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Cent’anni da Fatima e della Vergine non ne abbiamo ancora abbastanza (altro che Rosario “divisivo”)

Posté par atempodiblog le 13 octobre 2017

Cent’anni da Fatima e della Vergine non ne abbiamo ancora abbastanza (altro che Rosario “divisivo”)
Solo grazie a Maria la fede cristiana può calarsi totalmente nella storia. Come dimostrano le apparizioni in Portogallo e, oggi, le preghiere dei polacchi
di Valerio Pece – Tempi

Cent’anni da Fatima e della Vergine non ne abbiamo ancora abbastanza (altro che Rosario “divisivo”) dans Apparizioni mariane e santuari polonia-rosario-confini-2-ansa

«Una volta che pregavo per la Polonia, udii queste parole: “Amo la Polonia in modo particolare e, se ubbidirà al Mio volere, l’innalzerò in potenza e santità. Da essa uscirà la scintilla che preparerà il mondo alla Mia ultima venuta”». Così scriveva santa Faustina Kowalska sul suo Diario della Divina Misericordia. Era il 1938. Nessuno può sapere se l’iniziativa partita dai laici polacchi e prontamente appoggiata dalla locale Conferenza episcopale (parliamo del milione di fedeli che sabato 7 ottobre hanno recitato il Rosario lungo il confine: una catena umana lunga 3.500 chilometri) sia proprio quella “scintilla” di cui parla suor Faustina Kowalska. È molto probabile, però, che la commovente impresa del popolo polacco servirà a chiudere definitivamente i conti con una certa teologia mariana, quella «che negli ultimi Cinquanta anni ha subìto un’amarissima epoca glaciale», per usare l’espressione del noto teologo tedesco George Söll. Il tempo, insomma, avrebbe dato ragione ai fedeli legati alla Tradizione, strappando Maria da un certo “minimalismo teologico”.

La crisi però è durata molto, forse troppo. Grave l’allarme lanciato da padre De la Potterie, biblista belga, secondo cui «è un fatto indiscutibile che la Mariologia non trovi quasi più posto nei programmi di studio teologico», perché, come ammette il teologo spagnolo Ignacio Calaguig, «venne rifiutata dai trattati dei teologi progressisti». Già nel ’79 il francescano Antonio Baslucci parlava della crisi mariologica come di «un vero iconoclastismo teologico ai danni della pietà cristiana», mentre René Laurentin, la più grande autorità mondiale in materia, più recentemente ha riferito di una mariologia «ormai ridotta a uno scheletro, a un ectoplasma». Anche il cardinal Albino Luciani, futuro papa Giovanni Paolo I, parlò di atteggiamento “schifiltoso” da parte di molti teologi, tanto che in una famosa udienza, a chi si mostrava incredulo di fronte alla potenza del Rosario, pur ripiegando sul suo proverbiale umorismo rispose con un significativo riferimento biblico: «Naam siro, grande generale, per guarire dalla lebbra disdegnava il bagno nel Giordano suggerito da Eliseo. Qualcuno fa come Naaman: “Sono un gran teologo, un cristiano maturo, che respira Bibbia a pieni polmoni, e mi si propone il Rosario?”».

Gli allarmi lanciati da molti teologi dicono che la débâcle della mariologia post-conciliare è stata deleteria, al punto che non ne ha risparmiato una certa involuzione nemmeno l’operato di figure di indubbio fascino e carisma. Dopo essersi schierato a favore di divorzio e aborto, il frate servita (e poeta) David Maria Turoldo, sulla piazza del valtellinese santuario mariano di Tirano, con un gesto eclatante, «per indicare che col Concilio tutto si rinnova – così racconta lo scrittore toscano Tito Casini – ha spezzato la corona del Rosario». Proprio quel Rosario («salterio dei poveri e compendio di tutto il vangelo» secondo le parole di Pio XII) che è la preghiera che sta maggiormente a cuore alla Madonna, se è vero che a Lourdes e a Fatima è apparsa con il Rosario in mano chiedendone la recita. Perfino gli scritti di monsignor Tonino Bello, per molti altri versi figura straordinaria, non può dirsi che abbiano aiutato la mariologia a risollevarsi dalla “svolta antropologica” rahneriana, quella che ha portato la teologia a misurare Maria non più alla perfezione di Dio, ma all’imperfezione dell’uomo. Nel suo Maria donna dei nostri giorni (San Paolo, 1993) il vescovo pugliese per anni presidente di Pax Christi scriveva di un’adolescente da immaginare «mentre nei meriggi d’estate risale dalla spiaggia, in bermuda». Di una «donna feriale» che «come tutte le mogli avrà avuto momenti di crisi nel rapporto con suo marito, del quale, taciturno com’era, non sempre avrà capito i silenzi», e che nella casa di Elisabetta «pronunciò il più bel canto della teologia della liberazione». Siamo molto lontani dalla “Donna vestita di sole”, dalla Theotókos, dall’Immacolata, colei che distruggerà ogni eresia schiacciando la testa del serpente.

Sono i frutti a dire che la mariologia moderna – sulla carta più fondata biblicamente, più elevata spiritualmente e più ricca pastoralmente – abbia palesemente fallito. Un voluminoso studio del clarettiano padre Angel Pardilla indica che, tra il 1965 e il 2005, proprio gli istituti più innervati della nuova teologia mariana sono stati pressoché dimezzati: dai Servi di Maria (che hanno perduto il 61 per cento) ai Monfortiani (scesi del 51 per cento). Senza contare i Missionari Oblati di Maria (-40 per cento) e i Marianisti (-54 per cento). Nell’approfondita indagine di padre Pardilla in realtà un’eccezione esisteva: l’unico istituto di impronta mariana in continua crescita, in effetti mantenutosi fedele alla mariologia di sempre, erano i Francescani dell’Immacolata. L’ordine è stato commissariato nel 2013.

De Maria numquam satis, su Maria non si dirà mai abbastanza, tanto che «se vogliamo essere cristiani dobbiamo essere mariani» (Paolo VI). Se i polacchi fedeli a Maria sono addirittura arrivati ad essere sotto attacco, bisognerebbe riflettere non poco su quanto scriveva Henry Newman, che da teologo anglicano qual era confessò di essere stato tenuto lontano dalla Chiesa cattolica per quella che la Riforma protestante chiamava con dispregio “mariolatria”. Nel suo Ipotesi su Maria Vittorio Messori ricorda che il cardinal Newman, da buon inglese empirico, venne convertito al cattolicesimo semplicemente dall’osservazione dei fatti. «Se diamo uno sguardo all’Europa – scriveva il beato Henry Newman – vediamo che hanno smesso di adorare il suo Divin Figlio, per passare ad un banale umanesimo, non i popoli che si sono distinti per la devozione a Maria, ma proprio quelli che l’hanno rifiutata. I cattolici, ingiustamente accusati di adorare una creatura al posto del Creatore, lo adorano ancora. Mentre i loro accusatori, che avevano preteso di adorare Dio con maggior purezza e fedeltà alla scrittura, hanno cessato di adorarLo».

Con l’“evento-Fatima”, di cui oggi, venerdì 13 ottobre 2017, si ricordano solennemente i 100 anni dall’ultima apparizione, siamo spettatori di una religione totalmente calata nella storia, in cui a Covra da Iria oltre 70 mila persone hanno assistito al miracolo del sole, e dove Maria ha mostrato l’Inferno ai tre piccoli pastorelli. Chi nega l’Inferno – che, come affermava Karl Ranher, esiste solo «sulla carta ma non nella realtà» – si appella alla “dottrina della Misericordia”, in forza della quale sussisterebbe un’incompatibilità tra l’infinita bontà di Dio e la possibilità di una dannazione eterna. Paradossalmente, però, a scompaginare le carte è proprio colei che la Chiesa presenta come l’“Apostola della Divina Misericordia”, santa Faustina Kowalska, la suora polacca canonizzata nel 2000 da Giovanni Paolo II. La sua impressionante descrizione dell’Inferno (dove sarebbe stata trasportata da un angelo), esattamente come quella di Lucia di Fatima, a un occhio appena attento, della tanto strattonata Divina Misericordia costituirebbe proprio un segno tangibile. Sarebbe, cioè, l’antidoto contro il veleno somministrato con la negazione di quel dogma di fede (l’Inferno è de fide, piaccia o no a Eugenio Scalfari, che con uno zelo degno di miglior causa su Repubblica ha affermato che il Santo Padre in persona lo avrebbe «abolito»). Il ricordare all’uomo la necessità impellente della sua conversione nonché il suo possibile destino eterno in caso di ostinato rifiuto di Dio – esattamente il cuore del messaggio di Fatima – non può, dunque, non essere considerato “misericordia”, per giunta salvifica.

