosco lo ebbe nelle notti del 3, 4, 5 aprile 1861.
È un sogno originale sotto tanti aspetti ed è testimoniato dai due primi e più autorevoli cronisti dell’Oratorio di Don Bosco: Don Domenico Ruf fino e Don Giovanni Bonetti, che lo definirono «uno di quei sogni che il Signore si compiace a quando a quando di mandare ai suoi servi fedeli ».
Don Bosco sogna di fare con i suoi giovani una eccezionale passeggiata, che ha per meta il paradiso, nientemeno! Si mettono in cammino pieni di gioia, ed eccoli ai piedi di una collina incantevole. Spira un’aria primaverile, nell’atmosfera regna una calma, un tepore, una soavità di profumi, una luminosità che mettono l’argento vivo addosso a quelle centinaia di giovani, i quali passano di sorpresa in sorpresa, di gioia in gioia, trovando, a mano a mano che salgono, ogni sorta di frutta le più squisite, dalle ciliegie all’uva matura.
L’impressione di tutti è di essere giunti in paradiso ma, arrivati alla sommità della deliziosa collina, vedono un vasto altipiano, oltre il quale si eleva un’altissima montagna che tocca le nubi. Su per quella si vedeva una grande moltitudine che saliva con stento. Quando poi giungevano alla meta, erano ricevuti con gran festa e giubilo. Tutti capirono che quello era il paradiso e si lanciarono di corsa a percorrere l’altipiano che li separava dalla montagna.
Ma ecco che a un tratto si trovarono davanti a un lago di sangue, largo, dice Don Bosco, come dall’Oratorio a Piazza Castello (un buon chilometro). I giovani che erano giunti per primi si fer marono inorriditi. Tutti diventarono silenziosi e malinconici. Sulla riva si leggeva scritto a grandi caratteri: PER SANGUINEM (attraverso il sangue). Ai giovani che domandavano curiosi che cosa significasse quello spettacolo, un personaggio misterioso (pensiamo sia la solita Guida), rispose:
— Qui c’è il Sangue di Gesù Cristo e di tutti quelli che andarono in paradiso versando il loro sangue: qui sono i Martiri. Né i giovani né Don Bosco si sentirono di passare attraverso quel lago di sangue. Perciò lo costeggiarono andando in cerca di un altro passaggio. Ed eccoli entrare in un terreno sparso di querce, allori, palme e altre piante. Camminavano felici all’ombra di quelle piante, quando si presenta loro un altro spettacolo: un secondo grande lago pieno d’acqua. Sulla riva si leggeva a grandi caratteri: PER AQUAM (attraverso l’acqua). Anche qui i ragazzi si domandavano che cosa significasse quel secondo lago, tanto più che vedevano alcuni camminare su quell’acqua appena sfiorandola con i piedi.
— In quel lago — rispose la Guida — c’è l’acqua del santo Battesimo, nella quale devono essere bagnati tutti quelli che vogliono andare in paradiso. Vedete quei giovani che camminano veloci su quell’acqua? Sono gli innocenti.
Alcuni si misero a correre su quell’acqua, ma la maggior parte guardava Don Bosco come per dirgli:
— Andiamo anche noi?
Ma Don Bosco rispose:
— Per conto mio non mi credo così santo da passare su quel l’acqua senza caderci dentro.
Allora tutti esclamarono:
— Se non osa lei, tanto meno noi!
Continuarono quindi a girare in cerca di un passaggio alla montagna del paradiso; ed eccoli di fronte a un terzo lago, vasto come il primo, pieno di fuoco e di fiamme. Sulla sponda stava scritto:
PER IGNEM (attraverso il fuoco). La guida misteriosa disse:
— Qui c’è il fuoco dell’amor di Dio, per cui devono passare quelli che non sono passati per il sangue del martirio o per l’acqua del Battesimo.
«Ci affrettammo a passare oltre — dice Don Bosco —, ma ben presto ci vedemmo sbarrata la via da un altro lago: era pieno di bestie feroci che stavano con le fauci spalancate pronte a divorare chiunque passasse. La solita Guida disse:
— Queste bestie sono i demoni, i pericoli e le trame del mondo. Costoro che passano impunemente sono le anime giuste, sono coloro di cui Gesù ha profetato: Io vi ho dato il potere di calpestare serpenti e scorpioni e di annientare ogni resistenza del nemico. Niente vi potrà fare del male» (Lc 10,19).
— Andiamo anche noi! — gridarono alcuni.
— Io non ne ho il coraggio — disse Don Bosco —; è da presuntuosi pretendere di passare illesi sulle teste di quei mostri feroci.
— Oh — gridarono i giovani in coro — se non si sente lei, tanto meno noi!

