Ai preti manca sposarsi?

Posté par atempodiblog le 27 septembre 2007

Ai preti manca sposarsi? dans Fede, morale e teologia Madonna-e-sacerdoti

Questo intervento nasce, grazie ad una riflessione ad alta voce di Padre Livio, perché in tv si parla di coppie di fatto e non più di matrimonio, mentre quest’ultima forma di unione vorrebbero affibbiarla ai preti. Il celibato dei preti non è un dogma di Fede. Il primo Papa, San Pietro, era sposato.

La Chiesa latina, nel corso della storia, ha ritenuto opportuno associare al sacerdozio il voto di castità e questa scelta si è rilevata molto positiva. Il popolo ha imposto il celibato perché andava a Messa dai preti celibi e non da quelli sposati.Non dimentichiamo che Gesù Cristo era celibe e che il prete è un Altro Cristo.

La crisi delle vocazioni non si risolve con i preti che si sposano, la crisi riguarda anche i pastori protestanti e i preti anglicani (che si sposano). Il problema del clero è quello della Fede: ha poca Fede.

La Valtorta scrisse che il tempo della grande impostura sarebbe stato preparato da una crisi del clero. Ricordo l’apparizione delle Tre Fontane a Roma dove la Madonna della Rivelazione fece vedere, per terra, al veggente un drappo nero, una veste gettatata e una croce spezzata; dicendo che ci sarebbe stata una grande infedeltà da parte dei sacerdoti. Infatti, in quei tempi, furono molti i sacerdoti che lasciarono l’abito. Questa crisi non riguardava una crisi dei sensi (crisi affettive e affini) ma una mancanza di Fede che porta al naufragio nella stessa.

Guardando la situazione della Chiesa oggi si è portati a pensare una frase di Gesù: “Quando verrà il Figlio dell’Uomo ci sarà ancora la Fede sulla Terra?”. Bisogna essere saldi nella Fede. Le vocazioni, sia maschili che femminili, di clausura – dove la vita è eroica – sono le uniche che non hanno crisi. Gli ordini religiosi più austeri han conservato le vocazioni, invece quelli che hanno aperto al mondo hanno perso le vocazioni. Ci vorrebbe una rinascita spirituale, in cui si è entusiasti della propria Fede e missione.

E’ fondamentale che i preti conoscano di più Gesù Cristo e che lo amino di più. Quindi il sacerdote è chiamato ad imitare Cristo che era celibe (essendo un Altro Cristo) e a dare piena dedizione alla Chiesa Sposa di Cristo, a cui dona la sua esistenza e la ricchezza dei suoi sentimenti. Questi ultimi due motivi che ho scritto sono un teologico e l’altro ecclesiologico e c’è anche una terza ragione di natura escatologica: per testimoniare la vita futura.

Il prete si stacca da alcune cose per essere più disponibile, per diventare un padre in senso spirituale. Aiuta a scoprire l’Amore di Dio. Oggi manca l’amore per Gesù e per le anime. Il sacerdozio è il prolungamento di Gesù Cristo, della sua vita e delle sue scelte.

Gesù era tutto della sua missione. I preti sposati devono dedicare del tempo alla loro famiglia e la gente è scontenta. I fedeli sono “figli” del sacerdote. Per trasferire i preti da una Parrocchia ad un’altra o da un posto all’altro bisognerebbe chiedere il permesso alla moglie ed ai figli (che hanno amici, scuola, ecc… in quel posto). Se un figlio desse cattivo esempio, di riflesso il prete perderebbe un po’ della sua autorità (la gente mormorerebbe che se non sa educare il figlio come può condurre bene i fedeli, ecc…).

Veniamo al triste argomento dei preti che lasciano l’abito: costoro restano sacerdoti per sempre e per loro bisogna pregare e digiunare. Non forzarli perché Dio ha lasciato a tutti una volontà libera. Gesù, gelosissimo dei suoi Sacerdoti, non vuole e non tollera che vengano mosse accuse, di nessun tipo e di nessun genere, anche se l’evidenza delle cose e dei fatti lo rendono palese. Bisogna pregare, pregare, pregare e mai giudicarli, se succede questo, la colpa è dei fedeli, che non pregano abbastanza per avere santi Sacerdoti! Bisogna usare carità spirituale, quando si parla di qualsiasi Sacerdote, anche se colpevole…

Profetiche furono le parole del Cardinale Newman: “Molti ecclesiastici si sono lasciati andare ad una vita di mollezza. Non intendono più il valore della loro chiamata alla vita di povertà, umiltà e castità. Spogliatevi ora di questi ornamenti del mondo che adescano ed intrappolano le vostre anime, fratelli miei; e distruggono la vostra vocazione. Gli anni che vi rimangono sono pochi per recuperare il gregge che avete disperso. Svegliatevi ora dal vostro sonno… O fratelli miei, sono pienamente consapevole dei vostri dilemmi e degli errori che si sono impossessati di voi. La vostra obbedienza deve essere data all’Eterno Padre. Non ci sarà alcuna giustifi­cazione per l’uomo che favorisce l’errore e l’eresia!… Tornate indietro, fratelli miei…”.