Nel 1967 la stessa suor Lucia piangeva calde lacrime sul calo della devozione al Cuore Immacolato di Maria. Intrigante, sul punto, è il racconto del vescovo slovacco Paolo Hnilica, colui che si batté per inserire la condanna del comunismo nella Costituzione dogmatica Gaudium et Spes e che nel 1984, secondo la richiesta fatta dalla Vergine a Fatima, si recò sulla Piazza Rossa di Mosca per consacrare segretamente la Russia al Cuore Immacolato di Maria. Così scriveva monsignor Hnilinca: «Nel giorno del 50esimo anniversario delle apparizioni incontrai suor Lucia insieme con il Vescovo di Fatima, il quale ci invitò a visitare le tombe dei due Beati, Francesco e Giacinta. Il vescovo mi tirò la veste e disse: “Guardi Lucia!”. La guardai e vidi che piangeva amaramente. E il vescovo: “Piange perché sua cugina Giacinta sul letto di morte le disse: ‘Lucia, ricordati di quello che ha detto la Madonna: Vengo presto a prendervi, tu rimarrai più a lungo con l’unico scopo di diffondere la devozione al Cuore Immacolato di Maria’”. Il vescovo continuò: “Suor Lucia piange perché si sente fallita”».

I cattolici polacchi – e quelli italiani che su invito dell’Associazione Italiana Accompagnatori Santuari Mariani (Aiasm) il 13 ottobre pregheranno il Rosario in tutta Italia – hanno semplicemente compreso quella verità che Vittorio Messori ha così sintetizzato: «Se dimentichiamo quella radice umana che è Maria, il messaggio di Gesù si degrada in spiritualismo, moralismo, come dimostra la drammatica deriva protestante. Oggi, quando è in gioco la stessa possibilità di credere, è urgente ritrovare la presenza di una Donna che tiene al riparo dall’errore e rafforza le basi della fede». Quella Maria che oggi fa così paura, diventata improvvisamente “divisiva” anche tra gli stessi cattolici, non è il «tumore del cattolicesimo» (secondo la devastante espressione dell’osannato Karl Barth), ma nient’altro che la materna difesa e la precisa conferma della più pura e genuina cristologia. È per questo che su Maria, nemica di tutte le eresie, non si dirà mai abbastanza.

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Le apparizioni di Medjugorje, l’evento più significativo dei tempi moderni

Posté par atempodiblog le 24 juin 2017

Le apparizioni di Medjugorje, l’evento più significativo dei tempi moderni
Padre Livio Fanzaga – Radio Maria

Le apparizioni di Medjugorje, l'evento più significativo dei tempi moderni dans Apparizioni mariane e santuari Medjugorje

Le apparizioni di Medjugorje sono l’evento più significativo dei tempi moderni, che si collocano al crocevia fra un millennio e l’altro, al centro di un drammatico combattimento escatologico fra la Donna vestita di sole e il dragone infernale. La nostra generazione ne è coinvolta e nessuno può illudersi di sfuggire alla decisione di fare una scelta di campo.

La Regina della pace è qui da così tanto tempo per contrastare la tenebra della menzogna e della morte, che ha avvolto il mondo e che prepara la sua distruzione. Dal quel 24 Giugno 1981, quando la Madonna è apparsa sulla collina con un Bambino in braccio, il mondo ha fatto un cambiamento radicale. E’ crollato il comunismo e le chiese incatenate dal dragone sono state liberate. L’Occidente al contrario sta apostatando dalla fede, nella luciferina illusione di creare un mondo senza Dio, dove l’uomo è l’assoluto padrone. La Chiesa è ovunque perseguitata e indebolita nella sua testimonianza dalla tiepidezza e dal modernismo.

La Regina della pace è instancabile nell’invitarci alla preghiera e alla conversione, per essere decisi e forti nella fede e per essere delle piccoli luci che brillano nelle tenebre del mondo. La nostra risposta deve essere generosa, fedele e perseverante. La vittoria del suo Cuore Immacolato incomincia nel cuore di ognuno di noi.

Ascoltiamo i suoi messaggi, pieni di sapienza e di santità e mettiamoli in pratica. Non lasciamoci sorprendere come gli apostoli nel Getzemani, che dormivano nell’ora dell’impero delle tenebre. Vegliamo e preghiamo. Liberiamoci dai lacci con i quali il demonio ci imprigiona. Scarichiamo dalla nostra vita le zavorre inutili, perché questo tempo è un punto di svolta. Mettiamoci a disposizione della nostra Regina, come apostoli generosi, per la grande battaglia della fede, per la salvezza delle anime, per un futuro di pace.

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Consanguinei di Gesù

Posté par atempodiblog le 16 juin 2016

Consanguinei di Gesù
di Pippo Corigliano

Consanguinei di Gesù dans Fede, morale e teologia cuore_di_Ges_e_di_Maria

Il mese di giugno è in singolare sintonia con il tema del Giubileo della Misericordia anche perché le feste del Cuore di Gesù e di Maria ci riportano all’amore misericordioso di Dio.

Sant’Agostino (De sancta virginitate,6) dice che «Maria cooperò col suo amore alla nascita nella Chiesa dei fedeli, membra di quel Capo di cui ella è madre secondo il corpo». E’ un motivo in più per considerarci «consanguinei» di Gesù, come diceva San Josemaría Escrivá: «Figli miei sapete perché vi voglio così bene? Perché vedo scorrere in voi lo stesso sangue di Gesù».

Questa «fisicità» del considerarci figli di Maria e fratelli di Gesù ci aiuta nell’identificazione con Cristo. Lo Spirito Santo è l’ autore di questa identificazione. Quello stesso Spirito che ha inondato l’anima e il corpo di Maria per farci pervenire Gesù. «Lo Spirito come il vento, soffia dove vuole» (Gv. 3,8) vien detto a Nicodemo: a me tocca non frapporre ostacoli e tenere le finestre del mio animo ben aperte a questa benefica corrente.

La lettura quotidiana del Vangelo e di un libro spirituale, la frequente confessione e la santa comunione, l’orazione mentale e la recita del rosario, assieme alle altre pratiche sono le finestre spalancate, sono l’alimento del bambino che sono io che ha bisogno di pasti frequenti. Tanto più frequenti quanto più piccolo è il bambino.

Nella mia corsa forsennata nell’impiegare inutilmente il tempo, queste pratiche sono il rimedio che non me lo fa sprecare e agevolano l’identificazione con Cristo.

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Mary’s Heart

Posté par atempodiblog le 4 juin 2016

Maria, Madre di Gesù,
dammi il Tuo cuore,
tanto bello, tanto puro,
tanto immacolato, tanto pieno d’amore e d’umiltà,
cosicché io possa ricevere Gesù nel Pane della Vita,
amarLo come Tu l’hai amato e servirlo sotto le spoglie del più Povero dei Poveri.

Beata Madre Teresa di Calcutta

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Questo canto è una preghiera scritta da Madre Teresa. E’ pregata dalle Missionarie della Carità per preparare i loro cuori a ricevere Gesù nei più poveri dei poveri.

O Mary, Mother of Jesus,
Give me your heart
That I might receive Jesus.

Give me your heart,
So beautiful, so pure,
So immaculate, so full of love and humility.

Give me your heart,
To love Him as you loved Him,
And serve Him as you served Him,
In the distressing disguise of the poorest of the poor.

In the Bread of Life,
In the poorest of the poor,
In distressing disguise,
In Christ our Lord.

Mary’s Heart – Danielle Rose

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Il Cuore divino e umano di Gesù

Posté par atempodiblog le 3 juin 2016

Il Cuore divino e umano di Gesù
Padre Livio Fanzaga – Radio Maria

Sacro Cuore

L’immagine di Gesù che indica il Cuore, circondato di spine e fiammeggiante di amore, è uno dei segni più potenti del cristianesimo.

Così infatti è apparso a S. Margherita Maria Alacoque pronunziando parole che non potranno mai più essere dimenticate: “Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini e dai quali non riceve che ingratitudine e disprezzo”.

Dio è amore prodigo e senza confini e lo ha manifestato ai nostri occhi annebbiati attraverso il Cuore di suo Figlio, che ha portato a compimento l’opera della redenzione fino al colpo di lancia che gli ha trafitto il Cuore, perché rimanesse come testimonianza di amore fino alla fine dei secoli.