Si allontanarono quindi dal lago delle bestie, cominciando a perdere la speranza di trovare un passaggio comodo alla montagna del paradiso, quando s’incontrarono in molta gente che camminava allegramente verso il paradiso, pur essendo ridotti in condizioni pietose: chi mancava di un occhio, chi di un piede, chi di una mano, chi della lingua. I giovani guardavano meravigliati, quando la Guida disse:
— Sono gli amici di Dio, sono coloro che per salvarsi si mortificarono nei vari sensi del corpo e riuscirono a passare illesi tra i pericoli del mondo. Se volete anche voi arrivare al paradiso, potete unirvi a loro e camminare allegramente per la via della mortifi cazione.
A questo punto la voce della Guida fu sopraffatta dalle grida di «Bravo!», «Bene!» che venivano dalla cima della montagna per incoraggiare quelli che salivano faticosamente per l’erta.
Finalmente Don Bosco con i suoi giovani arrivò su di una piazza gremita di gente, che terminava in un sentiero piccolo piccolo, tra due alte rupi. Chi si metteva per quel sentiero, uscito dalla parte opposta, doveva passare per un ponte strettissimo e senza ringhiera, sotto il quale si inabissava uno spaventoso precipizio.
— Ecco il sentiero che mena al paradiso — esclamarono i giovani. E si incamminarono per quello. Giunti però al ponte, si fermarono spaventati e non osavano inoltrarsi. A Don Bosco che faceva loro coraggio, rispondevano:
— Venga lei a fare la prova. Noi non osiamo perché se sbagliamo un passo, cadiamo nell’abisso.
«Ma finalmente — continua Don Bosco — uno si avanzò per primo e così, uno dopo l’altro, siamo passati al di là e ci trovammo ai piedi della montagna. Ci provammo a salire, ma non trovavamo nessun sentiero; mille difficoltà e impedimenti si opponevano: in un luogo c’erano accatastati macigni sparsi disordinatamente, in un altro c’era una rupe da sormontare, qui un precipizio, là un cespuglio spinoso che ci impediva il passo. Dappertutto ripida la salita. Tuttavia non ci sgomentammo e incominciammo ad arrampicarci con ardore. Dopo breve ora di faticosa ascesa, aiutandoci di mani e di piedi, a un certo punto trovammo un sentiero più praticabile e potemmo salire più comodamente.
Quand’ecco arrivammo in un luogo dove vedemmo molta gente, la quale pativa in un modo così orribile, così strano, che tutti restammo compresi di orrore e di compassione. Io non posso dirvi quello che vidi, perché vi farei troppa pena; e voi non potreste resistere alla mia descrizione.

Intanto vedevamo un gran numero di altra gente che saliva anch’essa, sparsa su per i fianchi del monte; e quando arrivava alla cima, veniva accolta da quelli che l’aspettavano, fra grandi feste e prolungati applausi. Udivamo nello stesso tempo una musica celeste e un canto di voci le più dolci, che ci incoraggiavano a salire su per quell’erta.
Eravamo giunti anche noi quasi alla cima della montagna, quando mi volsi indietro per vedere se avevo con me tutti i giovani; ma con vivo dolore mi trovai quasi solo. Di tanti miei piccoli compagni non me ne restavano che tre o quattro. Guardai all’ingiù e li vidi sparsi per la montagna, chi a cercare lumache tra i sassi, chi a raccogliere fiori senza odore, chi a raccogliere frutti selvatici, chi a correre dietro alle farfalle, e chi tranquillamente seduto a riposare all’ombra di una pianta. Io mi misi a gridare con quanta voce avevo in gola, mi sbracciavo a far loro segni, li chiamavo per nome a uno a uno. Qualcuno venne, sicchè erano poi circa otto i giovani intorno a me. Tutti gli altri continuavano a occuparsi in quelle loro bazzecole. Ma io non volevo assolutamente andare in paradiso accompagnato da così pochi giovani, e perciò determinai di andare io stesso a prendere quei renitenti.
E così feci. Quanti ne incontravo scendendo, tanti ne spingevo in su. A questo davo un avviso, a quello un rimprovero amorevole; a un terzo una solenne sgridata:
— Andate su, per carità — mi affannavo a dire — non fermatevi per queste cose da nulla.
E venendo in giù li avevo già avvertiti quasi tutti e mi trovavo sulle balze del monte che avevamo salito con tanto stento. Quivi avevo fermato alcuni che, stanchi per la fatica del salire e impau riti dall’altezza da raggiungere, ritornavano al basso. Quindi volli riprendere la salita verso la vetta, ma inciampai in una pietra e mi svegliai».
Don Bosco terminò dicendo: «Se il sogno non fosse stato un sogno ma una realtà e avessimo dovuto morire allora, fra tanti giovani che siamo qui, se ci incamminassimo verso il paradiso, pochissimi vi giungerebbero: fra 700-800 e più non sarebbero che tre o quattro. Ma a momenti, non vi turbate: dico che non sarebbero che tre o quattro quelli che di volo andrebbero al paradiso, senza passare qualche tempo tra le fiamme del purgatorio. Qualcuno forse vi resterebbe un momento solo, altri un giorno, altri dei giorni e delle settimane. Procurate quindi di acquistare delle indulgenze, quante più potete. Se poi acquisterete un’indulgenza plenaria, andrete di volo in Paradiso».

Tratto da: Sogni Don Bosco
Fonte: Spiritualità Giovanile Salesiana

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Maria è la stella del mare

Posté par atempodiblog le 4 septembre 2012

Maria è la stella del mare dans Citazioni, frasi e pensieri

“Noi siamo in questo mondo come in un mare burrascoso, come in un esilio, in una valle di lacrime. Maria è la stella del mare, il conforto del nostro esilio, la luce che ci addita la via del cielo asciungandoci le lacrime”.