Oggigiorno si prega pochissimo per i Sacerdoti, invito tutti a recitare questa preghiera che ci ha insegnato San Pio da Pietrelcina: “Dio Onnipotente ed Eterno, che vuoi la salvezza di tutti gli uomini e non vuoi che alcuno perisca, dona al mondo Sacerdoti Santi, perché il Loro esempio trascini gli altri a conoscerti meglio, ad amarti di più e a servirti come a Te conviene. Amen”. Concludendo, ai preti non manca sposarsi ma avere più Fede.

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Imparare ad ascoltare

Posté par atempodiblog le 17 septembre 2007

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Dio ti ha dato due orecchie e una lingua, perché tu oda più che tu non parli.

San Bernardino da Siena

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11 settembre, per non dimenticare

Posté par atempodiblog le 11 septembre 2007

11 settembre, per non dimenticare dans Riflessioni
childwithcandletn2 dans Riflessioni 

Foto tratta da: pernondimenticare.it

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Le idee spietate di un grande pensatore

Posté par atempodiblog le 11 septembre 2007

La decostruzione dell’uomo secondo René Girard

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Dove si è dissolta la religione, lì è iniziato un processo di decomposizione.Oggi ci sono tre aree in cui l’uomo è in pericolo: nucleare, terrorismo e manipolazione genetica.
Potete leggere l’articolo cliccando testo di cui sopra.

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Il sapiente e lo stolto

Posté par atempodiblog le 9 septembre 2007

Il sapiente sa quello che dice,
lo stoltodice quello che sa.

Il sapiente pensa quello che dice,
lo stolto dice quello che pensa.

Il sapiente e lo stolto dans Citazioni, frasi e pensieri 30nkyok

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Amicizia

Posté par atempodiblog le 9 septembre 2007

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Un dono di amicizia implica un “sì” all’amico e implica un “no” a quanto non è compatibile con questa amicizia.

Benedetto XVI

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Come Kakà

Posté par atempodiblog le 8 septembre 2007

Bisogna vivere nella fede e nella grazia di Dio, come ci insegna Kakà (ed è tutto dire) che dopo aver vinto la Champions’ League ha alzato al Cielo una preghiera a Dio e una maglietta con la scritta:I belong to Jesus” (Io appartengo a Gesù). Sui laccetti delle scarpe si era fatto scrivere “cosa farebbe Gesù in questo momento?”. Kakà è nel mondo ma si preserva dal male. Dovremmo domandarci con Kakà: se morissi in questo momento sarei in grazia di Dio oppure no? Bisogna fare la ‘fatica’ del cuore di rinunciare al male (anche se dovesse occerrervi tanto tempo). Il calciatore brasiliano con quel gesto ci ha invitato ad alzare gli occhi al Cielo: raggiungere Dio è il fine della nostra vita, quindi Dio deve essere al primo posto. Bisona guardare all’eternità: una persona può vivere anche 120 anni ma preferirebbe essere felice nel tempo o nell’eternità che quando saranno passati miliardi e miliardi e miliardi e miliardi e miliardi di anni sarà solo l’inizio?