In questo mese guardiamo a quel Cuore e chiediamo la grazia di comprendere che diventare cristiani significa cambiare il cuore. Se il cuore non si apre a Dio per accogliere il suo amore e non si rivolge al prossimo per donarlo a sua volta, non siamo ancora diventati cristiani.

La vera rivoluzione che trasformerà il mondo in un angolo di paradiso è quella che incomincia dal cambiamento dei cuori. Se i cuori degli uomini rimangono orgogliosi, duri e impietosi la vita sulla terrà sarà un inferno, nonostante tutte le illusorie conquiste del progresso.

Guardiamo al Cuore di Gesù umile, mite e misericordioso e lasciamo che la forza del suo amore guarisca i nostri cuori malati.

Come Gesù, teniamo il cuore in mano e cambieremo in meglio il mondo.

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L’Immacolata Concezione

Posté par atempodiblog le 8 décembre 2014

L'Immacolata Concezione dans Citazioni, frasi e pensieri Suor-Faustina-Kowalska

L’IMMACOLATA CONCEZIONE. Fin dal mattino ho avvertito la vicinanza della Madre SS.ma. Durante la santa Messa l’ho vista così splendente e bella, che non ho parole per poter esprimere almeno in piccola parte la Sua bellezza. Era tutta bianca, cinta da una sciarpa azzurra; anche il manto azzurro, la corona sul capo e da tutta la Sua persona s’irradiava uno splendore inconcepibile.

“Sono la Regina del cielo e della terra, ma soprattutto la vostra Madre”. Mi strinse al Suo Cuore e disse: Ti sono sempre vicina nelle sofferenze”.

Sentii la potenza del Suo Cuore Immacolato che si trasmise alla mia anima. Ora comprendo perché da due mesi mi sono preparata a questa festa e perché l’ho attesa con tanta nostalgia. Da oggi m’impegnerò per la massima purezza dell’anima, in modo che i raggi della grazia di Dio vi si riflettano in tutto il loro splendore. Desidero essere come il cristallo, per trovare compiacimento davanti ai Suoi occhi. In questo giorno ho visto un certo sacerdote circondato dallo splendore che proveniva da Lei; evidentemente quell’anima ama l’Immacolata.

Santa Faustina Kowalska

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Mi consacro al Tuo cuore, o Maria

Posté par atempodiblog le 27 juin 2014

“La Vergine Madre del Verbo Incarnato è il tipo supremo della corrispondenza del cuore dell’uomo al Cuore divino”.

Mi consacro al Tuo cuore, o Maria dans Don Giustino Maria Russolillo Maria-SS

“La via sei Tu, o Maria! Per mezzo tuo Egli è venuto a noi, s’è dato a noi, per mezzo Tuo noi andremo e ci daremo a Lui! Prendimi tutto, o Maria, per formarmi tutto di Gesù, per darmi tutto a Gesù, per unirmi tutto a Gesù. Prendimi tutto, o Maria, perché tutto mi offro a Te. Al Tuo cuore mi affido, mi consacro, confido! Formami secondo il Tuo cuore, tutt’amore per Gesù e tutto degno delle Sue compiacenze!”.

“Devo avvolgerLo tutto col mio amore questo dolce Signore vivente in Te, o Maria, Suo cielo, Sua reggia, Suo trono, Suo altare, Suo ciborio e ostensorio. E perciò mi consacro al Tuo cuore, o Maria, e alla vita di orazione del Tuo cuore!”.

Beato Giustino Maria Russolillo

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Amare Gesù con il cuore di Maria

Posté par atempodiblog le 17 juin 2014

Giugno: il mese dedicato al Cuore di Gesù. Come ricambiare l’immenso amore che Gesù ha avuto per noi? Ecco il segreto che san Massimiliano ci suggerisce: amare Gesù con il cuore di Maria.

Amare Gesù con il cuore di Maria dans Citazioni, frasi e pensieri San-massimiliano-maria-kolbe

Per noi militi dell’Immacolata, l’unico sprone della nostra attività deve essere l’amore al Santissimo Cuore di Gesù.
Che cosa significa Santissimo Cuore di Gesù? Tutti sappiamo che il cuore è il simbolo dell’amore, anche se l’essenza dell’amore è nella volontà. Simbolo di amore è anche il cuore di Gesù. In lui conosciamo l’amore di Gesù.  Tutto si conosce dagli effetti  E Gesù diceva  che l’albero buono si riconosce dai frutti buoni (cfr Mt 7, 17-20). L’amore del cuore di Gesù lo riconosciamo da tanti atti di amore. Tutto ciò che ci circonda è espressione  dell’Amore di Gesù. Tutto  scaturisce dall’amore di Dio. Il Santissimo Sacramento è frutto dell’amore di Dio. Tutta la vita di Gesù e la sua attività è frutto dell’amore del Santissimo Cuore. L’anima che guarda attentamente  tutte queste manifestazioni di amore, vorrebbe ricompensare l’amore con l’amore. Sappiamo però, per esperienza che siamo molto deboli. E qui si manifesta l’amore del Cuore di Dio, che ci dà la sua santissima Madre, perché con il suo Cuore possiamo amare Gesù. Già non con il nostro povero cuore, ma con il cuore Immacolato di Lei. L’amore dell’Immacolata è l’amore più perfetto, con il quale una creatura può amare Dio. Con questo cuore dunque cerchiamo di amare sempre più il Cuore di Gesù e questo sia il nostro più grande scopo. Cercare di conquistare a Lei non solo molte anime, ma il maggior numero possibile e unirle quanto prima  per mezzo di Lei al sacratissimo Cuore di Gesù. Dapprima conquistare il proprio cuore e  poi gli altri. E questo sia il nostro più grande scopo.

Conferenza di Padre Kolbe ai suoi frati a Niepokalanów il 28 giugno 1936
Tratto da: Missionarie dell’Immacolata Padre Kolbe

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L’amore che Gesù Cristo ci porta

Posté par atempodiblog le 2 juin 2014

L'amore che Gesù Cristo ci porta dans Citazioni, frasi e pensieri Ges

“Oh, se intendessimo l’amore che arde per noi nel Cuore di Gesù!… Ci ha tanto amati, che se mettessimo insieme tutto l’amore di cui sono capaci gli uomini, i Santi e gli Angeli, non arriveremmo che alla millesima parte dell’amore che Gesù Cristo ci porta”.

Sant’Alfonso Maria de Liguori

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Santa Margherita Maria Alacoque

Posté par atempodiblog le 16 octobre 2013

Santa Margherita Maria Alacoque

Santa Margherita Maria Alacoque dans Paray le Monial Qui-sopra-Margherita-a-soli-quattro-anni-impara-a-pregare-nel
Qui sopra, Margherita, a soli quattro anni, impara a pregare nel castello di Corcheval

Nacque nel 1647 nella diocesi di Autun in Francia. Accolta tra le suore della Visitazione di Paray-le-Monial, percorse rapidamente la via della perfezione. Ricevette mistiche rivelazioni, particolarmente sulla devozione verso il Cuore di Gesù, e lavorò molto per introdurne il culto nella Chiesa. Morì il 17 ottobre del 1690.

Con-gli-occhi-fissi-sul-campanile-della-chiesa-dove-sa-che-Ges dans Sacri Cuori di Gesù e Maria
Con gli occhi fissi sul campanile della chiesa, dove sa che Gesù è presente, Margherita è assorta nella preghiera e non sente i richiami del fratello

È il 27 dicembre 1673, festa di S. Giovanni evangelista. La venticinquenne Suor Margherita Maria è raccolta in adorazione davanti al SS. Sacramento nella cappella del monastero della Visitazione di Paray-le-Monial, in Francia. All’improvviso il suo corpo diventa insensibile, mentre lo spirito si ravviva e acquista una lucidità fuori del comune. In lei sta avvenendo qualcosa di straordinario. Riferisce: “mi sentii tutta investita dalla divina presenza”. Poi vide Lui, circonfuso di luce e di gloria, e raccolse il suo messaggio: “Questo mio Cuore brucia di tanto amore per te e per gli uomini che non posso più contenerlo. È necessario che sia fatto conoscere a tutti, perché tutti siano ricolmi dei miei benefici”. È l’inizio di una serie di manifestazioni visibili di Gesù che, per circa tre anni, si ripeteranno ogni primo venerdì del mese. Grazie straordinarie che infiammano una esistenza, tutto sommato, ordinaria. La vita di suor Margherita, infatti, fino a quel giorno non aveva proprio nulla di particolare, se non povertà, sofferenze e anonimato.