San Giovanni Bosco

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Le buone vacanze secondo don Bosco

Posté par atempodiblog le 12 juillet 2012

Le buone vacanze secondo don Bosco

Quando un padre deve lasciare i suoi figli, o quando li invia a fare qualche commissione in lontano paese, benché sappia che essi sono obbedienti e conoscono bene ciò che devono fare, tuttavia teme sempre che qualche disgrazia incolga a quei figli che egli ama tanto…        

Le buone vacanze secondo don Bosco dans San Giovanni Bosco        

         Ai tempi di Don Bosco l’anno scolastico si protraeva fino alla fine di agosto. Quando si incominciava a parlare di vacanze estive (che, in effetti, per lo più erano autunnali), Don Bosco metteva in atto tutta la sua saggezza per preparare i giovani a viverle nel modo giusto. Sapeva, dalla sua lunga esperienza, che troppo frequentemente le vacanze sono «la vendemmia del diavolo» specialmente per coloro che vivendo parecchi mesi all’Oratorio di Valdocco, dove Don Bosco e l’ambiente li avevano tutelati contro le insidie del male, dovevano affrontare ora, da soli, situazioni nuove e difficili. Vederli partire e sapere che forse sarebbero tornati diversi, era, per Don Bosco, un momento di vera angoscia.

         Si spiegano così le tante «buone notti» che ritornano sull’argomento. Offriamo ai nostri lettori, ai giovani soprattutto e ai loro educatori, alcuni pensieri tratti da alcuni incontri serali con i suoi ragazzi in prossimità delle vacanze. Come si vede Don Bosco parte dall’esperienza, parla col cuore, punta il dito su cose assai concrete per arrivare all’essenziale: «Non recare offesa al Signore, non recare danno all’anima».

         Quando un padre deve lasciare i suoi figli, o quando li invia a fare qualche commissione in lontano paese, benché sappia che essi sono obbedienti e conoscono bene ciò che devono fare, tuttavia teme sempre che qualche disgrazia incolga a quei figli che egli ama tanto… Credetelo, questo padre, indegnamente, ma di tutto cuore, sono io. Quei figlioli che debbono separarsi siete tutti voi che andate in vacanza…

         Ma voi avete tutti il sangue che bolle nelle vene e gridate tutti con entusiasmo: “Vacanze, vacanze!” E non pensate che a queste, desiderate nient’altro che queste, non volete ascoltare altro… Sia pure, ma io temo che qualche nemico venga a farvi perdere la vita dell’anima.

         Nascondetevi in una foresta…

         Vorrei darvi qualche consiglio per passare bene le vacanze, questo: Quando siete in vacanza prendetevi pure tutte le libertà, fate pure disordini… ma cercate di trovarvi un posto in cui il Signore non vi veda: chiudetevi in una stanza, andate in cantina, salite anche sul campanile o nascondetevi nel folto di una foresta purché non sia presente il Signore.

         Voi conoscete subito che è impossibile sottrarvi agli occhi di Colui che vede contemporaneamente ogni cosa in cielo e in terra… Questo pensiero vi deve accompagnare in ogni tempo, in ogni luogo, in ogni azione. E come osereste commettere un atto che possa offendere alla sua presenza il Signore?

         I consigli di Don Bosco

         Ma voglio raccomandarvi alcune cose, perché possiate trascorrere bene le vostre vacanze.

         • Guardatevi dai compagni che sono soliti fare discorsi non buoni e cose che non vanno bene. Se andate con questi compagni, cadrete in una lacrimevole rovina. Vi sarà qualcuno che in presenza vostra incomincerà un discorso o contro la religione o contro i buoni costumi. Ebbene, lasciatelo, piantatelo lì, ditegli pure francamente: io il nome di cristiano non lo voglio sporcare… E così dite di qualunque altro male o peccato. È un impostore colui che si professa cristiano e non agisce come tale.

         • Non frequentate i luoghi pericolosi dove si bestemmia, si dicono parolecattive e a volte proprio sporche, atte a suscitare cattivi pensieri… Certuni sentono parlare un compagno che dice cose indecenti, coprendole con belle frasi, ed essi sorridono e, se non è questa volta è un’altra anch’essi danno corda ai ragionamenti di uno sboccato. Quel primo sorriso fu l’atto di arrendersi al nemico. Viene loro tra le mani un brutto libro e cominciano a guardare la copertina, poi a leggere… poi frequenta sempre di più quegli ambienti, quei compagni e amici… non prega più perché ha perso l’orrore del peccato, si lascia vincere dal rispetto umano. Insomma, poco a poco finisce col cadere miseramente… Anch’io fui giovane come voi, e per mia disgrazia mi sono anche trovato nei pericoli nei quali vi trovate voi. Credete alla mia esperienza, alle mie parole.

         • Procurate di avere assolutamente qualche spazio di tempo alla domenica per andare alla Messa e accostarvi ai Santi Sacramenti della confessione e della comunione. Ogni giorno dite le vostre orazioni mattino e sera.

         • Non state in ozio! Continuate a studiare e leggere. A tutti rimane sempre qualche materia che non si è potuto studiare abbastanza durante l’anno: in questo tempo ripassatela con maggiore attenzione. Ma notate ancora che per imparare è necessario leggere, leggere libri molto utili; tante volte questa cosa lungo l’anno non si può fare. Ma leggete per imparare non per sola curiosità. Lo si faccia adesso che avete tempo… Così non rimanete in ozio. Ricordatevi l’avviso dello Spirito Santo di non perdere neppure un minuto di tempo. Oh, se io fossi giovane come vorrei impiegarlo meglio il mio tempo. Allora ne avevo, adesso non l’ho più e non potrò più averlo e non mi rimane più altro che raccomandare a voi di occupare bene il tempo ora che l’avete.