Come Kakà dans Riflessioni Kak

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Fantasia ed immaginazione

Posté par atempodiblog le 8 septembre 2007

Fantasia ed immaginazione dans Fede, morale e teologia Immaginazione

Tempo fa alla radio ho ascoltato una speaker che ha detto una cosa che annichilisce per quanto assurda: “l’adulterio fa bene alla salute, tradite spesso”. Spengo la radio, accendo la tv ed ecco altre cose che lasciano basiti e penso specialmente ai bambini che vedono violenza, immoralità, ecc… La loro fantasia, la loro immaginazione ed i loro sogni di che cosa sono imbevuti? Le risposte a queste domande sono l’indice della salute interiore. Bisogna custodire i sensi esterni affinché non entrino nell’anima immagini negative che, poi, la fantasia raccoglie ed elabora stimolando e infiammando le passioni. La natura umana è molto condizionata dall’immaginazione e anche gli adulti non devono sottovalutare questa cosa. Infatti nei pensieri di molte persone mature c’è la rappresentazione e la raffigurazione del male per poi desiderarlo. L’attento uso della tv può preservarci da un inquinamento giornaliero perché nessuno può vedere e leggere qualcosa di negativo senza correre dei rischi, nonostante un’attenta vigilanza.
Oggi si dice che il male è bene, quindi bisogna staccare la mente da tutte le falsità del mondo. In passato, chi faceva qualcosa di sbagliato si sentiva sporco ma invece di lavarsi (purificarsi) si copriva (con le foglie di fico) e già questo non andava bene ma oggi si è andato oltre dicendo che il male è bello e va esibito. Per quanto possa essere tappezzata (per non mostrarne il vero aspetto), la via del male si chiama così proprio perché percorrendola uno sta male e le crisi esistenziali, in tal senso, sono una grazia e da queste bisogna trovare la forza di alzarsi e cambiare vita.

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Napoli allo sbando, dietro l’emergenza c’è il vuoto di valori

Posté par atempodiblog le 27 août 2007

Napoli allo sbando, dietro l'emergenza c'è il vuoto di valori dans Articoli di Giornali e News Cartolina-Napoli

C’era un pino marittimo in primo piano sulle vecchie cartoline di Napoli, poi dietro si vedeva la marina, il Castel dell’Ovo e le case della città sdraiate al sole. La gente scherzava, prendeva la vita, non facile anche allora, con filosofia insegnando che anche con poco si può credere nella felicità. Il pino è scomparso dalle foto, ha resistito finché ha potuto e poi è caduto. La città del sole, del canto, dell’amore è soffocata dalla nebbia fredda della delinquenza e della morte violenta che ogni giorno ci viene raccontata dai media. Arginare con la forza questa situazione sarà un rimedio temporaneo che non darà frutto per il futuro se nello stesso tempo non si troverà il modo di ripensare al nostro sistema di vivere che scommette solo sul presente, sul possedere più cose possibili, sul consumare nell’immediato costi quel che costi. Come siamo arrivati a questo noi italiani che non siamo un popolo di carattere violento, più abituati a sopportare che a prevaricare? Le risposte potrebbero essere molte, ma certamente quasi tutto quello che aveva una importanza nella vita civile di cinquant’anni fa è stato sostituito poco per volta, senza rivoluzioni di idee o di sangue, quasi senza che ce ne accorgessimo. Ci siamo lasciati prendere dall’affanno del presente e abbiamo dimenticato di disegnare un futuro per il quale metter in conto anche qualche sacrificio e dare ancora valore all’onestà, alla parola data, all’amore per sempre. Avere oggi e non pensare al domani sembra la nuova legge aperta ad ogni sopruso, ad ogni fantasia a delinquere, a non dare più nessun valore alla vita propria e quella degli altri finché uccidere diventa la conseguenza fatale di un piccolo litigio, di un furto di pochi euro. La droga ha solo una parte in tutto questo poiché anche essa è il risultato di ciò che oggi chiamiamo disagio, conseguenza diretta di una povertà di valori che sono legge della vita. Un grande esame di coscienza spetta a tutti noi, ma anche alle istituzioni, al mondo politico e alla Chiesa. Ci siamo dimenticati dei giovani, di ciò che essi hanno di più prezioso, la loro anima. Nessuno si è più occupato a dar loro quella forza di carattere necessaria a sostegno della vita di ogni giorno. I partiti politici hanno usato i giovani per i loro scopi elettorali senza insegnare loro che il metodo democratico si regge sulla dirittura morale e sul servizio del prossimo. La Chiesa ha dimenticato gli oratori, modeste ma grandi scuole di formazione e di sostegno. I giovani si sono buttati con generosità nel volontariato, quasi un grido di aiuto rivolto a tutti noi al quale abbiamo risposto offrendo regali di carta, fragili, senza il sapore della conquista. Abbiamo tolto loro la ricchezza del sacrificio, della sofferenza che richiede ogni battaglia seria e costruttiva. Allora cercano la violenza per sentirsi forti, diversi e affrontano la prigione senza lacrime né pentimento, perché questo hanno trovato sulla loro strada. È ora di ascoltare questo grido.

di Maria Romana De Gasperi – Avvenire

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