Margherita-Maria-entra-nel-monastero-della-Visitazione-il-25-mag dans San Claudio de la Colombière
Margherita Maria entra nel monastero della Visitazione il 25 maggio 1671

Nata nel 1647, in uno sperduto villaggio francese, è la quinta di sette figli. La sua giovinezza non è facile: rimasta orfana di padre all’età di otto anni, Margherita cresce “senz’altra educazione che quella che veniva dalla servitù e dai contadini”, come ella stessa riferisce nella sua Autobiografia. La madre, spesso malata, è in balia di alcuni parenti che si comportano in modo rozzo e dispotico, non risparmiando insulti e perfino maltrattamenti. La convivenza con la famiglia paterna è “una guerra continua”, Margherita e sua madre sono “ridotte alla più dura schiavitù”. Per le gravi ristrettezze economiche viene affidata a una comunità di clarisse: vi rimane solo due anni a causa di una grave malattia reumatica che rischia di immobilizzarla: “Le ossa doloranti sembravano conficcarsi nella pelle per tutto il corpo”, scriverà più tardi. Guarisce e in lei si fa strada, tenacemente, il richiamo della vita consacrata. Ostacolata dai familiari che la spingono al matrimonio ha qualche incertezza: è il periodo della mondanità, dei vestiti eleganti, delle feste e dei ricevimenti, ma poi il richiamo dello Sposo celeste è troppo forte e insistente.

Margherita-Maria-immersa-nella-preghiera-si-dimentica-di-contr dans Santa Margherita Maria Alacoque
Margherita Maria, immersa nella preghiera, si dimentica di controllare che l’asina e il puledro non bruchino nell’orto del monastero. Ma gli animali non combinano nessun guaio

Il 20 giugno 1671, a 24 anni, Margherita entra nel convento di Paray-le-Monial, nell’ordine contemplativo delle Visitandine. Qui vivrà per 19 anni, fino alla morte. La vita in convento non è facile. Spesso viene umiliata dalle consorelle che la considerano sbadata, squilibrata, “visionaria”. Alcune, nel sentire ciò che ella riferisce della sua vita spirituale, si indignano, la trattano da pazza, da posseduta dal demonio: arrivano a spruzzarle addosso dell’acqua benedetta. La stessa Margherita teme di essere ingannata e di ingannare a sua volta: “Piangevo in continuazione, non riuscendo in alcun modo a sottrarmi alla potenza di quello Spirito sovrumano che agiva in me”. Intanto continuano le straordinarie rivelazioni che procurarono a suor Margherita sofferenze e incomprensioni.

Ges-appare-a-Margherita-Maria dans Stile di vita
Gesù appare a Margherita Maria

Nella più celebre delle visioni Gesù le si mostrò con il petto aperto, dentro il quale essa vide il Cuore divino consumato da fiamme e circondato di spine. In uno dei colloqui lo Sposo le chiede di farsi apostola della riparazione e di impegnarsi per istituire la festa del Sacro Cuore il venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini. Così farà, con l’aiuto provvidenziale di un altro santo, il gesuita Claudio de la Colombière, suo direttore spirituale. Le rivelazioni non la esaltano. Lo stesso Sposo la mette in guardia: “Non fare nulla senza l’approvazione di chi ti guida, per avere con te l’autorità dell’obbedienza”. Quando si tratta di scegliere tra un comando di Gesù e quello della Superiora non ha dubbi: preferisce obbedire alla Superiora. Umiltà e obbedienza, preghiera e sacrificio. La sua vita ascetica ha dei tratti impressionanti. Scrive: “Legavo il mio corpo con corde nodose, serrando così forte che, a mala pena, riuscivo a respirare e mangiare. Lasciavo le corde tanto a lungo in quello stato che alla fine esse affondavano nella carne che vi ricresceva sopra; e quando andavo a toglierle, le dovevo strappare a viva forza e fra immani sofferenze”. Altrove, narrando una delle sue esperienze mistiche, Margherita confessa: “Ero convinta che nella mia vita non ci fossero abbastanza sofferenze, né sufficienti umiliazioni e nulla sembrava bastare alla mia immensa voglia di patire. La sofferenza maggiore era quella di non soffrire abbastanza”.

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Margherita Maria, maestra delle novizie, riceve in dono da esse un disegno del Sacro Cuore

A poco a poco, nella comunità, la diffidenza nei suoi confronti viene vinta, l’indifferenza scossa: si capisce che Margherita, oltre ad avere il privilegio di comunicazioni straordinarie da parte di Dio, è una religiosa ricca di esperienza e degna di fiducia. Viene così eletta Maestra delle novizie. Le giovani allieve l’amano e la ammirano: “Ci farà diventare sante, anche nostro malgrado”, afferma una di loro. Il 22 luglio 1690 comincia gli esercizi spirituali che dureranno quaranta giorni. In un ultimo gesto di offerta affida la sua vita al Cuore di Gesù.

Papa-Clemente-XIII-istituisce-il-6-febbraio-1765-la-festa-del-Sa
Papa Clemente XIII istituisce il 6 febbraio 1765 la festa del Sacro Cuore e Pray-le-Monial diviene meta di pellegrinaggi

L’8 ottobre si ammala. Il medico è convinto che guarirà anche questa volta. Margherita sa invece che la sua ora è venuta e chiede gli ultimi sacramenti. Le sue ex novizie la vegliano di continuo. A una di esse chiede di bruciare tutto quello che il suo confessore le aveva chiesto di scrivere sulla sua esperienza spirituale. La giovane è esitante: sa che tutti quei manoscritti sono un vero tesoro per la Congregazione e per la Chiesa e allora le chiede di rinunciare anche a quest’ultimo desiderio e di lasciare la decisione alla Superiora. La Maestra delle novizie, sul letto di morte, obbedisce a una sua alunna. Muore poco dopo, il 17 ottobre, a 43 anni, pronunciando il nome di Gesù.
All’indomani della morte, dietro richiesta di numerosi fedeli che desideravano avere qualche ricordo di Margherita, alcune consorelle entrarono nella sua celletta in cerca di piccoli oggetti: non fu trovato nient’altro che il libro delle Regole e il flagello. Margherita, che aveva contemplato la bellezza e la pienezza del cielo, parlando cuore a cuore con il suo Signore, era ricca solo di Dio, e questo le bastava: “Il cuore divino è un oceano pieno di tutte le cose buone; lì le anime povere possono gettare le loro necessità: è un oceano pieno di gioia dove far annegare tutta la nostra tristezza, un oceano di umiltà dove far annegare il nostro orgoglio, un oceano di misericordia per quelli che sono nell’angoscia, un oceano d’amore in cui immergere le nostre miserie” (S. Margherita Maria Alacoque). Memoria Liturgica: 16 ottobre.

di Alessandro Belano fdp
Tratto dalla Rivista “Don Orione Oggi” (2004)
In questo articolo (fonte 30Giorni) alcune immagini di Mauro Cavallini, tratte dal libro “Santa Margherita Maria”, Editions du Signe, Strasbourg 2000.

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Felice chi ha capito l’amore del Cuore di Gesù

Posté par atempodiblog le 14 juin 2013

Gesù per Maestro dans Citazioni, frasi e pensieri fuastinaviacrucis

O mio Gesù, unica mia speranza, Ti ringrazio per questo grande libro, che hai aperto davanti agli occhi della mia anima. Il grande libro è la Tua Passione affrontata per amor mio. Da questo libro ho imparato come amare Dio e le anime. In esso sono racchiusi per noi inesauribili tesori. O Gesù, quanto sono poche le anime che Ti comprendono nel Tuo martirio d’amore! Oh! quanto è grande il fuoco d’amore purissimo, che arde nel Tuo sacratissimo Cuore! Felice l’anima, che ha capito l’amore del Cuore di Gesù!

Santa Faustina Kowalska

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La Basilica di Nostra Signora delle Vittorie di Parigi

Posté par atempodiblog le 8 juin 2013

La Basilica di Nostra Signora delle Vittorie di Parigi dans Apparizioni mariane e santuari Nostra-Signora-delle-Vittorie-Parigi

Studiando l’apparizione della Madonna a Pellevoisin, ho scoperto che a Parigi esiste un altro luogo (oltre a Rue du Bac, ndr) dove la Madre di Dio ha riversato dal Suo cuore di madre un torrente di grazie. Infatti avendo la veggente Stella Faguette chiesto alla Madonna perché fosse apparsa in un paesino sperduto e difficilmente raggiungibile come Pellevoisin, e non nella Basilica di Nostra Signora delle Vittorie a Parigi, la Santa Vergine risponde che lì aveva già dato molti segni della sua potenza, mentre a Pellevoisin non c’era nulla ed era necessario un nuovo impulso.