         • Aiutate i vostri genitori che per voi lavorano tutto l’anno. Rendetevi utili alla vostra casa, alle vostre famiglie… Certo, vi dovete anche riposare e divertire, ma mai a danno della vostra anima… E curate la vostra salute…

         Ancora una cosa vi raccomando

         Ci sarebbero tante altre cose da raccomandarvi, perché possiate passare bene questo tempo di vacanza. Una cosa sola vi raccomando ancora, che riassume tutto quello che vorrei dirvi: Non commettete alcun peccato. Se vi guarderete da questo come da un serpente velenoso, passerete santamente le vacanze, ritornerete tutti sani ed allegri, riprenderete un altro anno di studio e lavoro… Questo vi raccomando da padre che ama molto i suoi figli… Intanto vi auguro felici vacanze e arrivederci. (cfr MB 12,363 ss e 13,427 ss). Parla così semplicemente come gli detta il cuore, Don Bosco, spinto solo dal desiderio di difendere i giovani per i quali ha promesso di dare ogni sua energia.

(Spiritualità Giovanile Salesiana) Don Bosco oggi… – autore: Bruno Sighel
Fonte: Don Bosco Land

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Le beffe

Posté par atempodiblog le 7 juin 2012

Le beffe dans Citazioni, frasi e pensieri

Non criticate il contegno, la frequenza ai Sacramenti, la lontananza dai compagni dissipati che scorgerete nei vostri compagni buoni; tutte queste beffe attirano le maledizioni di Dio. (VII,191)

San Giovanni Bosco

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Ho 16 anni e non so niente

Posté par atempodiblog le 2 juin 2012

Ho 16 anni e non so niente
Questo testo è tratto dal volume che raccoglie le Memorie scritte da Don Bosco.
Don Bosco amava molto raccontare questo dialogo ai suoi ragazzi e ai suoi Salesiani.

Ho 16 anni e non so niente dans San Giovanni Bosco

Il ragazzo che scappò a gambe levate

Un gruppo di ragazzi divennero miei amici già nei primissimi giorni della mia entrata al Convitto. Me li trovavo intorno quando dovevo uscire lungo i viali e le piazze. Mi seguivano anche nella sacrestia della chiesa del Convitto. Non disponevo però di un locale per radunarli e per dare un minimo di stabilità al mio progetto di aiutarli.

Fu uno strano incidente a provocare la realizzazione di quel progetto. Da quell’avvenimento derivò la mia azione a favore dei giovani che vagavano per le vie della città, e specialmente di quelli che uscivano dalle carceri.
Nella festa dell’Immacolata Concezione di Maria (8 dicembre 1841), nell’ora che mi era stata fissata, stavo indossando i paramenti per celebrare la santa Messa. Il sacrestano, Giuseppe Comotti, vedendo un ragazzo in un angolo, lo invitò a servire la Messa.
Non sono capace” rispose tutto mortificato.
Dai, vieni a servire questa Messa” insistette.
Ma non sono capace, non l’ho mai servita”.
Allora sei un bestione!” si infuriò il sacrestano. Se non sai servire Messa, perché vieni in sacrestia?”.
Sempre in furia afferrò la canna che gli serviva per accendere le candele e la menò sulle spalle e sulla testa del povero ragazzo, che scappò a gambe levate. Allora gridai al sacrestano:

Ma cosa fa? Perché picchia quel ragazzo? Che male le ha fatto?”
Viene in sacrestia e non sa nemmeno servire Messa!”
E per questo bisogna picchiarlo?”
A lei cosa importa?”
Importa molto, perché è un mio amico. Lo chiami subito. Ho bisogno di parlare con lui”.

Mia madre è morta
Il sacrestano gli corse dietro gridando Ehi ragazzo!”. Lo raggiunse, lo tranquillizzò e lo riportò accanto a me. Mortificato e tremante stava lì a guardarmi. Gli domandai con amorevolezza:
Hai già ascoltato la Messa?”.
No”.
Vieni ad ascoltarla. Dopo ho da parlarti di un affare che ti farà piacere”.
Me lo promise. Desideravo far dimenticare a quel poveretto le botte ricevute e cancellare la pessima impressione che doveva avere sui preti di quella chiesa. Celebrai la Santa Messa, recitai le preghiere di ringraziamento, poi lo condussi in una cappellina. Con la faccia allegra gli assicurai che più nessuno l’avrebbe picchiato, e gli parlai:
Mio caro amico, come ti chiami?”.
Bartolomeo Garelli”.
Di che paese sei?”.
Di Asti”.
È vivo tuo papà?”.
No, è morto”.
E tua mamma?”.
Anche lei è morta”.
Quanti anni hai?”.
Sedici”.
Sai leggere e scrivere?”.
Non so niente”.
Hai fatto la Prima Comunione?”.
Non ancora”.
E ti sei già confessato?”.
Sì, ma quando ero piccolo”.
E vai al catechismo?”.
Non oso”.
Perché?”.
Perché i ragazzi più piccoli sanno rispondere alle domande, e io che sono tanto grande non so niente. Ho vergogna”.
Se ti facessi un catechismo a parte, verresti ad ascoltarlo?”.
Molto volentieri”.
Anche in questo posto?”.
Purché non mi prendano a bastonate”.
Stai tranquillo, nessuno ti maltratterà. Anzi, ora sei mio amico, e ti rispetteranno. Quando vuoi che cominciamo il nostro catechismo?”.
Quando lei vuole”.
Stasera?”.
Va bene”.
Anche subito?”.
Con piacere”.