Padre Livio Fanzaga

La Basilica di Nostra Signora delle Vittorie di Parigi

Originariamente costruita nel 1629 in segno di ringraziamento per i favori ricevuti da Luigi XIII e dedicata alla Beata Vergine, nel terzo decennio dell’Ottocento versava ormai in profondo declino. La Chiesa aveva subito un degrado all’epoca della Rivoluzione Francese e negli anni successivi era stata trasformata in Borsa dei Valori prima di ritornare alla sua antica destinazione nel 1809, ma con pochissimi parrocchiani.

Dopo il suo arrivo nel 1832 il parroco Charles Desgenettes dovette lottare contro la generale indifferenza religiosa e persino alcune manifestazioni di ostilità. Convinto che la causa di ciò fosse la sua incapacità personale, arrivò al punto di chiedere all’Arcivescovo di rimuoverlo dall’incarico, ma la sua richiesta fu rifiutata. Egli continuò comunque a pregare per i suoi parrocchiani e alla fine le sue preghiere furono ascoltate.

Nel celebrare la Messa del 3 dicembre 1836 fu assalito da pensieri insolitamente persistenti che lo turbarono e che lo indussero a pregare per chiedere sollievo. Quasi subito nel centro del suo essere udì una voce che gli diceva di consacrare la sua chiesa al Sacro Cuore Immacolato di Maria. In quello stesso istante il senso di malessere e turbamento che lo aveva colto svanì ed egli provò una grande calma. Tornato in sacrestia sentì nuovamente riaffiorare il turbamento, ma udì subito la voce che gli ripeteva la richiesta di consacrazione. Don Desgenettes riconobbe l’aspetto verosimilmente soprannaturale dell’accaduto.

Un impulso interiore lo spinse ad agire di conseguenza, giunto a casa stilò gli statuti di un’associazione in onore al Cuore Immacolato di Maria per la conversione dei peccatori. Nel giro di una settimana questi statuti furono accolti dall’Arcivescovo di Parigi ed ebbe così inizio l’opera della celebre confraternita di Nostra Signora delle Vittorie. Un’associazione che avrebbe esercitato la sua influenza in tutto il mondo, divenendo su istanza del Papa un’Arciconfraternita mondiale. Con tale impeto l’associazione crebbe rapidamente e riuscì a promuovere il concetto di intercessione attraverso il Cuore Immacolato di Maria. Essa inoltre rese popolare la nozione di consacrazione mariana.

L’importanza di questo movimento e di quello della Medaglia Miracolosa sta nel fatto che costituiscono lo sfondo delle varie apparizioni mariane, di carattere pubblico, verificatesi nella Francia di fine Ottocento. Ciò significa che apparizioni come quelle di La Salette, Lourdes e Pontmain andrebbero inquadrate nel contesto di una generale ripresa del cattolicesimo con particolare enfasi sulla devozione a Maria.

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Lasciamoci amare dalla tenerezza di Dio: così il Papa a Santa Marta nella Solennità del Sacro Cuore di Gesù

Posté par atempodiblog le 7 juin 2013

Lasciarci amare dal Signore con tenerezza è difficile ma è quanto dobbiamo chiedere a Dio: è l’invito di Papa Francesco nella Messa di stamani a “Santa Marta”, parlando dell’odierna solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù. Era presente il personale dell’Archivio Segreto Vaticano: a concelebrare l’archivista di Santa Romana Chiesa, mons. Jean-Louis Bruguès, e il prefetto, mons. Sergio Pagano.
di Benedetta Capelli – Radio Vaticana

Il genere umano è stato consacrato al Sacro Cuore di Gesù dans Sacri Cuori di Gesù e Maria sacrocuorepapa

Gesù ci ha amato tanto non con le parole ma con le opere e con la sua vita. Papa Francesco lo ripete più volte nell’omelia di oggi, nella solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù che lui stesso definisce “la festa dell’amore”, di un “cuore che ha amato tanto”. Un amore che, come ripeteva Sant’Ignazio, “si manifesta più nelle opere che nelle parole” e che è soprattutto “più dare che ricevere”. “Questi due criteri – evidenzia il Papa – sono come i pilastri del vero amore” ed è il Buon Pastore a rappresentare in tutto l’amore di Dio. Lui conosce una per una le sue pecorelle, “perché – aggiunge Papa Francesco – l’amore non è un amore astratto o generale: è l’amore verso ognuno”:

“Un Dio che si fa vicino per amore, cammina con il suo popolo e questo camminare arriva ad un punto che è inimmaginabile. Mai si può pensare che lo stesso Signore si fa uno di noi e cammina con noi, rimane con noi, rimane nella sua Chiesa, rimane nell’Eucarestia, rimane nella sua Parola, rimane nei poveri, rimane con noi camminando. E questa è vicinanza: il pastore vicino al suo gregge, vicino alle sue pecorelle, che conosce una ad una”.

Spiegando ancora un passaggio del Libro del profeta Ezechiele, il Papa mette in luce un altro aspetto dell’amore di Dio: la cura per la pecora smarrita e per quella ferita e malata:

“Tenerezza! Ma il Signore ci ama con tenerezza. Il Signore sa quella bella scienza delle carezze, quella tenerezza di Dio. Non ci ama con le parole. Lui si avvicina – vicinanza – e ci dà quell’amore con tenerezza. Vicinanza e tenerezza! Queste due maniere dell’amore del Signore che si fa vicino e dà tutto il suo amore con le cose anche più piccole: con la tenerezza. E questo è un amore forte, perché vicinanza e tenerezza ci fanno vedere la fortezza dell’amore di Dio”.

“Ma amate voi come io vi ho amato?” è questa la domanda che Papa Francesco pone, sottolineando come l’amore debba “farsi vicino al prossimo”, debba essere “come quello del buon samaritano” e in particolare nel segno della “vicinanza e tenerezza”. Ma come restituire tutto questo amore al Signore? È l’altro punto sul quale il Pontefice si sofferma: senz’altro “amandolo”, farsi “vicini a Lui”, “teneri con Lui”, ma questo non basta:

“Questa può sembrare un’eresia, ma è la verità più grande! Più difficile che amare Dio è lasciarci amare da Lui! La maniera di ridare tanto amore è aprire il cuore e lasciarci amare. Lasciare che Lui si faccia vicino a noi e sentirlo vicino. Lasciare che Lui si faccia tenero, ci carezzi. Quello è tanto difficile: lasciarci amare da Lui. E questo è forse quello che dobbiamo chiedere oggi nella Messa: ‘Signore io voglio amarti, ma insegnami la difficile scienza, la difficile abitudine di lasciarmi amare da Te, di sentirti vicino e di sentirti tenero!’. Che il Signore ci dia questa grazia!”.

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Il genere umano è stato consacrato al Sacro Cuore di Gesù

Posté par atempodiblog le 7 juin 2013

Il genere umano è stato consacrato al Sacro Cuore di Gesù attraverso l’enciclica Annum sacrum di papa Leone XIII (1810-1903), del 1899. (Il Timone)

«Annum sacrum»
Lettera enciclica di Leone XIII
sulla consacrazione dell’umanità al sacro Cuore di Gesù
(25 maggio 1899)

Tratta da: Piccoli figli della Luce

Il genere umano è stato consacrato al Sacro Cuore di Gesù dans Fede, morale e teologia Il-Sacro-Cuore-di-Ges

Con nostra lettera apostolica abbiamo recentemente promulgato, come ben sapete, l’anno santo, che, secondo la tradizione, dovrà essere tra poco celebrato in quest’alma città di Roma. Oggi, nella speranza e nell’intenzione di rendere più santa questa grande solennità religiosa, proponiamo e raccomandiamo un altro atto veramente solenne. E abbiamo tutte le ragioni, se esso sarà compiuto da tutti con sincerità di cuore e con unanime e spontanea volontà, di attenderci frutti straordinari e duraturi a vantaggio della religione cristiana e di tutto il genere umano.

Più volte, sull’esempio dei nostri predecessori Innocenzo XII, Benedetto XIII, Clemente XIII, Pio VI, Pio VII, Pio IX, ci siamo adoperati di promuovere e di mettere in sempre più viva luce quella eccellentissima forma di religiosa pietà, che è il culto del sacratissimo Cuore di Gesù. Tale era lo scopo principale del nostro decreto del 28 giugno 1889, col quale abbiamo innalzato a rito di prima classe la festa del sacro Cuore. Ora però pensiamo a una forma di ancor più splendido omaggio, che sia come il culmine e il coronamento di tutti gli onori, che sono stati tributati finora a questo Cuore sacratissimo e abbiamo fiducia che sia di sommo gradimento al nostro redentore Gesù Cristo. La cosa, in verità, non è nuova. Venticinque anni fa infatti, all’approssimarsi del II centenario diretto a commemorare la missione che la beata Margherita Maria Alacoque aveva ricevuto dall’alto, di propagare il culto dei divin Cuore, da ogni parte, non solo da privati, ma anche da vescovi, pervennero numerose lettere a Pio IX, con le quali si chiedeva che si degnasse di consacrare il genere umano all’augustissimo Cuore di Gesù. Si preferì, in quelle circostanze, rimandare la cosa per una decisione più matura; nel frattempo si dava facoltà alle città, che lo desideravano, di consacrarsi con la formula prescritta. Sopraggiunti ora nuovi motivi, giudichiamo maturo il tempo di realizzare quel progetto.

La consacrazione a Gesù Cristo è dovuta per diritto di natura

Questa universale e solenne testimonianza di onore e di pietà è pienamente dovuta a Gesù Cristo proprio perché re e signore di tutte le cose. La sua autorità infatti non si estende solo ai popoli che professano la fede cattolica e a coloro che, validamente battezzati, appartengono di diritto alla chiesa (anche se errori dottrinali li tengono lontani da essa o dissensi hanno infranto i vincoli della carità), ma abbraccia anche tutti coloro che sono privi della fede cristiana. Ecco perché tutta l’umanità è realmente sotto il potere di Gesù Cristo. Infatti colui che è il Figlio unigenito del Padre e ha in comune con lui la stessa natura, «irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza» (Eb 1,3), ha necessariamente tutto in comune con il Padre e quindi il pieno potere su tutte le cose. Questa è la ragione perché il Figlio di Dio, per bocca del profeta, può affermare: «Sono stato costituito sovrano su Sion, suo monte santo. Il Signore mi ha detto: Tu sei mio Figlio; io oggi ti ho generato. Chiedi a me e ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra» (Sal 2,6-8). Con queste parole egli dichiara di aver ricevuto da Dio il potere non solo su tutta la chiesa, raffigurata in Sion, ma anche su tutto il resto della terra, fin dove si estendono i suoi confini. Il fondamento poi di questo potere universale è chiaramente espresso in quelle parole: «Tu sei mio Figlio». Per il fatto stesso di essere il figlio del re di tutte le cose, è anche erede del suo potere universale. Per questo il salmista continua con le parole: «Ti darò in possesso le genti». Simili a queste sono le parole dell’apostolo Paolo: «L’ha costituito erede di tutte le cose» (Eb 1,2).
Si deve tener presente soprattutto ciò che Gesù Cristo, non attraverso i suoi apostoli e profeti, ma con le stesse sue parole ha affermato del suo potere. Al governatore romano che gli chiedeva: «Dunque tu sei re», egli, senza esitazione, rispose: «Tu lo dici; io sono re» (Gv 18,37). La vastità poi del suo potere e l’ampiezza senza limiti del suo regno sono chiaramente confermate dalle parole rivolte agli apostoli: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra» (Mt 28,18). Se a Cristo è stato concesso ogni potere, ne segue necessariamente che il suo dominio deve essere sovrano, assoluto, non soggetto ad alcuno, tanto che non ne può esistere un altro né uguale né simile. E siccome questo potere gli è stato dato e in cielo e in terra, devono stare a lui soggetti il cielo e la terra. Di fatto egli esercitò questo suo proprio e individuale diritto quando ordinò agli apostoli di predicare la sua dottrina, di radunare, per mezzo del battesimo, tutti gli uomini nell’unico corpo della chiesa, e di imporre delle leggi, alle quali nessuno può sottrarsi senza mettere in pericolo la propria salvezza eterna.

La consacrazione a Gesù Cristo è dovuta per diritto acquisito

E non è tutto. Cristo non ha il potere di comandare soltanto per diritto di nascita, essendo il Figlio unigenito di Dio, ma anche per diritto acquisito. Egli infatti ci ha liberato «dal potere delle tenebre» (Col 1,13) e «ha dato se stesso in riscatto per tutti» (1Tm 2,6). E perciò per lui non soltanto i cattolici e quanti hanno ricevuto il battesimo, ma anche tutti e singoli gli uomini sono diventati «un popolo che egli si è conquistato» (1 Pt 2,9). A questo proposito sant’Agostino osserva giustamente: «Volete sapere che cosa ha comprato? Fate attenzione a ciò che ha dato e capirete che cosa ha comprato. Il sangue di Cristo: ecco il prezzo. Che cosa può valere tanto? Che cosa se non il mondo intero? Per tutto ha dato tutto» (Tract. 120 In Ioan.).
San Tommaso, trattando della questione, indica perché e come gli infedeli sono soggetti al potere e alla giurisdizione di Gesù Cristo. Posto infatti il quesito se il suo potere di giudice si estenda o no a tutti gli uomini, risponde che, siccome «il potere di giudice è una conseguenza del potere regale», si deve concludere che «quanto alla potestà, tutto è soggetto a Gesù Cristo, anche se non tutto gli è soggetto quanto all’esercizio del suo potere» (Summa theol., III, q. 59, a. 4 ad 2.). Questa potestà e questo dominio sugli uomini lo esercita per mezzo della verità, della giustizia, ma soprattutto per mezzo della carità.

Gesù Cristo desidera la nostra volontaria consacrazione

Tuttavia Gesù, per sua bontà, a questo suo duplice titolo di potere e di dominio, permette che noi aggiungiamo, da parte nostra, il titolo di una volontaria consacrazione. Gesù Cristo, come Dio e Redentore, è senza dubbio in pieno e perfetto possesso di tutto ciò che esiste, mentre noi siamo tanto poveri e indigenti da non aver nulla da potergli offrire come cosa verarnente nostra. Tuttavia, nella sua infinita bontà e amore, non solo non ricusa che gli offriamo e consacriamo ciò che è suo, come se fosse bene nostro, ma anzi lo desidera e lo domanda: «Figlio, dammi il tuo cuore» (Pro 23,26). Possiamo dunque con la nostra buona volontà e le buone disposizioni dell’animo fare a lui un dono gradito. Consacrandoci infatti a lui, non solo riconosciamo e accettiamo apertamente e con gioia il suo dominio, ma coi fatti affermiamo che, se quel che offriamo fosse veramente nostro, glielo offriremmo lo stesso di tutto cuore. In più lo preghiamo che non gli dispiaccia di ricevere da noi ciò che, in realtà, è pienamente suo. Così va inteso l’atto di cui parliamo e questa è la portata delle nostre parole.
Poiché il sacro Cuore è il simbolo e l’immagine trasparente dell’infinita carità di Gesù Cristo, che ci sprona a rendergli amore per amore, è quanto mai conveniente consacrarsi al suo augustissimo Cuore, che non significa altro che donarsi e unirsi a Gesù Cristo. Ogni atto di onore, di omaggio e di pietà infatti tributati al divin Cuore, in realtà è rivolto allo stesso Cristo.
Sollecitiamo pertanto ed esortiamo tutti coloro che conoscono e amano il divin Cuore a compiere spontaneamente questo atto di consacrazione. Inoltre desideriamo vivamente che esso si compia da tutti nel medesimo giorno, affinché i sentimenti di tante migliaia di cuori, che fanno la stessa offerta, salgano tutti, nello stesso tempo, al trono di Dio.
Ma come potremo dimenticare quella stragrande moltitudine di persone, per le quali non è ancora brillata la luce della verità cristiana? Noi teniamo il posto di colui che è venuto a salvare ciò che era perduto e diede il suo sangue per la salvezza di tutti gli uomini. Ecco perché la nostra sollecitudine è continuamente rivolta a coloro che giacciono ancora nell’ombra di morte e mandiamo dovunque missionari di Cristo per istruirli e condurli alla vera vita. Ora, commossi per la loro sorte, li raccomandiamo vivamente al sacratissimo Cuore di Gesù e, per quanto sta in noi, a lui li consacriamo.