Tutto nacque da una lezione di catechismo
Mi alzai e feci il segno della santa Croce per cominciare. Mi accorsi però che Bartolomeo non lo faceva, non ricordava come doveva farlo. In quella prima lezione di catechismo gli insegnai a fare il segno della Croce, gli parlai di Dio Creatore e del perché Dio ci ha creati.
Non aveva una buona memoria, tuttavia, con l’attenzione e la costanza, in poche lezioni riuscì a imparare le cose necessarie per fare una buona confessione e, poco dopo, la sua santa Comunione.
A Bartolomeo si aggiunsero altri giovani. Durante quell’inverno radunai anche alcuni adulti che avevano bisogno di lezioni di catechismo adatte per loro. Pensai soprattutto a quelli che uscivano dal carcere. Toccai con mano che i giovani che riacquistano la libertà, se trovano un amico che si prende cura di loro, sta loro accanto nei giorni festivi, trova per loro un lavoro presso un padrone onesto, li va a trovare qualche volta lungo la settimana, dimenticano il passato e cominciano a vivere bene. Diventano onesti cittadini e buoni cristiani.
Questo è l’inizio del nostro Oratorio, che fu benedetto dal Signore e crebbe come non avrei mai immaginato.

Fonte: Elledici

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Alcuni consigli di Don Bosco su come trattare gli alunni

Posté par atempodiblog le 15 mai 2012

Alcuni consigli di Don Bosco su come trattare gli alunni

Alcuni consigli di Don Bosco su come trattare gli alunni dans San Giovanni Bosco

D. Bosco scriveva a D. Bertello: « Considerali (i chierici studenti di filosofia) come tuoi fratelli: amorevolezza, compatimento, riguardo, ecco le chiavi del loro cuore » (H).
- Ad un assistente diceva: «Si vis amari, esto amabis».

- Studia di farti amare piuttosto che farti temere. La carità e la cortesia siano le tue caratteristiche. (M).
 E’ quindi stretto dovere del catechista guadagnarsi il cuore degli alunni proprio come aveva fatto D. Bosco, quando faceva scuola di catechismo in diverse scuole di Torino: «Le sue parole attraenti, le sue maniere affettuose, tutte candore e semplicità, lo rendevano padrone del cuore degli scolari. Era sempre una festa la sua apparizione in una scuola». (M. B. II, 349).
 I superiori non si adombrino mai per cose da nulla. Siano calmi, temporeggino, aspettino, esaminino, prima di dare importanza a questa o a quella cosa. (M).
 Trattiamo i giovani, come tratteremmo Gesù Cristo stesso se, fanciullo abitasse in questo collegio.  Trattiamoli con amore ed essi ci ameranno, trattiamoli con rispetto ed essi ci rispetteranno. Bisogna che essi stessi ci riconoscano superiori, Se noi vorremo umiliarli con parole per la ragione che siam superiori, ci renderemo ridicoli. I).
- Rispettare la fama degli alunni.
- Non mortificarli in pubblico con certe espressioni o termini disonorevoli.
- Non fare capire loro che si sospetta, ma con prudenza sorvegliare senza che se ne accorgano. (I).

- Non si interroghino mai su cose di coscienza, né s’investighi se uno si confessa o no, se va o non va alla S. Comunione.
- In classe i maestri, rimproverando i negligenti non accennino mai alla loro frequenza ai SS. Sacramenti, come in contrasto colla loro condotta. (M).

- Non rimproverare gli allievi senza esser certi delle mancanze, quindi non credere subito ai rapporti, non agire d’impeto, ma esaminare le cose a sangue freddo. (I).
- Quando ti è fatta qualche relazione, ascolta tutto, ma procura di rischiarare i fatti e di ascoltare anche le parti prima di giudicare. (VI).

Ancora il primo sogno

 dans Stile di vita

Un giorno D. Bosco confidò a Giuseppe Turco come egli avesse fatto un sogno, dal. quale aveva inteso come col volgere degli anni egli si sarebbe stabilito in un certo luogo dove avrebbe raccolto un gran numero di giovanetti per istruirli nella via della salute. Aveva visto la valle sottostante alla cascina del Sussambrino convertitosi in una grande città, nelle cui strade e piazze correvano turbe di fanciulli schiamazzando giocando e bestemmiando. Siccome egli aveva in grande orrore della bestemmia ed era di un carattere pronto e vivace si avvicinò a questi ragazzi, sgridandoli, perché bestemmiavano, e mi­nacciandoli se non avessero cessato; ma non desistendo essi dal vo­ciare con orribili insulti contro Dio e la Madonna Santissima, Gio­vanni prese a percuoterli. Senonché gli altri reagirono e correndogli sopra lo tempestarono di pugni. Egli si diede alla fuga. Ecco allora venirgli incontro un Personaggio, che gli intimò di fermarsi, di ri­tornare a quei monelli, e persuaderli a stare buoni e a non fare il male. Giovanni obbiettò le percosse avute e il peggio che gli sarebbe toccato, se fosse ritornato sopra i suoi passi. Allora quel personaggio lo presentò a una nobilissima Signora, che si faceva innanzi e gli disse: «Questa è mia Madre; consigliati con Lei». La signora fissandolo con uno sguardo pieno di bontà così parlò: « Se vuoi guadagnarti questi monelli, non devi affrontarli con le percosse, ma pren­derli con la dolcezza e con la persuasione ». E allora, come nel primo sogno, vide i giovani trasformati in belve e poi in pecorelle e in agnel­li, ai quali egli prese a far da pastore per ordine di quella Signora. Era il pensiero del profeta Isaia tradotto in visione: « Daranno gloria a me le bestie selvatiche, i dragoni, gli struzzi mutati in figliuoli di Abramo) ». (M. B. I. 424-425).