In tal modo questa consacrazione che esortiamo a compiere, potrà giovare a tutti. Con questo atto, infatti, coloro che già conoscono e amano Gesù Cristo, sperimenteranno facilniente un aumento di fede e di amore. Coloro che, pur conoscendo Cristo trascurano l’osservanza della sua legge e dei suoi precetti, avranno modo di attingere da quel divin Cuore la fiamma dell’amore. Per coloro infine che sono più degli altri infelici, perché avvolti ancora nelle tenebre del paganesimo, chiederemo tutti insieme l’aiuto del cielo, affinché Gesù Cristo, che li tiene già soggetti «quanto al potere», li possa anche avere sottomessi «quanto all’esercizio di tale potere». E preghiamo anche che ciò si compia non solo nel mondo futuro, «quando egli eseguirà pienamente su tutti la sua volontà, salvando gli uni e castigando gli altri» (S. THOMAS AQ., Summa theol, III, q. 59, a. 4 ad 2.), ma anche in questa vita terrena con il dono della fede e della santificazione, in modo che, con la pratica di queste virtù, possano onorare debitamente Dio e tendere così alla felicità del cielo.
Tale consacrazione ci fa anche sperare per i popoli un’èra migliore; può infatti stabilire o rinsaldare quei vincoli, che, per legge di natura, uniscono le nazioni a Dio.
In questi ultimi tempi si è fatto di tutto per innalzare un muro di divisione tra la chiesa e la società civile. Nelle costituzioni e nel governo degli stati, non si tiene in alcun conto l’autorità del diritto sacro e divino, nell’intento di escludere ogni influsso della religione nella convivenza civile. In tal modo si intende strappare la fede in Cristo e, se fosse possibile, bandire lo stesso Dio dalla terra. Con tanta orgogliosa tracotanza di animi, c’è forse da meravigliarsi che gran parte dell’umanità sia stata travolta da tale disordine e sia in preda a tanto grave turbamento da non lasciare vivere più nessuno senza timori e pericoli? Non c’è dubbio che, con il disprezzo della religione, vengono scalzate le più solide basi dell’incolumità pubblica. Giusto e meritato castigo di Dio ai ribelli che, abbandonati alle loro passioni e schiavi delle loro stesse cupidigie, finiscono vittime del loro stesso libertinaggio.
Di qui scaturisce quella colluvie di mali, che da tempo ci minacciano e ci spingono con forza a ricercare l’aiuto in colui che solo ha la forza di allontanarli. E chi potrà essere questi se non Gesù Cristo, l’unigenito Figlio di Dio? «Non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo, nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati» (At 4,12). A lui si deve ricorrere, che è «la via, la verità e la vita» (Gv 14,6). Si è andati fuori strada? bisogna ritornare sulla giusta via. Le tenebre hanno oscurato le menti? è necessario dissiparle con lo splendore della verità. La morte ha trionfato? bisogna attaccarsi alla vita. Solo così potremo sanare tante ferite. Solo allora il diritto potrà riacquistare l’autentica autorità; solo così tornerà a risplendere la pace, cadranno le spade e sfuggiranno di mano le armi. Ma ciò avverrà solo se tutti gli uomini riconosceranno liberamente il potere di Cristo e a lui si sottometteranno; e ogni lingua proclamerà «che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre» (Fil 2,11).

Quando la chiesa nascente si trovava oppressa dal giogo dei Cesari, a un giovane imperatore apparve in cielo una croce auspice e nello stesso tempo autrice della splendida vittoria che immediatamente seguì. Ecco che oggi si offre ai nostri sguardi un altro divinissimo e augurale segno: il Cuore sacratissimo di Gesù, sormontato dalla croce e splendente, tra le fiamme, di vivissima luce. In lui sono da collocare tutte le nostre speranze; da lui dobbiamo implorare e attendere la salvezza.

Infine non vogliamo passare sotto silenzio un motivo, questa volta personale, ma giusto e importante, che ci ha spinto a questa consacrazione: l’averci Dio, autore di tutti i beni, scampato non molto tempo addietro da pericolosa infermità. Questo sommo onore al Cuore sacratissimo di Gesù, da noi promosso, vogliamo che rimanga memoria e pubblico segno di gratitudine di tanto beneficio.

Ordiniamo perciò che, nei giorni 9, 10 e 11 del prossimo 1 mese di giugno, nella chiesa principale di ogni città o paese, alla recita delle altre preghiere si aggiungano ogni giorno anche le litanie del sacro Cuore da noi approvate. Nell’ultimo giorno poi si reciti, venerabili fratelli, la formula di consacrazione. che vi mandiamo con la presente lettera.
Come pegno di favori divini e testimonianza della nostra benevolenza, a voi, al clero e al popolo affidato alle vostre cure, impartiamo di cuore, nel Signore, l’apostolica benedizione.

Roma, presso San Pietro, il 25 maggio 1899, anno XXII del nostro pontificato.

LEONE PP. XIII

Formula di consacrazione da recitarsi al sacratissimo Cuore di Gesù

O Gesù dolcissimo, o redentore del genere umano, riguardate a noi umilmente prostesi dinanzi al vostro altare. Noi siamo vostri, e vostri vogliamo essere; e per poter vivere a voi più strettamente congiunti, ecco che ognuno di noi oggi si consacra al vostro sacratissimo Cuore. – Molti purtroppo non vi conobbero mai; molti, disprezzando i vostri comandamenti, vi ripudiarono. O benignissimo Gesù, abbiate misericordia e degli uni e degli altri; e tutti quanti attirate al vostro Cuore santissimo. O Signore, siate il re non solo dei fedeli che non si allontanarono mai da voi, ma anche di quei figli prodighi che vi abbandonarono; fate che questi quanto prima ritornino alla casa paterna, per non morire di miseria e di fame. Siate il re di coloro che vivono nell’inganno dell’errore o per discordia da voi separati: richiamateli al porto della verità e all’unità della fede, affinché in breve si faccia un solo ovile sotto un solo pastore. Siate il re finalmente di tutti quelli che sono avvolti nelle superstizioni del gentilesimo, e non ricusate di trarli dalle tenebre al lume e al regno di Dio. Largite, o Signore, incolumità e libertà sicura alla vostra chiesa, largite a tutti i popoli la tranquillità dell’ordine: fate che da un capo all’altro della terra risuoni quest’unica voce: sia lode a quel Cuore divino da cui venne la nostra salute; a lui si canti gloria e onore nei secoli. Così sia.

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FEDE E DEVOZIONE: «Non temere nulla. Io regnerò malgrado i miei nemici» Gesù a S. Margherita M. Alacoque

Posté par atempodiblog le 7 juin 2013

FEDE E DEVOZIONE: «Non temere nulla. Io regnerò malgrado i miei nemici» Gesù a S. Margherita M. Alacoque
di Giovanni Ricciardi
Tratto dalla Rivista 30 Giorni – marzo – 2011

Tratto da: Luci sull’Est

«Non temere nulla. Io regnerò malgrado i miei nemici e chiunque cercherà di opporsi»

«La Santissima Vergine», scrive a proposito della propria infanzia, «si è sempre presa una gran cura di me; ricorrevo a lei in tutte le necessità, e lei mi ha tirato fuori da grandi pericoli».

Così Gesù a santa Margherita Maria Alacoque

FEDE E DEVOZIONE: «Non temere nulla. Io regnerò malgrado i miei nemici» Gesù a S. Margherita M. Alacoque dans Fede, morale e teologia Il-Sacro-Cuore-di-Ges

«Ecco il mio Cuore dove siete nati, voi fedeli, voi mia Chiesa, come Eva è nata dal costato di Adamo. Vedete come la lancia lo ha aperto, affinché vi fosse aperta la porta del Paradiso». Nella prima metà del Trecento, sant’Antonio da Padova, in una sua omelia, sembra anticipare una devozione, quella al Sacro Cuore, che ha avuto negli ultimi secoli della storia della Chiesa un’enorme diffusione, legata alla figura di santa Margherita Maria Alacoque.

Questa suora dell’Ordine della Visitazione, fondato nel 1610 da san Francesco di Sales, nei 43 anni della sua breve vita conobbe grazie straordinarie. A lei Gesù apparve più volte: l’aveva scelta, le disse, per far conoscere a tutto il mondo il Suo Sacro Cuore, sorgente del Suo amore infinito per gli uomini.

Era nata nel 1647 a Lauthecourt, un borgo nel cuore della Francia a pochi chilometri da Paray-le-Monial, il luogo dove poi trascorse la sua vita religiosa. Era la quinta figlia di Claude Alacoque, avvocato e notaio del re Luigi XIV.

Fu cresciuta prima nel castello di Corcheval, in casa di una madrina, e poi in un collegio diretto dalle suore clarisse di Charolles. Qui imparò a pregare e ad amare Gesù così ardentemente che le suore le concessero di fare la prima comunione a nove anni, un’eccezione per quei tempi. L’adorazione del Santissimo Sacramento, il Rosario: questo era ciò che più commuoveva e attirava la piccola Margherita. «La Santissima Vergine», scrive a proposito della propria infanzia, «si è sempre presa una gran cura di me; ricorrevo a lei in tutte le necessità, e lei mi ha tirato fuori da grandi pericoli».