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Il predicatore deve badare agli uditori

Posté par atempodiblog le 21 avril 2012

Il predicatore deve badare agli uditori i quali possono essere classificati: riguardo all’età, riguardo alla condizione sociale, riguardo alla coltura.
San Giovanni Bosco
Tratto da: Don Bosco Land

Il predicatore deve badare agli uditori dans Riflessioni

“Se gli uditori sono giovanetti, bisogna che l’oratore si abbassi al livello della loro intelligenza e non dia pane a chi non ha denti per masticarlo, ma latte, come dice S. Paolo a que’ di Corinto. Con questa sorte di uditori cerchi il predicatore di far entrare nelle loro menti la verità per mezzo di esempi, di fatti, di parabole e farà profitto. E per qualunque argomento ne troverà sempre. Il suo libro di testo sia il catechismo, il quale dovrebbe pur servire come tale per ogni sorta di persone”.

“Riguardo alla condizione degli uditori deve saper regolare il suo dire secondo il posto che quelli occupano nella società. Certamente che non si deve dire ai poveri ciò che è necessario inculcare ai ricchi, né ai servi o ai dipendenti ciò che si è obbligati ad esporre ai signori; oltre i precetti comuni, sono imposti da Dio varii e diversi doveri alle varie classi sociali. Ma il miele della carità temperi l’amarezza del rimprovero. Non si offendano le persone con ironie o invettive; specialmente nelle piccole borgate non si dica parola che possa essere giudicata allusiva alla condotta di qualche individuo. Si ometta pure ogni accenno a cose politiche. Si cerchino testimonianze di ciò che si espone, dalla Santa Scrittura e specialmente dai fatti e dalle parole di N. S. Gesù Cristo; e così nessuno potrà aversela a male, se certe verità sembreranno un po’ dure. Parlando per es.: ai ricchi dell’obbligo che hanno di fare elemosina, senza inveire sulla durezza dei cuori, basterà senz’altro narrar la parabola del ricco Epulone”.

“Riguardo alla cultura l’oratore sacro deve adoperare quelle maniere di esporre che possano essere senza alcuna difficoltà intese, se l’uditorio è composto di persone rozze.

Con queste bisogna adattarsi al loro linguaggio, pensare com’esse pensano, trasportarsi nell’ambiente dove vivono: il campo, l’officina, il laboratorio e le varie professioni manuali. Così faceva il Divin Salvatore predicando alle turbe della Galilea, composte da agricoltori, pastori e pescatori. Se gli uditori sono colti, senza dubbio va più ornato il discorso, ma nei limiti che sono prefissi alla parola evangelica. Il maggior ornamento si è una grande chiarezza, nelle parole, nei pensieri, negli argomenti. L’oratore sacro attinga la sua eloquenza non dalla sapienza del mondo, ma parli secondo lo spirito di Dio. E non divaghi in polemiche. Fare in pulpito le obbiezioni dottrinali e poi scioglierle, non è un metodo da tenersi, imperocchè un certo numero di uditori, seguendo l’impulso di un certo spirito di contraddizione, si mettono, anche senza avvedersene, dalla parte dell’obbiezione e ascoltano come giudici. Ciò impedisce talora, che si riesca a produrre tutto l’effetto desiderato. E bisogna anche notare che talvolta le risposte alle obbiezioni non sono sempre capite, ma spesse volte fraintese; e in certe menti restano impressi più gli errori che le verità opposte. Queste controversie si debbono lasciare ai dottori, forniti di ingegno non comune e di scienza acquisita con lunghi e pazienti studi. Questi le tratteranno, in modo, tempo e luogo conveniente, nelle grandi città ove se ne scorga il bisogno, e ad uditorio preparato a seguire lunghi e sottili ragionamenti”.

“Se in un paese vi fossero eretici, il predicatore badi a non inasprire menomamente gli erranti. Le sue parole spirino sempre carità e benignità. Si confutino i loro errori e sofismi provando semplicemente con solidi argomenti le verità contestate. Prevenendo le obiezioni, si tolgono le armi dalle mani dei nemici. I testi scritturali che sogliono addurre falsati per combattere, esponiamoli nel loro vero senso, e procediamo con questi a svolgere la nostra tesi. Le invettive non ottengono le conversioni: l’amor proprio si ribella. Era questo il metodo che teneva S. Francesco di Sales e che era da lui consigliato. Egli narrava che i protestanti correvano in folla ad udirlo e dicevano che loro piaceva, perchè non lo vedevano infuriarsi come i loro Ministri”.

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Perdonare è dimenticare

Posté par atempodiblog le 14 mars 2012

Perdonare è dimenticare dans Citazioni, frasi e pensieri

“Perdonare vuol dire dimenticare per sempre”.

San Giovanni Bosco

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San Domenico Savio

Posté par atempodiblog le 9 mars 2012

San Domenico Savio: “Maria, ti dono il mio cuore. fa’ che sia sempre tuo. Fammi morire piuttosto che commettere un solo peccato”

San Domenico Savio dans San Domenico Savio

Domenico Savio nasce nel 1842. Fa la prima Comunione a sette anni, ma incontra Gesù in questo sacramento con grande consapevolezza e impegno.

Egli scrive su alcuni ricordi che conserva gelosamente in un libro di preghiere:

1) Mi confesserò molto spesso e farò la Comunione con la frequenza che il confessore mi suggerirà.
2) Voglio santificare i giorni festivi.
3) I miei amici saranno Gesù e Maria.
4) La morte ma non peccati.

Giunto all’Oratorio, scelse don Bosco come confessore. Affinché questi potesse poi formarsi un giusto giudizio della sua coscienza, volle fare la confessione generale. Cominciò a confessarsi ogni quindici giorni, poi ogni otto giorni. Ogni incontro con don Bosco nella confessione era una tappa nel suo cammino spirituale di correzione e di impegno serio per amare sempre più e meglio il Padre dei cieli e i fratelli. Una volta, in pieno inverno due compagni di Domenico hanno la bella idea di gettare alcune manciate di neve nella stufa. Quando entra il maestro, dalla stufa spenta scende un rigagnolo di acqua. Alla domanda: «Chi è stato?», nessuno fiata. Si alzano i due colpevoli e insieme indicano Domenico. Nessuno interviene per dire la verità, per paura dei due bulli, così il maestro lo punisce. Uscendo dalla scuola, però, qualcuno vinta la paura, indica al maestro i colpevoli. Egli chiama Domenico: «Perché sei stato zitto? Così ho compiuto un’ingiustizia davanti a tutta la classe». Domenico risponde tranquillo: «Anche Gesù fu accusato ingiustamente e rimase in silenzio». Don Bosco fu l’educatore a cui Domenico si affidò con assoluta fiducia.

Il 24 giugno era l’onomastico di don Bosco, la sera prima, egli dice sorridendo ai suoi ragazzi: «Ognuno scriva su un biglietto ciò che desidera, farò di tutto per accontentarvi”. Le richieste sono le più varie e bizzarre. Sul biglietto Domenico scrive: «Mi aiuti a farmi santo». Don Bosco lo chiama e gli traccia un progetto di vita santa su misura. Primo: allegria. Ciò che ti turba e ti toglie la pace non viene dal Signore. Non l’allegria dei monellacci ma la gioia che nasce dalla pace con Dio e con gli altri. Secondo: studio e preghiera. Attenzione a scuola, impegno nello studio, impegno nella preghiera.

Tutto questo non per ambizione, per farti lodare, ma per amore del Signore e per diventare un vero uomo. Terzo: far del bene agli altri. Aiuta i tuoi compagni sempre, anche se ti costa sacrificio. La santità è tutta qui. In fondo, è la traduzione del comandamento dell’amore: ama Dio con tutto il cuore e il prossimo come te stesso. Domenico impara a dimenticare se stesso e a diventare sempre più attento agli altri. Ama come Gesù. Aiuta i più piccoli, si accorge se uno è triste ed è subito pronto a consolarlo. Vuole che i suoi amici conoscano Gesù. Sa intervenire con decisione per impedire il male.

Un giorno due compagni di scuola di Domenico si scambiano titoli pesanti e si pestano. Poi lanciano una sfida a duello. Domenico passa di lì per tornare all’Oratorio, vede e si rende conto del pericolo. Si toglie dal collo il piccolo crocifisso e si avvicina ai due sfidanti. «Guardate Gesù, grida con fermezza. Egli è morto perdonando e voi volete vendicarvi, a costo di mettere in pericolo la vita”. Il duellonon si fece. Il giorno della festa dell’Immacolata, Domenico va davanti all’altare della Madonna e le rivolge questa preghiera che aveva scritto sopra un biglietto: “Maria, ti dono il mio cuore. fa’ che sia sempre tuo. Fammi morire piuttosto che commettere un solo peccato. Gesù e Maria, siate voi sempre i miei amici».

Due anni dopo, Domenico con alcuni suoi amici fonda la «Compagnia dell’Immacolata”. Chi si iscriveva, si impegnava a vivere una vita intensamente cristiana e ad aiutare i compagni a diventare migliori. Nell’estate del 1856 scoppia il colera, male allora incurabile. Le famiglie ancora sane si chiudono in casa, sbarrano le porte, rifiutano ogni contatto con le altre persone. I colpiti muoiono soli, abbandonati. Don Bosco raduna i suoi 500 ragazzi e incita i più coraggiosi ad uscire con lui. Quarantaquattro, tra i ragazzi più grandi, si offrono volontari quella sera stessa. Tra essi in prima fila c’è Domenico Savio. Un anno dopo, il 9 marzo 1857, Domenico muore fra le braccia dei genitori con queste parole sulle labbra: “Mamma non piangere, io vado in Paradiso”.

Il 12 Giugno 1954 il Papa Pio XII lo dichiarò santo, un santo di soli 15 anni.