La protezione speciale della Madonna l’accompagnerà soprattutto durante la lunga malattia che la vide costretta a letto per quattro anni, dai dieci ai quattordici, e in quelli che seguirono, fino al suo ingresso nel monastero.

Furono anni difficili, in cui Margherita perse il papà e una sorella e divenne, per così dire, “straniera” in casa sua. I parenti che la mamma aveva chiamato per amministrare i loro beni infatti privarono lei e Margherita di ogni libertà, trattandole come delle serve. Quando Margherita chiedeva un vestito decoroso per andare a messa, glielo rifiutavano e lei era costretta a farselo prestare da un’amica. Inoltre, spesso non le permettevano neanche di uscire. «Non sapevo dove rifugiarmi», scrive la santa, «se non in qualche angolo del giardino o della stalla dove mi fosse possibile mettermi in ginocchio e aprire il cuore con le lacrime a Dio».

Poi anche la mamma si ammalò e poté guarire solo grazie all’amore, alle cure e alle preghiere di Margherita, che nel frattempo cresceva e iniziava a chiedersi quale fosse la volontà di Dio per lei. La mamma avrebbe voluto vederla sposata e madre di famiglia, ma il desiderio più profondo di Margherita era quello di consacrarsi al Signore: «Mi consumavo dal desiderio d’amarlo», dirà più tardi.

A 22 anni ricevette la cresima, aggiungendo al suo nome di battesimo quello di Maria, e qualche anno più tardi, vincendo finalmente le resistenze della famiglia, riuscì a coronare il sogno di farsi suora, con il suo ingresso nel monastero della Visitazione di Paray-le-Monial, il 25 maggio 1671.

«Come una tela in attesa del pittore»
Al suo ingresso nel monastero si trovò smarrita in mezzo ai riti e alle formule latine che non capiva. Chiese allora alla maestra delle novizie di insegnarle a pregare. Lei le rispose: «Mettiti davanti a Nostro Signore, come una tela in attesa del pittore». Suor Margherita Maria non comprese subito, e mentre, tempo dopo, andava riflettendo in cuor suo sul senso di quelle parole, udì una voce interiore che le disse: «Vieni, t’insegnerò». In quel momento, ricorda la santa, Gesù le si fece vicino donandole una grande pace. A tutto avrebbe pensato Lui.

Il suo amore per Gesù la spingeva a passare in preghiera davanti al Santissimo Sacramento molte più ore delle sue consorelle, che iniziavano a guardarla con diffidenza e sospetto; pensavano che volesse mettersi in mostra, e così le affidavano i lavori più umili, per tenerla “coi piedi per terra”. Ad esempio, la mandavano nel prato del monastero a sorvegliare un’asina con il suo puledro, per badare che non andassero a brucare nell’orto. Una volta, suor Margherita Maria, immersa nella preghiera, se ne dimenticò, ma, nonostante questo, con grande sorpresa delle altre suore, gli animali non combinarono nessun guaio.

La vita continuava, divisa tra preghiera e lavoro. A suor Margherita Maria fu affidata l’infermeria del monastero, ed era a volte costretta a soffrire per la durezza con cui le superiore la trattavano. Margherita non rispondeva alle accuse e cercava di essere obbediente in ogni piccola cosa.

Discepola prediletta del Sacro Cuore

Tutto questo fu il preludio alla prima apparizione e rivelazione del Sacro Cuore a suor Margherita Maria, e alla missione affidatale di farlo conoscere al mondo, che avvenne il 27 dicembre del 1673: «Il mio divino Cuore», le disse Gesù, «è tanto appassionato d’amore per gli uomini e per te in particolare che, non potendo più contenere in sé stesso le fiamme del suo ardente amore, sente il bisogno di diffonderle per mezzo tuo e di manifestarsi a loro per arricchirli dei suoi preziosi tesori che ti svelerò e che contengono le grazie santificanti».

A partire da quel giorno Gesù le apparve molte altre volte. Durante un’apparizione del 1674, Gesù le chiese due cose semplici e concrete: comunicarsi tutti i primi venerdì del mese e passare un’ora in preghiera tutti i giovedì dalle 23 alle 24, in ricordo delle sue sofferenze nell’Orto degli ulivi, e per chiedere misericordia per i peccatori. Preghiera e sacramenti, dunque: le vie ordinarie che aprono alla grazia di Dio. Cioè al suo Sacro Cuore.

A queste pratiche, per tutti coloro che le avessero seguite, Gesù aggiunse delle promesse, chiedendo a suor Margherita Maria di farle conoscere al mondo. Margherita non sapeva come fare, circondata com’era dalla diffidenza delle sue consorelle, che non le permettevano neppure di farsi un’immagine del Sacro Cuore e di esporla pubblicamente. Ma Gesù la incoraggiava. In una delle sue apparizioni le disse: «Non temere nulla. Io regnerò malgrado i miei nemici e chiunque cercherà di opporsi». «Questo mi consolava molto», aggiunge la santa nella sua autobiografia, «perché non desideravo altro che di vederLo regnare. Affidai, quindi, a Lui la cura di difendere la sua causa, mentre io avrei sofferto in silenzio».

E infatti, ben presto le si offerse un aiuto, nella persona del padre gesuita Claude La Colombière, che fu per molti anni il suo direttore spirituale, riconobbe come ispirate veramente da Dio le rivelazioni ricevute da suor Margherita Maria, la incoraggiò, sostenne la sua causa presso le superiore della Visitazione e si fece egli stesso apostolo della devozione al Sacro Cuore.

A poco a poco, prima il suo monastero, poi alcune famiglie, infine moltissimi già nel corso della vita di santa Margherita Maria aderirono alla devozione al Sacro Cuore, che dopo la sua morte conobbe una diffusione straordinaria, tanto che, a meno di cento anni dalla scomparsa di Margherita Maria, Clemente XIII, sollecitato a istituire per tutta la Chiesa una festa del Sacro Cuore, apprese con stupore che nel mondo esistevano già 1.090 confraternite ad esso consacrate, e si convinse a concedere questa festa il 6 febbraio del 1765.

Fu poi papa Leone XIII a raccogliere pienamente il messaggio di santa Margherita Maria, consacrando il mondo intero al Sacro Cuore l’11 giugno del 1899. Venti anni dopo, a Parigi, sulla collina di Montmartre, dove san Dionigi aveva subito il martirio insieme ai suoi compagni, fu consacrata la grande Basilica del Sacro Cuore che domina la capitale della Francia.
Parallelamente a questi atti pubblici, si diffuse sempre più in tutto il mondo cattolico la devozione al Sacro Cuore.

Quanto a Margherita Maria, la sua vita si concluse, negli ultimi anni, con una crescente richiesta di consigli spirituali e con un sempre più cospicuo numero di persone che volevano vedere e toccare colei che aveva visto e toccato, come Tommaso, il Cuore di Gesù. Ma questo non faceva che aumentare il suo desiderio di vivere in disparte, l’aspirazione che aveva riassunto in una sua frase: «Tutto da Dio e niente da me; tutto di Dio e niente di me; tutto per Dio e niente per me». Questa frase era la semplice risposta alle parole amorose che Gesù le aveva rivolto direttamente poco tempo prima: «Io sono la tua vita e tu non vivrai più che in me e per me».

Promesse del Sacro Cuore
Negli scritti di santa Margherita Maria Alacoque si trovano numerose promesse fatte da Gesù ai devoti del suo Sacro Cuore. Quelle qui elencate, dedotte dalle lettere della santa, ci ricordano in modo sintetico e facile le grazie legate a questa devozione

  • Concederò le grazie necessarie al loro stato di vita.
  • Metterò e conserverò la pace nelle loro famiglie, li consolerò nelle afflizioni.
  • Sarò il loro rifugio in vita e specialmente in morte.
  • Spargerò abbondanti benedizioni su tutte le loro fatiche e imprese.
  • I peccatori troveranno nel mio Cuore la sorgente e l’oceano infinito della misericordia.
  • Le anime tiepide diverranno fervorose.
  • Le anime ferventi saliranno presto a grande perfezione.
  • La mia benedizione scenderà nei luoghi dove sarà esposta e venerata l’immagine del mio Sacro Cuore.
  • Ai sacerdoti e a coloro che opereranno per la salvezza delle anime, darò la grazia di commuovere i cuori più induriti.
  • Le persone che propagano questa devozione avranno il loro nome scritto per sempre nel mio Cuore.
  • A tutti coloro che si comunicheranno nei primi venerdì di nove mesi consecutivi, darò la grazia della perseveranza finale e della salvezza eterna.

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