Tratto da: Luci sull’Est

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Il sogno dell’elefante

Posté par atempodiblog le 27 février 2012

Il sogno dell'elefante dans San Giovanni Bosco

Il 6 gennaio 1863 Don Bosco raccontava ai suoi giovani uno di quei sogni che facevano epoca per l’efficacia con la quale scuotevano i cuori e li portavano a Maria.
Sognò di trovarsi nella sua cameretta in amichevole conversazione col prof. Vallauri, senatore del Regno, quando sentì bussare alla porta. Corse a vedere. Era Mamma Margherita, morta da sei anni, che affannata lo chiamava:
— Vieni a vedere! Vieni a vedere!
Don Bosco esce sul balcone e vede, nel cortile, un elefante di smisurata grandezza. Sbigottito si precipita nel cortile, seguito dal prof. Vallauri.
Quell’elefante sembrava mite, docile, si divertiva con i giovani, li accarezzava con la proboscide, in modo che era sempre seguito da un gran numero di giovani. La maggior parte però fuggiva spaventata e finì per rifugiarsi in chiesa. Anche Don Bosco li seguì e, nel passare vicino alla statuetta della Vergine, collocata sotto il porticato (ove si trova ancora oggi), toccò l’estremità del suo manto per invocarne la protezione; ed Ella alzò il braccio destro. Vallauri lo imitò e la Vergine sollevò il braccio sinistro.
Venne l’ora delle sacre funzioni e tutti i giovani si recarono in chiesa. L’elefante li seguì e Don Bosco, mentre impartiva la benedizione eucaristica, vide al fondo il mostro anch’esso inginocchiato, ma in senso contrario, col muso e con le zanne rivolti alla porta principale. Usciti di chiesa, i giovani ripresero la ricreazione. «A un tratto — racconta Don Bosco —, all’impensata di tutti, vidi quel brutto animale, che prima era tanto gentile, avventarsi con furiosi barriti in mezzo ai giovani circostanti e, prendendo i più vicini con la proboscide, scagliarli in alto, sfracellarli sbattendoli in terra e con i piedi farne uno strazio orrendo. Era un fuggi fuggi generale: chi gridava, chi piangeva, chi invocava l’aiuto dei compagni; mentre, cosa straziante, alcuni giovani, invece di soccorrere i feriti, avevano fatto alleanza col mostro per procacciargli nuove vittime.
Mentre avvenivano queste cose, la statuetta della Madonna si animò, s’ingrandì, divenne persona di alta statura, alzò le braccia, aperse il manto che si allargò smisuratamente, tanto da coprire tutti quelli che vi si ricoveravano sotto. Ma vedendo Maria SS. che molti non si curavano di correre a lei, gridava ad alta voce:
— Venite ad me omnes (Venite a me tutti).
Ed ecco che la folla dei giovani sotto il manto cresceva, mentre il manto continuava ad allargarsi. Siccome però alcuni facevano i sordi e rimanevano feriti, la Vergine, rossa in viso, continuava a gridare:
— Venite ad me òmnes!
L’elefante intanto continuava la strage, aiutato da alcuni giovani che, armati di spada, impedivano ai compagni di rifugiarsi presso la Madonna. Tra i giovani ricoverati sotto il manto della Vergine alcuni facevano rapide scorrerie, strappavano all’elefante qualche preda e portavano i feriti sotto il manto della Madonna, e subito restavano guariti».
Il cortile ormai era deserto e presentava due scene opposte. Da una parte c’era l’elefante con 10-12 giovani che lo avevano aiutato a fare tanto male. A un tratto quel bestione si sollevò sulle zampe posteriori, si trasformò in un fantasma orribile con lunghe corna e, preso un nero copertone, avviluppò quei miseri che avevano parteggiato con lui, mandando un orribile barrito. Allora un denso fumo tutti li avvolse e si sprofondarono e sparirono col mostro in una voragine improvvisamente apertasi sotto i loro piedi.
Dall’altra parte la scena dolcissima della Vergine che, ai giovani ricoverati sotto il suo manto, rivolgeva belle parole di conforto e di speranza. Tra le altre, Don Bosco udì queste:
— Voi che avete ascoltato la mia voce e siete sfuggiti alla strage del demonio, volete sapere qual è la causa della loro perdita? Sono i cattivi discorsi e le azioni che ne seguirono. Fuggite quei compagni che sono amici di Satana, fuggite i cattivi discorsi, specialmente quelli contro la purità; abbiate in me una confidenza illimitata e il mio manto vi sarà sempre sicuro rifugio.
Detto questo, si dileguò e Don Bosco non vide altro che la cara statuetta, mentre i giovani salvati si ordinarono dietro a uno stendardo che portava la scritta: Sancta Maria, succurre miseris (Santa Maria, soccorri noi poveretti) e partirono cantando: «Lodate Maria, o lingue fedeli».
Don Bosco terminava il suo racconto dicendo: «Chi vorrà sapere il posto che tenevano in sogno, venga da me e io glielo manifesterò». «I giovani — commenta il biografo Don Lemoyne —, meditando tal sogno, per una settimana e più non lo lasciarono in pace. Al mattino molte confessioni, dopo pranzo furono quasi tutti da lui per sapere quale luogo tenessero in quel sogno misterioso».

Tratto da: Sogni Don Bosco
Fonte: Spiritualità Giovanile Salesiana

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